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Bergoglio contro la dignità del buon sovranismo democratico e popolare e a favore della dignità del suprematismo islamico o nazi maomettanoTutte le demenzialità e le incoerenze di un uomo scriteriato (sinistrato e politicamente corretto) che non sa più dove stia il bene e dove il male, che ci fa tanto del male e che non merita il mio rispetto.viewtopic.php?f=199&t=2933 https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6636654604
Papa Francesco: “Il sovranismo mi spaventa, porta alle guerre”Domenico Agasso jr
9 agosto 2019
https://www.lastampa.it/vatican-insider ... .37325868/CITTÀ DEL VATICANO. Il Papa apre la porta puntuale alle 10,30, con il suo sorriso gentile. Entra in una delle stanze che usa per ricevere la gente, arredata con l’essenziale, senza distrazioni o lussi, solo un crocifisso appeso alla parete. Siamo arrivati dall’ingresso del Perugino, il più vicino a Casa Santa Marta. Scenario abituale: qualche tonaca, gendarmi e guardie svizzere. Sullo sfondo, il Cupolone di San Pietro. In Vaticano il solito tran tran è rallentato dall’afa e dal clima vacanziero. Per Papa Francesco non è un giorno qualunque: è il 6 agosto, 41° anniversario della morte di san Paolo VI, pontefice a cui è particolarmente affezionato: «In questa giornata cerco sempre un momento per scendere nelle Grotte sotto la Basilica – rivelerà – e sostare, da solo, in preghiera e silenzio davanti alla sua tomba. Mi fa bene al cuore». I convenevoli durano poco, in un attimo siamo nel pieno della conversazione.
Francesco è allegro e rilassato. E concentrato. Impressiona la sua capacità di ascolto. Guarda sempre negli occhi. Mai l’orologio. Si prende le pause necessarie prima di esprimere un pensiero delicato. Parla di Europa, Amazzonia e ambiente. Il colloquio è intenso e senza interruzioni. Il Papa non beve neanche un sorso d’acqua. Glielo facciamo notare, lui scuote le spalle e risponde, sorridendo: «Non sono l’unico che non ha bevuto».
Santità, Lei ha auspicato che «l’Europa torni a essere il sogno dei Padri Fondatori». Che cosa si aspetta?
«L’Europa non può e non deve sciogliersi. È un’unità storica e culturale oltre che geografica. Il sogno dei Padri Fondatori ha avuto consistenza perché è stata un’attuazione di questa unità. Ora non si deve perdere questo patrimonio».
Come la vede oggi?
«Si è indebolita con gli anni, anche a causa di alcuni problemi di amministrazione, di dissidi interni. Ma bisogna salvarla. Dopo le elezioni, spero che inizi un processo di rilancio e che vada avanti senza interruzioni».
È contento della designazione di una donna alla carica di presidente della Commissione europea?
«Sì. Anche perché una donna può essere adatta a ravvivare la forza dei Padri Fondatori. Le donne hanno la capacità di accomunare, di unire».
Quali sono le sfide principali?
«Una su tutte: il dialogo. Fra le parti, fra gli uomini. Il meccanismo mentale deve essere “prima l’Europa, poi ciascuno di noi”. Il “ciascuno di noi” non è secondario, è importante, ma conta più l’Europa. Nell’Unione europea ci si deve parlare, confrontare, conoscere. Invece a volte si vedono solo monologhi di compromesso. No: occorre anche l’ascolto».
Che cosa serve per il dialogo?
«Bisogna partire dalla propria identità».
Ecco, le identità: quanto contano? Se si esagera con la difesa delle identità non si rischia l’isolamento? Come si risponde alle identità che generano estremismi?
«Le faccio l’esempio del dialogo ecumenico: io non posso fare ecumenismo se non partendo dal mio essere cattolico, e l’altro che fa ecumenismo con me deve farlo da protestante, ortodosso… La propria identità non si negozia, si integra. Il problema delle esagerazioni è che si chiude la propria identità, non ci si apre. L’identità è una ricchezza - culturale, nazionale, storica, artistica – e ogni paese ha la propria, ma va integrata col dialogo. Questo è decisivo: dalla propria identità occorre aprirsi al dialogo per ricevere dalle identità degli altri qualcosa di più grande. Mai dimenticare che il tutto è superiore alla parte. La globalizzazione, l’unità non va concepita come una sfera, ma come un poliedro: ogni popolo conserva la propria identità nell’unità con gli altri».
Quali i pericoli dai sovranismi?
«Il sovranismo è un atteggiamento di isolamento. Sono preoccupato perché si sentono discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934. “Prima noi. Noi… noi…”: sono pensieri che fanno paura. Il sovranismo è chiusura. Un paese deve essere sovrano, ma non chiuso. La sovranità va difesa, ma vanno protetti e promossi anche i rapporti con gli altri paesi, con la Comunità europea. Il sovranismo è un’esagerazione che finisce male sempre: porta alle guerre».
E i populismi?
«Stesso discorso. All’inizio faticavo a comprenderlo perché studiando Teologia ho approfondito il popolarismo, cioè la cultura del popolo: ma una cosa è che il popolo si esprima, un’altra è imporre al popolo l’atteggiamento populista. Il popolo è sovrano (ha un modo di pensare, di esprimersi e di sentire, di valutare), invece i populismi ci portano a sovranismi: quel suffisso, “ismi”, non fa mai bene».
Qual è la via da percorrere sul tema migranti?
«Innanzitutto, mai tralasciare il diritto più importante di tutti: quello alla vita. Gli immigrati arrivano soprattutto per fuggire dalla guerra o dalla fame, dal Medio Oriente e dall’Africa. Sulla guerra, dobbiamo impegnarci e lottare per la pace. La fame riguarda principalmente l’Africa. Il continente africano è vittima di una maledizione crudele: nell’immaginario collettivo sembra che vada sfruttato. Invece una parte della soluzione è investire lì per aiutare a risolvere i loro problemi e fermare così i flussi migratori».
Ma dal momento che arrivano da noi come bisogna comportarsi?
«Vanno seguiti dei criteri. Primo: ricevere, che è anche un compito cristiano, evangelico. Le porte vanno aperte, non chiuse. Secondo: accompagnare. Terzo: promuovere. Quarto integrare. Allo stesso tempo, i governi devono pensare e agire con prudenza, che è una virtù di governo. Chi amministra è chiamato a ragionare su quanti migranti si possono accogliere».
E se il numero è superiore alle possibilità di accoglienza?
«La situazione può essere risolta attraverso il dialogo con gli altri Paesi. Ci sono Stati che hanno bisogno di gente, penso all’agricoltura. Ho visto che recentemente di fronte a un’emergenza qualcosa del genere è successo: questo mi dà speranza. E poi, sa che cosa servirebbe anche?».
Che cosa?
«Creatività. Per esempio, mi hanno raccontato che in un paese europeo ci sono cittadine semivuote a causa del calo demografico: si potrebbero trasferire lì alcune comunità di migranti, che tra l’altro sarebbero in grado di ravvivare l’economia della zona».
Su quali valori comuni occorre basare il rilancio dell’Ue? L’Europa ha ancora bisogno del cristianesimo? E in questo contesto gli ortodossi che ruolo hanno?
«Il punto di partenza e di ripartenza sono i valori umani, della persona umana. Insieme ai valori cristiani: l’Europa ha radici umane e cristiane, è la storia che lo racconta. E quando dico questo, non separo cattolici, ortodossi e protestanti. Gli ortodossi hanno un ruolo preziosissimo per l’Europa. Abbiamo tutti gli stessi valori fondanti».
Attraversiamo idealmente l’Oceano e pensiamo al Sudamerica. Perché ha convocato in Vaticano, a ottobre, un Sinodo sull’Amazzonia?
«È “figlio” della “Laudato si’”. Chi non l’ha letta non capirà mai il Sinodo sull’Amazzonia. La Laudato si’ non è un’enciclica verde, è un’enciclica sociale, che si basa su una realtà “verde”, la custodia del Creato».
C’è qualche episodio per Lei significativo?
«Alcuni mesi fa sette pescatori mi hanno detto: “Negli ultimi mesi abbiamo raccolto 6 tonnellate di plastica”. L’altro giorno ho letto di un ghiacciaio enorme in Islanda che si è sciolto quasi del tutto: gli hanno costruito un monumento funebre. Con l’incendio della Siberia alcuni ghiacciai della Groenlandia si sono sciolti, a tonnellate. La gente di un paese del Pacifico si sta spostando perché fra vent’anni l’isola su cui vive non ci sarà più. Ma il dato che mi ha sconvolto di più è ancora un altro».
Quale?
«L’Overshoot Day: il 29 luglio abbiamo esaurito tutte le risorse rigenerabili del 2019. Dal 30 luglio abbiamo iniziato a consumare più risorse di quelle che il Pianeta riesce a rigenerare in un anno. È gravissimo. È una situazione di emergenza mondiale. E il nostro sarà un Sinodo di urgenza. Attenzione però: un Sinodo non è una riunione di scienziati o di politici. Non è un Parlamento: è un’altra cosa. Nasce dalla Chiesa e avrà missione e dimensione evangelizzatrici. Sarà un lavoro di comunione guidato dallo Spirito Santo».
Ma perché concentrarsi sull’Amazzonia?
«È un luogo rappresentativo e decisivo. Insieme agli oceani contribuisce in maniera determinante alla sopravvivenza del pianeta. Gran parte dell’ossigeno che respiriamo arriva da lì. Ecco perché la deforestazione significa uccidere l’umanità. E poi l’Amazzonia coinvolge nove Stati, dunque non riguarda una sola nazione. E penso alla ricchezza della biodiversità amazzonica, vegetale e animale: è meravigliosa».
Al Sinodo si discuterà anche la possibilità di ordinare dei «viri probati», uomini anziani e sposati che possano rimediare alla carenza di clero. Sarà uno dei temi principali?
«Assolutamente no: è semplicemente un numero dell’Instrumentum Laboris (il documento di lavoro, ndr). L’importante saranno i ministeri dell’evangelizzazione e i diversi modi di evangelizzare».
Quali sono gli ostacoli alla salvaguardia dell’Amazzonia?
«La minaccia della vita delle popolazioni e del territorio deriva da interessi economici e politici dei settori dominanti della società».
Dunque come deve comportarsi la politica?
«Eliminare le proprie connivenze e corruzioni. Deve assumersi responsabilità concrete, per esempio sul tema delle miniere a cielo aperto, che avvelenano l’acqua provocando tante malattie. Poi c’è la questione dei fertilizzanti».
Santità, che cosa teme più di tutto per il nostro Pianeta?
«La scomparsa delle biodiversità. Nuove malattie letali. Una deriva e una devastazione della natura che potranno portare alla morte dell’umanità».
Intravede una qualche presa di coscienza sul tema ambiente e cambiamento climatico?
«Sì, in particolare nei movimenti di giovani ecologisti, come quello guidato da Greta Thunberg, “Fridays for future”. Ho visto un loro cartello che mi ha colpito: “Il futuro siamo noi!”».
La nostra condotta quotidiana - raccolta differenziata, l’attenzione a non sprecare l’acqua in casa - può incidere o è insufficiente per contrastare il fenomeno?
«Incide eccome, perché si tratta di azioni concrete. E poi, soprattutto, crea e diffonde la cultura di non sporcare il creato».
Papa Francesco contro i sovranisti: parla con Orban ma manda messaggi a Salvini Il Riformista - Piero Sansonetti
15 Settembre 2021
https://www.ilriformista.it/papa-france ... ni-247704/Il Papa, nel suo viaggio in Ungheria e in Slovacchia, ha dato scandalo. Ha scelto di sfidare il senso comune. Non solo perché è andato in urto frontale con le idee sovraniste e nazionaliste, soprattutto con quelle del premier ungherese Viktor Orban. Spezzando una lancia a favore dei migranti, dei detenuti e dei rom. Ma anche perché ha ammonito a non usare i simboli cristiani, come la croce, per ragioni politiche, sostenendo poi idee che con la cristianità, e quindi con l’accoglienza, non hanno nulla a che fare. Bergoglio ha detto che non ha senso mostrare la croce e poi chiedere che si alzino muri contro gli stranieri.
Difficile dire se volesse riferirsi direttamente a Matteo Salvini, che spesso ha usato il rosario in campagna elettorale per rivolgersi all’elettorato cristiano, e poi ha condotto le sue battaglie per frenare l’immigrazione e l’integrazione. Certo le sue parole, e i suoi precisi riferimenti, autorizzano questa interpretazione. «La croce – ha detto – non sia mai un simbolo politico, non è una bandiera da innalzare, il crocifisso non è un mero oggetto di devozione, vedendo poi gli altri come nemici». Il Papa è andato al cuore della questione che più lo interessava in questo viaggio. Parlando della necessità di accogliere i migranti e dedicando una parte importante del suo discorso al mondo dei fratelli detenuti. E infine rivolgendosi direttamente ai rom e scagliandosi contro i pregiudizi che si alimentano ingiustamente nei loro confronti da parte del mondo no-rom. «Care sorelle e fratelli rom, troppe volte siete stati oggetto di preconcetti e di giudizi impietosi, di stereotipi discriminatori, di parole e gesti diffamatori. Con ciò tutti siamo diventati più poveri, poveri di umanità».
Tornando sul problema immigrazione il papa ha detto che «c’è bisogno di scelte lungimiranti, per il bene soprattutto dei bambini, cioè del futuro. Scelte che non ricerchino il consenso immediato ma guardino all’avvenire di tutti». Subito dopo ha ringraziato le persone che si dedicano all’accoglienza, anche a costo di sacrifici personali, e «rischiano di ricevere incomprensione, critiche e ingratitudine» da parte del mondo dei benpensanti, e anche di settori della stessa Chiesa. «Non abbiate paura di uscire incontro a chi è emarginato – ha detto – vi accorgerete che state uscendo incontro a Gesù. Egli vi attende là dove c’è fragilità, non comodità. Dove c’è servizio, non potere. Dove c’è da incarnarsi, non da compiacersi. Lì c’è lui».
Possiamo anche fingere che quello del papa sia stato un discorso di interesse puramente ecclesiastico, visto che Bergoglio lo ha pronunciato durante un’omelia in Slovacchia. Però è chiaro che non è così. Il Papa ha sfidato in modo coraggioso e anche spavaldo le idee della maggioranza dell’opinione pubblica. Anche, probabilmente, della maggioranza della sua Chiesa. E ha detto in modo chiaro che lui questa trincea non la abbandona.
Resterà solo? Resterà con a fianco un gruppetto piccolo di sostenitori credenti o non credenti? È probabile che sia così. Spesso succede che le grandi battaglie di civiltà siano condotte da piccole minoranze. A noi queste minoranze piacciono.
L’Europa si salva col dialogo, di Jorge BergoglioL’Europa? «Bisogna salvarla», non si deve perdere il «patrimonio» di unità scaturito dal «sogno dei padri fondatori». È il futuro dell’Europa, il punto di partenza dell’intervista rilasciata da Papa Francesco a Domenico Agasso, vaticanista de «La Stampa»…
Paolo Iacovelli
10/08/2019
https://www.cercasiunfine.it/meditando/ ... -bergoglioÈ il «dialogo», secondo il Papa, la sfida principale da affrontare nel continente europeo. Analizzando le prospettive che si aprono dopo le recenti elezioni, l’analisi di Francesco va dritto al cuore della questione, all’urgenza più immediata: «L’Europa non può e non deve sciogliersi. È un’unità storica e culturale oltre che geografica». Certo, aggiunge, «si è indebolita negli anni, anche a causa di alcuni problemi di amministrazione, di dissidi interni. Ma bisogna salvarla». E — sottolineando come positiva la designazione di Ursula von der Leyen alla carica di presidente della Commissione europea («Le donne hanno la capacità di accomunare, di unire») — offre subito una via da percorrere, quella del «dialogo». Un dialogo dove prevalga il meccanismo mentale del «prima l’Europa, poi ciascuno di noi». Un dialogo, soprattutto, che non può fare a meno della dimensione dell’«ascolto»: nell’Unione europea, spiega infatti, «ci si deve parlare, confrontare, conoscere. Invece a volte si vedono solo monologhi di compromesso».
A tale riguardo, il Pontefice precisa che punto partenza sono i «valori umani» e i «valori cristiani», perché «l’Europa ha radici umane e cristiane, è la storia che lo racconta. E quando dico questo, non separo cattolici, ortodossi e protestanti». Punto di partenza, aggiunge, deve essere la consapevolezza della propria «identità». Un’identità che, lungi dall’essere motivo di chiusura, «è una ricchezza — culturale, nazionale, storica, artistica — e ogni Paese ha la propria, ma va integrata col dialogo. Questo è decisivo: dalla propria identità occorre aprirsi al dialogo per ricevere dalle identità degli altri qualcosa di più grande». Il problema, spiega, sono le esagerazioni per le quali ci si chiude nella propria identità.
Si inserisce a questo punto, il tema quanto mai attuale dei sovranismi e dei populismi: «Il sovranismo — risponde Francesco all’interlocutore — è un atteggiamento di isolamento», e aggiunge: «Il sovranismo è chiusura. Un Paese deve essere sovrano, ma non chiuso. La sovranità va difesa, ma vanno protetti e promossi anche i rapporti con gli altri Paesi, con la Comunità europea. Il sovranismo è un’esagerazione che finisce male sempre: porta alle guerre». E lo stesso discorso, dice, vale per i «populismi» che sono da distinguere rispetto alla valorizzazione della cultura del popolo: «Una cosa è che il popolo si esprima, un’altra è imporre al popolo l’atteggiamento populista. Il popolo è sovrano (ha un modo di pensare, di esprimersi e di sentire, di valutare), invece i populismi ci portano a sovranismi: quel suffisso, “ismi”, non fa mai bene».
Ogni considerazione viene ricondotta all’importanza di avere uno sguardo più ampio: perché «il tutto è superiore alla parte. La globalizzazione, l’unità non va concepita come una sfera — dice riprendendo un’immagine a lui cara — ma come un poliedro: ogni popolo conserva la propria identità nell’unità con gli altri».
Un’idea alla quale non è estraneo anche il doloroso tema della gestione dei flussi migratori. «Innanzitutto — dice il Papa — mai tralasciare il diritto più importante di tutti: quello alla vita» e ricordare le condizioni di guerra e di fame da cui provengono le persone che fuggono dal Medio Oriente e dall’Africa. E rilancia i “quattro verbi dell’accoglienza”: «ricevere», «accompagnare», «promuovere», «integrare». Aggiungendo che, allo stesso tempo, «i governi devono pensare e agire con prudenza», perché «chi amministra è chiamato a ragionare su quanti migranti si possono accogliere».
Anche qui, sottolinea Francesco, la possibile soluzione viene offerta dal «dialogo», quello tra i Paesi che possono mettere a confronto le diverse necessità e anche trovare slancio nella loro azione da una buona dose di «creatività»: «Mi hanno raccontato — dice Francesco — che in un Paese europeo ci sono cittadine semivuote a causa del calo demografico: si potrebbero trasferire lì alcune comunità di migranti, che tra l’altro sarebbero in grado di ravvivare l’economia della zona».
Un dialogo che può sostenere anche il confronto con un altro grande tema che preoccupa il Pontefice, quello dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze. Un tema che non potrà non sollevarsi anche durante il prossimo Sinodo sull’Amazzonia. Un sinodo, afferma il Papa, «“figlio” della Laudato si’» che, sottolinea, «non è un’enciclica verde, è un’enciclica sociale, che si basa su una realtà “verde”, la custodia del Creato». Francesco si dice sconvolto dal fatto che lo scorso 29 luglio, il cosiddetto Overshoot Day, l’umanità abbia «esaurito tutte le risorse rigenerabili del 2019. Dal 30 luglio abbiamo iniziato a consumare più risorse di quelle che il pianeta riesce a rigenerare in un anno. È gravissimo».
E questo, considerando anche lo scioglimento dei ghiacciai, gli incendi in Siberia, l’incontrollato aumento dei rifiuti di plastica. Siamo, ribadisce, di fronte a una «situazione di emergenza mondiale» e, anche per questo, il Sinodo sull’Amazzonia sarà un «Sinodo di urgenza» perché, sia pure avendo primariamente «missione e dimensione evangelizzatrici», si concentrerà su «un luogo rappresentativo e decisivo» che, insieme agli oceani, «contribuisce in maniera determinante alla sopravvivenza del pianeta». È un territorio minacciato da «interessi economici e politici nei settori dominanti della società», in cui la politica deve «eliminare le proprie connivenze e corruzioni» e «assumersi responsabilità concrete».
E di fronte al grave rischio, per il pianeta, della «scomparsa delle biodiversità», della diffusione di nuove malattie, della «deriva e devastazione della natura che potranno portare alla morte dell’umanità», il Papa affida alle nuove generazioni l’importanza di una decisa e decisiva presa di coscienza che porti ogni persona, a partire dalle condotte quotidiane, a contrastare questo fenomeno. Del resto, dice citando l’impegno dei movimenti di giovani ecologisti, «ho visto un loro cartello che mi ha colpito: “Il futuro siamo noi!”».
Il meticciato per forza di Bergoglioviewtopic.php?f=196&t=2959 Accoglienza e ospitalità imposta o forzata è un crimine contro l'umanitàhttp://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2420 Ospitalità, non sempre è sacra - accoglienza come crimine e torturahttp://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=1911 Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni", da tutte le idolatrie religiose, specialmente da quelle totalitarie, disumane, terroristiche e violente come quella nazi maomettana.http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 201&t=2827 https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 6418241981Crimini contro l'umanità ossia violazioni gravi dei diritti umani, civili e politici degli esseri umani cittadini dei vari paesi del mondoviewtopic.php?f=205&t=2957 https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5524575934 Tutti crimini contro l'umanità.
Il matrimonio forzato è violenza e violazione dei diritti umani e civili, come lo stupro, come la sottomissione e la schiavizzazione della donna, come l'invasione forzata dei clandestini, come il meticciato forzato auspicato e promosso dal fanatico, invasato e irresponsabile Papa Bergoglio, dall'ONU demenziale che ambisce al governo mondiale (in mano ai cinesi, ai comunisti terzomondisti e ai maomettani), dai suprematisti e razzisti nazi maomettani, dalle sinistre demenzialmente e politicamente corrette e dai razzisti suprematisti neri per lo più nazi islamici.