Kippah

Re: Kippah

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2016 8:24 pm

Perché è scandaloso che un ebreo nasconda la kippah
Siegmund Ginzberg
2016/01/14

http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... pah19.html

KIPPAH o non kippah? La diatriba tra gli esponenti dell'ebraismo francese che invitano a non indossare per strada la kippah «per non essere riconosciuti come ebrei», e quelli che lo bollano come incitamento alla viltà e al «disfattismo », è il segno allarmante degli effetti dell'antisemitismo che cresce in Europa. Solo immaginare di dover rinunciare a un simbolo religioso per non essere aggrediti è terribile. Ma è anche qualcosa di surreale. Se non altro perché tutta la storia dell'intolleranza in Europa è sempre passata attraverso l'obbligo per gli ebrei di distinguersi dagli altri, non la loro libertà di indossare o non indossare quel che gli pare: che si tratti di un particolare copricapo o di altro segno distintivo come l'infame stella gialla imposta dai nazisti.

La kippah, dalla parola ebraica che significa calotta (e che forse ha la stessa etimologia del nostro "cappello"), chapeo nel castigliano antico dei sefarditi, yarmulke in yiddish, che si potrebbe dire "papalina" in italiano (perché identico al copricapo indossato dal Papa e dai cardinali), non è affatto un obbligo religioso prescritto dalla Bibbia. Neanche gli ultraortodossi sostengono che lo sia. Quando a metà Anni '80 Ronald Reagan ricevette alla Casa bianca i lubavich (quelli che girano per New York con riccioli, palandrana e cappellone nero) gli chiese quale fosse il significato religioso della kippah. «Signor Presidente, per noi è un segno di rispetto », gli rispose rabbi Shemtov. Il Talmud si limita a prescrivere: «Copriti la testa per mostrare che hai timore del Cielo». Le leggende di Rabbi Nachman raccontano che a iniziare la pratica di fargli coprire la testa fu sua mamma, convinta che solo il timor di Dio potesse salvarlo dalla perdizione. Nella forma attuale risale al Settecento. Fino a qualche secolo fa non era obbligatorio nemmeno durante i riti religiosi. Nell'Europa dell'Est erano più in voga i larghi cappelli orlati di pelliccia, che ancora vengono sfoggiati dagli ortodossi per i giorni di festa. È segno di rispetto verso gli ebrei indossare un cappello — qualsiasi cappello, a rigore anche un fazzoletto — durante le loro cerimonie, così come per i cristiani lo è togliersi il cappello in chiesa. In Sinagoga o a una Sèder di Pèsach è normale prestare la kippah a un ospite non ebreo.

Solo più di recente si sono moltiplicate le simbologie identitarie. In Israele, ad esempio, indossare una kippah a uncinetto identifica come sionisti o conservatori, in pelle come ortodossi moderni, nera come apprendisti rabbini o chassidim, bianca identifica i seguaci di Rabbi Nachman, in seta i riformatori, quella ricamata i sefarditi e i riformisti.

Una funzione completamente diversa da quella religiosa o politica è l'uso identitario, quello per cui chi indossa la kippah si identifica come ebreo, sia che lo faccia in sinagoga, sia lo che lo faccia per strada. Niente di male, ci sono situazioni in cui è sacrosanto rivendicare la propria identità, specie per i perseguitati (io sono nato poco dopo l'Olocausto e questa è la ragione per cui mio padre volle assolutamente che fossi circonciso, anche se lui non era né credente né praticante). Ma altrettanto lecito e fondato in molti secoli di cultura ebraica e di persecuzioni è il non ostentare eccessivamente la propria ebraicità, il non gridarla inutilmente di fronte a chi vuole male agli ebrei. Nella Bibbia gli ebrei si fanno massacrare pur di non rinnegare il proprio Dio, non inchinarsi agli dei degli altri. I fratelli Maccabei si fanno ammazzare l'uno in modo più atroce dell'altro pur di non consumare la carne di maiale che gli viene imposta dal satrapo ellenistico Antioco. Ma nulla impone, o al contrario proibisce, di esibire in pubblico una certa foggia di vestire o di coprirsi il capo. Dovrebbe essere una questione di libertà, condizionabile solo da esigenze di sicurezza.

Per quanto riguarda la Francia bisogna ricordare anche che la discussa legge del 2004 proibisce di indossare pubblicamente nelle scuole il velo islamico, i kippot (plurale di kippah) o altri vistosi simboli religiosi. Non è dunque uno scandalo religioso suggerire di non indossarli nemmeno per strada. Ma è scandaloso che nel cuore dell'Europa gli ebrei debbano pensare di nascondere la propria identità per paura.

Gli ebrei erano stati obbligati per tutto il Medioevo a indossare determinati copricapi (il famoso cappello a cono che poi divenne uniforme dei condannati dell'Inquisizione) o determinati segni che li distinguessero dagli altri. Il Rinascimento imponeva il cerchio giallo da indossare sopra le vesti: ne porta testimonianza anche uno dei profeti del Vecchio Testamento dipinti da Michelangelo nella Cappella Sistina. Pare che lo avessero inventato in Spagna per distinguere e separare ebrei e musulmani, le minoranze dal "sangue sporco". In Francia e in Germania gli ebrei venivano costretti persino a comprare le pezze gialle dal governo, una forma di tassa.
I nazisti che imponevano la Stella di Davide gialla non avevano inventato nulla di nuovo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Kippah

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2016 8:27 pm

???
Cfr. co acadego KIPPATU = sercio, serchio, cerchio
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Kippah

Messaggioda Berto » sab mag 14, 2016 8:52 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Kippah

Messaggioda Berto » mar mag 24, 2016 4:15 pm

RAGAZZI EBREI INSULTATI E PICCHIATI A MILANO, INDOSSAVANO LA KIPPAH
24/05/2016

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 7893564061

"Ebrei di merda" e poi giù con minacce e pugni. È successo ieri al alcuni ragazzi ebrei che giocavano a calcio al parco Olimpia di via Soderini a Milano. Alcuni di loro portavano la kippah e questo ha scatenato la violenza di un gruppo di ragazzi che ha iniziato ad insultare con frasi antisemite; i giovani di religione ebraica, capita la situazione, si stavano allontanando dal parco quando uno di loro, un 15enne di Roma, è stato raggiunto da un pugno al volto. Quando sono intervenute le forze dell'ordine gli aggressori si erano già dileguati, mentre la vittima è stata medicata sul posto dai medici del 118.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Kippah

Messaggioda Sixara » dom feb 19, 2017 1:32 pm

L'antisemitismo nel cuore dell'Europa: còsa ca te podaria capitare nando en volta - de Sàbo e anca nò - co la kipà n testa ... :D
Avatar utente
Sixara
 
Messaggi: 1764
Iscritto il: dom nov 24, 2013 11:44 pm

Re: Kippah

Messaggioda Berto » ven feb 24, 2017 8:45 am

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 5910188101

Due giovani ebrei che indossavano il copricapo ebraico sono stati picchiati da due magrebini martedì sera a Bondy, nella periferia di Parigi dopo essere stati costretti a fermare la loro auto sulla quale viaggiavano. A uno dei due giovani è stato anche amputato un dito con un seghetto. Non c’è alcun dubbio sulla matrice antisemita del crimine. «Sporchi ebrei del cazzo, morirete tutti!» hanno detto entrambi gli aggressori che secondo una prima ricostruzione sarebbero padre e figlio contro i quali è stata sporta denuncia. Le indagini sono attualmente in corso.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Kippah

Messaggioda Berto » sab feb 25, 2017 7:21 pm

Parigi, cronista ebreo cammina 10 ore con la kippah tra molestie e sputi

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... uti/340865

“Cosa vuol dire per un ebreo camminare per 10 ore in giro per Parigi?”. La domanda se l’è posta il giornalista israeliano Zvika Klein e per trovare la risposta ha organizzato un esperimento, ispirato alle video passeggiate che sul web sono servite a denunciare le molestie sulle donne e sugli omosessuali. Il reporter, collaboratore del sito di informazione Nrg, ha indossato la kippah e durante la passaggiata durata 10 ore ha attirato insulti, sputi e minacciosi pedinamenti. La sua camminata si è svolta nei dintorni del quartiere ebraico, a ridosso della Torre Eiffel, e nelle zone della capitale francese ad alta concentrazione di musulmani. “Nelle strade vicine alle attrazioni turistiche la situazione era tranquilla, ma – ha detto Zvika Klein alla fine del video – più mi allontanavo più diminuiva il senso di sicurezza e aumentavano ostilità e offese”
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Kippah

Messaggioda Berto » ven giu 01, 2018 9:46 pm

Informazione Corretta
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 30/05/2018, a pag. 1, con il titolo "A Bruxelles, non a Gaza, non c’è più un solo ebreo che indossi la kippah in strada (rabbino capo compreso)", il commento di Giulio Meotti.
Giulio Meotti descrive quello che succede in Belgio, dove la comunità ebraica vive accerchiata dalla paura di essere colpita da attacchi antisemiti. Un attentato islamista è quello che è avvenuto ieri a Liegi.
La STAMPA però titola a pag. 20: "Urla Allah Akbar. Uccisi due agent e u ostaggio: 'Radicalizzato' ". Non è con il termine "radicalismo", e i suoi derivati "radicale", "radicalizzato" che aiuta a capire il terrorismo islamico. E' quindi terrorismo, non "radicalismo", una parola con cui si vuole nascondere la realtà del terrorismo.

Ecco l'articolo:
Giulio Meotti

http://www.informazionecorretta.com/mai ... c.facebook

Roma. “Cerchi qualcuno che indossi la kippah e che acconsenta a passeggiare con te e una telecamera? Buona fortuna!”. Questa frase, pronunciata da un membro della comunità ebraica di Bruxelles, riassume bene l’esperienza di Natacha Mann, una nota giornalista dell’emittente belga Rtbf che stava preparando un servizio sull’antisemitismo nel paese (dove ieri c’è stato un attentato a Liegi). “Volevamo percorrere le strade della capitale con una persona che mostrasse quotidianamente il proprio ebraismo” ha scritto la giornalista sul sito di Rtbf. “Volevamo vedere se queste paure fossero giustificate”. Ma dopo tre settimane di ricerca, Mann ha dovuto rinunciare. La comunità ebraica di Bruxelles è talmente spaventata che non un solo ebreo letteralmente ha accettato di indossare pubblicamente il più semplice e discreto dei simboli ebraici. Prima Mann ha contattato un paio di rabbini. Dopo aver scoperto il quartiere di Bruxelles in cui si sarebbe girata la scena, questi si sono rifiutati. Allora ha chiesto al rabbino capo, Albert Guigui. “Nel 2001 è stato attaccato ad Anderlecht e oggi è uno di quelli che non indossano più la kippah. All’inizio, Guigui aveva accettato di farlo per il nostro servizio, ma poi è ritornato sulla sua decisione. Il servizio di sicurezza lo ha dissuaso”. Mann allora è andata da altri responsabili della comunità ebraica. A uno ha chiesto: “Ti lamenti alla polizia quando senti insulti antisemiti?”. E il rappresentante della comunità le ha risposto: “Ti lamenti alla polizia quando gli uomini ti fischiano per strada?”. Alla fine, anche lui ha rifiutato. Allora, Mann ha chiesto a Joel Rubinfeld, il presidente della Lega belga contro l’antisemitismo, che normalmente non indossa la kippah, ma che per l’occasione aveva accettato di farsi filmare, a patto che fosse scortato da un agente di sicurezza in contatto con la polizia. Troppo complicato. Così, il servizio di Natacha Mann è andato in onda senza la scena della kippah. Intanto due gruppi di manifestanti filopalestinesi interrompevano un concerto a Bruxelles di un’orchestra americana a causa della presenza di Hélène Grimaud, nota pianista francese di origini ebraiche, al grido di “Palestina”. In Francia, usciva invece un sondaggio Ipof. “Il sionismo è una cospirazione ebraica per manipolare le società occidentali a vantaggio degli ebrei”. A questa tesi crede oggi il 53 per cento dei francesi. Cronache dell’antisemitismo europeo. O della judéophobie, la dernière vague, come la chiama nel suo nuovo libro – appena pubblicato da Fayard – Pierre-André Taguieff, uno dei massimi studiosi francesi. “Abbiamo assistito alla lenta ricostruzione di una visione antiebraica del mondo”, scrive Taguieff. “Gli ebrei sarebbero un popolo-carnefice”. Secondo l’autore, “l’insicurezza fisica percepita dagli ebrei è accompagnata da insicurezza culturale”. Si tratta di una nuova cornice ideologica che accomuna le strade di Bruxelles e i sermoni di Hamas a Gaza, da dove ieri sono state lanciate decine di missili alla volta del territorio israeliano. Taguieff cita la frase di Khalil Koka, uno dei fondatori di Hamas: “‘Dio ha radunato gli ebrei in Palestina non per offrire loro una patria, ma per scavare le loro tombe e liberare il mondo dalla loro presenza inquinante’. E’ questo desiderio di sterminio che costituisce la passione trainante dell’antisionismo. Gli ebrei non sono più demonizzati come ‘semiti’, ma come ‘sionisti’, non più come una ‘razza’ nemica, ma come un popolo ‘razzista’. E nella loro lotta contro gli ebrei, questo permette di presentarsi come ‘antirazzisti’ o ‘antifascisti’. La retorica antirazzista è al servizio della giudeofobia”. E ha arruolato la più grande arma di dissuasione e di distrazione di massa, l’accusa di “islamofobia”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Kippah

Messaggioda Berto » mar feb 26, 2019 5:33 pm

LA LIBERTÀ DI PORTARE LA KIPPAH IN FRANCIA
Perché la "Terra promessa" degli ebrei a Parigi è nel XVII arrondissement
26 febbraio 2019
Mauro Zanon

https://www.facebook.com/groups/Fightin ... 8304860421

Fino a tre anni fa, il fenomeno dell"`Aliyah interno" era pressoché inesistente in Francia.
Oggi, invece, il numero di francesi di confessione ebraica che, dinanzi alla recrudescenza dell'odio antisemita, sceglie di abbandonare il proprio quartiere per stabilirsi in una zona più sicura, è in constante aumento. Ieri, Le Parisien ha dedicato un approfondimento all'esodo silenzioso degli ebrei francesi, comunità che riunisce più di 500 mila persone in tutto il paese. Le cifre allarmanti sugli episodi di antisemitismo (541 nel 2018, pari a un più 74 per cento rispetto al 2017), l'importazione delle tensioni del conflitto israelo-palestinese, la radicalizzazione islamista e la diffusione di tesi complottiste mai definitivamente sepolte dal 1930, hanno spinto molti ebrei a cercare altrove la tranquillità che un tempo trovavano anche in certi quartieri popolari del Seine-Saint-Denis o dell'est parigino, oggi ghetti multietnici e no-go zone per chi indossa la kippah.
L'esempio più significativo è la diaspora degli ebrei di Parigi verso l'ovest, e in particolare verso il Diciassettesimo arrondissement, dove il rischio di farsi trattare da "sale juif" è praticamente inesistente. "È la nuova Terra promessa esagonale!", scrive il Parisien. Li, a nord ovest della capitale, a pochi passi dal sobborgo chic di Neuilly-surSeine, c'erano soltanto due ristoranti kosher negli anni Ottanta: oggi se ne contano diverse decine, affiancati da una quindicina di luoghi di culto. "Qui si è al sicuro", ha dichiarato Murielle Gordon-Schor, vicesindaco in quota Républicains (Lr) del Diciassettesimo arrondissement. Negli ultimi anni, gli arrivi si sono moltiplicati, in ragione del clima pacifico che si respira tra le strade del XVIIème, e ora l'arrondissement conta la più grande comunità ebraica francese. E persino europea. "Ci sono circa 45 mila ebrei, è la più importante comunità di Francia e anche d'Europa. Tutte le classi sociali sono presenti, perché è un quartiere dove ci sono appartamenti molto costosi ma anche abitazioni a prezzi più abbordabili", ha spiegato Murielle Gordon-Schor, anche vicepresidente del concistoro israelita di Parigi.
Secondo le stime, un abitante su quattro nel Diciassettesimo arrondissement è di confessione ebraica. "Ci sono molti Lubavitch e molti liberi professionisti", ha aggiunto la responsabile politica di Lr, ma c'è soprattutto molta serenità legata all'assenza delle tensioni comunitarie che permeano i quartieri multiculturali dell'est e delle banlieue a nord di Parigi. "I nuovi arrivati hanno perso in termini di superficie ma hanno guadagnato in termini di serenità", riassume Garry Lévy, proprietario della macelleria kosher Berbeche. Non distante dalla rue de Lévis, arteria commerciale del Diciassettesimo con i suoi negozi tradizionali, sorgerà prossimamente il Centro europeo del giudaismo: un edificio di sette piani sviluppato su 4.900 m2 e interamente dedicato alla cultura, al patrimonio e all'identità ebraiche. Una nuova oasi per gli ebrei parigini, che però non nasconde quello che il geografo Sylvain Manternach definisce "il fallimento della République".
"Le comunità ebraiche hanno la sensazione di essere isolate e abbandonate, di non essere state ascoltate. Sentono che lo stato non ha preso atto della portata del problema", ha spiegato al Parisien Manternach, autore dell'inchiesta "L'an prochain à Jérusalem" (Fayard) sulla tentazione degli ebrei francesi di tornare in Israele.
Secondo quanto specificato da Sammy Ghozlan, presidente dell'Ufficio nazionale di vigilanza contro l'antisemitismo, la maggior parte delle partenze forzate si registra nei quartieri dei dipartimenti Seine-SaintDenis, Val-de-Marne e Val-d'Oise. "In alcune città, ci sono state inutili battaglie pro palestinesi da parte dei consiglieri comunali. La popolazione locale ha ritenuto opportuno essere solidale al punto di prendersela con la comunità ebraica", ha spiegato Ghozlan. A Saint-Denis, il comune più islamizzato di Francia, le famiglie ebree non mandano più i loro figli nelle scuole pubbliche e una delle sinagoghe locali ha appena chiuso per mancanza di fedeli.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Kippah

Messaggioda Berto » dom mag 26, 2019 5:43 pm

Germania, consiglio choc agli ebrei: "Non indossate la kippah"
Giuseppe Aloisi - Dom, 26/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... l3PK4GVZ7Q

In Europa è tangibile il ritorno dell'antisemitismo. Il delegato governativo tedesco ha consigliato agli ebrei di non indossare sempre la kippah

Nell'Europa contemporanea, siamo costretti a segnalare il pericoloso e tragico ritorno dell'antisemitismo.

Gli ebrei, nel paese teutonico, farebbero bene a "non indossare la kippah in qualsiasi momento". Questo, in sintesi, è il preoccupante monito lanciato da Felix Klein, che è l'uomo che il governo tedesco ha selezionato per combattere la piaga dell'ingiustificata contrarietà provata da alcuni, specie dagli estremisti, nei confronti dell'universo e della religione ebraica.

Non è la prima volta, questa, che segnaliamo una presa di posizione di questo tipo. Una di quelle arrivate dopo una vera e propria ondata di episodi di violenza e persecuzione. Felix Klein, stando pure a quanto riportato su Il Corriere della Sera, è stato ancora più specifico quando ha chiamato in causa un "aumento dell’abbrutimento della società e della caduta delle inibizioni sociali". Era il gennaio del 2016: già allora il presidente del Concistoro israelita di Marsiglia, quindi in Francia, aveva presentato una rilfessione della medesima tipologia. A distanza di tre anni, le cose sembrano peggiorare per gli ebrei che risiedono nel Vecchio continente. Un recente rapporto diramato dal ministero dell'Interno, che è presieduto dal conservatore Hernst Seehofer, poi, come si legge pure su Il Foglio, ha individuato l'esistenza di un legame tra l'aumento di fatti incresciosi e l'emersione del fondamentalismo islamico.

Lo stesso dossier governativo ha rivelato come le percentuali dei reati ascrivibili alla fattispecie dell'antisemitismo, nella nazione presieduta dalla Bundeskanzlerin Angela Merkel, siano aumentanti del 20% nel corso di pochi anni. Gli ebrei, insomma, dovrebbero fare attenzione. Nonostante le lezioni della storia, è possibile annoverare casi in cui le istituzioni sono obbligate a raccomandare prudenza al popolo ebraico.



Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 02/06/2019 a pag.15 con il titolo "Berlino, antidoto all'odio. In piazza con la kippà" la cronaca di Vincenzo Savignano
Informazione Corretta
Equilibrato e approfondito il servizio di Vincenzo Savignano, Avvenire dà un altro esempio di corretteza nel riferire le cronache che riguardano antisemitismo e antisionismo in Europa. Ci auguriamo che sia un giro di boa definitivo e che comprenda anche l'abbandono del termine 'terra santa' usato in sostituzione di Israele. Come si suole dire... forza, ancora un piccolo sforzo

http://www.informazionecorretta.com/mai ... S3dHYGJQ98

Tanti politici con il copricapo ebraico in marcia con l'ambasciatore di Israele , Jeremy Issacharoff, c'erano il commissario per la lotta all'antisemitismo, Felix Klein, la deputata di Linke, Petra Pau, l'esponente dei Verdi, Volker Beck e il senatore berlinese della Spd Andreas Geisel.
Un forte segnale di denuncia contro il crescente odio nei confronti degli ebrei.
La data scelta ha coinciso con la marcia convocata nella "Giornata di al-Quds" (Gerusalemme in arabo), istituita dal capo della rivoluzione iraniana, l'ayatollah Khomeini, per protestare contro Israele alla fine del Ramadan. Un'iniziativa, questa, che si è rivelata un sostanziale flop: delle oltre duemila persone annunciate se ne sono presentate poco più di 200, fra cui anche alcuni elementi legati alla galassia fondamentalista.
Il gruppo ha sfilato per il Kurfürstendamms, la via dei negozi e dello shopping turistico della ex Berlino ovest, tra gli sguardi increduli della gente. La maggior parte delle bandiere erano iraniane. Ma c'era anche qualche drappo palestinese e tedesco. E c'erano tanti cartelli astiosi che chiedevano il boicottaggio dello Stato ebraico. Una scena paradossale, che ha attirato l'attenzione, e non poche proteste, di tanti curiosi, i quali guardavano un po' basiti i manifestanti scortati da centinaia di poliziotti. Quasi più poliziotti che manifestanti. Tutto si è svolto senza incidenti. Questo, insieme alla scarsa partecipazione è, in fondo, un segnale positivo nel clima di odio che si sta diffondendo in Germania - come nel resto d'Europa- dove l'antisionismo è ormai di fatto il veicolo più facile e utilizzabile per l'antisemitismo.

La preoccupazione, però, resta, perché il fenomeno è in preoccupante crescita in tutto il Continente, come negli Stati Uniti. Mai come quest'anno, del resto, la manifestazione è stata preceduta da un polverone mediatico che ha coinvolto politici, analisti, rappresentanti delle comunità ebraiche e islamiche di Germania. Tutto ha avuto inizio a metà maggio quando il ministero degli Interni ha reso noti i dati della polizia federale sul numero dei reati in Germania a sfondo antisemita. «In totale nel 2018 sono stati 1.799, il 20% in più rispetto all'anno precedente. La maggior parte dei reati, 1190%0, sono stati compiuti da estremisti di destra tedeschi», ha sottolineato Holger Münch il presidente del Bka, la polizia criminale federale. Immediata la reazione del mondo politico tedesco di fronte a questi numeri sconcertanti. «Non possiamo e dobbiamo sottovalutare questi dati, abbiamo il dovere di intervenire», ha commentato il ministro degli Interni, Horst Seehofer. Pochi giorni dopo, l'incaricato per la lotta all'antisemistimo Klein ha rilasciato un'intervista in cui diceva di non poter «raccomandare agli ebrei tedeschi di indossare la kippah in qualsiasi momento e in qualunque luogo della Germania». Una frase che ha sollevato fortissime polemiche da parte della comunità ebraica e non solo. E il cui eco è giunto nelle stanze del cancellierato di Berlino. «Lo Stato ha il dovere di garantire la libertà di religione e ha la responsabilità di garantire a tutti di portare la kippah», ha commentato con fermezza il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert. In modo analogo si è espresso il ministro degli Esteri, Heiko Maas. Felix Klein è quindi tornato sui suoi passi, invitando «ebrei e anche non ebrei a indossare la kippah come forma di protesta contro l'antisemitismo, perché l'ebraismo è un elemento fondamentale e imprescindibile della cultura europea». Ieri sulla questione è intervenuto Frank-Walter Steinmeier, il presidente della Repubblica federale tedesca: ha telefonato al presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Josef Schuster, per ribadirgli che bisogna «combattere l'antisemitismo in tutte le sue forme», sottolineando il dovere dello Stato di proteggere la vita della comunità ebraica. Secondo dati non ufficiali, a Berlino c'è una delle più grandi comunità ebraiche d'Europa: tra le 30 e le 40mila persone, di cui 12mila attivi all'interno della collettività.
La maggior parte vive negli storici quartieri Mitte e Prenzlauer Berg. La Bild ha proposto, nell'edizione del 27 maggio, una "kippah" di carta da ritagliare e incollare, invitando i lettori a indossarla in segno di solidarietà con qli ebrei. L'iniziativa è arrivata dopo il polemico suggerimento del commissario sull'antisemitismo, Felix Klein di non mettere il simbolo religioso dato l'incremento degli attacchi.

«La kippah è parte della Germania., ha scritto Bild.
1.799 sono stati gli attacchi antisemiti nel 2018, che la polizia tedesca nel 2018 attribuisce all'ultra-destra ,41 % sono gli attacchi che gli ebrei tedeschi imputano all'islam radicale
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Ebraismo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron