Apostati dell'Islam, eroi dell'umanità

Apostati dell'Islam, eroi dell'umanità

Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 10:45 pm

Questo è un eroe

Arabia Saudita, si proclamò ateo su Twitter: condannato a duemila frustate
(Xinhua)
27/02/2016

http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2 ... Qj3WO.html

Duemila frustate e dieci anni di carcere. Questa la pena inflitta da un Tribunale saudita nei confronti di un uomo che si è proclamato ateo con centinaia di post su Twitter. Lo riporta la versione online del quotidiano al-Watan. La polizia religiosa incaricata di monitorare i social network ha infatti trovato oltre 600 tweet nei quali l'uomo negava l'esistenza di Dio, prendeva in giro versetti del Corano, accusava tutti i profeti di diffondere bugie e di fomentare ostilità.
Su al-Watan si legge poi che l'uomo, 28 anni, ha ammesso di essere ateo e si è rifiutato di pentirsi, affermando che quello che aveva scritto rispecchiava il suo credo e che aveva il diritto a esprimerlo. Il Tribunale ha imposto all'uomo anche una pena pecunaria pari a 5.300 dollari.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » sab apr 02, 2016 8:00 pm

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... s-Sbai.jpg


Testa mozzata dall’Isis L’ultima fatwa sulla Sbai
Luca Rocca
CONFERENZA STAMPA PRESENTAZIONE CARTA DI VALORI SULL'ISLAM

http://www.iltempo.it/politica/2016/03/ ... -1.1521932

Stanno alzando il tiro nella sua direzione. L’hanno minacciata ancora, e non è uno scherzo. Non lo è mai stato. Ma stavolta, mentre Bruxelles cade preda degli integralisti islamici, l’intimidazione verso Souad Sbai, giornalista di origini marocchine, in Italia da 35 anni, preoccupa più che in passato. L’ex deputata del Pdl e militante della Lega Nord, sotto scorta ormai da tempo e destinataria di una terribile fatwa lanciata da alcuni imam, pochi giorni fa è stata chiamata dalla polizia postale. Su Twitter, infatti, gli investigatori, nazionali e internazionali, avevano rintracciato l’immagine, diffusa da gruppi integralisti, di una testa umana mozzata. A fianco il suo nome impresso: Souad Sbai. Quando l’ha vista, lo sgomento è stato inevitabile. Non perché non fosse già stata minacciata in passato, ma per la consapevolezza che il rischio per la sua incolumità, adesso, è ancora più alto. Ma non ha più paura di ieri. Anzi, più gli avvertimenti crescono, più in lei aumenta la voglia di reagire. La Digos monitora e indaga sull’accaduto. La nuova minaccia non viene sottovalutata. È forte e chiara. La paura non può non esserci, ma anche dopo la testa mozzata a lei indirizzata, la Sbai trova in sé il coraggio. L’audacia di chi sa, come dice al Tempo, che bisogna de-islamizzare l’Europa se davvero si vuole abbassare il pericolo di cadere per mano di qualche terrorista fedele ad Allah. Agire ora, adesso, è il pensiero della Sbai, per impedire agli islamisti di impossessarsi, più di quanto già non stiano facendo, di altre città europee; per far sì che la loro forza numerica, e dunque politica, non diventi inarrestabile e, dunque, irreversibile. Si sente più in pericolo, Souad Sbai. Sa che il terrore, che piomba ancora una volta in Occidente, può colpire in qualunque momento e con troppa facilità. Sa che i combattenti islamici vogliono ammazzare. Sa che l’hanno già fatto in passato, anche mirando a singole persone (come il regista olandese Theo van Gogh, assassinato ad Amsterdam da un integralista maomettano). Eppure un po’ ci convive e un po’ reagisce. Costretta a rinunciare a qualche libertà quotidiana, certo, ma determinata nel voler respingere l’assalto di crudeli islamisti.

Intanto ieri Ezzedine Elzir, presidente dell’Ucoii, Unione delle comunità islamiche italiane, ha condannato, con queste parole, gli attentati in Belgio: «Esprimiamo la nostra vicinanza ai familiari delle vittime e a tutto il popolo belga. Mai come ora dobbiamo essere vicini e solidali. Mai come ora siamo chiamati a creare ponti di incontro e non muri. L’obiettivo di questi criminali è innalzare muri e diffondere odio e paura, e invece noi dobbiamo dire no a questa logica. Condanna totale per chi usa la religione per diffondere morte e terrore». Sulla stessa linea Abdellah Redouane, segretario generale del Centro Islamico Culturale d’Italia che gestisce la Grande Moschea di Roma: «Il terrorismo – ha affermato - va contro ogni religione. Oltre al cordoglio e alla condanna bisogna però trovare la forza per unirsi contro la barbarie e la violenza, non solo per garantire e difendere la democrazia, minacciata da forze oscurantiste di inusitata mostruosità».


Buxiari l'Ixlam no lè na rełixon na na dotrina e na pratega połedego rełijoxa ke ła mira a dominar el mondo e a sotometar tuta l'omanedà a l'idoło de l'oror e del teror Alà
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » gio apr 21, 2016 11:51 am

Mauritania, condannato a morte un blogger perché ha citato Maometto
Daniele Bellocchio - Mer, 20/04/2016

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mau ... 49178.html


È stato fissato a domani il processo in appello per Mohamed Cheikh Ould Mkheitir, di 31 anni, blogger e condannato alla pena di morte in Mauritania per apostasia.

La storia del giovane mauritano risale al 2014, quando Mohamed era stato condannato alla pena capitale dalla Corte di Nouadhibou. Una scelta che aveva sconcertato il Paese, non solo per la spietatezza del verdetto ma anche per il motivo.

La colpa del ragazzo è stata infatti quella di aver scritto in rete che la società del suo Paese perpetua '' un ordine sociale iniquo ereditato dai tempi del Profeta''.

La Corte, come spiega il settimanale Jeune Afrique, ha valutato lo scritto colpevole di blasfemia e si è appellata all'articolo 306 del codice penale mauritano che recita: '' chiunque sia colpevole di apostasia sarà, a meno che non si penta prima, punito con la morte''.

Ould Mkheitir, al primo processo si era scusato e aveva dichiarato che non aveva intenzione di offendere Maometto ma di riferirsi al problema della ''casta degli inferiori'' in Mauritania. Quindi si è pentito, ma nonostante questo, e anche in controtendenza a ciò che recita il Corano, per il giovane mauritano è arrivata lo stesso la sentenza di morte.

Ora la vita del blogger, dopo il verdetto lapidario arrivato con il processo in primo grado, è affidata alla Corte d'appello e al processo che prende il via da domani.
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » dom apr 24, 2016 7:59 pm

Ucciso un professore universitario
L’Isis rivendica: «Era un ateo»
Rezaul Karim Siddique insegnava inglese all’Università di Rajshahi. Due uomini lo hanno colpito con un machete per strada. L’anno scorso stessa sorte per 4 blogger laici
di Monica Ricci Sargentini
23 aprile 2016

http://www.corriere.it/esteri/16_aprile ... 012501DCOR

Rezaul Karim Siddique era uscito di casa per recarsi all’Università di Rajshahi, a 200 chilometri da Dacca, dove insegnava inglese quando due uomini in motocicletta lo hanno ucciso a colpi di machete. L’attentato è stato rivendicato dal network Amaaq dell’Isis che ha accusato il docente di aver fatto «proselitismo ateo».

I precedenti

Non è la prima volta che gli intellettuali laici vengono presi di mira dai jihadisti. Il 6 aprile un blogger di 28 anni studente in legge, Nazimuddin Samad, è stato ucciso con le stesse modalità a Dacca per aver lanciato su Facebook una campagna contro la radicalizzazione dell’Islam. E nel 2015 altri quattro blogger avevano perso la vita per mano dei militanti islamici i loro nomi erano un una lista di «atei» che circolava negli ambienti del fondamentalismo islamico. L’Università di Rajshahi ha già subito molti lutti: negli ultimi anni almeno tre professori hanno perso la vita in attentati. Il Bangladesh è un Paese a maggioranza musulmana, laico sulla carta ma alle prese con una preoccupante regressione integralista e fondamentalista.

Le testimonianze

Un uomo pacifico, un intellettuale dedito alla musica e fondatore di due associazioni culturali. Così lo descrive il fratello Sajidul Karim Siddique: «Era un uomo semplice e calmo, non aveva nemici, non perché lo abbiano ucciso». I suoi colleghi testimoniano che il professore non si era mai occupato di religione e in particolare di Islam. «Guidava un gruppo culturale chiamato Komol Gandhar e pubblicava una rivista letteraria con lo stesso nome ma non l’ho mai sentito dire nulla contro la religione» ha detto Sakhawat Hossain, un docente di inglese che lavorava a stretto contatto con Siddique. Alla notizia dell’assassinio gli studenti universitari appoggiati dai docenti hanno inscenato una protesta bloccando la strada Dhaka-Rajshahi per circa 45 minuti e chiedendo l’arresto dei killer.

Le minoranze

Di recente in Bangladesh si sono intensificati anche gli attacchi contro le minoranze religiose e gli stranieri. Lo scorso anno un missionario italiano era stato ferito mentre il cooperante Cesare Tavella e un giapponese sono stati uccisi. Il governo del primo ministro Sheikh Hasina ha promesso un giro di vite contro i militanti islamici che prendono di mira blogger laici, minoranze sciite, cristiani e stranieri. Con poco successo. Finora.

Amnesty International ha condannato l’omicidio e chiesto che siano puniti i responsabili. «Non c’è scusante per questo tipo di azioni. Le autorità devono fare di più per porre fine a questa serie di attacchi. Nessuno in questi anni è stato portato in tribunale e condannato per gli omicidi di attivisti laici, scrittori e intellettuali» ha detto Champa Patel, direttore di AI nel Sud dell’Asia.
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » dom apr 24, 2016 8:03 pm

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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » dom mag 15, 2016 2:37 pm

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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » lun mag 16, 2016 10:13 am

???
Germania, boom di conversioni al cristianesimo tra gli immigrati
di ANDREA FONTANA
13 maggio 2016

http://www.quotidiano.net/immigrati-con ... -1.2153166

Quanto vale un esame per dimostrare che si ha fede? Eppure è la sola strada che la Germania può imboccare, per fronteggiare l’aumento delle conversioni al cristianesimo chieste dai migranti islamici che raggiungono la terra teutonica, dopo la storica apertura di Angela Merkel. Il dubbio che attraversa le Chiese protestanti tedesche è lo stesso che è ben radicato nella mente dei funzionari statali: potrebbero essere conversioni di comodo, per ottenere lo status di rifugiato e quindi l’asilo.

Peccando di apostasia, infatti, i neocristiani rischierebbero – tornando in paesi come Iran e Afghanistan – anche la pena di morte. Il battesimo come passaporto, insomma, ora che la politica dei muri sta rendendo l’Europa centrale un flipper sulle sui sponde, avvolte di filo spinato, rimbalzano profughi e migranti fino a tornare al punto di partenza, in Medio Oriente.

I numeri parlano chiaro, e li ha raccolti il settimanale Stern : ad Amburgo, la Comunità evangelica iraniana ha battezzato in questi primi cinque mesi del 2016 ben 196 musulmani, e si prevede di arrivare a 500 entro la fine dell’anno. Il rito avviene per immersione in grandi piscine. A Berlino, la chiesa evangelica luterana della Santissima Trinità ha battezzato 185 rifugiati nel 2015, e i corsi di catechismo organizzati per quest’anno sono pieni. In altri centri della Germania si registrano fenomeni analoghi. "Conversioni di comodo? Possibile, ma ci stiamo attenti - ha spiegato a Stern il pastore Albert Babajan, della chiesa evangelica iraniana di Amburgo – il percorso di preparazione per il candidato è lungo e non è semplice. I corsi biblici durano mesi. E poi i neocristiani finiscono emarginati nelle loro stesse famiglie, e minacciati dai connazionali. Alcuni vengono a messa in tuta, perché uscendo di casa per recarsi in chiesa dicono a parenti e conoscenti di andare a fare jogging. Non è una scelta facile. Certo, ci sono anche i furbi che puntano a conversioni di comodo: a molti ho negato il battesimo. E da loro, dopo, ricevo anche minacce". Ma se non è per finta, come mai tante conversioni da un anno a questa parte? "Molti si dicono delusi dall’Islam – risponde Babajan – Affermano che nell’Islam hanno sempre vissuto nella paura: paura di Dio, del peccato e della punizione, e che in Cristo hanno invece scoperto il volto di un Dio d’amore".

Ma lo Stato tedesco vuole vederci chiaro. La conversione, di per sè, non elimina per legge il rischio di rimpatrio: l’asilo per questioni religiose è automatico solo per chi era cristiano, e minacciato, già prima di lasciare il paese d’origine. Con rigore tutto tedesco, la Germania chiede garanzie alla frotta dei nuovi adepti fulminati sulla via di Damasco, o meglio di Berlino. In qualche caso, serve la firma di trenta membri tedeschi della comunità cristiana alla quale apparterrà il candidato. Per non parlare dei ‘test di fede’ a cui sono sottoposti i migranti neocristiani che chiedono asilo: una sfilza di domande tipo "quanti giorni intercorrono fra Pasqua e Pentecoste", o "quali sono i dieci comandamenti".

Le chiese sono contrarie: "Roba che non dimostra nulla – si arrabbia Babajan – io chiedo piuttosto in che modo la fede cristiana ha cambiato il loro modo di pensare e la loro visione del mondo". Per il pastore berlinese Martens, "è problematico che l’attività principale della Chiesa sia sottoposta agli organismi governativi. Come se fossimo giudicati non abbastanza attenti nel somministrare un sacramento". La Chiesa protestante tedesca si è dotata di una serie di linee guida che dovrebbero aiutare i pastori ad affrontare il fenomeno delle conversioni in modo responsabile. Con la dovuta cautela, però: perché "molti uomini proclamano la propria bontà; ma un uomo fedele chi lo troverà?" (Proverbi 20,6).
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » gio mag 19, 2016 7:16 am

"L’OBIETTIVO FINALE DI HAMAS E’ COSTRUIRE UNO STATO ISLAMICO SULLE MACERIE DI OGNI CIVILTA’" - Mosab Hassan Yousef (il "Figlio di Hamas")


https://www.facebook.com/Netanyahu/vide ... 0827632076

Un momento straordinario di verita ' nelle Nazioni Unite.
Discorso al consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, settembre. 25, 2017:

Grazie, signor Presidente. Prendo la parola tenendo conto dell'orologio dell'ONU.
Il mio nome è mosab Hassan Yousef. Sono cresciuto a Ramallah come membro di Hamas.
Rivolgo le mie parole all'autorità palestinese, che afferma di essere il "legittimo rappresentante" del popolo palestinese.
Vi chiedo: da dove viene la vostra legittimità?
Il popolo palestinese non vi ha eletto e non vi ha mai nominati per rappresentanti.
Hamas tu ti sei autominato.
LA TUA RESPONSABILITA 'non e' per la tua gente. Ciò è dimostrato dalla vostra totale violazione dei loro diritti umani.
In realtà, i palestinesi e il loro sviluppo umano sono l'ultima delle vostre preoccupazioni.
Voi gli studenti palestinesi li torturate nelle vostre prigioni.
Tu e i tuoi rivali politici siete responsabili della sofferenza del popolo palestinese che è il risultato dei vostri interessi politici egoisti. Lei Hamas è il più grande nemico del popolo palestinese.
Se Israele non esistesse, non avresti nessuno da incolpare. Si prenda la responsabilità dei risultati delle sue azioni malvage.
Tu alimenti le fiamme del conflitto per mantenere il tuo potere abusivo.
Infine, si usa questa piattaforma per indurre in inganno la comunità internazionale, e per indurre in inganno la società palestinese, a credere che Israele sia responsabile dei problemi che crei tu Hamas.
Grazie."




https://www.facebook.com/padregabrielit ... en-section
https://www.facebook.com/padregabrielit ... 4058301614

Mosab Hassan Yousef, conosciuto come il "Figlio di Hamas" e il "Principe Verde" grazie al pluripremiato documentario basato sulla sua autobiografia del 2010, ha accettato l’invito a parlare alla quinta conferenza annuale del Jerusalem Post a New York il prossimo 22 maggio.

Il 38enne Mosab Hassan Yousef è figlio del leader di Hamas in Giudea e Samaria Sheikh Hassan Yousef, e dal 1997 al 2007 ha operato come agente per lo Shin Bet (l’agenzia israeliana per la sicurezza interna) fornendo elementi chiave per le operazioni antiterrorismo contro Hamas.

Mentre si faceva passare per il successore di suo padre e veniva istruito a guidare l’ala politica di Hamas, Mosab ha rischiato la vita per rivelare le tattiche terroristiche di Hamas alle forze di sicurezza israeliane. Secondo queste ultime, è stato per un decennio l’arma segreta più importante nella guerra di Israele contro Hamas, sventando decine di attacchi terroristici.

Nel 2007 è emigrato negli Stati Uniti dove gli è stato concesso asilo politico, si è convertito al cristianesimo e si è stabilito in California. Si oppone ai metodi e agli obiettivi di Hamas denunciandoli con forza: "Hamas non cerca la convivenza e il compromesso", ha detto in un’intervista alla CNN all’inizio di quest’anno, "Hamas cerca la conquista e, tra l’altro, la distruzione di Israele non è l’obiettivo finale di Hamas. Il suo obiettivo finale è invece la costruzione di uno stato islamico sulle macerie di ogni civiltà."

Durante una visita in Israele di due anni fa Mosab ha previsto che, dopo che lo Stato Islamico avrà perpetrato una lunga serie di attacchi terroristici contro l’Europa,"gli Europei non avranno più pazienza per gli attacchi e la doppiezza. Il mondo libero capirà che si tratta di una battaglia contro organizzazioni ideologiche che utilizzano il terrorismo." Fino ad allora, ha aggiunto Mosab, Israele dovrà "dimostrare forza e determinazione" contro il terrorismo di Hamas.



https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 3014487761

Mosab Hassan Yousef ,figlio del leader di Hamas in Cisgiordania Hassan Yosef,piu' conosciuto col nome il Principe verde,ha accusato alla conferenza annuale del Jerusalem Post di New York, il Presidente degli Stati Uniti della creazione di un 'clima perfetto' per il terrorismo islamico.Mosab ha disertato dai ranghi di Hamas e ha collaborato con le forze di sicurezza israeliane,ha inoltre raccontato di essere stato testimone quando una mamma ha inviato cinque dei suoi figli a morire in attacchi suicidi. "Lei stessa ha messo loro la cintura esplosiva, li ha salutati dicendo: andate a uccidere gli ebrei".Io amo Israele , ha detto Mosab Hassan Yousef con enfasi," Mi piace quello che Israele rappresenta - la sua morale, i suoi valori, la sua democrazia , il suo amore. Una Nazione che è riuscita a sopravvivere all'Olocausto e invece di entrare nel ruolo di vittima e dare la colpa a tutti, e' stata in grado di stabilire uno stato democratico - un giovane paese sviluppato in meno di 25 anni. Questo è un esempio ".
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » gio ago 04, 2016 6:34 am

I dissidenti islamici sono i principali alleati dell'Occidente
Giulio Meotti
29 luglio 2016

https://it.gatestoneinstitute.org/8590/ ... i-islamici

L'Islam, ha ammonito Boualem Sansal, scrittore algerino di rango, dividerà la società europea. In un'intervista ai media tedeschi, questo coraggioso autore arabo ha dipinto una visione di un'Europa asservita all'Islam radicale. Secondo Sansal, gli attentati terroristici di Parigi e Bruxelles sono stati diretti contro lo stile di vita occidentale. "Non riescono nemmeno a sconfiggere i paesi arabi deboli, così hanno introdotto quinte colonne per indurre l'Occidente ad autodistruggersi. Se ci riescono, la società crollerà".

Monsieur Sansal, che è stato minacciato di morte, fa parte di un esercito, in rapida crescita, di dissidenti musulmani. Essi costituiscono il miglior movimento di liberazione per milioni di musulmani che aspirano a professare pacificamente la loro fede senza sottomettersi ai dettami dei fondamentalisti e dei fanatici. Questi musulmani dissidenti perseguono la libertà di coscienza, la convivenza interreligiosa, il pluralismo nella sfera pubblica, la critica dell'Islam e il rispetto dello Stato di diritto comune. Per il mondo islamico, il loro messaggio potrebbe essere devastante. Ed è per questo che gli islamisti danno loro la caccia.

Sono sempre gli individui, come Lech Walesa, che fanno la differenza. L'Unione Sovietica è stata sconfitta solo da due persone: Ronald Reagan e Giovanni Paolo II – e dai dissidenti. Quando il professor Robert Havemann muore nella Germania orientale, se ne accorgono in pochissimi. Questo intrepido critico del regime è stato confinato agli arresti domiciliari a Grünheide, sorvegliato dalla Stasi. Ma il vecchio professore non si è mai lasciato intimidire. Ha continuato a lottare per le sue idee.

Un eroe dell'anticomunismo cecoslovacco, Jan Patočka, è morto sotto la pressione degli estenuanti interrogatori della polizia. Patočka ha pagato il durissimo prezzo della riduzione al silenzio. Le sue brillanti lezioni universitarie sono state ridotte a un seminario clandestino. Senza poter pubblicare, continuò a lavorare in un minuscolo appartamento sotterraneo.

Braccato dal KGB, Alexander Solzhenitsyn stendeva i capitoli del suo Arcipelago Gulag nascondendoli presso amici fidati, in modo che nessuno possedesse l'intero manoscritto. Nel 1973 ne esistevano soltanto tre copie. Quando la polizia politica sovietica riuscì a estorcere alla dattilografa Elizaveta Voronyanskya il nascondiglio di una di queste, la donna si impiccò pensando che fosse perso per sempre.

Oggi una nuova cortina di ferro è stata eretta dall'Islam contro il resto del mondo e i nuovi eroi sono i dissidenti, gli apostati, gli eretici, i ribelli e i miscredenti. Non è un caso che la prima vittima di una fatwa sia stato Salman Rushdie, uno scrittore anglo-indiano cresciuto in una famiglia musulmana.

Pascal Bruckner li ha definiti "i liberi pensatori del mondo musulmano". Dobbiamo appoggiarli – tutti. Perché se i nemici della libertà provengono dalle società libere, coloro che si inginocchiano davanti ai sicari di Allah, alcuni dei più valorosi difensori della libertà provengono dai regimi islamici. L'Europa dovrebbe offrire sostegno finanziario, morale e politico a questi amici della civiltà occidentale, mentre la nostra intellighenzia sciagurata si dà da fare per diffamarli.

Uno di loro, lo scrittore algerino Kamel Daoud, che ha definito l'Arabia Saudita "un Isis che ce l'ha fatta", di recente è stato tacciato di "islamofobia" per aver diretto la sua rabbia contro gli ingenui, che ignorano l'abisso culturale che separa il mondo arabo musulmano dall'Europa.

Un altro, un esule iraniano che ora vive in Olanda, il giurista Afshin Ellian, lavora all'Università di Utrecht, dove dopo la morte di Theo Van Gogh è protetto da guardie del corpo. Dopo la strage di Charlie Hebdo, mentre i media europei erano occupati a incolpare gli " stupidi" vignettisti, Ellian si è fatto promotore di un appello: "Non lasciate che i terroristi stabiliscano i limiti della libertà di espressione".

Un'altra coraggiosa dissidente e scrittrice, Ayaan Hirsi Ali, ha dovuto lasciare l'Olanda per gli Stati Uniti, dove è rapidamente diventata una dei più importanti intellettuali pubblici del paese.

Ayaan Hirsi Ali, una coraggiosa dissidente musulmana e scrittrice, ha dovuto lasciare l'Olanda per gli Stati Uniti, dove è rapidamente diventata una dei più importanti intellettuali pubblici del paese. (Fonte dell'immagine: Gage Skidmore)

Anche Ahmed Aboutaleb, il sindaco di Rotterdam di origine marocchina, è sorvegliato dalla polizia. Di recente, egli ha detto ai correligionari musulmani che protestavano contro le libertà occidentali che potevano "prendere la valigia e andare a farsi f+ttere". Geert Wilders, un eroico difensore cristiano di queste libertà in Olanda, è ora sotto processo accusato di "discriminazione". "Io sono in carcere", egli ha detto riferendosi ai nascondigli in cui ha vissuto "e loro se ne vanno in giro liberamente".

Molti di questi dissidenti sono donne. Shukria Barakzai, una giornalista e parlamentare afgana, ha dichiarato guerra ai fondamentalisti islamici dopo che la polizia religiosa dei talebani l'aveva picchiata perché aveva osato camminare senza accompagnatore maschile. Un attentatore suicida si è fatto esplodere vicino alla sua auto uccidendo tre persone. Kadra Yusuf, una giornalista somala, si è infiltrata nelle moschee di Oslo per denunciare gli imam, soprattutto riguardo alle mutilazioni genitali femminili, che non figurano nemmeno nel Corano o negli hadith (i detti di Maometto). In Pakistan, Sherry Rehman ha invocato "una riforma della legge pakistana sulla blasfemia". Ella rischia ogni giorno la vita. È bollata dagli islamisti come "degna di essere uccisa" perché donna, musulmana e attivista laica. Anche la scrittrice e psichiatra siro-americana Wafa Sultan è stata bollata come "infedele" che merita di morire.

Le Figaro ha di recente pubblicato un lungo articolo sulle personalità francesi musulmane minacciate di "morte". "Posti sotto protezione permanente della polizia, considerati traditori dai fondamentalisti musulmani, vivono in un inferno. Agli occhi degli islamisti, la loro libertà è un atto di tradimento dell'umma [la comunità]." Sono giornalisti e scrittori di cultura arabo-musulmana che denunciano la minaccia islamista e la violenza intrinseca del Corano. Sono soli contro l'islamismo che usa il terrorismo fisico dei kalashnikov ma anche contro un terrorismo intellettuale che li sottopone alle intimidazioni dei media. Visti come "traditori" dalle loro comunità, sono accusati dalle élites dell'Occidente di "stigmatizzare".

La giornalista francese Zineb El Rhazoui ha più guardie del corpo di molti ministri del governo di Manuel Valls e, per motivi di sicurezza, ha cambiato spesso casa a Parigi in questi ultimi mesi. Per questa giovane studiosa, nata a Casablanca, e che lavora al settimanale francese Charlie Hebdo, camminare per strada a Parigi è diventato impensabile. "Bisogna uccidere Zineb El Rhazoui per vendicare il Profeta", recita una fatwa emessa dopo il 7 gennaio 2015.

Le minacce contro un'altra dissidente, Nadia Remadna, non arrivano da Raqqa, in Siria, ma dalla sua stessa città: Sevran, nella Seine-Saint-Denis. Riflettono la crescente influenza degli islamisti nei territori perduti della Repubblica francese. Di quale "crimine" è stata ritenuta colpevole? Ha fondato la "Brigade des mères" per combattere l'influenza islamista sui giovani musulmani.

Anche un professore di filosofia, Sofiane Zitouni, ha lasciato il suo lavoro presso una scuola musulmana francese dopo aver denunciato "l'insidioso islamismo".

Il giornalista e saggista franco-algerino Mohamed Sifaoui, autore di molte indagini sugli ambienti islamisti, è vittima di una duplice minaccia. Egli è un bersaglio principale sia per i fondamentalisti sia per i grandi inquisitori "tolleranti". Condannato a due anni di prigione dal regime algerino per "reati a mezzo stampa", poi vessato dagli islamisti, Sifaoui chiese asilo in Francia nel 1999 e non ha più messo piede in Algeria. Da allora, ha visto la sua foto e il suo nome accanto alla scritta "le mourtad", l'apostata, sui siti islamisti, il che significa che è predestinato alla morte. La protezione intorno a lui è diventata totale a partire dal 2006, fin da quando Sifaoui difese la libertà di espressione del giornale satirico francese Charlie Hebdo.

Una quindicina di testimoni ha deposto a favore del settimanale Charlie Hebdo. Tra loro c'era il defunto saggista musulmano di origine tunisina Abdelwahab Meddeb, che ebbe il coraggio di sfidare l'intero establishment musulmano francese che cercava di fermare Charlie Hebdo. Meddeb voleva mostrare che "qui non si tratta di qualcuno contrario all'Islam, ma di un Islam illuminato contro un Islam oscurantista".

Sempre in Francia, Hassen Chalghoumi, il coraggioso imam di Drancy, predica con indosso un giubbotto antiproiettile. Quando esce di casa, è accompagnato da cinque poliziotti con armi semiautomatiche. Questo non accade all'esterno della Zona verde di Baghdad, ma nel cuore di Parigi. Chalghoumi si è detto favorevole al divieto del burqa; ha compiuto una visita senza precedenti allo Yad Vashem, il Memoriale dell'Olocausto a Gerusalemme; ha reso omaggio alle vittime di Charlie Hebdo e ha incoraggiato un dialogo con gli ebrei francesi.

Naser Khader, un musulmano liberale con cittadinanza danese, che ha invocato una "riforma musulmana" ed è autore del libro "Honour and Shame", è stato minacciato di morte dai gruppi islamici.

In Italia, uno scrittore di origine egiziana, Magdi Cristiano Allam, è scortato da guardie del corpo per aver criticato l'Islam politico. Come vicedirettore del prestigioso quotidiano italiano Corriere della Sera, Allam ha pubblicato un libro il cui solo titolo, Viva Israele, è bastato per mettere in pericolo la sua vita.

Ibn Warraq vive protetto dietro uno pseudonimo da quando ha scritto Perché non sono musulmano.

Anche il blogger palestinese Walid Husayin è una rarità. Incarcerato per aver "satireggiato il Corano", di recente ha pubblicato in Francia un libro sulla sua esperienza nei Territori palestinesi, dove il suo "ateismo" gli è quasi costato la vita.

In Tunisia, ci sono una manciata di registi e intellettuali che si battono per la libertà di espressione, soprattutto dopo l'assassinio di Chokri Belaid, un leader dell'opposizione laica. Anche Nadia El Fani, la regista di "Ni Allah ni maître" (Né Allah né padrone), e Nabil Karoui, direttore dell'emittente tunisina Nessma TV, sono stati minacciati di morte e portati in tribunale per rispondere dell'accusa di "blasfemia". Se "la primavera araba" della Tunisia non si è trasformata in un inverno islamista, come è successo altrove, è soprattutto grazie a questi dissidenti.

Questi eroi sanno ciò che è accaduto ai loro predecessori nella "guerra contro gli intellettuali arabi". Scrittori come Tahar Djaout furono uccisi nel 1993 dagli islamisti di Algeri, così come il giornalista Farag Foda, famoso per le sue satire taglienti sul fondamentalismo islamico. Prima della sua uccisione, era stato accusato di "blasfemia" dalla grande moschea di al Azhar. Una decina di blogger del Bangladesh sono stati uccisi a sangue freddo dagli islamisti per il "reato" di "laicità".

L'anno scorso, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha sollecitato una riforma dell'Islam e del modo in cui viene insegnato, come ha fatto la più importante autorità religiosa del mondo sunnita, lo Sheikh Ahmed al Tayeb, rettore dell'Università cairota di al-Azhar, centro dell'Islam sunnita. E lo ha detto addirittura alla Mecca. Ma i conservatori egiziani hanno fatto del loro meglio per evitarlo – almeno per il momento.

Tuttavia, ci sono sempre più dissidenti che riescono a fare sentire la propria voce e sono alla guida di movimenti coraggiosi e lungimiranti. Negli Stati Uniti, Zuhdi Jasser, autore di "A Battle for the Soul of Islam" e medico ha fondato l'American Islamic Forum for Democracy. L'anno scorso, più di una ventina di personalità americane hanno promosso un appello per "abbracciare un'interpretazione pluralista dell'Islam, rifiutando ogni forma di oppressione e abusi commessi in nome della religione".

In Canada, troviamo Raheel e Sohail Raza, che hanno fondato "Muslims Facing Tomorrow", e lo schietto Salim Mansur. professore associato di Scienze Politiche presso l'Università dell'Ontario occidentale.

Nel Regno Unito, Maajid Nawaz è a capo dell'influente Quilliam Foundation e Shiraz Maher, ex membro dell'organizzazione islamista Hizb ut-Tahrir, oggi è ricercatore presso il Centro internazionale per lo studio del radicalismo al King College di Londra.

Questi sono solo alcuni degli eroi di oggi. Qualche nome non è stato citato. L'elenco è troppo lungo.

L'orgogliosa e dolorosa resistenza di questi "ribelli di Allah" è una delle più belle testimonianze del nostro tempo. Questi "ribelli di Allah" sono anche l'unica speranza autentica di riformare il mondo islamico – e di preservare la libertà per tutti noi.

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » gio ago 04, 2016 6:35 am

10 anni di carcere e 2000 frustate a un uomo che ha dichiarato a più riprese, anche davanti ai giudici di essere ateo.
Per la legge saudita ateo è equiparato a terrorista. Onore a quest'uomo e a tanti altri che in Arabia Saudita affermano lo stesso il loro ateismo, come afferma l'articolo, rischiando la penda di morte.
Duemila frustate equivalgono più o meno a 50 frustate al mese, di più non è possibile sopportarle, significa continuano a seviziarti per almeno 4 anni. Non ci sono parlore per definire questa masnada di criminali. (Roberto Schena Michele)
https://www.facebook.com/Arabateismo/?fref=nf



Saudi Arabia sentences a man to 10 years in prison and 2,000 lashes for expressing his atheism on Twitter
http://www.independent.co.uk/news/world ... 00056.html
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