Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male

Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male

Messaggioda Berto » gio lug 13, 2017 8:29 pm

Il perdono fuori luogo, a sproposito o eccessivo da bene si trasforma in un male e diventa una ingiustizia, un favoreggiamento del crimine, una forma di vigliaccheria e di iniquità.


???
Perdonare tutto non è ingiusto?
Padre Martin Lasarte
Il perdono è un mistero

https://it.aleteia.org/2016/03/09/perdo ... e-ingiusto

L’abbraccio del Padre mi apre la porta della vita, e allo stesso tempo a volte mi confonde. Contemplando la parabola del figliol prodigo, guardando il quadro di Rembrandt o scrivendo o predicando su quell’abbraccio vengo assalito dai dubbi.

Da un lato è chiaro. Desidero quell’abbraccio. Voglio essere accolto così da mio padre quando torno a casa. Voglio un Dio così, che si riversa sulla mia indigenza. Voglio un bacio da padre a figlio. Voglio che mi metta l’anello e sandali nuovi. Voglio una festa e un vitello.

È lo sguardo di quel padre che mi commuove sempre. Uno sguardo che aspetta l’arrivo del figlio assente. Uno sguardo pieno di lacrime, logorato dall’attesa. Uno sguardo che abbraccia l’infinito cercando di trovare suo figlio. Uno sguardo pazzo che non si rassegna alla perdita.

Mi emoziona pensare a quegli occhi che abbracciano l’orizzonte. Che trattengono le ultime luci del tramonto. Che sorgono con il sole ogni mattina. Quell’attesa infinita. Quell’attesa senza tregua. Chi è capace di amare tanto da aspettare così? Chi è capace di credere tanto in un ritorno impossibile?

Mi commuove il padre che mi cerca, che mi aspetta. Mi colpisce che non si stanchi delle mie ribellioni e torni ogni mattina all’inizio del cammino che io ho abbandonato da tempo.

Quella fedeltà mi fa male dentro. Io non sono così. Io non aspetto in quel modo. Mi conformo alla perdita, all’assenza.

Ma allo stesso tempo mi confonde quell’abbraccio che non recrimina, non esige, non denuncia. Non fa giustizia, non chiede conti, non esige cambiamenti. Mi turba quell’abbraccio senza domande, che perdona tutto. Quell’abbraccio mi lascia senza parole.

È possibile perdonare in quel modo? Non è ingiusto perdonare così? Quanto è difficile chiedere perdono e perdonare! Quale benedizione è essere sempre perdonati!

Diceva papa Francesco: “È triste dover vedere come l’esperienza del perdono nella nostra cultura si faccia sempre più diradata. Perfino la parola stessa in alcuni momenti sembra svanire”

Oggi costa tanto parlare di perdono… Costa tanto perdonare chi ci offende… Perdonare chi ci ferisce. Perdonare senza castigo. Ricevere il perdono e perdonare. Quanto è difficile imparare a perdonare noi stessi!

Giorni fa leggevo delle parole di Anselm Grün: “Quando Gesù si volge misericordiosamente verso di noi, diventiamo integri e sani, sperimentiamo la pace interiore. Allora arriviamo a comportarci misericordiosamente con noi stessi anziché diventare l’obiettivo della nostra stessa rabbia” [1].

Il perdono è un mistero, è una grazia che ci costa tanto trovare. L’abbraccio del padre guarisce il cuore ferito del figlio che ritorna. La sua scelta guarisce la mia ferita profonda e mi mette in cammino verso il fratello.

Spesso mi trovo di fronte a cuori malati, spezzati, feriti. Cuori che non sanno perché soffrono, perché vivono nel rancore. Non si conoscono. Non capiscono se stessi. Non si accettano nella loro vulnerabilità, non si amano nel profondo. Forse non hanno mai vissuto quell’abbraccio di perdono.

Anche a me costa amarli, diventare come il padre e abbracciarli. E so che questo aiuterebbe, guarirebbe.

Solo quando sono perdonato divento più capace di accogliere e perdonare gli altri. Solo perdonando me stesso posso perdonare chi mi ferisce. Quanto costa il perdono! Quanto costa quell’abbraccio che cancella tutto! Che cattiva memoria ha Dio!

È vero che il perdono non ha a che vedere con l’oblio. Il Padre non dimenticherà mai l’eredità divisa e sprecata. Non dimenticherà la lontananza e l’assenza. Non dimenticherà tante mattine in cui è uscito sulla porta di casa ad aspettare suo figlio.

Quei ricordi sono la sua storia santa. Non li dimentica, ma richiamarli alla mente non gli provoca più dolore, non aumenta il rancore. Il perdono trasforma tutto. Quanto è importante imparare a perdonare!



Non c'è pace senza giustizia non c'è giustizia senza perdono
26/12/2001 di Archivio Notizie
20-27 minuti
Dal Vaticano, 8 dicembre 2001

GIOVANNI PAOLO II
Giustizia e perdono, ecco i pilastri del Papa

http://www.toscanaoggi.it/Documenti/Gio ... za-perdono

Il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2002. Testo integrale.

1. Quest'anno la Giornata Mondiale della Pace viene celebrata sullo sfondo dei drammatici eventi dell'11 settembre scorso. In quel giorno, fu perpetrato un crimine di terribile gravità: nel giro di pochi minuti migliaia di persone innocenti, di varie provenienze etniche, furono orrendamente massacrate. Da allora, la gente in tutto il mondo ha sperimentato con intensità nuova la consapevolezza della vulnerabilità personale ed ha cominciato a guardare al futuro con un senso fino ad allora ignoto di intima paura. Di fronte a questi stati d'animo la Chiesa desidera testimoniare la sua speranza, basata sulla convinzione che il male, il mysterium iniquitatis, non ha l'ultima parola nelle vicende umane. La storia della salvezza, delineata nella Sacra Scrittura, proietta grande luce sull'intera storia del mondo, mostrando come questa sia sempre accompagnata dalla sollecitudine misericordiosa e provvida di Dio, che conosce le vie per toccare gli stessi cuori più induriti e trarre frutti buoni anche da un terreno arido e infecondo.

È questa la speranza che sostiene la Chiesa all'inizio del 2002: con la grazia di Dio il mondo, in cui il potere del male sembra ancora una volta avere la meglio, sarà realmente trasformato in un mondo in cui le aspirazioni più nobili del cuore umano potranno essere soddisfatte, un mondo nel quale prevarrà la vera pace.



La pace: opera di giustizia e di amore

2. Quanto è recentemente avvenuto, con i terribili fatti di sangue appena ricordati, mi ha stimolato a riprendere una riflessione che spesso sgorga dal profondo del mio cuore, al ricordo di eventi storici che hanno segnato la mia vita, specialmente negli anni della mia giovinezza.

Le immani sofferenze dei popoli e dei singoli, tra i quali anche non pochi miei amici e conoscenti, causate dai totalitarismi nazista e comunista, hanno sempre interpellato il mio animo e stimolato la mia preghiera. Molte volte mi sono soffermato a riflettere sulla domanda: qual è la via che porta al pieno ristabilimento dell'ordine morale e sociale così barbaramente violato? La convinzione, a cui sono giunto ragionando e confrontandomi con la Rivelazione biblica, è che non si ristabilisce appieno l'ordine infranto, se non coniugando fra loro giustizia e perdono. I pilastri della vera pace sono la giustizia e quella particolare forma dell'amore che è il perdono.

3. Ma come parlare, nelle circostanze attuali, di giustizia e insieme di perdono quali fonti e condizioni della pace? La mia risposta è che si può e si deve parlarne, nonostante la difficoltà che questo discorso comporta, anche perché si tende a pensare alla giustizia e al perdono in termini alternativi. Ma il perdono si oppone al rancore e alla vendetta, non alla giustizia. La vera pace, in realtà, è « opera della giustizia » (Is 32, 17). Come ha affermato il Concilio Vaticano II, la pace è « il frutto dell'ordine immesso nella società umana dal suo Fondatore e che deve essere attuato dagli uomini assetati di una giustizia sempre più perfetta » (Costituzione pastorale Gaudium et spes, 78). Da oltre quindici secoli, nella Chiesa cattolica risuona l'insegnamento di Agostino di Ippona, il quale ci ha ricordato che la pace, a cui mirare con l'apporto di tutti, consiste nella tranquillitas ordinis, nella tranquillità dell'ordine (cfr De civitate Dei, 19, 13).

La vera pace, pertanto, è frutto della giustizia, virtù morale e garanzia legale che vigila sul pieno rispetto di diritti e doveri e sull'equa distribuzione di benefici e oneri. Ma poiché la giustizia umana è sempre fragile e imperfetta, esposta com'è ai limiti e agli egoismi personali e di gruppo, essa va esercitata e in certo senso completata con il perdono che risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati. Ciò vale tanto nelle tensioni che coinvolgono i singoli quanto in quelle di portata più generale ed anche internazionale. Il perdono non si contrappone in alcun modo alla giustizia, perché non consiste nel soprassedere alle legittime esigenze di riparazione dell'ordine leso. Il perdono mira piuttosto a quella pienezza di giustizia che conduce alla tranquillità dell'ordine, la quale è ben più che una fragile e temporanea cessazione delle ostilità, ma è risanamento in profondità delle ferite che sanguinano negli animi. Per un tale risanamento la giustizia e il perdono sono ambedue essenziali.

Sono queste le due dimensioni della pace che desidero esplorare in questo messaggio. La Giornata Mondiale offre, quest'anno, a tutta l'umanità, e in particolar modo ai Capi delle Nazioni, l'opportunità di riflettere sulle esigenze della giustizia e sulla chiamata al perdono di fronte ai gravi problemi che continuano ad affliggere il mondo, non ultimo dei quali è il nuovo livello di violenza introdotto dal terrorismo organizzato.



Il fenomeno del terrorismo

4. È proprio la pace fondata sulla giustizia e sul perdono che oggi è attaccata dal terrorismo internazionale. In questi ultimi anni, specialmente dopo la fine della guerra fredda, il terrorismo si è trasformato in una rete sofisticata di connivenze politiche, tecniche ed economiche, che travalica i confini nazionali e si allarga fino ad avvolgere il mondo intero. Si tratta di vere organizzazioni dotate spesso di ingenti risorse finanziarie, che elaborano strategie su vasta scala, colpendo persone innocenti, per nulla coinvolte nelle prospettive che i terroristi perseguono.

Adoperando i loro stessi seguaci come armi da lanciare contro inermi persone inconsapevoli, queste organizzazioni terroristiche manifestano in modo sconvolgente l'istinto di morte che le alimenta. Il terrorismo nasce dall'odio ed ingenera isolamento, diffidenza e chiusura. Violenza si aggiunge a violenza, in una tragica spirale che coinvolge anche le nuove generazioni, le quali ereditano così l'odio che ha diviso quelle precedenti. Il terrorismo si fonda sul disprezzo della vita dell'uomo. Proprio per questo esso non dà solo origine a crimini intollerabili, ma costituisce esso stesso, in quanto ricorso al terrore come strategia politica ed economica, un vero crimine contro l'umanità.

5. Esiste perciò un diritto a difendersi dal terrorismo. E un diritto che deve, come ogni altro, rispondere a regole morali e giuridiche nella scelta sia degli obiettivi che dei mezzi. L'identificazione dei colpevoli va debitamente provata, perché la responsabilità penale è sempre personale e quindi non può essere estesa alle nazioni, alle etnie, alle religioni, alle quali appartengono i terroristi. La collaborazione internazionale nella lotta contro l'attività terroristica deve comportare anche un particolare impegno sul piano politico, diplomatico ed economico per risolvere con coraggio e determinazione le eventuali situazioni di oppressione e di emarginazione che fossero all'origine dei disegni terroristici. Il reclutamento dei terroristi, infatti, è più facile nei contesti sociali in cui i diritti vengono conculcati e le ingiustizie troppo a lungo tollerate.

Occorre, tuttavia, affermare con chiarezza che le ingiustizie esistenti nel mondo non possono mai essere usate come scusa per giustificare gli attentati terroristici. Si deve rilevare, inoltre, che tra le vittime del crollo radicale dell'ordine, ricercato dai terroristi, sono da includere in primo luogo i milioni di uomini e di donne meno attrezzati per resistere al collasso della solidarietà internazionale. Alludo specificamente ai popoli del mondo in via di sviluppo, i quali già vivono in margini ristretti di sopravvivenza e che sarebbero i più dolorosamente colpiti dal caos globale economico e politico. La pretesa del terrorismo di agire in nome dei poveri è una palese falsità.



Non si uccide in nome di Dio!

6. Chi uccide con atti terroristici coltiva sentimenti di disprezzo verso l'umanità, manifestando disperazione nei confronti della vita e del futuro: tutto, in questa prospettiva, può essere odiato e distrutto. Il terrorista ritiene che la verità in cui crede o la sofferenza patita siano talmente assolute da legittimarlo a reagire distruggendo anche vite umane innocenti. Talora il terrorismo è figlio di un fondamentalismo fanatico, che nasce dalla convinzione di poter imporre a tutti l'accettazione della propria visione della verità. La verità, invece, anche quando la si è raggiunta — e ciò avviene sempre in modo limitato e perfettibile — non può mai essere imposta. Il rispetto della coscienza altrui, nella quale si riflette l'immagine stessa di Dio (cfr Gn 1, 26-27), consente solo di proporre la verità all'altro, al quale spetta poi di responsabilmente accoglierla. Pretendere di imporre ad altri con la violenza quella che si ritiene essere la verità, significa violare la dignità dell'essere umano e, in definitiva, fare oltraggio a Dio, di cui egli è immagine. Per questo il fanatismo fondamentalista è un atteggiamento radicalmente contrario alla fede in Dio. A ben guardare il terrorismo strumentalizza non solo l'uomo, ma anche Dio, finendo per farne un idolo di cui si serve per i propri scopi.

7. Nessun responsabile delle religioni, pertanto, può avere indulgenza verso il terrorismo e, ancor meno, lo può predicare. È profanazione della religione proclamarsi terroristi in nome di Dio, far violenza all'uomo in nome di Dio. La violenza terrorista è contraria alla fede in Dio Creatore dell'uomo, in Dio che si prende cura dell'uomo e lo ama. In particolare, essa è totalmente contraria alla fede in Cristo Signore, che ha insegnato ai suoi discepoli a pregare: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6, 12).

Seguendo l'insegnamento e l'esempio di Gesù, i cristiani sono convinti che dimostrare misericordia significhi vivere pienamente la verità della nostra vita: possiamo e dobbiamo essere misericordiosi, perché ci è stata mostrata misericordia da un Dio che è Amore misericordioso (cfr 1 Gv 4, 7-12). Il Dio che ci redime mediante il suo ingresso nella storia e attraverso il dramma del Venerdì Santo prepara la vittoria del giorno di Pasqua, è un Dio di misericordia e di perdono (cfr Sal 103 [102], 3-4.10-13). Gesù, nei confronti di quanti lo contestavano per il fatto che mangiava con i peccatori, così si è espresso: « Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori » (Mt 9, 13). I seguaci di Cristo, battezzati nella sua morte e nella sua risurrezione, devono essere sempre uomini e donne di misericordia e di perdono.



La necessità del perdono

8. Ma che cosa significa, in concreto, perdonare? E perché perdonare? Un discorso sul perdono non può eludere questi interrogativi. Riprendendo una riflessione che ebbi già modo di offrire per la Giornata Mondiale della Pace 1997 («Offri il perdono, ricevi la pace»), desidero ricordare che il perdono ha la sua sede nel cuore di ciascuno, prima di essere un fatto sociale. Solo nella misura in cui si affermano un'etica e una cultura del perdono, si può anche sperare in una « politica del perdono », espressa in atteggiamenti sociali ed istituti giuridici, nei quali la stessa giustizia assuma un volto più umano.

In realtà, il perdono è innanzitutto una scelta personale, una opzione del cuore che va contro l'istinto spontaneo di ripagare il male col male. Tale opzione ha il suo termine di confronto nell'amore di Dio, che ci accoglie nonostante il nostro peccato, e ha il suo modello supremo nel perdono di Cristo che sulla croce ha pregato: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34).

Il perdono ha dunque una radice e una misura divine. Questo tuttavia non esclude che se ne possa cogliere il valore anche alla luce di considerazioni di umana ragionevolezza. Prima fra tutte, quella relativa all'esperienza che l'essere umano vive in se stesso quando commette il male. Egli si rende allora conto della sua fragilità e desidera che gli altri siano indulgenti con lui. Perché dunque non fare agli altri ciò che ciascuno desidera sia fatto a se stesso? Ogni essere umano coltiva in sé la speranza di poter ricominciare un percorso di vita e di non rimanere prigioniero per sempre dei propri errori e delle proprie colpe. Sogna di poter tornare a sollevare lo sguardo verso il futuro, per scoprire ancora una prospettiva di fiducia e di impegno.

9. In quanto atto umano, il perdono è innanzitutto un'iniziativa del singolo soggetto nel suo rapporto con gli altri suoi simili. La persona, tuttavia, ha un'essenziale dimensione sociale, in virtù della quale intreccia una rete di rapporti in cui esprime se stessa: non solo nel bene, purtroppo, ma anche nel male. Conseguenza di ciò è che il perdono si rende necessario anche a livello sociale. Le famiglie, i gruppi, gli Stati, la stessa Comunità internazionale, hanno bisogno di aprirsi al perdono per ritessere legami interrotti, per superare situazioni di sterile condanna mutua, per vincere la tentazione di escludere gli altri non concedendo loro possibilità di appello. La capacità di perdono sta alla base di ogni progetto di una società futura più giusta e solidale.

Il perdono mancato, al contrario, specialmente quando alimenta la continuazione di conflitti, ha costi enormi per lo sviluppo dei popoli. Le risorse vengono impiegate per sostenere la corsa agli armamenti, le spese delle guerre, le conseguenze delle ritorsioni economiche. Vengono così a mancare le disponibilità finanziarie necessarie per produrre sviluppo, pace, giustizia. Quanti dolori soffre l'umanità per non sapersi riconciliare, quali ritardi subisce per non saper perdonare! La pace è la condizione dello sviluppo, ma una vera pace è resa possibile soltanto dal perdono.



Il perdono, strada maestra

10. La proposta del perdono non è di immediata comprensione né di facile accettazione; è un messaggio per certi versi paradossale. Il perdono infatti comporta sempre un'apparente perdita a breve termine, mentre assicura un guadagno reale a lungo termine. La violenza è l'esatto opposto: opta per un guadagno a scadenza ravvicinata, ma prepara a distanza una perdita reale e permanente. Il perdono potrebbe sembrare una debolezza; in realtà, sia per essere concesso che per essere accettato, suppone una grande forza spirituale e un coraggio morale a tutta prova. Lungi dallo sminuire la persona, il perdono la conduce ad una umanità più piena e più ricca, capace di riflettere in sé un raggio dello splendore del Creatore.

Il ministero che svolgo al servizio del Vangelo mi fa sentire vivamente il dovere, e mi dà al tempo stesso la forza, di insistere sulla necessità del perdono. Lo faccio anche oggi, sorretto dalla speranza di poter suscitare riflessioni serene e mature in vista di un generale rinnovamento, nei cuori delle persone e nelle relazioni tra i popoli della terra.

11. Meditando sul tema del perdono, non si possono non ricordare alcune tragiche situazioni di conflitto, che da troppo tempo alimentano odi profondi e laceranti, con la conseguente spirale inarrestabile di tragedie personali e collettive. Mi riferisco, in particolare, a quanto avviene nella Terra Santa, luogo benedetto e sacro dell'incontro di Dio con gli uomini, luogo della vita, morte e risurrezione di Gesù, il Principe della pace.

La delicata situazione internazionale sollecita a sottolineare con forza rinnovata l'urgenza della risoluzione del conflitto arabo-israeliano, che dura ormai da più di cinquant'anni, con un'alternanza di fasi più o meno acute. Il continuo ricorso ad atti terroristici o di guerra, che aggravano per tutti la situazione e incupiscono le prospettive, deve lasciare finalmente il posto ad un negoziato risolutore. I diritti e le esigenze di ciascuno potranno essere tenuti in debito conto e contemperati in modo equo, se e quando prevarrà in tutti la volontà di giustizia e di riconciliazione. A quegli amati popoli rivolgo nuovamente l'invito accorato ad adoperarsi per un'era nuova di rispetto mutuo e di accordo costruttivo.



Comprensione e cooperazione interreligiosa

12. In questo grande sforzo, i leader religiosi hanno una loro specifica responsabilità. Le confessioni cristiane e le grandi religioni dell'umanità devono collaborare tra loro per eliminare le cause sociali e culturali del terrorismo, insegnando la grandezza e la dignità della persona e diffondendo una maggiore consapevolezza dell'unità del genere umano. Si tratta di un preciso campo del dialogo e della collaborazione ecumenica ed interreligiosa, per un urgente servizio delle religioni alla pace tra i popoli.

In particolare, sono convinto che i leader religiosi ebrei, cristiani e musulmani debbano prendere l'iniziativa mediante la condanna pubblica del terrorismo, rifiutando a chi se ne rende partecipe ogni forma di legittimazione religiosa o morale.

13. Nel dare comune testimonianza alla verità morale secondo cui l'assassinio deliberato dell'innocente è sempre un grave peccato, dappertutto e senza eccezioni, i leader religiosi del mondo favoriranno la formazione di una pubblica opinione moralmente corretta. E questo il presupposto necessario per l'edificazione di una società internazionale capace di perseguire la tranquillità dell'ordine nella giustizia e nella libertà.

Un impegno di questo tipo da parte delle religioni non potrà non introdursi sulla via del perdono, che porta alla comprensione reciproca, al rispetto e alla fiducia. Il servizio che le religioni possono dare per la pace e contro il terrorismo consiste proprio nella pedagogia del perdono, perché l'uomo che perdona o chiede perdono capisce che c'è una Verità più grande di lui, accogliendo la quale egli può trascendere se stesso.



Preghiera per la pace

14. Proprio per questa ragione, la preghiera per la pace non è un elemento che «viene dopo» l'impegno per la pace. Al contrario, essa sta al cuore dello sforzo per l'edificazione di una pace nell'ordine, nella giustizia e nella libertà. Pregare per la pace significa aprire il cuore umano all'irruzione della potenza rinnovatrice di Dio. Dio, con la forza vivificante della sua grazia, può creare aperture per la pace là dove sembra che vi siano soltanto ostacoli e chiusure; può rafforzare e allargare la solidarietà della famiglia umana, nonostante lunghe storie di divisioni e di lotte. Pregare per la pace significa pregare per la giustizia, per un adeguato ordinamento all'interno delle Nazioni e nelle relazioni fra di loro. Vuol dire anche pregare per la libertà, specialmente per la libertà religiosa, che è un diritto fondamentale umano e civile di ogni individuo. Pregare per la pace significa pregare per ottenere il perdono di Dio e per crescere al tempo stesso nel coraggio che è necessario a chi vuole a propria volta perdonare le offese subite.

Per tutti questi motivi ho invitato i rappresentanti delle religioni del mondo a venire ad Assisi, la città di san Francesco, il prossimo 24 gennaio, a pregare per la pace. Vogliamo con ciò mostrare che il genuino sentimento religioso è una sorgente inesauribile di mutuo rispetto e di armonia tra i popoli: in esso, anzi, risiede il principale antidoto contro la violenza ed i conflitti. In questo tempo di grave preoccupazione, l'umana famiglia ha bisogno di sentirsi ricordare le sicure ragioni della nostra speranza. Proprio questo noi intendiamo proclamare ad Assisi, pregando Dio Onnipotente — secondo la suggestiva espressione attribuita allo stesso san Francesco — di fare di noi uno strumento della sua pace.

15. Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono: ecco ciò che voglio annunciare in questo Messaggio a credenti e non credenti, agli uomini e alle donne di buona volontà, che hanno a cuore il bene della famiglia umana e il suo futuro.

Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono: questo voglio ricordare a quanti detengono le sorti delle comunità umane, affinché si lascino sempre guidare, nelle loro scelte gravi e difficili, dalla luce del vero bene dell'uomo, nella prospettiva del bene comune.

Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono: questo monito non mi stancherò di ripetere a quanti, per una ragione o per l'altra, coltivano dentro di sé odio, desiderio di vendetta, bramosia di distruzione.

In questa Giornata della Pace, salga dal cuore di ogni credente più intensa la preghiera per ciascuna delle vittime del terrorismo, per le loro famiglie tragicamente colpite, e per tutti i popoli che il terrorismo e la guerra continuano a ferire e a sconvolgere. Non restino fuori del raggio di luce della nostra preghiera coloro stessi che offendono gravemente Dio e l'uomo mediante questi atti senza pietà: sia loro concesso di rientrare in se stessi e di rendersi conto del male che compiono, così che siano spinti ad abbandonare ogni proposito di violenza e a cercare il perdono. In questi tempi burrascosi, possa l'umana famiglia trovare pace vera e duratura, quella pace che solo può nascere dall'incontro della giustizia con la misericordia!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male

Messaggioda Berto » ven lug 06, 2018 8:40 am

Non farti prendere/sorprendere acriticamente dai "buoni sentimenti dell'istinto, dell'ideologia, della carità, dell'umanità",
prima pensa, rifletti, soppesa, valuta per bene i rischi, le incertezze, le conseguenze, le implicazioni, i costi;
non sempre è un bene aiutare il prossimo che appare come bisognoso di soccorso e di aiuto;
a volte credendo ingenuamente e stupidamente di fare del bene potresti in realtà farti del male e fare del male alla tua famiglia e al tuo paese, magari irrimediabilmente.
Spesso questo prossimo bisognoso è in realtà un prossimo criminale che potrebbe derubarti, ferirti, ridurti in schiavitù, ucciderti.



La realtà oltre la demagogia e la paura
05/07/2018
Deputata Pd-responsabile minori, docente universitaria
https://www.huffingtonpost.it/vanna-ior ... t-homepage

Il 18 giugno il Ministro dell'Interno Matteo Salvini ha annunciato un censimento su base etnica dei rom in Italia, raccogliendo consenso in larga parte di un'opinione pubblica sempre più arrabbiata, risentita e assuefatta alla cattiva informazione. Ebbene, neanche un mese dopo questo chiaro pronunciamento di odio antizigano, il Consiglio regionale della Lombardia con una mozione ha dato mandato alla giunta di procedere al censimento di rom, sinti e caminanti presenti sul territorio.

Un atto di matrice razzista e demagogica. Come altro si potrebbe definire una rilevazione dei cittadini su base etnica? Una schedatura che evoca terribili pagine del nostro passato a partire dalla circolare dell'8 agosto del 1926 con cui il governo Mussolini ordinò l'epurazione dal territorio nazionale delle carovane di zingari oppure la schedatura dei cittadini ebrei che ottant'anni fa fu il primo passo verso l'approvazione delle leggi razziali che resteranno una vergogna indelebile per il nostro Paese.

Il censimento su base etnica dei rom viola le norma a partire dall'articolo 3 della Costituzione che stabilisce: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" ma anche una serie di norme internazionali che vietano il trattamento di dati personali che rivelino l'origine razziale o etnica, a partire dalla Convenzione europea dei diritti umani. Tra l'altro l'Italia è uno dei paesi della Ue in cui abitano meno rom, la maggior parte di essi sono di nazionalità italiana e molti di quelli che non lo sono hanno un permesso regolare.

Questo ultimo dato apre una questione più complessa e importate. Ancora una volta, come notava in un bell'articolo sul Foglio, Claudio Cerasa, prevale il divario tra la percezione e la realtà: l'opinione pubblica che deve cominciare a "saper distinguere un fatto per quello che è, e non per quello che sembra, e stanare senza pietà la demagogia vuota di chi non ha altro strumento per governare un paese se non quello della paura". Ma qual è la possibilità che hanno i cittadini di informarsi in modo non distorto? E quale la volontà della politica di veicolare dati corretti, ispirati al principio di realtà e di proporre un'etica del linguaggio che non spinga i cittadini (elettori) all'odio e al rancore anche quando non ve n'è alcuna ragione?

Le fake news sui bimbi morti soccorsi nel mare davanti alla Libia ci dicono che erano bambolotti, frutto di una messinscena buonista ordinata da Soros per creare pietà e riempire l'Italia di schiavi. E questo ripeteva un'intervista di una donna a Pontida. Come è possibile che la verità dei post e dei tweet abbia inquinato in modo così pericoloso il dibattito pubblico, mettendo in discussione principi basilari di umanità e di rispetto per l'altro?

C'è un sentimento che oggi si sta largamente diffondendo nel Paese: quello del "padroni in casa nostra" che crede di essere invaso, che odia il prossimo suo, che crede che i migranti vivano in alberghi di lusso mentre gli italiani muoiono di fame, che vorrebbe armarsi di pistole per difendere la roba sua, che vorrebbe deportare i rom il più lontano possibile, che è disposto a vedere morire gente in mare senza provare pietà, ma saziando la propria rabbia. Ma spesso quel popolo è lo stesso che vuole difendere le nostre radici cristiane e applaude un leader mentre agita il Vangelo.

Quel popolo allora dovrebbe conoscere le nostre radici della cultura occidentale. Poiché già nell'Iliade (canto XI) Omero ci raconta di Patroclo che, nell'infuriare della battaglia, salva Euripilo ferito perché "n'ebbe compassione" e dice "non lascerò te così sofferente". Buonista anche Omero? E magari si dovrebbe anche far sapere che nel Vangelo c'è la parabola del samaritano che era un uomo semplicemente normale che incontra un altro uomo ferito e malmenato e, senza tanti perché, "si prese cura di lui". Non passa oltre. Non si volta dall'altra parte. Semplicemente "lo vide". La demagogia e la disinformazione ci impediscono di vedere.



Finto ferito rapina in strada automobilista
Cristina Bonfatti
2016/11/15

http://www.trc.tv/news/cronaca/2016/11/ ... omobilista

Ha finto di essere rimasto ferito in un incidente per rapinare un automobilista. E’ accaduto ieri pomeriggio a Piacenza.

Ha finto di essere rimasto ferito in un incidente per rapinare un automobilista. E’ accaduto ieri pomeriggio a Piacenza. Un 42enne del posto stava guidando il suo furgone in via Bubbia quando vicino a un sottopassaggio che attraversa la tangenziale ha visto un uomo disteso a terra, incosciente e con accanto uno scooter rovesciato. L’autista piacentino ha subito pensato a un incidente ed è corso verso il ferito per prestargli aiuto e chiamare i soccorsi. Ma appena sceso dal furgone ha sentito un oggetto premuto contro la schiena, mentre una persona – che la vittima non aveva visto prima perchè probabilmente nascosta vicino alla strada – ha detto di consegnare il portafogli. Per il 42enne, che temeva di avere puntata contro una pistola, non è rimasto che ubbidire e ha gettato a terra il portafoglio con dentro 120 euro. Il falso ferito nel frattempo ha “ripreso” conoscenza, si è alzato ha preso il bottino ed è scappato assieme al complice sulle scooter, ovviamente funzionante, e senza targa. Ora sull’accaduto indagano i carabinieri.


Arrestato per rapina il truffatore che fingeva di essere stato investito
Truffava ignari automobilisti facendosi consegnare piccole somme di denaro dopo aver finto di essere stato colpito durante le manovre di parcheggio. La polizia l'ha identificato dopo l'ennesima messinscena nel posteggio del Barilla Center
21 marzo 2015

http://parma.repubblica.it/cronaca/2015 ... -110122482

Arrestato per rapina il truffatore che fingeva di essere stato investito
La polizia è riuscita a incastrare il truffatore dei finti investimenti stradali, arrestato per rapina: si tratta di Emanuele Caracciolo, 45enne di origini palermitane.

Le indagini che hanno portato all'identificazione del malvivente sono scattate in seguito un fatto accaduto il 24 febbraio scorso: alle 19 una Volante è intervenuta nel parcheggio del Barilla Center perché un giovane aveva subito una rapina.
Il ragazzo ha raccontato agli agenti che poco prima, mentre stava parcheggiando, aveva sentito un tonfo: aperto lo sportello aveva visto un uomo steso a terra che lamentava dolori alla gamba dicendo di essere stato investito durante la manovra.

Pioveva a dirotto e il giovane ha fatto salire sulla sua auto il presunto ferito, che gli ha mostrato una cicatrice all'inguine dicendogli che a causa della caduta gli faceva molto male. Insospettito dalla messinscena, il ragazzo ha chiesto all'uomo di uscire dall'auto e per tutta risposta si è visto mostrare un paio di occhiali rotti con la richiesta di cinquanta euro per la riparazione. L'automobilista, sempre più convinto di essere vittima di una truffa, gli ha di nuovo intimato di scendere dall'auto e per tutta risposta lo sconosciuto ha estratto dalla tasca un coltello e gliel'ha puntato contro.

Prima gli ha chiesto dei soldi, ma vedendo che il giovane nel portafogli aveva solo 20 euro, gli ha intimato di andare al bancomat a prelevarne altri. La vittima gli ha fatto notare di non avere carte da usare nel bancomat e a quel punto il rapinatore è sceso dall'auto e si è allontanato sotto la pioggia.

Denunciato l'accaduto, gli investigatori dell'Antirapina hanno subito pensato a un noto pluripregiudicato, tossicodipendente e nullafacente che, da alcuni mesi

per racimolare soldi è solito buttarsi contro le auto in manovra nei parcheggi inscenando poi finti investimenti e inducendo gli ignari automobilisti a liquidare piccole somme di denaro per evitare l'intervento della polizia municipale.

La vittima ha riconosciuto il volto del sospettato e il gip Maria Cristina Sarli, su richiesta del pm Andrea Bianchi, ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell'indagato, che ora si trova in via Burla.


Motociclisti derubano il camionista che si ferma a soccorrerli.
Fingono l’incidente, scatta la rapina
L'Aquila
di PIETRO GUIDA 27 ottobre 2009

http://www.ilcentro.it/l-aquila/fingono ... -1.1389801

CARSOLI. Simulano un incidente stradale e rapinano un camionista. Il colpo, lungo la Tiburtina, è stato messo a segno da due motociclisti che sono riusciti ad accaparrarsi un bottino di circa mille euro. L’autotrasportatore è sceso per soccorrere i due, credendoli feriti, ma si è ritrovato di fronte a banditi armati. IL TRANELLO.

La rapina è avvenuta a pochi chilometri da Carsoli, all’altezza del bivio per la frazione di Tufo. I motociclisti hanno sorpassato il camion, in servizio per un’azienda di profilati del nucleo industriale di Avezzano, e qualche chilometro più avanti hanno preparato il tranello. Hanno quindi messo in scena l’incidente posizionando a terra la moto di grossa cilindrata. Uno dei due si è accasciato e l’altro ha finto di essere ferito. Il camionista, A.G.
, 32 anni, di Luco dei Marsi, quando è arrivato sul posto, dopo aver accostato il mezzo, è sceso per prestare soccorso ai due, credendoli feriti.

L’AGGUATO. A quel punto è stato aggredito. I motociclisti, armati, si sono fatti consegnare il portafogli con 700 euro e il telefono cellulare. Tutto è avvenuto nel giro di pochi secondi. L’autotrasportatore ha dovuto attendere l’arrivo di un automobilista per lanciare l’allarme.

UN PIANO STUDIATO. Il colpo è stato studiato nei particolari. Secondo quando accertato dagli investigatori, i rapinatori hanno ispezionato il tratto di strada compreso tra Carsoli e Tagliacozzo e scelto un punto e un orario (erano circa le 15) in cui la Tiburtina è poco trafficata. I due rapinatori forse hanno pensato che il camionista avesse appena consegnato un carico e fosse in possesso del denaro. Coì non era ma a quel punto si sono accontentati del portafogli e del telefono, per un totale di circa mille euro.

DUBBI SULL’ARMA. Sull’arma utilizzata per la rapina ci sono ancora punti oscuri. L’autotrasportatore ha infatti raccontato di non aver visto la pistola. E’ alquanto improbabile, però, che due banditi mettano in atto una rapina in strada senza un’arma. Su questo punto, infatti, i carabinieri stanno cercando di fare chiarezza e di ottenere maggiori indizi.

LE INDAGINI. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Tagliacozzo. Sono stati istituiti posti di blocco nella zona e una vasta area è stata circoscritta.

Dei motociclisti, però, nessuna traccia. Con ogni probabilità hanno imboccato l’autostrada, visto che il casello è a pochi chilometri dal luogo dove è avvenuta la rapina. Il camionista, inoltre, non è stato in grado di vedere la targa della moto.

CRESCE L’ALLARME. Nella Marsica, nelle ultime settimane è cresciuto l’allarme criminalità. Sono state otto in meno di un mese le rapine avvenute sul territorio. I controlli da parte delle forze dell’ordine sono stati intensificati, soprattutto nelle ore notturne, ma gli episodi sembrano non arrestarsi. L’ultimo che ha visto agire due motociclisti stato quello ai danni di un benzinaio sulla superstrada del Liri.



Mamma e figlia aggredite e derubate Consoli: "Fatto grave da accertare"
2017/10/26

http://catania.livesicilia.it/2017/10/2 ... ate_436806

CATANIA - Un altro presunto episodio di violenza. Una storia atroce quella raccontata questa mattina sulle colonne de La Sicilia, che ha creato molta indignazione nell'opinione pubblica catanese.

Secondo la ricostruzione del quotidiano regionale che ha raccolto la testimonianza di un ex vigile urbano una donna e una figlia di sei anni sarebbero state rapinate e violentemente aggredite. I fatti sarebbero accaduti qualche giorno fa, intorno alle 18,30 del pomeriggio. La donna - secondo la ricostruzione - stava percorrendo una delle strade del rione Pigno dopo aver fatto shopping al centro commerciale Le Porte di Catania. All'improvviso si sarebbe abbattuta in un falso incidente. Uno scooter Liberty 150 sull'asfalto e accanto due ragazzi che si sarebbero finti feriti. La giovane mamma si sarebbe fermata per prestare soccorso ma i due giovanotti si sarebbero scaraventati su di lei strappandole anche i vestiti. A questo dopo aver schiaffeggiato la figlia di 6 anni le avrebbero derubate di 70 euro e delle colannina che la piccola portava al collo. Qualche minuto dopo attirato dalle urla delle vittima sarebbe arrivato l'ex poliziotto della Municipale che avrebbe chiamato i familiarie le avrebbe aiutate. La donna che abiterebbe nella zona non avrebbe voluto denunciare la rapina, sempre secondo il racconto dell'ex vigile urbano, perché spaventata da possibili ripercussioni.

Sia la polizia municipale che la Questura di Catania, contattati da LiveSicilia, non sanno fornire indicazioni utili sui fatti raccontati questa mattina su La Sicilia. Si sta procedendo ad effettuare le dovute verifiche. Quello che lascia un po' l'amaro in bocca è che i fatti non siano stati denunciati, soprattutto visto il coinvolgimento di un ex agente della polizia municipale. Quindi un uomo delle istituzioni. Per questo motivo, ancora una volta, dalla Questura tengono ad evidenziare l'importanza della denuncia dei cittadini, sia come vittime che come testimoni di un reato.

Anche il vice sindaco Marco Consoli esorta i cittadini a denunciare ed evidenzia che al momento non ci sono riscontri alla notizia. "Bisogna verificare la fondatezza di quanto riportato sul giornale - dice Consoli. L'episodio se accertato resta grave e mi fa rinnovare l'appello ai cittadini: denunciare sempre per non rischiare di essere involontariamente complici di questi fatti inqualificabili", dichiara.




La denuncia del sindaco: “Preso a calci e pugni in strada da due finti feriti”
antonio e. piedimonte
2015/06/09

http://www.lastampa.it/2015/06/09/itali ... agina.html

Ha fatto il giro del web la foto di Edgardo Tiveron, sindaco di Corneliano d’Alba - 2000 abitanti in provincia di Cuneo a una decina di chilometri dalla capitale delle Langhe-, selvaggiamente picchiato per un cellulare e 50 euro. Il risultato: fratture al setto nasale, a uno zigomo, a una costola e una lussazione alla scapola.

Aggressione misteriosa

È successo sabato sera, mentre il primo cittadino, 54 anni, carabiniere in pensione, rientrava a casa da Torino dove aveva visto in tv la finale di Champions League. «Ero in auto e con me c’era anche un autostoppista a cui avevo dato un passaggio poco prima. All’altezza di La Loggia, ancora nel Torinese - racconta il sindaco -, abbiamo visto un uomo a terra e un altro che chiedeva aiuto. Neanche il tempo di scendere, che il finto ferito si è alzato. Ci hanno spinti a forza di nuovo nell’abitacolo e ci hanno portati in una stradina secondaria isolata, dove ci hanno buttati a terra e presi a calci e pugni, prima di portarci via quel poco che avevamo con noi, qualche decina di euro nel portafogli e i cellulari».

Secondo il racconto del sindaco, ancora sotto choc, dopo minuti sembrati ore, e dopo essere stati minacciati di non raccontare quanto accaduto, l’aggressione è improvvisamente finita e i due si sono dileguati a piedi nella notte. Le vittime, ferite, senza chiavi dell’auto prese dagli aggressori e senza telefoni, si sono messe a gridare in cerca di aiuto. A prestare i primi soccorsi un carabiniere non in servizio che passava con l’auto.

La rabbia su Facebook

«Una assurda bestialità, una violenza inaudita e gratuita – ha scritto Tiveron sfogandosi su Facebook e postando una foto che lo ritraeva in ospedale con il volto tumefatto, dopo le prime medicazioni (alcune ore dopo la foto è stata tolta dal social network) -. Sembravano stranieri, con accento dell’Est. Più gli ripetevo di non farci del male, che gli avrei dato ogni cosa, anche l’auto, e più colpivano». Il suo messaggio carico di rabbia e di accuse, e decisamente poco «istituzionale» sia nei toni sia nel contenuto, è stato condiviso centinaia di volte, tra parole di indignazione per l’accaduto e di solidarietà.

Le indagini

Ieri mattina, il sindaco della piccola comunità del Roero si è presentato in caserma a Moncalieri per sporgere denuncia e fornire particolari utili, dando il via alle indagini che cercheranno di fare luce sui punti ancora oscuri della vicenda e di risalire all’identità degli aggressori. Le due vittime hanno riportato fratture e abrasioni, ma sono state entrambe dimesse.
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Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male

Messaggioda Berto » ven lug 06, 2018 8:43 am

I falsi buoni che fanno del male - I falsi salvatori del mondo
viewtopic.php?f=141&t=2574
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0904548886


Non portarti la morte in casa, non hai colpe né responsabilità
viewtopic.php?f=194&t=2624


Non deprediamo e non uccidiamo la nostra gente con l'irresponsabile accoglienza indiscriminata e scriteriata a spese delle scarse risorse pubbliche, dei nostri figli e nipoti e dei nostri compaesani e concittadini
viewtopic.php?f=196&t=2605


Pensa prima alla tua gente e al tuo paese che ne hanno bisogno, invece che agli africani e all'Africa
viewtopic.php?f=205&t=2681
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Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male

Messaggioda Berto » ven lug 06, 2018 8:49 am

Accogliere tutta questa gente migrante/clandestina che arriva dal resto del mondo senza sapere chi sia e senza poter garantire loro un lavoro e un futuro non è un bene ma un male;
specialmente accogliere coloro che per incultura tribale africana e per ideologia politico regligiosa criminale come i nazisti maomettani possono derubarti, stuprarti, ridurti in schiavitù e ucciderti.


Accogliere costoro non è da esseri uomini buoni (cristiani e umani) ma da essere uomini stupidi (irresponsabili, irragionevoli e creduloni).

Pensa che per aiutare questa gente straniera che arriva senza chiederti il permesso devi depredare e deprivare la tua stessa gente, i tuoi concittadini, il tuo paese e ciò non mi sembra che sia un bene.

Non deprediamo e non uccidiamo la nostra gente con l'irresponsabile accoglienza indiscriminata e scriteriata a spese delle scarse risorse pubbliche, dei nostri figli e nipoti e dei nostri compaesani e concittadini
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2605


Essere umani e buoni uomini e per chi ci crede anche sensati cristiani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2746


La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2665
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1291917795
Non soccorrere in mare e non accogliere chi ti può fare del male, chi abusa della legge del mare per invaderti clandestinamente, per depredarti, per ridurti in schiavitù e per ucciderti, lascialo al mare.
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Messaggioda Berto » ven set 27, 2019 8:07 pm

Si ferma per soccorrere un bambino steso in strada, ma viene malmenato e rapinato
L'Eco Vicentino
Omar Dal Maso
26 Settembre 2019

https://www.ecovicentino.it/thiene/zugl ... s4FUubRGzc

Un tratto di strada nei pressi dei vivai Dalle Rive, dove è avvenuta l'aggressione

Un vicentino di 38 anni in viaggio tra le colline di Sarcedo e Zugliano è stato aggredito da due uomini stamattina, nei pressi dei Vivai Dalle Rive, dopo che aveva arrestato la sua auto per prestare soccorso a un bambino steso sull’asfalto, a bordo strada. Mentre si accingeva ad uscire dall’abitacolo, secondo il racconto rilasciato ai carabinieri, dai dintorni sarebbero saltati fuori due malintenzionati che lo hanno bloccato e percosso, intimandogli di consegnar loro denaro o qualsiasi cosa di prezioso. Da dire che il bimbo prima a terra, di età apparente tra i 7-8 anni, stava benissimo, sempre secondo la versione della vittima caduta nell’imbroglio, tanto da recitare alla perfezione il ruolo di esca nell’occasione.

Il malcapitato automobilista, che risiede in un paese dell’hinterland di Thiene, non ha potuto far altro che arrendersi alle minacce della coppia di delinquenti, la cui descrizione è stata fornita ai militari. L’episodio è avvenuto prima delle 8 di oggi. I due energumeni si erano nascosti dietro ad alberi e arbusti a pochi metri di distanza, balzando fuori dai loro nascondigli di soppiatto per cogliere di sorpresa chi fosse caduto nel tranello. Dopo aver completato il blitz con lo squallido stratagemma, bloccando la vittima all’interno dell’auto (era solo), i due adulti e il minore si sarebbero dileguati a piedi, ma a mani vuote.

Pur senza ricorrere alla richiesta di un’ambulanza, l’aggredito si è dovuto recare al pronto soccorso dell’ospedale di Santorso, ricevendo le cure per alcune lievi lesioni riportate. Di 20 giorni la prognosi. La refurtiva sarebbe di poco conto, visto che durante il tragitto compiuto nel verde delle colline il 38enne non aveva portato praticamente nulla con sè. La vicenda di stamane è ora al vaglio dei militari dell’Arma di via Lavarone, che hanno preso in carico la denuncia e subito hanno avviato le indagini per verificare ogni dettaglio della testimonianza raccolta da parte della presunta vittima.

Intanto via social e via whatsapp tra amici e conoscenti è partito il tam tam di segnalazioni e inviti alla prudenza: rimbalza di telefono in telefono infatti un messaggio che informa di quanto avvenuto e soprattutto mette in guardia gli automobilisti in caso si trovassero in circostanze analoghe. Molti lo hanno considerato una delle tante bufale che circolano nel web, ma una denuncia a tutti gli effetti è stata già messa nera su bianco.
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Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male

Messaggioda Berto » dom nov 01, 2020 3:07 am

Vittorio Feltri: “Odiare non è un reato ma un diritto”
9 dicembre 2019
(Vittorio Feltri – Libero quotidiano)

https://infosannio.wordpress.com/2019/1 ... EMHVvvEMfM


Se sfoglio i giornali trovo paginate dedicate all’odio, come se fosse un’emergenza nazionale. Se guardo la tv, noto che, su qualsiasi rete, si discetta con toni allarmati di questo sentimento. Ogni discussione pubblica e privata finisce per trattare il tema dell’acredine crescente nel nostro Paese che pure ha ben altri problemi.

Intanto vorrei puntualizzare che detestare una persona o un partito o un gruppo di individui non è vietato. Infatti non esiste il reato di odio per cui ciascuno di noi è libero di disprezzare a piacimento chiunque senza incorrere nei rigori della legge. Gli odiatori hanno il diritto di esercitarsi quanto garba loro nell’ esecrazione, sia rivolta alla moglie, ai figli, ai parenti tutti o ad altri, tra i quali gli avversari politici.

Impedire a un uomo o a una donna di avere in forte antipatia un proprio simile è insensato, così come lo sarebbe vietargli di amarlo e di sacrificarsi per lui. Quello che cova nell’ animo di un essere vivente può talvolta essere disdicevole o addirittura turpe, però è insindacabile se non si traduce in azioni violente e contrarie alle disposizioni dei codici penale e civile.

Se a me stanno sulle balle Di Maio e Scanzi non me ne vanto, tuttavia non per questo devo essere censurato. È affare mio e soltanto mio, non perseguibile in termini normativi. Tra l’ altro mi sembra di aver capito che, in questa congiuntura, sia lecito maledire Matteo Salvini e Giorgia Meloni, cosa che fanno tutti quelli di sinistra, mentre sia proibito disdegnare i pesci in barile, cioè le sardine, oppure Zingaretti e la sua troupe di ex e post comunisti. Perché due pesi e due misure? Non riesco a convincermi che esista un livore buono e uno cattivo. Io aborrisco tutti quelli che odiano eppure non li condanno.




https://www.facebook.com/mauro.porro.96 ... 0349013998


Fabrizio Biasiolo
Odiare non sara' un difetto, ma certamente e' un limite in quanto distoglie dal piano razionale per convogliare su quello emotivo . Che si prendano decisioni ,anche importanti, condizionati da fattori emotivi e' certamente una costante facilmente verificabile. Che pero' diventi l'unica possibilita' di disamina, comporta grossi rischi. Gia' , le emozioni spesso indirizzano su percorsi viziati da pregiudizi o condizionamenti inconsci ; e il pensiero razionale , proprio per questo motivo, cerca di isolarle dal processo cognittivo. Possiamo acquistare una macchina rossa invece che blu guidati da fattori emotivi ed irrazionali e non subire conseguenze, ma , per esempio, affidare la gestione dei nostri risparmi ad un gestore in base a simpatia o antipatia , potrebbe costare molto caro. Ecco , ora arrivo al punto :" Siamo certi che nell'ambito di scelte politiche siano le emozioni la condizione primaria che indirizzi le nostre scelte?" Beh, in quel caso, certamente odio e amore sono condizionamenti di notevole influenza , ma............

Gino Quarelo
Gino Quarelo So d'accordo pienamente con Feltri.
L'odio come l'amore è un sentimento naturale, universale e positivo: si ama il bene e si odia il male; spesso i sentimenti orientano la ragione.
Tutti i sentimenti sono utili e funzionali alla vita, non si può odiare il bene e amare il male ma la coerenza e l'ordine dell'armonia universale vogliono che sia il contrario.
I buoni e corretti sentimenti sono condensati, di esperienza, di ragionevolezza e di buon senso comune.
L'errore non sta nell'odiare o nell'amare ma nell'amare il male e nell'odiare il bene.


Fabrizio Biasiolo
Sentimento naturale ? Il bene ed il Male ? E per concludere "tutti i sentimenti sono utili e funzionali alla vita". Un bellissimo quadretto arcadico di armonia universale. Vallo a raccontare ai milioni morti nelle trincee della prima guerra mondiale soffocati nei Gas Nervini , o agli 80,000 morti disentegrati nella tempesta di fuoco scatenata "dall'amore universale" delle bombe incendiarie a Dresda nel 1945. Caro Gino stai guardando ad una specie umana che esiste solo nella tua fantasia diroccata. Per non parlare dell'amore compulsivo reificato da feticismo di commodities tipico del capitalismo nel quale vivi, o non lo hai notato. Non hai notato quanto i tuoi concittadini "amano" il cellulare ultima generazione, il nuovo modello della BMW e le vacanza alle maldive? Mi chiedo dove siano i "sentimenti condensati di esperienza, ragionevolezza e buon senso comune" in quella manifestazione d'amore ? Caro mio , "tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand'ella altrui saluta , ch'ogne lingua diven tremando muta, e li occhi non l'ardiscon di guardare>: Ti consiglio di lasciare a casa il dolce stilnovo e di guardarti intorno con maggior realismo , forse ti accorgerai che l'amore non e' quello che pensi e che l'uomo e' fornito di istinti primari assai differenti da quelli che vaneggi. All'istinto creativo di Eros accomuna anche quello distruttivo di Thanatos ( teoria freudiana della psicoanalisi). L'amore , quello vero , quello per intenderci che lo stesso poeta indichera' molto piu' in la' con gli anni e' tutt'altro che istinto ; e' semmai la summa di un processo fenomenologico lungo e complesso ; l'amore (e qui' ti rimando a Erich Fromm) e' "ARTE", non istinto...............


Gino Quarelo
L'errore non sta nell'odiare o nell'amare ma nell'amare il male e nell'odiare il bene.
Spesso il male si traveste da bene e il bene viente interpretato come male (come nel buonismo che è falsa bontà e nel maomettismo e nei vari totalitarismi utopistici di matrice socialista quali sono il fascismo, il nazismo, il comunismo e il pentastellismo).
Un braccio e la sua mano sono un bene per l'essere umano però con essi si puo abbracciare e accarezzare ma anche spingere giù da un burrone, strozzare o pugnalare, ma non per questo il braccio e la mano sono un male.
Il capitalismo di per sé non è un male ma un bene, invece si è dimostrata un male l'utopia socialista/comunista nelle sue varianti nazionale e internazionale e come si sta dimostrando anche il grillismo che ne è un'ulteriore variante.

Fabrizio Biasiolo
Gino Quarelo il male e il bene fanno parte alla stessa maniera della natura umana e non sono un oggetto che influenza dall'esterno. la scelta del male e il riuscire a controllare il bene sono parte di un processo , in psicologia Freud lo chiamava "sublimazione". Giacche' non solo fanno parte della sua natura ma sono addirittura istinti primari , il percorso sublimativo non puo' che partire dalla "autocoscienza" ovvero dal portare gli istinti inconsci allo stato conscio e poi al sublimarli , possibilmente. Un processo che per motli e' destinato regolarmente a fallire essendo gli istinti piu' forti della cosienza. A te la tua sfida; gia' , si tratta proprio di sfida personale , il processo lo devono operare i singoli. L'uomo e' animale sociale, ma e' anche identta' caratteriale autonoma. Odiare il bene, amare il male, sono concetti profondamente ispirati da una visione "manichea" della realta' che vede l'universo diviso in due; non e' l'universo , siamo noi la fonte, e siamo noi che l'universo lo vediamo e interpretiamo con i nostri occhi e con i nostri limiti cognittivi.


Ivan Conti
Ma quando rinchiudono in ospedale Feltri???
Certo che l'odio è insito in noi. Ma un conto è essere coscienti di saper odiare.
Un'altra cosa è odiare e di conseguenza agire con atti, leggi, e istituire di stato limitazioni in base al proprio diritto di odio.
Nero, omosessuale, famiglie arcobaleno, antisemitismo. Questo non è un diritto questa è follia.
Feltri è in ANDROPAUSA


Gino Quarelo
Ivan Conti Odiare il male è un bene e non un male, odiare il bene invece è un male.
Non mi pare che Feltri, in questo articolo, dica di odiare gli omosessuali o i neri o gli ebrei.
Se c'è qualcuno in andropausa questo mi pare sia lei Ivan Conti che travisa le parole di Feltri.

Ivan Conti Gino Quarelo si dice travisa.
Feltri difficilmente scrive qualcosa di intelligente e dubito sulle capacità mentali di chi compra o legge oppure difende Feltri. Uno che l'altro giorno nel giorno contro la violenza sulle donne ha detto che le donne spesso se le vanno a ...
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Messaggioda Berto » dom nov 01, 2020 3:08 am

Violenta una donna nel parcheggio del supermercato: lei gli aveva appena regalato un panino
Anna Campaniello
20 ottobre 2031

https://milano.corriere.it/notizie/cron ... 4d18.shtml


Lei, impietosita dal senzatetto che chiedeva la carità nel parcheggio del supermercato, ha comprato un panino per regalarglielo. E lui, per tutto ringraziamento, l’ha seguita, bloccata contro una recinzione e violentata. L’uomo, 31 anni, originario della Nigeria, è stato arrestato venerdì sera in flagranza dalla polizia di Como. L’immigrato è finito in carcere con l’accusa di violenza sessuale.

L’aggressore l’avrebbe fatta franca senza il provvidenziale intervento di un passante, che si è accorto di quello che stava succedendo nel parcheggio e ha chiamato il 112, descrivendo l’aggressore, che indossava una felpa con cappuccio di colore scuro. Gli agenti della volante hanno subito notato i due: la donna spaventata e scossa, l’uomo che la teneva bloccata con la forza contro una recinzione. La vittima è stata soccorsa e l’aggressore bloccato e portato in questura.

Quando si è ripresa, la donna ha raccontato che poco prima, mentre andava a fare la spesa al supermercato di viale Giulio Cesare a Como, aveva comprato un panino da regalare a un senzatetto che aveva notato fuori. All’uscita gliel’ha allungato, e lui ha accettato. Ma poi l’ha inseguita e, in viale Aldo Moro, in una zona appartata poco distante, l’ha spinta contro una recinzione e ha abusato di lei. Tenuta con forza, la donna non è riuscita a liberarsi fino all’arrivo della polizia.

Accompagnata in ospedale al Sant’Anna, la vittima ha avuto una prognosi di 15 giorni. L’uomo arrestato è stato portato in questura e identificato: è un nigeriano di 31 anni, senza fissa dimora, irregolare e già denunciato per percosse e violazione delle norme sull’immigrazione. Ex richiedente asilo, senza più un permesso di soggiorno dal 2016 dopo la scadenza del documento, non rinnovato, ha già ricevuto quattro ordini di espulsione mai eseguiti. È in carcere al Bassone con l’accusa di violenza sessuale.


Violenza e stupri africani e asiatico maomettani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2679
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9555204147
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Messaggioda Berto » ven mar 05, 2021 7:59 am

Spagna. Sono stati arrestati 4 clandestini nordafricani arrivati a Gran Canaria su un barcone e poi espulsi da un centro di accoglienza senza, però, essere rimandati a casa. I quattro hanno stuprato una giovane donna di 36 anni che si era avvicinata al gruppetto per prestare aiuto. La solita buonista che finisce male.

Secondo un rapporto di El Dia, uno di loro era stato precedentemente arrestato per reati simili nella zona di Mogan, ed era stato successivamente rilasciato.
Lui e altri tre, tutti nordafricani giunti a Gran Canaria in barcone ed espulsi dai centri per immigrati dove inizialmente risiedevano, sono stati arrestati lunedì 1 marzo.
Mercoledì 3 marzo, sono comparsi in tribunale per rispondere a cinque accuse di violenza sessuale; uno ciascuno per tre degli imputati e due per il quarto.
La vittima di 36 anni, descritta dalla stampa come una residente irlandese che vive nella zona da diversi anni, ha detto di essersi avvicinata al gruppo di giovani migranti per chiedere come stavano e vedere se poteva aiutarli. E loro l’hanno presa in parola: l’hanno trascinata via e brutalmente stuprata, a turno.

Irish resident of Gran Canaria reports gang rape by illegal immigrants
Prison for illegal immigrants for gang raping Irish woman
Jennifer Leighfield
3 marzo 2021

https://www.euroweeklynews.com/2021/03/ ... k.facebook

FOUR illegal immigrants arrested for allegedly raping a woman, 36, in the Puerto Rico area of Gran Canaria have been remanded in prison.
According to a report in El Dia, one of them had previously been arrested for similar events in the Mogan area, and was later released.
He and three others, all North Africans who arrived in Gran Canaria by boat and had been expelled from the centres for immigrants where they were initially staying, were arrested on Monday, March 1.
On Wednesday, March 3, they appeared in court to answer to five charges of sexual assault; one each for three of the accused and two for the fourth.
The events allegedly took place in the park located in the Agua La Perra ravine, last Friday night, according to the complaint filed by the alleged victim.
The 36-year-old victim, reported by the press to be an Irish resident who has been living in the area for several years, said that she had approached the group of young people to ask how they were and see if she could help them, when the gang rape occurred. She filed a complaint on Sunday.
A doctor confirmed that injuries sustained by the woman may have been caused by sexual assault.
Guardia Civil in the Puerto Rico-Mogan office launched an investigation to locate and arrest the alleged perpetrators.
The mayor of Mogan, Onalia Bueno, said yesterday that if confirmed, she hopes that the detainees will be transferred to the Foreigners Internment Centre (CIE) in Las Palmas de Gran Canaria so they can later be deported.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male

Messaggioda Berto » sab mar 06, 2021 7:25 am

Vetlanda, Svezia: l’accoltellatore di 7 persone, l’afgano Tamim Sultani, è arrivato in Svezia nel 2016 come “minore migrante non accompagnato”. Ha vissuto di sussidi ed è stato arrestato due volte per reati legati alla droga.
https://www.facebook.com/groups/1059950 ... 8350327340


Här är Tamim Sultani – ensamkommande som misstänks för attacken i Vetlanda
4 mars 2021

https://samnytt.se/har-ar-tamim-sultani ... -vetlanda/


Samnytt kan nu presentera exklusiva uppgifter om den mannen som misstänks för blodbadet i Vetlanda igår – där sju personer har huggits med kniv på öppen gata. För tre av dem är tillståndet livshotande – enligt uppgift kämpar de för sina liv.

Tamim Sultani som han heter i svenska register kom till Sverige i februari 2016 enligt uppgifter från Migrationsverket som ensamkommande. Han har inga familjekopplingar och är ogift enligt Skatteverket. Sultani fick sitt första uppehållstillstånd i oktober 2017. Detta uppehållstillstånd löpte ut i november 2018. På grund av gymnasieundantaget i den tillfälliga lagen som regeringen med Centerpartiet i spetsen har drivit igenom fick han ett förnyat uppehållstillstånd fram till november 2020. Sultani ansökte om ett nytt tillstånd – men något nytt beslut har inte kommit än.

Enligt uppgifter i Skatteverket är han född i Kabul i Afghanistan den 12 februari 1999. På hans bilder på Instagram och Facebook ser han dock betydligt äldre ut:
Tamim Sultani. Foto: Faksimil Instagram

Mannen tränade boxning på en klubb i Nässjö. Han är känd av polisen sedan tidigare. För första gången blev han omhändertagen enligt PL13 för störning av den allmänna ordningen i Jönköping i december 2018. Under transport till polisstationen fick polisen misstanke om att han är påverkad av droger. Ett urintest har gett positivt utslag. Polisen anmärker att mannens humör ”pendlade kraftigt”:

Det framgår även av polisutredningen att mannen levde på socialbidrag och CSN:

Den andra gången han blev fast hos polisen på grund av drogmissbruk var i december 2020. Även denna gång handlade det om cannabis.

En genomgång av hans sociala medier visar att mannen hade nästan inga svenska bekanta. Han följer flera sidor på Facebook som handlar om islam, men även en hazarisk förening i Sverige, vilket kan tyda på hans etniska ursprung: ...



Non portarti e non portarci la morte in casa, grazie, non farti e non farci del male!
Non abbiamo nessuna colpa, nessuna responsabilità, nessun obbligo, nessun dovere di farlo e per farlo.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2624
Se tu ti credi salvatore del Mondo e vuoi morire martire, arrangiati, fallo da solo e muori da solo


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Messaggioda Berto » gio apr 22, 2021 4:55 am

Chiedono soccorso ma poi rubano l'auto che prende fuoco
21 aprile 2021

https://www.ilgiornaledivicenza.it/terr ... -1.8596801

Si era fermato per prestare soccorso a quelle due persone che credeva in difficoltà. E invece i due sconosciuti sono balzati sulla sua auto, dandosi alla fuga. Dopo pochi metri, però, sono usciti di strada e l'auto ha preso fuoco, andando distrutta. La rocambolesca vicenda ha visto come teatro, l'altra sera, una strada a Monte di Malo, via Castello. Sull'episodio stanno indagando i carabinieri della stazione di Malo, intervenuti sul luogo dell'incidente. In particolare, i militari sono alla ricerca dei due malviventi, che si sono dati alla fuga a piedi; per loro si profila l'accusa di furto con destrezza dell'autovettura.

In base alle prime ricostruzioni, sono circa le 22 di lunedì sera e un uomo di 49 anni di Isola sta rincasando dopo aver concluso il suo turno di lavoro. L'isolano sta procedendo al volante della sua Mazda MX5 verso il paese di residenza, quando improvvisamente vede, a bordo strada, due persone che si sbracciano, cercando di attirare la sua attenzione e facendogli cenno di fermarsi. L'automobilista crede che i due si trovino in difficoltà; così rallenta, accosta e scende dal veicolo. A quel punto, però, succede l'inaspettato: i due, con mossa fulminea, salgono sull'auto e ripartono, dandosi alla fuga. Probabilmente, però, i malviventi non sapevano che la vettura è dotata di "smart key", rimasta nelle mani del legittimo proprietario; un sistema secondo il quale, se l'auto e la tessera non si trovano vicine, il veicolo si spegne. Ed è proprio quello che accade: dopo aver percorso qualche centinaio di metri, l'auto arresta la propria corsa. I due, però, allo stesso tempo, finiscono fuori strada, andando contro un muretto; in seguito all'urto, l'auto prende fuoco. I malviventi scendono così dalla vettura e scappano a piedi, sparendo nell'oscurità.

Al proprietario della Mazda, che ha assistito a tutta la scena, non resta che lanciare l'allarme al 115; sul luogo dell'incidente accorrono quindi i vigili del fuoco del distaccamento di Schio, che danno subito il via alle operazioni di spegnimento della vettura. La macchina viene distrutta dalle fiamme. Nel frattempo arrivano anche i carabinieri che danno subito il via alle indagini per ricostruire quanto accaduto e per rintracciare i due fuggitivi. Le ricerche stanno proseguendo su tutto il territorio.



Il ragazzo italiano ammazzato dal migrante ospite di Sant’Egidio: cacciavite conficcato nel petto
19 febbraio 2021

https://voxnews.info/2021/02/19/il-raga ... nel-petto/

Joseph White Clifford, il killer di Carlo, sta scontando – almeno crediamo la stia scontando – una ridicola pena di 14 anni. Per averlo ucciso con un cacciavite piantato nel petto la notte del 17 febbraio 2014: anche in secondo grado vennero rigettati i futili motivi che avrebbero aumentato la pena di un terzo. Solo 14 anni per avere ucciso un ragazzo italiano. E la famiglia si è anche indebitata con gli avvocati per ottenere questa non giustizia.

La notte dell’omicidio, il 60enne indiano scese dalla sua casa-roulotte di via Garibaldi, uno dei tanti camper disseminati in città dalla comunità di Sant’Egidio per l’accoglienza degli immigrati. In pochi istanti stroncò la vita del giovane, perforandogli il torace con un cacciavite di 30 centimetri. Diverse volte.

Dovevano chiedere il risarcimento agli importatori di criminali di Sant’Egidio. Che oggi stanno importando gli assassini di domani con i famigerati corridoi umanitari. MA sono impuniti come coloro che importano.



Botte al datore di lavoro: «Dacci i soldi», arriva la polizia e i 4 stranieri si avventano sulla Volante
Giovedì 25 Febbraio 2021

https://www.ilgazzettino.it/nordest/por ... 90645.html

PORDENONE - Tre afghani e un pakistano, di età compresa tra i 23 e i 27 anni, con permesso di soggiorno per asilo politico, gravati da precedenti per reati in materia di stupefacenti, estorsione, rapina e ricettazione, sono stati arrestati dagli agenti al termine di una violenta aggressione che si è verificata ieri sera in una zona centrale della città.

I quattro hanno colpito con calci e pugni un 45enne pordenonese, loro datore di lavoro, in quanto rivendicavano il pagamento di compensi non ancora corrisposti. All'atto di procedere all'identificazione delle persone coinvolte nella lite, il gruppetto ha circondato l'auto della Polizia sulla quale era stato caricato l'aggredito. Due giovani hanno cercato di aprire la portiera posteriore della Volante, per tirare fuori la loro vittima, danneggiando la carrozzeria del veicolo. Vista la situazione, i poliziotti hanno utilizzato lo spray al peperoncino.

Nel prosieguo degli accertamenti è stato anche accertato come uno degli aggressori avesse rapinato il cellulare al datore di lavoro. I quattro dovranno rispondere, a vario titolo, di rapina, resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale, danneggiamento aggravato. L'Ufficio Immigrazione ha avviato le procedure di revoca del permesso di soggiorno, come disposto dal questore Marco Odorisio, «stante la gravità dell'accaduto nel contesto di un tentativo di linciaggio e violenta ostilità contro gli agenti di Polizia».



Uccise coniugi a Palagonia, ergastolo per ivoriano tra ospiti Cara Mineo
08/02/2019

https://www.lasicilia.it/news/catania/2 ... mineo.html

Mamadou Kamara, nell'agosto del 2015, aveva assaltato nella loro villa, Vincenzo Solano, 68 anni, e sua moglie Mercedes Ibanez, 70 anni, la quale era stata anche violentata

CATANIA - La sentenza della Corte d’Assise di Catania viene letta in un’aula silenziosa, alla presenza dell’imputato: ergastolo ed un anno di isolamento diurno. In silenzio la ascolta anche lui: Mamadou Kamara, il 18enne ivoriano ospite del Cara di Mineo, che i giudici hanno riconosciuto colpevole di aver ucciso il 30 agosto 2015 nella loro villa di Palagonia per rapina Vincenzo Solano, 68 anni, e di aver violentato ed ucciso sua moglie Mercedes Ibanez, di 70.

In aula ci sono anche le due figlie delle vittime, che alla lettura della sentenza vengono colte da malore e vengono soccorse da due ambulanze. I giudici hanno riconosciuto loro come risarcimento danni una provvisionale da 50mila euro ciascuno alle figlie della vittime, 5.000 euro ciascuno ai generi, e 10.000 euro ciascuno ai nipoti. La valutazione complessiva del risarcimento sarà decisa in sede di processo civile. Condannando l’ivoriano i giudici hanno accolto la richiesta del procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera, che aveva chiesto anche 18 mesi di isolamento. Alla richieste dell’accusa si erano associati i legali delle parti civili.

L’ivoriano, che si proclama innocente, è accusato di avere ucciso i due coniugi. Rientrato in bicicletta nel Centro accoglienza richiedenti asilo di Mineo in cui era ospite, fu bloccato da militari dell’Esercito e da un Ispettore Capo in servizio nel Cara, insospettiti dai vestiti che indossava, quelli della vittima, troppo grandi per lui. Ad accusarlo ci sono anche le indagini e i filmati visionati dalla Squadra Mobile di Catania che lo riprendono mentre esce dal Cara e mentre si avvicina alla villa. Ma soprattutto lo accusa una sua polo blu trovata sporca di sangue nell’abitazione dei coniugi, dove furono trovati anche parte di un braccialetto che aveva nello zainetto con la refurtiva, ed i suoi pantaloni sporchi di sangue, i vestiti che indossò per tornare al Cara, che erano di Vincenzo Solano, taglia 56, enormi per lui, e le ciabatte della vittima.
Commentando la decisione dei giudici, l’avvocato Francesco Manduca, legale di parte civile, ha detto: «Questa sentenza risponde alle esigenze di giustizia dalla famiglia Solano, ma è soltanto un primo passo perché la nostra battaglia continuerà per accertare le responsabilità di chi nel Cara di Mineo ha permesso che l’ivoriano uscisse nonostante fosse vietato, consentendogli di uccidere due persone». «Se non fosse stato per l'attenzione di un caporale dell’Esercito - aggiunge il penalista - che fermò Kamara quando rientrava nel Cara di Mineo indossando abiti non suoi e sporchi di sangue, non ci sarebbe stato alcun processo».


Coniugi uccisi: confermato ergastolo a ex ospite Cara Mineo
(ANSA) - CATANIA, 09 APR - 2021

https://www.ansa.it/sicilia/notizie/202 ... 4a8a8.html

La Corte d'assise d'appello di Catania ha confermato la condanna all'ergastolo di Mamadou Kamara, il ventenne ivoriano ospite dell'ex Cara di Mineo perché riconosciuto colpevole di aver ucciso il 30 agosto del 2015 nella loro villa di Palagonia per rapina Vincenzo Solano, 68 anni, e di aver violentato ed ucciso sua moglie Mercedes Ibanez, di 70. La sentenza di primo grado era stata emessa l'8 febbraio del 2019.

L'imputato si è sempre dichiarato innocente. Rientrato in bicicletta nel Centro accoglienza richiedenti asilo di Mineo in cui era ospite, fu bloccato da militari dell'esercito e da un ispettore capo della polizia in servizio nel Cara, insospettiti dai vestiti che indossava, quelli della vittima, troppo grandi per lui. Tra gli atti del processo prodotti dall'accusa ci sono le indagini e i filmati visionati dalla Squadra Mobile di Catania che lo riprendono mentre esce dal Cara e mentre si avvicina alla villa. E anche una sua polo blu trovata sporca di sangue nell'abitazione dei coniugi, dove furono rinvenuti anche parte di un braccialetto che l'ivoriano aveva nello zainetto dove nascondeva la refurtiva, i suoi pantaloni sporchi di sangue e le ciabatte della vittima. (ANSA).



Accolse migranti in casa: loro lo cacciano
Maggio 15, 2021
https://voxnews.info/2021/05/15/accolse ... ano-video/


Mai portarti sconosciuti in casa che potrebbero farti del male, depredarti, ucciderti, abusare della tua ospitalità e della tua buona fede, violare i tuoi diritti umani, civili e politici, appropriarsi della tua casa cacciandoti di casa, stuprare tua moglie e le tue figlie, considerato anche che sei privo di tutele giuridiche a causa di demenziali e criminali interpretazioni di ambigue leggi statali e di altrettanto criminali magistrati e giudici che si fanno loro complici.



Anatomia di un pezzo di cronaca nera su un tragico fatto successo oggi in Trentino.
Una signora 64enne, volontaria nella canonica di Ranzo (Valle dei Laghi), all’alba di oggi è stata accoltellata.
Il giornale locale, il “Trentino”, riporta il fatto online. E come lo riporta?
6 giugno 2021

https://www.facebook.com/ema.bolo.10/po ... 6440419897

Leggiamo: “la signora è stata trovata lungo la strada per Vezzano, gravemente ferita dalla lama di un coltello fuori dalla sua automobile.”
Notare la perifrasi, la sottigliezza dello stile. La povera signora è stata ferita da un coltello (forse l’arma stava volando e mentre lei stava uscendo per caso dall’auto, le è arrivata addosso?). Questo per mantenersi sul vago, onde evitare di dire subito chi è l’aggressore, e nel caso non si sappia il nome, almeno la provenienza.
Ma poi l’articolista doveva pur spiegare che cosa stava facendo la povera signora in quell’automobile. Ebbene stava accompagnando a Trento “una delle ‘persone’ di cui la canonica si prese cura”.
Bene, poco a poco ci stiamo arrivando. L’articolo, pur breve, fornisce una notevole suspense.
Continua il giornalista: “il ‘giovane’ è quindi scappato e la signora, seppure ferita, ha provato a proseguire, forse nel tentativo di raggiungere il pronto soccorso. Ma dopo pochi metri è uscita dall'auto e si è accasciata a terra. E lì l'hanno soccorsa.”
Qui spunta fuori l’immancabile “giovane”, un classico di questo tipo di notizie. Termine che tutto sommato fa sempre tenerezza: se una coltellata te la dà un criminale, un assassino, un delinquente, è un po’ forte, via, mentre vuoi mettere il solito povero giovane disadattato vittima della società, ecc...
Seguono altri dettagli: “i carabinieri, arrivati alla canonica, hanno trovato la giacca e le valigie dell'‘uomo’ fuori dalla porta e l'edificio sbarrato. Hanno forzato le porte e sono entrati, ma del ‘presunto aggressore’ non c'era traccia".
Qui il giovane nel giro di pochi secondi è diventato un “uomo” (beh, vista l’impresa, c‘era da aspettarsela la maturazione). Ovviamente che sia lui l’aggressore è solo una “supposta”.
E’ solo grazie a un altro articolo apparso su un quotidiano on line indipendente “La voce del Trentino”, che apprendiamo particolari interessanti, che già però si potevano supporre.
Innanzitutto che si tratta di “un giovane africano ospitato nella canonica del paese, di cui si prendeva cura la stessa donna”.
Inoltre “l’africano era conosciuto per dei problemi legati alla tossicodipendenza. I Carabinieri hanno diffuso la fotografia per mettere in allerta la comunità. L’uomo infatti è ancora in possesso del coltello e potrebbe aggredire anche altre persone”.
Ebbene questi aspetti sono taciuti dai quotidiani “benpensanti”, non solo, la foto segnaletica non l’hanno neanche pubblicata (questa sopra è appunto presa da “La voce del trentino”): della sicurezza dei cittadini italiani non se ne curano proprio, dovessero passare per razzisti.



Quest'uomo è il sindaco di Corneliano d'Alba.
10 giugno 2021

https://www.facebook.com/andrea.furlani ... 8527348779

L'altra sera si è fermato lungo la strada per soccorrere due persone che avevano finto di stare male. Lo hanno aggredito e picchiato a sangue per 50 euro riducendolo così. Erano due extracomunitari dell'est. Ed ora buonisti di sinistra sfogatevi pure a darmi del razzista. Non mi interessa, gli Italiani non ne possono più. E chi come me può fare qualcosa, deve farlo da subito. FUORI DA CASA NOSTRA, basta a far entrare chiunque nel nostro Paese!
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