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Il PC contro la polizia che in Occidente ci difende dal male dell'invasione dei clandestini, del suprematismo razzista e nazista nero, comunista e maomettano"Uccideteli, uccideteli tutti": La guerra contro la polizia in FranciaYves Mamou
(Yves Mamou, vive in Francia, ha lavorato per vent'anni come giornalista per Le Monde)
10 aprile 2021
https://it.gatestoneinstitute.org/17262 ... ia-franciaIn Francia è in corso una guerra contro la polizia, ma non se ne parla. Nella foto: Un agente di polizia parla con una conducente d'auto durante un controllo stradale, dopo una notte di scontri a nord di Blois, in Francia, il 17 marzo 2021. (Foto di Guillaume Souvant/AFP via Getty Images)
Il 25 gennaio a Pantin, un sobborgo di Parigi, il 4 febbraio a Carcassonne, nella parte meridionale della Francia, e il 13 febbraio a Poissy, nel dipartimento degli Yvelines, gruppi organizzati di "giovani" – secondo il vocabolario dei grandi media per evitare qualsiasi designazione etnica – hanno attirato le forze di polizia nei loro quartieri per tendere loro un'imboscata. Al grido: "Uccideteli, uccideteli tutti!", le pattuglie della polizia sono state attaccate con lanci di esplosivi e dispositivi pirotecnici usati come armi di guerriglia urbana. Tutte le volte, i video degli attacchi sono stati diffusi sui social network.
Tra il 17 marzo e il 5 maggio 2020, la polizia francese ha subito 79 imboscate, secondo quanto emerge dai dati statistici del Ministero dell'Interno pubblicati da Le Figaro. Nell'ottobre 2020, Le Figaro ha calcolato dall'inizio dell'anno almeno dieci attacchi contro distretti della polizia e, secondo Le Monde, più di 85 episodi di "violenza contro pubblici ufficiali" sono stati registrati quotidianamente in tutto il Paese dalla polizia nazionale. A gennaio, i servizi statistici del ministero dell'Interno hanno registrato, sulla base delle informazioni provenienti dai rapporti della polizia, 2.288 episodi di violenza perpetrata al grido: "Uccideteli tutti!",.
In Francia è in corso una guerra contro la polizia, ma non se ne parla. Al contrario, molti membri dei media, cantati rap, attori, esperti e altri si uniscono a delinquenti e criminali per affermare che una forza di polizia intrinsecamente razzista è attiva in una guerra contro i neri e gli arabi che vivono in Francia.
Continue manifestazioni di protesta ampiamente pubblicizzate e organizzate dal clan di Assa Traoré, sono il miglior esempio di questa inversione. Dal 2016, Assa Traoré, una donna nera di origine africana, conduce una campagna contro la polizia. Ha accusato gli agenti che arrestarono suo fratello Adama di averlo ucciso. Quattro rapporti ufficiali di esperti hanno negato qualsiasi "uccisione" per mano della polizia, ma la Traoré continua la sua lotta e a produrre rapporti di esperti per "dimostrare" che suo fratello è stato assassinato. Ora è appoggiata a livello internazionale. È stata nominata "persona dell'anno" da Time Magazine e si è accaparrata un corposo articolo sul New York Times.
Assa Traoré non è l'unica leader della campagna contro la polizia francese. Nel maggio 2020, mentre la cantante francese Camélia Jordana veniva intervistata su France 2, la Traoré ha accusato la polizia di uccidere quotidianamente neri e arabi, gratuitamente, per puro divertimento. "Gli uomini e donne che vanno a lavorare ogni mattina nei sobborghi" vengono "massacrati per nessun'altra ragione che il colore della pelle", ha dichiarato la cantante.
Poi, tempestivamente, ha avuto luogo una sequenza surreale: il deputato Aurélien Taché (di La République en Marche, il partito del presidente francese Emmanuel Macron) ha twittato:
"Brava @Camelia_Jordana, ma il prezzo che pagherai sarà terribile (...) lo sapevi. Negheranno, poi sposteranno l'onere della prova e ancora una volta cercheranno di far sembrare le vittime colpevoli".
La rivista Les Inrockuptibles ha intervistato il regista David Dufresne come "esperto" della brutalità della polizia, visto che una volta ha diretto un documentario sul conflitto permanente tra i giovani delle banlieue e la polizia. Ovviamente, David Dufresne ha confermato le accuse mosse da Camelia Jordana, affermando che la cantante "ha dichiarato delle ovvietà".
A giugno 2020, il magazine di Sinistra L'Obs si è spinto oltre consegnando il microfono a Omar Sy, il divo francese di origini senegalesi e mauritane sbarcato a Hollywood. Dalla sua villa di Los Angeles, Sy "ha chiesto giustizia per Adama Traoré" e ha fatto un parallelo con George Floyd, invocando "una forza di polizia degna della nostra democrazia".
Il 24 giugno, Amnesty International ha pubblicato un rapporto che denunciava il razzismo della polizia durante il lockdown imposto in Europa a causa della pandemia di Covid-19. Il 19 luglio 2020, il sindaco di Sinistra di Colombes, nell'Haute-de-Seine, Patrick Chaimovitch, ha paragonato la polizia di Vichy – il regime francese che collaborò con i nazisti durante la Seconda guerra mondiale – a quella odierna. Uno psicoanalista, Gérard Miller, ha invitato la gente a "riflettere sull'osservazione" di Chaimovitch, e un giornalista, Edwy Plenel, ha comparato il nuovo ministro dell'Interno Gérald Darmanin a René Bousquet, un funzionario di alto livello che organizzò l'incursione del Vel d'Hiv durante la Seconda guerra mondiale e collaborò con la Gestapo.
Il sospetto dei media sull'uso legittimo della violenza da parte della polizia è così forte che gli agenti sotto attacco non si sentono nemmeno autorizzati a usare la propria arma in dotazione. Philippe Bilger, un ex magistrato, scrive: "Di fronte a minacce, lanci vari e attacchi fisici, [la polizia] non ha praticamente alcun diritto di usare ciò che la legge l'autorizza a utilizzare", ossia la propria arma da fuoco.
Le accuse mosse dai media e dal mondo dello spettacolo – attori, cantanti e così via – contro la polizia sono alimentate anche dal mondo accademico. La polizia è accusata di aver effettuato "controlli facciali", facendo un uso razzista del controllo dei documenti. Questa idea è stata lanciata e alimentata da uno studio pubblicato nel 2009 da Fabien Jobard e René Lévy, due sociologi, i quali hanno affermato che i controlli della polizia vengono effettuati sulla base "dell'aspetto fisico" e "non su ciò che le persone fanno, ma su ciò che sono o sembrano essere". Nel 2017, Défenseur des droits, un'agenzia statale dedita alla difesa degli inermi, ha accusato pubblicamente la polizia di effettuare controlli di identità razzisti. Il 12 febbraio, Claire Hédon che dirige Défenseur des droits, ha chiesto dai microfoni della radio pubblica France Info di porre fine alle verifiche di identità in "determinati quartieri" e la creazione di "zone dove non si effettuano controlli di identità".
Le rivendicazioni di personaggi del mondo dello spettacolo, così come gli "studi" dei sociologi di Défenseur des droits, non possono essere contrastati – o corroborati – da studi sociologi che dimostrano che la criminalità è distribuita in modo diseguale tra i diversi strati etnici che compongono la società francese. La legge francese vieta la produzione di dati sulla criminalità in base alla razza o al gruppo etnico. Ciò crea una strana situazione in cui è lecito accusare la polizia di razzismo, ma è vietato e punibile per legge precisare che le persone nere o nordafricane sono sovra-rappresentate nelle carceri e nei dati sulla criminalità rispetto alla loro presenza demografica nella popolazione francese.
L'offensiva lanciata dai media e dai personaggi dello spettacolo contro la polizia è così forte che spesso i politici e i membri del governo non osano opporsi a questi "accusatori" e in modo vile si schierano a favore degli artisti contro la polizia. "Oggi, quando il colore della vostra pelle non è bianco, il rischio di essere di essere fermati dalla polizia è grosso", ha dichiarato il presidente Macron al magazine Brut, nel dicembre 2020. Con parole in codice, il presidente stava dicendo alla popolazione francese che il comportamento della polizia era razzista.
I codardi della magistratura, ovviamente, si schierano altresì con la folla chic contro la polizia. Nel 2016, la Corte di Cassazione stabilì che "un controllo di identità basato su caratteristiche fisiche associate a un'origine reale o presunta, senza alcuna preventiva giustificazione oggettiva, è discriminatorio. Si tratta di una colpa grave".
Il 27 gennaio 2021, i legali di sei importanti Ong hanno promosso un'azione collettiva contro lo Stato. Hanno inviato una notifica ufficiale al premier francese Jean Castex, al ministro dell'Interno Gérald Darmanin e a quello della Giustizia Éric Dupond-Moretti, chiedendo di porre fine ai "controlli facciali".
Lo Stato ha quattro mesi per rispondere alla notifica formale dell'Ong e presentare delle proposte. Se non risponderà in modo soddisfacente, l'azione collettiva contro lo Stato, la prima del genere in Europa, finirà in tribunale.
La polizia francese non è attaccata solo dai cittadini francesi. Anche influenti attori internazionali si sono impegnati a sfidare le risorse investigative della polizia. Il 6 ottobre 2020, la Corte di Giustizia dell'UE ha emesso la propria sentenza su tre casi (C511, C512 e C520/18) riguardanti la "conservazione generalizzata e indifferenziata dei dati relativi al traffico e dei dati relativi all'ubicazione" nel settore delle comunicazioni elettroniche. In altre parole, per proteggere la privacy dei cittadini europei, i governi nazionali non saranno autorizzati a chiedere a un operatore telefonico di conservare (per alcuni mesi) i dati dei clienti. Ad esempio, un ufficiale di polizia giudiziaria non sarà più in grado di ottenere – nel prossimo futuro – dati dettagliati sulle telefonate effettuare e ricevute da un sospetto criminale o le coordinate GPS per le telefonate ricevute ed effettuate nei due mesi precedenti.
Di conseguenza, prevenire e risolvere i crimini sarà molto più complesso e spesso impossibile. Nel 90 per cento dei casi, la polizia ha come unico indizio i numeri di telefono che figurano vicino a una scena del crimine. Tali numeri hanno aiutato la polizia a rintracciare i sospetti, come una scia di briciole.
Le forze che oggi si scagliano contro la polizia – alcuni dei media, celebrità, organizzazioni "antirazziste" e Ong, parte della magistratura francese e tribunali europei per i diritti umani, nonché il cosiddetto Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali – stanno tutte lottando per privare gli Stati europei del loro potere su un punto essenziale: la loro missione di garantire la sicurezza di tutti i cittadini. Jean-Eric Schoettl, già segretario generale del Consiglio Costituzionale, ha scritto:
"Congenitamente, giudici, commissari e, in gran parte, membri del Parlamento europeo rifiutano l'Europa come potenza così come sfidano la sovranità nazionale. Questa allergia alla responsabilità sovrana è nel DNA di una Unione fondata contro l'idea stessa di potenza".
Se questo modello francese di smantellare la polizia avrà successo, la cosiddetta ideologia antirazzismo, forgiata a metà degli anni Ottanta dalla Sinistra, si dimostrerà lo strumento più efficace per distruggere gli Stati dopo la Rivoluzione bolscevica del 1917. Se la polizia non può indagare o proteggere la popolazione perché gli agenti temono di essere definiti razzisti, allora la sicurezza dei cittadini è in pericolo.
La condanna di Derek Chauvin è una sentenza criminale e razzistahttp://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2951 https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3230758840 I Democratici gridano: “Lasciateli usare i coltelli”, perché le lotte con i coltelli tra adolescenti sono diritti umani25 aprile 2021
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... tti-umani/L’assurdità liberal raggiunge nuove vette sulla scia della sparatoria di Ma’khia Bryant.
Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 22 Aprile 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.
Buone notizie: dopo una ricerca decennale da parte di una commissione “blue-ribbon” di esperti di fama internazionale della McKinsey & Company e della Yale Law School, il Partito Democratico ha annunciato di aver finalmente trovato la singola politica più grottesca, più distopica, più anti-umana mai adottata da un governo occidentale. Hanno cercato a lungo per trovarla, come avrete certo notato.
In una trionfale conferenza stampa, i principali leder dei Democratici hanno svelato le loro scoperte, che ora sono un asse della piattaforma del partito: permetteranno agli adolescenti di accoltellarsi a vicenda.
Accoltellare le persone è stato a lungo un tabù in questo paese, specialmente per quelli sotto i 18 anni. Per decenni, i giovani americani hanno nascosto i loro coltelli a serramanico, i loro stiletti, le loro Ka-Bar e i loro machete. I ragazzi sono stati costretti a vivere come se affondare le lame negli sconosciuti fosse qualcosa di cui vergognarsi invece che una parte normale e sana della loro infanzia. Ora non più. Le lotte con i coltelli sono diritti umani. L’accoltellamento può finalmente uscire allo scoperto.
Per certi versi, è un ritorno al futuro. Il diritto di pugnalare è stato ripristinato nel pantheon delle libertà che i nostri antenati Maya enumerarono migliaia di anni fa nel nostro documento fondatore, la Dichiarazione della Diversità. In futuro, permettere ai ragazzi di pugnalare gli altri sarà sancito dalla legge, assieme agli altri (nuovi) diritti fondamentali dell’America: il diritto di commettere frodi elettorali, il diritto a piercing gratuiti, il diritto dei trans stranieri illegali con disturbi pituitari di diventare piloti di caccia. Questi sono gli stessi diritti su cui questa nazione è stata fondata – i diritti per cui il Partito Democratico esiste per proteggere.
Ora, non tutti hanno accolto bene questa notizia. Alcuni la chiamano una forma di sacrificio degli adolescenti. Certo che l’hanno fatto. Come Kamala Harris sottolinea spesso, i bigotti odiano il progresso. Vogliono riportare questo paese ai secoli bui, un tempo in cui i quartieri residenziali dell’America erano sicuri e la gente si piaceva. Ma non si può tornare indietro.
Martedì, qualche “Neanderthal” a Columbus, Ohio – un razzista, probabilmente – ha chiamato il 911 per lamentarsi di un tentato accoltellamento – che all’epoca, se potete crederci, era considerato una brutta cosa. Durante la chiamata, ha detto:
“Queste ragazze qui cercano di combatterci, di accoltellarci, di metterci le mani addosso, di prendere nostra nonna. Venite subito qui… Abbiamo bisogno di un agente di polizia qui ora”.
Ora, se il vostro primo pensiero dopo aver sentito “qualcuno sta cercando di accoltellarci e prendere nostra nonna. Abbiamo bisogno di un agente di polizia qui ora” è stato: “Calmati, razzista. Accoltellare la gente è una parte importante dello sviluppo dell’infanzia”, concedetevi una medaglia all’equità. Potrebbe esserci un lavoro per voi in prima serata sulla MSNBC.
Un accoltellamento? E che male c’è? Questo avrebbe dovuto essere il nostro primo pensiero. Ma poi abbiamo visto un video più chiaro di quello che è successo dopo, e ammetteremo per un momento che ci siamo chiesti se permettere ai ragazzi di uccidere la gente con i coltelli fosse davvero l’idea illuminata che ci hanno detto essere.
Probabilmente avete visto il video, quindi decidete voi. Un’adolescente chiamata Ma’Khia Bryant era a pochi secondi dall’affondare un coltello in qualcun altro quando la polizia è arrivata. Non importa per chi avete votato o quale sia la vostra visione dell’America moderna, non avete bisogno di indovinare cosa stava succedendo quando guardate il video.
Se ascoltate attentamente, potete sentire qualcuno che lo dice sul nastro: “Ti pugnalerò a morte“. Non c’è dubbio che stesse per farlo. La sua mano era in aria. Il coltello era diretto verso il basso. L’altra ragazza era ad un istante dall’essere pugnalata. Se il poliziotto voleva salvare quella ragazza, doveva sparare. E così ha fatto. Non siamo investigatori della scena del crimine, ma questa è stata la nostra conclusione dopo aver visto il video diverse volte.
Kiara Yakita del Black Liberation Movement of Central Ohio ha visto invece qualcosa di diverso e, onestamente, è possibile che abbia più esperienza con queste cose. Come ha detto al Washington Post:
“Non appena l’ufficiale è sceso dalla macchina, aveva la pistola pronta a sparare a qualcuno. Le forze dell’ordine e i funzionari della città si stanno affrettando a trovare scuse perché lei avesse un coltello. Queste scuse non sono valide per me”.
Quindi sappiate questo, America: quelle scuse non sono valide per Kiara Yakita, o per l’intero Movimento di Liberazione Nera dell’Ohio Centrale – quelle “scuse” sono una persona che accoltella a morte un’altra persona davanti alla polizia. Kiara Yakita sa esattamente come un abile dipartimento di polizia gestirebbe situazioni del genere. Non è difficile. Basta diventare Bruce Lee nel film del 1971 “The Big Boss”.
Se Bruce Lee può farlo in uno dei suoi migliori film, non c’è motivo per cui i poliziotti di Columbus, Ohio, non possano fare la stessa cosa. Sì, c’era un tentato omicidio in corso. Questo è comune nei film di kung fu. Ma questo non significa che sia necessario usare le armi da fuoco. Usare una pistola per salvare una vita non è come affermare qualcosa. Non è equità, anche se la ragazza che il poliziotto ha salvato era anche una afroamericana.
Se quel poliziotto avesse letto Ibram X. Kendi, se fosse stato addestrato ai principi dell’antirazzismo, avrebbe tirato fuori un paio di nunchaku di schiuma morbida e avrebbe disarmato l’aggressore – oppure avrebbe lasciato che l’altra ragazza venisse accoltellata.
Un giorno o l’altro, il Dipartimento di Giustizia di Merrick Garland probabilmente sputerà fuori un decreto che imporrà proprio questo, non abbiamo dubbi. Nel frattempo, la MSNBC ha sottolineato che sappiamo per certo che il poliziotto era un razzista, perché non si è nemmeno preoccupato di chiedere a Ma’Khia Bryant quale fosse la sua media di voti, o se avesse un account TikTok popolare… cioè se poteste anche solo immaginarvelo.
Jason Johnson: “Ma’Khia Bryant, una ragazza di 16 anni di Columbus, Ohio, ha chiamato la polizia per chiedere aiuto. Un agente era sulla scena. E in ventidue secondi le ha sparato a morte. Una studentessa onoraria che stava facendo video su TikTok sul trucco e i capelli. Questo non si è fermato… E ancora, 40 minuti dopo quella sentenza [Derek Chauvin], una ragazza di 16 anni può essere colpita davanti a casa sua. Quindi, No, non sono fiducioso. Perché a meno che non ci sia un cambiamento alla base, alla base, l’abolizione di questa istituzione che continua a deludere la gente nera che paga le tasse in questo paese, tutto il resto è solo un pensiero fantasioso.”
Chi è quel tizio, e che cosa sa? È Jason Johnson della MSNBC. È uno studioso accreditato. Insegna comunicazione alla Morgan State University di Baltimora. Il professor Johnson ha concluso che se i ragazzi non possono continuare ad accoltellare la gente nei vialetti, allora dovremo abolire la polizia. Qualsiasi istituzione che non permette accoltellamenti tra ragazzi non merita di esistere.
L’ACLU ha affermato questo. “Lo diremo di nuovo”, ha dichiarato l’ex organizzazione per le libertà civili su Facebook,
“un sistema che uccide impunemente i bambini non può essere riformato”.
Sapete chi ha annuito mentre lo leggeva? Bree Newsome. La Newsome non lavora all’ACLU, e non è un genio accademico come Jason Johnson. È una sostenitrice a tempo pieno del BLM – una figlia della violenza, un poeta della strada, che a un certo punto ha anche studiato cinema alla Tisch School of the Arts della NYU.
Secondo Bree Newsome, “Gli adolescenti hanno fatto risse, comprese le risse con i coltelli, per eoni“, cioè per molto tempo.
“Non abbiamo bisogno che la polizia affronti queste situazioni presentandosi sulla scena e usando un’arma contro uno degli adolescenti”.
Giusto. Solo perché qualcuno viene accoltellato non significa che tu debba fermarlo, razzista. I ragazzi accoltellano i loro amici da sempre. Fattene una ragione. Lasciate che i ragazzi siano ragazzi. Lasciate che si accoltellino a vicenda. Lasciateli accoltellare! Il tizio che dirigeva la NAACP lo ha detto mercoledì sulla CNN.
Cornell William Brooks, ex presidente e CEO della NAACP: “Non è sbagliato, anzi è giusto che la gente si chieda: è appropriato? Era la cosa giusta? Era una cosa necessaria per un agente di polizia, in pochi minuti, estrarre la sua pistola e sparare quattro proiettili nel corpo di un adolescente?… E se fosse stata vostra figlia? E se fosse stato vostro figlio, e se fosse stato un membro della vostra famiglia, il vostro vicino in una… essenzialmente in una rissa tra adolescenti, una rissa nel cortile della scuola?”
Era solo una “rissa nel cortile della scuola“, ci spiega Cornell Brooks. Vuoi dire che non sei andato in una scuola come quella, dove i ragazzi si affondavano le lame nel petto a vicenda? Allora non sai che ti sei perso.
Joy Reid, la “signora dell’antirazzismo” alla MSNBC, ha vissuto quella che sembra una vita insolitamente privilegiata. È cresciuta a Denver, figlia di un professore, poi è andata ad Harvard, dove ha studiato qualcosa chiamato arti visive. Quindi è un membro confermato del Top 1% della società. Ma anche avendo vissuto così, Joy Reid ha visto un sacco di lotte con i coltelli andando a scuola. Perché le scuole sono così.
Joy Reid: “Mi ricordo di lotte anche al liceo o anche da più giovani, dove un ragazzo portava un coltellino o qualcosa del genere a scuola e gli insegnanti erano in grado di sedarle… e non avevano pistole.”
Non avevano pistole. Sì. Avreste dovuto vedere la Brooks House ad Harvard, era piena di sangue.
Quindi, accoltellare le persone non è un grosso problema, ci dice Joy Reid. Se pensate che lo sia – se avete un problema con i ragazzi che commettono violenza nella vostra strada o nella vostra scuola – il problema non sono loro. Il problema sei tu. Sei tu il criminale. Sei un razzista.
Come ha detto il Sindaco di Columbus, un Democratico di nome Andrew Ginther, dopo la sparatoria:
“Come siamo arrivati a questo punto? Questo è un fallimento della nostra comunità. Alcuni sono colpevoli, ma tutti noi siamo responsabili“.
Ma aspettate un attimo, vi starete chiedendo. Mio figlio non ha cercato di accoltellare nessuno. In effetti, mio figlio avrebbe potuto essere accoltellato. Come posso essere responsabile di tutto questo? Pago le tasse. Cerco di essere un genitore decente. Faccio il possibile per andare alle partite, fare cene in famiglia. E ora sono “responsabile” di un tentato omicidio? Come funziona, esattamente? Perché non ce lo spiega, signor Sindaco?
Beh, funziona grazie alla magia del “razzismo sistemico“. Il razzismo sistemico è il mezzo con cui si viene incolpati di cose con cui non si ha niente a che fare.
La piccola portavoce accigliata di Joe Biden ha fatto questo punto subito dopo l’accaduto a Columbus. In risposta, ha detto che la Casa Bianca lavorerà “per affrontare di petto il razzismo sistemico e i pregiudizi impliciti“. Di chi? I vostri. Il vostro razzismo, i vostri pregiudizi. Ecco cosa ha causato tutto questo.
Proprio così, Valerie Jarrett, la portaborse di Obama, che si è presa una breve pausa dall’arricchirsi per mettere l’America al corrente di ciò che è realmente accaduto: “Esigete responsabilità“, ha scritto. “Lottate per la giustizia“.
Che usino pure i coltelli! O altrimenti…
FoxNews.com
“Tucker Carlson Tonight” è un talk show americano e programma di attualità condotto dal commentatore paleoconservatore Tucker Carlson. Lo show viene trasmesso in diretta da Washington, D.C., su Fox News Channel alle 8:00 P.M. ET nei giorni feriali. Lo show include tipicamente commenti politici, monologhi, interviste e analisi. Ha debuttato come programma nella lineup di Fox News Channel il 14 novembre del 2016. Nel luglio 2020, “Tucker Carlson Tonight” ha battuto il record di programma con il più alto indice di gradimento nella storia delle notizie via cavo degli Stati Uniti, raccogliendo un’audience media di 4,33 milioni di spettatori.
Tucker Carlson è un conduttore di Fox News. Si è unito alla rete nel 2009 come collaboratore. Sostenitore dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si dice anche che abbia influenzato alcune decisioni politiche chiave di Trump stesso. Le sue controverse dichiarazioni su razzismo, immigrazione e femminismo hanno portato al boicottaggio degli inserzionisti contro lo show. Fiero oppositore del progressismo politico, è stato definito un “nazionalista” ed un “paleoconservatore”. È un critico dell’immigrazione. Originariamente sostenitore della politica economica libertaria, ha poi criticato l’ideologia come “controllata dalle banche” ed è diventato un “protezionista”. È anche uno scettico sugli interventi all’estero degli Stati Uniti.
"La Francia è a rischio guerra civile"20 generali dell'esercito scrivono una drammatica lettera a Macron: "E' in corso la disintegrazione del paese. E' conquista islamista. Agite o ci sarà un'esplosione e allora dovremo intervenire noi"
Giulio Meotti
25 aprile 2021
https://meotti.substack.com/p/la-franci ... rra-civileVenti generali dell’esercito francese hanno scritto una drammatica lettera aperta al presidente Emmanuel Macron e al governo per denunciare, dopo l’ennesimo attentato a Rambouillet costato la vita a una poliziotta, che la Francia rischia la guerra civile.
Signor Presidente,
Signore e signori del governo,
L'ora è seria, la Francia è in pericolo e diversi pericoli mortali la minacciano. Noi, pur in pensione, rimaniamo soldati francesi e non possiamo, nelle attuali circostanze, restare indifferenti alle sorti del nostro bel Paese.
Le nostre bandiere tricolori non sono solo un pezzo di stoffa, simboleggiano la tradizione, attraverso i secoli, di coloro che, qualunque fosse il colore della loro pelle o fede, hanno servito la Francia e dato la vita per essa. Su queste bandiere troviamo, in lettere d'oro, le parole "Onore e Patria". Tuttavia, il nostro onore oggi sta nel denunciare la disintegrazione che sta segnando la nostra patria.
Disintegrazione che, attraverso un certo antirazzismo, si manifesta con un unico scopo: creare sul nostro suolo disagio e odio tra le comunità. È la guerra razziale quella che vogliono questi odiosi e fanatici sostenitori. Disprezzano il nostro Paese, le sue tradizioni, la sua cultura, e vogliono vederlo dissolversi, portandogli via il suo passato e la sua storia.
Disintegrazione che, insieme all'islamismo e alle orde suburbane, porta alla separazione di molteplici parti della nazione per trasformarle in territori soggetti a dogmi contrari alla nostra Costituzione. Tuttavia, ogni francese, qualunque sia il suo credo, è a casa ovunque in Francia; non può e non deve esistere alcuna città o quartiere in cui non si applicano le leggi della Repubblica.
I pericoli aumentano, la violenza aumenta di giorno in giorno. Chi avrebbe previsto, dieci anni fa, che un giorno un professore sarebbe stato decapitato? Noi, servitori della Nazione, non possiamo essere spettatori passivi di fronte a tali azioni.
È imperativo che chi gestisce il nostro Paese trovi il coraggio di debellare questi pericoli. Per fare ciò, è spesso sufficiente applicare le leggi esistenti senza debolezze. Come noi, la grande maggioranza dei nostri concittadini è sopraffatta dai vostri silenzi incerti e colpevoli.
Come ha detto il cardinale Mercier, primate del Belgio: ‘Quando la prudenza è ovunque, il coraggio non è da nessuna parte’. Basta procrastinare, l'ora è seria, il lavoro è colossale.
D'altra parte, se non si interviene, il lassismo continuerà a diffondersi inesorabilmente nella società, provocando alla fine un'esplosione e l'intervento dei nostri compagni in servizio in una pericolosa missione di protezione dei nostri valori di civiltà e salvaguardia dei nostri connazionali sul territorio nazionale.
Non c'è più tempo per procrastinare, altrimenti domani la guerra civile metterà fine a questo caos crescente e le morti, di cui sarete responsabili, saranno migliaia.