Straje de Dacca al sigo de Allah AkbarOra basta ripetere che i terroristi islamici non hanno nulla a che fare con l'islamdi Magdi Cristiano Allam 02/07/2016
http://www.magdicristianoallam.it/buong ... islam.htmlBuongiorno Amici
Buongiorno amici. Sono stati probabilmente barbaramente uccisi, mutilati e sgozzati, i 7 italiani che si trovavano insieme a una ventina di ostaggi massacrati dai terroristi islamici dell'Isis a Dacca nel Bangladesh.
Rezaul Karim, padre di uno degli ostaggi, ha detto che "gli assalitori non si sono comportati male con i connazionali del Bangladesh. Controllavano la religione degli ostaggi. Chiedevano a ognuno di recitare versetti del Corano. Quelli che li conoscevano venivano risparmiati, gli altri torturati".
Cari amici, in queste ore tragiche per l'atroce uccisione dei nostri connazionali, esigiamo quantomeno da chi ci governa di smetterla di ripetere che i terroristi islamici non hanno a che fare con l'islam. Se hanno ucciso barbaramente, mutilandoli e sgozzandoli con il machete, solo i non musulmani che non sono stati in grado di recitare i versetti del Corano, e se invece hanno lasciato vivi e liberi solo i musulmani, come si fa a dire che non hanno nulla a che fare con l'islam?
I jihadisti ci vogliono tutti morti e noi pensiamo all'islamofobiaA Sarajevo un summit di tre giorni per chiedere alla Ue leggi che tutelino i musulmani. Così ci obbligano a parlare solo bene dell'islam
Sergio Rame - Sab, 02/07/2016
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 78469.htmlPolitici, professori universitari ed euroburocrati stanno tessendo un bavaglio per imporci di parlare bene dell'islam.
A Sarajevo si è appena concluso il primo Summit europeo sull'islamofobia, un convegno di tre giorni per mettere a punto le linea guida da far seguire ai Paesi dell'Unione europea quando devono confrontarsi con i musulmani. Nel documento conclusivo vengono, infatti chieste misure più stringenti per obbligarci a parlare dei musulmani "soltanto in termini positivi".
Alla tre giorni di Sarajevo, come racconta Libero, c'era un parterre delle grandi occasioni. Al summit hanno sfilato politici come l'ex premier spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, l'ex ministro inglese e fondatore di Medici senza frontiere Jack Straw e l'ex ministro francese Bernard Kouchner. Non solo. Sono accorsi anche alti esponenti dell'Unione europea, professori unifersitari della Georgetown University o di Berkley, intellettuali, sportivi, fumettisti, scrittori e rappresentanti delle più famose
associazioni umanitarie. Tutti schierati contro i "populisti", come Marine Le Pen o Donald Trump. Come riferisce Libero se la sono presa, infatti, con i "partiti identitari" che sono stati accusati di razzismo. E hanno chiesto ai leader politici che siedono a Bruxelles di far qualcosa per contrastare "l'ostilità diffusa nei riguardi degli islamici".
"Bisogna opporsi alle politiche che discriminano sulla base dell'identità religiosa - si legge nel documento conclusivo - la crescita dell'estrema destra in Europa aumenterà gli estremismi, la divisione e la paura". Da qui la richiesta del summit di creare un "reato specifico di islamofobia" in tutti i Paesi dell'Unione europea. Non solo. A Bruxelles viene addirittura chiesto di istituire leggi che tutelino gli islamici sul luogo di lavoro, "specialmente quelli che indossano il velo".
Il massacro jihadista degli italiani
A Dacca, in Bangladesh, i miliziani del Califfo uccidono dieci nostri connazionali. Si tratta della strage più grave per l'Italia da quando esiste l'Isis. Eppure, ancora una volta, nessuno parla di guerra o invoca l'uso delle armi per combattere il terrore...
di Gianluca Veneziani
http://www.lintraprendente.it/2016/07/i ... i-italiani Da Raqqa a Dacca il Terrore si sposta dal suo centro e dilaga nelle periferie come un cancro con le sue metastasi. E stavolta colpisce drammaticamente anche noi, mietendo ben dieci vittime italiane nell’assalto al locale Holey Artisan Bakery nella capitale del Bangladesh (o BanglaDaesh, come da oggi saremo costretti a ribattezzarla) da parte di alcuni miliziani jihadisti affiliati all’Isis. Una carneficina orribile, tra torture e sgozzamenti, in cui sono morte altre dieci persone, in buona parte giapponesi, ed è stato risparmiato soltanto chi conosceva il Corano, e dunque non era considerato un crociato, un infedele, un maledetto occidentale.
Si tratta della strage simbolicamente e numericamente più dolorosa per il nostro Paese da quando esiste quel mostro chiamato Isis: finora avevamo perso la giovane ricercatrice Valeria Solesin nell’attentato al Bataclan e la funzionaria e mamma Patricia Rizzo nell’attacco alla metro di Bruxelles. Ora perdiamo insieme, in una sola tragica notte, dieci nostri connazionali, dieci colpi al cuore, o meglio dieci coltellate – per usare un’immagine truculenta cara ai tagliagole del Califfato – che ci toccano da vicino, vicinissimo, pur essendo i fatti geograficamente così lontani. Numeri che ci fanno volare con la mente a Nassiriya, ai 19 italiani uccisi nell’attentato del 2003; e che rendono evidente la globalizzazione del terrore, il suo poterci ferire in ogni momento e in ogni luogo, anche quando sembra essere distante e indebolito nel suo centro di potere.
A fronte di questi “nostri” morti, dovremmo allora sentirci più che mai coinvolti, dire all’unisono #Je SuisDacca e #JeSuisItalien (oggi, ahinoi, sono sinonimi), avere la percezione inevitabile di essere in guerra e rispondere all’attacco, con forza e immediatezza. Dovremmo promettere militari sul campo, stivali sul terreno, assicurando che non ci faremo intimidire, e che quegli innocenti saranno presto, molto presto vendicati. E invece restiamo imbelli, incapaci di mandare truppe per sradicare il Male laddove esso si genera (in Siria e Iraq) e dove ci minaccia più da vicino (in Libia), pur davanti all’evidenza (da oggi inconfutabile) che i terroristi islamici ci ammazzano comunque anche se noi non li attacchiamo. Ma insomma, pacifisti e anime candide nostrane, lo volete capire che l’Isis non ha bisogno di essere bombardato per colpirci? Volete mettervi in testa che i miliziani islamici ci odiano a prescindere, in quanto occidentali, in quanto “infedeli”, in quanto italiani, e non saranno di certo le nostre dichiarazioni di guerra a farli inasprire ancora di più?
Eppure, ancora una volta, siamo costretti ad assistere al solito teatrino di dichiarazioni di circostanza, col ministro Gentiloni che dice di “seguire momento per momento la situazione a Dacca” e di essere “in ansia per gli italiani coinvolti” (In ansia, capite? Un ministro degli Esteri in preda all’ansia, magari con le mani tremanti, quando dovrebbe sfoderare il pugno duro); e col sempre più pavido presidente del Consiglio Renzi che addirittura sostiene che «Continueremo la lotta tutti insieme e tutti uniti per affermare un’idea di civiltà diversa da quella che purtroppo abbiamo visto in azione stanotte in Bangladesh», frase in cui ci sono almeno due affermazioni completamente sballate: la prima, che noi stiamo facendo la lotta all’Isis (ma quale lotta, Renzi, se ci siamo rifiutati perfino di mandare un manipolo di corpi speciali in Libia?); la seconda che quella dell’Isis (quella degli sgozzatori, ricordiamolo) sia comunque “un’idea di civiltà”, sebbene diversa dalla nostra. E questo sempre con la solita cautela di evitare il riferimento ai termini “islam” e “islamico”, per non offendere qualcuno, anzi con l’ipocrisia di definire la strage di Dacca “la loro follia”, quasi si parlasse di gesta di pazzi e non di azioni ispirate da un lucidissimo odio di matrice religiosa.
Come se non bastasse, dobbiamo sorbirci pure le dichiarazioni di Mattarella che si dice “molto angosciato da questo ennesimo atto di barbarie”. Ci restano gli stati d’animo, l’ansia di Gentiloni, l’angoscia di Mattarella, il dolore, il compianto, l’autocommiserazione, e poi i gesti di rito, le lacrime e le preghiere, spie soltanto della rassegnazione che fa seguito alla sottomissione, manifesto della nostra arrendevolezza, che ci mostra ulteriormente inermi, ulteriormente fragili, ulteriormente attaccabili.
Siamo quasi stanchi di ripeterlo, ma l’unica risposta a questo attentato, l’unico modo per rendere giusto onore ai poveri morti italiani, e l’unica maniera per evitare che altri connazionali subiscano la stessa sorte sarebbe dichiarare guerra e colpire il nemico, stanandolo dovunque sia. Il resto sono solo inutili (e colpevoli) lacrime di coccodrillo.
L'Is colpisce a Dacca: 20 morti. Gentiloni: "Nove le vittime italiane accertate". Renzi: "Uniti contro chi vuole distruggerci". Maometto peggio di Hitler e di StalinNell'intervento delle forze speciali bengalesi nel bar-ristorante dove un commando di jihadisti si era barricato con almeno 33 persone, solo 13 sono sopravvissuti. Farnesina: 11 gli italiani a cena, uno è sfuggito al sequestro. Morti sei terroristi, uno catturato
di PAOLO GALLORI e KATIA RICCARDI
02 luglio 2016
http://www.repubblica.it/esteri/2016/07 ... -143243979 DACCA - Sono nove i cittadini italiani morti nel blitz tra forze speciali dell'esercito bengalese e il commando di jihadisti che venerdì si era barricato all'Holey Artisan Bakery di Dacca con almeno 33 ostaggi.
Dopo quattro ore di scontro a fuoco nella notte solo 13 persone sono state tratte in salvo. Una volta dentro il bar ristorante nel quartiere diplomatico della capitale del Bangladesh, le teste di cuoio hanno trovato i corpi senza vita di 20 persone. Nove italiani, sette giapponesi, tre bengalesi e un indiano. Dei sette terroristi del commando, sei sono stati uccisi e uno catturato.
Strage di Dacca, dall'assalto jihadista al cordoglio - il fotoracconto
Nel locale c'erano 12 italiani - lo chef e 11 ospiti che erano a cena al momento dell'irruzione dei jihadisti. La Farnesina ha confermato i nomi delle nove vittime nel primo pomeriggio. Sono Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D'Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D'Allestro, Maria Riboli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti.
Bangladesh, le vittime dell'attentato dei terroristi a Dacca
Lo chef è riuscito a sfuggire all'attacco terroristico arrampicandosi sul tetto del locale. "Jaco" Jacopo Bioni, veronese di 34 anni, è stato raggiunto da Repubblica. Questa la sua testimonianza. Tra gli ospiti a cena c'era anche Gian Galezzo Boschetti, grossista di abbigliamento, salvato già la sera dell'irruzione di venerdì, da una telefonata che lo aveva indotto a uscire dal locale. All'Ansa aveva già raccontato di "almeno una decina di italiani divisi in due tavoli. In uno ero seduto con mia moglie e un cliente, nell'altro c'erano sette o otto persone".
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistato da Sky tg24, ha sottolineato poi che "potrebbe essersi salvato" un altro italiano tra gli ospiti a cena. "Si trovava all'interno del ristorante ieri sera, ma forse si è reso irreperibile", ha detto il titolare della Farnesina.
Dacca, il testimone: "Io scappato dal terrazzo, molti italiani non ce l'hanno fatta"
Il direttore delle operazioni militari dell'Esercito, generale Nayeem Ashfaq Chowdhury, ha specificato: "Abbiamo recuperato venti corpi. La maggior parte con brutali ferite da arma da taglio. Probabilmente machete". Poi la premier Sheikh Hasina ha spiegato: "Uno dei terroristi è stato catturato, ferito e portato in ospedale. Altri sei uccisi. Siamo stati in grado di salvare 13 persone e non abbiamo potuto salvarne altre".
Dopo aver seguito lo sviluppo della situazione da Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio Matteo Renzi poco dopo mezzogiorno rilascia con tono di profondo dolore la sua dichiarazione. "L'Italia ora piange, ma forte dei suoi valori sarà unita contro la follia di chi vuole distruggere la nostra vita quotidiana".
Attentato a Dacca, Renzi: "Italia in lacrime, ma non arretra"
Durante la notte, l'assenza di notizie dall'Unità di crisi della Farnesina sulla sorte degli italiani ostaggio del commando dell'Is in un locale a cento metri dalla nostra sede diplomatica a Dacca e non lontano dal luogo dove fu ucciso il cooperante Cesare Tavella, aveva lasciato presagire il peggio. E il peggio si è manifestato con durezza attraverso il laconico comunicato di Shahab Uddin, portavoce dell'esercito bengalese: "Uccisi venti civili. Per la maggior parte italiani e giapponesi".
Bangladesh, feriti nel blitz per liberare il locale di Dacca assaltato dai terroristi
Durante il sequestro, le forze di sicurezza hanno stabilito un contatto con i terroristi e tentato una trattativa. Quando si è capito che non c'erano margini, è entrato in azione l'esercito, un centinaio di uomini del "battaglione di intervento rapido" con blindati. Quando le armi hanno taciuto, circa dieci ore dopo l'assalto dei jihadisti, è iniziato lo stillicidio di notizie sul numero delle vittime, sulla loro nazionalità, sull'inferno che hanno vissuto.
Attentato a Dacca, blitz dell'esercito: in barca sul canale per attaccare i terroristi
Agghiacciante la testimonianza resa al Bangladesh Daily Star da Rezaul Karim, padre di Hasnat Karim, uno degli ostaggi. "Gli assalitori non si sono comportati male con i connazionali del Bangladesh. Controllavano la religione degli ostaggi. Chiedevano a ognuno di recitare versi del Corano. Quelli che li conoscevano venivano risparmiati, gli altri torturati".
C'è poi il racconto di Sumon Reza, supervisore del bar ristorante, che a Repubblica riferisce di aver visto due degli assalitori: sotto i 30 anni, magri e con armi di piccolo calibro. "Hanno usato esplosivi per respingere la polizia. Due dipendenti del locale sono stranieri: Jaco, italiano, e Diego, argentino". "Jaco - continua Reza - è sfuggito alla cattura rifugiandosi sul tetto con altri dipendenti. Poi è riuscito a saltare fuori e a mettersi in salvo. Il locale è frequentato da molti stranieri e molti italiani. Da quel che sappiamo, in quel momento stavano cenando vostri connazionali".
Il governo di Tokyo ha dichiarato che un connazionale è stato salvato ma ha confermato la morte di sette cittadini giapponesi, due donne e cinque uomini. Tutti erano consulenti del governo per progetti di sviluppo a Dacca. All'emittente Times Now, il colonnello Tuhin Mohammad Masud, comandante delle forze speciali, ha aggiunto che tra gli ostaggi tratti in salvo figurano due cingalesi. I media parlano anche di un argentino e due bengalesi.
Attentato a Dacca, il cordoglio e l'indignazione sui social
Mentre in Turchia l'attentato all'aeroporto di Istanbul viene attribuito all'Is anche in assenza di una rivendicazione, questa volta lo Stato Islamico ha voluto porre il suo sigillo con grande tempestività, ben prima che le forze speciali mettessero fine all'azione terroristica. Il bilancio del triplice attentato è salito a 45 morti. Un ferito grave è deceduto oggi all'ospedale, secondo l'agenzia stampa dogan. Altre 52 persone sono ancora ricoverate nelle diverse cliniche della megalopoli turca sul bosforo, 20 delle quali in terapia intensiva.
Tanta rapidità si spiega probabilmente con la necessità di mettere in chiaro la paternità del terrore in un'area della galassia del radicalismo islamico che risente anche dell'influenza di al-Qaeda. Tanto è vero che Ansar al-Sharia Bangladesh, organizzazione qaedista locale, aveva a sua volta rivendicato l'attentato. Sul suo sito, Amaq pubblicava foto di cadaveri all'interno di un ristorante, tra tavoli e piatti. Immagini orribili, dall'attendibilità non verificabile, che hanno infestato le vie digitali del Jihad.
I precedenti. Dacca è già stata teatro di attentati terroristici. Il 23 aprile un professore universitario è stato ucciso a colpi di ascia da militanti islamici, prima di lui attacchi simili erano avvenuti in passato contro dei blogger e intellettuali laici.
Attentato Isis a Dacca, cita il Corano: salva nipote del console di MilanoLa ragazza indossava l'abito tradizionale così come un'amica. Una terza ragazza conosceva i versetti di Maometto ma è stata uccisa perché era in jeans e maglietta
2 luglio 2016
http://www.ilgiorno.it/milano/attentato-dacca-1.2310430 Risparmiata perché conosceva il Corano, ma non sarebbe bastato senza un abito tradizionale. La nipote del console generale del Bangladesh di Milano ha scampato così la morte insieme a un'amica nell'attacco terroristico a Dacca. Jeans e maglietta sono stati fatali per una loro conoscente che conosceva i versetti di Maometto ma esibiva un look non ritenuto consono dai terroristi, che così non le hanno lasciato scampo. E' l'agghiacciante scenario vissuto dalle ragazze sequestrate nel ristorante Holey's Artisan Bakery, dove sono state uccise 20 persone, di cui 9 italiani.
Il console generale di Milano Ahmed Rezina, ha raccolto il racconto della nipote e lo ha riferito al console per il Veneto Gianalberto Scarpa Basteri. La ragazza - racconta Scarpa Basteri - era stata bloccata assieme agli altri e durante l'estenuante attesa dopo l'assalto terroristico è stata interrogata assieme ad una sua amica sulla propria fede religiosa. Era con l'abito tradizionale, il shari, così come la sua amica. Proprio la recita di alcuni brani, la dimostrazione della fede musulmana e l'abito hanno fatto sì che i terroristi le risparmiassero e permettessero loro di allontanarsi. Ad una terza ragazza, bengalese e musulmana, la professione di fede e la conoscenza del corano non sono bastate. Per lei sono stati fatali gli abiti occidentali, jeans e maglietta, che l'hanno condannata a morte. Nell'attacco sono morti 9 italiani, su 20 vittime totali.