La mia terra non è la tua terra

Re: La mia terra non è la tua terra

Messaggioda Berto » lun lug 16, 2018 9:15 am

Barletta, immigrato chiede l'elemosina e morde un passante (clandestino richiedente asilo)
Emanuela Carucci - Mer, 11/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 51986.html

Ha anche colpito la sua vittima con un'asta. Si tratta di un ghanese di 26 anni ora in carcere
È accaduto a Barletta, un Comune della provincia Bat (Barletta- Andria- Trani), in Puglia.
Un ghanese di 26 anni chiedeva l'elemosina davanti all'oratorio della parrocchia seminario di Santa Lucia quando un ragazzo non solo non gli ha lasciato soldi, ma gli ha gentilmente chiesto di allontanarsi. Il mendicante probabilmente si è sentito offeso e ha colpito la vittima con l'asta metallica di uno spazzolone trovata lì vicino e lo ha morso ad un braccio. È accaduto in pieno centro, non molto lontano dalla caserma dei carabinieri. Proprio al momento dell'aggressione passavano davanti all'oratorio i militari che sono intervenuti bloccando l'immigrato che ha cercato di colpire anche loro. Si tratta di un richiedente asilo che è stato arrestato con l'accusa di aggressione. La giovane vittima, invece, è stata subito soccorsa e medicata. Per lui i sanitari hanno disposto cinque giorni di prognosi e prescritto una serie di analisi per le ferite riportate. Non è il primo caso simile. Appena un mese fa una donna a Palermo è stata aggredita da un mendicante.
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Re: La mia terra non è la tua terra

Messaggioda Berto » lun lug 16, 2018 9:15 am

Gli apparati dello stato che fanno del male al proprio paese e ai propri concittadini, complici degli scafisti e strumento che favorisce l'invasione dei clandestini. Solo in Italia esistono simili demenzialità.


La partita più difficile del Viminale: l'interventismo della Guardia Costiera
Gian Micalessin - Sab, 14/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 53362.html

Il ruolo ambiguo delle Capitanerie. Che ora Salvini non tollera più
Mattarella sarà un problema, ma la vera spina nel fianco di Matteo Salvini si chiama Guardia Costiera.

Una Guardia Costiera che per due volte, e sempre in seguito alle attività del pattugliatore Diciotti, si ritrova nel mirino del ministro dell'Interno. La prima volta fu l'11 giugno scorso. Allora, nel pieno della crisi «Aquarius», il pattugliatore scaricò a Catania 937 migranti prelevati nel corso di sette operazioni effettuate in prossimità delle acque libiche. Sette operazioni non molto in linea con l'indirizzo politico di un Viminale assai esplicito nel suggerire di mantenersi a distanza dalla Libia. La seconda riguarda l'intervento della Diciotti, nell'interpretazione di Salvini perlomeno dubbio, per il trasbordo di 67 migranti sospettati di aver minacciato il personale della Vos Thalassa.

Ci sono state vere minacce o, come si sospetta agli Interni, si è utilizzata una situazione ambigua per sottrarre i migranti a Tripoli e affidarli ad una Guardia Costiera pronta a stare al gioco? L'interrogativo, destinato a restar irrisolto, è il sintomo della diffidenza che divide Viminale e Guardia Costiera. Per comprenderne le fondamenta basta ricordare la deposizione davanti alla Commissione Difesa del Senato con cui, un anno fa, l'allora Comandante generale delle Capitanerie di Porto Ammiraglio Vincenzo Melone difese le Ong messe sotto accusa dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. L'atteggiamento di Melone era perfettamente coerente con quello di una Guardia Costiera diventata la referente diretta delle Ong. Era infatti l'Imrcc, il Centro Nazionale per il Coordinamento del Soccorso marittimo di Roma, ad assegnare loro le competenze d'intervento in seguito a chiamate di «soccorso» partite talvolta dai satellitari degli stessi trafficanti di uomini.

Il tutto mentre le navi delle Ong attendevano ai margini delle acque territoriali libiche. La Guardia Costiera si era immedesimata, insomma, nel ruolo di grande coordinatore dei soccorsi che costavano all'Italia una media di 150mila sbarchi all'anno. Un ruolo che non le andava assolutamente stretto. Indispettita per il ruolo centrale attribuito alla Marina Militare nella fase iniziale di Mare Nostrum la Guardia Costiera aveva sgomitato sin dopo l'arrivo del governo Renzi per avere un ruolo più centrale nelle operazioni di soccorso. Pretesa corretta e derivante dalla convenzione di Amburgo del 1979 sul soccorso marittimo, ma esercitata con estrema spregiudicatezza anche per lenire le frustrazioni subite in seguito ad un federalismo amministrativo che le aveva tolto ogni competenza sui demani. Così sfruttando l'insana decisione del governo Renzi di far sbarcare in Italia tutti i disperati soccorsi davanti alla Libia la Guardia Costiera ha trasformato il soccorso ai migranti nella principale ragion d'essere. E ha investito su mezzi sempre più potenti che ne hanno ampliato il raggio d'azione.

Le ambizioni della Guardia Costiera hanno finito però con l'ampliare anche le competenze dell'Italia. A furia di sostituirsi alle competenze di tutti i suoi omologhi del Mediterraneo, Malta in testa, la Guardia Costiera ha finito con l'allargare a dismisura la zona di salvataggio di competenza italiana portandola dagli originali 500mila chilometri quadrati ad oltre un milione. Uno sforzo compensato con i titoli di giornale e i servizi che per anni l'hanno incensata lodandone sforzi e dedizioni. Peccato che il governo Renzi non ci sia più e le competenze tutte italiane dei salvataggi e degli sbarchi siano già state messe in discussione dal ministro Minniti. Ma al Comando generale delle Capitanerie di Porto hanno preferito non accorgersene. E continuano a farlo anche quando Salvini alza la voce.
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Messaggioda Berto » lun lug 16, 2018 9:44 am

Così la Suprema Corte di Karlsruhe ha stabilito la possibilità legale di estradare Herr Haikel S., ancorché in Tunisia viga la pena di morte.

https://senzanubi.wordpress.com/2018/07 ... portazioni

Il 24 settembre 2017 sarà una data che i tedeschi ricorderanno bene. In quel giorno i partiti tradizionali subirono una terrificante débâcle. Non ne uscirono annientati, ma gli equilibri si erano rotti.
Gli Elettori avevano voltato le spalle alla Union, Csu e Cdu, ed alla socialdemocrazia: tutto sommato AfD aveva ottenuto un ottimo risultato per desistenza altrui.
Se constatiamo come la Bundeskanzlerin Frau Merkel sia tuttora in ruolo di comando, constatiamo altresì come il suo potere effettivo sia il fantasma di ciò che era stato in passato. Ed infatti in sede internazionale Frau Merkel ha ricevuto trattamenti da terzo mondo.
Ma alla mutata scena politica non è ancora corrisposto il cambiamento del deep state.
In questi sistemi politici occidentali, che si sciacquano in continuazione la bocca di essere “democratici“, gli Elettori possono mandare a casa o ridimensionare i politici, mentre i magistrati se li tengono a vita o per lunghissimi periodi di tempo. In Germania i giudici costituzionali durano in carica dodici anni.
Se la componente liberal socialista è uscita politicamente battuta, la somma magistratura ritiene tuttora simile orientamento politico, ed agisce politicamente ogniqualvolta le sia stata data la possibilità: funziona come un vero e proprio gruppo di fuoco
Ci si sarebbe quindi aspettati che la Suprema Corte avesse ribadito la non estradabilità di Herr Haikel S., coimputato per 22 omicidi.
Ma i giudici, specie poi quelli di grado elevato sono i più perfezionati sistemi per stabilire donde tiri il vento.
Così la Suprema Corte di Karlsruhe ha stabilito la possibilità legale di estradare Herr Haikel S., ancorché in Tunisia viga la pena di morte.
Ça va sans dire: questa sentenza smentisce le ventun altre sentenze già emesse in materia. Le Corti non amministrano la giustizia ma assecondano il potere in atto.
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Re: La mia terra non è la tua terra

Messaggioda Berto » mer lug 18, 2018 8:55 pm

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Re: La mia terra non è la tua terra

Messaggioda Berto » mer lug 18, 2018 8:56 pm

Un bugiardo fanatico idolatra cristiano, abituato a demonizzare/colpevolizzare l'umanità per spaventarla, parilizzarla, zittirla, sottometterla, depredarla e schiavizzarla.
Le multinazionali hanno pagato fior di royalty per le concessioni e i permessi, fiumi di tasse agli stati africani, fior di tangenti alle classi dirigenti e corrotte africane e hanno fatto lavorare gli africani e le loro imprese.
E poi le multinazionali non siamo noi, non sono io che non ho niente o quasi, esse caso mai sono parte del mondo e chi le possiede sta in tutto il mondo, dal Giappone al Canada, dall'Arabia Saudita al Brasile, dal Vaticano all'Indonesia.



L’arcivescovo di Palermo: “Siamo noi i predoni dell’Africa che affamano milioni di poveri”
2018/07/17

http://www.lastampa.it/2018/07/17/vatic ... agina.html

Non ostenta mezze misure, monsignor Corrado Lorefice, nel descrivere quelli che Giovanni XXIII definiva «i segni dei tempi». Ed è per questo che, nel suo discorso alla città di Palermo, in occasione della processione della patrona Santa Rosalia,afferma che «non è tempo di dormire, ma di stare svegli!». Con l’immagine del vascello e della navigazione – desunti simbolicamente dai festeggiamenti in onore della “Santuzza” – il presule descrive la navigazione difficile di tre «velieri»: la città di Palermo, l’Italia e l’Europa.

Il primo vascello, quella della città di Palermo, naviga in un mare perennemente agitato, e prevale la paura, perché – afferma Lorefice – «il lavoro manca, drammaticamente e, a volte, tragicamente; perché i nostri giovani perdono la speranza e si sentono costretti a partire, privandoci della loro presenza, della loro giovinezza forte e creativa; perché nelle nostre periferie cresce il disagio, aumentano i poveri». Ma il vero pericolo non è la paura, sottolinea l’arcivescovo, bensì «la rabbia, la rassegnazione, l’evasione».

A venticinque anni dal suo martirio, il messaggio di don Pino Puglisi deve risuonare a Palermo, afferma Lorefice: «Don Pino diceva che “è tempo di rimboccarsi le maniche”, di passare “dalle parole ai fatti”, di fare una proposta diversa rispetto alla “cultura dell’illegalità” promossa dai mafiosi, di adottare un nuovo “stile di vita”». L’arcivescovo, poi, ricorda il sacrificio di Libero Grassi e di Piersanti Mattarella: «Ad aiutarvi nella verità – precisa – non è il politico che vi promette favori, il prete che vi raccomanda, il potente che vi chiede in contraccambio il sacrificio della vostra libertà, non è chi vi dice che risolverà in modo semplicistico e sommario i vostri problemi! Ad aiutarvi è chiunque vi ricordi la bellezza di essere giovani, chiunque abbia rispetto e fiducia in voi, chiunque sia disposto a fare un passo indietro per cedervi strada, chiunque rinnovi in voi la forza dello stare assieme».

Al timone del” secondo vascello” c’è l’Italia, che soffre anch’essa paure e povertà, e dove si sta diffondendo, evidenzia il presule, una pericolosa illusione: «Che la chiusura, lo stare serrati, la contrapposizione all’altro siano una soluzione. Ma una civiltà che si fondi sul “mors tua, vita mea”, una civiltà in cui sia normale che qualcuno viva perché un altro muore, è una civiltà che si avvia alla fine. È questo che vogliamo?». Più volte il pastore di Palermo viene interrotto da diversi applausi, persino quelli delle autorità civili e militari presenti; nelle sue parole c’è spazio per ricordare anche il patrono d’Italia, San Francesco d’Assisi, e il Papa che ne porta il nome, oltre che la sensibilità verso l’indigenza degli altri.

Il “terzo vascello”, chiarisce ancora Lorefice, è quello dell’Europa: «La nave che tutti ci comprende in virtù di una geniale intuizione dei nostri padri. La logica del “prima noi” mostra in questa Europa tutta la sua fallacia. Rischiamo fratture insanabili proprio perché ogni Paese europeo comincia a ritenere che il suo benessere venga prima, senza capire che se la casa comune si distrugge tutti resteremo all’addiaccio, privi di un tetto. È la miopia dell’egoismo politico, propugnato da governanti e da politici europei che spesso si vantano – soprattutto nell’Est – di costruire regimi privi delle garanzie e fuori dai confini minimi della democrazia. Di fronte a tutto questo, care sorelle e cari fratelli, la Chiesa non può restare in silenzio, io non posso restare in silenzio».

Monsignor Lorefice ricorda ancora la figura di Giorgio La Pira, siciliano d’origine, il quale «faceva delle “attese della povera gente” il suo faro e la sua guida, contro ogni esaltazione del mercato senza regole, dell’individualismo economico. E questa convinzione, animata in lui da una fede profonda nell’Evangelo, se la portò dietro a Firenze, dove fu il sindaco dei poveri, dei disoccupati, degli ultimi. Oggi La Pira ci inviterebbe a guardare alle tante navi che dirigono la loro prua verso l’Europa come alle navi della speranza».

Da qui l’affondo finale: «Tutti dobbiamo sapere che lungo i decenni e soprattutto in questi ultimi trent’anni l’Africa – che è il continente più ricco del mondo – è stata sfruttata dall’Occidente, depredata delle sue materie prime. Ce le siamo portate via, anzi le multinazionali l’hanno fatto per noi, senza pagare un soldo. E abbiamo tenuto in vita governi fantoccio, che non fossero in grado di difendere i diritti della gente. Le potenze occidentali mantengono inoltre in Africa una condizione di guerra perenne che rende più facile lo sfruttamento e consente un fiorente commercio di armi».

«Siamo noi i predoni dell’Africa!», tuona l’arcivescovo di Palermo, «siamo noi i ladri che, affamando e distruggendo la vita di milioni di poveri, li costringiamo a partire per non morire: bambini senza genitori, padri e madri senza figli. Un esodo epocale si abbatte sull’Europa, che ha deciso di non rilasciare più permessi per entrare regolarmente nel nostro continente. E allora questo esercito di poveri, che non può arrivare da noi in aereo, in nave, in treno, prova ad arrivarci sui barconi dei trafficanti di uomini…».

Quelli che vengono chiamati centri di smistamento, di detenzione – sottolinea Lorefice – «quei centri che i nostri governi sollecitano e finanziano per “bloccare” il flusso migratorio, spesso richiamano i campi di concentramento. E se settant’anni fa si poté invocare una mancanza di informazione, oggi no. Non lo possiamo fare, perché ci sono le prove, nella carne martoriata di questa gente, nei filmati, nei reportage di giornalisti coraggiosi (mentre giornali e telegiornali di altra fatta parlano dei migranti sulle navi come di un “carico” alla maniera delle merci e delle banane!). Noi sappiamo, e siamo responsabili. E dobbiamo levarci!»

«Il Vangelo non è un’utopia, ma una regola, una forma di vita, e l’Eucaristia – come ricordava Paolo VI contiene la forma vitae dei popoli», rimarca il prelato. «La stessa cosa di cui era convinto Benedetto da Norcia, patrono d’Europa. Pertanto – conclude – questo è il messaggio su cui ritornare a scommettere: «Non è questione di accoglienza, non si tratta di essere buoni, ma di essere giusti. Non di fare opere buone, ma di rispettare e, se necessario, ripensare il diritto dei popoli. È in nome del Vangelo che ogni uomo e ogni donna hanno diritto alla vita e alla felicità».

All'Africa e agli africani non dobbiamo nulla, ma proprio nulla, niente di niente, tanto meno agli asiatici e ai nazisti maomettani d'Asia e d'Africa
viewtopic.php?f=194&t=2494
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Re: La mia terra non è la tua terra

Messaggioda Berto » gio lug 19, 2018 8:39 pm

Il vuoto di idee dietro la strumentalizzazione della pietà
L'Opinione delle Libertà
2018/07/18

http://www.opinione.it/editoriali/2018/ ... propaganda

Non è la chiusura dei porti a provocare le tragedie in mare. Quando l’accoglienza era senza controllo e le navi Ong traghettavano i migranti dalle coste libiche a quelle italiane, donne, bambini e profughi morivano ugualmente. Addirittura in numero superiore a quello attuale. Allora quelle morti venivano utilizzate per tenere sempre più aperta l’accoglienza. Adesso le tragedie in mare diventano uno strumento di azione politica contro la linea della chiusura scelta dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Non stupisce l’uso strumentale di vicende così dolorose. Il cinismo è una componente fin troppo significativa della propaganda e della ricerca del consenso. Per cui, anche se l’eccesso di strumentalizzazione può fare ribrezzo, non ci si deve scandalizzare eccessivamente di fronte alle sparate come quelle effettuate da Roberto Saviano e dai suoi emuli della sinistra.

Nessuno stupore e nessun scandalo, allora. Anche se una considerazione su una così virulenta manifestazione di cinica propaganda deve essere necessariamente fatta. Le grida, le accuse, gli insulti, le proteste dei guru della sinistra e dei loro imitatori nascondono l’assenza di qualsiasi soluzione al problema dei flussi migratori che dall’Africa si indirizzano verso l’Europa e l’Italia. La linea della chiusura dei porti sarà pure rozza, ma è una risposta. Quella secondo cui l’unico modo per evitare le tragedie in mare è tornare all’accoglienza indiscriminata gestita dalle Organizzazioni non governative non è una risposta ma un modo per eludere il problema trasformandolo in una gravissima questione interna al nostro Paese. Come dire che impedendo i naufragi in mare si favoriscono le tensioni razziali, lo sfruttamento del lavoro in nero, la moltiplicazione della manovalanza della criminalità e le violenze singole e di gruppo nelle nostre periferie.

C’è un solo modo per evitare le tragedie in mare e quelle nel nostro territorio. Ed è quello di fare in modo che i flussi migratori non si formino nei Paesi africani. Come? Se non si vuole o non si può usare la forza non c’è altra strada che contribuire a risolvere le cause delle migrazioni con aiuti massicci e continui.


Gino Quarelo
Non sono d'accordo che si debbano aiutare massicciamente, tutti gli aiuti a questi africani, sono risorse essenziali distolte, tolte ai cittadini italiani a cui spettano innanzi tutto.
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Re: La mia terra non è la tua terra

Messaggioda Berto » sab lug 21, 2018 8:09 pm

Migranti, il vescovo di Ventimiglia Monsignor Suetta che parla come Salvini. Un eroe: la dura verità sui disperati
20 Luglio 2018
di Andrea Morigi

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... rati-.html

Anche per Matteo Salvini giunge ogni tanto una consolazione che gli fa dire: «Meno male che nella Chiesa c' è qualcuno che ci difende». Il ministro dell' Interno è sollevato perché ha appena letto la risposta di monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia San Remo, ai 600 firmatari dell' appello clerical-immigrazionista rivolto alla Conferenza episcopale italiana. Lui scrive da una diocesi di frontiera, per non dire di prima linea, che da anni ha destinato una parte del seminario ai richiedenti asilo, che ospita fra i seminaristi della diocesi un nigeriano con tanto di asilo politico. E, proprio in virtù di quell' esperienza, ritiene che «il futuro dell' Europa non possa o non debba rischiare di andare verso una sostituzione etnica, involontaria o meno che sia».

Basterebbe molto meno per far saltare tutti i luoghi comuni ecclesialmente corretti, per primo l' identificazione della Chiesa cattolica «con una qualsiasi delle ONG che si attivano per il trasporto dei migranti nel Mediterraneo».

Non ha mica dimenticato di scrivere «per il soccorso». Evidentemente, intendeva proprio «per il trasporto».
Anziché la talare, tanti preti e vescovi indossano la maglietta rossa. Ma monsignor Suetta, mentre afferma «con Papa Francesco il dovere dell' accoglienza di chi bussa alla nostra porta in condizioni di grave emergenza», li invita a compiere il passo successivo, sempre nell' ottica della carità e ricorda loro che «occorre anche impegnarsi, forse più di quanto non sia stato fatto, per garantire ai popoli la possibilità di "non emigrare", di vivere nella propria terra e di offrire là dove si è nati il proprio contributo al miglioramento sociale».

Pericolo Islam - Se avesse semplificato troppo, utilizzando la formula «aiutiamoli a casa loro», lo avrebbero messo all' indice.

Invece, per tutte le cinque pagine del suo scritto, utilizza un linguaggio inattaccabile, anche quando affronta «il difficile tema dell' immigrazione islamica, che pone un grave problema di integrazione con la nostra cultura occidentale e cristiana». Affermazioni sufficienti a far intorcinare fino allo spasmo le budella cattocomuniste, ma sostenute dalle parole dei vescovi egiziani e nigeriani, cioè coloro che vorrebbero certamente il dialogo con i musulmani, salvo subirne loro malgrado la persecuzione violenta.

Vite da salvare - Appena un' ora più tardi, dal fronte della Cei affiora una nota piuttosto lieve, nel senso che elude gli interrogativi dell' appello anti-Salvini ed evita accuse dirette al governo, ma prende le distanze dall'«imbarbarimento», dalle «parole sprezzanti» e dagli «atteggiamenti aggressivi», per costruire «una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare». I vescovi si sentono chiamati in causa dalla «storia sofferta di uomini e donne e bambini che - mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere - ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace». dalla dolorosa vicenda delle morti nel Mediterraneo. Prendono spunto dalla storia di Josefa, la donna eritrea che è stata salvata dalla ong spagnola Open Arms dopo due giorni aggrappata in balia delle onde, ripensano agli «occhi sbarrati e allo sguardo vitreo di chi si vede sottratto in extremis all' abisso che ha inghiottito altre vite umane», ai soccorritori che hanno trovato lei e il corpo senza vita di una donna e del suo bambino. Si sentono «responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture».

Dal Viminale, contro la tratta degli esseri umani di cui non vuole essere complice, Salvini ribadisce la linea della fermezza: «Il nostro obiettivo è salvare più vite possibili, facendo partire meno gente possibile, ma non riapriremo assolutamente i porti».

Il vescovo di Ventimiglia, al telefono con Libero, non coglie una differenza fra la sensibilità dei confratelli nell' episcopato e la sua «riflessione che va un poco oltre». Nessuna polemica, quindi. Mons. Suetta si chiede soltanto se «tutte le persone che sostengono un' accoglienza senza limiti, senza numeri, siano animate da solidarietà o da un' idea di società o di futuro diversa dalla mia».
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Re: La mia terra non è la tua terra

Messaggioda Berto » dom lug 22, 2018 11:51 am

Anche Conte è un fanfarone manipolatore dei doveri/diritti umani

Migranti, Conte: "Corridoi umanitari di Sant'Egidio in linea con politiche del governo"
16 luglio 2018
di Cristina Pantaleoni

https://video.repubblica.it/dossier/imm ... 567/311205

"L'impegno della comunità di Sant'Egidio per i rifugiati, coi corridoi umanitari, è in linea con la proposta italiana. Si tratta di un'immigrazione regolare, con numeri contingentati, ben definiti, che consente di creare percorsi di integrazione". Così il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine della visita alla comunità di Sant'Egidio a Roma. La Comunità guidata da Marco Impagliazzo è infatti impegnata nella organizzazione di corridoi umanitari che hanno consentito finora, a 1.800 profughi di ottenere un visto per ragioni umanitarie grazie al quale presentare domanda d'asilo ed essere accolti in strutture per essere avviati ad un percorso di integrazione.



Alberto Pento
Ogni clandestino che arriva, che si soccorre, "salva", accoglie, ospita e mantiene, (e ogni "profugo umanitario" importato con i corridoi umanitari per un presunto diritto che non ha) comporta che un italiano sia deprivato dell'essenziale e finanche della vita, infatti i giovani non hanno lavoro o guadagnano poco, non possono farsi una famiglia e mettere al mondo dei figli. Se tutte le risorse destinate ai clandestini fossero destinate al lavoro, alle famiglie e ai giovani vi potrebbero essere nuovi nati, invece vi sono solo nuovi morti: di vecchiaia, di stenti, per mancata assistenza e giovani che si suicidano dalla disperazione per disoccupazione, fallimento e tassazione.
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Re: La mia terra non è la tua terra

Messaggioda Berto » mer lug 25, 2018 6:59 am

L'Ue vuole dare 6mila euro a migrante. Salvini: non vogliamo elemosina
di Stefano Amici
2018/07/24

http://www.secoloditalia.it/2018/07/lue ... m=facebook

Bruxelles continua il braccio di ferro con l’Italia sull’emergenza immigrazione. L’Ue, infatti, è al lavoro per “offrire” ai governi degli Stati membri un contributo di 6mila euro per ogni migrante accolto tra quelli salvati nelle acque del Mediterraneo, fino a un massimo di 500 persone. Il progetto della Commissione europea, una delle proposte che verranno presentate domani, secondo quanto è stato anticipato dal Financial Times, sarebbe un strumento per «convincere l’Italia a fare di più», insomma a spalancare le proprie porte a nuovi arrivi. Quella di rimborsare i Paesi che accolgono i migranti è un’idea già avanzata in passato e che ora torna di attualità di fronte alla svolta del governo italiano e alle crescenti difficoltà del ricollocamento dei migranti tra gli stati membri. La Spagna ne sarebbe probabilmente il maggior beneficiario, avendo accolto più di 1.200 migranti salvati in mare solo la scorsa settimana.

Salvini: niente elemosina da Bruxelles

Matteo Salvini però non ha dubbi: non è questa la strada. E puntuale arriva la replica: «Se vogliono dare i soldi a qualcun altro lo facciano. Noi non abbiamo bisoogno di elemosina – ha detto poche ore fa il ministro dell’Interno – anche perché nel corso del tempo ogni richiedente asilo costa agli italiani tra i 40 e i 50mila euro. L’elemosina Bruxelles la può tenere per lei, noi vogliamo chiudere i flussi. Non chiediamo soldi ma dignità e ce la stiamo riprendendo con le nostre mani». Tra le misure al vaglio di Bruxelles c’è anche l’apertura di nuovi “centri controllati” di accoglienza su base volontaria. La Commissione assumerebbe un ruolo di coordinamento nella redistribuzione dei migranti offrendo agli Stati che li ospitan0 «pieno appoggio dell’Ue e delle agenzie europee». Bruxelles preciserà che gli Stati membri potranno creare centri “ad hoc” su base temporanea e premerà affinché i centri pilota siano lanciati «il prima possibile».


Alberto Pento
No grazie, i 6 mila euro sono soldi nostri e debbono andare alla nostra gente disoccupata, ai lavoratori che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, agli ammalati, ai disabili, ai giovani per fare figli, alle imprese per creare lavoro, alle famiglie, ai vecchi.



Ecco il contropiano di Salvini per espellere gli immigrati
Sergio Rame - Mar, 24/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 57486.html

Dopo l'ennesimo scontro con l'Ue, il ministro lavora a un nuovo piano per togliere la protezione umanitaria (retaggio del governo Prodi), espellere i detenuti stranieri dall'Italia e apire un Cie in ogni regione

"Non facciamo commenti sui commenti". Alexander Winterstein, portavoce della Commissione europea risponde con irritazione alle domande dei giornalisti che gli chiedono un commento alla durissime parole usate da Matteo Salvini per stroncare il piano migranti elaborato da Bruxelles.

Il ministro dell'Interno, durante la visita al Sacrario dei Vigili del Fuoco, non ci è andato troppo per il sottile: "L'elemosina Bruxelles la può tenere per lei, noi vogliamo chiudere i flussi in arrivo per smaltire l'arretrato di centinaia di migliaia di presenze, non chiediamo soldi ma dignità e ce la stiamo riprendendo con le nostre mani". D'altra parte, come rivela l'Huffington Post, sul tavolo del Viminale è già pronto il "contropiano" che potrebbe veder la luce già a fine estate. Si tratterebbe di un decreto per cancellare "la protezione umanitaria istituita da Prodi" nel 1998, "rispedire nei paesi d'origine gli stranieri detenuti in Italia" e aprire un Centro di identificazione ed espulsione in ogni regione.

Due posizioni diametralmente contrapposte. Da una parte Bruxelles che si propone di dare pieno sostegno finanziario per coprire le infrastrutture e i costi operativi dei centri con una "offertà di 6mila euro a migrante per gli Stati che accettano di accogliere i richiedenti asilo". Dall'altra Salvini che respinge al mittente il piano elaborato dalla Commissione europea senza se e senza ma: "L'ipotesi non esiste. L'Italia non chiede l'elemosina, anche perché nel corso del tempo ogni richiedente asilo costa tra i 40mila e i 50mila euro". Su questo punto il governo è compatto. Persino Giuseppe Conte non si fa troppi problemi a liquidare la proposta di Bruxelles. "Non è una questione di soldi", dice il premier. Che poi affonda: "La solidarietà europea non ha un prezzo, non è una logica corretta ridurre tutto allo schema 'ce ne occupiamo noi-ci date soldi' o 'se ne occupa uno Stato singolo-si prende i soldi' con gli altri totalmente indifferenti a quello che succede".

Con le mani libere dagli impegni europei, Salvini è pronto dunque a elaborare una sorta di "contropiano" insieme ai tecnici del Viminale. Entro la fine dell'estate, secondo l'Huffington Post, verrà steso un decreto per abolire la protezione umanitaria. Si tratta di un particolare permesso di soggiorno istituito dall'ex premier Romano Prodi di cui gli immigrati possono beneficiare soltanto in Italia. Nel resto del Vecchio Continente nessun Paese lo ha adottato. Il decreto prevederà anche il rimpatrio degli immigrati detenuti in Italia. Questi andranno a scontare la pena nei loro Paesi di origine. Una mossa che avrà un duplice effetto: l'immediata riduzione del sovraffollamento delle carceri italiane e il drastico taglio dei costi per l'erario pubblico. L'ultimo punto del "contropiano" è l'apertura di un Centro di identificazione ed espulsione in ogni regione (Cie) per ogni regione. Dopo aver ridotto drasticamente gli sbarchi e fatto sparire le Ong dal Mar Mediterraneo, Salvini punta dunque a rimandare a casa tutti quegli immigrati che non hanno diritto di stare.
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Re: La mia terra non è la tua terra

Messaggioda Berto » mer lug 25, 2018 7:00 am

Sui migranti il 'nemico numero uno' di Salvini ormai è la Chiesa
giovedì 19 luglio 2018

https://www.diariodelweb.it/italia/arti ... 719-523452

ROMA - «Avvertiamo in maniera inequivocabile che la via per salvare la nostra stessa umanità dalla volgarità e dall'imbarbarimento passa dall'impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e calpestata». Lo scrive la presidenza della Conferenza episcopale italiana in una nota sul tema dell'accoglienza dei migranti. «Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture». Per i porporati «è la storia sofferta di uomini e donne e bambini che - mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere - ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace». Ed ecco le parole chiaramente indirizzate a Matteo Salvini: «Come Pastori della Chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi».

«Non lasciamo che la paura alimenti rabbia e rifiuto»
«Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto» continua la presidenza della Conferenza episcopale italiana nella nota sul tema dell'accoglienza dei migranti. Ed è in questo solco che si leggono le parole del vescovo di Vicenza, monsignor Beniamino Pizziolo, che ha lanciato un appello a tutte le parrocchie all'accoglienza «diffusa» dei migranti e per una nuova campagna di aiuti in Africa. Pizziolo raccomanda «l'accoglienza dignitosa e umanizzante di piccoli nuclei di migranti in appartamenti di proprietà delle parrocchie o in locazione».

«Diamo casa ai migranti»
«Invito ogni cristiano, ogni uomo e donna di buona volontà - scrive il vescovo di Vicenza - a praticare una qualche forma di volontariato, mettendosi a disposizione della Caritas diocesana e parrocchiale, o di altre associazioni, individuando piccole strutture di accoglienza». La scelta ecclesiale di privilegiare la forma dell'accoglienza diffusa, dando ospitalità a 4 persone per appartamento e coinvolgendo i volontari della comunità locale, «si è rivelata positiva su molti piani, sia dell'inclusione abitativa e lavorativa (che ha portato ad effettiva autonomia), sia .della sensibilizzazione delle nostre comunità ecclesiali e civili». Quanto al concetto di «aiutiamoli a casa loro», il vescovo afferma che «non ci si può fermare ai proclami: vogliamo impegnarci, insieme a tante altre organizzazioni, a individuare progetti e iniziative in grado di riscattare le persone dalla miseria, dalle malattie, dalla mancanza di istruzione».


Alberto Pento
Fate la vostra opera con le vostre risorse ma non con quelle pubbliche, non con quelle dei cittadini, non con quelle nostre. E fate attenzione a non portarci la morte in casa perché vi riterremo responsabili dei crimini e della guera civile che questi vostri "protetti africani, asiatici e nazi-maomettani" porteranno da noi, sopratutto il vostro capo Bergoglio sarà ritenuto responsabile sopra tutti e sarà il primo ad essere processato e condannato.
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