Terrorismo, 21enne Gambia fermato a Napoli. "Dovevo lanciarmi con auto sulla folla": ordine ricevuto via Telegram
26 aprile 2018
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Doveva lanciarsi con un’auto contro la folla. E aveva ricevuto l’ordine di uccidere come già avvenuto in altri attentati nel resto d’Europa da Nizza a Berlino. Alagie Touray, 21 anni, gambiano, è stato fermato a Napoli il 20 aprile nel corso di un’operazione antiterrorismo condotta dalla Digos e dal Ros. Il giovane è stato bloccato all’uscita della moschea di Licola, Touray, che era titolare di un foglio di soggiorno provvisorio, aveva chiesto asilo politico ma la pratica per la concessione era ancora in valutazione. Il fermo dell’uomo, come ha spiegato il procuratore capo di Napoli Giovanni Melillo, è stato già convalidato dal gip che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare con l’accusa “di partecipazione all’associazione terroristica denominata Islamic State o Daesh“. All’uomo è stato trovato anche un video in giurava fedeltà all’Isis e al califfo Al Baghdadi. Quel filmato è stato pubblicato su Telegram, e sempre tramite Telegram il ragazzo avrebbe ricevuto l’ordine di attivare l’attentato. “Giuro di prestare fedeltà al Califfo dei musulmani Abu Bakr Al Quaraishi Al Baghdadi, nei momenti difficili e facili, nel mese di Rajab giorno 2 e Allah è testimone di quello che dico” la formula del giuramento.
L’ordine via Telegram, in chat scriveva: “Sono in missione”
Le indagini hanno permesso di ricostruire i suoi spostamenti: era sbarcato a Messina con altre centinaia di migranti il 22 marzo 2017, partiti dalla Libia, e da un anno risiedeva a Pozzuoli (Napoli). Il ragazzo ha spiegato che non intendeva dar corso alla richiesta arrivati gli attraverso il social network Telegram, ma tra gli elementi contro Touray anche la richiesta di una chat i confratelli islamici di pregare per lui. “Sono in missione”, scriveva. Da circa un anno era ospite di una struttura alberghiera di Licola, nel comune di Pozzuoli (Napoli), dove è stato allestito un centro accoglienza e proprio all’interno del centro accoglienza ha realizzato il video. Non sono stati ancora identificati gli utenti Telegram che hanno ricevuto il video.
Espulsi 32 sospetti dall’inizio dell’anno
Si tratta dell’ennesima operazione antiterrorismo dopo quelle delle ultime settimane anche con le espulsioni di questi giorni nella galassia jihadista, 32 dall’inzio del 2018. Segnalazioni su possibili attacchi arrivano in continuazione e vengono esaminate dal Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa). Il livello di allerta in Italia è al massimo, il 2. Quello successivo, il 3, scatta quando c’è un attentato in atto. I lupi solitari, come quelli che nel corso del tempo hanno colpito in Francia, sono il pericolo numero 1. Giovani, disadattati, di recente radicalizzazione, possono passare all’azione stimolati dai continui appelli al jihadismo che viaggiano in rete. Da tenere d’occhio anche i combattenti di ritorno dai teatri di guerra: poco più di 120 quelli che hanno avuto a che fare con l’Italia. Per rientrare nei Paesi di provenienza possono seguire le rotte dei migranti, come più volte segnalato dal ministro dell’Interno Marco Minniti.
Le espulsioni “per motivi di sicurezza dello Stato” rappresentano uno degli strumenti chiave messo in campo dal Viminale. Tra gli allontanati, una ventina di imam. La minaccia dunque, come rilevato nell’ultima relazione dell’intelligence, resta “di prima grandezza”, proprio per la capacità di innescare processi di radicalizzazione nei paesi ‘bersaglio’ ed incoraggiare l’azione autonoma “con ogni mezzo disponibile”. Auto e camion compresi.