Nelle ultime 24 ore oltre 3mila clandestini entrati in Ungheria. Situazione esplosiva nei campi profughi: in 300 sfondano le recinzioni e fuggono. In marcia anche i migranti bloccati sul treno. E Budapest dichiara lo stato di emergenza e vara nuove leggi restrittiveSergio Rame - Ven, 04/09/2015
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/bar ... 66772.htmlIn Ungheria regna il caos. Nelle ultime ventiquattr'ore si è registrato l’arrivo di 3.313 immigrati. È il nuovo record per flusso migratorio raggiunto in una sola giornata.
Degli tremila immigrati, che da giorni sono bloccati alla stazione di Budapest, a centinaia si sono messi in marcia verso Vienna. Oltre 240 chilometri a piedi per raggiungere l'Austria prima e la Germania dopo. Il governo di Budapest, però, non indietreggia: dichia lo "stato di emergenza" e, con i voti della maggioranza governativa e degli estremisti di Jobbik, ha approvato un pacchetto di leggi molto restrittive.
Ieri le autorità ungheresi hanno consentito che i rifugiati salissero a Budapest su un treno diretto a Sopron, al confine con l’Austria. Il treno, tuttavia, è stato fermato a 37 chilometri dalla capitale ungherese. A quel punto la polizia ha chiesto alle persone di scendere per trasportarle in autobus a un centro rifugiati. Solo una decina di loro sono state portate al centro, mentre gli altri passeggeri sono rimasti a bordo con la speranza di potere proseguire il loro viaggio verso l’Europa occidentale. Così hanno preferito trascorrere la notte sui vagoni affollati. Oggi, però, diverse centinaia di disperati hanno deciso di lasciare la stazione Keleti e di mettersi in marcia verso l'Austria: 160 chilometri per raggiungere il confine e, poi, un'altra ottantina per arrivare a Vienna. Tutti a piedi. Uomini, donne, bambini e anziani. Uno dietro l'altro, attraverso il centro della capitale magiara e, poi, sul ponte Elisabetta per sboccare sull'autostrada M1 Budapest-Vienna. Lungo tutta la "fiumana" di gente le forze dell'ordine in tenuta antisommossa fermano il traffico per lasciarli passare.
Non è solo a Budapest, però, che il governo ugherese deve fare i conti con le tensioni generate dall'inviasione di immigrati dalla Serbia.
In mattinata sono, infatti, fuggiti dal centro di accoglienza di Roszke 300 immigrati.
Durante la fuga è morto un pachistano che ha battuto la testa cadendo sui binari. Nel pomeriggio, poi, un altro gruppo di 64 disperati è scappato da un centro di accoglienza vicino alla città di Bicske, nel centro dell'Ungheria dove ieri è stato fermato il treno che era stato fatto partire da Budapest. Intanto il New York Times accusa la polizia di usare spray urticanti contro donne e bambini che provano a oltrepassare la frontiera tra Ungheria e Serbia.
L’episodio, che il quotidiano americano documenta attraverso un video (guarda qui), sarebbe avvenuto nella notte del 30 agosto quando un gruppo di profughi siriani è stato respinto dagli agenti ungheresi mentre supplicava di entrare nel Paese. "Un agente mi ha fatto segno di venire avanti - racconta una donna al New York Times - e poi ha spruzzato lo spray contro di me e il mio bambino". Le immagini mostrano i bimbi che piangono con gli occhi e il volto rossi.
Ungheria, oltre il muro-colabrodo il traffico di migranti gestito dagli zingariOgni giorno 3mila clandestini eludono il muro ungherese. Gli zingari organizzano i taxi per portarli a Vienna
Sergio Rame - Ven, 28/08/2015
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ung ... 64133.htmlNon si ferma l’odissea delle migliaia di clandestini che battono la "rotta balcanica" e che sono in marcia perenne verso la prospera Europa.
Non si arresta neanche davanti alla barriera metallica e di filo spinato che il governo conservatore di Viktor Orban sta ultimando di erigere nel sud dell’Ungheria, lungo tutti i 175 chilometri della frontiera con la Serbia. A dimostrarlo sono le migliaia di nuovi arrivi che si registrano quotidianamente in territorio magiaro, ben tremila nelle ultime 24 ore, fra i quali 700 bambini. La stragrande maggioranza sono siriani, afghani e iracheni in fuga dalle guerre che sconvolgono i loro Paesi, ma vi sono anche tanti pachistani, palestinesi e africani. Un flusso che appare inarrestabile e che sembra quasi deridere le autorità di Budapest e la loro decisione sul muro "difensivo" dall’invasione di immigrati.
Al confine in territorio serbo vengono condotti in autobus, e poi a piedi tentano di entrare nell'area Schengen, in tanti ci riescono. Dall’Ungheria la quasi totalità dei profughi intende recarsi in Paesi del Nord Europa, in particolare Germania, Olanda, Svezia, Norvegia, nella speranza di un lavoro e di una vita più dignitosa. A Roeszke, a ridosso della frontiera con la Serbia, dove esiste un importante centro di prima accoglienza, i trafficanti di uomini fanno grandi affari. Organizzano taxi: 300 euro a testa, 500 tutta la macchina. Budapest è a 180 chilometri di autostrada. Chi non li ha procede in autobus o in treno."Ma il rischio dei controlli di polizia è alto - spiega l’avvocato Mohamad al Hariri, siriano di un paese a 20 chilometri da Damasco, a Repubblica - soprattutto per proseguire il viaggio verso Vienna".
Sulla strada per Asotthalom e Morahalom, località anch’esse a pochi chilometri dalla frontiera serba, si incontrano a più riprese gruppi di immigrati appena giunti in Ungheria, in marcia a piedi sotto il sole cocente e scortati da auto della polizia magiara verso i commissariati della zona. Tante le donne e i bambini, anche molto piccoli. In un prato a un incrocio stradale un centinaio di clandestini attendono seduti sull’erba e sotto lo sguardo vigile di poliziotti ungheresi l'arrivo di autobus che li condurranno a Roeszke e in altri centri di accoglienza della zona. Tra tutti, però, Roszke resta il centro nevralgico dell'onda umana che punta verso il cuore dell'Unione europea. "La notte è una baraonda - racconta la donna che gestisce il parcheggio dei tir - sono gli zingari a gestire il traffico...
Ungheria, così gli immigrati eludono il muro gente pericolosa. Caricano i profughi in auto e li portano a Budapest". A chi viene beccato della polizia ungherese, tocca tornare nei centri per l’identificazione.