Quello che Dio e Cristo non hanno mai detto agli uomini

Quello che Dio e Cristo non hanno mai detto agli uomini

Messaggioda Berto » gio ago 31, 2017 10:07 pm

Quello che Dio il Creatore e l'ebreo Cristo non hanno mai detto agli uomini
viewtopic.php?f=194&t=2676
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Quello che Dio e Cristo non hanno mai detto agli uomini

Messaggioda Berto » gio ago 31, 2017 10:09 pm

Io non sono né ebreo, né cristiano, né ateo e mi pare che Dio il Creatore e l'ebreo Cristo non abbiano mai detto agli uomini:

1)
di mettersi al posto dell'onnipotenza divina o di sentirsi responsabili come o al posto di Dio il Creatore;
2)
come non hanno mai detto agli uomini di trascurare i propri figli, le proprie famiglie, le proprie comunità, i propri paesi per occuparsi di quelli degli altri e magari di portarsi la morte in casa accogliendo e ospitando chichessia o chiunque, a prescindere da ogni prudenza, dalla propria volontà e dalle proprie possibilità;
3)
come non hanno mai detto di danneggiare la propria gente o di rubare risorse, beni, diritti alla propria comunità e ai propri concittadini per darle ad altri a cui non si deve umanamente e assolutamente nulla oltre una solidarietà relativa e mai assoluta, e in ogni caso solo chi ha veramente bisogno;
4)
che gli uomini, i popoli, le comunità, i paesi, gli stati, le famiglie debbano accogliere e ospitare chiunque e per forza; poiché l'accoglienza e l'ospitalità non possono che essere naturalmente sempre e solo libere e volontarie, commisurate e proporzionate alle possibilità economiche di ogni paese, di ogni comunità e alle relative compatibilità sociali, culturali e politiche.
5)
Dio il Creatore e l'ebreo Cristo non hanno mai detto agli uomini di non rispettare i X Comandamenti e che sia lecito rubare, tantomeno che la proprietà sia un furto, un male e un non diritto umano;
6)
Cristo ha detto:
ama il prossimo tuo come te stesso e per prossimo intendeva i famigliari e la comunità, quelli che ti stanno vicino e non certo quelli che ti stanno più lontano;
7)
l'ebreo Cristo ha anche detto: dai a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio;
8)
l'ebreo Cristo, ha anche detto a chi voleva seguirlo: vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri; ma non ha mai detto di vendere quello che è della famiglia o della comunità per poi dare il ricavato ai poveri, poiché ben sapeva che in tal modo avrebbe impoverito la famiglia e l'intera comunità;
9)
Gesù ha detto: dai da mangiare agli affamati, da bere agli assetati e da vestire agli ignudi, ma nei limiti delle possibilità di ognuno e riferendosi alla realtà sociale del suo tempo. Non ha mai detto di privarsi e di privare la propria famiglia e la propria comunità, del necessario per aiutare altri.
10)
Nè Dio il Creatore né l'ebreo Cristo (suo figlio per i cristiani) hanno mai detto agli uomini che essi debbono perdere la loro libertà e i loro doveri e diritti umani per diventare schiavi di altri attraverso l'obbligo e la coercizione alla solidarietà.
11)
Mi pare invece che l'ebreo Cristo abbia consigliato di guardarsi per bene da coloro che si mettono in mostra quando esercitano la carità, l'elemosina, la solidarietà o che la sbandierano ai quattro venti e sopratutto quando ne fanno una bandiera politica.
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Re: Quello che Dio e Cristo non hanno mai detto agli uomini

Messaggioda Berto » gio ago 31, 2017 10:09 pm

Il primo a mettersi in mostra in prima fila è Bergoglio il Papa cattolico romano, dietro di lui il suo clero, poi i democomunisti e tutti i parassiti che vivono del lavoro e delle risorse degli altri e che manipolano i diritti e i doveri dei cittadini.


Questo Papa che minaccia l'inferno e la scomunica, e che taccia di non cristianità chi non accoglie e chi è contro questa invasione dall'Africa e dall'Asia, e islamica, non è diverso da quei Papa che nel Medioevo minacciavano l'inferno a chi non acquistava le indulgenze o che non subiva il ricatto di donare i suoi beni in punto di morte alla chiesa.

https://it.wikipedia.org/wiki/Indulgenza


Quest'uomo in nome della sua credenza e ideologia idolatra religiosa, del suo imperialismo politico universalista romano e della sua presuntuosa casta clericale parassitaria, viola e manipola e induce a violare e a manipolare l'ordine naturale dei valori, dei doveri e dei diritti umani e civili universali, calpestando le nostre leggi civili e i nostri diritti umani di cittadini italiani ed europei, come un qualsiasi politicante, criminale politico e comune.


Questi non sono Cristo e non hanno alcun diritto ad essere accolti ed ospitati

"I migranti sono Gesù", papa immigrazione
Roberto Derta
Roma, 11 luglio

http://www.ilprimatonazionale.it/cronac ... gesu-47743

Se l’immigrazione è un fenomeno politico, allora la politica deve fare le sue scelte e prendere le sue decisioni. Ma se l’immigrato è addirittura… Gesù, come regolarsi? Non lo si può cacciare, volete forse cacciare il figlio di Dio? Ma non si può neanche porre dei limiti alla sua presenza qui, o vincolarne la venuta a determinate condizioni: suvvia, chi si metterebbe a snocciolare l’elenco dei diritti e dei doveri al Cristo, a parte Pilato? Ed ecco, quindi, come Papa Francesco ha risolto la questione dell’immigrazione: non più limitandosi a generici appelli all’umana capacità di accoglienza, ma identificando tout court il migrante e Gesù Cristo. E di fronte al Signore, si sa, c’è un unico atteggiamento valido: aprire il proprio cuore. E le proprie porte. Durante l’Angelus di ieri, Bergoglio si è lasciato andare a una vera e propria teologia dell’immigrazionismo.

Demolendo, per prima cosa, la pietra angolare di ogni società conosciuta nella storia (tranne la nostra): il fatto, cioè, che una comunità debba occuparsi prima dei suoi membri e poi degli altri. “Chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti, i miei amici, i miei connazionali, quelli della mia stessa religione?”, ha chiesto retoricamente il Papa. La risposta è ovviamente negativa: “Non devo catalogare gli altri – ha detto Francesco – per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me essere o non essere il prossimo delle persone che hanno bisogno del mio aiuto. Fatti prossimo del fratello e della sorella che vedi in difficoltà”. E, citando ancora la parabola del buon Samaritano, ha detto ancora: “Queste domande è bene farcele spesso, perché alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia; il Signore potrà dirci: ‘Ti ricordi quella volta, sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Quel migrante che volevano cacciare via ero io. Quel nonno abbandonato ero io. Quel malato che nessuno va a trovare in ospedale ero io'”.
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Re: Quello che Dio e Cristo non hanno mai detto agli uomini

Messaggioda Berto » ven set 01, 2017 7:26 am

Manipolazione criminale dei valori e dei diritti umani universali, quando il male appare come bene
viewtopic.php?f=25&t=2484

Utopie demenziali e criminali
viewtopic.php?f=141&t=2593

Utopie che hanno fatto e fanno più male che bene e molto più male del male che pretenderebbero presuntuosamente e arrogantemente di curare.
Totalitarismi maomettano (mussulmano o islamista), comunista (internazicomunista), nazista (fascista e nazista), globalista, idolatria cattolico-ecumenista, ...

Non esiste alcun diritto umano naturale e politico universale a migrare e ad essere accolto ovunque, indipendentemente dalla volontà degli altri ad accogliere nella loro casa, nel loro paese, città, nazione, stato, terra.


Migrare e non migrare, accogliere e non accogliere, diritti e doveri
viewtopic.php?f=194&t=2498

Non esiste il dovere assoluto ad accogliere e il diritto assoluto ad essere accolti.

I diritti umani universali a migrare e a non migrare dal proprio paese natale esistono al pari del diritto universale alla non accoglienza che però è prioritario rispetto al diritto di essere accolto.

Il diritto internazionale ad essere accolti per i rifugianti asilanti sussiste assieme al diritto alla non accoglienza, qualora non esistessero le condizioni necessarie, basilari per l'accoglienza stessa e la valutazione di tali condizioni fanno capo unicamente al paese a cui è chiesta la disponibilià ad accogliere:

condizioni demografiche, economiche, politiche, culturali che lo consentano.

Qualora non vi sia lo spazio demografico sufficente,
qualora non vi siano le risorse economiche bastanti,
qualora l'accoglienza comportasse gravi problemi politici e sociali a danno dei cittadini del paese a cui è chiesta l'accoglienza,
qualora non vi siano le compatibilità culturali, sociali e religiose tra i richiedenti ospitalità e rifugio con gli abitanti del paese a cui si rivolge la richiesta.


Accoglienza o ospitalità imposta o forzata è un crimine contro l'umanità
viewtopic.php?f=196&t=2420

Diritti Umani Universali che non esistono
viewtopic.php?f=25&t=2584

I falsi buoni che fanno del male - I falsi salvatori del mondo
viewtopic.php?f=141&t=2574
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0904548886

Europeo, aiuta la tua gente prima di solidarizzare con il resto del mondo; anche al tuo paese ci sono tante persone che ne avrebbero bisogno, non abbandonarle e disprezzarle, se puoi aiutale e tutta la comunità e il mondo intero saranno migliori.


Non portarti la morte in casa, non hai colpe né responsabilità
viewtopic.php?f=194&t=2624

Non deprediamo e non uccidiamo la nostra gente con l'irresponsabile accoglienza indiscriminata e scriteriata a spese delle scarse risorse pubbliche, dei nostri figli e nipoti e dei nostri compaesani e concittadini
viewtopic.php?f=196&t=2605

Le bugie dei radicali, del Papa e di altri sui migranti regolari, sugli immigrati clandestini e sui rifugianti
viewtopic.php?f=194&t=2460

Parassiti, falsi, manipolatori dei diritti umani, ladri di vita
viewtopic.php?f=205&t=2668

Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.
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Re: Quello che Dio e Cristo non hanno mai detto agli uomini

Messaggioda Berto » ven set 01, 2017 7:29 am

???

Viaggi della speranza o viaggi dell'improntitudine?
Francesco Lamendola

http://www.centrostudilaruna.it/viaggi- ... udine.html

Ogni mese, ogni settimana e quasi ogni giorno, ormai da parecchi anni, le coste del nostro Paese assistono agli sbarchi di immigrati clandestini che giungono a bordo di imbarcazioni fatiscenti e precarie, stipati fino all’inverosimile, in una sporcizia e in una promiscuità inimmaginabili, sovente con grave rischio della vita.

La nostra coscienza è fortemente interpellata da tale emergenza divenuta ormai permanente; tutto, la nostra pietà, l’educazione ricevuta, la religione cristiana, la nostra stessa umanità, ci spingono a un atteggiamento comprensivo, benevolo, addirittura venato da sensi di colpa: che diritto abbiamo noi, cittadini di una società privilegiata, di tenere lontani dal benessere i tre quarti dell’umanità? Con quali ragioni potremmo respingere questi naufraghi, questi sventurati che, magari, sono stati salvati dalla Guardia costiera dopo essere rimasti aggrappati alle reti da pesca, in mezzo al mare, per ore e ore?

Questo, infatti, è l’atteggiamento assunto dalla stampa, dai mezzi d’informazione, dagli uomini di cultura e dai rappresentanti dello Stato e della Chiesa cattolica: stringiamoci un poco e facciamo posto a tavola, siamo tutti esseri umani, chi ha deve dare e chi non ha, è giusto e legittimo che venga avanti per ricevere la sua parte. E poi, è in gioco la vita di uomini, donne, bambini: come si potrebbe essere così insensibili, così cattivi da rifiutare un aiuto a chi si trova in reale e immediato pericolo di vita?

Eppure, a costo di essere fraintesi e di attirarci l’accusa di crudeltà e magari anche quella di razzismo, abbiamo il dovere, in quanto cittadini, in quanto uomini e anche in quanto credenti, di interrogarci a fondo sulla questione, rifiutando i ricatti buonisti e le soluzioni preconfezionate che vengono disinvoltamente somministrati all’opinione pubblica.

Punto primo: non è vero che tutti gli immigrati clandestini fuggano da pericoli concreti, dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla fame. La grande maggioranza di essi desiderano, puramente e semplicemente, un tenore di vita migliore: hanno sentito dire che in Europa si sta bene, e anch’essi vogliono star bene.

Ciò toglie alle loro traversate a bordo delle carrette del mare quel carattere di urgenza, di imperiosa necessità, di drammatica mancanza di alternative con cui, di solito, sono presentate, allo scopo di impietosire l’opinione pubblica e predisporla favorevolmente, fra l’altro denominandole retoricamente “viaggi della speranza”.

Punto secondo: essi non chiedono di entrare nel nostro Paese, lo esigono: e lo esigono con la forza della loro debolezza, cioè con l’arma del ricatto. Il codice del mare prescrive alle navi o alle capitanerie di porto di prestare soccorso a qualunque imbarcazione si trovi in difficoltà: ma qui non si tratta di una imbarcazione in difficoltà, ma di una flotta infinita che sta prendendo d’assalto, sistematicamente, le nostre spiagge. Non si tratta di qualche navigante in balia dei flutti, ma di schiere innumerevoli che si pongono in situazioni di difficoltà e le utilizzano come lasciapassare per aggirare la legge.

La legge stabilisce che, così come non è lecito entrare abusivamente in una proprietà privata, non è lecito neppure entrare clandestinamente in uno Stato straniero. Se tu vuoi entrare in casa mia, devi bussare e devi chiedere permesso: non ti è lecito entrare dalla finestra, non ti è lecito buttar giù la porta. Certo, sei autorizzato a farlo se ti trovi in una condizione di immediata e gravissima necessità; ma se tale situazione sei stato tu stesso a provocarla, allora la cosa è diversa; e ancora diversa lo è se non tu soltanto, ma migliaia e decine di migliaia e centinaia di migliaia di tuoi amici agiscono allo stesso modo e irrompono in casa mia allo stesso modo.

La cultura dei diritti, figlia dell’illuminismo, del liberalismo, del marxismo, concorre a farci sentire in dovere di acconsentire a questa quotidiana invasione: se ci opponessimo, ci sentiremmo in contraddizione con i nostri principî. Anche un sentimento religioso inteso a senso unico contribuisce a creare in noi un tale stato d’animo: il dovere di aiutare il prossimo, di soccorrere i bisognosi, eccetera.

Ma se una scialuppa che può portare a bordo quindici persone viene presa d’assalto da tremila naufraghi, è giusto, è responsabile, è etico farli salire? Affonderà e trascinerà alla morte tutti quanti, anche quei quindici che avrebbero potuto salvarsi. Se tutti coloro che fuggono, o che dicono di fuggire, da situazioni di guerra, persecuzione e fame, esigessero e pretendessero di essere accolti in Europa, quattro miliardi di persone si riverserebbero sul nostro continente. E noi, per non sentirci in colpa verso di loro o in contraddizione con i nostri principî, dovremmo lasciarli passare, accoglierli, sfamarli, sistemarli. Come? Dove? Con quali risorse?

È facile recitare la parte dei buoni: quasi tutti quello che lo fanno, non devono subire le ricadute di un tale buonismo, non devono accogliere i clandestini, letteralmente, a casa loro; forse nemmeno nei quartieri in cui abitano. Non devono confrontarsi, tutti i giorni, con lo spaccio di droga, la prostituzione, la criminalità che molti di questi immigrati praticano, perché non trovano lavoro o perché sono già venuti con l’idea di fare soldi senza dover lavorare. Le carceri di alcuni Paesi, come la Tunisia, si sono svuotate da quando i loro inquilini hanno trovato il modo, nella confusione della cosiddetta “primavera araba”, di arrivare qui. Come se non bastassero i malavitosi romeni che, non essendo extra-comunitari, non hanno bisogno di entrare da clandestini, ma lo fanno tranquillamente da cittadini dell’Unione europea.

Soprattutto, coloro che predicano la politica dell’accoglienza indiscriminata non si preoccupano di quel che dovranno vivere i nostri figli e i nostri nipoti. Se oggi la situazione è già grave, domani sarà esplosiva: la nostra sarà diventata una società invivibile, regredita a livelli barbarici. Le decisioni del presente ipotecano il futuro. Noi abbiamo il dovere di lasciare la casa in ordine, affinché sia abitabile dalle generazioni future. Non possiamo prendere decisioni che a noi non costano nulla, anzi ci fanno fare bella figura davanti agli intellettuali progressisti e ai mezzi d’informazione addomesticati, ma che getteranno nel caos i nostri discendenti. Sarebbe una forma di egoismo intollerabile.

Punto terzo: rifiutare lo sbarco in Italia, negare il soccorso ai clandestini che arrivano a bordo di imbarcazioni sul punto di affondare, sarebbe impensabile per ragioni umanitarie, giuridiche e morali. Vero: ma qui si confonde il dovere del soccorso con il supposto dovere dell’accoglienza, che è tutta un’altra cosa. Quelle persone, ripetiamo, si sono messe da se stesse in situazioni di grave pericolo: lo hanno fatto deliberatamente e consapevolmente, allo scopo preciso di esercitare una pressione morale, cioè una forma di ricatto.

Chi conosce la storia dell’alpinismo sa che le autorità svizzere, esasperate dalla frequenza degli incidenti in cordata provocati da eserciti di arrampicatori temerari, a un certo punto si rifiutarono di mettere a repentaglio uomini e mezzi per soccorrere gli incoscienti: la storia delle scalate alla parete nord dell’Eiger ne è un buon esempio. Il concetto era, ed è, che chi si mette coscientemente in una situazione di pericolo, non può aspettarsi che le autorità si facciano carico della sua imprudenza o della sua incoscienza. Se qualcuno vuol giocare con la propria vita, deve sapere che c’è un prezzo da pagare. Questo vale per molti alpinisti da strapazzo, per molti speleologi improvvisati, per molti praticanti dei cosiddetti sport estremi. Se vogliono giocare con la loro vita, poi non devono aspettarsi che la comunità metta in pericolo altre vite per soccorrerli, né che spenda enormi somme di denaro – anche se è vero che la vita, in se stessa, vale certamente più del denaro.

Si dirà che paragonare gli sportivi imprudenti con gli immigrati clandestini a bordo delle carrette del mare è già di per sé una operazione inaccettabile, immorale, razzista. Ma guardiamo bene ai fatti: che differenza c’è fra un rocciatore che vuol provare l’ebbrezza del pericolo e un immigrato clandestino che sale a bordo di una barca sovraccarica, magari con i bambini e con la moglie incinta, sapendo benissimo di correre un grave rischio e spinto non da un pericolo immediato di morte, ma dalla generica volontà di conquistarsi una vita migliore?

Ricordiamo che il costo della traversata clandestina è molto elevato e che chi è in grado di pagarselo, con ciò stesso smentisce la leggenda che stia morendo di fame. È probabile che abbia venduto tutti i suoi beni per poter salire a bordo, questo sì: ma allora dei mezzi di sussistenza ce li aveva. Se non avesse avuto niente, nessuno scafista lo avrebbe preso a bordo per pura bontà d’animo. Quella delle traversate clandestine dal Nord Africa verso l’Italia è una vera industria, anche se un’industria criminale; e, come tutte le industrie, segue una logica economica che non prevede gesti di gratuità.

Il desiderio di migliorare la propria vita è una aspirazione legittima, ma deve fare i conti con la valutazione realistica dei pro e dei contro e non può trasformarsi in un imperativo improrogabile che passa sopra a ogni altra considerazione. Se si desidera entrare in casa d’altri, si suona il campanello e si chiede il permesso; altrimenti è una irruzione, una prepotenza. Quelli dei nostri nonni emigranti erano viaggi della speranza: fatti secondo le regole, con tutti i documenti a posto, nel rispetto delle leggi e dei diritti dello Stato che gli accoglieva. Quelli dei clandestini che vengono a bordo di barche sovraccariche ormai sul punto di affondare – e che talvolta affondano, accrescendo irrazionalmente i nostri sensi di colpa – non dovrebbero essere chiamati viaggi della speranza, ma dell’improntitudine.

L’improntitudine è mancanza di discrezione e di rispetto: un misto di spudoratezza, sfacciataggine, impudenza, impertinenza, sfrontatezza. Molti immigrati tunisini dello scorso anno, dopo aver devastato il centro di accoglienza e le navi che li portavano da Lampedusa in Italia, hanno ringraziato l’Italia mettendosi immediatamente a spacciare droga nelle nostre città. Erano tutti baldi giovanotti piuttosto ben vestiti: non fuggivano né dalla guerra né dalla fame; volevano un tenore di vita simile al nostro, né più né meno, dalla sera alla mattina.

Qualcuno potrebbe obiettare a questo nostro ragionamento che non fa una grinza sul piano logico, ma che in esso manca del tutto la dimensione della compassione e che, quindi, una persona morale non lo potrebbe sottoscrivere, tanto meno una persona animata da sentimenti religiosi. Rispondiamo che, quando ci si trova in situazioni estreme, è necessario assumere una linea di condotta che può sembrare crudele, mentre forse è più pietosa di quella di coloro che sono soliti sbandierare i loro buoni sentimenti. Il chirurgo taglia senza pietà, quando non esistono altre maniere per salvare il paziente: non è crudele, è responsabile.

Ebbene, noi ci troviamo in presenza di una situazione estrema, anche se il fatto che l’immigrazione clandestina avvenga nelle forme di un quotidiano, silenzioso stillicidio (silenzioso perché non fa più notizia, oppure ne fa, ma in maniera sbagliata, solo quando ci sono di mezzo dei morti) allontana e quasi banalizza la percezione della gravità e della drammaticità di essa.

Estrema non è la situazione di chi possiede i beni essenziali per vivere e tuttavia li vende in blocco per comparare un passaggio sulle carrette della morte, rischiando la sua vita e quella dei suoi cari per inseguire non la speranza di un domani, quale che sia, ma il miraggio del benessere facile; estrema è la nostra situazione, anche dal punto di vista morale, che non possiamo respingere nessuno senza sentirci in colpa e senza venire rimproverati dagli organismi internazionali, ma che sappiamo anche di non poter accogliere indefinitamente questo flusso ininterrotto di persone. Se tutti quelli che hanno alle spalle situazioni di povertà dovessero pretendere, come cosa lecita e dovuta, l’ingresso nel nostro Paese, così come finora è avvenuto, milioni e decine di milioni di immigrati finirebbero per sommergerlo.

Sappiamo bene che la povertà del Sud del mondo ha le sue radici anche nell’egoismo dell’economia dei Paesi del Nord, di cui siamo parte: ma di qui a trarre la conclusione che il singolo cittadino, il singolo lavoratore o pensionato, il singolo anziano o bambino, recano una colpa che deve essere espiata acconsentendo a chiunque lo voglia di entrare di forza nel nostro Paese, ce ne corre. Il singolo cittadino non è responsabile dello sfruttamento del Sud della Terra più di quanto lo sia della crisi finanziaria originata dalla speculazione delle grandi banche. Anch’egli, a ben guardare, è la vittima di un ordine mondiale ingiusto; non certo un carnefice.

* * *

Tratto, col gentile consenso dell’Autore, dal sito Arianna Editrice.


All'Africa e agli africani non dobbiamo nulla
viewtopic.php?f=194&t=2494

All'area arabo islamica del nazismo maomettano d'Africa e d'Asia, noi europei, occidentali, atei e cristiani non dobbiamo nulla, anzi
viewtopic.php?f=188&t=2674
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Re: Quello che Dio e Cristo non hanno mai detto agli uomini

Messaggioda Berto » ven set 01, 2017 9:20 pm

Accoglieteli nelle vostre case - Marcello Veneziani
Il Tempo 1 settembre 2017

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... ostre-case

Voi che ritenete un diritto migrare e un dovere accogliere, voi che elogiate il Papa, la Chiesa, la sinistra, le Ong e quanti spalancano le porte e gli aiuti ai migranti, avete una sola possibilità per dimostrare davvero quel che supponete a priori: la vostra sensibilità morale e cristiana e la vostra superiorità etica rispetto a chi chiede di fermare gli sbarchi, frenare i flussi migratori, denunciare i disagi, i costi e le violenze che li accompagnano.

Adottate ciascuno di voi un migrante, prendetevelo in carico: adottatelo in casa vostra, nelle vostre seconde case, o almeno adottatelo a distanza, in misura delle vostre possibilità, o preoccupatevi di trovargli una sistemazione adeguata e di sostenerlo.

E voi, ong, associazioni umanitarie, preti e devoti bergogliani, voi bella umanità, organizzate agenzie volontarie di smistamento e liste di solidarietà. Non potete pretendere di scaricare gli oneri delle vostre convinzioni sugli altri o sulla collettività al collasso.

Se siete davvero motivati da veri convincimenti morali, etici, religiosi, dovete fare la vostra parte, direttamente, compatibilmente con le vostre disponibilità. Escludendo i minori e i meno abbienti, dieci milioni di italiani adulti, autosufficienti se non benestanti, pensano che l’accoglienza sia un dovere assoluto.

Bene, traetene le conseguenze pratiche: ciascuno di voi o quantomeno ciascuna coppia, ne adotti davvero uno e diventi suo tutore. Avremmo risolto il problema di milioni di migranti e la contesa sugli sbarchi; puoi sbarcare se c’è qualcuno in elenco disposto a prendersi cura di te (I care, do you remember?).

Così eviteremmo di caricare sui malandati, esausti e prosciugati conti pubblici, strutture pubbliche, assistenza sociale e sanitaria gli oneri di milioni di sbarcati. Se non siete nelle condizioni di ospitarlo a casa vostra, impegnatevi a trovargli e pagarli un posto-letto e un posto-pasto, a tempo o a vita, come preferite.

Ma non potete pretendere che i collassati istituti previdenziali, le boccheggianti unità sanitarie, gli intasati soccorsi, i già sovraccarichi enti pubblici, si sobbarchino delle loro pensioni, della loro salute, della loro vita, a spese e a danno dei cittadini paganti.

Molti italiani ritengono che possano usufruire dei servizi e possano pretendere diritti solo chi osserva i doveri, le norme e chi paga, tra tasse e lavoro, i relativi costi dei servizi. Altrimenti uno Stato, una società scoppia, si sfascia, non regge.

Non può prendere da uno e dare a tre.

Se invece la vostra carità proviene direttamente da voi, nessuno potrà eccepire nulla. Allora si che mi toglierei il cappello davanti alle vostre convinzioni, non le riterrei mere opinioni, orientamenti ideologici, politici o retorici; ma meritevoli di rispetto.

Anch’io che non condivido l’ideologia dello sconfinamento globale, dell’accoglienza assoluta e dell’ospitalità obbligata, sarei tentato di seguire il vostro bell’esempio e accollarmi la mia quota solidale.

Ma finché predicate queste cose coi soldi di tutti, finché contribuite a sfasciare la nostra res publica gravandola di pesi insostenibili, finché esercitate il vostro disprezzo verso chi non la pensa come voi, non sarete degni di considerazione.

Vi piace il Papa dell’Accoglienza e reagite stizziti quando qualcuno lo critica? Bene, cominciate ad accogliere anche voi, come non fanno nemmeno le parrocchie, se davvero pensate che gli altri che non la pensano come voi siano farisei e voi invece siete i giusti, i buoni, i comprensivi.

Essere caritatevoli non è un’opinione ma un comportamento. Ma se non lo fate, rimettete la coda tra la gambe, abbassate la cresta, smettetela di sentirvi su un gradino superiore solo perché spruzzate fumo e glucosio umanitario negli occhi della gente, migranti inclusi.



Gad Lerner non risponde a chi gli chiede se ospiterebbe un immigrato a casa sua: "Non ho tempo da perdere"
1 Settembre 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/sfo ... tempo.html

Predicare bene, razzolare male. Si parla di immigrazione e di chi è in prima linea nella difesa di profughi, migranti, richiedenti asilo e clandestini. Si parla, insomma, di chi predica l'accoglienza. E Il Tempo ha deciso di effettuare un peculiare test, ovvero chiamare alcuni esponenti di spicco del fronte pro-immigrazione e chiedere: "Ospiterebbe mai un immigrato a casa sua?". Tra le diverse risposte fornite dagli interpellati, colpisce in particolare quella data da Gad Lerner, il quale ha recentemente scaricato il Pd proprio perché non ne condivide le politiche sull'immigrazione. Allora, signor Lerner, lei lo ospiterebbe un migrante a casa sua? "Non intendo parlare con lei di cose personali - taglia corto - e comunque non ho tempo". Una risposta che la dice lunga, anzi lunghissima...
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Re: Quello che Dio e Cristo non hanno mai detto agli uomini

Messaggioda Berto » sab set 16, 2017 7:21 pm

Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male
viewtopic.php?f=141&t=2542
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 7401811401
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Re: Quello che Dio e Cristo non hanno mai detto agli uomini

Messaggioda Berto » mer set 27, 2017 9:34 pm

???

Il Papa: “Accogliamo gli immigrati a braccia aperteˮ
salvatore cernuzio
2017/09/27
http://www.lastampa.it/2017/09/27/vatic ... m=facebook

«Cristo stesso ci chiede di accogliere i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati con le braccia ben aperte»: Papa Francesco ha colto l’occasione dell’udienza generale in piazza San Pietro, per lanciare la campagna a sostegno delle famiglie costrette a migrare della Caritas internazionale, intitolata “Share the Journey - Condividi il viaggioˮ perché, ha chiosato Francesco, «il viaggio si fa in due: quelli che vengono nella nostra terra, e noi che andiamo verso il loro cuore per capirli, capire la loro cultura, la loro lingua». Il Papa è tornato a ricordare l’opportunità di una nuova legge migratoria italiana «più attinente al contesto attuale».

«Sono lieto di accogliere i rappresentanti della Caritas, qui convenuti per dare inizio ufficiale alla campagna “Condividi il viaggio”, che ho voluto far coincidere con questa udienza», ha detto Jorge Mario Bergoglio. «Do il benvenuto ai migranti, richiedenti asilo e rifugiati che, assieme agli operatori della Caritas Italiana e di altre organizzazioni cattoliche, sono segno di una Chiesa che cerca di essere aperta, inclusiva e accogliente. Grazie a tutti voi per il vostro instancabile servizio. Meritano tutti davvero un grande applauso! Con il vostro impegno quotidiano, voi ci ricordate che Cristo stesso ci chiede di accogliere i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati con le braccia ben aperte. Proprio così, con le braccia ben aperte, pronte a un abbraccio sincero, affettuoso e avvolgente, un po’ come questo colonnato di Piazza San Pietro, che rappresenta la Chiesa madre che abbraccia tutti nella condivisione del viaggio comune».

Il Papa, che all’udienza ha proseguito un ciclo di catechesi dedicato alla speranza cristiana, ha sottolineato che essa «è la spinta nel cuore di chi parte lasciando la casa, la terra, a volte familiari e parenti, penso ai migranti, per cercare una vita migliore, più degna per sé e per i propri cari. Ed è anche la spinta nel cuore di chi accoglie: il desiderio di incontrarsi, di conoscersi, di dialogare… La speranza è la spinta a “condividere il viaggio” perché il viaggio si fa in due: quelli che vengono nella nostra terra e noi che andiamo verso il loro cuore per capirli, capire la loro cultura, la loro lingua. È un viaggio in due e senza la speranza non si può fare. La speranza è la spinta per “condividere il viaggio” della vita, come ci ricorda la campagna della Caritas che oggi inauguriamo. Fratelli, non abbiamo paura di condividere il viaggio! Non abbiamo paura di condividere la speranza!».

Francesco ha anche indirizzato parole di benvenuto «ai rappresentanti di tante organizzazioni della società civile impegnate nell’assistenza a migranti e rifugiati che, assieme alla Caritas, hanno dato il loro sostegno alla raccolta di firme per una nuova legge migratoria più attinente al contesto attuale». Il riferimento è alla proposta di legge di iniziativa popolare “Ero stranieroˮ che mira a sostituire la vigente legge italiana Bossi-Fini. Per l’iniziativa – promossa tra gli altri dal centro Astalli che, via Twitter, oggi ricorda che «a San Pietro ora si firma» – il Papa aveva già fatto appello a giugno scorso. Il testo prevede, in sintesi, l’apertura di canali legali e sicuri di ingresso per lavoro nel nostro Paese, la regolarizzazione su base individuale degli stranieri già radicati nel territorio, misure per l'inclusione sociale e lavorativa di richiedenti asilo e rifugiati, l’effettiva partecipazione alla vita democratica col voto amministrativo e l'abolizione del reato di clandestinità. La proposta di legge è promossa tra gli altri da Radicali italiani, Acli, Cnca, centro Astalli – che, via Twitter, oggi ha ricordato che «a San Pietro ora si firma» – con l’adesione di organizzazioni tra cui la stessa Caritas italiana, Migrantes e comunità di Sant’Egidio.

Nella catechesi durante l'udienza del mercoledì, il Pontefice argentino ha concentrato la sua riflessione sul tema dei «nemici della speranza», partendo dal racconto del noto mito del vaso di Pandora: «L’apertura del vaso scatena tante sciagure per la storia del mondo», ha detto, «pochi, però, ricordano l’ultima parte della storia, che apre uno spiraglio di luce: dopo che tutti i mali sono usciti dalla bocca del vaso, un minuscolo dono sembra prendersi la rivincita davanti a tutto quel male che dilaga. Pandora, la donna che aveva in custodia il vaso, lo scorge per ultimo: i greci la chiamano elpìs, che vuol dire “speranza”. Questo mito ci racconta perché sia così importante per l’umanità la speranza. Non è vero che “finché c’è vita c’è speranza”, come si usa dire – ha notato Bergoglio –. Semmai è il contrario: è la speranza che tiene in piedi la vita, che la protegge, la custodisce e la fa crescere».

Il Papa ha citato il poeta francese Charles Péguy, che si stupiva «non tanto per la fede degli esseri umani, e nemmeno per la loro carità» ma per la loro capacità di sperare e lottare tenacemente per una vita migliore. La speranza, ha detto ancora il Papa, «non è virtù per gente con lo stomaco pieno» e per questo «i poveri sono i primi portatori della speranza e sono i protagonisti della storia».

«A volte - ha commentato ancora Francesco - aver avuto tutto dalla vita è una sfortuna. Pensate a un giovane a cui non è stata insegnata la virtù dell'attesa e della pazienza, che non ha dovuto sudare per nulla, che ha bruciato le tappe e a vent'anni “sa già come va il mondo”; è stato destinato alla peggior condanna: quella di non desiderare più nulla. È questa la peggior condanna, chiudere la porta ai desideri, ai sogni, sembra un giovane, invece è già calato l'autunno sul suo cuore, sono i “giovani d'autunno”».

Avere «un’anima vuota è il peggior ostacolo alla speranza», secondo il Pontefice, che ha ricordato la «accidia» menzionata dai monaci dell’antichità, che «deve essere combattuta, mai accettata supinamente. Dio ci ha creati per la gioia e per la felicità, e non per crogiolarci in pensieri malinconici. Ecco perché è importante custodire il proprio cuore, opponendoci alle tentazioni di infelicità, che sicuramente non provengono da Dio». Senza dimenticare che «non siamo soli a combattere contro la disperazione» perché «se Dio è con noi, nessuno ci ruberà quella virtù di cui abbiamo assolutamente bisogno per vivere. Nessuno ci ruberà la speranza».




Accogliamo i migranti con le braccia ben aperte
Ilaria Solaini
mercoledì 27 settembre 2017

https://www.avvenire.it/papa/pagine/udi ... embre-2017

"Migranti, richiedenti asilo e rifugiati" e gli "operatori della Caritas" che li aiutano, ci ricordano quotidianamente "che Cristo stesso ci chiede di accogliere i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati con le braccia ben aperte. Proprio così, con le braccia ben aperte, pronte a un abbraccio sincero, affettuoso e avvolgente, un po' come questo colonnato di Piazza San Pietro, che rappresenta la Chiesa madre che abbraccia tutti nella condivisione del viaggio comune". Con queste parole papa Francesco ha voluto lanciare un appello sulla necessità di accogliere a braccia aperte i profughi che sospinti dalla speranza di una vita più degna per sé e per i propri familiari lasciano tutto dietro le loro spalle.

Papa Francesco ha poi aggiunto un saluto di benvenuto anche "ai rappresentanti di tante organizzazioni della società civile impegnate nell'assistenza a migranti e rifugiati che, assieme alla Caritas, hanno dato il loro sostegno alla raccolta di firme per una nuova legge migratoria più attinente al contesto attuale". Il provvedimento a cui papa Francesco ha fatto implicito riferimento è la proposta di legge di iniziativa popolare "Ero straniero", promossa tra gli altri dal centro Astalli, Fondazione Migrantes, da Caritas italiana e dai Radicali.


Papa Francesco: è la speranza che tiene in piedi la vita

Al centro della catechesi (IL VIDEO e IL TESTO INTEGRALE) ancora la speranza, ma anche gli ostacoli che ognuno di noi si trova davanti nel cercare di perseguire una vita piena di speranza. "La speranza è la spinta nel cuore di chi parte lasciando la casa, la terra, a volte familiari e parenti, per cercare una vita migliore, più degna per sé e per i propri cari. Penso ai migranti" ha spiegato papa Francesco all'udienza generale nella quale ha presentato una dimensione molto attuale della virtù della speranza. Quest'ultima, ha spiegato ancora il Papa, "è anche la spinta nel cuore di chi accoglie: il desiderio di incontrarsi, di conoscersi, di dialogare".

Ecco perché, secondo papa Francesco, il viaggio si fa a due: quelli che vengono nella nostra terra, e noi che andiamo verso il loro cuore per capirli, capire la loro cultura, la loro lingua. È un viaggio in due e senza la speranza non si può fare". La speranza è la spinta per "condividere il viaggio" della vita, come ci ricorda la campagna Share the Journey di Caritas "che oggi inauguriamo". “Fratelli, non abbiamo paura di condividere il viaggio! Non abbiamo paura di condividere la speranza!”.

"La speranza non è virtù per gente con lo stomaco pieno. Ecco perché, da sempre, i poveri sono i primi portatori della speranza”. ha sottolineato ancora il Papa durante l’udienza generale. “I poveri e anche i migranti sono i protagonisti della storia”, ha esclamato a braccio. “Per entrare nel mondo, Dio ha avuto bisogno di loro: di Giuseppe e di Maria, dei pastori di Betlemme”, ha ricordato papa Francesco: “Nella notte del primo Natale c’era un mondo che dormiva, adagiato in tante certezze acquisite. Ma gli umili preparavano nel nascondimento la rivoluzione della bontà. Erano poveri di tutto, qualcuno galleggiava poco sopra la soglia della sopravvivenza, ma erano ricchi del bene più prezioso che esiste al mondo, cioè la voglia di cambiamento”.

Papa Francesco: «Per i giovani la peggior condanna è chiudere il cuore ai desideri e ai sogni»

"A volte, aver avuto tutto dalla vita è una sfortuna" ha affermato papa Francesco nella catechesi in piazza San Pietro. "Pensate - ha suggerito alla folla dei fedeli - a un giovane a cui non è stata insegnata la virtù dell'attesa e della pazienza, che non ha dovuto sudare per nulla, che ha bruciato le tappe e a vent'anni 'sa già come va il mondo'; è stato destinato alla peggior condanna: quella di non desiderare più nulla. Questa è la peggiore condanna: chiudere il cuore ai desideri, ai sogni. Sembra un giovane, invece è già calato l'autunno sul suo cuore. Sono questi i giovani d'autunno".
Il nigeriano Fasasi che vive in un centro Sprar, non ha rinunciato mai alla sua passione per lo scalpello e ha portato in dono una piccola scultura a papa Francesco

Il nigeriano Fasasi che vive in un centro Sprar, non ha rinunciato mai alla sua passione per lo scalpello e ha portato in dono una piccola scultura a papa Francesco

Nella foto sopra, uno dei momenti toccanti dell'udienza: il nigeriano Fasasi che vive in un centro Sprar e non ha rinunciato mai alla sua passione per lo scalpello, oggi ha portato in dono una piccola scultura a papa Francesco. Ecco la sua storia raccontata da Avvenire.
Ecco che cos'è la campagna di Caritas Internationalis Share the journey

I giovani profughi del progetto di Caritas italiana "Protetto. Rifugiato a casa mia" sono stati salutati in piazza San Pietro da papa Francesco che nel corso dell'udienza ha lanciato la campagna di Caritas Internationalis "Share the Journey" (#sharethejourney). Qui il video messaggio del cardinale Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis che si trovava in piazza San Pietro.

Nel salutare i pellegrini di lingua inglese papa Francesco ha ricordato: "Inizia oggi la campagna della Caritas Internationalis, “Condividere il Viaggio”, a sostegno delle famiglie costrette a migrare; vi incoraggio ad aderire a quest’iniziativa lodevole come segno di solidarità con questi nostri fratelli e sorelle bisognosi. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore nostro Gesù Cristo".

"Per la Chiesa e specialmente per Caritas internationalis", ha spiegato ai microfoni della Radio vaticana il cardinale Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis, "è un momento per ricordare non solo ai cristiani, ma a tutto il mondo, il mandato del Signore che ha sempre a cuore la gente più vulnerabile. Lo vediamo anche nell'Antico Testamento: le vedove, gli orfani e gli stranieri. Gesù Cristo nel Capitolo 25 del Vangelo di San Matteo dice: 'Sono presente'. Il Signore è presente negli stranieri! Questo è l'obiettivo più profondo: obbedire al mandato del Signore. Questo obiettivo fondamentale si esprime nelle parole di Papa Francesco quando parla di accogliere, di proteggere, di promuovere lo sviluppo integrale umanitario di ogni migrante e di integrare i migranti in una nuova comunità. Questo è un approccio da seguire: umanizzare questo fenomeno della migrazione. I migranti non sono statistiche, non sono numeri, ma persone".






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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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