Ecco quello che dice BergoglioIl video messaggio. Migranti, il Papa: dono, non problemamartedì 19 aprile 2016
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/p ... no-un-dono IL RAPPORTO DEL CENTRO ASTALLI La difficile strada dell'accoglienza
Noi, i migranti e la speranza: il modello possibile di Adriano Fabris
Migranti, il Papa: dono, non problema
I migranti sono un dono, non un problema. Lo dice Papa Francesco in un video-messaggio diffuso oggi in concomitanza con la presentazione, a Roma, del Rapporto annuale 2016 del Centro Astalli sulle condizioni dei richiedenti asilo e rifugiati seguiti dal Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati. Dal Pontefice, a pochi giorni dalla visita a Lebso, arriva un nuovo appello a vincere la chiusura e l’indifferenza verso gli immigrati che troppo spesso caratterizza le nostre società. “Ero forestiero e mi avete accolto”. Parte dalle parole di Gesù, che risuonano nel Vangelo di Matteo, la riflessione di Papa Francesco che ringrazia l’istituzione dei gesuiti per l’impegno in favore dei profughi e rifugiati. I migranti hanno il volto di Dio. Il Papa sottolinea che chi fugge dalla guerra o per “un’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, è un fratello con cui dividere il pane, la casa, la vita”. “Ognuno di voi, rifugiati che bussate alle nostre porte ha il volto di Dio, è carne di Cristo. La vostra esperienza di dolore e di speranza ci ricorda che siamo tutti stranieri e pellegrini su questa Terra, accolti da qualcuno con generosità e senza alcun merito”.
Vincere la chiusura e l’indifferenza. Ognuno di voi, ha ripreso, “può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra comune umanità”: “Troppe volte non vi abbiamo accolto! Perdonate la chiusura e l’indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiede. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono. Siete la testimonianza di come il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l'ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti”.
Ascoltare la voce dei rifugiati. Il Centro Astalli, ha poi affermato il Papa, “è esempio concreto e quotidiano di questa accoglienza nata dalla visione profetica del padre Pedro Arrupe”. Ed ha incoraggiato i volontari a proseguire un percorso “che si fa sempre più necessario, unica via per una convivenza riconciliata”. “Siate sempre testimoni della bellezza dell’incontro. Aiutate la nostra società ad ascoltare la voce dei rifugiati. Continuate a camminare con coraggio al loro fianco, accompagnateli e fatevi anche guidare da loro: i rifugiati conoscono le vie che portano alla pace perché conoscono l’odore acre della guerra”.
Papa Francesco: "I migranti sono un dono". I cattolici lo ascolteranno? Vox e sondaggiodi Piero Ricca | 6 maggio 2016
https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/0 ... gio/515719 “Sogno un’Europa in cui essere migrante non sia delitto, bensì un invito a un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano”. Dopo l’appello lanciato durante la visita al campo profughi di Moria (a Lesbo), Papa Francesco – ricevendo il Premio Internazionale Carlo Magno 2016 – torna a chiedere di accogliere i migranti. Ma questo appello sembra non trovare un consenso unanime tra gli stessi cattolici. Se ne ha la sensazione dialogando con i cittadini in strada. “Da cattolico, su questo tema fatico a seguire il Papa, più che un dono i migranti sono un problema”. Risuona così una delle risposte prevalenti. Anche tra coloro che condividono la dichiarazione di principio del Pontefice, è diffusa la convinzione che “non si può far entrare tutti in modo indistinto senza mettere a rischio la nostra società”. C’è chi osserva che spetta all’Unione Europea ripensare l’accoglienza distribuendo le responsabilità in modo equo fra tutti gli Stati. Ma non mancano coloro che antepongono le ragioni della solidarietà a ogni altra considerazione: “Francesco ha ragione e fa bene a scuoterci dall’indifferenza, chi fugge da guerra, oppressione e povertà è nostro fratello e deve essere accolto”. Riuscirà l’appello del Papa a smuovere le coscienze? “Ha toccato il cuore di tanti ma è difficile che cambi il corso della politica”, osserva qualcuno. E voi come la pensate? Dite la vostra nei commenti (riprese Ricky Farina)
Dopo la visita a Lesbo nella quale ha chiesto a gran voce che l’Unione Europea sia "solidale coi profughi", Francesco torna a denunciare con forza l'indifferenza delle nostre società. E dice: "Centro Astalli canto del cigno di padre Pedro Arrupe". Oim, quasi 179mila arrivi via Mediterraneodi PAOLO RODARI
19 aprile 2016
http://www.repubblica.it/vaticano/2016/ ... -137947839 CITTA' DEL VATICANO - "Troppe volte non vi abbiamo accolto! Perdonate la chiusura e l'indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiede. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono". Lo dice il Papa rivolto ai rifugiati in un videomessaggio per il 35esimo anniversario della fondazione del Centro Astalli.
Secondo le ultime stime dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) rese note oggi a Ginevra, sono giunti in Europa via mare dall'inizio dell'anno quasi 179mila migranti e rifugiati. Del totale di 178.882 arrivi, circa 25mila sono giunti in Italia, oltre 153mila in Grecia ed il resto a Cipro e in Spagna. Il numero di morti nel Mediterraneo è di 737, un dato che non include le centinaia di migranti, soprattutto del Corno d'Africa, che potrebbero essere morti negli ultimi giorni e che l'Oim non è in grado di confermare.
"Siete la testimonianza - aggiunge papa Francesco - di come il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l'ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti. Perché ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l'incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra comune umanità". Chi fugge dalla propria terra per le guerre o la fame è "un fratello".
Papa ritorna da Lesbo: "Vi mostro i disegni dei bimbi migranti, c'era da piangere"
"La vostra esperienza di dolore e di speranza - dice Francesco rivolto ai rifugiati - ci ricorda che siamo tutti stranieri e pellegrini su questa Terra, accolti da qualcuno con generosità e senza alcun merito. Chi come voi è fuggito dalla propria terra a causa dell'oppressione, della guerra, di una natura sfigurata dall'inquinamento e dalla desertificazione, o dell'ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, è un fratello con cui dividere il pane, la casa, la vita".
Dopo la visita a Lesbo nella quale Francesco ha chiesto a gran voce che l'Unione Europea sia "solidale coi profughi", e dopo la decisione altamente simbolica di portare in Vaticano dodici migranti, Francesco torna a denunciare con forza l'indifferenza delle nostre società verso i migranti, definiti come un dono e non come un peso.
Francesco segue da vicino il lavoro dei suoi confratelli gesuiti del Centro Astalli. Nella sede romana del Centro egli era stato già il 10 settembre del 2013. Aveva esortato a non aver paura delle differenze e a impegnarsi insieme per la causa del bene comune e della dignità dell'uomo. In particolare aveva chiesto alla Chiesa di compiere gesti concreti e coraggiosi di accoglienza: "I conventi vuoti non servono a aprire alberghi e fare soldi: sono per la carne di Cristo, sono per i rifugiati", aveva detto.
Il Papa porta 12 migranti da Lesbo a Roma, Ansaldo: "Mossa politica straordinaria"
E oggi ancora parole significative per il Centro: "Siete la testimonianza di come il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l'ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti. Perché ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l'incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra comune umanità".
"Il Centro Astalli - dice il vescovo di Roma - è esempio concreto e quotidiano di questa accoglienza nata dalla visione profetica del padre Pedro Arrupe. E' stato il suo canto del cigno, in un centro di rifugiati in Asia. Grazie a voi tutti, donne e uomini, laici e religiosi, operatori e volontari, perché mostrate nei fatti che se si cammina insieme la strada fa meno paura. Vi incoraggio a continuare. Trentacinque anni sono solo l'inizio di un percorso che si fa sempre più necessario, unica via per una convivenza riconciliata. Siate sempre testimoni della bellezza dell'incontro. Aiutate la nostra società ad ascoltare la voce dei rifugiati. Continuate a camminare con coraggio al loro fianco, accompagnateli e fatevi anche guidare da loro: i rifugiati conoscono le vie che portano alla pace perché conoscono l'odore acre della guerra".
l Papa: i migranti? Un dono, non un pesoMartedì, 19 aprile 2016
http://www.affaritaliani.it/cronache/pa ... lvini.html"Troppe volte non vi abbiamo accolto! Perdonate la chiusura e l'indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiede. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono". Lo dice il Papa rivolto ai rifugiati in un videomessaggio per il 35/o anniversario della fondazione del Centro Astalli.
E aggiunge: "Siete la testimonianza di come il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l'ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti. Perchè ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l'incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra comune umanità". Chi fugge dalla propria terra per le guerre o la fame è "un fratello".
"La vostra esperienza di dolore e di speranza - dice Francesco rivolto ai rifugiati - ci ricorda che siamo tutti stranieri e pellegrini su questa Terra, accolti da qualcuno con generosità e senza alcun merito. Chi come voi è fuggito dalla propria terra a causa dell'oppressione, della guerra, di una natura sfigurata dall'inquinamento e dalla desertificazione, o dell'ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, è un fratello con cui dividere il pane, la casa, la vita".
Dopo la visita a Lesbo nella quale Francesco ha chiesto a gran voce che l’Unione Europea sia «solidale coi profughi», e dopo la decisione altamente simbolica di portare in Vaticano dodici migranti, Francesco torna a denunciare con forza l'indifferenza delle nostre società verso i migranti, definiti come un dono e non come un peso.
Francesco segue da vicino il lavoro dei suoi confratelli gesuiti del Centro Astalli. Nella sede romana del Centro egli era stato già il 10 settembre del 2013. Aveva esortato a non aver paura delle differenze e a impegnarsi insieme per la causa del bene comune e della dignità dell’uomo. In particolare aveva chiesto alla Chiesa di compiere gesti concreti e coraggiosi di accoglienza: «I conventi vuoti non servono a aprire alberghi e fare soldi: sono per la carne di Cristo, sono per i rifugiati», aveva detto.
E oggi ancora parole significative per il Centro: "Siete la testimonianza di come il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l'ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti. Perché ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l'incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra comune umanità".
"Il Centro Astalli - dice il vescovo di Roma - è esempio concreto e quotidiano di questa accoglienza nata dalla visione profetica del padre Pedro Arrupe. E' stato il suo canto del cigno, in un centro di rifugiati in Asia. Grazie a voi tutti, donne e uomini, laici e religiosi, operatori e volontari, perché mostrate nei fatti che se si cammina insieme la strada fa meno paura. Vi incoraggio a continuare. Trentacinque anni sono solo l'inizio di un percorso che si fa sempre più necessario, unica via per una convivenza riconciliata. Siate sempre testimoni della bellezza dell'incontro. Aiutate la nostra società ad ascoltare la voce dei rifugiati. Continuate a camminare con coraggio al loro fianco, accompagnateli e fatevi anche guidare da loro: i rifugiati conoscono le vie che portano alla pace perché conoscono l'odore acre della guerra".
Papa Francesco “La vitalità umana e cristiana dei migranti è un dono per chi li accoglie”Dal Vaticano, 29 agosto 2017
Memoria del martirio di san Giovanni Battista
https://www.interris.it/religioni/papa- ... glie-rdquoIn un’epoca caratterizzata dalle grandi migrazioni, “con le tensioni che inevitabilmente si generano”, fa figura di Santa Francesca Saverio Cabrini diventa “singolarmente attuale”. Il suo carisma, contraddistinto da “una dedizione totale e intelligente verso gli emigranti che dall’Italia si recavano nel Nuovo Mondo”, è legato ad una “consacrazione limpidamente missionaria”. Infatti, “le grandi migrazioni odierne necessitano di un accompagnamento pieno di amore e intelligenza come quello che caratterizza il carisma cabriniano, in vista di un incontro di popoli che arricchisca tutti e generi unione e dialogo e non separazione e ostilità”. Così Papa Francesco si rivolge ai partecipanti all’Assemblea Generale delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù nel centenario della morte di Santa Francesca Saverio Cabrini, patrona dei migranti.
Migranti, un dono per chi li accoglie
Nella lettera inviata a suor Barbara Louise Staley, superiora generale delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, il Santo Padre ricorda che quella della patrona dei migranti è un modello di santità che “unisce l’attenzione alle situazioni di maggiore povertà e fragilità, come gli orfani e i minatori, a una lucida sensibilità culturale”. Poi aggiunge: “La vitalità umana e cristiana dei migranti diventa così un dono per le Chiese e i popoli che accolgono. Le grandi migrazioni odierne necessitano di un accompagnamento pieno di amore e intelligenza come quello che caratterizza il carisma cabriniano, in vista di un incontro di popoli che arricchisca tutti e generi unione e dialogo e non separazione e ostilità“. Di seguito riportiamo il testo completo della lettera.
Alla Reverenda Madre
Suor Barbara Louise Staley
Superiora Generale delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù
Il centenario della morte di Santa Francesca Saverio Cabrini è uno degli eventi principali che segnano quest’anno il cammino della Chiesa, sia per la grandezza della figura che si commemora, sia per l’attualità del suo carisma e del suo messaggio, non solo per la comunità ecclesiale ma per l’intera società. Pertanto desidero, con questo mio messaggio, che accompagno con la preghiera, spiritualmente partecipare all’Assemblea Generale che come Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, insieme con collaboratori laici, terrete dal 17 al 23 settembre prossimo a Chicago, presso il Santuario Nazionale intitolato alla vostra amata Fondatrice e Patrona degli emigranti.
Santa Francesca Saverio Cabrini ha accolto da Dio una vocazione missionaria che in quel tempo poteva essere considerata singolare: formare e inviare per tutto il mondo donne consacrate, con un orizzonte missionario senza limiti, non semplicemente come ausiliarie di istituti religiosi o missionari maschili, ma con un proprio carisma di consacrazione femminile, pur in piena e totale disponibilità alla collaborazione sia con le Chiese locali che con le diverse congregazioni che si dedicavano all’annuncio del Vangelo ad gentes. Tale consacrazione limpidamente missionaria e femminile nasce in Madre Cabrini dall’unione totale e amorosa con il Cuore di Cristo, la cui misericordia supera ogni confine. Ella vive e trasfonde alle sue suore uno slancio di riparazione per il male nel mondo e per la lontananza da Cristo, che sostiene la missionaria in imprese superiori alle forze umane: l’espressione paolina «Omnia possum in eo qui me confortat» (Fil 4,13) era il suo motto. Motto confermato dal sorprendente numero e dall’importanza delle opere avviate durante la sua vita, in Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Stati Uniti, America Centrale, Argentina e Brasile. Ma l’amore per il Cuore di Cristo, che si traduce nell’ansia evangelizzatrice, risplende nell’attenzione di Francesca Saverio Cabrini per quelle che oggi chiameremmo le periferie della storia: ad esempio, un anno dopo un crudele linciaggio di italiani, accusati di aver ucciso il capo della polizia di New Orleans, in Louisiana, Madre Cabrini aprì una casa nel quartiere italiano più malfamato.
Il carisma di santa Francesca Saverio Cabrini anima una dedizione totale e intelligente verso gli emigranti, che dall’Italia si recavano nel Nuovo Mondo. Questa scelta è frutto della sua obbedienza sincera e amorosa al Santo Padre, Papa Leone XIII, e non esclude l’attenzione ad altri campi di azione missionaria. Gli odierni spostamenti epocali di popolazioni, con le tensioni che inevitabilmente si generano, fanno di Madre Cabrini una figura singolarmente attuale. In particolare, la Santa unisce l’attenzione alle situazioni di maggiore povertà e fragilità, come gli orfani e i minatori, a una lucida sensibilità culturale, che, in continuo dialogo con le gerarchie locali, si impegna a conservare e ravvivare nei migranti la tradizione cristiana recepita nei paesi d’origine, una religiosità talvolta superficiale ma spesso impregnata di un’autentica mistica popolare, offrendo d’altra parte le strade per integrarsi pienamente nella cultura dei paesi di arrivo, così che i migranti italiani fossero accompagnati dalle Madri Missionarie ad essere pienamente italiani e pienamente americani. La vitalità umana e cristiana dei migranti diventa così un dono per le Chiese e i popoli che accolgono. Le grandi migrazioni odierne necessitano di un accompagnamento pieno di amore e intelligenza come quello che caratterizza il carisma cabriniano, in vista di un incontro di popoli che arricchisca tutti e generi unione e dialogo e non separazione e ostilità. Senza dimenticare che santa Francesca Saverio Cabrini conserva una sensibilità missionaria non settoriale ma universale, che è vocazione di ogni cristiano e di ogni comunità dei discepoli di Gesù.
La presente ricorrenza centenaria invita a prendere nuovamente coscienza di tutto questo, con intima e gioiosa gratitudine a Dio. E ciò costituisce un grande dono anzitutto per voi, figlie spirituali di Madre Cabrini. Possa l’intero vostro Istituto, ogni comunità, ogni religiosa ricevere un’abbondante effusione dello Spirito Santo, che ravvivi la fede e la sequela di Cristo secondo il carisma missionario della Fondatrice; e spinga anche numerosi fedeli laici a condividere e sostenere la vostra azione evangelica nell’attuale contesto sociale. Da parte mia, con vivo affetto vi assicuro il ricordo e la preghiera, sia perché la figura di Madre Cabrini mi è da sempre familiare, sia per la speciale sollecitudine che dedico alla causa dei migranti. Mentre vi chiedo di pregare per me e per il mio ministero, di cuore invio alla vostra Assemblea, alla Congregazione e a tutta la famiglia Cabriniana una speciale Benedizione Apostolica.