Imam "radicalizzato" espulso dall'Italia per motivi di sicurezza: aveva chiamato la figlia Jihad
L'Huffington
27/07/2016
http://www.huffingtonpost.it/2016/07/27 ... _ref=italy
Un imam marocchino di 51 anni, Mohammed Madad, residente fino a 6 mesi fa nel Reggiano e di recente nel Vicentino, è stato espulso su provvedimento del ministro dell'Interno per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato. Era seguito da tempo dalla Digos della Polizia di Reggio Emilia per il suo atteggiamento radicale, e ultimamente i suoi sermoni a Noventa Vicentina avevano assunto un profilo sempre più antioccidentale. Il sospetto è che potesse anche agevolare il terrorismo internazionale. L'uomo aveva anche chiamato una delle sue figlie Jihad e secondo quanto appreso dall'Adnkronos infliggeva punizioni corporali ai figli minorenni, due maschi e due femmine.
Alle indagini che hanno portato alla espulsione dell'imam di Noventa Vicentina ha collaborato anche la polizia di Vicenza. Madad è stato prelevato ieri da casa, ed è stato imbarcato alle 22.40 su un volo in partenza da Fiumicino e diretto in Marocco. Proprio in ragione della sua sospetta pericolosità gli è stato inflitto il divieto di rientrare in Italia per i prossimi 15 anni.
L'accusa per l'imam di matrice salafita è di essere un sostenitore dell'Islam radicale. L'uomo era da qualche mese alla guida del Centro di preghiera e cultura islamica a Noventa Vicentina, dove era arrivato alla fine dell'anno scorso da Carpineti, sull'Appennino Reggiano. A Reggio Emilia seguiva una comunità religiosa in località Gatta.
Una volta trasferito nel Vicentino, gli accertamenti della polizia - cui era stato segnalato dai colleghi reggiani - hanno constatato la progressiva radicalizzazione dell'imam, i cui sermoni sono diventati sempre più antioccidentali e violenti, miranti anche all'indottrinamento dei minori della comunità.
Madad - che prima di diventare esclusivamente iman aveva fatto l'operaio in una azienda alimentare e poi aveva tentato senza successo di aprire una macelleria islamica - tra le altre cose, in cambio di denaro, faceva anche dei presupposti 'rituali magici'.
Eco come kel predicava col jera a Felina, vanti de rivar a Noventa e de devegner cativo:
“Io, donna in moschea con l’imam dell’Appennino”
2015/01/10
http://www.redacon.it/2015/01/10/giulia ... lappennino
L’intervista a Mohammed Madad, l’imam del centro islamico a Felina, che dichiara: “Bisogna insegnare bene la religione, ma qualcuno la interpreta male. La religione non c’entra niente con questi terroristi”
Mi tolgo le scarpe all’ingresso, per non sporcare i tappeti che rivestono e riscaldano la sala, dico “Permesso? Ciao”. Mi viene incontro un uomo su 40 anni, marocchino, dalla folta barba nera, e dall’abito eloquente. È Mohammed Madad, l’Imam del centro islamico del nostro Appennino, a Felina, la guida per la preghiera dei musulmani in montagna, il loro punto di riferimento qui. Mi aspetto mi chieda di indossare un velo sui capelli, o una tunica sui leggings. Invece mi accoglie con un semplice sorriso e un gentile saluto. Lo seguo. Attraverso la sala della preghiera, accediamo a un piccolo studio, semplice ma impreziosito da volumi dall’elegante calligrafia araba.
È giovedì pomeriggio. Tutti gli occhi puntati sulla Francia. Parigi si è svegliata nuovamente nel terrore. Dopo le 12 vittime e gli 11 feriti nell’attentato al Charlie Hebdo, anche una poliziotta uccisa e una bomba esplosa accanto a una moschea. A prima vista gli episodi non sembrano collegati. Si scopriranno solo poi i nessi. La satira sull’Islam ha scatenato l’ira dei fanatici e l’odio non risparmia nessuno. Colpisce i ‘nemici’ e i ‘fratelli’. Tutto per un disegno. I terroristi non sono solo in Siria o in Nigeria, sono qui, tra noi. Estrema tensione. Nel paese al di là delle Alpi dilaga il terrore.
Ne parlo con Mohammed, l’Imam dell’associazione “Essalam” (che significa pace, ndr), classe ’64, originario di Settat (Marocco), sposato e padre di 4 figli. Mohammed, che padroneggia molto bene l’italiano, è arrivato in Italia nel ’90, ha vissuto a Reggio, poi, dal ’97, a Marola e ora a Carpineti. Prima è stato Imam a Reggio e nella ‘moschea’ di Gatta, che dal 2011 si è trasferita a Felina. Mi spiega che il locale, adibito a preghiera, è frequentato assiduamente da 150 musulmani praticanti, soprattutto marocchini, ma anche tunisini, albanesi e persino un italiano, sposato con una marocchina e convertitosi all’Islam. Pregano 5 volte al giorno e al venerdì si ritrovano nella ‘moschea’ di Felina per una lezione e una preghiera speciale insieme.
Un altro risveglio nel terrore per Parigi. Due azioni terroristiche in due giorni. Le ritiene collegate a un piano più ampio?
“Non credo, sono dei casi isolati”.
Eppure dopo l’11 settembre episodi di questo genere sono aumentati in modo esponenziale.
“Anche se sono aumentati, rimangono tutti fatti isolati”.
Una satira sull’Islam ha scatenato l’ira dei fanatici.
“I Musulmani amano molto Maometto. Se uno lo insulta è una ferita profonda, ma non si risolve con la morte. Maometto è stato insultato, perseguitato, poi, dopo aver creato uno stato forte, è tornato alla Mecca, ma non si è mai vendicato, ha perdonato tutti i suoi nemici”.
Da cosa dipendono questi atti estremi, terroristici, questa violenza, secondo lei?
“Dall’ignoranza della religione. Molti musulmani pregano senza conoscere né capire il significato delle parole. Se uno non conosce bene il Corano può fare dei danni. Gli ‘Hadith’, i versetti di Maometto, possono sembrare contraddittori, vanno interpretati da chi conosce bene la religione, l’Imam, che funge da guida. Un versetto dice che se uno uccide una persona innocente è come se avesse ucciso l’umanità intera. Anche solo per scannare una bestia dobbiamo nascondere il coltello, perché non lo veda. Invece adesso è uno scempio”.
C’entrano ragioni economiche, il potere?
“No. Chi uccide non capisce la religione. In questo momento ognuno parla della religione come gli pare, ma la religione è difficile. È importante imparare da un Imam che conosce bene e spiega bene la religione. Bisogna leggere il Corano. Non ascoltare le persone che ne parlano senza conoscerlo, perché le persone sbagliano”.
Quale potrebbe essere la soluzione per questa esplosione di violenza?
“Spetta ai capi di Stato fermare questa violenza, da una parte e dall’altra. Devono confrontarsi, dialogare, trovare un punto comune, lavorare insieme per il bene della società. I giornalisti, da parte loro, non devono insultare la religione, per non dare spunto per questi attentati. Ci vuole rispetto reciproco. In Marocco ci sono tante chiese, anche sinagoghe, e convivono in pace con le moschee”.
Non crede che in Occidente siamo più tolleranti verso le altre religioni?
“Anche dall’altra parte ci sono integralismi, come le manifestazioni contro l’Islam che ci sono state in Germania. C’è paura dell’islamismo dell’Europa. Ma tutto il mondo è uguale, ci sono i credenti praticanti e i non praticanti, i buoni e i cattivi. Le persone che seguono veramente la religione vogliono il bene per gli altri e sono amate dalla gente”.
C’è chi vede l’islam come una religione di guerra, vendetta.
“L’islam è una religione di pace e perdono. Predica di volersi bene, aiutarsi e amarsi l’un l’altro. Consiglia ma non obbliga l’uso del velo. Il nostro saluto, ‘Assalamu alaycom’, è un saluto di pace. ‘Islam’ significa ‘pace’. Siamo vissuti per secoli in pace con ebrei e cristiani. Non è mai successo quello che sta succedendo ora”.
Si può parlare di un islamismo moderato e un islamismo estremista, integralista?
“No, la religione è unica. Se uno segue bene la sua religione non fa danni. Bisogna insegnare bene la religione, ma qualcuno la interpreta male. La religione non c’entra niente con questi terroristi. Prendiamo ad esempio l’Isis: uccidono le donne che non portano il velo. Il Corano non obbliga. Noi consigliamo di metterlo, ma non obblighiamo. La donna per noi è un gioiello. La nostra è una religione di pace: è importante fare il bene per gli altri, guardare il povero, aiutare il bisognoso, tutti gli esseri umani senza distinzione. Io, ad esempio, dono sempre il sangue all’ospedale Sant’Anna. A chi viene in moschea spiego di partecipare positivamente alla vita sociale, non salire in autobus senza il biglietto, non rubare, non fare casini. Un versetto del Corano dice che se è necessario bisogna fare testimonianza persino contro il proprio padre e la propria madre, le persone che più amiamo”.
In moschea fate incontri con persone non musulmane?
“Sarebbe interessante, ma per ora non ne abbiamo fatti”.
Qui in Appennino come le sembra la situazione? L’integrazione è a buon punto?
“Sì, ci sono tanti musulmani che da anni vivono e lavorano in Appennino. Sono soprattutto giovani, famiglie con bambini, marocchini, tunisini e albanesi. Sono molto integrati. Per le scorse votazioni ho consigliato di andare a votare, sono andati a votare uomini e donne”.