Migranti, clandestini e envaxori

Re: Migranti, clandestini e envaxori

Messaggioda Berto » mar ago 18, 2015 9:30 pm

???

Avvenire e Famiglia Cristiana attaccano la Lega: "Fa aumentare la xenofobia"

Su Avvenire e Famiglia Cristiana nuovi attacchi al Carroccio. I vescovi tornano a sfidare Salvini: "Gli immigrati non si aiutano a casa loro"
Sergio Rame - Mar, 18/08/2015
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 61222.html

Non basta la frenata di monsignor Nunzio Galantino a raffreddare gli animi. I giornali cattolici continuano ad attaccare a testa bassa Matteo Salvini e la Lega Nord.

"La xenofobia non piega il Vangelo e la realtà". Con un editoriale in prima pagina a firma di Leonardo Becchetti, Avvenire dei vescovi critica quella "parte politico-mediatica che sta strumentalizzando il nodo immigrati per finalità esclusivamente propagandistiche, producendo come effetto collaterale l’aumento dell’ostilità e della xenofobia nel nostro Paese". Non è certo da meno Famiglia cristiana che tuona contro "i soliti noti e la xenofobia delle bufale".

L'editoriale di oggi ironizza soprattutto sulla Lega Nord che negli ultimi mesi ha preso posizioni molto nette contro un governo incapace di gestire l'emergenza immigrazione. "Aiutarli a casa loro, già - scrive Becchetti - ecco la soluzione geniale. Quasi che nessuno ci abbia mai pensato prima!". L’economista fa, quindi, presente che "ci sono decenni, anzi secoli, di esperimenti, studi, progetti di economia dello sviluppo, riflessioni della comunità credente nelle encicliche sociali. Tantissimi tentativi, qualche successo, molti errori. Ma per fortuna adesso c’è qualche politico nostrano, come il segretario della Lega Nord, che dice che 'andrà lì' con qualche amico industriale per vedere di risolvere il problema". E invece, conclude l'editoriale, "le migrazioni sono essenziali per aiutare 'loro' in casa loro e noi in casa nostra. Chiarito una buona volta questo punto, sarebbe bello cominciare finalmente a discutere insieme, di come distribuire i flussi tra i Paesi europei, minimizzare le morti e le altre terribili conseguenze delle tratte di esseri umani. Chiudendo la 'fabbrica della paura'".

Gli stessi toni di Avvenire, li ritroviamo su Famiglia Cristiana. "L’invasione, le malattie, il terrorismo, l’Italia senza soldi, la Chiesa che ci guadagna...": per il settimanale dei Paolini sono queste "tutte le sciocchezze che ci raccontano quelli che hanno contribuito a creare il problema immigrazione". "I soliti noti godono di un innegabile vantaggio: la loro merce è assai più facile da smerciare. È merce che fa male alla salute (degli individui e del Paese) ma va di più. Proprio come le patate fritte: fanno malissimo ma sono uno dei cibi più consumati. D’altra parte sono esperti nel vendere bufale", sottolinea Famiglia Cristiana replicando con dati alle paure sull’immigrazione, dai reati alle malattie, alle cifre sul fenomeno. Sulla Libia, terra dalla quale partono molti profughi, il giornale ricorda che "è precipitata nel caos" dal 2011, quando "gli Stati Uniti di Obama, la Francia di Sarkozy e la Gran Bretagna di Cameron decisero che bisognava far la guerra a Gheddafi e buttar giù il suo regime. Anche l’Italia, che poco prima si era acconciata a soddisfare tutti i capricci del Colonnello, si accodò alla spedizione e concesse le proprie basi per i bombardamenti. E chi c’era al Governo, allora? Sorpresa: i soliti noti di oggi, quelli che vanno a caccia di voti speculando sulla paura dei migranti. Provocano un’emergenza e poi la sfruttano, bravi davvero". Famiglia Cristiana ricorda, infine, l’impegno della Chiesa con "la sola Caritas che accoglie nelle sue strutture circa 20 mila persone, il 10% di tutti gli arrivi, sgravando lo Stato di un bel peso".

No a ła deocrasia creistian-catołego-romana.


Sto prete nol la conta justa!

L'intervento militare in Libia del 2011 è iniziato il 19 marzo ad opera di alcuni paesi aderenti all'Organizzazione delle Nazioni Unite autorizzati dalla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza che, nel marzo dello stesso anno, ha istituito una zona d'interdizione al volo sul Paese nordafricano ufficialmente per tutelare l'incolumità della popolazione civile dai combattimenti tra le forze lealiste a Mu'ammar Gheddafi e le forze ribelli nell'ambito della prima guerra civile libica.

https://it.wikipedia.org/wiki/Intervent ... a_del_2011

Le sommosse popolari scoppiate in Libia furono un ampio moto di protesta che, a partire dall'est del paese, coinvolse i maggiori centri abitati della Cirenaica, tra cui Bengasi, Beida e Dernai, in parte anche fomentate da mercenari del Qatar che hanno pagato delle tribù libiche affinché si ribellassero contro Tripoli. La presunta repressione armata con cui rispose il governo libico tramutò le proteste in scontro aperto tra forze governative e manifestanti, i quali, anche grazie alla defezione di poliziotti e militari libici che disertarono e si rifiutarono di aprire il fuoco sui civili, si organizzarono in gruppi armati.
La rivolta esplose sull'onda di un moto di protesta generalizzato che coinvolse la Tunisia, l'Egitto e diversi altri stati arabi. Parte della popolazione si schierò con i rivoluzionari, invocando la fine del regime quarantennale di Gheddafi.
La risposta violenta alla rivolta civile da parte di Gheddafi venne duramente condannata dalla comunità internazionale. Il regime del colonnello libico perse l'appoggio di alcuni dei suoi più importanti diplomatici libici in Europa e nel mondo, tra cui l'ambasciatore in Italia, gli ambasciatori a Parigi, Londra, Madrid e Berlino, e i diplomatici presso l'UNESCO e l'ONU.
L'UE e gli Stati Uniti procedettero all'attuazione di sanzioni economiche contro la Libia e contro gli interessi all'estero dello stesso Gheddafi e della sua famiglia.
...
Nel pomeriggio di sabato 19 marzo 2011, a seguito degli attacchi libici perpetrati in violazione al cessate il fuoco imposto dalla risoluzione ONU 1973, cominciarono le ricognizioni aeree dello spazio aereo libico da parte dei caccia Rafale, Mirage 2000-D e Mirage 2000-5 francesi supportati da un aereo AWACS anch'esso francese, che successivamente, alle 17:45 circa (ora locale), eseguirono un attacco contro le forze lealiste al regime di Gheddafi, colpendo quattro mezzi corazzati dell'esercito regolare impiegati nell'assedio di Bengasi (operazione Harmattan).
...
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Re: Migranti, clandestini e envaxori

Messaggioda Berto » mer ago 19, 2015 7:00 am

Tre immigrati gli occupano la casa: "Pagaci o ti portiamo via i bambini"

A Milano la denuncia di un cittadino che aveva comprato lo stabile per andarci ad abitare. Poi l'amara scoperta
Claudio Cartaldo - Lun, 17/08/2015

http://www.ilgiornale.it/news/milano/im ... ok+Interna

In questo modo occupano le case degli italiani e impediscono ai proprietari di ottenerle: si barricano all'interno con la scusa di avere bambini minorenni, fatto che allontana incredibilmente la possibilità per le forze dell'ordine di riconsegnare le abitazioni ai legittimi proprietari.

A Milano un 45enne calabrese aveva acquistato una casa, niente di strano. Se non fosse che un gruppo di egiziani gli hanno occupato l'immobile e poi, alle sue richieste di liberarlo, hanno avanzato una richiesta di 1000 euro. Come riporta milanotoday, alla richiesta hanno allegato anche la minaccia di portare "donne e bambini" nella casa e di rendere così impossibile lo sfratto.

Il proprietario dell'immobile non si è fatto intimorire e si è rivolto ai carabinieri di San Donato. I quali hanno arrestato i tre stranieri di 35anni proprio nel momento in cui intascavano i 1000 euro del ricatto. Ora sono detenuti al carcere di San Vittore con l'accusa di estorsione.
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Re: Migranti, clandestini e envaxori

Messaggioda Berto » mer ago 19, 2015 3:49 pm

???
Le urla inutili sui migranti
Quando impreca contro l’«invasione» la Destra italiana sembra fare di tutto per dimostrare il suo vuoto politico. Prima di impartire lezioni così aspre la Chiesa dovrebbe invece essere sicura di avere sempre evitato calcoli e silenzi prudenti
12 agosto 2015
http://www.corriere.it/cultura/15_agost ... F020103COR

Quando impreca contro «l’invasione degli immigrati» la Destra italiana sembra fare di tutto per dimostrare che la sua cifra essenziale resta il vuoto politico, l’inesistenza di idee e di programmi. A cui essa supplisce con appelli all’emotività, con il dar voce crudamente a «ciò che pensa la gente». Il che può anche essere giusto, ma cessa completamente di esserlo quando poi ci si guarda bene — come essa per l’appunto si guarda bene — dall’offrire ai sentimenti e alle opinioni suddetti la minima soluzione sensata, qualunque sbocco che non sia un no cieco, il chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Che cosa propone di fare Matteo Salvini, ad esempio, quando l’Sos di una zattera di disperati semisommersa dalle onde arriva a un nostro centro radio? Ce lo dica: in concreto non a chiacchiere, che cosa si dovrebbe fare? Lasciarli affogare e chiuderla lì? Magari speronarli per fare prima? E una volta raccolti dove li si porta? «Indietro»: indietro dove? Sulle coste libiche che sono terra di nessuno? per sbarcare sulle quali ci vuole un’operazione militare in piena regola, magari da replicare dieci volte a settimana ? È questo che propone Salvini?

Anche l’altra panacea sempre evocata dal capo leghista e dai suoi — «aiutarli a casa loro» — sembra alquanto nebulosa. I migranti arrivano da territori vastissimi, alcuni in stato di guerra. Che cosa si suggerisce di fare? Di dare alcuni milioni di euro ai più truci governi e poteri locali perché ci facciano il piacere di trattenerli? Di impiantare (così, senza essere invitati?) in quelle immense contrade (dal Corno d’Africa al Golfo di Guinea: milioni di chilometri quadrati) uno, due, cento Centri di qualcosa per cercare di dissuadere chi se ne vuole andare dal farlo?
Ma come, concretamente? Servendosi di quali e quanti mezzi? Un tale balbettio non vede coinvolta però solo la Destra leghista e parte di Forza Italia. Sul tema dell’immigrazione Beppe Grillo, infatti, pensa e parla esattamente come Salvini. Quel balbettio esprime dunque una più vasta diseducazione politica di una parte importante del Paese. Che non ama soffermarsi a riflettere su alcun problema in termini di soluzioni possibili, di modi realistici per attenuarne le conseguenze negative, ma la fa sempre facile, proponendo rimedi immaginari che esistono solo nella sua testa. E ogni volta sembra interessato solo a trovare un nemico contro cui scagliarsi.

È un’idea della politica autoreferenziale, ciecamente legata a quello che essa crede il proprio tornaconto, interessata solo alle contrapposizioni plateali. Quella politica, per l’appunto, che ha autorizzato il segretario della Conferenze episcopale italiana, monsignor Galantino, a definirne gli esponenti «piazzisti da quattro soldi che pur di raccattare voti dicono cose straordinariamente insulse». Vero. Ma forse per impartire lezioni così aspre bisognerebbe anche essere assolutamente sicuri di parlare in nome di un’ispirazione e di una prassi politiche del tutto scevre di calcoli e di silenzi prudenti, improntate solo alla verità e all’equità. In specie su un tema come quello dell’immigrazione, che per sua natura vede in gioco una molteplicità di cause e di attori, e quindi di responsabilità. E invece mi sembra di non aver mai sentito una coscienza pur necessariamente universale, come quella cui dà voce monsignor Galantino, esprimersi sul conto dei governi dei Paesi africani, ad esempio, con lo stesso piglio ultimativo, con lo stesso tono moralmente deprecatorio usati ogni giorno nei confronti dei governi dei Paesi europei. Eppure, se da un punto di vista cattolico questi ultimi appaiono colpevoli di uno scarso spirito di accoglienza, non hanno forse molte colpe e responsabilità anche i governi dei Paesi africani da cui proviene una così larga massa degli immigrati ?
Si tratta troppo spesso di governi nelle mani di personalità inadeguate, di cricche tribali, di militari violenti e guerrafondai, tutti di solito volti ad arricchirsi mettendo le mani su ogni risorsa possibile a cominciare dagli aiuti internazionali, del tutto disinteressati a migliorare le condizioni dei propri cittadini, perlopiù oppressive e violente talora in modo inaudito.

Credo bene che ci sia chi voglia o debba fuggire via! Ma se è così, non crede forse monsignor Galantino che governi del genere meritino una rampogna aspra e insistita perlomeno analoga a quella riservata ai governi, ai politici e alle opinioni pubbliche occidentali? Una rampogna che però, come dicevo, non mi sembra di avere mai udita.
Cercare di mettere la discussione sul terreno delle cose da fare, delle misure concrete e possibili, delle ragionevoli strategie di medio e lungo periodo da adottare: questo è ciò che a proposito del fenomeno migratorio ci serve. Unicamente e urgentemente questo. La Grecia insegna che i voti acquistati con la demagogia sono voti avvelenati. Ma neppure bastano i precetti morali, sia pure i più nobili, a governare le difficili cose di questo mondo.


Coanti ghi nè morti ente sti oltimi ani ? 2000 ? Beh se se ghese mandà via i primi, anca se li moriva e anca i secondi, non ghin saria rivà pì e anvençe de 2000 morti a ghin saria stà manco magari lomè 200.
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Re: Migranti, clandestini e envaxori

Messaggioda Berto » ven ago 21, 2015 4:12 pm

???

Abbiamo chiesto a un esperto cosa succederebbe se l'Europa aprisse a chiunque le sue frontiere
aprile 29, 2015

Di Matern Boeselager

http://www.vice.com/it/read/cosa-succed ... lemens-634

La scorsa domenica, 800 tra uomini, donne e bambini sono annegati nel Mediterraneo dopo che la loro imbarcazione è naufragata al largo della costa libica. La domenica precedente, il 12 aprile, avevano perso la vita altre 400 persone in circostanze simili. L'UNHCR stima che, dall'inizio di quest'anno, 1700 persone siano morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo e raggiungere l'Europa.

Qualche giorno dopo l'ultima strage, i leader dell'Unione Europea si sono riuniti in un Consiglio straordinario su richiesta dell'Italia. Tra le proposte emerse dal summit, quelle principali sono il rafforzamento della missione di pattugliamento Triton, campi di raccolta nei paesi africani di transito e l'apertura a interventi militari mirati contro i trafficanti.

Il problema di tutte queste idee è evidente. Il massimo che possono fare è minimizzare gli effetti visibili di una questione fondamentale: ci sono molte, moltissime persone che vogliono migrare verso l'Europa e che l'UE non vuole lasciare entrare. Lasciano il paese di origine per vari motivi—alcuni fuggono da guerre e persecuzioni, altri da povertà e la mancanza di prospettive—ma la risposte dell'UE rimane invariata: senza un visto, nessuno può entrare legalmente.

Eppure raramente ci si chiede perché le cose stanno effettivamente così. Nessuno penserebbe mai di impedire a un diciannovenne di Atene dal tentare la fortuna a Stoccarda. Questo non succede, per esempio, con un eritreo che senza visto decide di migrare in Italia.


Cosa accadrebbe se aprissimo le frontiere dell'UE e lasciassimo entrare chiunque vuole farlo?

Di questi tempi un'idea del genere può sembrare a dir poco assurda. Ci hanno abituati all'idea che i paesi economicamente più sviluppati devono difendere con ogni mezzo i propri confini per scongiurare flussi di immigrazione incontrollabile provenienti dai paesi più poveri. Così, anche se la tesi etica alla base dell'apertura delle frontiere sembra accettata da molti, la maggioranza sembra convinta che non si tratti un'opzione realistica.

Ma pochi sanno che alcuni accademici, principalmente economisti, hanno effettivamente valutato questa possibilità. Michael Clemens è uno di loro. Come membro del Center for Global Development si occupa da anni di migrazioni ed è giunto ad alcune conclusioni inaspettate. Tra cui il fatto che le restrizioni in materia di immigrazione "pongono uno dei principali limiti tra l'attuale benessere dell'umanità e il suo benessere potenziale." I suoi calcoli indicano che la libertà di muoversi attraverso i confini internazionali potrebbe raddoppiare il PIL mondiale.

Abbiamo chiesto a Michael Clemens di pensare a cosa succederebbe se l'UE decidesse improvvisamente di aprire le frontiere alla migrazione internazionale. Quello che ci ha detto è stato molto interessante.

VICE: Professor Clemens, a prescindere da motivazioni politiche, e in termini generici, perché le persone cercano di migrare verso paesi più ricchi?

Michael Clemens: Le persone provenienti da paesi più poveri migrano soprattutto per ottenere sicurezza per sé e per le proprie famiglie. Sicurezza e opportunità dipendono principalmente dal paese di provenienza, e il 97 percento della popolazione mondiale vive nel paese in cui è nata. Per quelli nati in paesi ricchi e sicuri, questa specie di lotteria ti mette in una condizione abbastanza soddisfacente. La maggior parte dei migranti sono persone che hanno deciso che non lasceranno che siano questi esiti della lotteria a determinare il corso delle loro vite.

Quando si tratta del nostro paese, sappiamo perché uno lascia quartieri che sono pericolosi, poveri, o entrambe le cose. Sono le stesse ragioni per cui altri lasciano paesi che sono pericolosi, poveri o entrambe le cose. Ma ci sono due differenze. Nei paesi poveri e pericolosi ci sono persone che vivono a livelli di rischio e miseria che neanche le persone più povere dei paesi ricchi affronterebbero o sarebbero in grado di immaginare. E, naturalmente, nessuno pattuglia le vie di accesso ai quartieri poveri con un'arma in mano, costringendo la gente a rimanere dentro.

Quindi cosa accadrebbe se l'UE aprisse completamente le sue frontiere? Verrebbe inondata da migranti provenienti da paesi più poveri?
I flussi migratori sono molto difficili da prevedere. Posso fare l'esempio di due occasioni in cui il Regno Unito ha revocato le restrizioni in materia di immigrazione. Nel 2004 lo ha fatto per la Polonia; l'immigrazione è stata molto più abbondante del previsto. Nel 2014 è successo per la Romania: i flussi sono stati molto più esigui del previsto.

Ciò di cui possiamo essere certi è che molte persone fanno previsioni apocalittiche. Quando la Germania ha revocato le restrizioni sull'immigrazione polacca nel 2012, i sindacati tedeschi avevano previsto un milione di ingressi nel corso dell'anno successivo. L'effettiva immigrazione polacca quell'anno è stata del 10% di quella previsione; l'altro 90% era pura immaginazione. Quando gli Stati Uniti hanno aperto le frontiere alla Micronesia, uno stato insulare povero, nel 1986, molti avevano previsto che i micronesiani avrebbero inondato le Hawaii e la California. 14 anni più tardi, meno del 6 percento della popolazione della Micronesia si era trasferita negli Stati Uniti.

Quindi, cosa accadrebbe a livello mondiale? Abbiamo alcuni dati dal Gallup World Poll che possono essere essere considerati soltanto a livello suggestivo. Ogni anno i sondaggisti Gallup vanno nella maggior parte dei paesi della terra, e in ogni paese, pongono a circa 1000 adulti la stessa serie di domande. Una delle domande riguarda la loro intenzione a emigrare o meno, e se sì, dove.

Questa è la miglior prova diretta a nostra disposizione. Ma ritengo sia solo suggestiva, perché non sappiamo in che misura i desideri dichiarati riflettano un comportamento reale. Molti di coloro che rispondono "sì" potrebbero aver espresso un semplice desiderio, senza avere piani in quel senso - allo stesso modo in cui potresti rispondere di "si" a un sondaggio in cui ti chiedono se ti piacerebbe un giorno avere una tua attività. E molti di quelli che dicono "no" potrebbero riconsiderare la propria decisione, se avessero modo di migrare senza pagare dei trafficanti e rischiando la vita. Quindi la vera risposta è che le scienze sociali non rilevano certezze, ma rilevano una tendenza sistematica dei gruppi di interesse a fare previsioni eccessive in materia di flussi.

Che impatto avrebbe l'afflusso di immigrati sull'economia europea?
I dati a nostra disposizione mostrano che in termini generali l'immigrazione ha avuto un impatto positivo sulla crescita economica in Europa. Ciò è vero anche per quel che riguarda le previsioni più sofisticate degli economisti sul futuro. Christian Lutz e Ingo Wolter per esempio prevedono un effetto positivo sulla crescita economica tedesca. E così Katerina Lisenkova e Miguel Sanchez per il Regno Unito. E così via.

Potremmo dire che si tratta di un parere condiviso tra gli economisti. Il che la dice lunga, perché gli economisti sono noti per porre obiezioni su tutto. Ma tutte le prove in nostro possesso evidenziano grandi guadagni dell'attività economica complessiva a fronte della riduzione di ostacoli alla circolazione dei lavoratori. Il 96 percento degli economisti del lavoro americani concorda sul fatto che negli Stati Uniti i benefici economici provenienti dall'immigrazione superano le perdite.

Siamo di fronte a un parere unanime. Ma c'è comunque un gruppetto di economisti che fa vaghe affermazioni sul danno economico proveniente dall'immigrazione. Solitamente non hanno ricerche peer reviewed a sostegno di tale affermazione, e il loro parere dovrebbe essere considerato un'opinione politica piuttosto che il riflesso di una competenza in ambito economico.

Certamente la velocità ha la sua importanza. Esistono molteplici ragioni per aspettarsi che l'impatto di un milione di immigrati vari a seconda che arrivino nell'arco di tre anni o nell'arco di venti. Ma questo aspetto è in gran parte assente dal dibattito pubblico, che tende invece a concentrarsi su affermazioni alla "fermiamoli tutti" o "accogliamoli tutti e subito".

Un dibattito che possa ritenersi tale dovrebbe cominciare dal riconoscere l'esistenza di ricerche che dicono che ci sono grandi vantaggi economici complessivi, e discuterebbe di come poter trarre questi benefici. Lo sviluppo economico nei paesi poveri è associato a una maggiore emigrazione, non minore, per le stesse ragioni per cui è più probabile che una persona di un quartiere periferico vada a vivere e lavorare in una zona di lusso del centro quando quel quartiere periferico si arricchisce. Una delle grandi sfide politiche del ventunesimo secolo riguarda la creazione politiche che traducano la mobilità in beneficio economico, piuttosto che la costruzione blocchi navali e centri di detenzione di massa.

I lavoratori europei andrebbero incontro a una diminuzione dei salari? Per un mercato è possibile integrare, diciamo, milioni di nuovi lavoratori, alcuni dei quali non qualificati?
I flussi migratori del futuro potrebbero far aumentare i salari e l'occupazione del lavoratore europeo standard.

Le conferme arrivano dagli economisti Mette Foged e Giovanni Peri. Hanno studiato i salari e l'occupazione di ogni singolo lavoratore della Danimarca dal 1991 al 2008 (si, ognuno) e controllano come hanno risposto al forte afflusso di rifugiati provenienti da luoghi come la Somalia e l'Afghanistan. Questo flusso ha portato all'aumento dei salari e dell'occupazione degli autoctoni non qualificati.

Per capire il perché, bisogna fare un passo indietro. Quando c'è un unico posto di lavoro nell'ambito delle costruzioni o dell'assistenza all'infanzia, occupando quel posto un migrante lo leva a un autoctono. Ma questo è solo l'inizio del funzionamento del mercato del lavoro. Quando c'è immigrazione, i lavoratori autoctoni fanno scelte diverse. Fogge e Peri mostrano come i lavoratori danesi non altamente qualificati hanno risposto agli afflussi di migranti specializzandosi in occupazioni che richiedono mansioni più complesse e meno lavoro manuale.

E in presenza di migranti le imprese rivendono i loro investimenti, passando da tecnologie che eliminano posti di lavoro poco qualificati a metodi a favore di immigrati e nativi non altamente qualificati. Molto semplicemente, i lavoratori stranieri non sono semplici lavoratori, ma sono anche consumatori. I migranti con salari bassi tendono a consumare in posti come fast food e grandi magazzini, i cui prodotti sono fatti e venduti da altri lavoratori con salari bassi.

Tutte queste cose implicano che i migranti scarsamente qualificati finiscono sia col togliere che col creare posti di lavoro. Il dato è positivo anche in luoghi in cui i politici dichiaravano che fosse negativo. Far passare un messaggio del genere sarà complicato, perché i modi in cui i migranti riempiono i posti di lavoro sono diretti e visibili; mentre i modi in cui creano posti di lavoro sono indiretti e invisibili.

Il sistema di welfare potrebbe crollare, dovendo prevedere a troppe persone? Ci sono modi per attenuare questo fenomeno?
Le discussioni ragionevoli sull'immigrazione e sul benessere devono partire dai fatti.
Attualmente, lo stato sociale in Europa dipende complessivamente dai migranti, e non il contrario. ???

Un rapporto dell'OCSE del 2013 ha rilevato che una famiglia media di migranti contribuiva in media con più di 3000 euro di tasse, più di quanto non avesse ricevuto in benefici. Ciò significa che il lavoro complessivo dei migranti sta sovvenzionando gli stati europei, aiutando gli europei a provvedere alle spese per l'istruzione dei loro figli, e la cura dei loro nonni. La questione è: senza migranti, i sistemi di welfare europei crollerebbero? ???

È improbabile che le cose cambino sotto la pressione di maggiori flussi migratori. Questo perché, come emerge dal rapporto OCSE, i nuovi migranti sono solitamente persone giovani e sane, il tipo di persona che contribuisce direttamente alle casse dello stato.

Inoltre, il welfare può regolare i flussi migratori. Lo studio dell'OCSE rileva grandi differenze tra i vari paesi: le conseguenze positive a livello fiscale degli immigrati in Norvegia sono due volte più grandi di quelle in Danimarca. L'impatto fiscale degli immigrati è una decisione che viene presa dai vari paesi. Nel Regno Unito, i richiedenti asilo ricevono benefici perché viene proibito loro di lavorare. In pratica, gli elettori sostengono un sistema che mette in atto un meccanismo del genere, e poi alcuni di quegli stessi elettori si lamentano dei richiedenti asilo perché non generano entrate fiscali.

Il cospicuo numero di persone provenienti da paesi meno sviluppati potrebbe avere problemi a livello culturale o sociale?
I nostri preconcetti sull'immigrazione vanno così in profondità da insinuarsi nell'uso che facciamo della lingua. Si sente spesso dire che i problemi sociali "nascono" dall'immigrazione. Pensate per un attimo alle ipotesi che ci sono necessarie per formulare questa affermazione.

Supponiamo che una donna venga attaccata da un uomo in strada, mentre cammina per andare a lavoro. Che cosa ha causato l'attacco? Dipende dalle vostre ipotesi. Nel mondo ci sono persone non credono che le donne dovrebbero avere il pieno diritto di lavorare o di camminare per strada. Queste persone direbbero che la causa dell'attacco è la famiglia della donna, che le ha permesso di avere un lavoro e di andare in giro senza essere sorvegliata. Se invece ritieni che una donna abbia il diritto inalienabile di lavorare e andare in giro, parleresti sicuramente di cause diverse: la causa dell'attacco è stata la decisione di chi l'ha effettivamente attaccata.

Allo stesso modo, quando si organizzano proteste contro i migranti, talvolta sotto la minaccia della violenza, molti potrebbero descriverlo come un conflitto sociale "causato" dall'immigrazione. Questo punto di vista presuppone che tu abbia già deciso che i migranti non hanno il diritto di trovarsi lì, per la stessa ragione per cui dire che gli attacchi contro le donne derivano dalla loro presenza sul marciapiede presuppone che tu abbia già deciso che le donne non hanno il diritto a camminare sul marciapiede.

È qui che il ragionamento si autogiustifica. I conflitti sociali "derivanti" dall'immigrazione vengono usati per giustificare il fatto che i migranti non dovrebbero avere il diritto di trovarsi in un paese. Ma il conflitto "deriva" dall'immigrazione solo se cominciamo a credere che i migranti non hanno il diritto di trovarsi in quel paese. Si basa tutto sui preconcetti.

Bene. Ma la maggiore facilità nell'emigrazione non danneggerebbe lo sviluppo dei paesi più poveri da cui provengono queste persone?
Stiamo parlano di politiche di immigrazione. Non è questione di capire se le persone dovrebbero o meno rimanere nei paesi poveri. Stiamo parlando della misura in cui i paesi ricchi dovrebbero o meno ostacolare con forza la migrazione. Questo è ciò che fa la "politica migratoria". Un visto non obbliga una persona a muoversi; un visto è la decisione di non fermare in maniera attiva quella persona impedendole di muoversi.
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Re: Migranti, clandestini e envaxori

Messaggioda Berto » ven ago 21, 2015 8:10 pm

Slovacchia: accoglieremo pochi migranti e solo cristiani
giovedì, 20, agosto, 2015
http://www.imolaoggi.it/2015/08/20/slov ... -cristiani

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... acchia.jpg

Migranti? Sì grazie, ma solo cristiani. È questa la singolare soluzione prospettata dalla Slovacchia per fare fronte all’emergenza immigrazione che, lentamente, sta raggiungendo anche l’Europa centrale.

Il governo del piccolo Stato mitteleuropeo, guidato dal socialista Robert Fico, ha infatti comunicato all’Unione Europea la propria disponibilità ad accogliere alcuni richiedenti asilo siriani, sia pure in numero limitato: appena duecento migranti. Ma c’è una condizione: a Bratislava avrebbero accettato solo a patto che tutti i nuovi arrivati fossero rigorosamente cristiani.

Parlando con The Wall Street Journal, un portavoce del ministero degli Interni slovacco ha spiegato: “In Slovacchia non abbiamo moschee e pertanto vogliamo poter scegliere solo migranti cristiani.”

il premier Fico ha dichiarato: “La Slovacchia è un Paese cristiano, non possiamo tollerare l’invasione di 300.000-400.000 musulmani che vorrebbero riempirci di moschee e cambiare la natura, la cultura e i valori nazionali.”

Fonti della Commissione Ue hanno OVVIAMENTE E MAOMETTANAMENTE replicato alle esternazioni del premier slovacco criticandone lo spirito: “Agiamo nello spirito dei Trattati Ue che impediscono qualsiasi forma di discriminazione”.
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Re: Migranti, clandestini e envaxori

Messaggioda Berto » sab ago 22, 2015 7:22 am

SIRIA / GRECIA
21/08/2015 - 15:14
"Guardate questo papà mentre abbraccia i suoi figli. E riflettete"
Postata in rete, la foto di un padre siriano che piange con emozione dopo il suo arrivo in Grecia, sano e salvo con la sua famiglia, sta suscitando forti emozioni. E invita a riflettere

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... l_3jpb.jpg

http://www.tio.ch/News/Estero/Cronaca/1 ... riflettete


ATENE - Le foto dei migranti siriani che arrivano in Grecia affollano i social network. Ma tra questo enorme flusso di immagini, ce n'è una che che si sta facendo notare tra gli internauti: è quella a Laith Majid.

Arrivato sano e salvo a Kos, il padre, che abbraccia la figlia e il figlio, ha sul volto disegnate le forti emozioni provate in quel momento. Emozioni che sfondano, con un solo scatto, il muro di ignoranza che si erge in rete tra chi, con molta superficialità, apostrofa in malo modo chi vive un dramma e si confronta giornalmente con grandi sofferenze.

Come spiega 20minutes.fr, questa foto ha fatto il giro del mondo, prima in rete, poi su vari media. Il "New York Times", ad esempio, ha pubblicato l'immagine spiegando che: "Il gruppo ha attraversato il mare partendo dalla località turca di Bodrum su un semplice gommone stracarico, con a bordo quindici persone tra uomini, donne e bambini".

L'immagine, che dà un volto, un nome e una storia a quella che è la condizione dei migranti, ha generato una cascata di reazioni sul web. Molti utenti su Internet si sono identificati con questo padre, sconvolto, ma anche felice per essere riuscito a mettere la sua famiglia al sicuro.

"A coloro che in rete aggrediscono con i loro post i migranti bisognerebbe mostrare questo papà, in fuga dalla guerra in Siria, mentre abbraccia i suoi figli. E pensare prima di commentare", ha twittato un utente.

Il fotografo piange ancora quando ci ripensa - Il fotografo che ha immortalato questa scena, sabato mattina a Kos, è il tedesco Daniel Etter. “Sono scosso dalle lacrime quando ripenso a questa famiglia. E’ per vivere momenti come questi che vale la pena fare il mio lavoro” - ha commentato sui social. Il giovane fotografo 34enne ha spiegato su Facebook di non essere il genere di persona che si emoziona facilmente, ma che “piange ancora” quando ripensa alla reazione di questo padre.

Ha raccontato di aver visto un “gommone in parte sgonfio” che stava raggiungendo la riva. “Non mi hanno visto. La loro reazione è stata stupendamente spontanea. Una marea di emozioni sono esplose allo stesso tempo. La gioia di avercela fatta, l’amore per la loro famiglia, il dolore per tutto quello che hanno passato” spiega Etter, che ha potuto discutere con la moglie di Laith Majid, professoressa d’inglese a Deir-ez-Zor. La donna ha raccontato la fuga dalla loro casa. la fuga da una città assediata dalla guerra. Un luogo distrutto dai combattimenti tra gli islamisti e l’armata di Assad.

Una vita migliore in Germania? - Secondo Buzzfeed, il padre ha pagato 6.500 dollari per affrontare il pericoloso viaggio assieme alla moglie, il figlio e la figlia di tre anni. Daniel Etter spiega che sono stati temporaneamente accolti in una semplice tenda sul lungomare. Il loro intento è quello di raggiungere un posto dove i loro figli possano vivere in sicurezza. Forse la Germania.
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Re: Migranti, clandestini e envaxori

Messaggioda Berto » lun ago 24, 2015 9:43 pm

Muxlim ke no łi vol i paki de ła croxe rosa parké łi ga ła croxe, mi łi łasaria morir, no ghe daria gnaon aio e no łi łasaria asołutamente entrar en Ouropa.

Mussulmani profughi in Macedonia che rifiutano i pacchi della croce rossa perché hanno la croce (se così fosse io li lascerei morire ma non li lascierei entrare assolutamente).
https://www.facebook.com/24063870610942 ... 4978876465

Muslims at the macedonian border, refusing Red Cross packages offered because of the red cross on the packages (a symbol of christianity according to the Muslim belief).
Another proof show this is not "asylum seekers" but an organized Muslim invasion to Europe.

I musulmani alla frontiera macedone , rifiutano i pacchetti dono della Croce Rossa a causa della croce rossa sui pacchetti ( un simbolo del cristianesimo secondo la credenza musulmana ) .
Un altro spettacolo a prova che questo non è "un richiedere asilo ", ma un'invasione musulmana organizzata in Europa .

https://www.facebook.com/24063870610942 ... 4978876465
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Re: Migranti, clandestini e envaxori

Messaggioda Berto » gio ago 27, 2015 3:54 pm

La differenza tra tasse contributi in rapporto alla spesa pubblica
di Gian Antonio Stella
23 novembre 2014
http://www.corriere.it/cronache/14_nove ... f835.shtml

I 3,9 miliardi che i migranti danno all’economia italiana
Ha ragione papa Francesco: gli immigrati sono una ricchezza. Lo dicono i numeri. Fatti i conti costi-benefici, spiega un dossier della fondazione Moressa, noi italiani ci guadagniamo 3,9 miliardi l’anno. E la crisi, senza i nuovi arrivati che hanno fondato quasi mezzo milione di aziende, sarebbe ancora più dura. Certo, è facile in questi tempi di pesanti difficoltà titillare i rancori, le paure, le angosce di tanti disoccupati, esodati, sfrattati ormai allo stremo. Soprattutto in certe periferie urbane abbruttite dal degrado e da troppo tempo vergognosamente abbandonate dalle pubbliche istituzioni. Ma può passar l’idea che il problema siano «gli altri»?
Non c’è massacro contro i nostri nonni emigrati, da Tandil in Argentina a Kalgoorlie in Australia, da Aigues Mortes in Francia a Tallulah negli Stati Uniti, che non sia nato dallo scoppio di odio dei «padroni di casa» contro gli italiani che «rubavano il lavoro». Basti ricordare il linciaggio di New Orleans del 15 marzo 1891, dove tra i più assatanati nella caccia ai nostri nonni c’erano migliaia di neri, rimpiazzati nei campi di cotone da immigrati siciliani, campani, lucani.

Eppure quei nostri nonni contribuirono ad arricchire le loro nuove patrie («la patria è là dove si prospera», dice Aristofane) proprio come ricorda Francesco: «I Paesi che accolgono traggono vantaggi dall’impiego di immigrati per le necessità della produzione e del benessere nazionale».
Creano anche un mucchio di problemi? Sì. Portano a volte malattie che da noi erano ormai sconfitte? Sì. Affollano le nostre carceri soprattutto per alcuni tipi di reati? Sì. Vanno ad arroccarsi in fortini etnici facendo esplodere vere e proprie guerre di quartiere? Sì. E questi problemi vanno presi di petto. Con fermezza. C’è dell’altro, però . E non possiamo ignorarlo.

Due rapporti della Fondazione Leone Moressa e Andrea Stuppini, collaboratore de «lavoce.info», spiegano che non solo le imprese create da immigrati sono 497 mila (l’8,2% del totale: a dispetto della crisi) per un valore aggiunto di 85 miliardi di euro, ma che nei calcoli dare-avere chi ci guadagna siamo anche noi. Nel 2012 i contribuenti nati all’estero sono stati poco più di 3,5 milioni e «hanno dichiarato redditi per 44,7 miliardi di euro (mediamente 12.930 euro a persona) su un totale di 800 miliardi di euro, incidendo per il 5,6% sull’intera ricchezza prodotta». L’imposta netta versata «ammonta in media a 2.099 euro, per un totale complessivo pari a 4,9 miliardi». Con disparità enorme: 4.918 euro pro capite di Irpef pagata nel 2013 in provincia di Milano, 1.499 in quella di Ragusa.
A questa voce, però, ne vanno aggiunte altre. Ad esempio l’Iva: «Una recente indagine della Banca d’Italia ha evidenziato come la propensione al consumo delle famiglie straniere (ovvero il rapporto tra consumo e reddito) sia pari al 105,8%: vale a dire che le famiglie straniere tendono a non risparmiare nulla, anzi ad indebitarsi o ad attingere a vecchi risparmi. Ipotizzando che il reddito delle famiglie straniere sia speso in consumi soggetti ad Iva per il 90% (escludendo rimesse, affitti, mutui e altre voci non soggette a Iva), il valore complessivo dell’imposta indiretta sui consumi arriva a 1,4 miliardi di euro». Più il gettito dalle imposte sui carburanti (840 milioni circa), i soldi per lotto e lotterie (210 milioni) e rinnovi dei permessi di soggiorno (1.741.501 nel 2012 per 340 milioni) e così via: «Sommando le diverse voci, si ottiene un gettito fiscale di 7,6 miliardi».

Poi c’è il contributo previdenziale: «Considerando che secondo l’ultimo dato ufficiale Inps (2009) i contributi versati dagli stranieri rappresentano il 4,2% del totale, si può stimare un gettito contributivo di 8,9 miliardi». Cosicché «sommando gettito fiscale e contributivo, le entrate riconducibili alla presenza straniera raggiungono i 16,6 miliardi».
Ma se questo è quanto danno, quanto ricevono poi gli immigrati? «Considerando che dopo le pensioni la sanità è la voce di gran lunga più importante e che all’interno di questa circa l’80% della spesa è assorbita dalle persone ultrasessantacinquenni», risponde lo studio, l’impatto dei nati all’estero (nettamente più giovani e meno acciaccati degli italiani) è decisamente minore sul peso sia delle pensioni sia della sanità, dai ricoveri all’uso di farmaci. Certo, è maggiore nella scuola «dove l’incidenza degli alunni con cittadinanza non italiana ha raggiunto l’8,4%», ma qui «la parte preponderante della spesa è fissa».
E i costi per la giustizia? «Una stima dei costi si aggira su 1,75 miliardi di euro annui». E le altre spese? Contate tutte, rispondono Stuppini e la Fondazione. Anche quelle per i Centri di Identificazione ed Espulsione: «Per il 2012 il costo complessivo si può calcolare in 170 milioni».

In ogni caso, prosegue il dossier, «si è considerata la spesa pubblica utilizzando il metodo dei costi standard, stimando la spesa pubblica complessiva per l’immigrazione in 12,6 miliardi di euro, pari all’1,57% della spesa pubblica nazionale. Ripartendo il volume di spesa per la popolazione straniera nel 2012 (4,39 milioni), si ottiene un valore pro capite di 2.870 euro». Risultato: confrontando entrate e uscite, «emerge come il saldo finale sia in attivo di 3,9 miliardi». Per capirci: quasi quanto il peso dell’Imu sulla prima casa. Poi, per carità, restano tutti i problemi, i disagi e le emergenze che abbiamo detto. Che vanno affrontati, quando serve, anche con estrema durezza. Ma si può sostenere, davanti a questi dati, che mantenere l’estensione della social card ai cittadini nati all’estero ma col permesso di soggiorno è «un’istigazione al razzismo»?

Per non dire dell’apporto dei «nuovi italiani» su altri fronti. Dice uno studio dell’Istituto Ricerca Sociale che ci sono in Italia 830 mila badanti, quasi tutte straniere, che accudiscono circa un milione di non autosufficienti. Il quadruplo dei ricoverati nelle strutture pubbliche. Se dovesse occuparsene lo Stato, ciao: un posto letto, dall’acquisto del terreno alla costruzione della struttura, dai mobili alle lenzuola, costa 150 mila euro. Per un milione di degenti dovremmo scucire 150 miliardi. E poi assumere (otto persone ogni dieci posti letto) 800 mila addetti per una spesa complessiva annuale (26mila euro l’uno) di quasi 21 miliardi l’anno. Più spese varie. Con un investimento complessivo nei primi cinque anni di oltre 250 miliardi.




Assurdità?

Abbiamo chiesto a un esperto cosa succederebbe se l'Europa aprisse a chiunque le sue frontiere
aprile 29, 2015 di Matern Boeselager
http://www.vice.com/it/read/cosa-succed ... lemens-634


Nell'articolo è scritto:
...
Un rapporto dell'OCSE del 2013 ha rilevato che una famiglia media di migranti contribuiva in media con più di 3000 euro di tasse, più di quanto non avesse ricevuto in benefici. Ciò significa che il lavoro complessivo dei migranti sta sovvenzionando gli stati europei, aiutando gli europei a provvedere alle spese per l'istruzione dei loro figli, e la cura dei loro nonni.
...

Altre voci ensementi cofà coeła de Steła łe dixe:
http://www.corriere.it/cronache/14_nove ... f835.shtml
che il saldo tra quello che danno i migranti occupati allo stato italiano in tasse e tributi e contributi e quello che ricevono in servizi, assistenza e pensioni dallo stato italiano è di 3,9 miliardi a favore dello stato italiano che quindi sarebbe in debito e che con tale differenza potrebbe aiutare altri migranti.

Me despiaxe tanto ma lè na ensemensa granda
perché con la stessa logica noi veneti potremmo dire che il nostro saldo è di 20 miliardi a nostro sfavore e che quindi lo stato italiano ci deve 20 miliardi ogni anno che potrebbero restare qui e miliorare le nostre condizioni di vita.
Sono anni che lo stato italiano ci spoglia di quello che è nostro per sostenere i privilegi delle caste e dei parassiti.
Se questo argomento ha un senso per i migranti lo dovrebbe a maggior ragione avere anche per noi veneti.

Su RAI 3 ho appena ascoltato il fanfarone Dalema dire che il 12% del PIL italiano è prodotto dai migranti e che se non ci fossero i loro contributi lo stato italiano non potrebbe pagare le pensioni. Che filibustiere!
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Re: Migranti, clandestini e envaxori

Messaggioda Berto » gio ago 27, 2015 7:35 pm

PIER LUIGI MELIS
https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 32492696:0

– Se la sinistra ama veramente i clandestini, li faccia entrare a milioni: vedrete come reagiranno i cittadini che li vota!

Signori politici politicamente corretti e corrotti della sinistra, prelati alla Galantino, intellettuali al caviale, se sull’immigrazione veramente avete le forti convinzioni di cui continuamente vi vantate, siate allora coerenti con le vostre idee.
Da anni mantrate predicando l’inarrestabilità di un fenomeno epocale causato, a vostro dire, da guerre, carestie ed altri disastri presenti in tutto il mondo, dall’Occidente predatore e guerrafondaio. Avete sì smesso di ripetere che gli immigrati sono necessari per la nostra economia, tanto non vi crederebbe neppure un idiota, però, non potendovi più attaccare ad argomenti di carattere economico, speculate (che squallore!) sul senso di pietà delle persone (sentimento non presente nelle altre culture) per poi speculare meglio sui ritorni economici e politici di tale operazione.
Addirittura un immigrazionista e negazionista della verità della vostra sinistra congrega arriva a dire: “ … nessuno sembra rendersi conto che siamo davanti a una popolazione non di nemici, venuti per distruggerci o per vivere alle nostre spalle, ma di candidati alla libertà, innamorati della nostra terra promessa, del nostro modello di società, dei nostri valori, che inneggiano «Europa! Europa!» proprio come milioni di emigranti europei, sbarcati a Ellis Island, gridavano «America! America!».
E non voglio nemmeno far cenno a quelle infami dicerie che questo assalto immaginario sarebbe orchestrato dagli strateghi clandestini di un travaso di popolazioni venute a soppiantarci, o peggio ancora, da una jihad internazionale che avrebbe trovato la filiera perfetta per infiltrare i suoi futuri terroristi nei Thalys di domani. Conseguenza di questi tentennamenti è un Mediterraneo abbandonato agli scafisti che sono i veri beneficiari del vuoto giuridico in cui ci dibattiamo, e che abbiamo la vana pretesa, per di più, di voler combattere «senza tregua». Il risultato è un Mare Nostrum che si va trasformando in un gigantesco cimitero marino - 2.350 annegati in mare solo dall’inizio di quest’anno.”
Quanto tali popolazioni di migranti, nella stragrande maggioranza di fede islamica, siano “candidati alla libertà, innamorati della nostra terra promessa, del nostro modello di società”, lo abbiamo visto: buttano a mare i (pochissimi) cristiani che viaggiano con loro sui barconi, obbligano le loro donne a tenere il velo, ed una volta a terra ripuliti e rifocillati non esitano a mettere a ferro e fuoco (in senso letterale) le strutture che li accolgono, a buttare per terra il cibo che gli offriamo ed ad bloccare le strade del continente per il quale “inneggiano «Europa! Europa!”.
Per la cronaca, il genio immigrazionista e negazionista di cui sopra è il filosofo (?) francese B. H. Levy, e le sue frasi riportate provengono dal suo ultimo articolo pubblicato in quel tempio del politicamente corretto altresì noto come Corriere della sera.
Ora, come Levy non vuol far cenno a certe infami dicerie, neppure io voglio far cenno agli infami negazionismi del filosofo (?) riguardo la volontà di infiltrazione di terroristi da parte delle loro organizzazioni – a sbugiardarlo ci pensano già i servizi segreti di mezzo mondo con le loro informative, che saranno forse un po’ più attendibili dei teoremi partoriti da certi pseudo-intellettuali adagiati su comode chaise-longue, magari sorseggiando un cocktail raffinato in una terrazza panoramica -, bensì soffermarmi sull’ultima frase dell’editorialista francese che ho riportato, relativa alle tragiche morti durante la traversata del Mediterraneo.
Ebbene, signori della sinistra, siate coerenti sino in fondo. Siete veramente convinti di quello che da anni mantrate? Allora, visto che siete al potere in quasi tutta l’Europa che conta (certo, perché anche la Merkel è di sinistra), non vi resta che una sola cosa da fare: aprire del tutto le frontiere.
Volete evitare le morti? Concedete il visto a chiunque lo richieda, anzi, abolitelo del tutto; fate sì che gli stranieri giungano in Europa comodamente su navi, aerei o treni; abolite anche i controlli alle frontiere, tanto non vi risultano evidenze di pericolose infiltrazioni terroristiche. Dite che non ci sarà alcuna immigrazione massiccia, che mai arriverebbero milioni di persone? Favorite gli arrivi legali nel nostro continente.
Pensate, in brevissimo tempo non si parlerà più di scafisti, di schiavisti, di crimine e terrorismo legati alla tratta dei clandestini, frutto di un proibizionismo che secondo i vostri discorsi sarebbe da superare quanto prima. Avrete eliminato a costo zero una gigantesca fetta di crimine e di terrorismo sulla sponda sud del Mediterraneo. Ed infine, potrete sempre legalmente introitare i tremila euro che i clandestini sborsano (così dicono, ma secondo voi certamente c’è da credere loro) per le traversate, a tutto vantaggio delle nostre esauste e voraci casse …
Ma non lo farete, chiaramente. Sapete bene pure voi che tali decisioni porterebbero anche i vostri più fedeli votanti autoctoni su versanti politici a voi opposti, ed a questo punto vi rimarrebbero soltanto gli immigrati, ancora troppo pochi per garantire un risultato elettorale blindato.
Meglio un approccio graduale all’islamizzazione dell’Europa, a costo di dover piangere (ma piangete sul serio?) altre morti delle quali risultate almeno corresponsabili. Il filtro ed il controllo delle frontiere, per il momento, è meglio appaltarli a scafisti e terroristi.
Anche se i migranti continueranno a soffocare ed affogare in mezzo al mare, se ne potrà sempre dare la colpa ai vari Salvini ed alle varie Le Pen. Fa niente che essi non governino e dunque non possano avere ruolo alcuno nelle tragiche traversate, tanto dalle vostre parti la razionalità è già naufragata. O meglio, per usare un termine apprezzato dal sig. B. H. Levy, decostruita.
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Re: Migranti, clandestini e envaxori

Messaggioda Berto » sab ago 29, 2015 3:35 pm

Pistoia, profughi in Questura: «Vogliamo tornare a Trapani a fare l’Acquagym»
martedì, 25, agosto, 2015

http://www.imolaoggi.it/2015/08/25/pist ... ment-59355

Erano arrivati da Trapani a Maresca, ma il soggiorno nella provincia di Pistoia si è rivelato una delusione per cinque profughi subsahariani. Abituati per un anno e 8 mesi alla piscina, a essere serviti a pranzo e a cena e a non dover pensare alle bollette o a rigovernare “casa”, poche settimane fa sono piombati in Questura: «Fateci tornare a Trapani a fare l’Acquagym». Questa la loro richiesta, dopo aver scoperto che a Maresca avrebbero dovuto attenersi alle regole della prima Accoglienza, in gran parte mutuate dal progetto dello Sprar,per i richiedenti asilo, e dire addio alla vita da nababbi. E così due di loro sono andati via, gli altri tre sono rimasti, ma a malincuore.

Una storia che Roberto Niccolai, il coordinatore dell’area intercultura della cooperativa «Gli Altri» (vincitrice con altre coop dei bandi per la gestione dei programmi di accoglienza e Sprar) racconta con l’amaro in bocca. Esempio perfetto delle falle nel sistema dell’accoglienza. «E’ gravissimo che quei ragazzi siano stati abituati a pensare che l’Italia sia il paese del Bengodi e possano vivere in una eterna vacanza».
[...] LA NAZIONE

http://www.lanazione.it/pistoia/abituat ... -1.1243474

Abituati al cinque stelle, profughi in fuga dall'hotel di montagna
Commenti

La nostra inchiesta esclusiva. Parla Roberto Niccolai, coordinatore della coop Gli Altri:«Accoglienza improvvisata. Fanno loro credere che siamo il Paese del Bengodi». E intanto a Marliana, la parrocchia 'supplisce' alle istituzioni
di Eleonora Mancini
Profughi libici (Foto Castellani) Profughi libici (Foto Castellani)
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Pistoia, 25 agosto 2015 - Da un paradiso a cinque stelle in un hotel della Sicilia a un tranquillo albergo della montagna pistoiese. Erano arrivati da Trapani a Maresca, ma il soggiorno nella provincia di Pistoia si è rivelato una delusione per cinque profughi subsahariani. Abituati per un anno e 8 mesi alla piscina, a essere serviti a pranzo e a cena e a non dover pensare alle bollette o a rigovernare “casa”, poche settimane fa sono piombati in Questura: «Fateci tornare a Trapani a fare l’Acquagym». Questa la loro richiesta, dopo aver scoperto che a Maresca avrebbero dovuto attenersi alle regole della prima Accoglienza, in gran parte mutuate dal progetto dello Sprar,per i richiedenti asilo, e dire addio alla vita da nababbi. E così due di loro sono andati via, gli altri tre sono rimasti, ma a malincuore.

Una storia che Roberto Niccolai, il coordinatore dell’area intercultura della cooperativa «Gli Altri» (vincitrice con altre coop dei bandi per la gestione dei programmi di accoglienza e Sprar) racconta con l’amaro in bocca. Esempio perfetto delle falle nel sistema dell’accoglienza. «E’ gravissimo che quei ragazzi siano stati abituati a pensare che l’Italia sia il paese del Bengodi e possano vivere in una eterna vacanza». Perché questo equivoco? Niccolai lo spiega a chiare lettere: «Perché mancano norme serie e una gestione univoca dell’accoglienza. Nel caso dei profughi di Trapani ora a Maresca, ci troviamo di fronte a una prima accoglienza improvvisata. Quei ragazzi, ospiti di un albergatore che avrebbe dovuto provvedere alla loro sussistenza, lavoravano a nero cinque volte a settimana, un giorno per il loro ospite e un altro pascolando le pecore. Il resto della settimana lo trascorrevano senza fare nulla e senza neppure imparare l’italiano».

Una valanga di soldi pubblici affidati, troppo spesso, a persone improvvisate che, approfittando della carenza di alloggi, fanno affari sull’emergenza. «Quando quei ragazzi sono arrivati a Maresca – racconta Niccolai che con «Gli Altri» gestisce l’accoglienza nell’albergo di montagna – abbiamo spiegato loro che avrebbero dovuto seguire dei corsi d’italiano e professionalizzanti. Diritti, ma anche doveri. Questa è la regola. E’ chiaro che per loro è stato un trauma». A tutti i profughi gestiti da «Gli altri» (oggi sono 106) viene fatto firmare un contratto di accoglienza: «Le regole sono queste. Chi vuole stare nel progetto deve rispettarle, altrimenti va via», dice Niccolai e racconta il caso di un nigeriano scoperto a fare il parcheggiatore abusivo: «Lo abbiamo allontanato. Riusciva a mandare a casa sua, in Africa, 300 euro al mese. I progetti di accoglienza sono destinati a chi non ha un reddito. Chi bara viene allontanato».

L’obiettivo de «Gli Altri», che segue il modello Sprar, è rendere autonome queste persone in fuga da situazioni di disperazione e fornire loro gli strumenti per ricrearsi una vita. Attorno alla cooperativa ruotano molte figure di specialisti: mediatori linguistici, consulenti legali, insegnanti d’italiano, psichiatri e psicologi, tutti esperti in tema d’immigrazione. «Coinvolgiamo i profughi – spiega Niccolai – in corsi di economia domestica e igiene. Il passaggio dall’albergo di prima accoglienza alla casa dello Sprar è di solito traumatico per loro, perché non hanno il senso della realtà. Noi li abbiamo istruiti a fare la spesa con ticket da 20 euro a settimana.

E’ capitato che alcuni di loro, trasferiti da Piano Sinatico a Buggiano si siano lamentati del ‘poco’ cibo, in albergo, ma quando si son ritrovati a fare la spesa coi ticket, si sono resi conto del costo della vita e hanno capito come organizzarsi e fare economia». Niccolai e il suo staff educano i profughi a «capire come funziona in Italia», impiegando risorse ed energie, e restando ferrei sulle regole. Una fermezza che, tuttavia, non sempre è tenuta da altre cooperative o albergatori: «Non si può affidare la gestione di persone così delicate a gente improvvisata. Servono competenze e regole. Per una buona accoglienza non basta lavarsi le mani stanziando fondi. Altrimenti si crea solo allarme sociale e i profughi vengono percepiti come ‘concorrenti’ dagli italiani, quando invece, con i giusti progetti, possono diventare una risorsa. Il caso di un camerunense diventato necroforo o di subsahariani panettieri, è emblematico». Diritti e doveri, insomma.

LA DENUNCIA DI DON ALESSANDRO Corsi di italiano, colletta per le medicine, attività sportive. E’ l’offerta, a titolo puramente gratuito, che la comunità parrocchiale di Marliana, cinquanta persone, offre da mesi ai quarantacinque profughi ospitati in una struttura alberghiera. Sarebbero dovuti rimanere giusto il tempo di essere ascoltati dalla commissione territoriale di Firenze per ottenere una risposta alla loro richiesta di asilo e protezione. Trentacinque giorni, secondo i tempi di legge, e nel frattempo, una struttura alberghiera e una cooperativa, vincitrici del bando della prefettura, avrebbero dovuto prendersene cura, secondo il protocollo della prima accoglienza: vestiti, medicine, mediatori linguistici, vitto e alloggio. Ma è passato un anno e alcuni profughi sono sempre lì, perché le audizioni della Commissione vanno per le lunghe. E loro restano ospiti dell’albergo che con i fondi del Governo dovrebbe provvedere alle loro esigenze.

Ma da diversi mesi è la comunità parrocchiale a prendersi cura di loro. Lo racconta don Alessandro Carmignani, il parroco di Marliana, che è riuscito a coinvolgere la sua parrocchia e a far superare la reticenza di molti di fronte a quella che, in una comunità di 50 persone, era stata all’inizio percepita come una invasione. «La struttura e la cooperativa dovrebbe farsi carico di tutti i sevizi, in base alla convenzione con prefettura – spiega il parroco, don Alessandro Carmignani –. Fino ad oggi, vestiti, scarpe, corsi d’italiano, visite dal medico... a tutto questo abbiamo provveduto noi della parrocchia, laddove chi aveva in carico questi servizi non ha risposto con adeguatezza. I parrocchiani – prosegue don Alessandro – si sono fatti carico di favorire l’integrazione di questi ragazzi. Hanno risposto alle necessità degli ultimi. Così come ha sempre fatto di fronte alle necessità di quegli itaiani bisognosi della nostra comunità. L’amministrazione ci ha dato in gestione la palestra comunale dove questi ragazzi possono andare e integrarsi con la popolazione locale; giovani e adulti della parrocchia hanno dato disponibilità gratuita per corsi d’italiano e nel passasto abbiamo anche raccolto denaro per permettere ai profughi di comprare medicine che la struttura alberghiera che li ospitava non acquistava, pur avendo obbligo». «Più volte ho sollecitato l’albergatrice, finché lei, dopo i miei rilievi, non ha chiuso ogni rapporto con me. C’è una responsabilità anche delle istituzioni, a partire dal governo, che non riescono a vigilare. Questi poveri diventano la ricchezza di alcuni italiani e di albergatori. Occorre un’organizzazione che non può essere improvvisata. E le risorse devono essere usate per dare aiuto concreto».

I FONDI PER I MIGRANTI Se per alcuni il sistema dell’accoglienza diventa un business su cui lucrare, per chi riesce ad amministrarli bene, i fondi stanziati dal Governo per fronteggiare l’emergenza umanitaria dei profughi, diventano una risorsa economica anche per il territorio. E’ il caso di Prunetta e di altre frazioni della provincia di Pistoia dove sono ospitati i profughi. Roberto Niccolai, della cooperativa «Gli Altri» spiega: «Compriamo i generi necessari nei negozi del territorio. I soldi che riceviamo per garantire assistenza ai migranti li usiamo per pagare le prestazioni professionali di mediatori, psicologi, consulenti legali e per comprare viveri e vestiti nelle aziende locali. la stessa vale per le agenzie immobiliari che ci mettono in contatto con i privati dai quali affittiamo le case dove andranno a vivere i migranti. Gli affitti li paghiamo noi con i fondi che riceviamo dallo Stato, 35 euro al giorno a persona. Ai profughi restano in mano solo 2,5 euro al giorno».

CENTOCINQUANTA NUOVI ARRIVI E’ prevista nei prossimi mesi un’altra ondata di arrivi nella provincia di Pistoia. Per fronteggiare al meglio la situazione, nei giorni scorsi si è tenuta una riunione in Prefettura alla quale hanno partecipato enti e cooperative coinvolti nel bando di accoglienza. Il Prefetto ha chiesto a tutti i partecipanti di attivarsi nella ricerca di altri 150 posti nella provincia di Pistoia, oltre a quelli già messi a bando. La percentuale di profughi che la provincia di Pistoia può accogliere è pari al 7,5% del 4% della Regione Toscana.

di Eleonora Mancini
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