La Xermagna e i migranti

Re: La Xermagna e i migranti

Messaggioda Berto » dom ott 11, 2015 9:19 am

LA BAVIERA SI RIBELLA AI MIGRANTI: FERMANO I TRENI, SCAPPANO, SCONTRI NEI CENTRI ACCOGLIENZA. BASTA, LI BUTTIAMO FUORI.
venerdì 9 ottobre 2015
http://www.ilnord.it/c-4478_LA_BAVIERA_ ... IAMO_FUORI
MONACO DI BAVIERA - Horst Seehofer, leader della CSU bavarese ancora - forse per poco - al governo con Angela Merkel - e' un fiume in piena nel dibattito, ma è meglio dire violenta lite politica, sui migranti che a decine di migliaia hanno invaso la Baviera dall'Austria: analogamente a quanto fatto dal ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maizière (della Cdu), anche il segretario della Csu ha aspramente criticato il comportamento di molti richiedenti asilo politico.
"De Maizière ha detto quello che le persone vedono ogni giorno: i richiedenti asilo scelgono da soli dove stare, sui treni tirano i freni di emergenza per scendere dove vogliono, si rifiutano di salire sugli autobus, ci sono disordini che sfociano addirittura in scioperi della fame nei centri di accoglienza perche' il cibo non e' gradito o perche' le decisioni assunte dalle autorita' non sono condivise dai profughi", ha dichiarato Seehofer.
Per questo, oggi in una seduta straordinaria l'esecutivo bavarese approverà una serie di "misure di emergenza": uno degli obiettivi di Seehofer e' di operare un'ulteriore stretta al confine con l'Austria per respingere i migranti prima del loro ingresso nel paese.
Inoltre, Seehofer ha annunciato di voler far defluire i nuovi immigrati direttamente negli altri lander: "A queste misure se ne aggiungeranno altre di emergenza per limitare l'immigrazione come ad esempio i respingimenti al confine con l'Austria e l'immediato invio dei richiedenti asilo negli altri lander", ha dichiarato il governatore bavarese, che nel corso della riunione straordinaria del suo esecutivo ha parlato di integrazione, istruzione e formazione.
Non e' ancora chiaro, pero' quante delle misure ideate dal governatore potranno essere attuate senza il sostegno del governo centrale: la polizia federale alla frontiera, infatti, non risponde alle direttive della Baviera ma a quelle del ministro dell'Interno de Maizière. Tuttavia, il governatore della Baviera ha già detto che non si fermerà, anche a costo di violare le leggi federali sull'ordine pubblico, perchè "la misura è colma".
Intanto l'Austria ha gia' annunciato di essere pronta a rispondere alle possibili "misure di emergenza" della Baviera: "Se la Baviera iniziera' a rallentare i flussi di migranti e ad intensificare i controlli, allora anche l'Austria sara' obbligata a rallentare le procedure e ad aumentare i controlli", ha dichiarato il ministro dell'Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner.
Questo produrrà un effetto a catena sulla Craozia, che ogni giorno vede passare dai 10.000 a 20.000 migranti dalle sue frontiere con la Serbia diretti proprio verso l'Austria-Germania.
E' evidente che tra poco la situazione prodotta dalle enormi ondate ci clandestini mediorientali tracollerà con conseguenze imprevedibili per la stabilità dei governi d'Austria e Germania.
Redazione Milano.
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Re: La Xermagna e i migranti

Messaggioda Berto » lun ott 12, 2015 9:30 pm

Migranti, Merkel: «Non me la sentirei di ospitarli a casa»
La cancelliera tedesca confessa in un’intervista: «Pur con tutto il rispetto per quelli che lo fanno, è un qualcosa che non al momento non riesco a immaginare»

http://www.corriere.it/esteri/15_ottobr ... 6c35.shtml

La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha ammesso che non se la sentirebbe di ospitare profughi in casa sua. «Pur con tutto il rispetto per quelli che lo fanno, è un qualcosa che non al momento non riesco a immaginare», ha dichiarato in un’intervista alla Bild in cui ha ribadito le linee guida di Berlino per l’accoglienza dei migranti, dopo i malumori emersi nella stessa Cdu.

«Diritto alla protezione ma chi non ha i requisiti....»

Nella lunga intervista a Bild, Merkel insiste sul dovere di accogliere coloro che fuggono da persecuzioni politiche e guerre civili: «C’è un diritto alla protezione dalla guerra e dalla persecuzione sancito dalla nostra Costituzione e dalla Convenzione di Ginevra che è valida in tutti i Paesi europei», ha ricordato la cancelliera. «A quanti non possono reclamare questo diritto - ha precisato Merkel, restando ferma sul fatto che coloro che non possiedono i requisiti per ottenere asilo devono lasciare il Paese - dobbiamo dire che devono abbandonare il Paese, per difficile che questo sia per loro». «Questa è l’amara verità che ci costringe a non arrendersi, ma al contrario: dobbiamo raddoppiare gli sforzi per trovare una soluzione politica», ha concluso.

Selfie e lacrime

Non è la prima volta che la cancelliera tedesca mostra il lato «cattivo» nella questione profughi e rifugiati da parte della Germania. Se da un lato hanno fatto il giro del mondo le foto di Merkel che si fa i selfie con i migranti, dall’altro destò non poche polemiche, a luglio, il video di una ragazzina palestinese che si era messa a piangere durante un incontro proprio con Angela Merkel in una scuola a Rostock. La ragazzina - scappata con la famiglia quattro anni fa dal Libano - aveva preso la parola per racconta alla Cancelliera di avere paura di essere rimandata nel suo Paese d’origine. «Non so come sarà il mio futuro, perché non so se potrò restare. Anch’io ho dei progetti, vorrei studiare», raccontava la ragazza. «Lo capisco, sei estremamente simpatica, ma nei campi profughi palestinesi in Libano ci sono migliaia e migliaia di persone e non siamo in grado di far venire tutti», fu la replica di Merkel.


https://www.facebook.com/groups/chiospi ... 5053701159



Migranti, in Germania cresce il malcontento verso la politica della Merkel
http://www.milanofinanza.it/news/migran ... 1422467523

Il seme del malcontento verso la politica di accoglienza dei migranti del cancelliere tedesco Angela Merkel, piantato in Baviera, sta mettendo radici in tutta la Germania. Secondo quanto riporta il quotidiano tedesco Handelsblatt, un sondaggio Emnid effettuato per il quotidiano Bild am Sonntag mostra che solo il 50% della popolazione è d’accordo con la Merkel quando afferma che la Germania ha i mezzi e l’organizzazione per fare fronte all’afflusso di massa, mentre il 45% resta convinto che la Germania non sia in grado di farlo.

Venerdì 9 Horst Seehofer, il primo ministro del Land della Baviera e capo della Unione cristiano sociale (Csu), il partito alleato della Cdu della Merkel, ha chiesto ufficialmente di stabilire un tetto all'afflusso di rifugiati, minacciando anche il governo centrale di intraprendere azioni legali, mettendo in dubbio la costituzionalità delle misure adottate. "L'afflusso attuale ci sta schiacciando", ha dichiarato Seehofer al settimanale Welt am Sonntag, "Ci sono troppe persone”. Mentre il governo federale sta semplicemente cercando di gestire l'afflusso, Seehofer intende "controllarlo e limitarlo". Queste sono le due "scuole di pensiero in opposizione tra di loro", ha aggiunto.

La Baviera chiede di istituire zone di transito ai confini della Germania, dove i richiedenti asilo che non hanno alcuna possibilità di essere accettati possono essere allontanati in modo più rapido. Il nuovo coordinatore degli aiuti ai rifugiati fresco di nomina della Merkel, Peter Altmaier, ha annunciato domenica 11 che la coalizione deciderà a breve come e dove stabilire le zone di transito. Ciò segna un primo successo per Seehofer.

Durante il fine settimana, la Merkel ha ribadito la sua posizione, secondo cui la Germania è all'altezza di rispondere alla sfida dell’afflusso dei rifugiati. Resta da vedere se dimostrazione di forza di Seehofer abbia danneggiato in modo permanente il clima della coalizione di governo.

Alcuni membri della CDU sono d’accordo con il loro partito gemello bavarese: "Le richieste dello stato della Baviera sono completamente comprensibili e corrette", ha detto l’eurodeputato Cdu, Klaus-Peter Willsch, secondo il quale chi lavora per gestire l’afflusso dei con i rifugiati deve avere "il diritto di esigere che i politici agiscano e infine rallentino il flusso sfrenato dei rifugiati e degli immigrati. La Germania non può accogliere 10 mila persone al giorno, non possiamo farlo, e non vogliamo farlo".

In settimana sono previsti colloqui tra la Merkel e i responsabili degli Interni del Cdu e Csu. E l’altro alleato, la socialdemocratica SPD? Il suo leader, il vice-cancelliere Sigmar Gabriel, accusa i democristiani di fare il doppio gioco, tra il credo incondizionato della Merkel e la risposta limitata proposta da Seehofer. La politica della SPD invece è in una lettera scritta al settimanale Der Spiegel insieme con il ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, anche lui membro della Spd: "Noi non possiamo accogliere e integrare in modo permanente più di 1 milione di rifugiati ogni anno". Frase che ha subito provocato una violenta opposizione dell’ala di sinistra del partito.
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Re: La Xermagna e i migranti

Messaggioda Berto » mer ott 14, 2015 8:04 pm

La Germania non è un paradiso per i migranti
Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale
17 Ago 2015

http://www.internazionale.it/reportage/ ... a-migranti

Appena un mese fa il video di Angela Merkel che fa piangere una ragazzina palestinese ha fatto il giro del web. Siamo stati tutti colpiti dalla mancanza di empatia della cancelliera, che ha risposto senza giri di parole a Reem Sahwil, una richiedente asilo che in un tedesco perfetto aveva espresso il suo desiderio: “Vorrei avere una vita come tutti gli altri, andare all’università in Germania”.
Merkel ha risposto: “La politica a volte è dura. Tu ora sei qui davanti a me e sei una brava persona. Ma in Libano ci sono migliaia e migliaia di profughi palestinesi che vogliono venire qui e se noi dicessimo sì, vorrebbero venire tutti quanti, non ce la faremmo a gestire la situazione. L’unica cosa che possiamo fare è prendere una decisione sulle espulsioni di chi non è in regola”.
Le parole della cancelliera hanno fatto scoppiare a piangere Reem, che è arrivata in Germania con la sua famiglia quattro anni fa, per curare dei problemi di deambulazione, e rischiava di essere rimandata in un campo profughi in Libano perché la domanda d’asilo della sua famiglia, rimasta per quattro anni senza risposta, era stata respinta.
Dopo quel video, ci siamo concentrati tutti quanti sulla durezza di Merkel e sulle lacrime di Reem, invece avremmo dovuto andare oltre e stupirci dei tempi biblici impiegati dalla Germania per esaminare una domanda d’asilo.
Il fatto è grave e segnala un fenomeno che è poco noto: le autorità tedesche sono in difficoltà e il fenomeno rischia di aggravarsi se si considera che nei primi mesi del 2015 il flusso di richiedenti asilo nel paese è aumentato del 132 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La Germania non riesce a fare i conti con la prospettiva di un numero di domande di asilo che è in aumento
Secondo Amnesty international, in Germania ci vuole almeno un anno per un richiedente asilo per avere un appuntamento con le autorità e presentare la sua domanda. Per avere una risposta poi possono passare anni.
In parte dipende anche dalle nazionalità dei richiedenti asilo: i siriani e i profughi dei Balcani (albanesi e kosovari) hanno procedure prioritarie. Non è così per i palestinesi o per gli eritrei, in fuga dalla dittatura di Isaias Afewerki, sempre più spesso diretti in Germania. “Le autorità tedesche sono sopraffatte dal flusso di migranti”, afferma Rebecca Kilian-Mason, operatrice di Amnesty international a Monaco di Baviera.“Non riescono a fare i conti con la prospettiva di un numero di domande di asilo che è in aumento”.
“L’attuale flusso di rifugiati ci pone di fronte a grandi sfide”, ha dichiarato il ministro degli interni tedesco Thomas de Maizière il 13 luglio scorso, dicendo che, nei primi sei mesi del 2015, 179mila persone hanno presentato domanda d’asilo in Germania. E se i ritmi rimangono simili entro la fine dell’anno saranno più di 400mila.
“Molti comuni della Germania si sentono sopraffatti dal numero crescente di rifugiati e la domanda più frequente che si sente ripetere sul tema è: dove li mettiamo? C’è chi li ha messi nelle caserme vuote, chi nelle palestre, chi chiede ai cittadini di ospitarli in casa, chi li mette nei container, chi nelle tende. Ma, invece, ci si dovrebbe occupare di farli uscire nel minor tempo possibile dalla condizione sospesa in cui si trovano”, sostiene in un rapporto l’associazione Pro asylum, che si occupa dei diritti dei rifugiati in Germania.

Il viaggio è finito, ora comincia l’attesa
Mengis e Robiel abitano da un mese in un container alla periferia di Amburgo. I due ragazzi dormono in un piccolo rettangolo, sei metri per due, insieme ad altri due coetanei eritrei. Due letti a castello, un tavolo per mangiare, quattro sedie, una finestra. Hanno degli armadietti da palestra di ferro con un lucchetto per riporre le loro poche cose. I bagni sono in comune con gli altri richiedenti asilo del campo.
Conservano tutto il loro mondo nel telefono: le foto degli amici, i numeri dei familiari, la musica. Nella stanza non c’è spazio per muoversi, i ragazzi passano la maggior parte del tempo sul letto, a giocare con il telefono, a studiare il tedesco e ad annoiarsi. La legge non gli permette di fare altro.
Sono richiedenti asilo eritrei, sono arrivati in Germania con un treno da Bolzano. Poi da Monaco, dopo essere stati fermati dalla polizia perché non avevano i documenti, hanno preso un autobus che li ha portati ad Amburgo: la città più ricca della Germania con un reddito pro capite che è quasi il doppio della media europea.
Richiedenti asilo eritrei in un campo ad Amburgo, in Germania. - Annalisa Camilli, Internazionale Richiedenti asilo eritrei in un campo ad Amburgo, in Germania. (Annalisa Camilli, Internazionale)
Amburgo la grande, con i suoi quattro milioni e mezzo di abitanti, Amburgo la fredda con i suoi gelidi inverni e le sue tiepide estati, la ricca Amburgo con il suo porto tra i più importanti d’Europa, gli arsenali e le aziende; Amburgo la colta, sede di quasi tutte le più importanti riviste e gruppi editoriali tedeschi. Infine la libera Amburgo. “I posteri abbiano cura di conservare degnamente la libertà che gli antenati partorirono”, è il motto della città, riprodotto su tazze e magliette a uso e consumo dei turisti.
Da qui i due ragazzi eritrei, fuggiti dal servizio militare a tempo illimitato e dai lavori forzati imposti alla popolazione dal regime di Afewerki, hanno deciso di ricominciare la loro vita. Sono arrivati in Germania all’inizio di luglio, dopo un viaggio pericoloso e difficile, e ora stanno aspettando di essere chiamati dalle autorità tedesche per presentare le loro domande di asilo. Questa attesa potrebbe durare anche un anno.

Le giornate sono lunghe e vuote. Nel campo vivono centinaia di richiedenti asilo. Si va a scuola per imparare il tedesco. Non si può lavorare per i primi tre mesi di residenza in Germania. Un gruppo di curdi iracheni gioca a domino, sotto l’unico albero del campo. Ci sono curdi, kosovari, albanesi, afgani, iracheni ed eritrei. Ma i diversi gruppi etnici non interagiscono molto tra di loro.
Gli operatori umanitari vengono ogni giorno, in particolare si occupano dei bambini, li fanno giocare negli spiazzi polverosi del campo, cercano di spiegargli cosa sta succedendo. I container sono alti due metri e mezzo, sono disposti su due piani, al piano di sopra si sale con delle scale di ferro. In quindici metri quadrati vivono quattro persone.
Il campo sorge vicino allo stadio Imtech Arena, non lontano dal centro della città, ma isolato. Dalla stazione della metro Stellingen Arena si deve camminare venti minuti attraverso un parco, il campo è nascosto alla vista dei residenti, sotto a una collina verdeggiante, stretto tra un parcheggio, l’autostrada e la ferrovia. È circondato da alte recinzioni e di notte è illuminato da fari, come un campo da calcio. Alcuni poliziotti svogliati sono seduti a sorvegliare ai margini della recinzione.
L’entrata e l’uscita sono consentite, ma bisogna registrarsi ogni volta. I ragazzi hanno dei documenti temporanei d’identificazione con il loro nome e la loro foto. All’ingresso c’è una tabella con delle lettere, che i ragazzi indicano ai poliziotti tedeschi per comporre il loro nome.

“Adesso che sono arrivato ho cominciato a pensare”, racconta Mengis. “Le giornate sono lunghe e di pensieri ne ho tanti”. In effetti proprio ora che è arrivato a destinazione Mengis sembra più spento e pensieroso, più preoccupato per il suo futuro. “Sono nervoso per l’intervista. Mi sto preparando giorno e notte, ma non so come andrà, chi avrò di fronte”.
“L’intervista”, come la chiamano, è fonte di grande preoccupazione per gli ospiti del campo. Al momento della presentazione della domanda davanti alle autorità tedesche, i richiedenti asilo sono sottoposti a un interrogatorio nel quale devono spiegare come sono arrivati in Germania e dimostrare che hanno diritto a qualche forma di protezione internazionale. Le autorità tedesche devono accertare che il richiedente asilo non sia un “dublinante”, cioè che non sia entrato per la prima volta nell’Unione europea da un altro stato europeo e che quindi, per il regolamento di Dublino, non debba presentare domanda di asilo altrove.
Tutti temono di essere rimandati indietro. Adesso che è arrivato dove sognava, Mengis si concede di essere triste e di ritornare con il pensiero alle difficoltà che ha superato. Solo ora racconta della cicatrice che gli spunta sotto i ricci, sul cranio. Gliel’hanno fatta in Libia, i trafficanti, quelli che sorvegliano i migranti dentro le case e i magazzini che fungono da centri di raccolta prima della partenza per attraversare il Mediterraneo.
Una foto scattata in Libia con il cellulare di un richiedente asilo eritreo, arrivato ad Amburgo. - Annalisa Camilli, Internazionale Una foto scattata in Libia con il cellulare di un richiedente asilo eritreo, arrivato ad Amburgo. (Annalisa Camilli, Internazionale)
“Mi hanno chiesto dei soldi, e io gli ho dato tutto quello che avevo. Ma non gli è bastato, era poco. Allora mi hanno chiesto altri soldi. Io ho detto che non avevo più niente e allora mi hanno dato una botta con il fucile. Mi hanno colpito in testa, e mi hanno fatto questo taglio”, racconta e non è spaventato, ma svuotato, gli occhi grandi e allungati di gazzella, fissi nel suo ricordo. Non è l’unica cicatrice che porta della Libia. Sulla spalla ha un altro taglio: l’hanno aggredito dei banditi sulla strada verso Tripoli.
“In Libia è normale, per i libici è normale. Solo perché sei straniero pensano di poterti fare quello che vogliono”, racconta. “Tutti fanno quello che vogliono in Libia”.

Mengis si abbandona allo sconforto. Non sa nulla del suo futuro. E se la sua domanda fosse rifiutata? Così pensa alle ore di cammino senza acqua al confine tra l’Eritrea e il Sudan, il timore di essere fermati dall’esercito eritreo che non è tenero con chi prova a lasciare il paese. I campi profughi in Sudan e poi il lungo viaggio attraverso la Libia in mano ai trafficanti. I camion dei trafficanti carichi di uomini e donne, che sfrecciano a tutta velocità nelle strade desertiche del paese nordafricano. Qualcuno a volte cade dal camion per la velocità, ma il mezzo non si ferma. Un suo compagno di viaggio ha perso sua moglie e suo figlio in questo modo. Sono caduti dal camion che andava troppo veloce nelle autostrade di polvere del deserto. Sono in tanti a morire così.
Robiel ha conservato sul telefono un’unica foto, in realtà era nella sim che è riuscito a estrarre dal telefono prima che i trafficanti sequestrassero tutto. Nella foto ci sono decine di ragazzi eritrei, ma anche sudanesi, somali. Seduti per terra, nelle case dei trafficanti. Aspettano che il prossimo gommone parta per l’Europa.

Siamo qui per giocare, siamo qui per restare
Robiel è più pragmatico di Mengis, pensa che i richiedenti asilo del campo dovrebbero organizzarsi per affrontare l’attesa. Magari un campionato di calcio potrebbe essere d’aiuto. “Le ore e i giorni sono lunghi nel campo senza poter lavorare e i pensieri corrono”, racconta. “Io vorrei fare il falegname. Ma finché non mi fanno l’intervista non posso farmi riconoscere il titolo professionale da falegname che avevo preso in Eritrea”, racconta. “Forse giocare a calcio potrebbe aiutarci”, sospira.
Robiel non è l’unico ad aver avuto questa idea. Un gruppo di rifugiati un anno fa ha formato una squadra di calcio che si allena tutte le settimane ad Amburgo: la FC Lampedusa Hamburg. La squadra è aperta a rifugiati, richiedenti asilo e migranti di tutte le nazionalità. “Ci alleniamo tutte le settimane il mercoledì con dei veri allenatori. Partecipiamo ai tornei in cui ci invitano o che organizziamo, ci interessa tenere alta l’attenzione sulla situazione dei rifugiati in Germania e nell’intera Fortezza Europa. Non ci importa che i ragazzi che giocano con noi abbiamo o no i documenti in regola”, spiega Hagar, uno degli allenatori. “La parola che si sente ripetere più spesso durante gli allenamenti è my friend, amico mio”, afferma. “In effetti è questo lo spirito del gioco e lo spirito della squadra, creare legami”.
Il motto della squadra d’altro canto potrebbe essere lo slogan di un’internazionale dei richiedenti asilo e dei migranti d’Europa: “Siamo qui per giocare, siamo qui per restare”.

Gli eritrei ad Amburgo e le difficoltà del sistema tedesco
Gli eritrei ad Amburgo sono una piccola comunità. I luoghi storici della loro diaspora in Germania sono Francoforte, Stoccarda, Giessen e Kassel. In queste città vivono migliaia di eritrei fuggiti dal paese tra il 1961 e il 1991. “Ci sono seconde e terze generazioni, i figli e i nipoti di quelli che si sono trasferiti in Germania negli anni ottanta, durante la guerra d’indipendenza dall’Etiopia”, spiega Nicole Hirt dell’università di Amburgo.
“Ad Amburgo, se si escludono i nuovi arrivati con l’ultima ondata migratoria, risiedono tra i 300 e i 500 eritrei che hanno la nazionalità tedesca. Vivono tutti in condizioni di povertà e non sono organizzati in comunità, come in altre città tedesche”, spiega Hirt. “Pensa che non c’è nemmeno un ristorante eritreo ad Amburgo. Questi luoghi di solito diventano dei punti di aggregazione per gli immigrati, che in tutti i paesi sono divisi tra sostenitori del regime e oppositori”, dice Hirt.

Dal 2002 è cominciata uno nuova ondata migratoria dall’Eritrea verso l’Europa. “In parte perché nel 2002 il regime ha esteso da 18 mesi a tempo illimitato il servizio militare obbligatorio. A 18 anni la leva riguarda i ragazzi e le ragazze e i maschi possono rimanere in servizio fino a cinquant’anni. Per le donne, la leva non può andare oltre i 27 anni di età”, continua a spiegare la ricercatrice dell’università di Amburgo.
Questo meccanismo, insieme alla situazione economica precaria del paese, ha determinato negli ultimi anni un esodo di massa di minori non accompagnati che le famiglie mandano in Europa prima dei 18 anni. L’afflusso di richiedenti asilo verso Amburgo ha trovato impreparati i funzionari della città del nord, che non era stata interessata dal fenomeno in precedenza.
Recentemente è stato mandato l’esercito in città per costruire nuovi alloggi temporanei
A Nernstweg, in una stradina di Amburgo, si trova il centro che si occupa dei rifugiati della città: il Flüchtlingsrat Hamburg. Hermann Hardt, il funzionario che ci accoglie, sembra piuttosto sorpreso dell’attenzione mediatica che stanno ricevendo i rifugiati negli ultimi tempi ad Amburgo. Non sono abituati a questi numeri e nemmeno alle attenzioni dei mezzi d’informazione. Nei primi sei mesi del 2015 sono arrivati ad Amburgo circa seimila richiedenti asilo.
Recentemente è stato mandato l’esercito in città per costruire nuovi alloggi temporanei. Hardt mi mostra preoccupato un grafico che mette in relazione i nuovi arrivi con i posti disponibili, che sono insufficienti.
Il sistema di accoglienza per richiedenti asilo in Germania è gestito in maniera autonoma dai 16 länder, gli stati in cui è divisa la repubblica federale tedesca. Vige però un principio di ridistribuzione dei richiedenti asilo all’interno del territorio federale. In alcuni stati i richiedenti asilo sono ospitati in abitazioni, mentre in tre stati (Baden-Württemberg, Brandeburgo e Sassonia) sono stati accolti in campi profughi.

In un rapporto del settembre del 2014, l’organizzazione Pro asylum ha denunciato che in tutti gli stati c’è un fenomeno di emergenza abitativa per i rifugiati. Il rapporto ha inoltre mostrato che l’assegnazione degli appalti per l’alloggio dei profughi non tiene conto della qualità delle abitazioni e che i fondi stanziati dal governo non bastano a coprire le spese sostenute dai land per la sistemazione dei rifugiati.
Lo studio di Pro asylum denuncia che il sistema federale tedesco lascia ampi margini di discrezionalità agli stati e ha fatto sì che non fossero determinati degli standard comuni per l’accoglienza.
“In tutte le province sono emersi dei problemi e dei deficit nel sistema di accoglienza. Non esistono sistemi di certificazione comune o di ispezione delle condizioni dei campi”, spiega il rapporto. “In un simile contesto, non sorprende che emergano denunce di carenze igieniche, della presenza di parassiti e della mancanza di controlli nei campi. Inoltre la presenza di personale qualificato non è garantita”, continua Pro asylum.
A causa del forte aumento dell’afflusso di richiedenti asilo la situazione in molti centri di accoglienza è difficile. Stefan Telöken, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), conferma: “Le autorità stanno lavorando sodo per trovare una sistemazione, ma spesso devono improvvisare. Oltre all’affitto di edifici vuoti o di camere di hotel in alcune città, i richiedenti asilo sono sistemati provvisoriamente in tendopoli, palestre o caserme vuote. Le loro condizioni di vita cambiano a seconda degli stati. Tuttavia, al momento molti centri di prima accoglienza sono sovraffollati”.
Sotto attacco
Parallelamente, in Germania è cresciuto in maniera preoccupante anche il numero delle violenze e degli attacchi xenofobi. Nei primi sei mesi del 2015, sono stati registrati 200 episodi di violenza contro i centri di accoglienza. E il fenomeno è di sicuro sottostimato perché i richiedenti asilo non denunciano volentieri le violenze perché temono che possa comportare loro dei problemi.
A Dresda, il movimento di estrema destra e xenofobo Pegida ha portato in piazza 25mila persone contro gli immigrati e alle elezioni amministrative di giugno ha registrato un buon risultato: ha preso il 10 per cento dei voti mentre secondo i sondaggi avrebbe dovuto prendere tra l’1 e il 2 per cento. Nonostante a Dresda sia presente una percentuale molto bassa di immigrati (il 9 per cento) rispetto ad altre città tedesche, le posizioni di Pegida contro gli immigrati hanno molto seguito.
A Freital, vicino a Dresda, i richiedenti asilo sono vittime di minacce e attacchi quasi quotidiani e vivono barricati nell’hotel in cui li hanno sistemati le autorità. Un deputato della Linke, Michael Richter, che aveva condannato le violenze contro i richiedenti asilo a Freital, è stato attaccato a sua volta: la sua auto è saltata in aria fuori della sua abitazione.
A Tröglitz, nella Germania orientale, a fine luglio è stata lanciata una molotov contro l’abitazione assegnata a una famiglia di richiedenti asilo dell’Inguscezia. La casa è stata distrutta e le autorità non hanno dubbi sul fatto che si sia trattato di un attacco razzista dell’estrema destra.
“Spesso la xenofobia è più diffusa nelle aree dove la presenza di stranieri è meno forte. Come in altri paesi d’Europa, persiste il timore di perdere la propria identità sociale e culturale”, spiega Stefan Telöken dell’Unhcr. “È incoraggiante, però, che la società civile tedesca e le autorità abbiano condannato in maniera molto chiara gli episodi di xenofobia e abbiano difeso la lunga tradizione della Germania come paese d’asilo che ha offerto protezione internazionale a migliaia di persone che ne hanno bisogno”.
La prima tappa del viaggio dei migranti eritrei da Roma a Bolzano l’abbiamo raccontata qui. Nella seconda tappa abbiamo seguito i migranti da Bolzano a Monaco di Baviera. Internazionale promuove il progetto #OpenEurope insieme ad altri nove giornali europei.
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Re: La Xermagna e i migranti

Messaggioda Berto » sab ott 17, 2015 9:40 pm

Dietrofront tedesco sui migranti, aumentano le restrizioni
Germania. Kosovo, Albania e Montenegro sono considerati paesi «sicuri», beni e servizi anziché diarie, più tempo nei centri di raccolta
Jacopo Rosatelli
16.10.2015
http://ilmanifesto.info/dietrofront-ted ... estrizioni

Da ieri è uffi­ciale: in Ger­ma­nia entrano in vigore nuove norme sul diritto d’asilo, più restrit­tive. Il via libera defi­ni­tivo è arri­vato dal Bun­de­srat, la camera in cui sie­dono i rap­pre­sen­tanti dei governi regio­nali. E in cui gli equi­li­bri sono diversi da quelli dell’altro ramo del par­la­mento, il Bun­de­stag, dove la grosse Koa­li­tion fra demo­cri­stiani (Cdu/Csu) e social­de­mo­cra­tici (Spd) gode di una schiac­ciante mag­gio­ranza: nella camera dei Län­der la coa­li­zione che sostiene il governo di Angela Mer­kel ha sol­tanto 24 seggi sui 69 totali. Per rag­giun­gere i numeri neces­sari, c’era biso­gno che dices­sero «sì» anche ese­cu­tivi regio­nali in cui sono pre­senti i Verdi: ed è ciò che ieri è pun­tual­mente accaduto.

Nono­stante i malu­mori interni, e l’astensione dei loro com­pa­gni nell’altro ramo del par­la­mento, i Grü­nen che ammi­ni­strano il Baden-Württemberg, lo Schleswig-Holstein e la Renania-Palatinato (con la Spd) e l’Assia (con la Cdu) hanno deciso di soste­nere le nuove regole. Gli unici Län­der a non appro­vare l’inasprimento delle con­di­zioni di vita dei pro­fu­ghi sono stati la pic­cola città-stato di Brema, dove gli eco­lo­gi­sti hanno impo­sto l’astensione agli alleati social­de­mo­cra­tici, Bran­de­burgo e Turin­gia, dove a impe­dire il voto favo­re­vole è stata la Linke.

Cosa cam­bia dun­que per i richie­denti asilo? Innan­zi­tutto, non potranno più essere con­si­de­rati tali quelli che arri­vano da Kosovo, Alba­nia e Mon­te­ne­gro, che pas­sano ad essere con­si­de­rati uffi­cial­mente «Paesi sicuri». Evi­den­te­mente, in pochi si sono accorti dei tumulti scop­piati a Pri­stina nei giorni scorsi, legati ovvia­mente alle dif­fi­cili rela­zioni e alla ten­sione esi­stente fra mag­gio­ranza alba­nese e mino­ranza serba: il fatto che in quella parte di Bal­cani operi tut­tora un con­tin­gente di «peace enfor­cing» della Nato dev’essere un det­ta­glio tra­scu­ra­bile. Per molti cri­tici, com­presa la prin­ci­pale ong che si occupa di pro­fu­ghi, Pro-Asyl, è que­sto l’aspetto peg­giore della nuova normativa.

Ma c’è dell’altro: le pro­ce­dure di allon­ta­na­mento ven­gono sem­pli­fi­cate, ai migranti ver­ranno elar­giti beni e ser­vizi invece delle dia­rie, e aumenta il periodo di tempo in cui dovranno stare nei cen­tri di rac­colta. Il cosid­detto «bic­chiere mezzo pieno», su cui hanno fatto leva i Verdi che ieri hanno detto «sì», con­si­ste nell’aumento dei finan­zia­menti per le ammi­ni­stra­zioni locali che devono affron­tare l’«emergenza», e nell’investimento in nuovi pro­grammi di inte­gra­zione, a par­tire dal set­tore dell’educazione infan­tile. Il segno com­ples­sivo delle nuove regole è comun­que regres­sivo, fon­dan­dosi sul dogma della distin­zione fra pro­fu­ghi «legit­timi», come i siriani, e «ille­git­timi», come tutti i cosid­detti «migranti economici».

Il clima in Germania non è più quello degli applausi alla stazione di Monaco e dei selfie della cancelliera nei centri di accoglienza: il vento è cambiato e soffia nella dire­zione gradita al governa­tore bavarese Horst Seehofer e alle destre di varia natura: dagli ultraconservatori di Alternative für Deutschland ai «Patrioti con­tro l’islamizzazione» di Pegida, che organizzano marce molto partecipate.

Mer­kel deve fare i conti con una crescente fronda nel proprio partito: l’ultimo a farsi sentire, ieri, è stato il democristianissimo governatore della Sassonia, Stanislaw Tillich, che ha dichiarato di «comprendere» chi nutre riserve verso le scelte com­piute dalla sua leader. In evidente difficoltà, la cancelliera deve andare incontro agli oppositori: ed è per questo che in un’intervista pubblicata nell’edizione odierna della Frankfurter Allgemeine, ma anticpata già nella serata di ieri, dà l’ok alla proposta di creare nelle zone di confine degli spe­iali centri di raccolta (Transitzone) riservati ai pro­fughi che vengono dai cosiddetti Paesi sicuri. Un modo, evidentemente, per rendere quasi auto­ma­tico il loro respingimento, impedendo la «dispersione» nel Paese. Un progetto inquietante, a cui la Spd – per fortuna – si dichiara contraria.
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Re: La Xermagna e i migranti

Messaggioda Berto » mar ott 20, 2015 8:36 pm

Viaggio nella Germania anti Merkel: "Va combattuta come Hitler"
Editori, giornalisti e scrittori. Ecco il mondo parallelo tedesco che combatte la cancelliera
Luca Steinmann - Ven, 09/10/2015

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/via ... 80716.html

Berlino, centro città. Seduto alla sua scrivania lavora Dieter Stein, direttore del giornale Junge Freieit, un settimanale coservatore che non risparmia le critiche alle politiche di Angela Merkel. Sulla parete dietro di lui è appeso un grande ritratto di Claus von Stauffenberg, il militare che nel 1944 tentò di assassinare Hitler.

"Era un conservatore nazionalista e un convinto democratico - spiega Stein - ed è colui a cui si ispira il nostro lavoro di denuncia delle politiche del governo tedesco".

Schnellroda, piccolo paese di 84 abtanti disperso nelle ampie pinure della Germania settentrionale. Nella sua casa lavora Goetz Kubitschek, direttore della rivista Sezession e della casa editrice Antaios. "Due realtà che danno spazio a giornalisti e scrittori conservatori ignorati dai media nazionali. E che sostengono la causa di Pegida, il movimento patriottico nato lo scorso anno". Di PegidaKubitschek ne è uno dei leader e ogni settimana si reca in una diversa città tedesca er partecipare come oratore alle sue manifestazioni. Per poi tornare nel suo paesino e vivere una "vita tedesca" insieme alla moglie e ai sette figli.

Lipsia. Juergen Elsaesser scrive un editoriale per Compact, la rivista di "sinistra nazionale" di cui è direttore. "Sono nato comunista - racconta - mi ispiro a Lenin, una persona che partendo con un piccolo gruppo di persone ha fatto una rivoluzione nazionale. Negli anni '70 ho militato nella sinistra eversiva, in Italia avevo contatti con Lotta Continua. Poi mi sono reso conto che i nemico non è la destra in sè, ma la globalizzazione gestita dagli americani. E ho realizzato che l'immigrazione è un mezzo del capitale per distruggere i diritti dei lavoratori. Per questo la classe operaia dovrebbe difendere le frontiere e opporsi alle sciagurate politiche della Merkel".

Stein, Kubitschek, Elsaesser. Persone con storie diverse e di dfferente estrazione ideologica. Che oggi si trovano tutte d'accordo sulla necessità di combattere lo status quo tedesco. E che sono i leader di un mondo parallelo alla vita istituzionale tedesca. Che ha come nemico comune Angela Merkel. "All'estero molti pensano che ogni tedesco sostenga la Cancelliera. Non è così - sostiene Kubitschek - soltanto che non esiste nessun partito considerato una valida alternativa".

Come mai non ci sono alternative? Secondo Dieter Stein perché "i politici della maggioranza vogliono mantenere la poltrona e sono consapevoli che l'unica opposizione a loro proviene da destra. Per questo ogni volta che nasce un partito conservatore sono loro stessi a combatterlo come non mai. Essendo la Cdu un partito forte e con grandi contatti con i media nazionali, questi iniziano a descrivere l'opposizione come un manipolo di nazisti, anche quando non è così. Ai tedeschi però ciò fa molta paura. E per questo la gente prede le distanze".

"In Germania abbiamo seri problemi con la libertà di espressioni - dice Kubitschek - esiste però un mondo intellettuale parallelo fatto di giornali, riviste e case editrici che denuncia i problemi che tutti i cittadini vedo ma di cui nessuno parla. Per esempio quelli legato all'immigrazione, alla perdita di identità, alla sicurezza e alla libertà di stampa".

Junge Freiheit, Sezession e Compact sono i tre organi principali di questa "controinforazione". Insieme vantano oltre 40mila abbonati e nel 2015 le vendite dicono essere in grande crescita. Secondo Kubitschek. "sempre più tedeschi si rendono conto che le previsioni che avevamo fatto si stanno avverando. Vedono che con questa così massiccia immgrazione non è possibile alcuna integrazione, perché si possono integrare le singole persone ma non interi popoli".

Ragionamento, questo, condiviso da Elsaesser. "Destra e sinistra non esistono più. Esiste chi ha il coraggio di denunciare i problemi e chi invece no. Io, per esempio, sono un uomo che prima era di sinistra e che oggi si rende conto che la propria moglie non può più girare da sola la sera per la sua città, perché il numero di immigrati è altissimo e la polizia ne ha perso il controllo. Se si denuncia questo fatto, però si viene subito bollati come nazisti".

In effetti i media tedeschi non hanno mai esitato ad attaccare questo 'mondo parallelo', considerandolo pericoloso. Il primo canale televisivo nazionale, per esempio, lo ha definito come "un insieme di estremisti nostalgici del Terzo Reich". Accusa, questa, che viene respinta. "Il mio giornale si ispira a Stauffenberg, l'eroe della resisenza al nazismo. La sua sola citazioe basta a tenere lontano ogni estemista di destra".

Secondo Kubitschek, invece, la Germania ha un problea con l'accettazione della propria storia. "Ogni critica al sistema, sia da destra che da sinistra, viene equiparata al ritorno dei nazisti e viene detto che ciò rappresenti un pericolo per la democrazia. Cecando di boicottarci mostrano però come questa sia in realtà una pseudo-democrazia. Che noi combattiamo".

Ma come agisce questo mondo paralelo nel concreto? Come organizza la "resistenza"? "Per prima cosa puntiamo sui giovani - continua Kubitschek - insegnamo loro a scrivere sui giornali e a sviluppare un forte spirito critico. Poi li invitiamo a studiare all'università. La Germania ha bisogno du nuovi professionisti, professori, magistrati, poliziotti e politici che si impegnino per cambiare le cose". "Organizziamo regolarmente conferenze, dibattiti e congressi - racconta Elsaesser - libri e riviste sono per noi delle armi politiche tramite cui denunciamo fatti e situazioni di cui la gente non legge sui media nazionali".

Sopattutto, però, il "mondo parallelo" appoggia la nascita e la crescita di movimenti politici apartitici che si oppongono alla Merkel. Il caso più famoso è quello di Pegida, acronimo di "patrioti contro l'islamizzazione dell'Occidente". Di cui Kubitschek, pur non essendone tra i fondatori ne è uno dei leader. "Pegida non è più un mero movmento anti-islamico, è diventata una fortissima contestazione a tutto lo status quo. Critichiamo l'abbattimento delle frontiere voluto dalla Merkel, che in nome delle diversità sta sradicando l'identità sia dei tedeschi che delle eprsone che migrano. Questo autunno organizzeremo grosse manifestazioni, a cui parteciperanno anche dei politici italiani".

E' probabile, infatti, che Pegida cerchi di coinvolgere la Lega Nord. Già lo scorso febbraio Kubitschek era andato su invito di Salvini a rappresentare il movimento a Roma, per partecipare alla manifestazione leghista contro il Governo Renzi. In quell'occasione aveva parlato della creazione di una "rete europea di patrioti" che combatta l'asse Merkel-Renzi.

Ma quante probabilità ha questo 'mondo parallelo' di incidere in modo concreto in Germania? Secondo lo storico e germanista Gabriele d'Ottavio un tale movimento potrebbe rafforzarsi se la situazione economica tedesca cambiasse. "I tedeschi sono molto suscettibili verso il loro passato e hanno sviluppato forti anticorpi contro le forze populiste. Se però la coesione interna alla società venisse messa a dura prova da eventi come l'emergenza migratoria o se l'economia risentisse delle difficoltà della borsa in Cina - dove la Germania esporta molto - o dello scandalo Volkswagen, allora non è da escludere che tali forze possano guadagnare molto consenso".

Il futuro della Germania e dell'Europa è incerto e con esso anche quello della Merkel, di Pegida e del "mondo parallelo". I cui organizzatori si dicono però certi di un fatto: "Passeranno i gverni e i partiti, ma noi e il nostro lavoro culturale saremo sempre qua". Nelle retrovie, pronti a cogliere al balzo le occasioni per ambiare radicalmente la Germania.
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Re: La Xermagna e i migranti

Messaggioda Berto » mar ott 20, 2015 8:36 pm

Merkel all'angolo sui migranti: il suo partito vuole costruire un muro
Cancelliera all'angolo: la sua politica delle porte aperte scontenta sempre più tedeschi. Non solo gli anti-islamici di Pegida: ora anche i cristiano-democratici chiedono uno stop agli arrivi incontrollati
Giovanni Masini - Mar, 20/10/2015

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mer ... 84655.html

Mentre opinione pubblica interna ed internazionale si concentrato sugli effetti, potenzialmente devastanti per l'economia germanica, dello scandalo Volkswagen, ecco che dalle pagine della Bild spunta una bomba politica che già si sente ticchettare sotto lo scranno di Frau Angela.

In un retroscena esclusivo, infatti, il settimanale tedesco svela il piano segreto che ben 188 parlamentari di maggioranza (su un totale di 310) avrebbero sottoscritto per chiedere l'erezione di barriere frontaliere ai confini orientali e meridionali del Paese: una misura che mira anzitutto a contenere gli effetti dell'immigrazione di massa. Se i flussi dovessero proseguire con l'attuale intensità, entro fine anno il conto totale dei migranti entrati nel territorio federale nel 2015 potrebbe raggiungere il milione di persone.

Una situazione che per una vasta componente dei parlamentari di maggioranza non è più sostenibile. Di qui il piano segreto per erigere recinzioni di filo spinato simili a quelle edificate dall'Ungheria - e che ai più critici ricorderebbero addirittura il muro di Berlino. Nonostante fino ad ora la Merkel si sia sempre opposta a queste richieste, l'opposizione interna sembra determinata.

Il deputato Christian Von Stetten, considerato la mente della fronda, ha spiegato alla Bild che non dovrebbero esserci "tabù" nel rivedere le installazioni di confine, aggiungendo che il piano per introdurre un muro alla frontiera verrebbe votato nel giro di due settimane. Von Stetten ha aggiunto di avere fiducia nell'impegno preso dal governo di fermare i flussi di ingresso con le cosiddette "zone di transito", ma ha anche specificato che il gruppo parlamentare conservatore "dovrà reagire se non cambierà nulla entro una settimana".

Il nodo, però, non è solo parlamentare: i parlamentari che hanno sottoscritto il piano pro-muro rappresentano infatti gli interessi delle piccole e medie imprese che costituiscono la spina dorsale dell'economia tedesca, il cosiddetto "mittelstand".
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Re: La Xermagna e i migranti

Messaggioda Berto » sab ott 24, 2015 9:46 pm

???

Licenziati per fare posto ai ‘profughi': la disperazione dei lavoratori
ottobre 24, 2015
http://voxnews.info/2015/10/24/licenzia ... tori-video

In realtà, i lavoratori licenziati sono almeno 100, e questa è la loro disperazione, quando hanno scoperto di essere stati licenziati, per fare posto ai sedicenti profughi:

German govt uses hotel to house migrants without notice, 100 jobs lost
https://www.youtube.com/watch?v=qcqeoMy-NFk
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Re: La Xermagna e i migranti

Messaggioda Berto » mar nov 03, 2015 7:11 am

L'allarme che scuote la Germania: "20 milioni di migranti nei prossimi 5 anni"
La previsione del presidente dei Comuni bavaresi: "Con il ricongiungimento familiare ogni immigrato verrà raggiunto da almeno quattro altri parenti"
Ivan Francese - Lun, 02/11/2015
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lal ... 89830.html

Venti milioni di immigrati potrebbero riversarsi in Germania entro il 2020: a sostenerlo è il presidente dell'Associazione Bavarese dei Comuni (Bayerische Gemeindetag), il signor Uwe Brandl.

Brandl, che è anche esponente di punta dei Cristiano-sociali bavaresi (Csu) alleati di governo di Angela Merkel, lo ha affermato il 14 ottobre scorso a Norimberga durante l'annuale kermesse per amministratori locali "Kommunale". Sindaci e governatori erano riuniti per discutere di sistemi energetici e urbanistica, ma Brandl ha deciso di portare la discussione su un tema che era non si poteva non toccare: quello dell'arrivo in massa dei richiedenti asilo.
Un tema scottante particolarmente in Baviera, dove gli arrivi dei migranti si contano ormai nell'ordine delle migliaia ogni giorno. Come riporta il sito bavarese Bayern Depesche, Brandl ha sottolineato in particolare il pericolo della moltiplicazione degli arrivi attraverso la norma che regola il ricongiungimento familiare, calcolando in quattro persone la media di familiari che ci si aspetta raggiungano la Germania per riunirsi ai parenti già in territorio tedesco.
Una moltiplicazione esponenziale contro cui non si può fare nulla: Brandl ha calcolato in venti milioni il numero di stranieri che potrebbe riversarsi in Germania entro i prossimi cinque anni. "Una famiglia di rifugiati che conti quattro persone - ha spiegato il presidente dell'associazione dei Comuni bavaresi - può contare su 1200 euro al mese per i trasferimenti. Inoltre ci sono da conteggiare i costi per il vitto e l'alloggio."
"Questo - prosegue Brandl - in tempi in cui una famiglia tedesca con il capofamiglia disoccupato dopo magari trent'anni di lavoro. Non si tratta di razzismo o di estremismo di destra: i cittadini semplicemente ci chiedono se questo sia giusto".
Il politico bavarese ha attaccato frontalmente il cancelliere Merkel, domandandosi se si sente ancora legata al giuramento che ha prestato al momento dell'entrata in carico. Il rischio, ha avvertito, è quello che il centrodestra moderato tedesco perda elettori a vantaggio dell'estrema destra di NPD e Alternative Fur Deutschland, con il pericolo collegato di un aumento dell'astensionismo.
"La pretesa di non porre alcun limite all'accoglienza - ha concluso durissimo - non mette solo in pericolo la pace sociale ma rischia di condurre questo Paese a schiantarsi contro un muro."
Le preoccupazioni dell'esponente della Csu, peraltro, trovano conferma anche in alcuni rapporti dei servizi di sicurezza federali pubblicati nei giorni scorsi da Die Welt. Preoccupazioni per la sicurezza interna sono state espresse a diversi livelli sia negli ambienti dell'intelligence che nelle varie agenzie per la Protezione della Costituzione e degli alti ranghi della polizia. "L'altissimo afflusso di immigrati - afferma un alto funzionario citato dal quotidiano tedesco - porterà instabilità al Paese. Stiamo già importando degli estremisti islamici, anti-semiti arabi, conflitti etnici e nazionali tutti interni a realtà che non sono quella tedesca."
Problemi ulteriormente aggravati da una circostanza preoccupante: il grande numero di arrivi impedisce una reale integrazione e favorisce la crescita di società parallele che si sviluppano al di fuori del quadro democratico e costituzionale.
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Re: La Xermagna e i migranti

Messaggioda Berto » sab nov 07, 2015 9:57 am

Migranti, Germania: accordo in seno al governo per espulsioni rapide
06/11 08:13
http://it.euronews.com/2015/11/06/migra ... oni-rapide

La Germania si avvicina a passo spedito al milione di immigrati da gennaio: più di 180.000 persone nel solo mese di ottobre.
Un mese nel quale la Cancelliera, Angela Merkel, ha perso cinque punti nei sondaggi sulla popolarità, conseguenza anche dei dissensi in seno al governo sulla gestione dell’emergenza.
In questo senso potrebbe aiutare l’accordo raggiunto ieri sera per accelerare le espulsioni dei migranti economici. È il governatore della Baviera, Horst Seehofer, a parlare di nuovi centri di permanenza temporanea: una settimana per valutare le richieste d’asilo, due per i ricorsi. Poi, espulsioni rapide per chi non viene da zone di conflitto.
I tre leader della coalizione di governo – Angela Merkel e il vice-cancelliere Sigmar Gabriel, oltre a Seehofer – oltre che di espulsioni hanno discusso anche di integrazione.
“Il punto principale, il primo obiettivo per noi – ha detto Angela Merkel – è l’integrazione di quelli che hanno una prospettiva di permanenza in Germania. Nel processo d’integrazione, intendiamo puntare sulla conoscenza e la condivisione dei nostri valori e del nostro sistema legale. Vogliamo mostrare che la Germania è un Paese aperto con una Costituzione di cui siamo fieri e che gode di buona reputazione nel mondo”.
Non saranno più di cinque i centri nei quali confluiranno, con obbligo di residenza, i migranti non provenienti da zone di guerra, che hanno quindi probabilità molto limitate di ottenere l’asilo: forse ancor più limitate dall’esigenza della rapidità nella valutazione delle domande individuali, in presenza di numeri sempre più imponenti.
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Re: La Xermagna e i migranti

Messaggioda Berto » mar nov 17, 2015 11:07 pm

Michael Stuermer: "Questa crisi cambia l'Europa, linea più dura sui migranti"
di ANDREA TARQUINI
16 novembre 2015
http://www.repubblica.it/esteri/2015/11 ... -127472358

BERLINO - Le reazioni agli attentati di venerdì sera a Parigi sono molto diverse da quelle seguite all'attacco contro Charlie Hebdo a gennaio: in Germania come nel resto d'Europa. Gli stessi politici che chiedevano di non puntare il dito contro gli immigrati, oggi invocano una linea più dura verso i migranti. In mezzo alle due crisi, l'ondata migratoria che ha travolto l'Europa e dato vita a un duro dibattito in Germania. "Siamo al punto di svolta: dopo Parigi, Angela Merkel aperta ai migranti non è più per la Cdu il candidato cancelliere ideale. Schaeuble è pronto a governare, ma non a essere il Bruto di una congiura", sostiene il professor Michael Stuermer, ex consigliere di Kohl e intellettuale di punta del centrodestra.

La Merkel rischia di cadere?
"Rischia moltissimo. È al momento finale. Si è fatta prendere dal panico morale-umanitario sui migranti senza ascoltare umori e timori della società e dell'Europa intera, con la sua testardaggine ha voluto imporre le porte aperte. Si è cacciata in un vicolo cieco. Ha creato una situazione in cui molti nel centrodestra si dicono che ad agosto criticavamo Orbàn per il Muro e oggi dobbiamo ammettere che lui almeno difende Schengen".
Schaeuble ha chiamato i migranti "una valanga": questo minaccia la cancelliera?
"È un'accusa chiarissima: la sfida dei migranti in nome dell'Europa non si affronta come ha fatto Merkel. Schaeuble ha anche detto che se uno sciatore scia incauto in una zona di valanghe può anche causare valanghe ancor più grandi".
Merkel fino a ieri era sicura della vittoria alle politiche 2017, ora è ancora sicura di essere candidata?
"Non è più la candidata ideale del partito. Chi la critica nel partito ascolta gli elettori: i tedeschi hanno mostrato più solidarietà, soccorso ed empatia che mai verso i migranti, ma non vogliono vivere tra 10 o 20 anni in una Repubblica islamica. La svolta verrà prima del 2017".

E chi la rovescerà?
"Non c'è un Bruto, e se emergesse non sarà Schaeuble: è pronto a divenire cancelliere ma non è un golpista".

Che significherà per l'Europa?
"Dipende dal successore. Schaeuble sarebbe bene per l'Europa, ha gestito la crisi greca pensando a timori e dolori sia dei greci sia dei tedeschi. Molto dell'Europa fa paura ai tedeschi, anche un presidente italiano della Bce".
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