El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo

Re: El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo

Messaggioda Berto » sab gen 23, 2016 8:41 pm

Canan, Pałestina, Judea, Ixrael
viewtopic.php?f=197&t=2075

I NEMICI D'ISRAELE HANNO RUBATO IL NOME "PALESTINA"

La convinzione errata (ma comune) che gli ebrei colonialisti abbiano invaso un paese chiamato Palestina e ne abbiano sradicato gli abitanti autoctoni è completamente falsa. Innanzitutto, il popolo della Palestina che ha le radici più profonde in quella terra è il popolo ebraico, i cui parenti e antenati vi hanno vissuto (in varia misura) per diverse migliaia di anni. In secondo luogo, la maggior parte degli arabi che fuggirono dalla Palestina tra il 1947 e il 1949 lo fecero perché erano sicuri che i loro compatrioti arabi dell'Egitto, dell'Iraq e di altri paesi sarebbero riusciti a rendere la Palestina Judenrein.

È giunto il momento di ricordare agli arabi e alla comunità internazionale che gli ebrei sono i veri palestinesi. Altrimenti, come mai esistono un Talmud palestinese e un giornale ebraico chiamato The Palestine Post? Come mai, fino alla creazione d'Israele, gli ebrei erano noti come "i palestinesi"? Come mai Immanuel Kant si riferiva agli ebrei in Europa come ai "palestinesi tra di noi"? Come mai c'è una Stella di Davide sulla bandiera della Palestina del 1939? Come mai la rivista dell'Organizzazione Sionista d'America si chiamava New Palestine? Come mai la Compagnia Elettrica Israeliana si chiamava originariamente Compagnia Elettrica Palestinese? Come mai il principale fondo di finanziamento dell'Organizzazione Sionista Mondiale si chiamava Palestine Foundation Fund?

La risposta è: "Perché la parola Palestina indica la terra che, per migliaia di anni, è stata l'incubatrice dell'identità ebraica".

Il nome Palestina era stato imposto agli ebrei dall'Impero Romano nel 135 d.C., quando l'imperatore Adriano aveva voluto cancellare ogni traccia ebraica da quella terra, che si chiamava Giudea. E' quindi più che comprensibile che nel 1948 i leader dell'Yishuv (la comunità ebraica che già abitava quella terra prima dell'indipendenza) non abbiano voluto mantenere il nome Palestina per lo Stato che finalmente l'ONU aveva deciso di riconoscere, ed abbiano scelto di chiamarlo Israele (anche Giudea era tra i nomi presi in considerazione). Ma non dobbiamo lasciare che gli arabi e i loro sostenitori israelofobici si approprino dei nomi "Palestina" e "palestinese" come parte della loro campagna di delegittimazione. La Palestina era ebraica, non è mai stata araba. Il linguaggio è tutto. Rinunciando all'uso corretto delle parole, e permettendone la rimozione dal contesto storico, la realtà dei fatti è sminuita o persa del tutto.

Fonte: https://defenseoftheisraelipeople.wordpress.com

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -ebrei.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... a-1870.jpg
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo

Messaggioda Berto » sab gen 30, 2016 8:03 pm

Questi non cambiano mai!
(Li xe contro l'antiebraixmo nasista, ma łi sta col nasixmo xlamego e contro łi ebrei de ixrael)

Muro erotico
Verità nascoste. La rubrica settimanale di Sarantis Thanopulos
http://ilmanifesto.info/muro-erotico

Il presidente della Repubblica ha detto che i settanta anni di pace e di sviluppo in Europa sono fondati anche «nel sangue e nella terra fredda, mista a cenere» dei campi di concentramento tedeschi. L’affermazione del presidente è involontariamente ironica: a minare oggi la credibilità dell’Europa e dell’Occidente, è proprio la soluzione data alla catastrofe etica di cui sono stati espressione i campi di annientamento degli ebrei.

Addossando l’intera responsabilità all’eccezionalità del mostro nazista, come se questo mostro fosse nato dal nulla, senza il fallimento di tutti, ci siamo affidati, di fatto, alla logica della colpa di un popolo, quello tedesco.

Espiata la colpa (nel tempo necessario di una lunga sofferenza), siamo al punto di partenza. L’occidente non ha voluto vedere nello sterminio il risultato di una sua grave difficoltà a costruire un senso d’identità eccentrico al suo centro di gravità, aperto senza possibilità di ritorno alle trasformazioni. È un’impasse storica delle civiltà il misconoscimento della loro co-costituzione con il barbaro, lo straniero.

L’ebraismo è stato storicamente una componente fondante della civiltà occidentale (insieme alla cultura greco-romana, il cristianesimo e l’illuminismo ateo), ma anche la parte che più l’ha estroversa, l’ha spinta verso il decentramento, l’esilio da se stessa. Ha posto un problema –la capacità di desiderare il diverso nel punto in cui più destabilizza la nostra autoreferenzialità – che l’occidente, nel momento più decisivo della sua storia, ha rimosso. Nelle rimozioni trovare una meta appropriata al desiderio è l’ultima delle preoccupazioni. Piuttosto che estrovertirci, riaprendosi all’alterità, abbiamo usato la parte estrovertente di noi per occupare la terra di altri.

Gli ebrei riaccolti nella nostra civiltà sono stati usati come nostra enclave nel mondo musulmano. Mandarli via dalla loro casa (l’Europa), perché tornassero a casa loro, che loro non era (Palestina), è stata la forma paradossale con cui si è estrinsecato il nostro rifiuto di lasciarci attrarre, prendere da un altro luogo/modo di essere e la scelta di trattare la casa altrui come estensione della nostra.

Recentemente, il libro premiato di una scrittrice israeliana, che racconta l’amore tra un’ebrea e un palestinese, è stato escluso dalla lista dei libri adottati dai licei. Secondo il ministero d’istruzione israeliano le relazioni intime tra ebrei e non ebrei potrebbero rappresentare una «minaccia alle identità separate»: «Gli adolescenti tendono a romanticheggiare e non includono nel loro punto di vista considerazioni sulla preservazione dell’identità nazionale e sul significato dell’assimilazione».

Nella censura dell’incontro erotico tra ebrei e palestinesi, ciò che preoccupa le autorità israeliane –per loro stessa ammissione — non è tanto una relazione sessuale di per sé, quanto la sua trasformazione in matrimonio, in una compenetrazione stabile che porti a una mescolanza profonda di identità che devono restare separate. Questa censura getta luce sulla vera linea di demarcazione tra il mondo occidentale e il mondo islamico.

Il muro materiale che separa Israele dai territori arabi è la rappresentazione simbolica di una divisione erotica che congela la nostra esistenza.

Lo scambio tra culture diverse e la loro integrazione in uno spazio più ampio, che le trascende, è impossibile senza il desiderio erotico che fa attraversare i confini: l’interdizione dei matrimoni misti è l’indicatore più sicuro della loro incapacità di comunicare.

Chi porta nelle vene tracce di «sangue impuro» (simbolo di amori proibiti) non dorma tranquillo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo

Messaggioda Berto » dom feb 07, 2016 8:16 am

Angelo d’Orsi torni a studiare la storia del Medio Oriente
28 agosto 2015
Gabriele Zweilawyer

http://www.progettodreyfus.com/tunnel-c ... io-oriente

Il Prof. Angelo d'Orsi occupa la cattedra di Storia del Pensiero Politico presso l'Università di Torino. Non è difficile notare, analizzando articoli e dichiarazioni, le sue simpatie di estrema sinistra, una magra conoscenza della storia (eccezion fatta per quella del pensiero di Gramsci), la tendenza a considerare "rovescista" qualsiasi tentativo di indagine storica che non in linea con le sue idee (vedi Pansa o, addirittura, Renzo De Felice) e una tendenza quasi maniacale a colpire Israele e gli israeliani in qualsiasi modo. Questi suoi tratti distintivi si intrecciano spesso, portandolo a dichiarazioni che sfiorano il grottesco, e sono tanto più gravi in quanto pronunciate da una persona che è stata insignita di una cattedra universitaria a Torino.

Per farvi conoscere appieno il personaggio, sarebbe necessario tracciare almeno i tratti essenziali della sua biografia. Non essendo però un biografo, né avendo la pretesa di diventarlo (non quello di Angelo d'Orsi almeno), vorrei farvi capire il suo pensiero e le sue posizioni tramite la sua stessa voce.

Ultimamente, sono andate sotto i riflettori queste sue osservazioni su Israele:

"Israele, Paese fondato sulla violenza, la menzogna e la sopraffazione", "ritengo Israele, dalla sua nascita, alle odierne politiche, la fonte maggiore, se non l’unica, delle tragedie del Medio Oriente. Personalmente, e l’ho scritto e detto molte volte, sono certamente per una Palestina libera multietnica, plurale, multireligiosa (dove vi sia posto anche naturalmente per chi religioni non ha). Dunque sono contro lo Stato di Israele, esempio paradigmatico di ‘colonialismo di insediamento’, fondato sulla violenza ai danni delle popolazioni arabo-palestinesi (come hanno dimostrato molti studi seri, anche di fonte israeliana). La soluzione dei due popoli per due Stati è una presa in giro, a cui solo gli stolti o la gente in malafede finge di credere. Ritengo oggi che il giudizio sullo scandalo del popolo palestinese, oppresso e perseguitato nella proprio patria, sia il vero punto dirimente nella scelta politica"

Si tratta di frasi sconnesse, del tutto prive dello spessore e delle conoscenze richieste a chiunque sia titolare di una cattedra di Storia. D'Orsi in pratica salta a piè pari, da mediocre storico qual'è, tutti i conflitti del mondo musulmano dal VII al XX secolo, per trovare la genesi di ogni malessere arabo nella fondazione di Israele. Non esistono sunniti e sciiti, né sono esistite, per lui, le lotte tribali, le guerre con Venezia, con gli altri stati cristiani, con la Russia, l'Inghilterra, la Francia o gli spostamenti di popolazioni all'interno dell'Impero Ottomano. È anche possibile che, interrogato sul conflitto di qualche decennio fa tra Iran e Iraq, possa rispondere che la colpa è del Mossad. D'altronde, le sue affermazioni sono al livello di quelle di Barnard e altri pseudo-studiosi. Gli "studi seri" che cita sono semplicemente quelli di Ilan Pappè, "storico" comunista israeliano che, fallito il tentativo di entrare allo Knesset, ha iniziato a pubblicare una serie infinita di menzogne su Israele (compresa l'introduzione al libro di Vittorio Arrigoni) che sono state, passatemi il termine, "spernacchiate" da ogni storico che si rispetti. Altro suo punto di riferimento è Shlomo Sand, autore di molte pubblicazioni fortemente critiche verso Israele e gli ebrei come How I Stopped Being a Jew, The Invention of the Jewish People e The Invention of the Land of Israel. È bene sottolineare che, nonostante i continui insulti al proprio paese e al proprio popolo, Shlomo Sand insegna liberamente presso l'Università di Tel Aviv. Succede anche questo nell'unico paese libero del Medio Oriente.

Shlomo Sand e Angelo d'Orsi

Ad ogni modo, per quale motivo d'Orsi continui a esprimersi su un argomento che non conosce è un mistero. In un'intervista del 2009 per Micromega, egli ammette candidamente la sua ignoranza dichiarando:

"Io non sono un esperto di Medio Oriente, ma mi sono appassionato alla questione palestinese in quanto cittadino del mondo"

Ed è sempre lui, nella conferenza del 12 maggio 2015, ad ammettere di "non essere un esperto" sul conflitto israelo-palestinese del 1948. Nella medesima conferenza, D'Orsi parla di "politica genocidaria" di Israele, di "passaggio da vittime a carnefici", di "stile francamente nazista" e di ogni altro tema tanto caro alla bassa retorica pro-palestina. E non ci si poteva aspettare diversamente, visto che la conferenza è stata organizzata dal "centro di documentazione" filoislamico e propalestina InvictaPalestina.

Solo un anno fa, nell'agosto 2014, D'Orsi si era espresso in modo ancora più feroce su Israele, chiedendo a gran voce "una Norimberga per Israele" e completando così l'equazione più vigliacca (e particolarmente in voga fra filoislamici e revisionisti) che vuole mettere sullo stesso piano Israele e la Germania Nazista. Si tratta di un paragone che ha molta presa sulle persone dotate di scarse capacità intellettuali, ma basta un QI nella norma per comprendere che mancano i presupposti qualitativi e quantitativi per azzardare un ragionamento così stupido. Si tratta, in pratica, di un modo per girare il coltello nella piaga dell'Olocausto e dire agli ebrei che non solo sono quasi sterminati, ma che ora sono uguali a chi ha massacrato i loro nonni. Si tratta di una forma di antisemitismo delle più becere, con la quale i finti intellettuali da centro sociale vogliono ricattare psicologicamente gli ebrei suggerendo loro che, se non rinnegano Israele, tutto il mondo avrà il diritto di trattarli come nazisti.

Tornando all'articolo di Contropiano in cui spiega la sua richiesta di una nuova Norimberga, d'Orsi propone un'accorata difesa di Hamas:

"a nessuno viene in mente, per esempio, di studiare le trasformazioni che, anche a livello di statuti e documenti interni, Hamas ha avuto nel corso degli anni; nessun commentatore (a parte pochissime eccezioni) spiega che i famosi “tunnel” sono stati un mezzo fondamentale di sopravvivenza per i gazawi, prigionieri nella Striscia."

Si tratta, ovviamente, di una menzogna, dato che i tunnel fanno passare in massima parte miliziani e armi, oppure ospitano i primi quando Israele passa al contrattacco, mentre in superficie rimangono solo gli scudi umani (possibilmente donne e bambini). Rimane però il suo malcelato apprezzamento per Hamas, capace, a suo dire, di mitigare la situazione di Gaza. Un apprezzamento che emerge anche da alcune scelte lessicali piuttosto esplicite, come quel "terra martire di Palestina" che si trova in un suo articolo per il Manifesto del luglio 2014.

Che un professore universitario possa schierarsi politicamente in modo così netto e sconsiderato è prova del terreno fertile che, in molti atenei, trovano le istanze anti-israeliane e anti-occidentali. Immaginare che migliaia di studenti possano formarsi seguendo i suoi insegnamenti è semplicemente osceno (lo stesso aggettivo usato da d'Orsi per definire gli accordi militari ed economici fra Italia e Israele, gli stessi che permettono di avere a disposizione anche talune tecnologie mediche che salvano migliaia di vite ogni anno).

Andando indietro fino al 2012, troviamo un altro articolo per Micromega, in cui D'Orsi si spende in una retorica strappalacrime corredata dalla foto di due bambini morti:

"Quando chi ti ammazza i figli, le mogli, i genitori, chi bombarda le poche strutture di una città – Gaza City – che in un fazzoletto di terra racchiude una intera umanità, alla quale viene negato il diritto stesso alla sopravvivenza, ebbene, come puoi pensare che quelli – gli israeliani, gli ebrei occupanti che ti hanno devastato la vita e non solo rubato la patria – vogliano vivere in pace al tuo fianco?"

Riesce anche ad andare oltre, cadendo in una sognante apologia del terrorismo, quando dice:

"E allora ecco che, una volta sepolti quei poveri corpi martoriati dalle bombe spesso “condite” di materiali vietati dalle convenzioni internazionali (di cui altamente la democratica Israele si infischia), la disperazione divenuta rabbia esplode; ecco la rabbia farsi essa stessa arma. Nulla può fermare quel flusso che sorge dal profondo, e non cerca altro che di venire fuori, di dirigersi contro quegli stessi che hanno assassinato la tua gente, e quando la rabbia è tanta, ma proprio tanta, diventa furore cieco. E chi ne è travolto non sta più a distinguere, a meditare, a interrogarsi su quali siano gli obiettivi giusti da colpire. Colpisce e basta. E quando non hai altre armi anche il tuo stesso corpo può diventare tale."

Ora, è deprimente leggere che un professore universitario, oltre ad ignorare la storia e a lanciare accuse false, non riesca ad maneggiare neanche concetti da primo anno di giurisprudenza come quello di "democrazia". Lo stato democratico è, per l'appunto, una forma di stato, e riguarda la sovranità popolare, non il modo in cui vanno condotte le guerre. È forse ancora peggiore la visione romantica e rivoluzionaria (perfettamente in linea con il credo politico di D'Orsi) del terrorista senza possibilità di scelta. A essere responsabile è sempre l'ebreo, l'israeliano, l'uomo bianco cattivo, l'occidentale sfruttatore, mentre ogni popolazione al di fuori dell'Europa viene considerata una vittima indifesa le cui azioni (come lanciare razzi su Israele o dare il 60% dei voti ad Hamas) non sono mai a essa imputabili.

D'Orsi aveva però toccato il punto più alto delle sue tendenze antisemite nel 2011, quando aveva fatto commenti deliranti (già contestati da Informazione Corretta) sulle pagine de Il Manifesto:

"d’altro canto, non smettiamo di assistere a un disinvolto impiego della memoria dell’Olocausto per redigere incessanti peana allo Stato di Israele, assolvendolo non solo dal suo «peccato capitale» – la sua nascita violenta, con l’espulsione di centinaia di migliaia di palestinesi dalle loro terre e dalle loro case – ma altresì dalla sua perdurante politica di discriminazione e di apartheid."

La nascita di Israele è il suo peccato capitale. D'Orsi aggiunge la parola "violenta" per tentare di mettersi al sicuro dalle accuse di antisemitismo, ma dimentica di dire che Israele nasce in base a una determinazione dell'ONU. Senza il rifiuto arabo e la conseguente aggressione dei paesi arabi confinanti, adesso avremmo due stati, probabilmente in pace fra loro. A questo, si potrebbe aggiungere che, da storico, dovrebbe sapere che nessuno stato è mai nato senza violenza, guerra o un minimo spargimento di sangue. Invece per d'Orsi Israele non doveva neanche nascere, doveva essere soffocato nella culla per fare posto a uno stato palestinese multietnico e multireligioso.

D'Orsi dà questi giudizi, è bene ricordarlo, senza avere alcuna conoscenza della situazione mediorientale, altrimenti avrebbe una diversa contezza della situazione di cristiani ed ebrei in Medio Oriente, ormai quasi scomparsi. E di certo non avrebbe posto l'accento sulla bontà dell'opera caritatevole di Hamas (costruttore di tunnel per il bene di Gaza), equiparato gli israeliani ai criminali nazisti o pensato alla possibilità di uno stato pienamente libro e multireligioso nel cuore delle nazioni islamiche. Insomma, quando non si conosce un argomento e si usano preconcetti errati, è meglio tacere e lasciare che gli altri ti reputino un ignorante, piuttosto che sprecare inchiostro e togliere ogni dubbio.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo

Messaggioda Berto » dom feb 07, 2016 3:10 pm

L'espulsione in massa degli ebrei dai Paesi arabi
http://veromedioriente.altervista.org/c ... _ebrei.htm
Premessa: tratto da qui
Ma tutto questo Ashrawi non lo sa….
settembre 5, 2012

https://bugiedallegambelunghe.wordpress ... -non-lo-sa

Il 1 settembre 2012 è apparso un articolo del Jerusalem Post intitolato “Il membro dell’Olp Ashrawi: non esiste qualcosa come i rifugiati ebrei”. La signora afferma che “la pretesa che gli ebrei emigrati in Israele … siano” rifugiati … è una forma di inganno e di illusione.” In realtà è la signora Ashrawi che inganna e si illude. “Se Israele è la loro patria, allora non sono rifugiati”.. ma da dove arriva la signora Ashrawi? Non conosce la storia del Medio Oriente e tradisce la sua ignoranza del diritto internazionale.

Nel 1957 e poi nel 1967, l’Alto Commissariato delle Nazioni per i Rifugiati (UNHCR) ha stabilito che gli ebrei in fuga dai paesi arabi erano legalmente rifugiati, rientranti a pieno titolo nel mandato dell’UNHCR. In primo luogo, con riferimento agli ebrei sfollati dall’Egitto, l’Alto Commissario dell’ONU per i rifugiati, Auguste Lindt, nella sua relazione alla quarta sessione del Comitato Esecutivo UNREF (Ginevra, 29 Gennaio – 4 Febbraio, 1957) dichiaro’:

“Un’altra emergenza sta nascendo: quella dei rifugiati provenienti dall’Egitto. Non c’è dubbio nella mia mente che quei rifugiati che non possono o non vogliono avvalersi della protezione del governo per la perdita della loro nazionalità, ricadono sotto il mandato del mio ufficio. ”

E dalla ricerca condotta presso l’Archivio dell’UNHCR a Ginevra da Stanley A. Urman:

“Ai sensi dell’articolo 3, comma 7 della Legge n emergenza 5333 del 1954, sulla Proclamazione dello stato d’assedio in Egitto, il governatore militare dell’Egitto è stato autorizzato “a ordinare l’arresto e la cattura di sospetti e di coloro che possono pregiudicare l’ordine pubblico e la sicurezza “. Almeno 900 ebrei, senza essersi resi colpevoli di alcun crimine, furono arrestati, imprigionati o altrimenti privati della libertà. Un decreto del 1958 contiene una disposizione simile che, pur non espressamente, esclude le componenti non-musulmane dalla cittadinanza, e illustra ancora più chiaramente la politica etnica dell’Egitto che voleva essere un paese arabo musulmano. Così, al Ministro degli Interni fu consentito dalla legge di concedere la “nazionalità araba” agli stranieri che “hanno contribuito al nazionalismo arabo, o alla patria araba”.

Queste due leggi hanno reso molto facile per l’Egitto togliere la cittadinanza agli Ebrei egiziani. I decreti del 1956 e del 1958 hanno permesso al governo di togliere la cittadinanza alle persone assenti dal territorio UAR per più di sei mesi consecutivi. Che questa disposizione era rivolta esclusivamente agli ebrei è dimostrato dal fatto che gli elenchi delle persone che persero la cittadinanza, pubblicati di volta in volta dalla Gazzetta ufficiale, contengono solo nomi ebraici, nonostante il fatto che ci siano stati molti non-ebrei egiziani che soggiornarono all’estero per più di sei mesi … Il riferimento agli ebrei provenienti dai paesi arabi come rifugiati è stato accertato il 6 Luglio 1967 nella lettera del Dr. E. Jahn, dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che conferma:

“Mi riferisco alla nostra recente discussione riguardante gli ebrei dal Medio Oriente e dal Nord Africa in conseguenza dei recenti avvenimenti. Sono ora in grado di informarvi che queste persone possono essere considerate prima facie nel quadro del mandato di questo ufficio.” Pertanto, ai sensi del diritto internazionale, gli ebrei sfollati da questi paesi arabi sono in effetti veri rifugiati, fatta salva la tutela completa del Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

La signora Ashrawi inganna, sostenendo che “gli ebrei non furono allontanati … L’emigrazione degli ebrei fu un atto volontario …” A titolo di esempio: In data 9 marzo 1950, la Gazzetta Ufficiale della Repubblica irachena Legge n ° 1 del 1950, dal titolo “Integrazione Ordinanza Annullamento di nazionalità irachena”, emanata per privare gli ebrei della loro nazionalità irachena, Sezione 1 prevedeva che “il Consiglio dei ministri può annullare la nazionalità irachena degli Ebrei iracheni che volessero volontariamente lasciare l’Iraq …” .

Il Codice sulla Nazionalità, articolo 10, promulgato dall’ Egitto, il 26 maggio 1926, ha stabilito che una persona nata in Egitto da padre ‘straniero’ aveva il diritto di nazionalità egiziana solo se il padre straniero “razzialmente apparteneva alla maggior parte della popolazione di un paese la cui lingua è l’arabo e la cui religione è l’Islam”. Il requisito riguardava gli ebrei in Egitto, una gran numero dei quali non poteva acquisire la cittadinanza egiziana. Più tardi, negli anni Cinquanta, tale disposizione è servita come pretesto ufficiale per l’espulsione di molti ebrei dall’Egitto.

Mentre il governo egiziano prendeva il controllo di settori sempre più ampi dell’economia, la legislazione della nazionalizzazione colpiva gli ebrei in quei settori dell’economia dove erano stati in primo piano, ad esempio banche, assicurazioni, ecc. Oltre al sequestro di vaste proprietà e altri trattamenti discriminatori, la direttiva n ° 189, rilasciata dalle autorità, autorizzava il direttore generale dell’Agenzia sequestrante a dedurre dal patrimonio appartenente alle persone internate, o sotto sorveglianza, il 10% del valore dei beni sequestrati, presumibilmente per coprire i costi di amministrazione. QUI

Gli ebrei hanno vissuto in Nord Africa, Medio Oriente e regione del Golfo per più di 2500 anni – 1.000 anni prima della nascita dell’Islam. Per secoli, sotto il dominio islamico, dopo la conquista musulmana della regione, gli ebrei sono stati considerati “dhimmi”, o cittadini di seconda classe. Negli ultimi 55 anni il mondo è stato testimone dello spostamento di massa di oltre 850.000 ebrei, residenti da lungo tempo sotto regimi totalitari, le dittature brutali e le monarchie della Siria, Trans-Giordania, Egitto, Libano, Yemen, Iran, Iraq, Algeria , Tunisia e Marocco. La maggior parte degli ebrei dei paesi arabi si rese conto che non c’era futuro a lungo termine per loro e le loro famiglie, nei paesi di nascita. Nel decidere dove andare, molti decisero di reinsediarsi nella patria ebraica, in Israele. Tuttavia, gli ebrei profughi dai paesi arabi reinsediati in Israele o altrove, erano ancora considerati dall’UNHCR, in base al diritto internazionale, con lo status di rifugiato.

L’ascesa del panarabismo e dei movimenti di indipendenza del 20 ° secolo hanno determinato una campagna, orchestrata e appoggiata da diversi stati arabi, contro il sionismo, in veemente opposizione alla creazione di una patria per il popolo ebraico. Centinaia di migliaia di ebrei residenti nei paesi arabi furono intrappolati in questa lotta. Le restrizioni determinte dalle sanzioni degli Stati, spesso unite alla violenza e alla repressione, determinarono lo spostamento in massa degli ebrei. La vita era diventata insostenibile per loro; furono scacciati da circa 10 paesi in tutto il Medio Oriente e Nord Africa. QUI

Stima della popolazione ebraica nei paesi arabi, sulla base di: censimenti ufficiali di ciascun paese; annuari delle comunità ebraiche: “Il caso ebraico prima dell’invasione anglo-americana, commissione d’inchiesta, 1946”; Hayim Chohen, 1952 e 1973; David Sitton, 1974; André Chouraqui 1952; Joseph B. Shechtman, 1961, David Littman, 1975.
1948 e 1976

Marocco 265,000 / 17,000; Algeria 140,000 / 500; Tunisia 105,000 / 2,000; Libia 38,000 / 20; Egitto 100,000 / 200; Iraq 135,000 / 400; Siria 30,000 / 4,350; Libano 5,000 / 150; Yemen 55,000 / 1,000; Aden 8,000 / 0

Totale 881,000 / 25,620

Esempio notevole di esodo di massa fu quello degli ebrei dello Yemen e dell’Iraq, che furono trasportati in massa in Israele tra il 1948 e il 1951. Allo stesso modo, la comunità ebraica della Libia fu quasi interamente trasferita in Israele. Un totale di 586.269 ebrei provenienti dai paesi arabi arrivo’ in Israele con almeno 200.000 emigrati da Francia, Inghilterra e Americhe. Compresi i loro figli, il numero totale di ebrei che furono sfollati dalle loro case nei paesi arabi e che vivono in Israele oggi è 1.136.436, circa il 41% della popolazione totale. Almeno altri 500.000 attualmente risiedono in Francia, Canada, Stati Uniti, America Latina e Australia.

L’elevato afflusso di ebrei dai paesi arabi in Israele, poco dopo la sua costituzione come Stato, ebbe un’influenza significativa sulla composizione demografica della popolazione. Nel 1931, solo 1 ebreo su 4 , in Israele, era arrivato da Asia e Africa. Nel 1948 c’erano ancora solo 70.000 di queste ultimi in Israele, rispetto ai 253.661 nati in Israele e ai 393.013 ebrei provenienti da Europa e America, su una popolazione totale di 716.678 .

Nei primi anni ’50 il quadro cambio’ drasticamente. Nel 1951, gli ebrei provenienti dai paesi arabi componevano quasi il 30% di tutta la popolazione . Questo cambiamento insolitamente rapido nella composizione demografica della popolazione fu dovuto alle migliaia che fuggivano a causa delle persecuzioni nei paesi arabi. Durante gli anni tra il 1948 e il 1951, quasi il 50% di tutti gli immigrati, per un totale di 387.000 proveniva da Asia e Africa, un numero simile, a quel tempo, a quello degli ebrei provenienti da Europa e America. Durante i due anni dal 1955 al 1957, la percentuale di ebrei dai paesi arabi aumento’ al 69% . Nel 1955 questo gruppo rappresentava il 92% di tutti gli immigrati. Circa 100.000 venuti in quegli anni dal Marocco, Algeria e Tunisia.

Su un totale di 586.070 arrivati fino ad oggi, quasi 400.000 sono entrati nel paese tra il 1948 e il 1951. Gli effetti di questa immigrazione di massa in un breve periodo di tempo possono essere osservati anche con l’aumento della popolazione totale di quegli anni. Entro il 15 maggio 1948, vi erano poco più di 700.000 ebrei in Israele, nel 1951 la cifra arrivo’ a 1.404.400, cioè la popolazione era raddoppiata. L’immigrazione degli ebrei dai paesi arabi in Israele non era un fenomeno del tutto nuovo nel 1948. Gli ebrei erano arrivati in Israele dai paesi arabi già nel 1881, quando un gruppo di oltre 2.000 ebrei yemeniti riusci’ a completare il lungo viaggio in Palestina, un anno prima che iniziassero gli arrivi dall’Europa dell’Est (Bilu). Nel 1948, più di 45.000 ebrei provenienti dai paesi arabi immigro’ in Terra d’Israele.

Stato per Stato
Iraq

Meno di un anno dopo l’indipendenza di Israele, nel 1948, furono adottate misure repressive nei confronti degli ebrei in Iraq. A migliaia furono imprigionati o presi in “custodia protettiva” con l’accusa di “sionismo”. In molti fecero domanda per ottenere i permessi di uscita verso Israele, ma una normativa congelo’ rapidamente i loro conti bancari e fece loro divieto di disporre dei loro beni senza un permesso speciale. Gli emigranti che riuscirono a ottenere i visti di uscita furono autorizzati a prendere solo 50 kg di bagaglio per persona. Poco dopo, fu emesso un decreto che bloccava le proprietà di tutti gli ebrei iracheni che, lasciando il paese, “avevano perduto la loro nazionalità” e le loro proprietà furono vendute in un’asta pubblica. Un anno dopo, furono approvate leggi che limitavano i loro movimenti , nella scuole, negli ospedali e in altre istituzioni pubbliche, e rifiutavano loro i titoli di importazione e di esportazione necessari per le loro attività. Il programma fu così efficace, che entro la metà di luglio 1950 più di 110.000 ebrei iracheni erano registrati per l’emigrazione. La comunità ebraica in Iraq era stata una delle più antiche e più grandi del mondo arabo, e nel 1948 contava 135.000 persone. Oltre 77.000 vivevano nella sola Baghdad, e comprendevano un quarto della popolazione della capitale. La comunità era ricca e prestigiosa, e prima della seconda guerra mondiale, gli ebrei avevano un posto dominante nel commercio di importazione ed occupavano alte posizioni di governo.

La stragrande maggioranza della popolazione si trasferi’ in Israele, a seguito di intense azioni anti-ebraiche che iniziarono con la risoluzione ONU per la spartizione della Palestina nel 1947 e continuarono fino a dopo il cessate il fuoco con Israele, nel 1949. Centinaia furono uccisi e imprigionati nel corso di diversi sommosse anti-ebraiche. I beni degli ebrei confiscati e il sionismo, il desiderio di tornare alla terra di Sion, divento’ un crimine capitale. Gli ebrei furono così costretti a fuggire e a lasciare tutti i loro beni alle spalle. Tra il 1949 e il 1952, 123.371 iracheni furono trasportati direttamente in Israele in quella che divenne nota come “Operazione Ezra e Nehemia”. in pochi rimasero in Iraq e coloro che lo fecero, soprattutto perché non riuscirono a fuggire, furono continuamente minacciati di vessazioni da parte di funzionari locali o a mettersi forzatamente in mostra nelle sinagoghe, da parte del regime di Saddam Hussein.

Yemen

Gli Ebrei avevano cominciato a lasciare lo Yemen nel 1880, quando in circa 2.500 presero la strada per Gerusalemme e Jaffa. Ma fu dopo la prima guerra mondiale, quando lo Yemen divento’ indipendente, che il sentimento antiebraico nel paese rese imperativa l’emigrazione. Leggi antisemite, che erano rimaste in sospeso per anni, furono fatte rivivere, come ad esempio: gli ebrei non erano autorizzati a camminare sui marciapiedi – o a andare a cavallo. In tribunale, la prova di un Ebreo non era accettata contro quella di un musulmano. Gli orfani ebrei dovevano essere convertiti all’Islam, e chi contribuiva a far fuggire questi giovani era messo a morte. Quando un Ebreo emigrava, doveva lasciare tutti i suoi beni. Nonostante ciò, tra il 1923 e il 1945 un totale di 17.000 ebrei yemeniti parti’ ed emigro’ in Eretz Israel. Dopo la seconda guerra mondiale, migliaia di altri ebrei yemeniti avrebbero voluto partire , ma il Libro bianco del Mandato britannico era ancora in vigore e quelli che lasciavano lo Yemen finivano nelle baraccopoli affollate di Aden, dove gravi disordini scoppiarono nel 1947, dopo che gli Stati Uniti Nazioni decisero la partizione. Molti furono uccisi, e il quartiere ebraico fu raso al suolo. Solo nel settembre 1948 che le autorità britanniche a Aden consentirono ai rifugiati di procedere in Israele. Gli egiziani avevano chiuso il canale di Suez e lo Stretto di Tiran alle navi israeliane, così gli immigrati dovettere essere avio-trasportati nella nuova nazione. Nel marzo del 1949, la maggior parte dei rifugiati yemeniti di Aden era stato portato in Israele, attraverso l'”Operazione Tappeto Magico” il ponte aereo drammatico, che porto’ 48.818 ebrei yemeniti in Israele. È un altro esempio dello spostamento di un’intera comunità ebraica dalle sue antiche radici nei paesi arabi. Si stima, ci siano circa 1.000 ebrei in Yemen oggi. Sono tenuti in ostaggio, e in condizioni disastrose e non autorizzati a partire.

Aden

La storia delle moderne persecuzioni antiebraiche in Aden è amara e lunga. Il 2 dicembre 1947, gli arabi proclamarono uno sciopero di solidarietà contro la risoluzione ONU sulla spartizione della Palestina. Più di un centinaio di ebrei furono uccisi, la Sinagoga Grande bruciata, le proprietà ebraiche saccheggiate e distrutte. Tumulti di intensità simile distrussero di nuovo i beni degli ebrei nel 1958, 1965 e 1967. La comunità ebraica di Aden, 8000 persone nel 1948, fu costretta a fuggire. Nel 1959 oltre 3.000 arrivarono in Israele. Molti fuggirono in U.S.A. e Inghilterra. Oggi non ci sono ebrei rimasti a Aden.

Egitto

Il censimento egiziano del 1947 riportava 65.639 abitanti ebrei, molti dei quali impegnati nelle finanze e nelle libere professioni: ingegneri, avvocati, medici e insegnanti. Tuttavia, le stime reali davano cifre più alte, vicine ai 100.000 abitanti. Oggi ci sono solo circa 200 residenti ebrei rimasti in Egitto. Quando l’Egitto si uni’ nel 1948 all’invasione di Israele, promulgo’ anche decreti anti-ebraici, l’adozione di misure severe contro i presunti autori di attività “sioniste”, inclusa la reclusione nei campi di concentramento in Huckstep e nel deserto del Sinai. I beni degli ebrei furono confiscati e centinaia di famiglie furono bandite e diseredate. Case furono bombardate e in molti furono uccisi o feriti. Una folla attacco’ il quartiere ebraico del Cairo, uccidendo un gran numero di ebrei e saccheggiando le loro case e negozi. Dal novembre 1950, più della metà degli ebrei avevano lasciato il paese, e la maggior parte di loro avevano iniziato una nuova vita in Israele. Come gli ebrei iracheni e siriani, quelli d’Egitto erano una comunità prospera e ricca, con un patrimonio stimato in milioni di dollari. Quando furono costretti a sradicarsi, persero tutto. Nel 1956 gli egiziani intrapresero spietate misure economiche e politiche rivolte specificamente agli ebrei. Molti leader della grande comunità egiziana furono arrestati, portati per le strade del Cairo e di Alessandria, e lapidati. Famiglie che avevano risieduto in Egitto per generazioni, ma alle quali non era stata concessa la cittadinanza, furono sfrattate. Solo al 5% degli ebrei d’Egitto fu permesso di diventare cittadini egiziani, gli altri furono “apolidi” – senza cittadinanza, nella terra in cui erano nati. L’ordine del governo a considerare gli ebrei “nemici” fu letto nelle moschee. (Nel 1967, 600 ebrei furono imprigionati, picchiati e detenuti per lunghi periodi senza cibo né acqua.) Sentiamo che gli stessi slogan sono ancora utilizzati nelle moschee oggi, in tutto il Medio Oriente, anche in Israele.

Proprietà e conti bancari furono bloccati, beni privati e commerciali confiscati, le imprese liquidate, e dipendenti ebrei dimessi. I grandi magazzini, le banche e altre imprese di proprietà di Ebrei furono confiscati e presi in consegna, come le scuole ebraiche, i movimenti giovanili, le case di riposo, gli istituti assistenziali, gli ospedali e le sinagoghe. I giudici e gli avvocati furono espulsi dai tribunali, e agli ingegneri, medici e insegnanti fu negato il diritto di praticare. L’egiziana Medical Association obbligo’ la popolazione a non consultare medici ebrei e chirurghi. Queste misure spietate portarono alla fine di una delle comunità più antiche e più prospere in Medio Oriente. L’obiettivo era lo sradicamento degli ebrei da tutto l’Egitto, e in particolare dal Cairo, Alessandria e Porto Said, che era stato fiorenti centri di una vita tollerante e ricca . La metà degli ebrei egiziani emigro’ in Israele, attraverso la Francia o l’Italia, e l’altra metà si disperse in tutto il mondo. Le famiglie si divisero e molti, fino ad allora in salute, morirono di infarto quando si resero conto che le loro ricchezze e proprietà erano state confiscate dal governo, e di essere diventati poveri dalla notte al giorno.

Libia

Gli ebrei di Libia avevano molto sofferto durante gli anni della guerra, con il paese sotto il controllo dell’Asse e molti erano morti nei campi di concentramento di Giado e ad Auschwitz. Nel novembre del 1945, quando sommosse anti-ebraiche scoppiarono nel vicino Egitto, un pogrom ebbe luogo a Tripoli, durante il quale furono uccise 130 persone. Sulla scia di questa violenza, più di 31.000 ebrei partirono per Israele. La comunità ebraica libica, che contava 38.000 persone nel 1948, è un esempio di comunità che scomparve del tutto. Con lo scoppio della sommosse anti-ebraiche, di nuovo nel 1948, la comunità subi’ un’ondata di pogrom crudeli che condussero alla perdita di molte vite e di grandi proprietà. Nel 1951, dopo l’indipendenza della Libia e l’entrata nella Lega Araba, le condizioni peggiorarono. Dopo la fondazione dello Stato di Israele, gli ebrei furono costretti a lasciare in massa. La stragrande maggioranza, 35. 612, emigro’ in Israele, ben 30 mila arrivarono nel 1951. L’emigrazione illegale in Italia inizio’ nel 1949. Intere comunità furono costrette a sradicarsi. Tutta la comunità di Zliten, 604 persone, arrivo’ in Israele nel mese di luglio del 1949. Allo stesso modo, intere comunità della provincia di Tripolitania, tra le antiche città di Garian-Tigrina e Jefren (circa 15.000 persone), arrivarono in Israele nel 1950.

Nel ’60 solo poche centinaia di ebrei erano rimasti in Libia. Con le ostilità maggiori risultanti dalla Guerra dei Sei Giorni, anche loro furono costretti a fuggire, e, come per gli altri paesi arabi, furono costretti a lasciare alle spalle tutti i loro beni. Oggi, la Libia è “Judenrein” – “senza ebrei”.

Siria

Nel 1943, la comunità ebraica della Siria aveva 30.000 membri. Questa popolazione era principalmente distribuita tra Aleppo, 17.000 e Damasco, 11.000. Le sommosse anti-ebraiche, che scoppiarono già nel 1945 e il 1947, portarono alla negazione dei diritti fondamentali degli ebrei. Nel 1945, il governo limito’ l’emigrazione in Israele, e le proprietà ebraiche furono bruciate e saccheggiate. Nel 1949, le banche furono incaricate di bloccare i loro conti e tutti i loro beni furono espropriati. Questa situazione obbligo’ 15.000 ebrei a lasciare la Siria nel 1948; 10.000 emigrarono negli Stati Uniti e altri 5.000 in Israele. Oggi, 4350 ebrei restano in Siria e sono tenuti in ostaggio in condizioni disastrose. 3000 vivono a Damasco, altri 1.000 ad Aleppo e 350 in Kamishli. Agli ebrei rimasti in Siria è negata la libera circolazione o qualsiasi contatto con il mondo esterno. Coloro che hanno la famiglia in Israele sono sempre in pericolo di persecuzione da parte di funzionari locali. Molti leader giovani sono stati torturati e impiccati nel corso degli anni.

Libano

L’emigrazione degli ebrei dal Libano ha seguito un andamento un po’ diverso rispetto a quella da altri paesi arabi, soprattutto a causa del governo arabo-cristiano che ha caratterizzato la struttura politica di questo paese e che ha condotto una politica di relativa tolleranza verso la sua popolazione ebraica . Nonostante le circostanze sostanzialmente positive di cui godono gli ebrei libanesi, anch’essi si sentivano insicuri e decisero di emigrare. La maggior parte verso la Francia, Israele, Italia, Inghilterra e Sud America, e ancora altri in Israele nel 1967. Nel 1974, 1.800 ebrei erano rimasti in Libano, la maggior parte concentrata a Beirut. Oggi, dopo la guerra civile in Libano, il numero è ridotto a circa 150 ebrei.

Operazione tappeto Magico
Marocco

La comunità ebraica del Marocco risale alla distruzione del Primo Tempio, nell’anno 586 aC. Nel 1948, questa comunità antica, la più grande del Nord Africa, contava 265.000 persone. Composta principalmente da uomini d’affari, cambiavalute, artigiani e commercianti, la popolazione ebraica è stata per il 73% urbana e costituiva il 9% della popolazione urbana totale del Marocco. Nel 1947 una grande comunità ebraica esisteva a Casablanca, con più di 86.000 abitanti. Altre città, che avevano grandi popolazioni ebraiche, erano Marrakech, Fes, Meknes e Rabat, comprendenti ciascuno una popolazione di più di 15.000 ebrei, nel 1947. L’immigrazione in Israele inizio’ grazie a piccoli gruppi che arrivarono al momento dell’indipendenza di Israele. Tuttavia, le ondate di immigrazione di massa, che portarono un totale di più di 250.000 ebrei marocchini in Israele, furono decise in seguito alle misure antiebraiche attuate in risposta alla fondazione dello Stato di Israele. Il 4 giugno 1949, tumulti scoppiati nel nord del Marocco, uccisero e ferirono decine di ebrei. Poco dopo, gli ebrei cominciarono ad andarsene. Durante il periodo tra il 1955 e il 1957 , oltre 70.000 ebrei marocchini arrivarono in Israele. Nel 1956 l’emigrazione in Israele fu vietata e nel 1959 le attività sioniste divennero illegali. In questi anni, più di 30.000 ebrei partì per la Francia e le Americhe. Nel 1963, il divieto di emigrazione in Israele fu revocato portando altri 100.000 nel paese. Oggi, la comunità ebraica del Marocco si è ridotta a meno del 10% delle dimensioni originali. Dei 17.000 ebrei che rimangono, due terzi vivono a Casablanca. Dal 1964, 30 tribunali ebraici sono stati chiusi, compreso il Tribunale Rabbinico. Scuole ebraiche esistono ancora, ma molte sono ad amministrazione musulmana. Non c’è stata più alcuna pubblicazione ebraica, in Marocco, dal 1966. In generale, gli ebrei che rimangono in Marocco hanno una vita abbastanza stabile, tuttavia, scoppi occasionali di sentimenti anti-israeliani rendono la vita quotidiana insicura. Alcuni rappresentanti della Knesset israeliana furono invitati a colloqui di pace a Rabat, da re Hassan e bene accolti.

Algeria

Nel 1948 c’erano 140.000 ebrei in Algeria. Prima del 1962 c’erano 60 comunità ebraiche, ciascuna manteneva almeno una sinagoga, un rabbino e dei propri servizi educativi. Durante i tre mesi, tra maggio e luglio del 1962, quasi tutti gli ebrei d’Algeria hanno lasciato il paese, a seguito dell’accordo di Evian, che concesse l’indipendenza all’Algeria. Oggi, rimangono solo 300 ebrei. Durante la lotta per l’indipendenza, sugli ebrei fu fatta pressione affinché abbracciassero la causa nazionalista. Un portavoce del Partito di Liberazione dichiaro’ nel 1960: “Gli ebrei sopporteranno le conseguenze del loro atteggiamento esitante quando l’Algeria sarà posta in essere”. Di conseguenza, 14.000 ebrei emigrarono in Israele e altri 125.000 in Francia, lasciando dietro di sé solo una piccola parte di quello che era uno delle più grandi comunità del Nord Africa. Oggi, i pochi ebrei che rimangono in Algeria non possono mantenere nessuan forma autonoma di organizzazione comune. Sono sotto la supervisione del Segretariato francese del World Jewish Congress. In Algeri, per una comunità che contava 30.000 persone nel 1960, e aveva 12 sinagoghe, una sola sinagoga rimane.


Come per le condizioni degli ebrei in Algeria, l’ascesa del nazionalismo tunisino ha portato alla legislazione antiebraica e nel 1961 ha causato la partenza di un gran numero di ebrei. Nel 1948, la comunità ebraica tunisina contava 105.000 persone, 65.000 vivevano a Tunisi. Nel 1961, la popolazione ebraica totale era scesa a 70.000 e nel 1968 solo 12.000 ebrei erano rimasti. Acute persecuzioni antiebraiche durante la guerra dei Sei Giorni, influenzarono ancora di più le partenze. In quell’anno 7000 ebrei emigrarono in Francia. Gli ebrei della Tunisia costituivano una ricca, prestigiosa comunità, che aveva avuto, una volta, un membro al Parlamento. Il cambiamento che si è verificato nella politica del governo ha generato paura e insicurezza ed alla fine ha causato la maggior parte delle emigrazioni. Più di 50,00 sono emigrati in Israele. Nel 1958, il Consiglio della Comunità Ebraica è stato abolito. Oggi solo 2.000 ebrei restano in Tunisia. QUI

Ma tutto questo Asrawi non lo sa…
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo

Messaggioda Berto » dom feb 07, 2016 8:40 pm

Esodo di massa da Parigi - 120 mila ebrei in fuga dalla Francia. Il piano di Israele per accoglierli
Scuole, case, lavoro, tasse: ecco come Gerusalemme è pronta a far fronte a una nuova “Operazione Mosè”

di Giulio Meotti | 27 Gennaio 2015

http://www.ilfoglio.it/articoli/2015/01 ... e_c312.htm

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu (foto LaPresse)

Roma. Sul tavolo del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ieri è arrivato un documento del Jewish People Policy Institute, l’ente addetto all’immigrazione in Israele affiliato all’Agenzia ebraica. Il dossier contiene il piano dettagliato per accogliere 120 mila ebrei francesi in dieci anni. Un quarto del numero totale di ebrei che oggi vivono in Francia.

Secondo i dirigenti israeliani, Gerusalemme deve essere pronta non solo ad accogliere, ma anche a incentivare la partenza ogni anno di 30 mila ebrei dalla Francia. Quest’anno da Parigi dovrebbero partire in 15 mila, senza che Israele abbia fatto ancora nulla per attrarli. Un picco impressionante, considerando che degli 80 mila ebrei francesi arrivati in Israele dagli anni Settanta a oggi un decimo è arrivato soltanto nel 2014. Ieri è uscito un altro rapporto del ministero della Diaspora israeliano, discusso dal governo, secondo cui “la Francia è oggi la nazione più pericolosa per gli ebrei”. Fra i capi della comunità ebraica francese che lasciano per Israele c’è anche Sammy Ghozlan, il fondatore del Bureau National de Vigilance contre l’Antisémitisme di Parigi.

Il modello che Israele vuole prendere come esempio è quello usato per gli ebrei etiopi, i cosiddetti falasha, e l’“Operazione Mosè”. Nel 1991 due Hercules C-130 e due Boeing 707 israeliani fecero la spola con l’aeroporto di Addis Abeba, e ogni volta ripartivano con alcune centinaia di profughi. L’operazione avvenne nel modo più discreto possibile, in una zona appartata dello scalo aereo. L’intera superstite comunità di ebrei etiopi, 33 mila persone, venne trasferita nel giro di trentasei ore. La differenza con la Francia è che le partenze avverrebbero alla luce del sole.

Benefici fiscali, mutui bassi per l’acquisto di case, posti di lavoro adeguati, scuole capaci di accogliere i figli e località dove il loro inserimento risulterebbe più facile sono alcune delle misure che Israele sta per adottare per far fronte all’emergenza antisemitismo in Francia e all’alyah dall’Europa occidentale. L’immigrazione dalla Francia non è povera come quella dall’Etiopia, sono comunità colte ed emancipate, che potrebbero scegliere di abbandonare Parigi per andare nel Québec, negli Stati Uniti o in Sudamerica. Israele si prepara così ad accoglierli.

Secondo la storica Esther Schely-Newman, gli ebrei francesi sono discendenti da quelli tunisini, marocchini e algerini fuggiti negli anni Cinquanta dal Nordafrica e non si sono mai sentiti davvero parte della Francia. Hanno sempre concepito Parigi come una tappa per Israele. E gli ebrei francesi, con la loro esperienza nella finanza e nel biotech, potrebbero avere su Israele lo stesso effetto rivoluzionario che gli ugonotti fuggiti dalla Francia ebbero su Stati Uniti e Canada nel XVII secolo. Oggi ebrei francesi dominano già l’economia israeliana, come le telecomunicazioni con Michael Golan, la finanza con Julien Assous e le start-up con Jeremie Berrebi.

Dov Maimon, uno dei ricercatori che ha redatto il rapporto governativo, si aspetta l’arrivo di 250 mila ebrei dalla Francia in dieci anni. Equivarrebbe alla metà della popolazione ebraica francese. Gran parte degli ebrei francesi ha scelto la città di Netanya come sua nuova patria. Sul sito internet del municipio è presentata come “la riviera israeliana”.

Non che Netanya non abbia conosciuto terrorismo, anzi. Nel 2002 fu teatro del peggior attentato suicida, con trenta morti nella hall di un albergo. Ma, dicono gli ebrei francesi, almeno in Israele possiamo lottare per non essere sbranati.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo

Messaggioda Berto » lun feb 15, 2016 8:26 pm

…antisemitismo
Anna Foa, storica
(15 febbraio 2016)

http://moked.it/blog/2016/02/15/antisemitismo-28

Un utente di Facebook, un turco residente in Austria, ha postato sotto una foto di Hitler una sua presunta affermazione che diceva: “Avrei potuto sterminare tutti gli ebrei del mondo, ne ho lasciati in vita alcuni perche sapessero perchè li ho uccisi”. Accusato di propaganda antisemita, si è difeso sostenendo di averlo fatto contro la politica di Israele a Gaza. Un giudice di Linz lo ha assolto perchè ha rinvenuto nel post una manifestazione di antisionismo ma non di antisemitismo. Dal 1967 in poi la sovrapposizione tra “sionista” ed “ebreo” ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro sia fra gli ebrei che tra gli antisionisti. Nel momento in cui la Shoah viene attribuita all’odio verso il sionismo, si torna semplicemente a fare dell’antisemitismo puro. Sia da parte dell’autore del post, naturalmente, sia da quella del giudice di Linz. Il che è ancora più grave.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -ebrei.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... a-1870.jpg
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo

Messaggioda Berto » dom feb 28, 2016 7:11 pm

Israele, Hezbollah e la guerra che verrà
Maurizia De Groot Vos
Feb 28, 2016

http://www.rightsreporter.org/israele-h ... -che-verra

Nella più che probabile terza guerra tra Israele ed Hezbollah non ci sarà nulla di paragonabile alla guerra del 2006. Hezbollah dispone di oltre 100.000 missili e razzi in grado di colpire tutto il territorio israeliano, un arsenale che nel 2006 non aveva e che cambia completamente i piani della difesa israeliana.

Parlando con i comandanti militari israeliani la prima cosa che si nota e che lascia in qualche modo basiti è la quasi totale certezza che una terza guerra tra Israele ed Hezbollah è praticamente inevitabile. Non è una minaccia impellente perché per adesso Hezbollah è pesantemente impegnato con gli alleati iraniani in Siria e in Yemen, quindi per ora non ha alcun interesse a impegnarsi in una guerra con Israele, ma la granitica certezza dei vertici militari israeliani è che Hezbollah si stia preparando per un attacco a Israele non appena le condizioni lo consentiranno.

Gli analisti militari e della intelligence israeliana sanno però che questa volta sarà una guerra completamente diversa da quella del 2006. Questa volta gli Hezbollah hanno un arsenale spaventoso costruito praticamente sotto il naso di UNIFIL che invece lo doveva impedire in base alla risoluzione 1701. Si valuta che i missili e i razzi in mano a Hezbollah siano circa 100.000, una potenza di fuoco spaventosa in grado di lanciare 1.200 missili al giorno su tutto il territorio israeliano e di essere operativa in pochissimo tempo.

Le strategie difensive di Israele

Dato per scontato che la guerra che verrà tra Israele ed Hezbollah non avrà nulla di paragonabile a quella durata 33 giorni nell’estate del 2006, la questione principale per i vertici militari israeliani è stabilire come difendere la popolazione israeliana dalla enorme minaccia rappresentata dai missili in mano ad Hezbollah. Per questo il sistema antimissile israeliano è stato ulteriormente potenziato e aggiornato. Il sistema antimissile israeliano può contare su tre sistemi di intercettazione:

Il sistema a corto raggio Iron Dom
Il sistema a corto/medio raggio David’s Sling che sta per entrare in funzione
Il sistema a lungo raggio Arrow

Oltre a questi c’è un quarto sistema in corso di allestimento da parte dei tecnici israeliani in collaborazione con gli Stati Uniti, sistema di cui si conosce pochissimo ma che secondo indiscrezione sarebbe estremamente efficace nella intercettazione di bersagli multipli.

Sempre nella strategia difensiva di Israele rientra anche l’enorme mole di lavoro che sta svolgendo l’intelligence nell’individuare i bersagli da colpire, cioè le batterie di lancio dei missili, i comandi militari di Hezbollah, i nascondigli dei terroristi ecc. ecc. Per dare una idea di quello di cui si sta parlando diciamo solo che nel 2006 i bersagli acquisiti poco prima della guerra erano appena 200 mentre oggi sono già oltre 2.000 in crescita.

Infine parliamo della barriera difensiva che Israele sta costruendo lungo tutto il confine con il Libano. Chiunque viaggi nel nord di Israele non può fare a meno di notare gli scavi in mezzo alle colline e le barriere difensive, l’ultima appena terminata nei pressi del villaggio di Matat, lunga 1.700 metri e alta 10. Il loro scopo è quello di evitare l’infiltrazione dei terroristi di Hezbollah in territorio israeliano (l’unità di Hezbollah deputata a infiltrarsi si chiama Radwan) e dare il tempo all’IDF di preparare un contrattacco.

Come detto in precedenza, nella intelligence e nei vertici militari israeliani c’è una fortissima consapevolezza che un terza guerra con Hezbollah sia inevitabile e non certo per volontà israeliana, si tratta solo di stabile quando e non se ci sarà. L’unica cosa che Israele può fare e studiare il sistema per difendere la propria popolazione visto che UNIFIL, che sarebbe deputata a impedire il riarmo di Hezbollah, non lo fa. Oltre a questo si sta studiando una strategia offensiva di cui però non parliamo ma che dovrebbe in teoria mettere fine definitivamente al pericolo rappresentato da Hezbollah, il maggiore per Israele.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo

Messaggioda Berto » dom feb 28, 2016 7:20 pm

???

Non confondete il governo sionista israeliano con gli ebrei. Non odiate un intero popolo per colpa del suo governo scellerato. Allah non ama gli ingiusti.
"Non vi spinga all'iniquita' l'odio per un certo popolo. Siate equi: l'equità è consona alla devozione" Sacro Corano Sura 5:8


https://www.facebook.com/permalink.php? ... 1221240717

Comenti:

Alberto Pento
Chiedo scusa ma Israele è la terra storica degli ebrei e i sionisti non sono altro che gli ebrei tornati nella lora terra dopo la dispersione o diaspora provocata dalle invasioni violente prima romana e poi arabo islamica. Palestina è il nome che i romani hanno dato ad Israele ed è terra ebraica da almeno 3mila anni; i veri palestinesi sono gli ebrei più che gli invasori arabo mussulmani. Essere antisionisti vuol dire essere antiebrei, antigiudei, antisemiti. La terra degli arabi è l'Arabia e non Israele o l'Egitto o la Spagna o la Turchia o la Libia, o l'Iran o la Tunisia o l'Irak o il kurdistan. Israele o Palestina nei secoli della diaspora non è mai stata senza ebrei e gli ebrei hanno dimostrato un grandissimo amore per la loro terra prima promessa e poi realizzata. W gli ebrei e w la loro terra santa dove possono convivere e prosperare anche i non ebrei che rispettano gli ebrei. Nessuno al mondo merita più degli ebrei la terra israeliana o palestinese. Il governo israeliano è il legittimo governo di quella terra che difende il suo popolo ebraico e i suoi cittadini ebrei, cristiani e mussulmani.

Omar Ieliewa
Mi sa che sei alquanto disinformato:
Non mi dilungo troppo perché ci vorrebbero diversi passaggi ma il governo Sionista israelita non ha niente a che vedere con le popolazioni semite della vecchia terra santa.
I Sionisti sono di origine ashkenazita la cui stessa origine è caucasica per la precisione, cazara.
I semiti ebrei sono rimasti il 10% mentre i sionisti, seguendo il Talmud , scritta da scritta da i nobili ( e nessuna rivelazione divina) con consenso di Nabuccodonosor II, sono il 90 %, non rappresentano in alcun modo le popolazioni della Palestina.

Alberto Pento
Nei lunghi secoli della diaspora ebraica nel mondo, gli ebrei si sono in parte adattati ai vari paesi "ospitanti" mescolandosi anche etnicamente e in certa minima parte l'ebraismo come cultura/tradizione/religione è stato fatto proprio anche da altre piccole comunità etniche come nel caso degli ebrei cinesi o sudanesi. Quindi anche tra gli ebrei cazari e gli ebrei cinesi ed etiopi-sudanesi vi sono i dicendenti degli ebrei della diaspora. Poi durante la guerra arabo-israeliana quasi tutti gli ebrei del mondo "arabo-islamico" sono stati cacciati e hanno trovato rifugio in Israele. E tutti sono ebrei con il cuore che batte per Israele, la terra promessa e sacra degli ebrei. Gerusalemme è ebrea, Abramo è ebreo, Ismaele è figlio dell'ebreo Abramo. La Bibbia è ebraica. Cristo era un ebreo eretico. Tutte le cosidette "rivelazioni divine" sono nulla più che invenzioni degli uomini; anche quella di Maometto.

Omar Ieliewa
Hai ribattuto sul niente facendo uscire la tua arroganza sionista.
Voi avete fatto un patto con Satana e nel Giorno del Giudizio dovrete rispondere dei vostri crimini e delle vostre falsità.


Alberto Pento

L'espulsione in massa degli ebrei dai Paesi arabi
http://veromedioriente.altervista.org/c ... _ebrei.htm

Ixrael na bona democrasia e na granda çeveltà
viewtopic.php?f=197&t=2157


Ebrei aschenaziti, sefarditi, mizrahì, yishuv

Aschenaziti
https://it.wikipedia.org/wiki/Aschenaziti
Gli ebrei aschenaziti (o ashkenaziti), detti anche Ashkenazim (ebraico: sing. אַשְׁכֲּנָזִי, pl. אַשְׁכֲּנָזִים; pronuncia [aʃkənaˈzi], pl. [aʃkənaˈzim]; anche יְהוּדֵי אַשְׁכֲּנָז Yehudei Ashkenaz, "gli ebrei di Ashkenaz"), sono i discendenti delle comunità ebraiche medievali della valle del Reno. Ashkenaz era infatti il nome, in ebraico medievale, della regione franco-tedesca del Reno e Aschenazita significa appunto "tedesco". Nel IX secolo la migrazione di numerosi ebrei dall'Italia Meridionale dà origine a una parte consistente delle numerose comunità Renane.
Probabilmente il termine si riferisce agli Ebrei esteuropei in genere, anche se il riferimento non risulta chiaro e certo (cfr. Jafet), in contrapposizione agli ebrei Sefarditi che risiedono nella parte ovest dell'Europa (da Sefarad, Spagna).
Secondo la Bibbia (Genesi 10:3, 1 Cronache 1:6) Aschenaz era figlio di Gomer e nipote di Jafet, formava un popolo che sin dall'VIII sec a.C. viveva nell'Asia Minore e sulle coste del Mar Nero. Dal III secolo d.C. gli aschenaz dell'Ucraina e della Crimea adottarono la lingua gotica parlata allora nella Scizia e, nel IX secolo, si convertirono al giudaismo, seguendo le leggi del khanato dei Cazari. Sin dall'XI secolo la letteratura rabbinica identificò gli aschenaziti come l'insieme di popoli professanti religione giudaica e parlanti la lingua Yiddish, affine al tedesco, che vivevano in Europa centrorientale, unendo gli ebrei della diaspora che formarono comunità nelle regioni della Renania e Palatinato nel Sacro Romano Impero, che si erano formate con l'arrivo, fra la fine del settimo secolo e l'inizio del nono, dell'ultima ondata di ebrei che lasciavano la Palestina a causa della proibizione di lavorare la terra, loro imposta dagli Arabi, coi discendenti degli aschenaziti che vivevano nei regni orientali slavi di Russia, Polonia e Lituania. In epoche successive, molti di essi emigrarono, formando, oltre alle comunità già esistenti in Germania e in Francia orientale, altre comunità in Boemia, Italia settentrionale, Paesi Bassi, Ungheria, Polonia, Russia, Ucraina ed altri paesi dell'Europa orientale. Per tale motivo la parola aschenazita è per molti sinonimo di ebreo orientale, ovvero d'ebreo del nord est d'Europa. A cavallo degli ultimi due secoli si registrò un'ingente emigrazione aschenazita negli Stati Uniti d'America.

Sefarditi
https://it.wikipedia.org/wiki/Sefarditi
Erano detti sefarditi (dall'ebraico ספרד - Sefarad, "Spagna") gli ebrei abitanti la penisola iberica.
Nel Tanakh, l'insieme dei libri che compongono la bibbia ebraica, nel libro di Ovadia, (Haftarah di Vayishlach) e solo qui in tutto il Tanakh, troviamo il termine Sepharad per indicare una non meglio identificata città vicino-orientale. Tale luogo è tuttora dibattuto, ma "Sefaràd" fu identificata da ebrei successivi come la penisola iberica e ancora significa "Spagna" o "spagnolo" in ebraico moderno e proviene appunto da Sefarad. Si riferisce quindi ai discendenti di coloni ebrei originari del Vicino Oriente, che vivevano nella penisola iberica fino al momento dell'Inquisizione spagnola; si può anche riferire a coloro che usano lo stile sefardita nella loro liturgia, o si definiscono sefarditi per le tradizioni e usanze che mantengono, provenienti dal periodo iberico: in base a ciò, il termine ebreo sefardita indica la persona che segue la Halakhah sefardita.
...
Agli inizi, si stabilì una distinzione tra il rituale babilonese e quello usato in Palestina, poiché questi erano i due centri principali di autorità religiosa: non esiste un testo completo del rito palestinese, sebbene alcuni frammenti siano stati rinvenuti nella Geniza del Cairo.
Alcuni studiosi affermano che gli ebrei aschenaziti siano gli eredi delle tradizioni religiose delle grandi accademie talmudiche babilonesi e che gli ebrei sefarditi siano i discendenti di coloro che originariamente seguirono le tradizioni giudee e galilee. Altri, come il rabbino tedesco Leopold Zunz (Yom Tov Lipmann Tzuntz) (1794–1886), sostengono l'esatto opposto. Per considerare la questione in maniera imparziale, si deve enfatizzare che le liturgie ebraiche osservate oggi nel mondo sono sostanzialmente "babilonesi", con un esiguo numero di tradizioni palestinesi sopravvissute al processo di standardizzazione: nell'elenco di differenze conservate dai tempi dei Geonim, la maggior parte delle tradizioni identificate come palestinesi sono ora obsolete. Entro il XII secolo, quale risultato degli sforzi dei leader babilonesi come il Gaon Yehudai e Pirqoi ben Baboi, le comunità della Palestina e quelle della Diaspora ebraica (vedi per es. quella di Qayrawan) che storicamente seguivano gli usi palestinesi, avevano adottato le regolamentazioni babilonesi in quasi tutti i rispetti e l'autorità babilonesi veniva riconosciuta da tutti gli ebrei del mondo arabo.

Mizrahì
https://it.wikipedia.org/wiki/Mizrah%C3%AC
I mizrahì o mizrahìm (dall'ebraico misrach, "oriente") o le adot hamizrah (le comunità dell'Oriente) sono gli ebrei orientali provenienti dai paesi del mondo arabo (Iraq, Marocco, Tunisia, Libia, Egitto, Siria, Yemen ecc.); fra le adot hamizrah sono inclusi anche gli ebrei persiani, curdi, georgiani, di montagna, baghdadini, dell'India e di Bukhara.
Gli ebrei orientali considerano il loro culto "originale", primigenio, perché si ritengono discendenti di quegli ebrei che subirono la deportazione e l'esilio babilonese.
Le loro comunità si sono poi arricchite con gli ebrei della diaspora, con la distruzione del Tempio operata dai romani nel 70 d.C. prima, e poi con la cacciata dei sefarditi dalla Spagna nel 1492 ad opera dei Re Cattolici.
Dal punto di vista del rito religioso, gli ebrei orientali si riconoscono oggi come "di rito sefardita". Questo rito in Israele è diretto dal Rishon Letzion, il gran rabbino cosiddetto "sefardita".
L'utilizzo attuale del termine ebreo orientale, o mizrahì, è di origine recente perché è stato adottato agli inizi degli anni novanta da attivisti israeliani appartenenti a questo ramo del popolo ebraico.
In precedenza i mizrahì identificavano sé stessi in base al paese di provenienza (cioè "ebrei iracheni", "ebrei persiani", ecc.); mentre da altri venivano confusi a causa del rito sefardita in sinagoga.


Dalla genetica l’origine degli Ebrei Ashkenaziti
http://www.unipv.eu/site/home/area-stam ... 10106.html

Un nuovo articolo pubblicato sull’autorevole rivista internazionale “Nature Communications” sostiene di aver risolto la questione dell’origine degli Ebrei Ashkenaziti. L’analisi di campioni di DNA ha, infatti, dimostrato che per quanto riguarda le linee genetiche di origine materna, quelle degli Ashkenaziti deriverebbero in gran parte non dal Medio Oriente, ma dall’Europa meridionale e occidentale.
L’origine Europea delle linee materne degli Ebrei Ashkenaziti.

Non esistono ancora risposte certe riguardo l’origine degli Ashkenaziti, gli Ebrei dell’Europa centrale e orientale. Una scuola di pensiero sostiene che i loro antenati siano migrati in Europa dalla Palestina nel primo secolo d.C., dopo la distruzione del Secondo Tempio da parte dei Romani, e che solo successivamente possano esser andati incontro a matrimoni misti con Europei. Uno scenario alternativo prevede che gli Ashkenaziti siano di origine europea, cioè che siano costituiti principalmente da Europei convertiti alla religione ebraica, specialmente in Italia. Infine, un’ulteriore ipotesi sostiene che potrebbero essere discendenti dell’impero Cazaro, i cui sovrani si convertirono all’ebraismo nell'8°-10° secolo d.C.

L’Archeogenetica, una disciplina che associa dati genetici a studi storici e preistorici, ha dato un contributo significativo nel risolvere tale disputa. I dati relativi al cromosoma Y (trasmesso dal padre ai soli figli maschi) sembrano confermare l’ipotesi a sostegno di un’origine delle linee paterne nel Vicino Oriente. La controparte femminile del DNA mitocondriale, che viene trasmesso esclusivamente dalla madre a tutti i figli, ha finora fornito dati di più difficile interpretazione. Tuttavia, nel caso specifico, l’analisi di questo strumento genetico è di fondamentale importanza, dato che l'affiliazione religiosa all'Ebraismo per via materna vige almeno dal 200 d.C..

Una nuova ricerca internazionale a cui hanno contribuito le Università italiane di Pavia (Dott.ssa Anna Olivieri e Dott. Ugo A. Perego del Dip. di Biologia e Biotecnologie “L. Spallanzani”) e Perugia (Dott. Alessandro Achilli del Dip. di Chimica, Biologia e Biotecnologie) si è occupata della questione dell’origine degli Ebrei Ashkenaziti analizzando un gran numero di genomi mitocondriali completi (ossia l’intera sequenza di 16,569 paia di basi) appartenenti a popolazioni attualmente distribuite in Europa, Caucaso e Medio Oriente. Nella maggior parte dei casi, le linee mitocondriali degli Ebrei Ashkenaziti sono risultate più strettamente correlate a quelle dell’Europa occidentale e si è potuto dimostrare che tali linee erano già presenti in Europa diverse migliaia di anni fa.

Questo implica che gli uomini di origine ebraica che migrarono in Europa dalla Palestina circa 2000 anni fa presero spesso in moglie donne Europee incontrate prima nella zona mediterranea – specialmente in Italia – e successivamente in Europa centrale e occidentale. In pratica, durante le prime fasi della Diaspora, si verificarono molti casi di conversione all’ebraismo tra le popolazioni Europee, ma riguardavano il più delle volte donne. In conclusione, le linee di discendenza femminili degli ebrei Ashkenaziti non si sarebbero originate in Palestina o nell’impero Cazaro, ma in Europa meridionale e occidentale.

“Questi risultati genetici”, dice la Dott.ssa Olivieri, “forniscono alcune risposte convincenti alla questione dell’origine degli Ebrei Ashkenaziti, dopo decenni e decenni di dibattiti che hanno coinvolto le più svariate discipline scientifiche e umanistiche”. “Aver identificato un'origine europea delle più comuni linee materne degli Ashkenaziti”, conclude il Dott. Achilli, “è un risultato molto significativo nell'ambito di una ricerca più ampia volta a decifrare l'origine e a ricostruire la storia di molte, se non tutte, le popolazioni umane,”.

“A substantial prehistoric European ancestry amongst Ashkenazi maternal lineages”, di Marta D. Costa, Joana B. Pereira, Maria Pala, Veronica Fernandes, Anna Olivieri, Alessandro Achilli, Ugo A. Perego, Sergei Rychkov, Oksana Naumova, Jiri Hatina, Scott R. Woodward, Ken Khong Eng, Vincent Macaulay, Martin Carr, Pedro Soares, Luısa Pereira & Martin B. Richards è pubblicato sulla rivista Nature Communications 4:2543, DOI: 10.1038/ncomms3543, http://www.nature.com/naturecommunications


Yishuv
https://it.wikipedia.org/wiki/Yishuv
L'Yishuv (in ebraico: ישוב, letteralmente "insediamento") o Ha-Yishuv (lo Yishuv, in ebraico: הישוב, oppure הישוב היהודי בארץ ישראל, Hayishuv Hayehudi b'Eretz Yisrael ("L'insediamento ebraico in terra d'Israele"), era un gruppo etnico vicino-orientale ebraico costituito da gruppi di coloni ebrei che, al principio del XX secolo, ben prima della costituzione dello Stato di Israele e comunque prima della prima Aliyah, vivevano di agricoltura intorno a Eretz Israel (Terra Santa in Palestina). I diversi termini nacquero per distinguere gli ebrei già presenti sul territorio da quelli arrivati con l'immigrazione del 1882, ed oggi sono usati ad indicare la popolazione ebraica presente sul territorio prima della creazione dello Stato di Israele.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo

Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 9:32 am

Insediamenti de cołoni 'xraełiani en Cixjordagna

https://it.wikipedia.org/wiki/Insediamenti_israeliani

Gli insediamenti israeliani sono comunità abitate da israeliani nei territori palestinesi occupati nel corso della guerra dei sei giorni del 1967. Tutti gli insediamenti sono attualmente presenti in Cisgiordania - che è parzialmente sotto amministrazione militare da parte d'Israele e parzialmente sotto il controllo dell'Autorità Nazionale Palestinese - e sulle Alture del Golan, che sono sotto amministrazione civile israeliana.
La politica d'Israele nei confronti di questi insediamenti ha oscillato dalla promozione attiva allo sgombero con la forza, e la loro perdurante esistenza e status giuridico, fin dagli anni settanta è uno dei problemi maggiormente dibattuti che ostacola un concreto superamento del conflitto che contrappone da quasi settant'anni Israele e i palestinesi.

La definizione abbraccia talora comunità nel territorio conquistato nel 1967 da Israele, che è da quel momento in poi passato sotto l'autorità del codice civile israeliano, della sua amministrazione e della sua giurisdizione. Ciò riguarda:
Gerusalemme Est, che è incorporata all'interno dei confini della municipalità di Gerusalemme, malgrado questa annessione non sia riconosciuta de jure da gran parte della comunità internazionale.
Le Alture del Golan, in cui il governo militare è stato revocato nel 1981 e che sono soggette all'autorità del codice civile israeliano, alla sua amministrazione e alla sua giurisdizione grazie alla Legge sulle Alture del Golan (Golan Heights Law).
Ulteriori diciotto insediamenti erano presenti nella Penisola del Sinai, ventuno nella Striscia di Gaza e quattro nella cosiddetta Samaria settentrionale (regione della Cisgiordania). Essi furono fatti evacuare dai suoi abitanti dalle autorità di governo israeliana nel 1982 (Sinai) e nel 2005.

Tutti i maggiori organismi internazionali, inclusi il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia, l'Unione europea, Amnesty International e la Human Rights Watch, oltre a numerosi studiosi ed esperti hanno qualificato gli insediamenti come una violazione del diritto internazionale. Secondo il diritto, le colonie di popolamento sono illegali. La Corte internazionale di giustizia ha confermato l'illegalità degli insediamenti israeliani, che violano l'art. 49.6 della Quarta Convenzione di Ginevra: «La potenza occupante non potrà mai procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della propria popolazione civile sul territorio da essa occupato»
In più, l'art. 8.2,b,VIII dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale definisce «il trasferimento, diretto o indiretto, da parte di una potenza occupante, di una parte della propria popolazione civile, sul territorio da essa occupato» come un crimine di guerra. Israele non ha ratificato lo Statuto.
Senza distinguere tra insediamenti nuovi o ripristinati (Hebron o Gush Etzion), il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l'Assemblea generale delle Nazioni Unite hanno condannato più volte Israele per la costruzione e l'ampliamento delle colonie.
Nonostante le condanne ricevute, Israele afferma che la costruzione sarebbe legale in base al diritto internazionale, poiché lo Stato di Israele nega che ci sia occupazione di territorio. A questo proposito si fa notare che la Corte suprema di Israele ha sentenziato nel giugno 2005 che né la Cisgiordania né Gaza fanno parte del territorio nazionale. ??? Sensa fonte ???
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2016 11:28 pm

Ebrei antisionisti
viewtopic.php?f=197&t=2240
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Ebraismo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti

cron