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Biden e l'economia
Perché la legge dei Democratici sulla spesa pubblica è un tale casino?
Byron York’s Daily Memo
9 novembre 2021
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Il POLITICO Playbook di fine ottobre riportava la citazione d un funzionario della Casa Bianca che diceva che i negoziati sulla legge democratica per la spesa sociale e climatica da 3,5 trilioni di dollari siano una “altalena a 9 posti“. Ma perché?
Perché i Democratici stanno cercando di infilare tutte le loro priorità – la spesa per il welfare, il programma Pre-K universale, gli aumenti delle tasse, l’espansione di Medicare, i college comunitari gratuito, i farmaci da prescrizione, i congedi sanitari e familiari, le energie rinnovabili ed altre misure per contrastare il cambiamento climatico, e molto altro ancora – in un’unica enorme legge.
Ognuna di queste priorità ha dei “campioni” a Capitol Hill. Per ognuna, ci sono dei legislatori che pensano che la questione X sia la più importante del mondo e che debba essere completamente finanziata nella legge. Ma le dimensioni complessive del disegno di legge si stanno riducendo mentre gli oppositori Democratici, i Senatori Joe Manchin e Kyrsten Sinema, chiedono che il costo totale sia inferiore.
Questo significa che i Democratici stanno combattendo tra loro per proteggere ognuno le proprie priorità. “Ogni tentativo di sollevare la priorità di una fazione del partito finisce per mandare in frantumi il progetto di un’altra fazione”, dice POLITICO.
Ma perché i Democratici si comportano in questo modo? Dopo che prima il Senato e poi la Camera sono riusciti a far passare una legge bipartisan sulle infrastrutture, perché i Democratici hanno deciso di mettere l’intera agenda di Biden in una sola legge? Perché non farlo nel modo giusto e considerare le priorità in disegni di legge separati che potrebbero ricevere un dibattito più completo?
Perché i Democratici non hanno i voti per farlo nel modo giusto. Hanno una minuscola maggioranza alla Camera. E non hanno alcuna maggioranza al Senato, che è in parità, 50 a 50, costringendo i Democratici a fare affidamento sul voto di Kamala Harris per rompere il pareggio.
All’inizio della sua esperienza nello Studio Ovale, Joe Biden ha ascoltato molti Democratici che lo esortavano a fare le cose in grande. Lo esortavano ad approvare una legislazione massiccia sul modello del New Deal di Franklin Delano Roosevelt e della Great Society di Lyndon B. Johnson. L’unico problema è che Biden non ha i voti per farlo. I suoi due illustri predecessori avevano enormi maggioranze al Congresso quando approvarono quelle leggi. Biden non ce l’ha.
Così ora, l’unico modo in cui i Democratici possono aggirare l’ostruzionismo per far passare una misura faziosa con un pareggio di 50 a 50, più lo spareggio della Harris, è usare il processo di Riconciliazione del Bilancio. Ma non possono farlo tutti i giorni. Così hanno gettato tutto quello che volevano in un unico gigantesco disegno di legge di Riconciliazione – avrebbero voluto metterci qualcosa di più, come la riforma dell’immigrazione, se il Senato lo avesse permesso. Poi, secondo la teoria, potranno passare un’unica grande legge anche con un pareggio di 50 a 50, con la Harris che farà la differenza.
Ma prima, dovrebbero avere tutti e i 50 senatori Democratici a bordo di questa legge, che non è stata ancora scritta. Non possono permettersi di perderne neanche uno. E questo dà un enorme potere, non solo a Manchin e a Sinema, ma a qualsiasi democratico che resisterà alla richiesta di includere o di escludere qualcosa dalla legge.
Così ora il disegno di legge si sta rimpicciolendo. Le ultime stime sono che potrebbe arrivare intorno ai 1,9 trilioni di dollari, che è ancora una cifra enorme – troppo grande – ma molto meno dei 3,5 trilioni di dollari precedentemente previsti, che era ancora molto meno rispetto al pacchetto originario da 6 o 7 trilioni di dollari che l’ala progressista del partito voleva inizialmente.
E così il processo è diventato una “altalena a 9 posti“.
Se volete saltare alla fine della storia, i Democratici alla fine approveranno qualcosa. Sarà grande – troppo grande – secondo ogni ragionevole stima, ma sarà ben al di sotto delle ambizioni del Partito che fu di Roosevelt e di Johnson. Non sarà a causa degli intrighi di Joe Manchin o Kyrsten Sinema. Sarà perché le ambizioni dei Democratici hanno superato di gran lunga i loro numeri. E nessuna quantità di grandi discorsi e di attenzione servile dei media cambierà questo fatto.
I dati non mentono: la “Bidenflazione” è reale
Washington Examiner
22 novembre 2021
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La “Bidenflation” (in inglese) – che potremmo chiamare “Bidenflazione” in italiano – sta stabilendo nuovi record. Secondo i nuovi dati dell’indice dei prezzi al consumo, l’inflazione ha raggiunto il 6,2% su base annua, il suo ritmo di crescita più veloce in 31 anni. L’inflazione nel solo mese di ottobre è aumentata dello 0,9%, rispetto al già allarmante 0,4% di settembre e allo 0,3% di agosto. Bisogna andare indietro fino alla presidenza di Bush padre per trovare qualcosa di simile – e sappiamo tutti cosa è successo a George H.W. Bush nelle elezioni dell’anno successivo.
Per contrastare la giustificabile paura del pubblico per l’inflazione che sta divorando la loro ricchezza, la Casa Bianca ha… Beh, messo la testa sotto la sabbia, negando che l’inflazione sia un problema. Ma i negazionismi stanno diventando meno credibili ad ogni nuovo rilascio dei dati mensili.
Anche se l’amministrazione Biden ha rilasciato una lettera firmata da 17 economisti, affermando che la sua attuale agenda “allevierebbe le pressioni inflazionistiche nel lungo termine“, ma quegli economisti stanno parlando di un futuro lontano – tra un decennio o più, ovviamente, dopo che i progetti di spesa di oggi saranno stati completati ed avranno migliorando, almeno nelle intenzioni, l’efficienza e la produttività dell’economia.
Joe Biden è andato dunque in giro citando erroneamente questi economisti. Ma quando a questi è stato chiesto dell’affermazione atta da Biden secondo cui la sua agenda avrebbe “ridotto l’inflazione” già da subito, questi economisti gli offerto il pollice verso.
“Se intende dire che l’inflazione scenderà nel periodo successivo all’approvazione dei progetti di legge, questo non sarà un risvolto immediato, questi effetti sono lenti”, ha detto Peter Diamond del MIT.
“Non so cosa significhi ‘ridurrebbe l’inflazione'”, ha detto Sir Angus Deaton della Princeton University. “Certamente non nei prossimi mesi”.
Gli opinionisti pro-Biden nei media non sono rimasti ignari del pericolo. Sono evidentemente così preoccupati che l’inflazione danneggi il loro capo Joe Biden ed il loro partito alle prossime elezioni che stanno cercando di fingere che i numeri non siano reali – oppure, in ogni caso, che non contino nulla.
Alcuni di loro hanno persino sostenuto che dovremmo dare il benvenuto all’inflazione, anche se poi giureranno, su e giù, che non stiamo avendo alcun picco di inflazione, quindi di cosa stiamo parlando?
Ma Paul Krugman, probabilmente il più importante sostenitore dell’aumento dell’inflazione nelle ultime settimane, ha imparato da matricola al college che l’inflazione si verifica quando troppo denaro viene sostenuto da troppo poco valore in termini di offerta di beni e servizi reali. Questo suona molto simile a ciò che sta accadendo ora – un picco della spesa pubblica dei governi in reazione alla pandemia di Coronavirus, seguito da scaffali dei negozi vuoti o camerieri che mancano ovunque i consumatori vadano.
Anche se hanno ovviamente torto a mentire, gli amici di Joe nei media hanno ragione ad avere paura ed hanno ragione a trovare scuse per il loro partito politico preferito. In termini storici, l’inflazione è uno dei più grandi pericoli politici di cui poco si parla per qualsiasi leader o maggioranza parlamentare in carica.
Come fa notare Michael Barone nel suo ultimo editoriale per il Washington Examiner, i picchi di di inflazione nei dopoguerra hanno spinto gli elettori a buttare i Democratici fuori dalle stanze del potere sia dopo la Prima Guerra Mondiale e di nuovo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel caotico periodo inflazionistico della fine degli anni ’70, gli elettori arrabbiati scaricarono il repubblicano Gerald Ford dopo neanche un mandato e poi buttarono fuori Jimmy Carter dopo un solo mandato. Quest’ultima elezione fu uno dei grandi “bagni di sangue” dell’era moderna, poiché i Repubblicani, che erano fuori dalle stanze del potere, guadagnarono 12 seggi al Senato ed il controllo del Senato degli Stati Uniti per la prima volta dal 1955.
Joe Biden ed il suo partito sono già sulla buona strada per una sconfitta nelle elezioni di midterm del 2022, se le elezioni di questo mese sono state un’indicazione. E mentre l’inflazione continua a sfuggire al controllo, Biden affronta una serie di scelte complicate, perché questa inflazione pone una sfida diretta alla sua agenda. La sua legge “Build Back Better“, non importa quale cosa fuorviante la Casa Bianca dica dopo, sarà enormemente inflazionistica e probabilmente gli farà ancora più male se dovesse passare. Ma tra l’inflazione già in corso ed il fallimento di Biden come leader di partito nel far passare la sua stessa agenda, lo sta già mettendo di fronte alle recriminazioni degli elettori, in entrambi i casi.
Biden farebbe bene ad affrontare il problema di petto e a togliere queste cose di mezzo, ore che è il più lontano possibile delle elezioni. Dovrebbe abbandonare immediatamente il progetto di legge “Build Back Better” al Congresso – non ha comunque alcuna possibilità di passare, quindi non sarà una grande perdita – e stabilire un piano per lavorare con la Federal Reserve per eradicare l’inflazione dall’economia.
Farà molto male – fece molto male al partito di Ronald Reagan nel 1982 – ma è nell’interesse di Biden far finire il dolore il più velocemente possibile. I Democratici stanno già affrontando un 2022 elettoralmente abbastanza brutto, tra i fallimenti di Biden in politica estera ed interna, la controversia sull’influenza razzista nei programmi scolastici e la rabbia per le inutili ed interminabili restrizioni contro il COVID-19.
Non hanno bisogno di questa scimmia dell’inflazione sulla schiena in aggiunta a tutto il resto.
Joe Manchin si oppone al Build Back Better Act da 4,91 trilioni di dollari, uccidendo di fatto la legge
Breitbart News
19 dicembre 2021
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Il senatore Joe Manchin ha detto domenica che si opporrà al Build Back Better Act da 4,91 trilioni di dollari, uccidendo di fatto la “mastodontica” legislazione.
“Non posso votare per continuare con questo provvedimento legislativo. … Non posso farlo“, ha detto il senatore Democratico Joe Manchin a Fox News Sunday.
Joe Manchin, il Democratico–moderato della Virginia Occidentale, serviva come voto decisivo per i Democratici per passare la legge attraverso il Senato.
I Democratici hanno sperato di usare la riconciliazione del bilancio per far passare la legislazione, in quanto ciò avrebbe permesso di approvare la legge ricorrendo alla maggioranza semplice nella camera alta del Congresso. Tuttavia, dal momento che i Democratici non hanno una vera e propria maggioranza al Senato – devono affidarsi al voto di Kamala Harris per rompere un pareggio – sarebbe stato necessario il voto favorevole anche dei due senatori del loro gruppo che sono invece rimasti incerti: Joe Manchin e la collega Kyrsten Sinema.
“Questo è un No a questa legislazione”, ha detto Manchin.
“Questo disegno di legge è un pezzo mastodontico di legislazione“, ha detto Manchin del Build Back Better Act.
Breitbart News ha scritto una guida a tutte le disposizioni del Build Back Better Act approvato dalla Camera.
Joe Biden aveva paragonato questa legislazione ai programmi di spesa storici degli Stati uniti, il “New Deal” di Franklin D. Roosevelt e la “Great Society” di Lyndon Johnson.
“Ci ho provato, davvero“, ha aggiunto.
L’opposizione di Manchin al Build Back Better segue la dichiarazione che Joe Biden ha annunciato, nella quale diceva che avrebbe ritardato l’approvazione della legge per non essere riuscito a trovare ancora un accordo con Manchin.
Manchin ha avuto notevoli preoccupazioni con questa legislazione, in particolare il conto ufficiale da 1,7 trilioni di dollari della legge.
Joe Manchin ha espresso significative preoccupazioni per l’alto costo della legge. Ha detto che il rapporto del Congressional Budget Office (CBO) – secondo cui la legge costerà in realtà 4,9 trilioni di dollari ed aggiungerebbe altri 3 trilioni di dollari al debito pubblico qualora molti dei programmi di spesa sociale previsti fossero stati permanentemente estesi – è “preoccupante“.
Manchin ha detto anche che ha avuto delle preoccupazioni con la disposizione del credito d’imposta per i figli (CTC) espanso nel disegno di legge, che era destinato invece a scadere il 31 dicembre. La disposizione era stata creata attraverso il “piano di salvataggio americano da 1.900 miliardi di dollari” dei Democratici approva a febbraio.
Democratici, Media, Hollywood e Never Trump impazziscono dopo che Joe Manchin dice ‘No’ a ‘Build Back Better’.
Breitbart News
19 dicembre 2021
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La rivista di estrema sinistra Rolling Stone ha pubblicato un articolo intitolato: “Joe Manchin ha appena strappato il cuore dell’Agenda Biden“. Ha proseguito spiegando che: “Build Back Better era il fulcro dei piani di politica interna di Biden“. Ora è improbabile che passi al Senato.
Tra gli scontenti ci sono anche esperti del mondo ‘Never Trump‘ come Jennifer Rubin del Washington Post e David Brooks del New York Times. La Rubin si è lamentata che Joe Manchin probabilmente si opporrà anche agli sforzi dei Democratici di riformare le elezioni facendo passare la cosiddetta legislazione sui “diritti di voto” che istituirà pratiche in stile californiano come la “raccolta delle schede” a livello nazionale:
Oltre a protestare per i quasi 2 trilioni di dollari del disegno di legge – con il costo reale stimato molto più in alto, dato che è improbabile che il Congresso cancelli presto i nuovi programmi di assistenza sociale – Joe Manchin ha aggiunto che il suo partito ha cercato di utilizzare le esili maggioranze al Congresso per attuare una trasformazione radicale senza avere un chiaro mandato da parte degli elettori per farlo: “I miei colleghi democratici a Washington sono determinati a rimodellare drammaticamente la nostra società in un modo che lascia il nostro paese ancora più vulnerabile alle minacce che affrontiamo”, ha detto.
Altri critici includono celebrità, opinionisti e Democratici eletti, che hanno riversato il loro disprezzo su Manchin – ma anche su Joe Biden:
Ilhan Omar: le scuse di Manchin sono “complete stronzate” – non ci si può fidare di lui
La rappresentante Ilhan Omar, Democratica-socialista del Minnesota, ha detto domenica alla MSNBC che le “scuse” del Sen. Joe Manchin basate sull’inflazione e sulle preoccupazioni per la pandemia sono delle “complete stronzate” dopo che Manchin ha annunciato che non avrebbe votato per il Build Back Better Act del presidente Joe Biden.
A Fox News Sunday, Joe Manchin ha detto: “Abbiamo il debito di cui stiamo portando, 29 trilioni di dollari. Abbiamo anche i disordini geopolitici che abbiamo. Abbiamo il COVID, la nuova variante del COVID. E questo sta portando di nuovo scompiglio. La gente è preoccupata. Voglio dire che sono con la mia famiglia. So che tutti sono preoccupati. Quindi, quando queste cose ti arrivano addosso nel modo in cui sono ora, mi sono sempre detto questo: se non posso andare a casa e spiegarlo alla mia gente del West Virginia, allora non posso votarlo”.
La Omar ha aggiunto: “Voglio dire, sapevamo tutti che non ci si può fidare del senatore Manchin. Le scuse che ha appena fatto, penso, sono delle complete stronzate. È davvero scoraggiante sentirlo dire che ha cercato di venire incontro alla gente del West Virginia, perché questa è una completa bugia. La gente della Virginia Occidentale trarrebbe grande beneficio dal fatto che le loro famiglie abbiano accesso alle cure a lungo termine per gli anziani e dalle cure per le persone con disabilità. Beneficerebbero dell’espansione dei crediti d’imposta per i figli. Trarranno beneficio dall’avere accesso al programma Pre-K. Ci sono così tante cose di cui, sapete, la gente del West Virginia ha disperatamente bisogno. E sappiamo che lui non sta lavorando a favore dei loro interessi, e sono davvero completamente delusa e disgustata dal suo ragionamento”.
Bernie Sanders: Dobbiamo costringere Manchin a votare – “Non ha il coraggio di opporsi” agli interessi speciali.
Il senatore Socialista del Vermont, Bernie Sanders, ha detto domenica a “State of the Union” della CNN che il senatore Joe Manchin non ha il coraggio di opporsi agli interessi speciali dopo che Manchin ha annunciato che non avrebbe votato per il “Build Back Better Act” di Joe Biden.
Sanders ha detto: “Avrà un sacco di spiegazioni da dare alla gente del West Virginia per dirgli che non ha il coraggio di affrontare le aziende farmaceutiche per abbassare il costo dei farmaci da prescrizione, perché non è pronto ad espandere l’assistenza sanitaria a domicilio. Il West Virginia è uno degli stati più poveri di questo paese. Gli anziani ed i disabili che vorrebbero rimanere a casa sono costretti a entrare nelle case di cura. Deve dire alla gente del West Virginia perché non vuole espandere Medicare per coprire le cure dentali, dell’udito e degli occhi”.
Ha aggiunto: “Speravo di avere almeno 50 Democratici a bordo che avessero il coraggio di stare dalla parte delle famiglie lavoratrici e di sfidare i lobbisti ed i potenti interessi speciali. Nessun Repubblicano, non un solo Repubblicano nel Senato degli Stati Uniti o alla Camera per quella materia, è pronto a resistere alle aziende farmaceutiche, alle compagnie di assicurazione o ai ricchi. Speravo di avere 50 Democratici. Se questo è il caso, allora spero che porteremo una legge forte al piano del Senato il più presto possibile e lasceremo che il signor Manchin spieghi alla gente del West Virginia perché non ha il coraggio di opporsi ai potenti interessi speciali”.
Gli Americani continuano a fuggire dagli stati governati dai Democratici
Chuck DeVore
10 gennaio 2022
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Il vicepresidente della Texas Public Policy Foundation, Chuck Devore, discute il motivo per cui la gente si stia trasferendo negli stati repubblicani come il Texas e la Florida.
Possiamo finalmente dirlo senza temere smentita: i rifugiati che scappano dalla California rafforzano le file dei Repubblicani in Texas. Il nostro amico Chuck DeVore, vicepresidente della Texas Public Policy Foundation, in una recente intervista a Fox News ha sottolineato come la migrazione interna dalla California verso Texas stia in realtà aiutando i candidati del Partito Repubblicano a farsi eleggere.
“Le motivazioni di questa migrazione, in corso da più di vent’anni, sono note: la tassazione e le regolamentazioni sono la causa principale. Ma dalla crisi del COVID-19 in poi c’è un nuovo fenomeno: sempre meno persone si stanno trasferendo in California. Una riduzione del 38% causata principalmente dalle draconiane misure anti-COVID che non stanno portando alcun beneficio alla popolazione nel ridurre la diffusione del virus stesso.”
Il conduttore di Fox & Friends ha chiesto se queste migrazioni interne preoccupassero molto i residenti locali, soprattutto per il timore che i nuovi arrivati continuassero a votare per le stesse politiche dalle quali erano stati costretti a fuggire. “Il Texas diventerà la nuova California” insomma?
“Una domanda molto interessante, è un tema che trattiamo molto alla Texas Public Policy Foundation (TPPF), ci sono diversi sondaggi a disposizione, ad esempio per la corsa al senato del 2018 tra Ted Cruz e Beto O’ Rurke, la CNN ha pubblicato un exit poll, che ha spiegato come tra gli elettori nati in Texas il vantaggio di Beto fosse di circa di 3 punti percentuali, mentre per quanto riguardava gli elettori che si erano trasferiti in Texas, Ted Cruz ha invece ottenuto un vantaggio di 15 punti percentuali. Anche secondo i nostri sondaggi interni alla TPPF i nuovi arrivati dagli altri stati dell’Unione hanno tendenze maggiormente conservatrici rispetto ai residenti storici dello Stato del Texas, specialmente quelli provenienti dalla regione delle Montagne Rocciose (ovvero New Mexico, Utah, Colorado, Wyoming ed Idaho). Gli immigrati che si situano politicamente più a Sinistra sono da annoverarsi tra gli arrivi internazionali, principalmente dall’America Latina e dall’Asia.”
Guarda il video dell’intervista su Fox News (clicca qui)
Per maggiori informazioni riguardo al sondaggio della CNN menzionato da Chuck DeVore nell’intervista (clicca qui per leggere un approfondimento di The Hill e clicca qui per consultare i dati).
La grafica di riferimento del sondaggio della CNN la trovate qui sotto: Il 58% dei rispondenti al sondaggio era nato in Texas ed aveva votato nel 2018 con il 51% per Beto O’ Rurke e con il 48% per Ted Cruz, mentre il 42% dei rispondenti che si era invece trasferito negli ultimi anni in Texas aveva votato al 57% per Ted Cruz e al 42% per Beto O’ Rurke.
Chuck DeVore è un politico statunitense che ha servito come membro repubblicano della California State Assembly dal 2004 al 2010 rappresentando il 70° distretto, che comprende porzioni della Orange County. DeVore è stato vicepresidente della commissione per le entrate e le tasse dell’Assemblea californiana e vicepresidente della commissione per gli affari dei veterani. Ha anche fatto parte del Comitato per il bilancio ed è stato membro del Comitato congiunto sulla verifica legislativa. Dopo aver perso nel 2010 la candidatura repubblicana per il Senato degli Stati Uniti, nel 2011 DeVore si è trasferito in Texas per lavorare per la Texas Public Policy Foundation, dove ora è vicepresidente delle iniziative nazionali.
L’agenda legislativa di Joe Biden, cioè l’agenda dei liberal-progressisti, è morta!
Byron York’s Daily Memo
11 febbraio 2022
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Quello che rimane dell’agenda di e Joe Biden è morto in silenzio, domenica 6 febbraio, a malapena notato dai media ossessionati dall’Ucraina, da Joe Rogan e dal perché Stacey Abrams non abbia indossato una mascherina in una foto diventata virale su Twitter.
Il momento preciso della morte è arrivato alle 9:13 a.m. EST, quando il senatore democratico Joe Manchin è apparso nel programma State of the Union della CNN. Il conduttore Jake Tapper ha chiesto notizie riguardo al Build Back Better Act, il massiccio programma di spesa spesso indicato come il “fulcro” dell’agenda Biden, che si è arenato al Senato alla fine dello scorso anno dopo che lo stesso Manchin si era rifiutato di approvarlo. (Anche la collega democratica senatrice Kyrsten Sinema aveva posto delle riserve).
“Build Back Better – è morto?” ha chiesto Tapper. “C’è qualche possibilità che ritorni con il suo sostegno?
“Beh, il Build Back Better, come è stato presentato negli ultimi sette, otto, nove mesi – quel disegno di legge non esisterà più, Ok?” ha risposto Joe Manchin. Per un momento, Manchin ha lasciato la porta aperta alla possibilità di considerare “pezzi” della legislazione, ma poi ha dato il colpo di grazia: “I Democratici non possono far approvare la legge passando per il Senato“, ha detto Manchin, eliminando gli ostacoli per accorciare il processo di approvazione della commissione ed impedire ai Repubblicani di prendervi parte.
“La mia più grande preoccupazione, e la mia più grande opposizione – è che il disegno di legge non è passato attraverso questo processo”, ha detto Manchin. I Repubblicani “dovrebbero avere almeno l’opportunità di dare il loro contributo. Avrebbe dovuto passare attraverso il comitato. Questi sono cambiamenti importanti. Cambierà la società per come la conosciamo. E per questi cambiamenti, ci dovrebbe essere almeno un’udienza. Ci dovrebbe essere una revisione. E poi avremo un prodotto migliore, sia che i vostri amici dall’altra parte lo votino o meno. Ma devono poter dare il loro contributo”.
Questo è tutto. I Democratici non controllano la maggioranza dei seggi al Senato. L’unico maniera in cui speravano di ottenere il Build Back Better attraverso un Senato 50 a 50 era quella di bypassare quello che viene chiamato “regular order” e spingerlo avanti senza alcun diritto di replica da parte dei Repubblicani. Ma una volta che Joe Manchin non ha accettato di prendere parte a questo gioco, il destino del Build Back Better Act è stato segnato.
Il Regular Order nel contesto del Congresso degli Stati Uniti si riferisce all’applicazione semi-rigida o rigorosa delle procedure di deliberazione nelle commissioni parlamentari o nelle sottocommissioni, comprese le opportunità di tenere udienze col pubblico e/o lo svolgimento di votazioni plurime. Tali processi sono progettati per promuovere delle forme di decisione basate sul consenso più largo possibile, in particolare in termini di promozione del compromesso con i punti di vista della minoranza parlamentare. Questa procedura ordinaria può però essere in qualche modo aggirata organizzando delle task-force che la leadership della maggioranza gestisce direttamente, tentando di ridurre la capacità di proporre emendamenti da parte dell’opposizione e/o accorciando la durata della discussione di un provvedimento.
È difficile ingigantire le già enormi ambizioni che i Democratici riponevano in questa legislazione. Sì, avevano già approvato una legge da 1,9 trilioni di dollari per i “ristori-COVID” che finanziava molto di più dei semplici ristori. E Sì, avevano già approvato una legge “bipartisan” sulle infrastrutture da 1,2 miliardi di dollari che finanziava sia le solite cose come le strade e i ponti ma che estendeva anche la definizione tradizionale di cosa sia una “infrastruttura”.
Ma Build Back Better avrebbe realizzato i sogni progressisti che avevano animato molti attivisti Democratici durante la campagna presidenziale del 2020. Un’analisi del New York Times dello scorso settembre aveva detto che la legge avrebbe toccato “praticamente la vita di ogni singolo americano, dal concepimento fino all’infermità avanzata“. Ed in effetti, avrebbe fatto proprio questo, attraverso l’espansione di Medicaid, il congedo medico e familiare retribuito, dei sussidi per l’assistenza all’infanzia, per il c.d. pre-K (il programma per la scuola materna, n.d.r.) universale, l’alimentazione scolastica, i college comunitari gratuiti e garantito, l’espansione dei crediti d’imposta per i figli, le misure climatiche, la formazione dei lavoratori, l’espansione di Medicare con inclusa la copertura assicurativa per andare dal dentista, dall’otorino e anche dall’oculista, l’assistenza sanitaria a domicilio ed altro ancora – tutto finanziato con tasse più alte e/o con il ricorso all’indebitamento dello Stato.
La legge, amavano dire i Democratici, sarebbe stata “trasformativa“. Ma di nuovo: I Democratici non controllano la maggioranza dei seggi al Senato. Con l’opposizione dei Repubblicani, uniti, hanno proposto di farla approvare attraverso ogni sorta di manovra pur di spingere Build Back Better attraverso il Senato senza un ampio sostegno bipartisan. Ma, alla fine, Joe Manchin ed altri hanno messo in dubbio che gli elettori volessero veramente così tanto che le loro vite venissero “trasformate” attraverso una serie di giochi parlamentari.
Così il progetto di legge si è arenato a dicembre. Dopo il suo crollo, il 20 dicembre, il leader della maggioranza Chuck Schumer ha scritto una rabbiosa lettera al “caro collega” in cui incolpava Joe Manchin per la situazione e in cui giurava di costringere ogni senatore a votare, “in ogni sua parte”, la legge all’inizio del 2022.
“I senatori dovrebbero essere consapevoli che il Senato prenderà in considerazione il Build Back Better Act, molto presto, già nel nuovo anno, in modo che ogni membro di questa Camera abbia l’opportunità di rendere nota la propria posizione nell’aula del Senato, non solo in televisione”, aveva scritto Chuck Schumer, in un chiaro riferimento alla passione di Joe Manchin per le telecamere. “Continueremo a votare finché non otterremo qualcosa“.
Sembrava dura, ma alla fine pure Chuck Schumer ha fatto marcia indietro. Il nuovo anno è arrivato, e se ne sta già andando senza un voto del Senato sul Build Back Better Act. Non c’è ancora stato, né ci sarà nelle settimane e nei mesi a venire. Quando questo è diventato dolorosamente chiaro, Chuck Schumer ha rivolto la sua attenzione al tentativo di usare di nuovo le manovre parlamentari per far approvare una legge proposta dai Democratici sulle procedure di voto ed ha fallito anche in quello. Il motivo: mi dispiace essere un disco rotto, ma i Democratici non controllano la maggioranza dei seggi al Senato.
Poi è arrivata la dichiarazione di Joe Manchin. Build Back Better è finito, e con esso il “pezzo forte” dell’agenda di Biden.
Ora, questo è un anno di elezioni, e Joe Biden ha deciso di viaggiare per il paese cercando di convincere la gente che ha già fatto grandi cose per loro. “Uscirò più spesso da questo posto”, ha detto Biden nella sua conferenza stampa del 19 gennaio, riferendosi alla Casa Bianca e a Washington. “Ho intenzione di uscire e di parlare con il pubblico. Farò degli incontri pubblici. Mi interfaccerò con loro. Farò il punto su quello che abbiamo già fatto, sul perché è importante, e su quello che faremo se – cosa succederà se sosterranno quello che voglio fare”.
Quando un politico, ostacolato dal Congresso, dice che si rivolgerà al pubblico ed enfatizzerà ciò che ha realizzato, questo è un buon segno che non farà più nulla. E naturalmente, se i Democratici perderanno il controllo sia della Camera che del Senato a novembre, non ci sarà più alcuna agenda legislativa di Biden. Potrà fare dei progressi solo qualora i Democratici siano disposti a lavorare con i Repubblicani, ma non altrimenti. Per andare da solo, i Democratici dovranno mantenere la loro maggioranza alla Camera e vincere effettivamente la maggioranza dei seggi al Senato.
Ma questo dipende dal futuro. Ora, per un breve momento, Joe Manchin ha emesso la dichiarazione di morte su ciò che resta dell’agenda di Biden. C’erano sogni audaci e progressisti. C’erano promesse di azione. C’erano speranze di “trasformazione”. E ora sono morti, morti, morti.
La recessione di Joe Biden
Byron York’s Daily Memo
1 agosto 2022
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Il Dipartimento del Commercio ha recentemente annunciato che l’economia si è contratta dello 0,9% nel secondo trimestre del 2022. Ciò avviene dopo che lo scorso aprile era stata annunciata una contrazione dell’economia dell’1,6% nel primo trimestre di quest’anno. Ora, gli Stati Uniti hanno registrato due trimestri consecutivi di crescita economica negativa, che è la definizione comunemente accettata per indicare che ci si trova in recessione. Quindi è ufficiale: Gli Stati Uniti sono in recessione.
Ma… non è ufficiale. Negando gli standard adottati da lungo tempo, l’amministrazione Biden non vuole ammettere che l’economia è in recessione. Per giorni prima dell’annuncio del Dipartimento del Commercio, gli alti funzionari dell’amministrazione hanno sostenuto che “due trimestri di crescita negativa non equivalgono necessariamente ad una recessione” e che in questo caso, sebbene una situazione del genere sia estremamente rara, l’economia abbia sperimentato effettivamente due trimestri di “contrazione” ma non è assolutamnete in recessione.
Gli alleati e i sostenitori dell’amministrazione stanno accettando questa argomentazione. “Alcuni media liberal stanno iniziando ad allinearsi con la tesi dell’amministrazione Biden di ridefinire il concetto di recessione“, ha riferito Fox News la scorsa settimana. “C’è stata una forte spinta da parte della Casa Bianca a dichiarare preventivamente che, anche se l’economia degli Stati Uniti si è ridotta per due trimestri consecutivi, ciò non significhi necessariamente che l’economia si trovi in recessione”. Per citare un esempio, la sera prima della pubblicazione del rapporto, POLITICO ha descritto i dati governativi in arrivo come “la prima lettura, forse imprecisa e sicuramente da rivedere, della performance economica degli Stati Uniti nel secondo trimestre di questo anno economico profondamente strano”.
Ma perché Joe Biden e i suoi collaboratori si sono spinti a tanto avanti pur di negare che gli Stati Uniti si trovino in recessione? Forse il posto migliore per cercare una risposta è la media dei sondaggi di RealClearPolitics.
L’indice di gradimento di Biden si attesta ora attorno al 37% nella media di RealClearPolitics. Ricordate quando l’indice di gradimento di Biden sembrava bloccato nella parte bassa dei 40? È rimasto lì per circa sei mesi, ma verso maggio di quest’anno, i numeri sono scesi al di sotto della barriera del 40% ed ora sembrano avvicinarsi alla zona mediana del 30%. Secondo il sito di analisi FiveThirtyEight, questo è “il peggior dato di qualsiasi presidente eletto a questo punto della sua presidenza dalla fine della Seconda Guerra Mondiale“.
Perché Biden è sceso così in basso? Soprattutto per l’economia. Un numero enorme di persone ritiene che il Paese stia andando nella direzione sbagliata e la maggior parte cita l’economia come la ragione per cui le cose sono andate male. Sempre da FiveThirtyEight: “Molti fattori stanno guidando questo sentimento generale di insoddisfazione tra gli americani, ma l’inflazione è probabilmente la ragione più grande. L’inflazione, che è al punto più alto dall’inizio degli anni ’80, è sempre stata al primo posto tra i problemi che preoccupano gli americani. […] Nell’ultimo sondaggio FiveThirtyEight/Ipsos, il 62% degli americani ci ha detto come l’inflazione, o l’aumento dei prezzi, sia uno dei problemi più importanti per il Paese, molto più di qualsiasi altro argomento che abbiamo chiesto”.
Le cose vanno male ora, ma potrebbero sempre peggiorare. Ed è per questo che la Casa Bianca ha mostrato puro terrore di fronte alla prospettiva di una recessione che si aggiunge all’inflazione.
Riuscite ad immaginare cosa accadrà ora all’indice di gradimento di Biden se gli elettori dovessero incolparlo anche di aver fatto precipitare la nazione in recessione, oltre che di aver fatto aumentare i prezzi? Quando i sondaggisti chiedono di Biden, la sua gestione dell’economia è già la più bassa tra le varie misure della performance lavorativa. Per esempio, nell’ultimo sondaggio della Quinnipiac University, solo il 28% degli intervistati approva il modo in cui Biden sta gestendo l’economia, contro il 65% che lo disapprova. Un 28 a 65 è una notizia piuttosto brutta se si è seduti nello Studio Ovale.
Così la Casa Bianca ha semplicemente reagito ad una notizia ancora più negativa. “Anche se il numero [della crescita del PIL] è negativo, non siamo in recessione“, ha detto il Segretario al Tesoro Janet Yellen a Meet the Press. “E vorrei, insomma, avvertire che non dovremmo definirla una recessione”.
La Casa Bianca continuerà quindi a sostenere che l’economia odierna abbia qualcosa di unico per cui la misura tradizionale dei due trimestri consecutivi di crescita negativa non si applica più alla definizione di recessione.
Se ciò fosse vero, sarebbe la prima volta in 75 anni. “È raro che si verifichino due trimestri consecutivi di PIL negativo senza che si verifichi una recessione”, ha osservato recentemente il Washington Post. “Infatti, la professoressa Tara Sinclair della George Washington University ha dichiarato che l’unica volta che sia mai stata registrata sembra essere stata nel 1947″.
È una tesi piuttosto debole, ma è tutto ciò che ha in mano la Casa Bianca. “Non siamo in recessione”, ha detto Joe Biden. “Il tasso di occupazione è ancora uno dei più bassi della storia, al 3,6%. Ci troviamo ancora con persone che investono. La mia speranza è che si passi da una crescita rapida a una crescita costante. E quindi vedremo una certa riduzione. Ma non credo che arriveremo – se Dio vuole – non credo che assisteremo ad una recessione”.
I cittadini americani dovrebbero sperare che Joe Biden abbia ragione. Ma tutti temono che si sbagli.