Imam de Venesia, veneti e de altri posti - cativi maestri

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Messaggioda Berto » mer lug 27, 2016 7:38 pm

Imam "radicalizzato" espulso dall'Italia per motivi di sicurezza: aveva chiamato la figlia Jihad
L'Huffington
27/07/2016

http://www.huffingtonpost.it/2016/07/27 ... _ref=italy

Un imam marocchino di 51 anni, Mohammed Madad, residente fino a 6 mesi fa nel Reggiano e di recente nel Vicentino, è stato espulso su provvedimento del ministro dell'Interno per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato. Era seguito da tempo dalla Digos della Polizia di Reggio Emilia per il suo atteggiamento radicale, e ultimamente i suoi sermoni a Noventa Vicentina avevano assunto un profilo sempre più antioccidentale. Il sospetto è che potesse anche agevolare il terrorismo internazionale. L'uomo aveva anche chiamato una delle sue figlie Jihad e secondo quanto appreso dall'Adnkronos infliggeva punizioni corporali ai figli minorenni, due maschi e due femmine.

Alle indagini che hanno portato alla espulsione dell'imam di Noventa Vicentina ha collaborato anche la polizia di Vicenza. Madad è stato prelevato ieri da casa, ed è stato imbarcato alle 22.40 su un volo in partenza da Fiumicino e diretto in Marocco. Proprio in ragione della sua sospetta pericolosità gli è stato inflitto il divieto di rientrare in Italia per i prossimi 15 anni.
L'accusa per l'imam di matrice salafita è di essere un sostenitore dell'Islam radicale. L'uomo era da qualche mese alla guida del Centro di preghiera e cultura islamica a Noventa Vicentina, dove era arrivato alla fine dell'anno scorso da Carpineti, sull'Appennino Reggiano. A Reggio Emilia seguiva una comunità religiosa in località Gatta.

Una volta trasferito nel Vicentino, gli accertamenti della polizia - cui era stato segnalato dai colleghi reggiani - hanno constatato la progressiva radicalizzazione dell'imam, i cui sermoni sono diventati sempre più antioccidentali e violenti, miranti anche all'indottrinamento dei minori della comunità.
Madad - che prima di diventare esclusivamente iman aveva fatto l'operaio in una azienda alimentare e poi aveva tentato senza successo di aprire una macelleria islamica - tra le altre cose, in cambio di denaro, faceva anche dei presupposti 'rituali magici'.



Eco come kel predicava col jera a Felina, vanti de rivar a Noventa e de devegner cativo:

“Io, donna in moschea con l’imam dell’Appennino”
2015/01/10

http://www.redacon.it/2015/01/10/giulia ... lappennino


L’intervista a Mohammed Madad, l’imam del centro islamico a Felina, che dichiara: “Bisogna insegnare bene la religione, ma qualcuno la interpreta male. La religione non c’entra niente con questi terroristi”


Mi tolgo le scarpe all’ingresso, per non sporcare i tappeti che rivestono e riscaldano la sala, dico “Permesso? Ciao”. Mi viene incontro un uomo su 40 anni, marocchino, dalla folta barba nera, e dall’abito eloquente. È Mohammed Madad, l’Imam del centro islamico del nostro Appennino, a Felina, la guida per la preghiera dei musulmani in montagna, il loro punto di riferimento qui. Mi aspetto mi chieda di indossare un velo sui capelli, o una tunica sui leggings. Invece mi accoglie con un semplice sorriso e un gentile saluto. Lo seguo. Attraverso la sala della preghiera, accediamo a un piccolo studio, semplice ma impreziosito da volumi dall’elegante calligrafia araba.

È giovedì pomeriggio. Tutti gli occhi puntati sulla Francia. Parigi si è svegliata nuovamente nel terrore. Dopo le 12 vittime e gli 11 feriti nell’attentato al Charlie Hebdo, anche una poliziotta uccisa e una bomba esplosa accanto a una moschea. A prima vista gli episodi non sembrano collegati. Si scopriranno solo poi i nessi. La satira sull’Islam ha scatenato l’ira dei fanatici e l’odio non risparmia nessuno. Colpisce i ‘nemici’ e i ‘fratelli’. Tutto per un disegno. I terroristi non sono solo in Siria o in Nigeria, sono qui, tra noi. Estrema tensione. Nel paese al di là delle Alpi dilaga il terrore.

Ne parlo con Mohammed, l’Imam dell’associazione “Essalam” (che significa pace, ndr), classe ’64, originario di Settat (Marocco), sposato e padre di 4 figli. Mohammed, che padroneggia molto bene l’italiano, è arrivato in Italia nel ’90, ha vissuto a Reggio, poi, dal ’97, a Marola e ora a Carpineti. Prima è stato Imam a Reggio e nella ‘moschea’ di Gatta, che dal 2011 si è trasferita a Felina. Mi spiega che il locale, adibito a preghiera, è frequentato assiduamente da 150 musulmani praticanti, soprattutto marocchini, ma anche tunisini, albanesi e persino un italiano, sposato con una marocchina e convertitosi all’Islam. Pregano 5 volte al giorno e al venerdì si ritrovano nella ‘moschea’ di Felina per una lezione e una preghiera speciale insieme.

Un altro risveglio nel terrore per Parigi. Due azioni terroristiche in due giorni. Le ritiene collegate a un piano più ampio?

“Non credo, sono dei casi isolati”.

Eppure dopo l’11 settembre episodi di questo genere sono aumentati in modo esponenziale.

“Anche se sono aumentati, rimangono tutti fatti isolati”.

Una satira sull’Islam ha scatenato l’ira dei fanatici.

“I Musulmani amano molto Maometto. Se uno lo insulta è una ferita profonda, ma non si risolve con la morte. Maometto è stato insultato, perseguitato, poi, dopo aver creato uno stato forte, è tornato alla Mecca, ma non si è mai vendicato, ha perdonato tutti i suoi nemici”.

Da cosa dipendono questi atti estremi, terroristici, questa violenza, secondo lei?

“Dall’ignoranza della religione. Molti musulmani pregano senza conoscere né capire il significato delle parole. Se uno non conosce bene il Corano può fare dei danni. Gli ‘Hadith’, i versetti di Maometto, possono sembrare contraddittori, vanno interpretati da chi conosce bene la religione, l’Imam, che funge da guida. Un versetto dice che se uno uccide una persona innocente è come se avesse ucciso l’umanità intera. Anche solo per scannare una bestia dobbiamo nascondere il coltello, perché non lo veda. Invece adesso è uno scempio”.

C’entrano ragioni economiche, il potere?

“No. Chi uccide non capisce la religione. In questo momento ognuno parla della religione come gli pare, ma la religione è difficile. È importante imparare da un Imam che conosce bene e spiega bene la religione. Bisogna leggere il Corano. Non ascoltare le persone che ne parlano senza conoscerlo, perché le persone sbagliano”.

Quale potrebbe essere la soluzione per questa esplosione di violenza?

“Spetta ai capi di Stato fermare questa violenza, da una parte e dall’altra. Devono confrontarsi, dialogare, trovare un punto comune, lavorare insieme per il bene della società. I giornalisti, da parte loro, non devono insultare la religione, per non dare spunto per questi attentati. Ci vuole rispetto reciproco. In Marocco ci sono tante chiese, anche sinagoghe, e convivono in pace con le moschee”.

Non crede che in Occidente siamo più tolleranti verso le altre religioni?

“Anche dall’altra parte ci sono integralismi, come le manifestazioni contro l’Islam che ci sono state in Germania. C’è paura dell’islamismo dell’Europa. Ma tutto il mondo è uguale, ci sono i credenti praticanti e i non praticanti, i buoni e i cattivi. Le persone che seguono veramente la religione vogliono il bene per gli altri e sono amate dalla gente”.

C’è chi vede l’islam come una religione di guerra, vendetta.

“L’islam è una religione di pace e perdono. Predica di volersi bene, aiutarsi e amarsi l’un l’altro. Consiglia ma non obbliga l’uso del velo. Il nostro saluto, ‘Assalamu alaycom’, è un saluto di pace. ‘Islam’ significa ‘pace’. Siamo vissuti per secoli in pace con ebrei e cristiani. Non è mai successo quello che sta succedendo ora”.

Si può parlare di un islamismo moderato e un islamismo estremista, integralista?

“No, la religione è unica. Se uno segue bene la sua religione non fa danni. Bisogna insegnare bene la religione, ma qualcuno la interpreta male. La religione non c’entra niente con questi terroristi. Prendiamo ad esempio l’Isis: uccidono le donne che non portano il velo. Il Corano non obbliga. Noi consigliamo di metterlo, ma non obblighiamo. La donna per noi è un gioiello. La nostra è una religione di pace: è importante fare il bene per gli altri, guardare il povero, aiutare il bisognoso, tutti gli esseri umani senza distinzione. Io, ad esempio, dono sempre il sangue all’ospedale Sant’Anna. A chi viene in moschea spiego di partecipare positivamente alla vita sociale, non salire in autobus senza il biglietto, non rubare, non fare casini. Un versetto del Corano dice che se è necessario bisogna fare testimonianza persino contro il proprio padre e la propria madre, le persone che più amiamo”.

In moschea fate incontri con persone non musulmane?

“Sarebbe interessante, ma per ora non ne abbiamo fatti”.

Qui in Appennino come le sembra la situazione? L’integrazione è a buon punto?

“Sì, ci sono tanti musulmani che da anni vivono e lavorano in Appennino. Sono soprattutto giovani, famiglie con bambini, marocchini, tunisini e albanesi. Sono molto integrati. Per le scorse votazioni ho consigliato di andare a votare, sono andati a votare uomini e donne”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » ven ago 05, 2016 4:43 am

Venezia, invocano Allah in stazione: nello zaino pietre e machete
di Cristiana Mangani
1/08/2016

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 88481.html

Stavano pregando alle 4,30 di domenica mattina vicino alla stazione ferroviaria a Venezia, quando una guardia giurata si è accorta del gruppetto di stranieri e, insospettita, ha chiamato la Polizia. Tre uomini e tre donne inginocchiati verso la Mecca, che, appena si sono accorti del vigilante, sono fuggiti. Ma fuggire sulla laguna non è proprio facilissimo e, così, le volanti e gli uomini della Digos che si sono messe alla caccia, hanno rintracciato i primi due componenti del gruppo: O.A., 49 anni, nato in Germania, in possesso di un documento di identità turco e di un permesso di soggiorno tedesco intestato però a un'altra persona, e A.K. del 1992, con passaporto turco, attualmente residente in Slovenia per motivi di studio. Gli agenti hanno capito che poteva trattarsi di personaggi pericolosi non appena hanno perquisito O. e gli hanno trovato nella borsa un machete e delle pietre, una particolarmente grossa. «La pietra - ha provato a giustificarsi - non so come sia finita qui. Il machete mi serviva per celebrare la festività islamica del sacrificio».

LA DOCUMENTAZIONE
Di questi tempi e con le forze di polizia in piena allerta sono state immediatamente avviate le ricerche delle altre quattro persone che si erano allontanate e, a questo punto sono intervenuti lo Scip e il Servizio centrale antiterrorismo, che hanno preso contatti con la Polizia tedesca e con quella slovena. Dalla Germania, le autorità hanno inviato tutta la documentazione che riguardava O., corredata da foto. Ma proprio guardando le immagini, gli investigatori si sono accorti che la persona fermata era diversa da quella indicata dai tedeschi. E comunque che l'uomo bloccato era sconosciuto alle varie banche dati. Quindi, è stato arrestato per false attestazioni a pubblico ufficiale sull'identità personale e denunciato per il possesso del machete.


Il secondo fermato ha provato anche lui a raccontare una storia. Ha detto che non conosceva i concittadini, ma che li aveva sentiti parlare in turco, e allora si era avvicinato ed era stato invitato a pregare con loro. Aveva aderito per non offenderli. Nei suoi confronti è scattato un provvedimento di fermo ed è stata avanzata richiesta di riammissione in Slovenia.

Rimanevano, però, da rintracciare ancora gli altri quattro. E' stata allertata la Polfer e, nel pomeriggio di ieri, il resto del gruppo è stato bloccato. Gli agenti hanno individuato tre donne e un uomo di nazionalità turca che sembravano corrispondere alla descrizione fatta dalla guardia giurata di Venezia. Il gruppo era entrato in Italia dall'aeroporto di Fiumicino il 29 luglio scorso, avevano biglietti di treno interail e, hanno raccontato alla Digos di Milano che li ha interrogati, di avere come destinazione finale Barcellona. «Siamo turisti - hanno detto - abbiamo incontrato O. per caso ieri, a Venezia, e ci ha chiesto di unirci al gruppo per pregare insieme». Ci siamo subito allontanati da lui quando c'è stato l'intervento della guardia giurata. I quattro sono stati controllati con esito negativo e, verificata la regolarità dei loro documenti, sono stati rilasciati. Le indagini, comunque, continuano per capire fino a che punto ci fossero collegamenti tra ognuno di loro e cosa avessero intenzione di fare in Italia.

IL MAGAZZINIERE
Altra storia, invece, è quella che riguarda un pachistano di 26 anni, residente a Vaprio D'Adda, nel milanese. Verrà espulso tra oggi e domani su provvedimento del ministro dell'Interno Angelino Alfano. I carabinieri del Ros e il pool antiterrorismo della procura lombarda ritengono che si tratti di un «aspirante combattente», che aveva già prestato giuramento di sottomissione al califfo e che intendeva anche colpire una rivendita di alcolici con armi ed esplosivi che era sicuro di potersi procurare. Ancora una volta, è stato il monitoraggio su Internet a dimostrare la possibile pericolosità del giovane che, sposato con una connazionale, era arrivato in Italia nel 2003 con i familiari, aveva frequentato le scuole italiane e aveva un lavoro fisso. «Il pachistano - ha spiegato Alfano - aveva più volte affermato la sua appartenenza ideologica a Isis ed era considerato un personaggio pericoloso. Il nostro lavoro parte dal presupposto che la prevenzione rivesta una grande importanza nel contrasto al terrorismo. Proseguiamo su questa strada spesso nell'ombra perché non sapremo mai, per esempio, se, tra gli espulsi finora, si nascondeva un potenziale terrorista a un passo dalla sua azione».
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Messaggioda Berto » dom ago 14, 2016 9:39 am

Espulso un altro imam "Rischio miliziani Is sui barconi per l'Italia"

Il Copasir: il caos in Libia rilancia l'allarme sui terroristi
Alfano: via il predicatore di Andria, appena scarcerato.,Per il tunisino era stato chiesto un nuovo processo per istigazione all'odio razziale

di GABRIELLA DE MATTEIS *
(La Repubblica, 14 agosto 2016)

https://www.facebook.com/permalink.php? ... ry_index=0

Hosni Hachemi Ben Hassen, ex imam della moschea di Andria, a luglio, è stato assolto dalla Cassazione dall'accusa di essere il capo di una cellula jihadista, ma secondo il Viminale durante la sua detenzione in carcere «ha posto in essere condotte di sostegno di azioni terroristiche». Per questo ieri è stato espulso, rimpatriato nel suo Paese d'origine, la Tunisia. Un provvedimento, quello del ministro dell'Interno Angelino Alfano, arrivato nel giorno in cui Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, avverte come con la liberazione di Sirte dall'Isis «lo scenario è completamente cambiato e cresce oggettivamente il rischio che dei militanti possano fuggire in Europa anche via mare». Un'ipotesi, per il momento, sulla quale stanno lavorando gli uomini dell'antiterrorismo. Sotto osservazione anche le strutture penitenziarie dove sono detenuti i presunti jihadisti. L'obiettivo è prevenire il rischio di propaganda.
Hosni Hachemi Ben Hassen, 49 anni, era stato arrestato nell'aprile del 2013, accusato di aver dato vita a una scuola di terrorismo che aveva la propria base operativa nella moschea e nel call center che l'ex imam gestiva ad Andria. Accuse pesanti quelle formulate dalla Dda di Bari, sulla base di intercettazioni telefoniche e del materiale informatico sequestrato dai Ros, che in primo e in secondo grado avevano portato a sentenze di condanna per i cinque presunti componenti della cellula. A Hosni Hachemi la pena più elevata, cinque anni e due mesi. La tesi secondo cui l'ex imam di Andria avesse dato vita ad un'organizzazione che progettava attentati, però, non ha retto in Cassazione che ha assolto gli imputati (solo per Hosni Hachemi ha chiesto un processo per rideterminare la pena per il reato di istigazione all'odio razziale).
Dopo la sentenza di terzo grado, l'ex imam, detenuto nel carcere di Rossano Calabro (la struttura penitenziaria dove sono reclusi molti presunti jihadisti) è stato trasferito in un centro di identificazione. Gli agenti hanno notificato il provvedimento di espulsione firmato dal ministro Alfio che accusa il tunisino «di condotte di sostegno di azioni terroristiche e da attuarsi in danno degli Stati ritenuti fedeli' e di divulgazione di materiale propagandistico inneggiante al terrorismo. «Dal gennaio del 2015 sono 9, quindi, gli imam espulsi, 27 se si va a ritroso fino al 2003» spiega il numero uno del Viminale.
La soglia di attenzione, quindi, è massima nel nostro Paese, anche e soprattutto dopo le parole del numero uno del Copasir Stucchi che non ha escluso un nuovo scenario: «Se a lungo è stato altamente improbabile, se non impossibile, che Daesh facesse viaggiare suoi affiliati sui barconi, esponendo ai rischi oggettivamente alti della traversata uomini su cui aveva investito in tempo e soldi», oggi si è «in pieno caos, e nella fuga dalla Libia quelli che non sono diretti verso sud potrebbero anche decidere di tentare la carta del viaggio in mare verso l'Europa». Un'ipotesi, dunque, perché, aggiunge Stucchi usano cani sciolti, gente allo sbando, che scappa poi si tratta di capire quali intenzioni ha chi dovesse davvero arrivare in questo modo: semplicemente far perdere le proprie tracce oppure voler continuare a 'combattere' in nome della propria causa?».
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Messaggioda Berto » gio set 08, 2016 9:33 pm

Imam infanga la Costituzione: "Rifiuto la cittadinanza italiana"
Un musulmano di 33 anni, imam nella Comunità islamica di Treviso, è stato espulso per "motivi di sicurezza". Si è riufiutato di giurare per il conferimento della cittadinanza italiana
Gabriele Bertocchi - Gio, 08/09/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 04628.html

Un musulmano di 33 anni, segretario della Comunità islamica di Treviso, oltre che imam supplente, in assenza del titolare, è stato espulso per motivi di sicurezza dello Stato.

La decisione è stata presa dal Ministero dell'Interno dopo che l'uomo si è rifiutato di giurare per la cittadinanza. La giustificazione? I principi della nostra Costituzione sono un insieme di peccati per l'islam.
"La Costituzione è incompatibile con i precetti islamici"

L'imam, originario di Casablanca, è stato espulso dall'Italia, come comunicato in una nota del Ministro dell'Interno Angelino Alfano, con un volo da Fiumicino. Il Ministro inoltre ha illustrato i motivi che hanno condotto all'espulsione del musulmano di origine marocchina: "Questa persona si era rifiutata di prestare giuramento per il conferimento della cittadinanza italiana. Decisione, questa, maturata sulla base del convincimento secondo cui c'è piena incompatibilità tra l'osservanza dei precetti salafiti e la fedeltà alla Repubblica, laddove la nostra legislazione sarebbe portatrice di valori inaccettabili per un musulmano vero: un insieme di peccati su peccati come, per esempio, la parità tra uomo e donna".

"In linea con questi sentimenti di avversione verso le nostre regole - prosegue la nota firmata da Alfano - ha disprezzato i principi fondanti la nostra Costituzione e ha invitato persino i suoi familiari e i suoi conoscenti a rifiutare la cittadinanza italiana, proprio come lui aveva fatto". Con queste espulsione, come fanno notare dal Ministero dell'Interno, dal 2015 sono 12 gli imam espulsi, come riportato da Il Messaggero.
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Messaggioda Berto » mar set 20, 2016 7:00 am

I maestri de łi imam veneti, itałeghi e ouropei


La preghiera choc dell'imam della Mecca "I jihadisti sconfiggano i cristiani"
Un predicatore radicale invita i fedeli a combattere gli infedeli e prega per i "fratelli" che comattono il jihad
Robert Favazzoli - Dom, 18/09/2016

http://www.ilgiornale.it/news/milano/li ... 08030.html

"Oh Allah, dona la vittoria, l'onore e la forza ai nostri fratelli, ai jihadisti che combattono in Siria, Yemen, Iraq e in tutto il mondo.

Falli trionfare sui traditori ebrei, sui malvagi cristiani e su tutti gli infedeli". È con queste parole che Abdurrahman ibn Abdulaziz as-Sudais, imam della grande moschea della Mecca, si è rivolto ai fedeli durante una preghiera nella città santa islamica.

La predica, che è stata ripresa da una televisione egiziana e poi da diversi media di tutto il mondo, mostrano l'imam inneggiare alla guerra santa. L'imam in questione è considerato come uno degli interpreti più radicali del Corano e un appartenente al salafismo. Nel recente passato ha più volte inneggiato alla distruzione di Israele e alla persecuzione degli ebrei ed evocato una guerra contro i musulmani sciiti.

Le frasi in questione sono state ascoltate da milioni di persone che si trovavano alla Mecca per il pellegrinaggio che ogni fedele musulmano è tenuto a fare almeno una volta nella vita.
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Messaggioda Berto » ven nov 18, 2016 9:50 pm

L'ultima follia della Sapienza: salgono in cattedra gli islamisti
Bufera sul seminario organizzato all'Università La Sapienza. A parlare di prevenzione del radicalismo erano presenti islamisti che inneggiano ad Hamas
Giorgio Borghetti - Gio, 17/11/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 33106.html

Lo scorso 1 novembre erano emersi particolari inquietanti sul settimo seminario dell’associazione islamica italiana Imam e Guide Religiose, denominato "Il terrorismo e la violenza, cause e strategie di prevenzione", svoltosi il 26 ottobre a Roma, presso il Dipartimento di Storia Cultura Religioni dell'Università La Sapienza.

Il seminario veniva presieduto e coordinato da Umberto Longo, Vicedirettore del Dipartimento Storia, Culture e Religioni, dal docente Paolo Naso, dal Prefetto a capo della Direzione centrale per gli affari dei culti Giovanna Maria Iurato, da Ezio Gaetano del Dipartimento Polizia di Stato del Ministero dell’Interno, da Mohammed Ben Mohammed, presidente dell’Associazione Culturale Islamica d’Italia.

La pagina Facebook dell’associazione aveva fornito dettagli sull’evento, spiegando che “Il seminario è stato senza dubbio un passo positivo e importante per l'impegno dimostrato da parte di tutti per costruire un modello italiano basato sulla fiducia reciproca e sulla collaborazione al fine di affrontare i problemi e le difficoltà dell’attuale fase storica. Siamo pertanto fiduciosi che il lavoro che seguirà darà i suoi frutti positivi per il bene del Paese che è il bene di tutti”.

In un precedente articolo era già stato sottolineato come tra presenti, organizzatori e relatori c’erano anche il presidente dell’Ucoii Ezzedine Elzir, Stefano Allievi (docente presso l’Università di Padova e membro del PD) che lo scorso 21 agosto, durante il sesto seminario scientifico per gli imam e i responsabili dei centri islamici, organizzato sempre dall’Associazione Italiana Imam e Guide Religiose alla moschea di Verona, oltre a definire alcuni giornalisti “sporche carogne”, aveva invitato gli islamici a inserirsi nelle istituzioni: “…giovani delusi entrino, facciano lo sforzo come i nostri, di entrare in istituzioni deludenti, la politica, l’arma, l’esercito, i carabinieri, la marina…”.

C’era poi Aboulkheir Breigheche, portavoce dell'Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose, che mesi fa aveva ufficialmente invitato il predicatore radicale Tareq Suwaidan in Italia, da lui definito “persona illuminata, aperta, moderata”. In un’altra foto, scattata in un centro islamico di Trento, Breigheche compariva in gruppo assieme a Ismar Mesinovic e Munifer Karamaleski, due foreign fighters balcanici partiti per la Siria e Anass Abu Jaffar, predicatore marocchino residente nel bellunese, molto vicino ai due balcanici, “sfiltrato” in Marocco poco dopo l’emergere del caso Mesinovic.

Altre segnalazioni hanno poi portato alla luce ulteriori dettagli sui partecipanti al seminario, in particolare un’immagine condivisa su Facebook nel luglio 2014 da Souheir Katkhouda (presidente dell’Associazione Donne Musulmane in Italia, moglie del presidente del CAIM Maher Kabakebbji, nonché suocera di Sumaya Abdel Qader, la consigliera comunale meneghina eletta nella lista Sala) col disegno di un jihadista di Hamas armato e con sullo sfondo la bandiera palestinese e invocazioni islamiste. Del resto anche la madre di Sumaya, poch mesi fa, si era fatta prendere in castagna su Facebook con foto inneggianti a Hamas.

Vengono inoltre segnalate immagini condivise da un altro presente al seminario di Roma, sheykh Abu Abderrahmane, dove compaiono terroristi armati di Hamas, braccio palestinese dei Fratelli Musulmani, e dove si fa riferimento all’uccisione di soldati israeliani. In un post si legge: "Sei a Gaza, sei nel mirino di Hamas" (guarda la gallery). Abu Abderrahmane, egiziano attivo a Reggio Emilia, mostra inoltre sul proprio profilo Facebook l’immagine con le quattro dita, legata ai Fratelli Musulmani egiziani.

Dopo aver preso in considerazione tutti questi elementi, forse è lecito chiedersi se le Istituzioni fossero al corrente di tutto ciò, visto che erano presenti al seminario.
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Messaggioda Berto » dom gen 15, 2017 9:53 pm

Assassini, ladri e terroristi: ecco gli imam dentro le carceri
Il dossier segreto dell'intelligence sui detenuti musulmani nei penitenziari italiani: i nomi e le storie dei 26 predicatori più pericolosi. E alcuni saranno liberi tra un anno
Gian Micalessin - Dom, 15/01/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 51628.html

Sono spacciatori, apprendisti terroristi, stupratori e rapinatori. Sono i cosiddetti imam a cui s'affidano per preghiere e pratica religiosa i 7.646 detenuti di fede musulmana nelle carceri italiane. L'inquietante spaccato emerge da un documento segreto del nostro governo di cui Il Giornale è in possesso.

Un dossier in cui sono elencati non solo le generalità e l'origine dei 148 sedicenti imam, in gran parte marocchini, tunisini e algerini che controllano la preghiera nelle carceri italiane, ma anche le note con cui vengono segnalati e descritti dagli operatori dell'autorità carceraria.

Il documento, datato 11ottobre 2016, è uno degli undici allegati «segreti» di quella relazione sul «contrasto della radicalizzazione violenta in carcere di matrice confessionale» preparata dal Dipartimento amministrazione penitenziaria e presentata dal premier Paolo Gentiloni nella conferenza stampa del 6 gennaio scorso sulla diffusione dell'integralismo negli istituti di pena. Nel pubblicare il documento Il Giornale ha deciso di non divulgare le generalità di tutti i 148 imam perché molti di questi, nonostante le condanne penali, non vengono ritenuti pericolosi ai fini della radicalizzazione e svolgono talvolta funzioni di collegamento tra l'amministrazione carceraria e i detenuti. Lo stesso non si può dire di almeno 26 «cattivi maestri» finiti nel mirino del Nic (Nucleo investigativo centrale), la centrale investigativa dell'Amministrazione penitenziaria che lavora con magistrati, forze di polizia e servizi segreti per identificare i detenuti radicalizzati che svolgono proselitismo all'interno delle prigioni propagandando tesi violente ed estremiste.

Nell'analizzare le loro posizioni il Nic individua tre livelli di rischio . Al primo, definito «alto» , appartengono i soggetti «monitorati», i detenuti i per reati connessi al terrorismo internazionale e quelli di particolare interesse per atteggiamenti rivolti al proselitismo alla radicalizzazione e al reclutamento. Al livello «medio» sono inseriti i detenuti «attenzionati», vicini alle ideologie jihadista e attivi a livello di proselitismo e reclutamento. Il terzo livello - «basso» restano i cosiddetti «segnalati», tutti quelli su cui va svolto un ulteriore approfondimento per capire se inserirli al primo o secondo livello o esentarli da altre verifiche. Tra i 26 dei 148 imam controllati dal Nic 14 sono i «monitorati» al livello di massimo rischio, otto gli «attenzionati» e quattro i «segnalati».

Un dato estremamente preoccupante perché ci racconta che all'interno di un sistema carcerario, dove il rischio radicalizzazione è assai alto, continuano a operare più di venti maestri di preghiera vicini all'islam terrorista. Un ventina di personaggi a cui, nonostante le segnalazioni, è ancora concesso di far attività di proselitismo e predicazione.

Per capire meglio di cosa parliamo basta citare Hmidi Saber, il tunisino 32 enne, monitorato dal Nic, a cui una settimana fa è stato recapitato un ulteriore mandato d'arresto in carcere perché sospettato di legami con Anis Amri, il terrorista autore della strage dei mercatini di Natale di Berlino ucciso dalla polizia a Milano. Nel documento di cui siamo in possesso il detenuto arrestato per aver tentato di sparare a un agente viene indicato come imam del carcere di Salerno proveniente dal Carcere di Sconsigliano. «Il detenuto scrivono di lui gli operatori penitenziari - ha posto in essere comportamenti problematici, sintomatici di uno scarso adattamento al contesto penitenziario sin dalla data d'ingresso in questa sede».

Ma tra i sedicenti imam si conta anche un presunto volontario della jihad come il 25enne marocchino Hamil Mehdi accusato di addestramento e attività con finalità di terrorismo. Detenuto nel carcere di Rossano Calabro - la Guantanamo italiana dove venivano convogliati fino a qualche tempo fa i sospetti terroristi islamisti - Hamil Mehdi Mehdi viene arrestato a Cosenza nel gennaio del 2016 dopo un viaggio in Turchia durante il quale tenta di raggiungere le zone siriane controllate dallo stato Islamico. Un altro maestro di preghiera dal curriculum perlomeno problematico, monitorato dal Gic, è il tunisino Lamjed Ben Kraiem. Arrestato a Trapani nel luglio del 2013 accusato di traffico di armi e droga viene segnalato dalla polizia penitenziaria di Trapani per la sua capacità di porsi «in modo evidente come guida spirituale conducendo la preghiera insieme ad altri detenuti e compagni di camera». Altrettanto stupefacente la metamorfosi del 44enne tunisino Ouerghi Nabil segnalato per la sua attività di imam nel carcere di Piacenza. «Al suo ingresso in istituto - si legge elle carte - ha assunto un ruolo di leader e di promotore di richieste a nome dei detenuti islamici della sezione di appartenenza chiedendo di creare una sala preghiera collettiva da poter utilizzare due volte al giorno». Peccato che a portarlo in galera siano state le accuse lo spaccio e soprattutto di stupro ai danni di una ragazzina di 16 anni.
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Imam de Venesia, veneti e de altri posti - cativi maestri

Messaggioda Berto » lun mar 20, 2017 2:05 pm

"Impossibile formare gli imam". Ecco lo studio che smonta l'islam moderato
Rapporto choc sugli imam che predicano in Francia: "Sfuggono a qualsiasi controllo e rifiutano i corsi di deradicalizzazione". Ma Hollande sogna ancora un islam moderato
Sergio Rame - Dom, 19/03/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/isl ... 76792.html

Alla fine anche la gauche francese dovrà arrendersi all'evidenza. "È impossibile formare gli imam", hanno convenuto l'islamologo Rachid Benzine e i docenti universitari Catherine Mayeur-Jaouen e Mathilde Philip-Gay in un rapporto consegnato nelle mani dei ministri dell'Interno e dell'Educazione francesi, Bruno Le Roux e Najat Vallaud-Belkacem.

Viene così a cadere il sogno di François Hollande di plasmare un islam di Stato deradicalizzando gli aspetti più estremi degli insegnamenti di Maometto.

Il rapporto, di cui Le Figaro riporta i contenuti e che in Italia è stato tradotto da Tempi, getta inquietanti ombre sulle guide spirituali dell'islam. Secondo il team di studiosi che hanno scritto le 72 pagine di analisi, infatti, il risultato è tutt'altro che incoraggiante. Per prima cosa, appare chiaro che gli oltre 1.800 imam che predicano in Francia "sfuggono a qualsiasi controllo" e, soprattutto, criticano apertamente la formazione universitaria in islamologia che, nelle intenzioni del governo francese, dovrebbe avere l'obiettivo di deradicalizzare gli imam più estremi. E ancora: gli imam che partecipano ai corsi di formazione contestano anche la "lettura universitaria del Corano".

A fronte di tutte queste resistenze, al termine del rapporto consegnato al governo Hollande, gli studiosi sconsigliano la formazione degli imam aprendo "una facoltà di teologia islamica pubblica" o consegnando "diplomi nazionali". "Non fa parte della vocazione dello Stato controllare gli istituti di formazione teologica", argomentano gli autori del report proponendo piuttosto di favorire il conseguimento del diploma universitario su "fatto religioso e laicità". Tuttavia, come fa notare Tempi, non conoscendo bene il francese, gli imam non se ne tengono alla larga. Tanto che gli studiosi si chiedono se, prima di investire sulla formazione religiosa, al governo Hollande non convenga "insegnare il francese" ai musulmani.

Nel rapporto sugli imam che predicano in Francia viene analizzato, infine, un aspetto che non può essere sottovalutato. Al governo viene consigliato, in più di un'occasione, di chiedere ai "responsabili del culto musulmano di determinare un contenuto comune degli insegnamenti religiosi per creare una certificazione interna al mondo musulmano". Una richiesta destinata a cadere nel vuoto visto che nell'islam non esiste una figura religiosa che possa parlare a tutti i fedeli musulmani.
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Messaggioda Berto » dom mar 26, 2017 11:19 pm

Vercelli, marocchino espulso dal Viminale: "motivi di sicurezza"
Residente a Santhià aveva rifiutato la cittadinanza: "Italia paese di miscredenti"
26 Marzo, 2017
http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... 450662/amp

Con un provvedimento firmato dal ministro dell'Interno, Marco Minniti, è stata eseguita l'espulsione di un cittadino marocchino, per motivi di sicurezza dello Stato, con un volo diretto in Marocco. Con questo rimpatrio, il ventiseiesimo dall'inizio dell'anno, salgono a 158 i soggetti gravitanti in ambienti dell'estremismo religioso, espulsi con accompagnamento alla frontiera dal gennaio 2015 ad oggi. Si tratta di un uomo di 44 anni, residente a Santhià, in provincia di Vercelli, e coniugato con una cittadina italiana convertita all'islam. La coppia ha tre bambini piccoli e vivevano in una casa popolare.
L'uomo era stato segnalato a seguito di approfondimenti investigativi nell'ambito di indagini condotte dalla Digos di Vercelli per aver manifestato un percorso di radicalizzazione che lo aveva portato a considerare l'Italia un paese di miscredenti, non idoneo alla permanenza della sua famiglia tanto che aveva deciso per un breve periodo di tornare in Marocco. Poi era rientrato a Santhià. Ma ultimamente aveva tolto i bambini da scuola. Inoltre, spiega una nota del Viminale, nel 2012 il marocchino aveva rifiutato di prestare giuramento per ottenere la cittadinanza italiana, confidando ad alcuni connazionali che l'accettazione dello status avrebbe offeso la sua religione e che l'osservanza della Costituzione avrebbe violato i dettami shariatici.Le indagini investigative acquisite sulla deriva radicale del cittadino marocchino sono state poi confermate anche da elementi della comunità islamica vercellese, dove in passato ha svolto funzioni di imam. Rintracciato il 25 marzo a Torino, all'esito dell'udienza di convalida, è stato espulso dal territorio nazionale e rimpatriato con un volo diretto in Marocco. Il sindaco di Santhià Angelo Cappuccio precisa: ''L’uomo con la sua famiglia non era più reperibile da oltre un anno: abitava in una casa popolare e noi, dopo la segnalazione della mancata frequenza scolastica da parte dei figli, abbiamo avviato l’iter di controllo''


Cristiani in Marocco
viewtopic.php?f=199&t=2544
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Messaggioda Berto » gio mar 30, 2017 10:36 am

Blitz in centro a Venezia, sgominata cellula jihadista
30/03/2017

http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/ ... 22PxM.html

Sgominata cellula terroristica jihadista operante nel centro storico di Venezia. Sono state eseguite stanotte, a carico di stranieri, tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, un fermo e dodici perquisizioni in un'operazione antiterrorismo congiunta di Polizia e Carabinieri, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Venezia.

La complessa indagine, condotta dal Reparto operativo del Comando Provinciale veneziano e dalla Digos della Questura di Venezia, ha condotto all’individuazione di una cellula jihadista: gli investigatori hanno individuato persone, dinamiche relazionali, radicalizzazione religiosa, luoghi di frequentazione, fino a giungere ad una conoscenza della loro attività criminale tale da permettere l’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare in carcere e il fermo di un soggetto minorenne, tutti originari del Kosovo e presenti in Italia con regolare permesso di soggiorno.

Il blitz si è svolto con l’intervento dei reparti speciali Nocs della Polizia e Gis dei Carabinieri per l’irruzione nelle abitazioni degli indagati. Contemporaneamente sono state eseguite dodici perquisizioni, tutte in centro storico, tranne una in terraferma a Mestre e una in provincia di Treviso.
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