Veło e Ixlam

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » mer mar 15, 2017 2:02 pm

Le grandi differenze tra velo cristiano e islamico: nessun paragone
Calendar 21 marzo 2017

http://www.uccronline.it/2017/03/21/le- ... n-paragone

Ha suscitato consensi e polemiche la scelta del presidente dell’Unione comunità islamiche, Izzedin Elzir, di protestare contro il divieto francese al burkini pubblicando una foto con delle suore cattoliche, in tonaca e velo. Come a dire: loro sì e noi no?

Tema tornato d’attualità dopo l’odierno intervento di Dacia Maraini che, a proposito del burka e del hijab (il velo), commenta: «Quella copertura, anche solo della testa, ha un valore emblematico di negazione e censura. Solo di fronte al marito, ovvero il proprietario di quel corpo, la donna può mostrarsi in tutta la sua completezza». «Sia chiaro», ha aggiunto, «non ho niente contro il velo e chi lo porta, ma non diciamo che si tratta di una libera scelta e che esprime l’autonomia delle donne. Il velo è un segno di sottomissione, che lo si scelga o meno. Anche le suore lo usano, mi si dice, ma appunto, anche in quel caso si tratta di dichiarare l’appartenenza a un ordine religioso».

Non si capisce bene cosa intenda la storica femminista, in ogni caso sarebbe bene chiarire che è un errore paragonare, oggi, il velo cristiano e quello islamico. Per due motivi, sopratutto.

1) Il primo dato è che le suore cristiane aderiscono liberamente ad un ordine religioso che, a volte, tra le altre regole, prevede il coprimento anche del capo. Sono libere, dopo una scelta cosciente e ponderata, di intraprendere questa strada ma anche di abbandonare l’ordine e/o il convento e, se vogliono, sposarsi. Le donne islamiche, al contrario, non appartengono a nessun ordine religioso e non hanno nessuna vera scelta alternativa. È sbagliato confondere l’appartenenza ad un ordine religioso con l’appartenenza ad una fede religiosa.

2) L’altra grande differenza è nel significato del velo. Quello delle donne islamiche -così come è concepito oggi- è sottomissione all’uomo, al marito-padrone. Al contrario, come ha spiegato la benedettina Anna Maria Canopi, fondatrice dell’abbazia Mater Ecclesiae nell’isola di San Giulio (Novara), nel monachesimo cristiano indossare il velo simboleggia il «sottrarsi allo sguardo» degli uomini, «per essere sempre sotto lo sguardo di Dio e a lui solo piacere per la purezza e l’intensità dell’amore». Questo, ha spiegato madre Canopi, «non ha nulla di opprimente». Inoltre, il velo, «aiuta la monaca a tenere lo sguardo del cuore più direttamente rivolto a Dio, nella contemplazione del suo volto sempre desiderato e cercato».

In ambito cristiano, dunque, è la donna stessa che sceglie liberamente di intraprendere una vita di dedizione totale a Dio, simboleggiata anche dall’abito stesso previsto dall’ordine religioso a cui chiede di aderire.
Non si può confondere questa libera (e liberante!) scelta vocazionale di alcune donne cristiane con un atto di sottomissione all’uomo, come invece avviene per tutte le donne nel mondo islamico.


Pento Alberto
Condivido ma resto titubante sulla non equivalenza tra l’appartenenza ad un ordine religioso e l’appartenenza ad una fede religiosa, poiché quando le loro pratiche sono identiche, non vi è alcuna differenza in quanto "fede e ordine" coincidono per esempio nella pratica mussulmana.
La questione secondo me è un'altra ed è relativa alla coincidenza assoluta tra la pratica religiosa e la pratica politica e civile laddove si violano i diritti umani universali e in particolare quelli della donna e delle libertà. Ed è per tale motivo che il velo va bandito perché le sue ragioni ideologico-politico-religiose violano i diritti umani della donna non solo mussulmana ma anche delle donne non mussulmane che vivono dei paesi islamici e dei paesi non islamici ove sono presenti come migranti, residenti e cittadini i mussulmani. Nel mondo islamico il fedele o credente non è come nel cristianismo suddiviso in fedele o credente normale e fedele o credente speciale che ha ricevuto gli ordini sacramentali: prete, monaco. Gli islamici sono tutti uguali e sono tutti tenuti alla stessa devozione e pratica cultuale o di fede; per questo nel mondo islamico la pratica di fede normale coincide con la pratica religiosa integrale e un normale credente è come se fosse un credente speciale di un ordine religioso cristiano.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » sab mar 25, 2017 6:58 am

"Minacciato da una donna col burqa"
I carabinieri indagano dopo aver raccolto le dichiarazioni del'ex consigliere comunale Francesco Tenucci
24 marzo 2017

http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cr ... 1.15082349

GROSSETO. "Stamani, per ben cominciare, mi si avvicina alla fermata dell'autobus una di quelle tende ambulanti e mi fa: Io ti conosco! Presto tutti noi Musulmani ci leveremo in armi. La terza guerra mondiale sta arrivando. E siete voi Cristiani che la volete. E i soldi dei vostri giornalisti bugiardi diventeranno fuoco! E a te penserà Dio. L'unico vero, quello di noi Musulmani!."

Francesco Tenucci, ex consigliere comunale di Scansano, di queste parole rivolte a lui ha prima fatto oggetto un post su Facebook, che ha ricevuto vari commenti, e poi le ha fatte mettere a verbale di fronte ai carabinieri, che lo hanno convocato. Sommarie informazioni per quelle che possono essere identificate come minacce. Di stampo terroristico, dal momento che a pronunciare quelle parole - secondo quanto risulta dalle prime indagini (la donna era vestita con il burqa) - dovrebbe essere stata Arta Kacabuni, alias Anila, 43 anni, abitante a Scansano, condannata a quasi 3 anni dal Tribunale di Milano dopo essere rimasta coinvolta e arrestata nelle indagini sull'associazione appunto di stampo terroristico: è parte della famiglia Sergio, quella di Maria Giulia alias Fatima Al Zahar, arruolatasi nell'Isis, per qualche tempo residente appunto a Scansano, anche lei condannata. Arta, zia del marito di Fatima, è agli arresti domiciliari ma può uscire che due volte alla settimana: in una uscita straordinaria per motivi di salute avrebbe incontrato Tenucci. I carabinieri hanno avvertito la Procura di Milano, che si occupa dei fatti di terrorismo e in particolare di quelli collegati alla famiglia Sergio.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » ven mar 31, 2017 10:59 am

Bologna, rifiuta di portare il velo islamico, la madre la rasa a zero
Punita una quattordicenne del Bangladesh. La preside della scuola fa denuncia in Procura
di CRISTINA DEGLIESPOSTI e FRANCESCO PANDOLFI
31 marzo 2017

http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna ... -1.3004123

«Fatima, che hai fatto ai capelli?». E lei, con gli occhi gonfi di lacrime, è crollata. Quella testa rasata l’avevano notata tutti, ieri mattina in classe. E alla domanda della sua insegnante non ha potuto nascondere la verità. Fatima (il nome è di fantasia) voleva ribellarsi a un’imposizione che non trovava giusta. Così ogni mattina, quando andava a scuola, indossava il velo come voleva sua madre. Poi, una volta uscita di casa lo toglieva, perché solo così si sentiva come tutti i suoi coetanei. E per un po’ è riuscita a ingannarla, infilandoselo al ritorno dalle lezioni. Fino a che l’altra sera, dopo il primo avvertimento caduto nel vuoto, la madre le ha tagliato i capelli a zero per punirla. Annullandola nel suo essere una giovane donna. È questo che ha raccontato la ragazza – di appena quattordici anni del Bangladesh – alla professoressa, poi confermato alla preside che ieri ha avuto il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri. Perché, stando al racconto di Fatima, quella dei capelli è solo una delle imposizioni che i genitori volevano che rispettasse.

Fatima, però, con quel velo che le copriva i capelli non si sentiva a suo agio. La mamma da qualche tempo la costringeva a portarlo, ma lo stratagemma di toglierlo e metterlo all’occorrenza era stato scoperto. Per questo, la madre le aveva tagliato una ciocca di capelli. Un avvertimento o un’ammonizione a seconda dei punti di vista. Poi, però, mercoledì sera la situazione è precipitata. Dal tagliare una ciocca, la madre è passata direttamente a rasarle la testa, come fosse un uomo. Un racconto, questo, che è bastato alla preside per decidere di esporsi e agire immediatamente a tutela dell’alunna. Ai carabinieri, sono stati riferiti anche ben altri dettagli che delineano una situazione familiare difficile, fatta di pressioni psicologiche insopportabili per una ragazza di soli quattordici anni. Una pressione tale da spingere la ragazza a raccontare di non voler più stare con la propria famiglia e di temere di essere rimandata in Bangladesh. Più volte l’adolescente è stata duramente insultata e apostrofata dalla madre. Una sorte, quella del velo, toccata anche alle sorelle che, però, hanno sempre accettato l’imposizione, adeguandosi. I genitori di Fatima, inoltre, le avrebbero anche imposto di non parlare con i ragazzi e, di recente, di non avere nessun rapporto nemmeno con le sue amiche.

Sulla base della denuncia della preside, trasmessa alla procura dei minori, i carabinieri hanno subito preso in mano la situazione. Oggi dovrebbero essere sentiti altri insegnanti per verificare la storia raccontata dalla quattordicenne ed eventuali altri episodi indicatori di questa situazione complessa. Contemporaneamente sono stati allertati anche i servizi sociali ai quali, a un primo controllo, quel nucleo familiare risultava sconosciuto.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » dom apr 02, 2017 11:53 am

No al velo islamico nelle scuole: la Russia conferma il divieto
La Corte suprema non accoglie il ricorso della comunità musulmana: l’hijab rimane vietato
Fabio Franchini - Gio, 12/02/2015

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/no- ... 93017.html

Il velo islamico rimane bandito nelle scuole della Mordovia, repubblica autonoma della Russia.

Come scrive Russia Today, la Corte suprema ha infatti respinto il ricorso della comunità musulmana della regione, che protestava contro il divieto in vigore.

Secondo i giudici, dunque, vietare l’hijab negli istituti non viola il principio costituzionale della libertà di coscienza, come invece sostenevano le organizzazioni islamiche. Nonostante il copricapo religioso dell’Islam non abbia diritto di cittadinanza, nessun musulmano viene osteggiato nel professare il proprio credo, motivo per il quale il diritto costituzionali è pienamente rispettato senza alcuna discriminazione.

Le autorità governative della Mordovia, poi, non hanno proibito solo il velo, ma anche gli abiti con qualsiasi connotazione religiosa. Il divieto (già in essere) promuove l’adozione delle uniformi ed estende il divieto ai blue jeans, alle minigonne, ai top scollati, a un trucco appariscente e alle tinture per i capelli.

Il caso della Mordovia non è isolato in Russia. Già nel luglio 2014 la Corte Suprema aveva confermato il no all’hijab e agli altri copricapi propri della religione islamica nelle scuole del territorio di Stavropol.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » mar apr 04, 2017 10:28 am

Senza velo, non sei una donna musulmana: e chi lo decide?

https://www.facebook.com/ClaudioCrisote ... 5522746230

In Somalia, prima del 1991 le donne sono state libere di decidere, ecco come eravamo: la prima foto è scattata alle fine degli anni 80, siamo io (la prima a sinistra senza velo) e una mia carissima amica e compagna di classe più osservante (con una stola tradizionale chiamata Garbasaar), eravamo in classe all'Universita Nazionale Somala, come si può notare ognuna si vestiva liberamente come meglio credeva senza che nessuno le obbligasse per come doveva apparire, quel modo di essere era la normalità, eravamo semplicemente libere di decidere. Avevamo vestiario tradizionale, elegante e piene di colori.

Poi, alle fine del 1990 scoppiò la guerra civile che portò la distruzione del paese, da lì si è inserito nella vita pubblica un fondamentalismo Islamico Wahabbita fino alla nascita dei terroristi di "al-shabaab", che stanno osteggiando la rinascita totale della Somalia causando milioni di morti civili.

Oggi, l'immagine tradizionale e moderna della donna Somala è sparito e se non sei velata sei morta. In pratica hanno ucciso le nostre tradizioni oltre alla nostra libertà. Inaccettabile tutto ciò!

Noi Donne, Social-Democratiche-liberali-laiche lotteremo per la libertà Religiosa e per lo Stato Laico. Intanto, iniziamo in Italia e in Europa a dire di no il fondamentalismo Islamico, sarà una battaglia lunga ma ne varra' la pena!



Alberto Pento
Vogliono essere libere e restare mussulmane. Non mi pare che ciò sia possibile, Maometto ed il Corano non sono d'accordo che si inventino un Islam tutto loro. A meno che non dicano che Maometto ha fatto il suo tempo e che il Corano va modificato come se intervenisse un nuovo profeta o una nuova rivelazione a cambiare le cose. I mussulmani tutti, restano pericolosi e andrebbero banditi in ogni caso, se non prendono le distanze da Maometto, dal Corano e dalla Sharia.

Maryan Ismail
Sig. Pento non sia insistente. Le nostre tradizioni africane islamiche sono antichissime. Per cortesia non ci getti inutili croci e fardelli islamisti i addosso. Quel mondo è esistito e esiste. Dia contro ai veri mandatari di questo moderno scempio. Ci lasci tranquille se può.

Alberto Pento
Dovrebbe secondo me dirci qualcosa in merito a Maometto e al Corano. Capisco tutto o quasi, ma il problema non è solo vostro ma anche nostro, la violenza islamica si riversa anche da noi e dobbiamo difenderci. Le tradizioni africane possono essere preistoriche ma quelle islamiche sono storiche e portate dall'invasione araba a partire dal VII secolo d.C. Io non ho nulla contro le buone tradizioni africane ma ho tutto contro le cattive tradizioni islamiche. La cognata di mio fratello ha adottato una eritrea cristiana abbandonata, nera come cioccolata fondente, simpaticissima, con il capelli crespi e corti e gli occhi di una pantera.

Alberto Pento
Io da cristiano cattolico romano mi sono fatto apostata e sono divenuto aidolo. Per me era un non senso restare cristiano cattolico e cercare di adattare il cattolicesimo a me stesso, è stato più semplice adattare me stesso alla mia nuova coscienza. Nessuno vi chiede di rinunciare alle buone tradizioni africane, ci mancherebbe, sono una ricchezza per tutti; quello che vi si suggerisce è di rinunciare a ciò che vi fa soffrire inutlimente e assurdamente, sofferenza che si riversa anche su di noi.

Alberto Pento
Se poi volete restare islamiche perché vi sentite tali e perché volete fare carriera politica e raccogliere voti, non siete affato diverse dalle altre figure mussulmane femminili dal volto bello e affabile di cui l'Islam si serve per introdursi tra le difese occidentali superando le resistenze; estremamente pericolose e foriere di sofferenze per le genti europee.

Maryan Ismail
Comprendo la sua ansia e penso che lei sia una persona x bene.
Forse non conosce la mia storia ma sono stata avversata proprio xché con l'Islam ostentato e ultraortodosso non c'entravo nulla. A me è stata opposta una persona velata e sostenuta dal Pd. La mia storia è ovunque.
Sono una laica e socialista e chiunque mi conosce da ben 35 anni sa che la mia convinzione è questa. Oggi siamo chiamate , giocoforza ad occuparci di un'islamizzazione a noi sconosciuta, che ha distrutto il nostro paese e se fosse possibile vorremo evitare di esserne per prima le vittime anche in Occidente.
Se riesce a comprendere la nostra lotta bene. Altrimenti davvero le chiediamo di non assillarci con giudizi che vanificano i nostri sforzi di libertà ed emancipazione.
Già rischiamo la vita perché target di islamisti, se ci si mette pure lei a considerarci nemiche e mentitrici non ne usciamo più. La risposta ad un Islam politico e reazionario DEVE venire dal di dentro. Se abiuriamo e scappiamo (alla Ayan Hirsi o Magdi Allam) avranno vinto loro. Prima annullando noi e poi voi. Questo è il punto!


Tilde Consiglio
Maryan Ismail tutta la mia ammirazione. Ma lei pensa veramente che l'islam possa essere compatibile con i diritti umani?

Maryan Ismail
Fino al 1990 diritti umani e Islam spirituale e non politico erano praticati in Somalia. Ovviamente non in pieno dato che vi era la dittatura di Siad Barre. Ad esempio vigevano limitazioni al diritto di parola e la pena di morte.
Due punti che ho sempre contrastato.
Nel contempo i diritti delle donne erano uguali a quelli degli uomini. Per costituzione.
Luci ed ombre....


Claudio Criocauterio Carpentieri
Io non so se l'Islam sia compatibile; so però che possono esserlo i musulmani, umanamente e civilmente.
Non credo nella religione di Maryan come non credo in nessuna religione, da ateo convinto; però credo in lei come persona.
Come donna e cittadina.
La cui dimensione spirituale, pur non condividendola, certamente rispetto.


Claudio Criocauterio Carpentieri
Anche perché (mi) dimostra che non esiste un Islam, come monolitico blocco sanguinario, ma una realtà estremamente complessa e variegata, nell'ambito della quale mi auguro vivamente possano emergere quelle forze e realtà che persone come lei, come Layla, come Sherif rappresentano.

Maryan Ismail
Claudio ho dei grandi amici atei con valori umani immensi. Molto meglio di tantissimi credenti.

Claudio Criocauterio Carpentieri Oh lo so.
Evidentemente attiri persone di buona volontà, al di là delle rispettive matrici intellettuali e spirituali.
Mi permetto solo di ripetere questo: continua, vai avanti per questa strada, tieni duro perché sono certo che sempre più persone avranno tempo e modo di simpatizzare per la tua battaglia civile.


Maryan Ismail
Grazie per il sostegno. So molto bene che sarà durissima , ma è l'unica strada che possiamo percorrere. Altrimenti siamo persi.

Claudio Criocauterio Carpentieri
E lo saremmo tutti, in tal caso.
Musulmani e non musulmani.
Perché alla fine viaggiamo tutti sulla medesima barca chiamata società.


Tilde Consiglio
Chiedo scusa, ma a prescindere dalle persone, i valori umani immensi non dovrebbero essere quelli più degni di Dio?

Claudio Criocauterio Carpentieri
Cara Tilde, sei una persona talmente civile, signorile, che in ogni caso non devi mai chiedere scusa (e certo non qui, da me).

Tilde Consiglio
A Marian volevo ricordare che Ayaan Hirsi è apostata, ma a me questo sembra un merito considerando tutto quello che ha passato a causa dell'islam. Però lei chiede semplicemente una riforma dell'islam basata su alcuni principi: garantire che Maometto e il corano siano aperti all'interpretazione e alla critica, dare priorità all'esistenza terrena, legare le mani alla sharia, porre fine alla pratica dell'"ordinare il bene e proibire il male"( bene e male, si badi, nell'interpretazione tutta personale di Maometto e del suo alter ego Allah), abbandonare l'appello al jjhad.

Maryan Ismail
Posto che le cose che chiede Ayan erano e sono incluse nel pensiero di un inascoltato Islam laico, spirituale, pacifico e progressista , già affrontato da filosofi del calibro di Averroè e Avicenna e che intendiamo portare alla luce del sole, la soluzione non è solo nell'apostasia ma anche nel lavoro interno all'Islam che intere correnti di pensiero portano avanti da anni.

Ecco io scelgo la strada dei nostri martiri ed eroi che hanno versato il sangue per la coesistenza pacifica tra fedi, non fedi e popoli.
Uno di questi era mio fratello. La sua strada è più difficile, ma renderà effettivo un reale cambiamento della cultura islamica sempre più avvelenata dall'ideologia politica/religiosa dei wahabiti, salafiti, jihadisti, fratelli mussulmani e simili.
Dunque tra Ayan e mio fratello scelgo quest'ultimo:
http://www.istitutobiggini.it/lambasciatore-somalo.../
Con questo considero chiusa ogni diatriba, nel rispetto di tutte le posizioni.
L’ambasciatore somalo all’Onu, dott. Yusuf Mohamed Ismail Bari Bari,…
istitutobiggini.it


Tilde Consiglio
Ognuno da la sua risposta e ognuno lotta a modo suo per i diritti umani. Io come Ayaan , non accetterei mai un Dio così, sinceramente di un tale Dio non saprei che farmene. Ma Ayaan è la prima a chiedere un cambiamento e una riforma dell'islam nel rispetto di chi in un Dio simile crede. La libertà di coscienza è la base della dignità umana.

Maryan Ismail
Ripeto NON è la prima. Lo dobbiamo a tutti coloro che sono morti per la libertà e il rispetto.
Poi chiunque può liberamente scegliere se credere o non credere.
Non è un valore aggiunto ma una scelta personale anche se dettata da motivi per lei ( come x me ) validissimi.
Io rimango dentro a darmi da fare. Lei fa il suo percorso, ma non idolatriamola.
È pari a tutti coloro che si sono e stanno ribellando.


Tilde Consiglio
Io semplicemente la ammiro , ma ammiro anche persone come te. Persone che ragionano, che hanno il coraggio di usare il cervello e di cercare la propria verità, di andare oltre credenze, pregiudizi, posizioni dogmatiche inculcate. Il guaio è quando si proibisce di usare il cervello. Persone che , rispetto alle proprie convinzioni, mettono in primo piano la dignità di ogni persona. Lei, tu e coloro che si oppongono alla prevaricazione , alla violenza , all'intolleranza possono rendere questo schifo di mondo un pò migliore. Lo penso più che mai ora che ho provato la gioia immensa dell'arrivo di una nipotina, per la quale spero in un mondo di pace.

Maryan Ismail
Auguri per la nipotina. Il mondo ha bisogno della forza e saggezza femminile

Alberto Pento
Ognuno si batte per quello che ritiene giusto, personalmente mi batto perché l'Islam, questo Islam nazi-maomettano (altri non c'e ne sono) sia bandito dall'occidente laico e democratico come è bandito il nazismo. Se un domani l'Islam dovesse ancora esistere e divenisse altro da quello che è oggi e che è stato per 1400 anni, da Maometto in poi, allora potrà essere ammesso nel consesso delle "fedi religiose civili rispettose dei diritti umani", ma per il momento no. Dargli spazio e potere politico, credito socio culturale e risorse finanziarie è un gravissimo errore; sarebbe come darlo al nazismo-hitleriano. I cosidetti "buoni mussulmani" all'interno del mondo islamico non hanno alcun potere di influenzarne la direzione e le masse. Oltretutto questo islam politicamente schierato prevalentemente da una parte, nel sistema politico italiano è dannoso per la società italiana e per l'Europa in quanto va a complicarne le contraddizioni irrisolte e ad incrementarne i conflitti.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » mer apr 05, 2017 7:50 pm

La May sfida l'Arabia Saudita: niente velo, si ribella all'islam
Theresa May contro le rigide regole dell'ultraconservatore regime saudita e si rifiuta di indossare il velo
Luca Romano - Mer, 05/04/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/may ... 82760.html

Theresa May contro le rigide regole dell'ultraconservatore regime saudita e si rifiuta di indossare il velo nella sua visita a Riyad.

La premier britannica è scesa dall'aereo al suo arrivo al King Khalid Airport, indossando un castigato tailleur pantalone blu scuro, con polsi e caviglie ben coperti, come vuole il protocollo, ma niente velo sui capelli. Un gesto eloquente per sfidare le regole saudite. Come sottolinea la stampa inglese, la May ha quindi ignorato le indicazioni del Foreign Office, che raccomanda alle donne in visita nel Paese di "indossare abiti discreti e non aderenti, come anche una mantella lunga (abaya) e il velo sulla testa". La mossa della premier non è passata inosservata nemmeno sui social network, con molti utenti che si sono detti "fieri" di lei per aver dimostrato che "le donne laiche sono libere e uguali". Subito è scattato il paragone con la Lady di Ferro, Margaret Thatcher, che in una visita in Arabia Saudita nel 1985, come ricordano le foto dell'epoca, indossò un lungo abito scuro e un cappello, a coprire gran parte della testa.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » lun apr 10, 2017 6:30 am

Napoli, non vuole indossare il burqa prende a calci e pugni la moglie
9 aprile 2017
http://www.corriere.it/cronache/17_apri ... 1df7.shtml

Un marocchino di 51 anni ha malmenato la compagna, accusandola di volersi comportare «alla occidentale». Poi l’ha rinchiusa nel bagno. I carabinieri lo hanno arrestato per sequestro di persona, minaccia aggravata e maltrattamenti in famiglia
Non ha voluto indossare il burqa, e per questo il marito l’ha presa a calci e pugni, accusandola di volersi comportare «alla occidentale», e l’ha rinchiusa, poi, in bagno per impedirle di chiamare i soccorsi. È accaduto a Sant’Anastasia (Napoli) dove i carabinieri hanno arrestato un marocchino di 51 anni, per sequestro di persona, minaccia aggravata e maltrattamenti in famiglia.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » ven apr 14, 2017 10:17 pm

Magdi Cristiano Allam
12 aprile 2017

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 7954165456

Può un non-musulmano o un ex-musulmano parlare di Maometto rappresentandolo correttamente sulla base delle fonti ufficiali islamiche oppure lo può fare solo un musulmano? Secondo il sedicente “imam della Magliana” Sami Salem solo lui o chi come lui conoscerebbero in modo “giusto” l’islam avrebbero la prerogativa, se non l’esclusiva, di parlare di Maometto.

Sono stato più volte interrotto e persino minacciato dal sedicente “imam della Magliana” durante la mia partecipazione alla puntata della trasmissione “Quinta Colonna”, condotta da Paolo Del Debbio, lunedì notte 10 aprile, per aver detto l’assoluta verità storica del matrimonio di Maometto nel 620, quando lui aveva 50 anni, con una bambina di 6 anni, di nome Aisha, figlioletta del suo miglior amico Abu Bakr al-Siddiq, che divenne il primo califfo (successore di Maometto) dal 632 al 634. Ho correttamente ricordato che il matrimonio fu consumato circa tre anni dopo quando Aisha aveva 9 anni. Ho precisato che, essendo Maometto considerato l’esempio che tutti i musulmani sono tenuti a emulare, i teologi islamici ortodossi concordano che una bambina di 9 anni può essere data in sposa e può prestarsi sessualmente. Il sedicente “imam della Magliana” ha reagito sostenendo che non è affatto vero ciò che avevo detto. Eppure si tratta di una assoluta verità storica attestata dai suoi biografi ufficiali Ibn Ishaq, Ibn Hisham, Al-Tabari e Ibn Saad.

Poi ho raccontato come le donne musulmane in Egitto nei venti anni in cui vi ho vissuto tra il 1952 e il 1972 non indossavano il velo, perché il regime dell’allora leader egiziano Nasser era laico.

E che le donne cominciarono a portare il velo dopo il tramonto dell’ideologia laica e socialista del panarabismo, a seguito della sconfitta degli eserciti arabi nella guerra del 5 giugno 1967 con Israele, spianando la strada all’avvento dell’ideologia del panislamismo. Ecco perché il velo non è un vestiario religioso islamico ma una divisa ideologica che connota l’adesione a gruppi integralisti e estremisti islamici che aspirano a imporre l’islam ovunque nel mondo. Anche in questo caso il sedicente “imam della Magliana” ha contestato ciò che avevo detto.

Possiamo noi tutti in Italia, dentro casa nostra, dire la verità in libertà su Maometto e sull’islam oppure ci siamo definitivamente imposti l’auto-censura nei confronti di Maometto e ci siamo sottomessi all’islam?
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » mer apr 26, 2017 12:22 pm

In Cina non si potranno più chiamare i bambini Islam, Quran, Saddam e Mecca
Il governo ha vietato di dare ai neonati nomi propri legati all'Islam: l'obiettivo è colpire la comunità musulmana dello Xinjiang
25 aprile 2017

http://www.ilpost.it/2017/04/25/in-cina ... am-e-mecca

Nello Xinjiang – una provincia occidentale cinese, a maggioranza musulmana – non si potranno più chiamare i neonati con nomi legati alla religione islamica. La decisione si è aggiunta a una serie di provvedimenti simili presi dal governo cinese – come il divieto di portare la barba per gli uomini e di indossare veli che coprano il volto per le donne – al fine di limitare la libertà religiosa e di espressione della comunità musulmana uigura, che rappresenta circa la metà dei 23 milioni di musulmani cinesi. Da molto tempo gli uiguri avanzano richieste separatiste verso il governo centrale di Pechino, senza però ottenere alcunché.

Le autorità cinesi hanno distribuito una lista, non ancora completa, con i primi 12 nomi vietati: tra questi ci sono Islam, Quran, Saddam e Mecca e ogni nome nel quale ci sia un riferimento ai simboli delle stelle o della luna crescente. In caso di violazione delle nuove regole, il neonato non potrà essere registrato nei documenti familiari e avere accesso ai servizi sanitari e sociali, oltre che all’istruzione. Tuttavia, una lista completa non è ancora stata stilata e non è chiaro secondo quali parametri un nome verrà considerato legato alla religione islamica oppure no.

Il provvedimento è più che altro un attacco alla minoranza degli uiguri dello Xinjiang, la regione in gran parte costituita da deserti nel nord ovest della Cina dalla quale provengono i pochi attentatori che hanno colpito Pechino negli ultimi anni. Lo Xinjiang, che significa “Nuova Frontiera”, è stato portato sotto il completo controllo della Cina nel 1949: confina con otto stati (India, Pakistan, Russia, Mongolia, Kazakistan, Afghanistan, Tagikistan e Kirghizistan) ed è un passaggio obbligato per gli scambi commerciali con l’Asia Centrale e l’Europa. È un territorio molto ricco di gas e petrolio. La capitale è Urumqi e un altro centro molto importante a grande maggioranza uigura è Lukqun, a circa 200 chilometri a sud est della capitale. Nella regione sono frequenti da molti anni proteste contro il regime di Pechino e scontri etnici: gli uiguri non accettano la presenza dei cinesi han nella regione e denunciano da tempo le repressioni e le discriminazioni compiute dal governo.

La direttrice per la Cina di Human Rights Watch Sophie Richardson ha parlato del divieto di dare nomi di origine musulmana come dell’ultima restrizione alla libertà religiosa messa in atto in nome della lotta all’estremismo religioso. Richardson ha detto: «Queste politiche sono una violazione sfacciata delle libertà di credo e di espressione garantite a livello statale e internazionale».
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » gio apr 27, 2017 8:16 am

Islam: Bordonali, respinto ricorso contro divieto burqa
'Bella giornata per Regione, vittoria importantissima per tutti'
https://www.facebook.com/simonabordonal ... 3179496270

(ANSA) - MILANO, 20 APR - E' stato respinto il ricorso di Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione) e di altre associazioni contro la delibera della Regione Lombardia che vieta l'ingresso a volto coperto negli edifici del sistema regionale. E' quanto ha annunciato l'assessore regionale alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, Simona Bordonali spiegando che e' stata deposita la sentenza del Tribunale di Milano.
In Lombardia, infatti, dallo scorso primo gennaio e' vietato l'ingresso negli ospedali, nelle sedi istituzionali della giunta e degli enti e societa' del sistema regionale a chi indossa burqa, niqab o oggetti che impediscano il riconoscimento. "Oggi e' una bella giornata per la Regione. Si tratta di una vittoria importantissima a tutela della sicurezza di tutti", ha commentato Bordonali.
"I cartelli affissi in ospedali e in altre strutture - ha spiegato l'assessore - sono del tutto legittimi e non discriminatori in quanto la tutela della pubblica sicurezza in luoghi determinati di particolare affluenza costituisce ragionevole motivo per imporre alcune limitazioni al fine della identificazione e del riconoscimento di coloro che vogliono accedere a luoghi pubblici".
"La sentenza e' estremamente chiara per le motivazione e per i riferimenti giurisprudenziali che la accompagnano. Credo possa costituire - ha concluso Bordonali - un precedente giurisprudenziale importante per tutte le questioni che spesso insorgono sul tema del velo integrale". I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese. (ANSA).



I giudici di Milano: vietare il velo negli uffici non è discriminazione
Luigi Ferrarella
Milano, 3 maggio 2017

http://www.corriere.it/cronache/17_magg ... 8599.shtml

Le regole che Regione Lombardia applica negli ospedali e nelle sedi pubbliche: «Sacrifici per le islamiche giustificati da una finalità legittima, ragionevole e proporzionata rispetto al valore della pubblica sicurezza»

Vietare alle donne musulmane di indossare il velo islamico negli ospedali e negli uffici pubblici, come fa una delibera della Regione Lombardia, significa imporre loro un grosso sacrificio perché «comporta di fatto un particolare svantaggio per le persone che aderiscono a una determinata religione»: ma questo sacrificio non è discriminatorio di una religione o etnia, perché è «oggettivamente giustificato da una finalità legittima, ragionevole e proporzionata rispetto al valore della pubblica sicurezza, concretamente minacciata dall’impossibilità di identificare (senza attendere procedure che richiedono la collaborazione di tutte le persone che entrano a volto scoperto) le numerose persone che fanno ingresso nei luoghi pubblici individuati».
La I sezione civile del Tribunale di Milano rigetta così il ricorso con il quale quattro associazioni per i diritti degli immigrati chiedevano di dichiarare «discriminatoria» la delibera della Regione Lombardia del 10 dicembre 2015, che in forza dell’articolo 5 della legge 153/1975 vieta l’«uso di caschi protettivi o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico o aperto al pubblico senza giustificato motivo».

La giudice Martina Flamini (la stessa che aveva condannato la Lega per aver chiamato «clandestini» i richiedenti asilo) premette che, «a prescindere dall’interpretazione del dettato del Corano in merito all’obbligatorietà o meno del velo», la scelta di indossarlo «rientra nell’ambito della manifestazione del credo religioso» tutelato dalla Cedu; e stima che «il divieto di accesso a viso coperto in uffici ed enti pubblici» (come gli ospedali) comporta, in fatto, uno svantaggio per le donne che, per ragioni di tradizione e per professare il proprio credo religioso, indossano il velo, prevalentemente nelle forme del burqa e del niqab», rispettivamente il velo che copre interamente la donna con una griglia all’altezza degli occhi, e quello che invece copre tutto il volto lasciando scoperti solo gli occhi. Ma lo svantaggio è «oggettivamente giustificato da una finalità legittima, costituita dalla necessità di garantire l’identificazione e il controllo al fine di pubblica sicurezza». Un sacrificio «proporzionato» sia perché «il capo di abbigliamento non è interpretato» nel divieto «come segno di una qualche appartenenza confessionale, ma nella sua oggettività», sia perché «interessa esclusivamente le persone che accedono in determinati luoghi pubblici, e per il tempo strettamente necessario alla permanenza». In linea, per la giudice, con Strasburgo quando nel 2005 nel caso «Phull contro Francia» legittimò «la rimozione del turbante o del velo per permettere i controlli negli aeroporti».
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