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In Europa la doppia cittadinanza attiva concessa a stranieri di fede islamica si sta dimostrando un istituto estremamente dannoso per i cittadini europei autoctoni e per i cristiani.
Lo possiamo osservare in Germania, in Belgio, in Olanda, in Austria, in Francia e nei paesi scandinavi.
Il solo rimedio è la consessione della cittadinanza passiva senza diritto di voto allo straniero residente che la maturasse e la concessione di quella attiva solo allo straniero che rinunciasse a quella che già ha.
La scelta della cittadinanza attiva italiana al posto di quella naturale è la misura del grado di naturalizzazione dello straniero con la nazionalità italiana ed è la sola condizione che offre ai cittadini italiani una certa sicurezza che lo straniero condivida valori, cultura, tradizioni, usi e costumi, fraternità e che dimostri la sua effettiva integrazione.
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Zaia apre a 'ius soli' per figli di immigrati:"Se sono nati qui, hanno identità veneta"
Il presidente del Veneto si dice favorevole alla cittadinanza per i figli degli immigrati nati nella sua Regione: "Spesso parlano il dialetto quasi meglio di me"
17 giugno 2013
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... a-61264191
VENEZIA - Il governatore del Veneto, Luca Zaia, apre uno spiraglio al diritto di cittadinanza per i figli degli immigrati nati nella sua Regione: "Sollevo il tema dei bambini che sono nati qui e vanno a scuola qui - ha detto, parlando a Venezia - sui quali un ragionamento al di là dello ius soli debba essere fatto anche perché spesso parlano il dialetto quasi meglio di me. Sono bambini che in molti casi hanno identità veneta e non quella del Paese d'origine della loro famiglia, cosa che è accaduta spesso ai nostri emigranti". Per il presidente del Veneto, "il vulnus sono i bambini figli di immigrati inseriti in un progetto e che già vanno a scuola, non si può pensare che diventino italiani solo quando, dopo i 10 anni previsti dalla legge, sono già alle scuole medie".
Poi ha specificato: "Sono contario al tema ius soli coram populo, cioè perché semplicemente una persona varchi i confini sia italiana, credo sia sacrosanta la battaglia che per essere cittadini sia necessario conoscere almeno la nostra lingua, coscienti della nostra storia, e della nostra identità". "Quindi condivido il tema della battaglia - ha proseguito - contro chi vorrebbe l'applicazione della ius soli per tutti".
Zaia ha, poi, espresso la sua opinione sulle questioni riguardanti l'omosessualità: "Per me non esiste il problema. Non mi avventuro su temi quali quelli delle coppie di fatto, i gay hanno diritto di rispetto e basta, non c'è nulla da aggiungere". "Nel mio partito - ha osservato anche - la maggior parte delle persone ha ragionevolezza da vendere, se poi il palcoscenico viene dato al fondamentalista di turno è ovvio che la posizione sembra essere un'altra".
Alberto Pento
Ma nel 2013 ancora non vi era il problema dell'Islam e dell'invasione dei clandestini
La doppia cittadinanza: da eccezione a norma
Gerhard Lob, Traduzione dal tedesco: Andrea Tognina
Un numero crescente di persone ha più di un passaporto. Keystone
18 dicembre 2018
https://www.swissinfo.ch/ita/tra-due-mo ... a/44626180
Un tempo le persone con due passaporti erano una rarità. Nel frattempo sono parte della norma. Tre quarti degli svizzeri all'estero possiedono una seconda cittadinanza. Fra gli svizzeri che vivono in Svizzera la quota è di circa il 13%. Ciononostante, la doppia cittadinanza rimane un tema politicamente controverso. La Commissione federale della migrazioneLink esterno (CFM) ha dedicato uno studioLink esterno dettagliato alla questione.
Nel 2017, poco prima di diventare consigliere federale, il ticinese Ignazio Cassis aveva restituito il suo passaporto italiano e rinunciato quindi alla sua doppia cittadinanza. In quanto membro del governo svizzero non voleva essere esposto al sospetto di servire due padroni o meglio due Stati.
La restituzione del passaporto ha scatenato reazioni controverse. Alcuni hanno parlato di opportunismo politico, dettato dalla necessità di ottenere il sostegno della destra nazional-conservatrice al momento dell'elezione, e di negazione delle proprie radici. Altri hanno applaudito, condividendo la tesi del candidato al Consiglio federale, secondo cui una doppia nazionalità potrebbe essere fonte di conflitti di lealtà.
Di fatto ci sono sempre più persone con più di un passaporto. La doppia cittadinanza è diventata parte della normalità. Oggi, un cittadino svizzero su quattro, residente in Svizzera o all'estero, possiede almeno un'altra cittadinanza.
Cittadini semplici in minoranza
"È molto probabile che la proporzione sia ancora più elevata, perché i dati disponibili riguardano solo i cittadini svizzeri a partire dai 15 anni di età", indica lo studio "Cittadinanza e democrazia nell’era della migrazione transnazionale: contesto, opportunità e rischi della doppia cittadinanza", pubblicato martedì 18 dicembre dalla Commissione federale della migrazione (CFM), in occasione della Giornata internazionale dei migranti.
La parte statistica dello studio mostra che all'inizio della raccolta dei dati nel 1926, quasi tutti i 200'000 cittadini svizzeri registrati all'estero dichiaravano di avere solo la nazionalità svizzera. Nel 2016, la situazione era cambiata radicalmente: dei 775'000 svizzeri residenti all'estero e registrati presso i servizi consolari, ben 570'000, vale a dire il 75%, possedevano almeno un altro passaporto.
All'interno della Svizzera, questa evoluzione è meno pronunciata, ma altrettanto netta. I doppi cittadini sono in crescita. Per gli autori dello studio è chiaro: "È prevedibile che l'attuale tendenza continui, cosicché a medio termine i cittadini svizzeri con una sola cittadinanza rappresenteranno una minoranza anche all'interno della Svizzera, come è già il caso tra gli svizzeri all'estero".
Gli espatriati mantengono i loro diritti di cittadinanza
Sebbene il dibattito politico pubblico si concentri in genere sugli immigrati, sono gli emigranti, cioè coloro che sono emigrati dalla Svizzera pur mantenendo la cittadinanza svizzera, che sono di primaria importanza per lo sviluppo della doppia cittadinanza.
Secondo lo studio, ciò si riflette già nel fatto che "l'amministrazione raccoglie dati sulla doppia cittadinanza degli Svizzeri all'estero da molto più tempo dei dati sulla doppia cittadinanza degli svizzeri in Svizzera".
Il numero di cittadini svizzeri residenti all'estero è in forte aumento, così come il numero dei doppi cittadini, poiché la cittadinanza svizzera può essere trasmessa alle generazioni future dagli Svizzeri residenti all'estero senza grandi restrizioni.
L'esempio di Jonas Lüscher Jonas Lüscher (*1976) appartiene al grande gruppo di cittadini svizzeri residenti all'estero che hanno anche un'altra nazionalità. Lo scrittore, che ha ricevuto il Premio svizzero del libro 2017, è cresciuto a Berna. Dopo la sua formazione si è trasferito dapprima a Colonia, poi a Monaco di Baviera insieme a quella che è diventata sua moglia. Lo studio gli dedica un ritratto, come a molti altri cittadini che possiedono due passaporti. Perché ha acquisito una seconda cittadinanza? "Penso che quando si vive così a lungo in un paese la decenza democratica richieda che si partecipi alla politica", dice. Così tre annifa Jonas Lüscher è diventato cittadino tedesco e da allora ha la doppia cittadinanza. Non è diventato "meno svizzero" a causa della naturalizzazione in Germania. Si sente sia svizzero che tedesco e la combinazione funziona: "Non ho problemi a essere cittadino di due paesi". Non è un servo di due padroni? "Non sono un servo né della Germania né della Svizzera. Sono un cittadino, non un dipendente dello Stato". © KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER
La cittadinanza ereditaria
Tuttavia, l'aumento della doppia cittadinanza può essere spiegato solo da cambiamenti nel quadro giuridico e nella sua accettazione, nonché nella posizione delle donne nella società. Nel contesto del matrimonio, ad esempio, il fatto che l'uguaglianza tra donne e uomini, insieme al principio di discendenza ("ius sanguinis"), prevalente nella maggior parte dei paesi, conduca alla concessione della doppia cittadinanza a figli di matrimoni binazionali è decisivo. In Svizzera, tutti i bambini nati in Svizzera con un genitore svizzero ricevono la cittadinanza svizzera.
Nel frattempo un matrimonio su tre è un matrimonio binazionale. I figli nati all'estero nell'ambito di matrimoni binazionali devono essere registrati entro il 22° anno di età o presentare una dichiarazione di conservazione - oltre a questa dichiarazione d'intenti, non è necessario alcun altro legame con la Svizzera per trasmettere la cittadinanza svizzera alle generazioni successive.
Democrazia diretta con un deficit democratico
Mentre gli Svizzeri all'estero possono facilmente assumere una seconda doppia cittadinanza, acquisirla per nascita o naturalizzarsi, questo fenomeno non è così pronunciato tra gli stranieri in Svizzera. Negli ultimi anni la percentuale di stranieri è aumentata molto più rapidamente rispetto al numero di naturalizzazioni. Ciò spiega anche l'altissima percentuale di stranieri (25%) in Svizzera.
E questo ha delle conseguenze: gli stranieri che non sono naturalizzati in Svizzera non hanno diritti civili e non possono votare, e questo in un paese noto per la sua democrazia diretta e per l'ampia partecipazione popolare. "Con l'esclusione di un quarto della popolazione residente dall'elettorato, la Svizzera ha uno dei maggiori deficit democratici in Europa", osserva lo studio.
Opportunità e rischi
Come detto, la doppia cittadinanza è sempre più diffusa. Offre molte opportunità di integrazione, grazie ai diritti civili, ma anche rischi, come dimostra lo studio. Per gli emigranti che si naturalizzano e hanno una doppia cittadinanza, questo status riflette il loro duplice attaccamento al paese d'origine e a quello di accoglienza.
Nel caso di un numero non trascurabile di cittadini stranieri con doppia cittadinanza, tuttavia, si può supporre che essi vivano la cittadinanza della loro patria d'origine nel senso di una doppia cittadinanza latente. Sono quindi in possesso della cittadinanza, ma non hanno alcun rapporto profondo con la loro patria d'origine e tanto meno vi sono politicamente attivi.
Questi doppi cittadini latenti sono probabilmente più frequenti tra gli emigranti della seconda o terza generazione. In Francia e in Svezia, ad esempio, si è scoperto che i discendenti di immigrati turchi si sentono per lo più solo legati solo simbolicamente alla patria dei loro genitori.
Questa constatazione vale presumibilmente anche per gli Svizzeri di seconda e terza generazione all'estero.
Una tendenza globale
Dopo che nella prima metà del XX secolo erano state introdotte quasi ovunque norme che miravano ad aumentare i legami con i rispettivi stati nazionali e quindi ad evitare la doppia cittadinanza, nella seconda metà del XX secolo sia l'atteggiamento politico che le norme giuridiche sono cambiate in molti paesi del mondo.
Un numero crescente di paesi in tutto il mondo accetta la doppia cittadinanza. Dal 1992 la Svizzera ha permesso la doppia cittadinanza sia agli emigranti svizzeri, sia ai naturalizzati, diventando così un pioniere di quella che oggi è una tendenza globale.
Questa evoluzione verso la tolleranza o l'accettazione della doppia nazionalità nelle leggi sulla cittadinanza degli Stati nazionali democratici non deve nascondere il fatto che questo sviluppo è stato politicamente controverso in molti paesi e lo è rimasto in una certa misura fino ad oggi.
La cittadinanza italiana non è un pezzo di carta da concedere automaticamente. Ma un privilegio che si accorda solo chi si riconosce integralmente, orgogliosamente e concretamente nella nostra civiltà
Magdi Cristiano Allam
Il Giornale, 18 giugno 2017
https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 66550034:0
Anch'io sono stato un immigrato. Nel 1972 arrivai a Roma con un aereo dell'Alitalia, con il passaporto egiziano e un regolare visto d'ingresso, grazie a una borsa di studio concessami dal governo italiano per aver conseguito la Maturità scientifica italiana con il punteggio più alto presso l'Istituto Salesiano "Don Bosco" al Cairo.
All'epoca erano sufficienti cinque anni di residenza per richiedere la cittadinanza. Avevo i requisiti per acquisirla: conoscevo bene lingua e cultura italiana, condividevo la civiltà italiana, ero autosufficiente economicamente. Era un'Italia radicalmente diversa, migliore da tutti i punti di vista. C'erano in tutto circa 130 mila stranieri che solo vent'anni dopo li si indicò come "extracomunitari". Eravamo perlopiù studenti di buona cultura che non creavamo alcun problema sul piano sociale, economico e della sicurezza. La parola "immigrato" non esisteva nel lessico politico, semplicemente perché noi stranieri non eravamo e non venivamo percepiti come diversi dai cittadini italiani.
Non è un caso che solo 14 anni dopo, nel 1986, chiesi e ottenni la cittadinanza italiana per potermi iscrivere all'Ordine dei Giornalisti e sanare una situazione che da oltre dieci anni mi vedeva scrivere sulla stampa italiana come "collaboratore", con un trattamento economico inadeguato a fronteggiare le necessità della mia famiglia.
Ebbene, mentre quando gli stranieri erano pienamente compatibili con le leggi, le regole e i valori italiani non sentivano la necessità di acquisire la cittadinanza italiana, paradossalmente oggi che gran parte di loro sono incompatibili e non integrabili, il fronte politico catto-comunista vuole accordare la cittadinanza facile e celere.
Eppure sarebbe sufficiente guardarci attorno per scoprire la portata deflagrante dello ius soli principalmente in Francia e Gran Bretagna, dove viene abbinato al multiculturalismo, diritti e libertà senza doveri e regole, e al comunitarismo, l'auto-amministrazione su base etnico-confessionale con proprie regole e leggi.
Nonostante l'evidenza del fallimento della cittadinanza intesa come un pezzo di carta che si accorda sulla base di parametri quantitativi legati agli anni di residenza, allo stipendio e alla capienza dell'alloggio, in Italia si persevera nell'ignorare l'essenza qualitativa della cittadinanza, che non può prescindere dall'adeguata conoscenza della lingua e della cultura; dal rispetto delle leggi; dall'ottemperanza delle regole su cui si fonda la civile convivenza; dalla condivisione dei valori che sostanziano la nostra civiltà; dal lavoro che concorre allo sviluppo del Paese.
Gli italiani devono essere consapevoli che accordare lo ius soli e consentire ai musulmani o ai cinesi di auto-amministrarsi sulla base di proprie regole e leggi, promuovendo in parallelo l'auto-invasione di milioni di giovani prevalentemente islamici nella fascia d'età dell'esplosione della fertilità maschile, sarebbe un suicidio traducendosi nella sostituzione etnica della popolazione italiana e nella fine della nostra civiltà, nella sottomissione alla dittatura finanziaria e alla tirannia dell'islam.
Un ministro australiano si è dimesso per la cittadinanza italiana
Lucio Di Marzo - Mar, 25/07/2017
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/min ... 24532.html
La legge non prevede doppia cittadinanza per politici, nemmeno se a loro insaputa ...
In poche settimane sono tre i ministri australiani costretti a lasciare il proprio posto, tutti per la stessa ragione: una doppia cittadinaza che, secondo le leggi vigenti nel Paese, non gli consente di far parte del governo.
È Matt Canavan l'ultimo a finire "vittima" di questo dettaglio non da poco che regola la vita politica australiana. Il ministro delle Risorse ha una doppia cittadinanza a sua insaputa. Un caso piuttosto curioso, visto e considerato soprattutto che la sua seconda carta d'identità potrebbe essere italiana. Curioso perché in Italia Canavan non è nemmeno mai venuto da turista.
Solo di recente il ministro ha scoperto che, quando aveva 25 anni, la madre ha fatto richiesta per la cittadinanza italiana per sé e per il figlio. "Non sono nato in Italia, non ci sono mai stato e che io sappia non ho mai messo piede al consolato o all'ambasciata italiana", ha detto Canavan alla stampa australiana. Ma poco cambia per la legge.
"Non sono stato ancora in grado di chiarire se la mia registrazione come cittadino italiano sia valida di fronte alla legge", ha aggiunto, specificando di attendere un parere legale che possa spiegare la questione definitivamente. Nel frattempo il ministro ha lasciato il governo Turnbull.
Alberto Pento
Tutti i terroristi nazi maomettani che hanno compiuto atti terroristici e stragi in Europa sono o immigrati o figli di immigrati mussulmani generalmente di etnia, nazionalità e cittadinanza africane o afro asiatiche con anche la cittadinanza dei vari paesi europei ed europea se nati in Europa, e nessuno di loro è autoctono; salvo pochissimi demenziali casi di europei convertitisi al nazismo maomettano o islam.