Iats venetkens osts ke enogenes laions meu fagsto

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Messaggioda Berto » dom dic 08, 2013 10:11 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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enogenes

Messaggioda Berto » dom dic 08, 2013 10:18 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Iats venetkens osts ke enogenes laions meu fagsto

Messaggioda Berto » ven lug 24, 2015 7:37 am

Iats venetkens osts ke enogenes laions meu fagsto


Iats el podaria esar stà on reto del norego de la tribù dei laianci

I Reti
viewtopic.php?f=134&t=513


Laianci del Norego ?
https://it.wikipedia.org/wiki/Norico
Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Norego.png


Laianci reti ?
Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... veneta.gif

http://spazioinwind.libero.it/popoli_an ... batum.html

Laions: Laianci (Lienz)
https://it.wikipedia.org/wiki/Lienz
Lienz (pronuncia tedesca [ˈliːɛnʦ]) è una città dell'Austria, capoluogo del distretto omonimo, conosciuto anche come Tirolo orientale (in tedesco Osttirol) situata ai piedi delle Dolomiti e nella Val Pusteria (in tedesco Pustertal).

Immagine
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/ ... gesamt.jpg

Aguntum
http://www.osttirol.com/it/vivere-lostt ... untum.html

Aguntum era una città romana (Municipium Claudium Aguntum),, che si trovava a circa 4 km a est di Lienz nell’attuale comune di Dölsach. La sua origine risiedeva in un insediamento della popolazione norica dei Laianci, da cui deriva tra l’altro il nome della città di Lienz. Sotto l’imperatore Claudio (41 – 54 d. C. ) Aguntum visse una forte crescita. L’imperatore elevò l’insediamento a municipium (città). Nei successivi 2 secoli la città romana di Aguntum assistette a un periodo fiorente, che si ripercosse nella costruzione di mura della città, numerosi edifici privati e pubblici e terme. Nei tempi d’oro l’influenza della città si estendeva da Felbertauern a nord, a Mühlbach nella Val Pusteria a ovest, fino al Passo di Monte Croce di Comelico a sud e Oberdrauburg a est. Dal III secolo Aguntum iniziò a perdere la sua importanza, tra l’altro a causa della sua posizione non ottimale nel fondovalle. Fino al V secolo la città rimase abitata, come testimonia anche una Chiesa del Sepolcro paleocristiana.
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Re: Iats venetkens osts ke enogenes laions meu fagsto

Messaggioda Berto » dom nov 01, 2015 6:40 pm

Laions ???

cfr. co:

Gastaldeło, Gastaldon, Castaldi, Castaldo, Castaldon
viewtopic.php?f=41&t=1941

http://www.treccani.it/enciclopedia/ald ... taliana%29

ALDIO (aldius, aldia; aldio, - nis; aldiana). - Gli aldi costituivano, presso i Longobardi, una classe piuttosto numerosa, a giudicarne dalle non poche disposizioni legislative e dai documenti che la ricordano; ma non tanto, che si possa consentire nell'opinione di coloro che sostengono essere stati i vinti Romani ridotti dai Longobardi appunto nella condizione di aldi. Oltre che presso i Longobardi, si ha notizia di aldi in pochi documenti bavaresi; ma sembrano dovuti ad influenza italiana. Se però tra i Germani occidentali manca il nome, non manca la cosa.
I Franchi, i Sassoni, gli Anglosassoni e i Frisi hanno essi pure una tale classe, ma la designano coi nomi di liti, laeti, lassi o lazzi, che spiegano i laeti dell'ultima età imperiale romana.

Laeti
https://it.wikipedia.org/wiki/Laeti
Laeti, al singolare laetus, è una parola latina che nel tardo Impero romano stava ad indicare quei barbari che avevano ricevuto il permesso di insediarsi sul territorio imperiale, ricevendo la proprietà delle zone occupate, in cambio dell'impegno a fornire reclute per l'esercito romano. La parola ha una origine incerta: secondo l'opinione maggiormente diffusa deriverebbe da una parola germanica il cui significato sarebbe "servo" o "colono semi-libero", ma altri studiosi suggeriscono una origine latina, celtica o iraniana. ???


???

http://www.etimo.it/?term=alleare
Immagine
Immagine


Laions (come il clients latino e il lautn etrusco ?)

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ns-368.jpg

http://cronologia.leonardo.it/umanita/cap031c.htm
Verso il 500 a. C. pertanto la servitù della gleba era un istituto giuridico tuttora esistente e riconosciuto a Roma.
Questa servitù era la clientela.
Senza dubbio i clienti dei tempi posteriori sono uomini liberi, ma i doveri ch'essi hanno verso il patrono serbano ancora come fossilizzati i residui dell'originaria figura del rapporto, di una precedente completa soggezione.

Probabilmente lo stesso nome di cliens significa addirittura il servo; ad ogni modo é certo che esso é in legame di dipendenza da cluere=audire.

È vero che cluere significa anche audire nel senso di portare un determinato nome; ma anche stando a questa accezione, i clienti sarebbero quelli appunto che traggono il nome che portano dal nome gentilizio del patrono.

E quindi non é possibile derivare da ciò un dubbio sul fatto che la clientela dei tempi posteriori conservi le tracce di uno stadio più antico in cui era pura e semplice servitù della gleba.

Se i clienti sono servi, chi sono i loro patroni ?
I patrizi.
I patrizi romani furono una aristocrazia terriera, aristocrazia vivente in città delle prestazioni dei suoi servi. Tale essa era quando vi si fusero i Claudi.
In seno alla popolazione romana già esistevano senza dubbio differenze di stirpe; nei riguardi del culto tali differenze si sono conservate nei plebei.
Ad esse si aggiunse in seguito l'antitesi tra Latini ed Etruschi.
Può darsi che già prima dell'età etrusca gli immigranti latini abbiano imposto la servitù della gleba ad una popolazione più antica.
E quando gli Etruschi si estesero oltre Tevere e fondarono la città di Roma, non devono aver proceduto diversamente da quel che avevano fatto in Toscana con gli Umbri e Latini.




Dal dizionario etimologico del greco antico del filologo Giovanni Semerano
Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /kw-41.jpg

έλεύqeροδ: aggettivo (Hom., ionico e attico etc.) έλαύqeροδ (Delph. BCH, 22, 76), έλεύqαροδ (ele.) etc. libero: vengono richiamati antico tedesco liut (popolo), anglosassone leod, lituano lididis, antico islandese ljudǐje etc. la cui base di origine semitica jld, accadico alādu, ebraico jālad (generare, to bring forth, to bear), jeled (figlio, child, son, one born) jālīd (figlio): na vedi latino “liber”, “leib-” έλεύqeροδ, έλαύqeροδ, ha il significato originario di libero da vincoli: tributari. Accadico ellu (libero, free), elēlu, (> *elē’u) “essere libero” e ‘tr (etēru: to pay) ebraico jeter (string).


Da: Le origini delle lingue europee del glottologo Mario Alinei ,
volume II (esempi di stratigrafia lessicale celtica)

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 290004.jpg

6.2. Mercantilismo
...
2)Una nozione che - incredibilmente - viene di solito posta nell’orizzonte PIE, mentre non può essere che recentissima, è quella del «compenso fisso» (che è tutt’altra cosa che «ricompensa»). Essa deve invece risalire al Bronzo, al più presto, e più probabilmente al Ferro e ai nuovi rapporti sociali che si instaurano in questo periodo. La concordanza si instaura infatti fra la base antico irlandese lōg «compenso, prezzo» e la famiglia germanica per «compenso, stipendio», rappresentata da gotico e antico islandese laun, anglosassone laun, antico frisone len [ibidem], antico alto tedesco, medio alto tedesco e antico sassone lōn, tedeso Lohn, nederlandese loon, svedese lön, islandese laun [Kluge-Seebold s.v.; Buck 11.87].
Il lat. lucrum è vicino, ma non identico, come semantica. 3) Anche la nozione del «prestito», che implica l’esistenza della proprietà privata e probabilmente anche quella del denaro, dev’essere datata alla fine delle età dei Metalli (e certo non al PIE!). Non a caso, come aveva già intuito Hubert [ibidem, 66], abbiamo un’esatta corrispondenza solo fra Celtico e Germanico: antico irlandese air-leicim «io presto», irlandese air-leagaim, e gotico leibwan, antico alto tedesco lī(h)an, medio alto tedesco lihen (id.), antico sassone lihan (id.), tedesco leihen, nederlandese lenen, inglese lend, islandese làna, tutti «prestare» (dal sostantivo antico islandese lin, antico alto tedesco lēhan «prestito»).

...

Da Mario Alinei Preistoria linguistica germanica
2.2.1.1. Tecnologia e grammatica

...
3) Infine, se questa analisi è giusta, occorrerebbe rivedere la genesi di altri suffissi. È infatti probabile che contemporaneamente al suffisso «provvisto di» nasca il suo contrario, il suffisso «sprovvisto di, privo di, senza», rappresentato dalla famiglia germanica -los -less. Anche questo, come abbiamo visto in OR1, si lascerebbe interpretare come riflesso dell’innovazione tecnologica degli strumenti compositi a parte staccabile e recuperabile, fra ı quali il più tipico è la fiocina (v. sotto).
Il tipo lessicale germanico scelto a designare sia questi strumenti che il suffisso è *lausa- «liberare, slegare, sciogliere, perdere, staccare ecc.», rappresentato fra l’altro da gotivo laus «inanis», antico islandese laus, danese løs, svedese läs, tedesco los lose, nederlandese loos, inglese loose tutti «non legato, libero, sciolto», tedesco losen, lösen, inglese loose «sciogliere, slegare, liberare».


2.2.2.4. Foresta e industria del legno
...
2) il passaggio da una radice PIE *leudh- «crescere (della vegetazione)» [IEW 684] al senso di «gente, popolo, insieme di membri di una comunità», che accomuna il Germanico al Balto-Slavo, sembra nascere nel contesto della crescita delle foreste dopo la deglaciazione: antico islandese ljoðr «popolo, gente, persone» (lappone livd, lud «folla»), antico sassone liud, antico frisone liōd, medio nederlandese lūt, antico alto tedesco ljud «popolo», anglosassone lēode, antico frisone ljode liude, antico sassone liudi, medio nederlandese liede, lude, luide, antico alto tedesco liute «gente, persone»; antico slavo ljudije (pl) «libera comunità», lituano liaudis «popolo», lettone ļàudis «gente, popolo» [ANEW s.v. ljoðr].
Molto più tardo dev’essere lo sviluppo di latino liberi «figli» e «liberi», e greco eleútheros «libero», che implıca un’opposizione a individui non più liberi, e quindi un contesto di stratificazione sociale ormai molto avanzata. Il dio della crescita Liber, in quanto maschile, mostra anch’esso uno sviluppo tardo;

Lautn (in etrusco) (da Etrusco: una forma arcaica di ungherese) di Mario Alinei:
Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... herese.jpg
Immagine
Immagine


Altre voci legate a questa ampia e diffusa famiglia fonosemantica:

Lenone (latino lenonis, accadico lemnu), laido, -leno/-lena (forse anche nel venetico "voltio leno"; forse anche nel nome Maddalena e altri) forse nei latini laus, laudis e lautia, -orum, ecc.

Lautn
http://books.google.it/books?id=6jRv3si ... tn&f=false

http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_etr ... ocabolario)

lautniθa/lautnita = liberta.
laut(u)n = famiglia, gens.
lauθni = liberto.


Cfr. co:

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... os-165.jpg
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Re: Iats venetkens osts ke enogenes laions meu fagsto

Messaggioda Berto » dom nov 01, 2015 8:51 pm

Iats (nome purpio ?):

http://www.jatland.com/home/Jats
Migration of Jats from Aryavrata
Immagine


http://en.wikipedia.org/wiki/Jats
http://guide.dada.net/india/interventi/ ... 0743.shtml
Già menzionati nei più antichi testi vedici, i Jats o Jatt, sono una popolazione largamente diffusa nell'India Nord occidentale che, nel corso dei millenni, si è strettamente intrecciata con i clan rajput, pur mantenendo una identità propria.
Sono numerosissime le teorie formulate dagli studiosi riguardo all'origine etnica dei Jats: furono identificati dal Colonnello James Tod e da Sir Cunnigham come appartenenti al ceppo Indo-scita, e precisamente come gli Zanthi citati da Strabone o i Jatti di Plinio e Tolomeo, entrati in India attraverso il Punjab e provenienti dalla zona del fiume Oxus all'incirca nel I secolo a.C. Certamente si erano profondamente insediati in tutta la valle dell'Indo all'epoca delle prime penetrazioni islamiche nella zona ed erano impegnati costantemente in scontri con altre tribù locali che si erano risolte con la loro conquista dell' intero Punjab.

http://www.jatland.com/home/Scandinavia

Oxos/Oxus (Amu Darya)
https://it.wikipedia.org/wiki/Amu_Darya
L'Amu Darya (anche Amudarja, Amudar'ja, Amu dar'ja, Amudarya, Amudar'ya, in persiano آمودریا; Darya vuol dire "fiume" in persiano e Amu significa "mare" in turco, in tagico Амударё - Amudaryo) è il fiume più lungo dell'Asia centrale. La sua lunghezza totale è di 2650 chilometri ed è navigabile per oltre 1450 chilometri. Nell'antichità classica, era conosciuto con il nome di Oxos in greco e in persiano Jayḥūn.
...
Documenti storici affermano che in differenti epoche il fiume è sfociato nel lago d'Aral (da sud), nel Mar Caspio (da est) o in entrambi, così come il Syr Darya (chiamato Jaxartes dagli antichi greci). Nel V secolo a.C., Erodoto scriveva: "Il fiume di per sé ha 40 rami; ad eccezione di uno che si getta nel Mar Caspio, tutti gli altri si perdono nelle sabbie." A testimonianza che un tempo confluiva nel mar Caspio attraverso un letto oggi asciutto chiamato Uzboj occidentale. Nel IV secolo a.C., l'esercito di Alessandro Magno impiegò cinque giorni e cinque notti per attraversare il fiume. Alla nascita del Cristianesimo, lo storico e geografo greco Strabone descriveva Amu Darya come il più importante corso d'acqua dell'Asia centrale, il cui ramo principale sfociava nel lago d'Aral.

https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_del_fiume_Oxus
https://it.wikipedia.org/wiki/Sasanidi



???

http://www.continuitas.com/cavazza_radici.pdf

e) l’inizio del patriarcato, agli albori della storia, come dicevamo, è cronologicamente vicino e, quindi, connesso con la formazione delle comunità maggiori, le città e gli stati; siamo nell’età del Bronzo e del Ferro (I mill. a.C.), quando i primi documenti scritti delle nostre lingue IE ci informano circa la concezione della famiglia, l’organizzazione sociale e l’ottica sotto la quale veniva considerato lo straniero, ora nemico (lat. hostis), ora ospite o forestiero (gotico gasts, antico alto tedesco, antico sassone gast (ted. Gast), anglosassone giest (ingl. guest), olandese gast, norreno (cioè antico norvegese-islandese) gestr e -gastir (in iscrizioni runiche), danese gæst, svedese gäst), cui vanno aggiunte le voci slave, forse prestito dal germanico: cf. antico bulgaro gost"( e russo ujcnm (gost’ [il segno ’ indica che la consonante precedente è palatalizzata]), «ospite». Ricordo che, tra le fonti per l’approfondimento dei problemi qui trattati, si possono citare, oltre al già menzionato Alinei (1996), Childe 1951 e 1958, oltre al volume miscellaneo curato da Puppel (1995);
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Re: Iats venetkens osts ke enogenes laions meu fagsto

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2016 10:25 am

osts

Ost, osts, ostis, ostiala, ostiaco, hostihavos
viewtopic.php?f=89&t=142


http://www.continuitas.com/cavazza_radici.pdf

e) l’inizio del patriarcato, agli albori della storia, come dicevamo, è cronologicamente vicino e, quindi, connesso con la formazione delle comunità maggiori, le città e gli stati; siamo nell’età del Bronzo e del Ferro (I mill. a.C.), quando i primi documenti scritti delle nostre lingue IE ci informano circa la concezione della famiglia, l’organizzazione sociale e l’ottica sotto la quale veniva considerato lo straniero, ora nemico (lat. hostis), ora ospite o forestiero (gotico gasts, antico alto tedesco, antico sassone gast (ted. Gast), anglosassone giest (ingl. guest), olandese gast, norreno (cioè antico norvegese-islandese) gestr e -gastir (in iscrizioni runiche), danese gæst, svedese gäst), cui vanno aggiunte le voci slave, forse prestito dal germanico: cf. antico bulgaro gost"( e russo ujcnm (gost’ [il segno ’ indica che la consonante precedente è palatalizzata]), «ospite». Ricordo che, tra le fonti per l’approfondimento dei problemi qui trattati, si possono citare, oltre al già menzionato Alinei (1996), Childe 1951 e 1958, oltre al volume miscellaneo curato da Puppel (1995);
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Re: Iats venetkens osts ke enogenes laions meu fagsto

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2016 1:16 pm

???

venetkens = venetk-ens o venet-kens

...
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Re: Iats venetkens osts ke enogenes laions meu fagsto

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2016 1:17 pm

Tricołori dapartuto ke skifo!

Isola Vicentina (Vicenza, Veneto) - 16 Aprile 2016
inaugurazione stele venetkens rotatoria isola vicentina

http://www.youreporter.it/video_discors ... _Isola_vic
http://www.youreporter.it/video_inaugur ... _vicentina


Manco mal ke coalkedon el ga parlà en veneto, a parte el prete, el sinico e el presidente de ła rexon veneta, vargognoxi


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... xola-1.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... xola-2.jpg
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Re: Iats venetkens osts ke enogenes laions meu fagsto

Messaggioda Berto » dom mag 14, 2017 10:12 pm

Meu

Iats venetkens osts ke enogenes laions meu fagsto


Immagine

meu
(accusativo “ingauno-eugano-retico-celtico” > *eu ? come venetico ego < mego [meco] = (da LV “studi”: accusativo singolare del pronome di prima persona rifatto sul nominativo parallelo alle forme germaniche gotico ik/mik, tedesco ich/mich, senza bisogno di ricorrere ad una particella corrispondente al greco -..., altrimenti inattestata in germanico. Il Polomé, nel tentativo di dimensionare le isoglosse venetico-germaniche, oltre al parallelo ittita uk/ammuk ripropone il confronto con greco æμέγe con i genitivi slavo-antiche jego/togo e le forme casuali in -ga del lituano; ma il parallelo germanico è più puntuale. Le formazioni possono essere indipendenti ; oopure connessse con quella venetica e germanica, indipendente quella ittita (Beeler, 224); il programma massimo (unica isoglosssa) non è impossibile se si rinuncia a considerare l’ittita un impenetrabile blocco linguistico staccatosi intorno al 2000 a.C. : l’innovazione uk/ammuk può appartenere allo strato i.e. più recente (= centrale) nel lessico ittita (v. Devoto, Scritti, pp 227 sg.; Fronzaroli in «Parola Pass.» 1959, pp. 260-88, spec. pp. 270, 280). Comunque lo stretto contatto venetico-germanico non sembra possa essere messo in dubbio, e sselboisselboi nel campo pronominale ne è la conferma.

latino : nom. ego, gen. mei, dat. mihi, acc. me, abl. me;
pl. nom. nos, gen. nostrum e nostri, dat. nobis, acc. nos, abl. nobis, pron. pers.,
io, pl. noi,
1 ego arbitror mihi ignoscendum esse, io penso che mi si debba perdonare, CIC.; me consule, sotto il mio consolato, CIC.; mihi (e nobis) talvolta come dativo etico: is mihi queritur quod..., costui mi si va lamentando perché..., CIC.; gen. pl. nostrum, partitivo: nostrum quisque, ciascuno di noi, CIC.; invece nostri è oggettivo: memoria nostri tua, il tuo ricordo di me, CIC.; il pl. nos spesso ha valore di sing. (pluralis maiestatis o modestiae secondo i casi): nobis consulibus, durante il mio consolato, CIC.; et nos aliquod nomenque decusque gessimus, ebbi anch'io un certo prestigio e qualche onore, VERG. Aen. 2, 89; in partic., per meton.: ad me (e anche domum ad me, CIC.), a casa mia, TER., CIC.; a me, del mio, a mie spese, CIC.; a me, di casa mia, PL., TER.; nobis accomp. al singolare, TER.; insperanti nobis, CATULL. 107, 5;
2 rafforzato; da -met: egomet (meimet, mihimet ecc. in tutti i casi eccetto il gen. pl.), io stesso, io per parte mia, CIC. e a.; da -pte: mihipte, CAT., mepte (acc.), PL., a me stesso, me stesso (nei due soli casi citati).
• Dat. mi = mihi, poetico (ma anche in CIC. Ep. e in altri prosatori); arc. mis = mei, PRISC.; acc. mehe = me, QUINT. 1, 5, 21, med, PL.; abl. med, PL.
[cf. gr. ego].

Dal DELL de Semerano:
mē me (antico med), greco æμέ, μέ, antico indiano , ablativo mãt, ittita ammuk, gotico mik. Dativo latino «mihi», umbro «mehe», vedico máhya, máhyam. Il tema indoeuropeo ripete sumero me, i-me-en, me- en che sono forme parallele di sumero gá-e, ga-a-me-en (io, ‘ich’). L’allargamento antico indiano mán corrisponde all’enclitica accadica ma (‘hervorhebende Prt. und Konjunktion’, vS, 569 a), che si unisce ai pronomi, ai nomi, ai verbi, ad espressioni avverbiali; cfr. sumero am.


In inglese:
me /miː/
prp (compl di I) mi, me, a me : me-too products prodotti imitativi; who is it? - it's me, John chi è? - sono io, John; give it to me, not to her dallo a me, non a lei; the manager himself told me me lo disse il direttore in persona; will you write to me? mi scriverai? please will you pass me that glass? per favore, vuoi passarmi quel bicchiere?

prp prima pers mf sing
compl me : me medesimo/me stesso myself, I myself; (ban) self; a me me, to me; lo ha detto a me he told me; me lo fai vedere? will you show it to me? conta su di me you can count on me; dissi fra me I said to myself; fra me e lui non c'è nessun rapporto there is no relationship between him and me/I have no dealings with him; in me non c'è alcun rancore there is no ill-feeling in me; l'ha fatto solo per me he did it only for me; l'ho fatto da me I did it by myself/on my own; lo so da me I know (perfectly well); per me puoi anche andare al diavolo as far as I'm concerned you can go to hell; povero me! poor me! ripensavo tra me e me a quanto avevo udito I mulled over what I had heard
2 con funzione di soggetto I : lavora quanto me he works as much as I do; fai come me do as I do.


http://www.etimo.it/?term=mio
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