Demenze proislam, falsità islamiche o nazi maomettane

Demenze proislam, falsità islamiche o nazi maomettane

Messaggioda Berto » sab lug 04, 2015 8:37 am

Demenze proislam, bugie e falsità islamiche o nazi maomettane
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=1737

I "criminali complici" e gli irresponsabili che negano e nascondono i crimini e la pericolosità dell'islam e degli islamici a cominciare da Maometto e dal suo idolo Allah del Corano


Il mito della tolleranza islamica
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2646
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: Ensemense proixlam

Messaggioda Berto » dom lug 05, 2015 8:42 pm

Federica Mogherini

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 02053646:0

Cari amici, Federica Mogherini, esponente del Pd che ricopre la carica di Alto Commissario per la Politica Estera e della Sicurezza dell'Unione Europea, ha fatto il 24 giugno a Bruxelles l'elogio dell'islam, sostenendo che "l'islam appartiene all'Europa" nel passato, nel presente e nel futuro.
A suo avviso anche i partiti religiosi islamici dovrebbero poter essere ammessi in seno alla nostra democrazia.
Mi domando in che mondo viva. I partiti religiosi islamici sono banditi nella gran parte dei paesi musulmani e lei li vorrebbe legalizzare in Europa. Ripete che i terroristi islamici non hanno nulla a che fare con l'islam.

Secondo lei denunciare l'islam sarebbe una forma di razzismo.

Cari amici, liberiamoci al più presto di questa Europa relativista e di questa sinistra filo-islamica.


Ecco alcuni stralci del discorso della Mogherini.

"L’idea di uno scontro tra islam e “Occidente” - una parola in cui tutto è messo insieme e confuso – ha indotto in errore le nostre politiche e le nostre narrazioni. L’islam ha un posto nelle nostre società occidentali. L’islam appartiene all’Europa, occupa un posto nella storia dell’Europa, nella nostra cultura, nel nostro cibo e – ciò che più conta – nel presente e futuro dell’Europa. Che piaccia o no, questa è la realtà".

"Alcune persone stanno ora cercando di convincerci che un musulmano non può essere un buon cittadino europeo, che con più musulmani in Europa sarà la fine dell’Europa. Queste persone non sono solo sbagliano sui musulmani. Queste persone si sbagliano sull’ Europa, non hanno idea di cosa sono l’Europa e l’identità europea".

"Il cosiddetto Stato islamico sta portando avanti un tentativo senza precedenti di pervertire l’islam per giustificare un progetto politico e strategico malvagio. … L’Isis è il peggior nemico dell’islam nel mondo di oggi. Le sue vittime sono prima di tutto persone musulmane. L’islam è una vittima stessa dell’Isis".

"Io non ho paura di dire che l’islam politico dovrebbe essere parte del quadro. La religione gioca un ruolo nella politica. Non sempre per il bene, non sempre per il male. La religione può essere parte del processo. Ciò che fa la differenza è se il processo è democratico o no".

"Forse dovremmo anche prendere il tempo di rispolverare ‘” acquis” di alcuni Stati membri. Abbiamo un problema di coerenza interna... Abbiamo sostenuto la “campagna per riportare le nostre ragazze”, per aiutare le ragazze nigeriane rapite da Boko Haram. C’è una tale contraddizione di solidarietà quando queste ragazze sono lontane e la nostra mancanza di solidarietà quando sono alla nostra porta. Questo è impossibile da sostenere. Nei prossimi giorni e mesi abbiamo bisogno di trovare soluzioni, non solo per le ragazze in Nigeria, ma per le loro sorelle e madri e figlie che sono costrette a fuggire dagli stessi movimenti radicalizzati".

"Qualsiasi tentativo di dividere i popoli d’Europa in “noi” e “loro” ci porta nella direzione sbagliata. I migranti e noi. I musulmani e noi. Gli ebrei e noi. L’ “altro” e noi. Abbiamo imparato dalla nostra storia che tutti noi siamo “altro” di qualcun altro. La paura dell’altro non può che portare a nuovi conflitti".



Guerra, Pace - e Inganno - nell'Islàm
di Raymond Ibrahim
12 Febbraio 2009

http://www.webalice.it/pvmantel/traduzioni/taqiyya.html


Oggi, in un tempo di guerre e di rumori di guerre, provenienti dal mondo islamico – dall'odierno conflitto a Gaza, fino all'ostentazione di potenza militare del Pakistan nucleare e quella dell'Iran, prossima potenza nucleare – la necessità per i non-musulmani di capire meglio le dottrine e gli obiettividell'islàm, riguardo la guerra, la pace e tutto quanto sta in mezzo (trattati, diplomazia, eccetera) è diventata urgente. Per esempio, cosa si deve pensare del fatto che, dopo aver continuamente insistito, giorno dopo giorno, che la sua massima aspirazione è vedere la distruzione di Israele, HAMAS si prefigga di giungere a "trattati di pace", incluse varie forme di concessioni da parte di Israele – e, ancora più sconcertante, le ottenga?

Prima di poter rispondere a queste domande, deve rendersi conto della natura completamente formale e legalista del più diffuso islàm (Sunnita). Sorprendentemente, nonostante tutti i discorsi sull'islàm che "non è capito” o viene "frainteso" dai musulmani "radicali", la verità è che, a differenza di quasi tutte le altre religioni, l'islàm è chiaramente una fede che, per definizione, ammette un certo grado di ambiguità: difatti, secondo la shariah (cioé, il "modo di vivere islamico", più comunemente tradotto come "legge islamica"), ogni concepibile azione umana è classificata come:

vietata, haram حرام‎
scoraggiata, makruh مكروه,
permessa, ḥalāl حلال,
raccomandata, mustahabbمستحبّ,
obbligatoria, fard الفرض‎ o wajib

Il "buon senso" o il "senso comune" non hanno nulla da spartire con la nozione islamica di "giusto" o "sbagliato". Ciò che conta è esclusivamente quello che Allah (tramite il Corano) e il suo Messaggero, Maometto (mediante gli ahadith, o tradizioni), hanno da dire a proposito di ogni singola azione; e come i più grandi teologi e giuristi dell'islàm – noti come gli "ulema", letteralmente "quelli che sanno" – lo hanno interpretato.

Esaminiamo il concetto di menzogna. Secondo la Shariah, l'inganno in generale – secondo la terminologia Coranica noto anche come "taqiyya" – non è soltanto permesso in certe situazioni, ma qualche volta addirittura "obbligatorio". Per esempio, e contrariamente alla tradizione Cristiana, non soltanto i musulmani che devono scegliere tra abiurare l'islàm o essere messi a morte possono mentire fingendo l'abiura, ma alcuni giuristi hanno sentenziato che, in base al Corano 4:29, che ordina ai musulmani di non "distruggere sè stessi", i musulmani sono "obbligati" a mentire.


LA DOTTRINA DELLA TAQIYYA

Molto di questo argomento è imperniato sulla dottrina chiave della "taqiyya", che spesso viene definita con l'eufemismo di "simulazione religiosa" benchè in realtà definisca soltanto "l'inganno dei musulmani verso gli infedeli". Secondo l'importante testo Arabo "Al-Taqiyya fi Al-Islam" di Sami Makarem, "la Taqiyya [inganno] è di fondamentale importanza nell'islàm. Praticamente ogni setta islamica la accetta e la pratica. Possiamo addirittura arrivare a dire che la pratica della taqiyya è una tradizione consolidata dell'islàm e che quelle rare sette che non la praticano divergono dalla comune tradizione... La taqiyya è una pratica consolidata nella politica islamica, in special modo nell'era moderna [pag. 7, traduzione di R. Ibrahim]".

Alcuni erroneamente credono che la taqiyya sia esclusivamente una dottrina sciita: come gruppo minoritario disseminato tra i loro nemici tradizionali, i molto più numerosi Sunniti, gli Sciiti avevano storicamente molte più "ragioni" per dissimulare. Tuttavia, ironicamente, sono i Sunniti che oggi vivono in Occidente a trovarsi in una situazione analoga, essendo una minoranza accerchiata dai loro storici nemici, gli infedeli Cristiani.

Il principale Versetto Coranico che autorizza l'inganno nei confronti dei non-musulmani afferma: "I credenti non si alleino con i miscredenti, preferendoli ai fedeli. Chi fa ciò contraddice la religione di Allah, a meno che temiate qualche male da parte loro, prendendo precauzioni" (3:28; altri Versetti, utilizzati dagli ulema a supporto della taqiyya includono 2:173; 2:185; 3:29; 16:106; 22:78; 40:28).

Il famoso Tafsir (esegesi del Corano) di al-Tabari (morto nel 923) è un'opera di riferimento fondamentale per tutto il mondo musulmano. A proposito di 3:28, scrive: "Se voi [musulmani] siete sotto la loro [degli infedeli] autorità, temendo per voi stessi, comportatevi con lealtà verso di loro, con la vostra lingua, pur albergando odio contro di loro nel vostro intimo... Allah ha vietato ai credenti di essere in relazione di amicizia o di intimità con gli infedeli invece che con i credenti – eccetto quando gli infedeli li sovrastano [in autorità]. In tale situazione è consentito agire amichevolmente verso di loro".

Sempre riguardo al versetto 3:28, Ibn Kathir (morto nel 1373 e inferiore solo ad al-Tabari) scrive: "Chiunque, in ogni tempo o in ogni luogo teme la loro [degli infedeli] malvagità, si può proteggere mediante esibizioni esteriori". Come prova, cita l'intimo Compagno di Maometto, Abu Darda che disse: "Sorridiamo pure in faccia a qualcuno [non-musulmano], mentre il nostro cuore lo maledice"; un altro Compagno, al-Hassan, disse: "Praticare la taqiyya è accettabile fino al giorno del giudizio [cioè in perpetuo] ".

Altri eminenti ulema, come al-Qurtubi, ar-Razi e al-Arabi hanno esteso l'uso della taqiyya per nascondere i fatti. In altre parole, i musulmani possono comportarsi come gli infedeli – inclusi il culto e l'adorazione di idoli e croci, il rendere falsa testimonianza, anche il riferire al nemico infedele i "punti deboli" di altri musulmani – tutto, tranne uccidere un musulmano.

E' forse questo il motivo per cui il sergente musulmano Americano, Hasan Akbar, aggredì e uccise i suoi commilitoni in Iraq nel 2003? Forse la sua finta lealtà andò a sbattere contro un ostacolo insormontabile, quando si accorse che dei musulmani avrebbero potuto morire per mano sua? Aveva scritto sul suo diario: "Anche se non ho mai ucciso un musulmano, essere nell'esercito è la stessa cosa. Forse dovrò fare molto presto una scelta su chi uccidere".

LA GUERRA E' INGANNO

Nulla di questo ci dovrebbe sorprendere, considerando che lo stesso Maometto – il cui esempio, come "l'essere umano più perfetto" deve essere scrupolosamente seguito – assunse un atteggiamento di convenienza riguardo al mentire. E' ben noto, per esempio, che Maometto autorizzò la menzogna in tre situazioni: per riconciliare due o più litiganti, con la propria moglie e in guerra (vedi Sahih Muslim B32N6303, considerato un hadith “autentico”).

Ma per quanto riguarda la nostra principale preoccupazione, la guerra, il seguente episodio tratto dalla biografia di Maometto svela la centralità dell'inganno in guerra. Durante la Battaglia della Trincea (627), che oppose Maometto e i suoi seguaci ad alcune tribù non musulmane (collettivamente definite come "i Confederati"), uno di questi Confederati, Naim bin Masud andò al campo dei musulmani e si convertì all'islàm. Quando Maometto scoprì che i Confederati non sapevano della conversione di Masud, gli consigliò di ritornare e di tentare qualche espediente per indurre i Confederati ad abbandonare l'assedio – “Perché" lo rassicurò Maometto, "la guerra è inganno". Masud ritornò dai Confederati senza che loro sospettassero che avesse "cambiato bandiera" e cominciò a fornire pessimi suggerimenti ai suoi parenti e ai suoi precedenti alleati. Si diede anche un gran daffare per provocare litigi tra le varie tribù finché, diffidando completamente l'uno dell'altro, smobilitarono, abbandonando l'assedio dei musulman e quindi salvando l'islàm nel suo periodo embrionale (vedi Al-Taqiyya fi Al-Islam; anche Sirat Rasul Allah di Ibn Ishaq, la più antica biografia di Maometto).

Il seguente episodio dimostra ancora più chiaramente la legittimità dell'inganno. Un poeta, Kab bin al-Ashraf, aveva offeso Maometto componendo versi oltraggiosi a proposito delle donne musulmane. Maometto, di fronte ai suoi seguaci, esclamò: "Chi ucciderà quest'uomo che ha offeso Allah e i suo Profeta?". Un giovane musulmano di nome Muhammad bin Maslama, si offrì volontario, ma con la clausola che, per giungere così vicino a Kab, da poterlo uccidere, gli fosse permesso di mentire al poeta. Maometto acconsentì. Maslama si recò da Kab e cominciò a lamentarsi dell'islàm e di Maometto, battendo questo questo tasto fino a che la sua ostilità contro l'islàm divenne tanto credibile da convincere Kab a concedergli la sua fiducia. Poco dopo Maslama ritornò con un altro musulmano e, mentre Kab aveva abbassato la guardia, lo aggredirono, uccidendolo. La versione di Ibn Sa’ad riferisce che i due corsero da Maometto con la testa di Kab, alla quale Maometto urlò: “Allahu Akbar!” (Allah è il più grande!).


L'INGANNO NEL CORANO

Verità e menzognaVale anche la pena ricordare che tutta la sequenza delle rivelazioni Coraniche è una testimonianza della taqiyya; e, poiché si ritiene che Allah sia colui che ha rivelato questi versetti, è lui, in ultima analisi, a dover essere considerato il responsabile dell'inganno – cosa che non deve stupire, dato che lo stesso Allah è descritto nel Corano come il "miglior ingannatore" (Corano 3:54, 8:30, 10:21). Questo dipende dal fatto che il Corano contiene sia versetti di pace e tolleranza, che versetti violenti e intolleranti. Gli ulema furono perplessi nel decidere quali versetti dovessero codificare nella concezione islamica del mondo secondo la shariah – quello, ad esempio, che afferma che non c'è costrizione nella religione (Corano 2:256), oppure quelli che ordinano ai credenti di combattere tutti i non-musulmani fino a quando non si convertano o fintanto che almeno non si sottomettano all'islàm (Corano 9:5, 9:29)? Per uscire dall'impasse, svilupparono la dottrina dell'abrogazione (naskh, in base al versetto del Corano 2:106) che essenzialmente afferma che, in caso di contraddizione, i versetti "rivelati" successivamente nella carriera profetica di Maometto hanno la precedenza su quelli rivelati prima.

Ma innanzitutto, perché ci sono le contraddizioni? La classica risposta è stata che, poiché nei primi anni dell'islàm, Maometto e la sua comunità erano molto inferiori di numero rispetto agli infedeli, un messaggio di pace e coesistenza era appropriato (sembra qualcosa di familiare?). Tuttavia, dopo l'emigrazione a Medina e la crescita in numero e in potenza militare, furono "rivelati" i versetti intolleranti e violenti che spingevano i musulmani alla controffensiva – adesso che erano in grado di farlo! Secondo questa interpretazione, piuttosto comune tra gli ulema, si può solo concludere che i versetti miti della Mecca erano in ultima analisi un trucco per consentire all'islàm di guadagnare tempo per diventare sufficientemente forte da mettere in pratica i suoi "veri" versetti che richiedevano la conquista. In altre parole, come è stato tradizionalmente interpretato e messo in pratica dagli stessi musulmani, quando questi sono deboli o in una condizione di inferiorità, devono predicare e comportarsi secondo i versetti della Mecca (pace e tolleranza); quando invece sono forti, devono passare all'offensiva, secondo i versetti di Medina (guerra e conquista). Le vicende della storia islamica sono la testimonianza di questa dicotomia.

Un mio collega musulmano me lo confermò chiaramente durante una conversazione fortuita, ma rivelatrice. Dopo avergli esposto queste preoccupanti dottrine che rendono impossibile ai musulmani una coesistenza pacifica con gli infedeli – jihad, lealtà e ostilità, sostenere il giusto e vietare il male – gli chiesi in modo esplicito perché lui, come musulmano, non le sostenesse. ma lui continuava ad essere evasivo, riferendosi agli altri versetti, abrogati, di pace e tolleranza. Pensando che si fosse dimenticato di queste enigmatiche teorie come l'abrogazione, con aria di trionfo, cominciai a spiegargli la differenza tra i versetti Meccani (tolleranti) e quelli Medinesi (intolleranti) e come i secondi abrogassero i primi. Mi sorrise con semplicità dicendo: "Lo so benissimo, ma io adesso sto vivendo alla Mecca!" – intendendo che, come il suo debole profeta che viveva alla Mecca sovrastato da una maggioranza di infedeli, anche lui, per sopravvivere, si sentiva in dovere di predicare pace, tolleranza e coesistenza alla maggioranza di Americani infedeli.


LA GUERRA E' ETERNA

Che l'islàm legittimi l'inganno in guerra, non deve sorprendere: come dice il proverbio "Tutto è lecito in amore e in guerra". Inoltre, tutti i pensatori e i filosofi non-musulmani, come Sun Tzu, Machiavelli e Hobbes, giustificano l'uso dell'inganno in guerra. La differenza fondamentale, tuttavia, sta nel fatto che, secondo tutte e quattro le scuole classiche di Giurisprudenza Sunnita, la guerra contro gli infedeli deve proseguire "in perpetuo" – finché "non cessi ogni confusione e la religione appartenga solo ad Allah" (Corano 8:39). Nella sua voce relativa alla jihad, l'autorevole Enciclopedia dell'islàm, asserisce semplicemente:

"Il dovere della jihad sussiste finché l'universale dominio dell'islàm non sia stato realizzato. La pace con le nazioni non-musulmane è quindi, unicamente una situazione contingente e transitoria; solo le circostanze la possono temporaneamente giustificare. Inoltre non c'è dubbioche non possa esistere un reale trattato di pace con queste nazioni; possono essere autorizzate soltanto delle tregue, la cui durata non può eccedere, in linea di massima, un periodo di dieci anni. Ma anche queste tregue sono instabili, in quanto, prima della loro scadenza, possono essere unilateralmente denunciate se apparisse più conveniente per l'islàm riprendere il conflitto".

Inoltre, tornando alla dottrina dell'abrogazione, la maggioranza degli ulema concorda che il versetto Coranico 9:5, noto come ayat al-saif — il “versetto della spada” — ha abrogato un totale di 124 versetti Meccani più pacifici.

La jihad obbligatoria è molto ben espressa dalla dicotomia che caratterizza la concezione islamica del mondo che oppone il Dar al-Islam (il "reame della sottomissione", cioè, il mondo islamico) al Dar al-Harb (il “reame della guerra", cioè il mondo non-islamico) finché il primo non sottomette il secondo. Ibn Khaldun, il celebre storico e filosofo musulmano (morto nel 1406), spiega così questa divisione:

"Nella comunità musulmana, la guerra santa [jihad] è un dovere religioso, in base all'universalità della missione islamica e l'obbligo di convertire tutti all'islàm, sia con la persuasione che con la forza. Gli altri gruppi religiosi non hanno avuto una missione universale, e per loro la guerra santa non non era un dovere religioso, eccetto che per scopi di difesa... Ma l'islàm ha l'obbligo di conquistare il potere sulle altre nazioni".

Questo concetto è avvalorato dal fatto che, a motivo dei dieci anni di durata del trattato di Hudaibiya (628), sottoscritto alla Mecca tra Maometto e i suoi avversari Quraishiti, dieci anni è, in teoria, il massimo periodo di pace ammesso tra musulmani e infedeli. Ma, sempre in base all'esempio di Maometto, che ruppe la tregua solo dopo due anni (accampando una infrazione da parte dei Quraish), l'unica funzione del trattato di pace (hudna) è di permettere ai musulmani indeboliti di guadagnare tempo per recuperare le forze, riorganizzarsi e riprendere nuovamente l'offensiva. Per inciso, secondo un hadith canonico, Maometto disse: "Se faccio un giuramento e, successivamente, mi imbatto in qualcosa di meglio, faccio ciò che è meglio e rompo il mio giuramento". Il profeta incoraggia ulteriormente i musulmani a comportarsi allo stesso modo: "Se giurate di fare qualcosa e poi scoprite che qualcos'altro è meglio, dovete sciolgliere il giuramento e fare quello che è meglio"

Dopo aver negoziato un trattato di pace criticato dai musulmani per le troppe concessioni ad Israele, Yasser Arafat, Presidente del PLO e vincitore del Premio Nobel per la Pace, parlando ai musulmani in una moschea e in modo totalmente informale, si giustificò dicendo: "Io considero questo accordo nulla di più dell'accordo stretto dal nostro Profeta Maometto con i Quraish della Mecca". In altre parole, come il suo profeta, il "moderato" Arafat stava dando la sua parola, solo per ritirarla non appena "avesse trovato qualcosa di meglio" – cioè, quando i Palestinesi fossero stati abbastanza forti da riprendere l'offensiva.

Molto recentemente un nuovo gruppo islamico associato ad HAMAS e chiamato Jaish al-Umma (l'esercito dell'islàm), dichiarò apertamente: "I musulmani di tutto il mondo sono obbligati a combattere gli Israeliani e gli infedeli fino a quando soltanto l'islàm governerà il mondo". Accortisi però del loro errore, si affrettarono a "chiarire": "Intendevamo dire che il mondo non vivrà in pace finché il sangue dei musulmani continua ad essere versato". Ma che significa: finché il sangue musulmano smette di essere versato in Israele, oppure "fino a quando soltanto l'islàm governerà il mondo"?

Questi sono tutti chiari esempi di Musulmani che fingono apertura mentale all'idea di pace solo per guadagnare tempo per rafforzarsi.

Il nostro problema è solo questo: l'islàm deve essere in uno stato di guerra costante col mondo non-musulmano, che non significa necessariamente un combattimento fisico, dato che gli ulema hanno classificato varie forme, non violente, di jihad, come la "jihad della penna" (la propaganda) e la "jihad del denaro" (guerra economica)? e se ai musulmani è consentito mentire e fingere lealtà, cordialità, addirittura affetto per gli infedeli semplicemente per favorire i loro sforzi bellici – cosa realmente significa per noi qualsiasi offerta musulmana di pace, dialogo o tolleranza?

Ciò appare ancor più evidente se si considera che, ogni volta che i musulmani "si rendono disponibili" per la "pace" è sempre quando sono in condizione di inferiorità rispetto agli infedeli – cioè, quando sono loro, e non i loro concorrenti non-musulmani, a trarre vantaggio dalla pace. Questa è la lezione ricavabile dagli ultimi due secoli di interazione islàm-Occidente, durante i quali il primo è stato militarmente inferiore e quindi soggetto all'altro.

Ci si potrebbe chiedere se anche il contrario potesse ritenersi vero. Se, ad esempio, i Palestinesi diventassero più forti di Israele e potessero distruggerlo, se Israele si rendesse disponibile per richiedere la pace o delle concessioni, i Palestinesi (musulmani nella quasi totalità) la concederebbero? In realtà, la risposta a questa domanda appare evidente in tutti quei paesi in cui gruppi di non-musulmani vivono come minoranze tra una maggioranza di musulmani: vivendo in uno stato di costante sottomissione (secondo il Corano 9:29), sporadicamente sono anche perseguitati e uccisi – come i Cristiani Copti in Egitto che, solo per essersi riuniti per pregare in una fabbrica dismessa, si trovarono circondati da una folla di 20 mila musulmani vocianti che tiravano pietre al grido di guerra dell'islàm: "Allahu Akbar".


TRATTAMENTO RECIPROCO O OBBLIGO RELIGIOSO?

Perché Osama bin Laden, che crede fermamente nella divisione del mondo in due entità – l'islàm e gli altri – che si devono combattere finché la prima non dominerà il mondo, ha attaccato gli Stati Uniti? Il seguente aneddoto ce lo chiarisce: dopo che un gruppo di eminenti musulmani scrisse agli Americani una lettera dicendo che l'islàm è una religione pacifica che vuole coesistere con gli altri, cercando solo di "vivere e lasciar vivere", Bin Laden, pensando che nessun non-musulmano avrebbe visto la sua lettera, li criticò aspramente nel modo seguente:

"Per quanto riguarda le relazioni tra musulmani e infedeli, queste sono riassunte nelle Parole dell'Altissimo: 'Noi vi rinneghiamo. Inimicizia e odio regneranno sempre tra di noi, finché non crederete unicamente in Allah' (Corano 60:4). Così c'è inimicizia, sostenuta da una feroce ostilità che viene dal cuore. E questa feroce ostilità – cioè, il combattimento –finisce solo se l'infedele si sottomette all'autorità dell'islàm, o se non è lecito versare il suo sangue (cioè i dhimmi), o se i musulmani in quel momento sono deboli e incapaci (cioè taqiyya). Ma se l'odio in qualche momento si estingue nel cuore, questa è una grave apostasia! ... Questa quindi è la base e il fondamento delle relazioni tra gli infedeli e i musulmani. Il combattimento, l'ostilità e l'odio – da parte dei musulmani verso gli infedeli – sono il fondamento della nostra religione. E noi consideriamo questo un atto di giustizia e di gentilezza verso di loro" (da The Al Qaeda Reader, pag. 43).

Vale la pena ripetere che questa ostile visione del mondo è ufficialmente sostenuta da tutte le scuole di giurisprudenza islamica (cioè, non c'è nulla di "radicale" in questa concezione). Però, quando si rivolge ad un pubblico Occidentale, il tono di bin Laden cambia radicalmente; elenca un gran numero di "lamentele" per giustificare di combattere l'Occidente – dalla oppressione dei Palestinesi, allo sfruttamento Occidentale delle donne e la mancata firma da parte degli Stati Uniti del protocollo di Kyoto – ma non allude, neppure una volta, al dover combattere gli Stati Uniti semplicemente perché si tratta di uno stato infedele che deve essere soggiogato. Difatti, comincia spesso i suoi messaggi all'Occidente dicendo: "Il trattamento reciproco è parte della giustizia" oppure "Pace per chiunque segue la guida" – benché intenda qualcosa completamente diversa da quello che pensano i suoi ascoltatori occidentali.

Ovviamente, questa è una chiara situazione di taqiyya, dato che bin Laden non è soltanto impegnato in una jihad fisica, ma anche in una jihad propagandistica. Convincendo un Occidente secolarizzato (la cui epistemologia non consente la nozione di conquista religiosa) che l'attuale conflitto è esclusivamente colpa sua, garantisce a lui e alla sua causa una maggiore benevolenza; d'altra parte, sa benissimo che se gli Americani capissero che, a parte ogni lamentela politica – reale o immaginaria – secondo la concezione islamica del mondo, soltanto la loro sottomissione all'islàm potrà portare la pace, la sua campagna propagandistica sarebbe rapidamente compromessa. Il fatto è che al-Qaeda è più motivata da obblighi religiosi che da un trattamento di reciprocità. Da qui la costante necessità di mentire "perché la guerra" come affermò il loro profeta "è inganno".

Si deve aggiungere che, benché la grande maggioranza dei musulmani non sia costituita da terroristi in attività, la lista delle lamentele di bin Laden contro l'Occidente corrisponde al paradigma delle lamentele del musulmano medio. Tuttavia, se non sanno che, secondo l'islàm – e non secondo bin Laden – l'ostilità verso gli infedeli trascende il tempo, lo spazio e anche le lamentele, e che l'obbligo religioso impone che la guerra continui fino a quando "tutta la religione appartenga ad Allah", delle due l'una: o non conoscono la loro religione (che è un fenomeno comune), oppure ... taqiyya?


CON AMICI COME QUESTI ...

Colluso con HAMAS, accusato da politici Americani di "perseguire un programma politico islamista estremista", con i suoi membri arrestati per accuse correlate al terrorismo – il CAIR (Council on American Islamic Relations) è un altro dei gruppi islamici che sembra essere meno che sincero con il suo pubblico non-musulmano; basato negli Stati Uniti, è anche molto vicino alla sua patria originaria. Quando si toccano argomenti sensibili, come la jihad, la guerra continua, oppure le dottrine come la taqiyya – in pratica, tutto quello che è stato esposto in questo saggio – il CAIR è sempre stato all'avanguardia, non solo nel negare la loro esistenza, ma anche nell'accusare di "islamofobia" e minacciare di querela chiunque vi alludesse, in pratica censurando ogni discorso critico sull'islàm.

Il CAIR potrebbe forse ispirarsi all'esempio del neo-convertito Masud a cui Maometto consigliò di andare a vivere tra i Confederati infedeli, al solo scopo di confonderli e tradirli, in modo che l'islàm trionfasse?

Tuttavia, l'esempio più evidente di taqiyya arriva, ironicamente, da una intera nazione: l'Arabia Saudita. Se c'è una nazione che segue strettamente la shariah – inclusa la divisione del mondo in due campi opposti in guerra tra loro, l'islàm e gli infedeli – questa è proprio l'Arabia Saudita, alias [la nazione] "amica" dell'America. In accordo con la shariah, ad esempio, i Sauditi non permettono la costruzione sul loro territorio di una singola chiesa nè di una sinagoga; le Bibbie sono vietate e, se scoperte, bruciate. I Cristiani impegnati in qualsiasi attività missionaria sono arrestati, torturati e qualche volta uccisi. I musulmani convertiti al Cristianesimo sono condannati a morte.

Non ostante tutto ciò, nel loro tentativo di mostrare l'islàm come una religione "tollerante", una religione che, ancora, cerca soltanto di "coesistere pacificamente" con gli altri, i Sauditi hanno continuato a premere per un maggior "dialogo" tra musulmani e non-musulmani, in particolare Cristiani ed Ebrei (ironicamente, proprio i due popoli che sono attualmente più forti dell'islàm). Piuttosto rivelatore, tuttavia, è il fatto che l'Arabia Saudita rifiuti di ospitare queste conferenze; dopo tutto, l'ultimo desiderio, espresso sul letto di morte dal loro profeta Maometto, fu di espellere Cristiani ed Ebrei dalla penisola Araba; come ri-invitarli adesso e parlare di pace e tolleranza? Inoltre, certamente i Sauditi temono che un "dibattito" reale – non solo qualche discorsetto superficiale di "comprensione reciproca" che permea queste farse – possa realizzarsi, una volta che i partecipanti non-musulmani scoprono di non essere liberi di praticare la loro religione sul territorio Saudita. La più recente conferenza inter-religiosa si è tenuta a Madrid, dove il Re Abdullah, non ostante tutto quanto riferito sopra, ha dichiarato che "l'islàm è una religione di moderazione e tolleranza, un messaggio che invita ad un dialogo costruttivo tra i seguaci di tutte le religioni".


Solo pochi giorni dopo si è saputo che i testi scolastici dei bambini Sauditi definiscono ancora Cristiani ed Ebrei come "infedeli", gli "odiati nemici" e "maiali e porci". Un test a risposte multiple in un testo scolastico del quarto grado chiede ai bambini musulmani: "Chi è un 'vero' musulmano?". La risposta corretta non è semplicemente un uomo che prega, digiuna eccetera, ma invece: "Un uomo che adora unicamente Allah, ama i credenti e odia gli infedeli" – cioè le stesse persone con cui i Sauditi vogliono "dialogare".

E' quindi del tutto evidente che quando i Sauditi – o altri musulmani che aderiscono alla shariah – invitano al "dialogo", stanno solo seguendo il consiglio prima ricordato dell'amico di Maometto, Abu Darda: "Sorridiamo pure di fronte a certa gente, mentre il nosto cuore li maledice".


CONSEGUENZE

C'è anche un altro problema filosofico – più precisamente, epistemologico – con la taqiyya. Chiunque creda realmente che nessuna autorità inferiore a Dio stesso giustifica e, con l'esempio del suo Profeta, talvolta addirittura incoraggia l'inganno, non avrà alcuno scrupolo o dilemma etico nel mentire. Questo è particolarmente vero se la mente umana è realmente una "tabula rasa" formata dall'ambiente e dall'educazione. L'inganno diventa una seconda natura.

Consideriamo il caso di Ali Mohamed – il "primo istruttore" di bin Laden e per lungo tempo un agente di al-Qaeda. Nonostante fosse strettamente inserito nei più alti gradi della rete del terrorismo, la sua abilità nella simulazione gli consentì di diventare per anni un agente della CIA e un informatore dell'FBI. Chi lo conobbe, lo considerava "con paura e ammirazione per la sua incredibile fiducia in sè stesso, la sua incapacità ad essere intimidito, l'assoluta spietata determinazione nel distruggere i nemici dell'islàm e la sua inflessibile fede nei principi del fondamentalismo islamico militante". Sicuramente questa frase riassume tutto, perché una "fede intransigente" nei "principi" dell'islàm che, come abbiamo visto, legittima l'inganno, avrà certamente un grande successo nel creare una "eccezionale sicurezza di sé" quando si mente.

In conclusione, ogni musulmano che osserva scrupolosamente la shariah – e questo, per inciso, è la definizione di un musulmano, uno che "si sottomette (alla legge di) Allah" – legge che, oltre ad altri insegnamenti aggressivi, chiaramente e senza alcuna ambiguità, divide il mondo in due metà perennemente in guerra – un musulmano così si sentirà sempre in diritto, un diritto "sancito da Dio", di mentire finché "non cessi ogni confusione e la religione appartenga solo ad Allah" (Corano 8:39). Tutte le aperture musulmane per la pace, il dialogo, o anche solo per una tregua temporanea devono essere valutate alla luce di questa dottrina: la taqiyya.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ensemense proixlam

Messaggioda Berto » gio lug 09, 2015 7:54 pm

Obama: l'Isis non può essere sconfitto militarmente ma da un "islam moderato"

https://www.facebook.com/MagdiCristianoAllam?fref=ts

Buongiorno amici. Barack Hussein Obama, il presidente degli Stati Uniti d'America, la superpotenza mondiale, è convinto che "non c'è forza militare che metterà fine al terrore dell'Isis senza essere bilanciata da uno sforzo più ampio di carattere politico ed economico", e che soprattutto "le ideologie si sconfiggono con idee migliori, con una visione più avvincente e più attraente". Più specificatamente Obama ha chiarito che "in Siria serve una transizione politica che porti a un nuovo governo senza Bashar al Assad".

Questo è il risultato del "Consiglio di guerra" svoltosi con Obama al Pentagono dedicato alla guerra all'Isis. Al riguardo ha precisato che "non sarà una campagna rapida", anzi "sarà molto lunga". E al tempo, stesso, è necessario "continuare ad essere vigili" contro la minaccia del terrorismo, sia dei cosiddetti 'lupi solitari', che delle cellule jihadiste.

Cari amici, in che mani siamo! Se il presidente della superpotenza mondiale minaccia da un lato di fare la guerra alla Russia, che sarebbe una catastrofe planetaria e, dall'altro, ci dice che non si può sconfiggere militarmente il terrorismo islamico, vuol dire che siamo messi malissimo. Continuare a immaginare che ci sia un "islam moderato", che sarebbe quello dei Fratelli Musulmani, della Turchia, del Qatar e dell'Arabia Saudita, che ci salverebbe dall'islam estremista dell'Isis, è una colossale ingenuità per non dire una totale follia. Svegliamoci!

https://youtu.be/x9pCdjgB5LE


Obama tende la mano all'islam. Trump: "A suo agio in moschea"
Orlando Sacchelli - Gio, 04/02/2016

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/oba ... 20545.html

Obama torna a parlare dei musulmani. Lo fa intervenendo al National Prayer Breaksfast, tradizionale appuntamento interreligioso che si svolge ogni anno a Washington: "I musulmani nel nostro Paese sono anche loro americani, fratelli e sorelle".

Poi, soffermandosi sulle preoccupazioni che attraversano l'Occidente di fronte alle differenze religiose e all’emergenza rifugiati legata soprattutto alle crisi nella regione in Medio Oriente (Siria in primis), ha ha aggiunto: "Dio non ci ha insegnato la paura".

Ieri Obama ha visitato la moschea di Baltimora. Rivolgendosi ai giovani musulmani ha detto: "Siete parte di questo posto. Non siete o musulmani o americani, siete musulmani e americani. La mera tolleranza di religioni diverse non è abbastanza", ha aggiunto, ricordando che gli Stati Uniti sono per la libertà religiosa e "l’attacco a una religione è un attacco a tutte le religioni. L’Islam è sempre stato parte dell’America".

Queste parole, com'era facilmente prevedibile, non sono affatto piaciute a Donald Trump, che ha risposto per le rime: "Con tutti i problemi che abbiamo - ha detto ai microfoni di Fox News - Obama poteva andare in tantissimi posti, e invece ha scelto una moschea. Forse in una moschea si sente a suo agio".

Trump rilancia un suo vecchio cavallo di battaglia, quello sui dubbi a proposito del certificato di nascita di Barack Obama. Quest’ultimo, secondo il tycoon, potrebbe non essere nato alle Hawaii, negli Stati Uniti, ma in Africa. E potrebbe essere in realtà musulmano. Più di una volta, in passato, Obama ha replicato in maniera ironica, arrivando anche a dire che il miliardario pensa che la conquista della luna sia un falso.

Lo scorso dicembre il candidato repubblicano aveva di d nuovo ventilato la presunta fede segreta islamica di Obama, attaccando il presidente, subito dopo la strage di San Bernardino, per il suo rifiuto di usare il termine "terrorismo radicale islamico". "Abbiamo un presidente che si rifiuta di usare questo termine - disse parlando alla coalizione dei repubblicani ebrei - c'e' qualcosa di lui che non sappiamo". Di sicuro la querelle religiosa tra Obama e Trump andrà avanti ancora.
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Re: Ensemense proixlam

Messaggioda Berto » sab lug 11, 2015 9:32 am

Rehman Chishti: "Criminali che infangano l'Islam, definirli Stato è un grave errore"

Il deputato Tory: "Molti musulmani sono a disagio perché la loro fede è collegata agli atti mostruosi compiuti da questa gente"

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI

04 luglio 2015

http://www.repubblica.it/esteri/2015/07 ... -118312901

LONDRA. "Non sono uno Stato e non rispettano lo spirito autentico dell'Islam, dunque non vedo perché debbano avere diritto di chiamarsi Stato Islamico".

Rehman Chishti è il deputato conservatore che ha presentato alla camera dei Comuni la mozione contro la Bbc per il modo in cui la radiotelevisione pubblica britannica definisce l'Is. Nato in Pakistan 37 anni fa (suo padre lavorava nello staff del padre di Benazir Bhutto, all'epoca presidente; la famiglia dovette lasciare il paese dopo un colpo di Stato), immigrato nel Regno Unito da bambino, di fede musulmana e schierato da sempre in politica con i Tory, Chishti si sente personalmente offeso dalla terminologia a suo parere troppo benevola nei confronti di un'organizzazione responsabile di atrocità, torture, decapitazioni e attentati.

Perché ha preso proprio ora questa iniziativa?
"Perché lo scioccante attacco contro un villaggio turistico in Tunisia ci ricorda una volta di più la contraddizione in cui molti cadono in Occidente, a cominciare dalla Bbc . Quella strage è stata compiuta nel nome di un gruppo che si riferisce a se stesso come Stato Islamico o Is ma è evidentemente un'organizzazione terroristica. Da troppo tempo abbiamo permesso loro di autodefinirsi qualcosa che non sono e dunque penso sia venuto il momento di cambiare l'etichetta con cui li indichiamo".

Cosa cambia se li chiamiamo Stato Islamico?
"Diamo legittimità e credibilità alla loro propaganda. La verità è che non sono uno stato, sebbene sostengano di esserlo, e non sono davvero islamici, altrimenti non si macchierebbero di orrori che infangano l'Islam".

Tuttavia controllano un ampio territorio, questo non permette loro di fregiarsi del titolo di Stato?
"Uno Stato, per essere tale, deve essere internazionalmente riconosciuto, deve avere una base legale, deve avere delle istituzioni riconoscibili. Questo gruppo non ha niente di tutto ciò e inoltre viola tutte le norme e le regole internazionali".

Ma si proclamano islamici, chi può stabilire che non lo sono?
"Sono una banda di criminali, non dei seguaci dell'Islam. Tutte le loro azioni e i loro proclami sono una distorsione di una religione pacifica. La stragrande maggioranza dei musulmani, in Gran Bretagna e nel mondo, si sente insultata dal fatto che questa gente voglia parlare a nome dell'Islam e che media occidentali li definiscano "islamici". Ho incontrato innumerevoli musulmani britannici, in moschee e centri sociali nel nostro paese, e dovunque ho avvertito il disagio e la preoccupazione della gente per il fatto che la loro fede viene collegata a questi terroristi e ai loro atti mostruosi".

E allora come chiamarli?
"Un regime barbaro e brutale. Oppure Daesh, un termine arabo che significa " colui che semina discordia". Dovrebbero farlo anche la Bbc e tutti gli altri".

Me despiaxe par tì' ma l'Ixlam vero e storego lè coelo de Maometo e de l'IS, na mostruoxetà dexomana mile olte pexo del nasixmo.
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » dom ott 25, 2015 8:48 pm

Ke oror sto travixar łe robe!

Fondamentalista cristiano ammazza una bambina
Orrore a Corigliano Calabro dove un fondamentalista cristiano ha ucciso barbaramente la sua fidanzata minorenne.
lunedì 27 maggio 2013
http://ummah-news-italia.blogspot.it/20 ... ve-un.html


Orrore a Corigliano Calabro dove un fondamentalista cristiano ha ucciso barbaramente la sua fidanzata minorenne.

Nella roccaforte del Cattolicesimo estremista, la Calabria, queste notizie sono all'ordine del giorno.
I cristiani del luogo applicano alla lettera le leggi divine della Nuova società Cristiana, dove per una bambina di 12 anni o meno è normale avere il suo primo fidanzatino, il suo primo rapporto sessuale ed è normale essere accompagnate dalle madri negli ospedali per effettuare l'aborto. Le file degli ambulatori si riempono sempre più di ragazzine in cerca di aborto e di spose troppo adulte che non riescono ad avere figli.

La ragazza uccisa pochi giorni fa è stata bruciata viva, com'è di rito da quelle parti, per occultare i cadaveri.

Il giovane cristiano ha poi dichiarato che era geloso della bambina che era di sua proprietà e che ha dovuto ucciderla per non perdere l'onore. Ma questo è solo il riflesso di una mentalità misogina e oscurantista che è tipica della calabria, di quella calabria omertosa che soffre della sindrome di Stoccolma, di quella calabria che si riunisce nelle feste delle madonne di paese per "incoronare" i propri boss della ‘ndrangheta, di quella calabria dove molti sanno, sopratutto i preti... e pochi denunciano!.

Come dimenticare la storia di Annamaria Scarfò di San Martino di Taurianova in provncia di Reggio Calabria, aveva solo 13 anni quando la Chiesa Cattolica coprì il suo strupro, in nome della Sacra Trinità, stupro perpetutato da un branco che era da difendere a tutti i costi.

Questo è ciò che accade nella roccaforte del cattolicesimo ... dove le nicchie con i santi ornano le facciate e gli angoli delle strade ad ogni incrocio.
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » mar ott 27, 2015 10:31 pm

???

Francia, nei primi nove mesi triplicati gli attacchi contro gli islamici
I dati del 2015. La denuncia dell'Osservatorio nazionale: gli atti islamofobi in Francia sono triplicati nei primi nove mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014

Francesco Ditaranto RENNES 25.10.2015

http://ilmanifesto.info/nei-primi-nove- ... i-islamici

Gli atti isla­mo­fobi in Fran­cia sono tri­pli­cati nei primi nove mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014.
A ren­derlo noto è l’Osservatorio nazio­nale con­tro l’islamofobia, che evi­den­zia come azioni, minacce e offese rivolte ai fedeli musul­mani o ai luo­ghi di culto isla­mici siano pas­sati da 110 a 330 nel periodo in esame.

Secondo l’osservatorio è stato il primo tri­me­stre del 2015 a far regi­strare un aumento espo­nen­ziale degli epi­sodi a carat­tere isla­mo­fobo, subito dopo gli atten­tati del gen­naio scorso alla reda­zione di Char­lie Hebdo e al super­mer­cato Hyper Cacher. In que­sti tre mesi sono stati rile­vati almeno 220 atti con una matrice comune anti-islamica. Netta la dimi­nu­zione nei sei mesi suc­ces­sivi, pur rima­nendo pre­oc­cu­pante il sus­se­guirsi di azioni ricon­du­ci­bili a un più gene­rale clima di avver­sione nei con­fronti della comu­nità musulmana.

Anche sul ver­sante dei social net­work, e, più in gene­rale, della rete, si assi­ste a un aumento costante dei con­te­nuti offen­sivi, quando non diret­ta­mente raz­zi­sti, che hanno i fedeli di que­sta reli­gione come obiet­tivo. «I musul­mani ne hanno abba­stanza di essere con­si­de­rati come i leb­brosi della repub­blica» ha dichia­rato Abdal­lah Zekri, pre­si­dente dell’osservatorio e segre­ta­rio gene­rale del Con­si­glio fran­cese del culto musul­mano, denun­ciando, inol­tre, l’isteria di una certa classe poli­tica che vede nei fedeli isla­mici l’origine dei mali francesi.

Il nodo della que­stione, per la Fran­cia attuale, sta pro­prio nella frase pro­nun­ciata da Zekri.
Oltralpe è in atto un peri­co­lo­sis­simo pro­cesso di divi­sione del paese che ini­zia dai primi anni di scuola. Come spie­gare diver­sa­mente l’improvvisa guerra ai menu senza carne di maiale nelle mense sco­la­sti­che, por­tata avanti da espo­nenti poli­tici di destra a vari livelli isti­tu­zio­nali in nome del rispar­mio o della laicità?

Intanto, mar­tedì scorso, il pro­cu­ra­tore della repub­blica di Lione ha chie­sto l’assoluzione di Marine Le Pen nel pro­cesso per le frasi della lea­der del Front natio­nal, che, nel 2010, aveva para­go­nato le pre­ghiere dei musul­mani in luo­ghi pub­blici all’occupazione nazi­sta.
L’accusa per isti­ga­zione alla discri­mi­na­zione, alla vio­lenza e all’odio dovrebbe, dun­que, cadere. La sen­tenza è pre­vi­sta per il 15 dicem­bre pros­simo, esat­ta­mente due giorni dopo il secondo turno delle ele­zioni regio­nali che potreb­bero vedere il Front natio­nal trion­fare in due regioni, e con­ten­dersi la pre­si­denza di altre cinque.

Eppure non sono sol­tanto i mem­bri del par­tito d’estrema destra a gio­care con i valori della repub­blica. In que­sto senso non sono pochi gli esempi tra le fila dei Repub­bli­cani di Sar­kozy. La situa­zione attuale è figlia di una dina­mica molto fran­cese, ma facil­mente espor­ta­bile, che riguarda la nor­ma­liz­za­zione, o dedia­bo­liz­za­zione come si usa dire, del lin­guag­gio dell’estrema destra.

Il con­cetto repub­bli­cano di lai­cità è sna­tu­rato ormai per por­tare avanti un pro­cesso di esclu­sione della comu­nità musul­mana, che diventa un sistema di appar­te­nenza for­zata ed ete­ro­di­retta e, al tempo stesso, una forma peri­co­losa di comu­ni­ta­ri­smo per la nuova destra senza com­plessi. In altre parole, la destra non parla ai cit­ta­dini musul­mani come cit­ta­dini fran­cesi, ma come musul­mani, per poi accu­sarli di non volersi integrare.
E’ il para­dosso di un’assimilazione che nega l’identità, e che nasconde die­tro la lai­cità, un attacco al con­cetto stesso di cit­ta­di­nanza repub­bli­cana, in nome di un ritorno a una «Fran­cia dei fran­cesi» che non è mai esistita.

???


Me par ke a sipia i muxlim a violer parir pì come muxlim ke cofà franòoxi.
Se xe par coelo anca la Talia de li taliani no lè mai existesta!
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » sab nov 07, 2015 12:00 am

L'islam non è uguale al cristianesimo: gran parte delle guerre e dei crimini vede coinvolti i musulmani
di Andrea Tedesco 05/11/2015

http://www.magdicristianoallam.it/blogs ... lmani.html

“Un musulmano, un ebreo, un cristiano, un pagano, e un ateo entrano tutti in un coffee shop…e parlano, ridono, bevono caffè e diventano buoni amici. Non è una barzelletta. È quello che accade quando non sei un coglione”.
Il messaggio trasmesso da questa immagine e dalle parole associate è vero senza ombra di dubbio.
Però, paradossalmente, non sono vere le conclusioni che di solito se ne traggono.

Se, per esempio, il contesto limitato dell'incontro al coffee shop viene estrapolato a rappresentare la convivenza di culture diverse all’interno di un’entità più ampia come la società, cioè il multiculturalismo, allora la realtà odierna lo smentisce ampiamente.

L’esperimento del multiculturalismo è fallito. Perché?
Perché gli uomini sono tutti uguali, ma le culture no. Le persone di buona volontà e i “coglioni” (assholes) esistono ovviamente in ogni cultura, ma questo non significa che le culture siano tutte eqivalenti. Come spesso accade nel mondo reale, la questione è quantitativa, non qualitativa. In alcune culture la probabilità di trovare "coglioni"(assholes) è più alta. La parola chiave è "when" = quando...non sei un "coglione"...
È proprio questo il punto in cui il fattore culturale entra in gioco, pesando in modo diverso in funzione della cultura di appartenenza. La frequenza di questo evento, cioè "when you're not an asshole" = "quando non sei un coglione” non è costante, ma può variare a seconda della cultura, e quindi incidere in modo differenziale sulla probabilità che si materializzino situazioni piacevoli e desiderabili di convivenza umana simili a quella descritta nella figura.
In una società con una più alta percentuale di membri di una cultura con un numero più elevato di “coglioni”, la probabilità sarà più bassa e viceversa.
Purtroppo, oggi, se ti permetti di ricordare il fatto evidente che le culture siano diverse e, come risultato delle differenze, la percentuale di "coglioni" presenti in ciascuna cultura possa variare in modo statisticamente significativo, vieni solitamente accusato di essere "razzista”, perlomeno se insinui che le culture, o alcune culture, del Terzo Mondo possano includere una percentuale maggiore di “coglioni”.
Se invece dichiari esplicitamente il contrario, diventi dall’oggi al domani un fine intellettuale degno della massima stima e di essere invitato a tenere conferenze sull’argomento.
Mi sorprendo sempre di fronte alle accuse di “razzismo” lanciate dai professionisti dell’anti-razzismo della sinistra radical chic terzomondista e ambientalista, per una serie di ragioni.
Anzitutto, perché questa scelta di parole è errata.
Cultura non è sinonimo di razza.
Non è che, per esempio, i bianchi siano cristiani, e i negri musulmani.
Inoltre, perché è paradossale che nel 21esimo secolo, dopo i progressi e i trionfi della scienza e del metodo scientifico, i rappresentanti della cultura e del pensiero dominante oggi in Occidente, che non perdono occasione per esaltare, e giustamente, le conquiste della scienza, poi, al di fuori del ristretto ambito della ricerca scientifica, possano faticare a distinguere aspetti qualitativi e quantitativi della realtà.
Ma il fatto più sorprendente e paradossale è l’incoerenza di chi, ergendosi a paladino dei diritti umani e anti-razzista di professione, finisce non solo per assumere posizioni di sapore ”razzista”, ma anche a negare l’evidenza e a contraddire le proprie convinzioni di partenza.
Quando si rinuncia all'approccio “scientifico” per valutare la realtà, si finisce per guardarla in modo ideologico ed etnocentrico, cioè dando per scontato che tutte le culture siano come la nostra.
Infatti, si accetta come premessa indimostrata, ma indiscutibile, che l'uguaglianza degli uomini possa implicare l'uguaglianza e intercambiabilità delle culture.
Di conseguenza, per spiegare le evidenti differenze quantitative, la percentuale più elevata di "coglioni" all'interno delle comunità rappresentative di culture diverse, invece di approfondire scientificamente la conoscenza delle culture alla ricerca di diversità che possano giustificare i dati percentuali, si propongono spiegazioni di natura ideologica ed etnocentrica.
Per esempio, di fronte ai dati percentuali problematici riassunti dallo "slogan":"Non tutti gli islamici sono terroristi, ma quasi tutti i terroristi sono islamici", i professionisti dell’anti-razzismo presuppongono che il terrorismo islamico, piuttosto che manifestare un progetto egemonico prettamente islamico o, perlomeno, indicare una propensione culturale alla violenza, rappresenti una reazione degli islamici ad una provocazione degli occidentali, facendo appello al mito del “buon selvaggio” e alla teoria del Jihad reattivo su esso fondata.
La teoria del Jihad reattivo implica, però, che gli islamici, come popolazione, siano incapaci di intendere e volere pienamente, di prendere decisioni autonome e perseguire propri sogni e progetti, per quanto discutibili, ma siano in grado soltanto di reagire appunto agli stimoli esterni, alle provocazioni, alle azioni degli occidentali, queste sì totalmente consapevoli, responsabili, ed espressione di sogni e progetti endogeni.
A questo punto, sembra chiaramente emergere un’inquietante vena di “razzismo” proprio dove non ci si sarebbe mai aspettati di trovarla, cioè fra i professionisti dell'anti-razzismo.
Allora, per evitare di minare il dogma dell’uguaglianza di tutte le culture e passare per “razzisti”, si deve affermare che anche noi occidentali ci comporteremmo allo stesso modo se avessimo subito i soprusi e le ingiustizie inflitte agli islamici, e più in generale al Terzo Mondo, dall’Occidente.
In altre parole, saremmo anche noi dei “buoni selvaggi”, corrotti, però, a differenza di quelli del Terzo Mondo, dalla cultura giudaico-cristiana alla base della civiltà occidentale, e dai suoi frutti, per esempio il capitalismo.
La cultura giudaico-cristiana, infatti, avrebbe generato le Crociate, il colonialismo e l’imperialismo responsabili del Jihad reattivo.
Così facendo, però, si finisce non solo per sottolineare comunque un’altra differenza di natura culturale, ma anche per “demonizzare” la “nostra” cultura giudaico-cristiana, ed esaltare, invece, quella islamica, o, più in generale, le altre culture del Terzo Mondo, contraddicendo la premessa iniziale di partenza che tutte le culture siano uguali e intercambiabili.
In realtà, paradossalmente, i professionisti dell’anti-razzismo e sostenitori dell’uguaglianza e intercambiabilità di tutte le culture disprezzano la cultura giudaico-cristiana alla base della propria civiltà, e quindi esaltano le altre culture.
Quelli in malafede fra loro, cioè pienamente consapevoli della propria incoerenza e disonestà intellettuale, usano lo specchietto per le allodole del multiculturalismo, fondato sulla premessa indimostrata dell’uguaglianza di tutte le culture, per distruggere la cultura giudaico-cristiana, diluendola attraverso l’apertura delle porte dell’Occidente all’immigrazione di esponenti di culture, come quella islamica, in cui la probabilità di trovare “coglioni” è significativamente più elevata.
Che il numero di “coglioni” generati dalla cultura islamica sia più elevato è un dato della realtà confermato non solo dalla prevalenza quasi assoluta di islamici fra i terroristi, ma anche dal fatto che:
circa il 95% dei conflitti in corso sul pianeta vedano coinvolti islamici, che sembrano, pertanto, gli unici incapaci di convivere pacificamente con tutte le altre culture ed etnie,
http://www.religioustolerance.org/curr_war.htm
dalle percentuali di crimini, in particolare quelli di natura sessuale, perpetrati dagli immigrati islamici e dai loro discendenti in Europa, e quindi dal prevalere della presenza di islamici nelle popolazioni carcerarie.
http://it.gatestoneinstitute.org/5224/svezia-stupri
http://it.gatestoneinstitute.org/6693/m ... i-germania

È un dato difficile da spiegare in modo ideologico ed etnocentrico senza contraddirsi continuamente, ma di facile interpretazione per chi si prenda la briga di testare i propri pregiudizi leggendo il Corano, e i Hadith, cioè la biografia ufficiale del Profeta Maometto.
http://www.raymondibrahim.com/islam/abd ... -ayatollah

Però, questi “coglioni” islamici, per quanto "coglioni", sono non soltanto non-ebrei e non-cristiani, ma anche anti-semiti e anti-cristiani, e quindi funzionali alla distruzione della cultura giudaico-cristiana.
La fuga di ebrei europei verso Israele di questi anni, come risultato dell’ingresso di immigrati islamici e dell’aumento drammatico di attacchi antisemiti perpetrati proprio da questi immigrati, conferma questa inquietante realtà.
http://it.gatestoneinstitute.org/5215/s ... io-i-ebrei
http://www.ilfoglio.it/articoli/2014/08 ... e_c186.htm

Chi persegue questo progetto criminale di annientamento delle radici culturali giudaico-cristiane della civiltà occidentale si illude di poter usare gli immigrati islamici come mercenari, comprandoli con l’offerta dell’opportunità di vendicarsi contro ebrei e cristiani dei torti subiti per mano dell’Occidente, e con la concessione di beni materiali e diritti.
L’esistenza di questo progetto, oltre che dal flusso degli ebrei in senso opposto a quello degli islamici, è confermata anche dall’appoggio economico, militare, e diplomatico fornito dal presidente Obama, illustre rappresentante degli anti-razzisti della sinistra radical chic, all’islam radicale, incarnato dai Fratelli Musulmani in Egitto, dall’Isis in Iraq e Siria, dagli islamisti sciti in Iran, i quali perseguitano e massacrano i cristiani in Medio Oriente e aspirano alla distruzione di Israele.
Un ulteriore ultimo paradosso è rappresentato dal fatto che i paladini dei diritti umani della sinistra radical chic sembrino non provare alcun timore di fronte alla violenza islamica, la quale è orientata non solo contro ebrei e cristiani, ma anche omosessuali, donne, atei.
Probabilmente, la cieca fiducia nel mito del “buon selvaggio” e nella teoria del Jihad reattivo induce gli aspiranti burattinai a credere di poter controllare a piacimento la violenza islamica, e placarla in futuro, anzitutto concedendo ai presunti burattini islamici la possibilità di fare giustizia contro i supposti responsabili delle Crociate, del colonialismo e imperialismo occidentali, e quindi con generose concessioni.
In realtà, e purtroppo per loro, la violenza islamica è implacabile, perché endogena, e minaccia anzitutto proprio gli omosessuali, le donne, gli atei, la sinistra radical chic, che non potrebbero neppure appellarsi all'opzione della dhimmitudine, concessa invece ad ebrei e cristiani, per essere risparmiati.
E a dispetto delle apparenze, sono gli islamici i veri burattinai, che stanno usando questi professionisti dell’anti-razzismo come burattini e “asini” di Troia per attuare i propri ambiziosi progetti egemonici globali.
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » lun nov 09, 2015 8:20 pm

???

Attenzione agli imam d'Italia: sono degli impostori, non delle autorità religiose

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 99048169:0

(Il mio commento pubblicato oggi su Il Giornale) - Mercoledì 4 novembre al Hemingway Caffè a Villalba di Guidonia, in provincia di Roma, in uno spazio per gli incontri culturali dove stavo presentando il mio nuovo libro “Islam. Siamo in guerra”, ho dovuto scontrarmi con un gruppo di sedicenti imam, intesi genericamente come guide religiose islamiche. Uno di loro, con un italiano approssimativo che attesta il sostanziale rifiuto di integrarsi, ha preso la parola per dire “Magdi Allam è ignorante, tutto ciò che dice dell'islam è falso”, “l'Isis non c'entra nulla non l'islam”, “l'islam è una religione di pace come il cristianesimo”, “islam e cristianesimo credono nello stesso Dio e negli stessi profeti”.

Poi ha giustificato il suo intervento censorio nei miei confronti: “A me l'islam è caro. Io rappresento l'islam”.
Dopo averlo sfidato a dimostrare l'infondatezza delle prescrizioni violente di Allah nei versetti coranici e delle atrocità perpetrate da Maometto che avevo evocato, ho controbattuto sulla questione cruciale della rappresentatività dell'islam: “Tu non rappresenti l'islam, sei solo un impostore”.

Si tratta di un nodo fondamentale nel rapporto dello Stato con l'islam. Perché l'imam, che in arabo significa “colui che sta davanti”, è in realtà un fedele che guida la preghiera collettiva all'interno della moschea, svolgendo una funzione che è intercambiabile, nel senso che oggi l'imam può farlo tizio e domani caio.
L'imam pertanto potrebbe essere considerato un “funzionario” religioso, nel momento in cui dovesse svolgere regolarmente la guida della preghiera collettiva. Ma non può essere concepito come una “autorità” religiosa.
Il sacerdote o il pastore fondano la loro autorità religiosa o all'investitura dall'alto laddove, come nella Chiesa cattolica, è presente una gerarchia che fa capo a un Papa, o alla scelta da parte della comunità dei fedeli, come nelle Chiese evangeliche.
Viceversa l'attribuzione del titolo di imam è auto-referenziale, arbitraria e menzognera.
È sufficiente che un musulmano intraprendente apra un luogo di culto, che sono quasi tutti mascherati sotto forma di “centri culturali islamici”, si auto-attribuisca il titolo di imam affinché venga riconosciuto alla stregua di autorità religiosa, sia dai fedeli che lo frequentano sia dalle istituzioni civili e religiose non musulmane.
È ormai diventata consuetudine che all'inaugurazione di un “centro culturale islamico” partecipino, al fianco del sedicente imam, il sindaco e il vescovo o un loro rappresentante.
Essere imam di una moschea si traduce inoltre in una fruttuosa attività imprenditoriale, perché consente di guadagnare lautamente raccogliendo le offerte dei fedeli nella principale preghiera collettiva del venerdì, in aggiunta alla zakat, uno dei cinque pilastri dell'islam che corrisponde ad una tassa annuale sulla propria ricchezza, nonché alle donazioni elargite dagli stati islamici e, infine, alla possibilità di beneficiare dei fondi pubblici e privati destinati alle attività culturali.

Periodicamente scopriamo che i sedicenti imam sono in realtà dei predicatori d'odio.
In Italia sono stati espulsi decine di imam, sia “moderati” come quello della Grande Moschea di Roma Abdel-Samie Mahmoud Ibrahim Moussa, sia radicali come quello della moschea di viale Jenner a Milano Abu Imad.
Ebbene è ora di smetterla di farci raggirare da degli impostori pur di rispettare l'islam costi quel che costi, anche se è intrinsecamente incompatibile con le nostre leggi e nemico dichiarato della nostra civiltà.


https://it.wikipedia.org/wiki/Imam
Il termine imām (pronuncia imàm, dall'arabo إمام, che fa riferimento a una radice lessicale che indica lo "stare davanti" e, quindi, "essere guida"), può indicare tanto una preclara guida morale o spirituale (ed è questo l'uso che per lo più se ne fa in ambiente politico) quanto un semplice devoto musulmano che sia particolarmente esperto nei movimenti rituali obbligatori della preghiera canonica salāt.
Costui si pone davanti agli oranti, dando modo ad essi di correggere eventuali errori nei movimenti che comporterebbero l'invalidità della salāt.
Da un punto di vista strettamente religioso il termine Imàm indica una "Guida spirituale" e per questo è lecito usarla per i capi di movimenti politico-religiosi, come Khomeini.
Da un punto di vista istituzionale, l'Imam è storicamente il capo della Comunità islamica (Umma) ed è per questo, nel Sunnismo, sinonimo di califfo.
Un peso senz'altro maggiore è dato dalla figura dell'Imam - considerato Guida ideale per meriti umani e conoscenza religiosa essoterica ed esoterica - dalla Comunità islamica sciita a causa dei suoi legami di sangue e spirituali con Ali ibn Abi Talib, cugino e genero del profeta Maometto. La sua speciale eccellenza fra gli uomini deriva però dall'essere, in modo privilegiato, ineffabilmente assistito da parte di Dio.
Per la maggioranza dello sciismo - detta imamita, duodecimana o, in arabo, Ithnāʿashariyya - il numero degli Imàm che legittimamente hanno guidato i fedeli musulmani (o sarebbero stati legittimamente destinati a farlo se poi, storicamente, non ne fossero stati impediti dai califfi omayyadi e abbasidi) è di dodici, mentre per la minoranza ismailita (o settimana, in arabo Sabʿiyya) il numero si limita a sette.

Alfano el ga dito ke ente sti oltemi anin a xe stà paràvia 55 iman, da la Talia. I xe tanti, màsa.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » sab nov 14, 2015 8:37 pm

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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » lun nov 16, 2015 2:36 pm

Li xlameghi łi conta falbarie

A Virus su Rai2 smentito l'islamico che dice che l'islam è una religione di pace

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... /Falso.jpg

http://www.magdicristianoallam.it/buong ... -pace.html

Buongiorno amici.
Ieri sera alla trasmissione “Virus”, condotta da Nicola Porro su Rai2, Reas Sayed, responsabile legale delle “Comunità islamiche di Milano, Monza e Brianza”, presente in studio e che si è qualificato come “cittadino italiano di fede musulmana”, ha affermato che l'islam sarebbe una religione di pace e di amore perché Allah nel Corano prescrive che “chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera”.

Quando ho avuto l'opportunità di replicare, ho chiarito che in realtà la lettura integrale di quel versetto coranico dice esattamente l’opposto:

“Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera . E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità.
I Nostri messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra.

La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso” (5, 32-33)

In questi due versetti coranici si specifica che:

1) La prescrizione concernente la sacralità della vita riguarda i “figli di Israele”, gli ebrei, non i musulmani.
2) La condanna dell'uccisione del prossimo non è assoluta. Uccidere il prossimo è legittimato se si uccide o si è “sparso la corruzione sulla terra”.
3) I “figli di Israele”, gli ebrei, sono condannati perché “molti di loro commisero degli eccessi sulla terra”.
4) La condanna per chi non crede e fa la guerra ad Allah e a Maometto, che seminano la corruzione sulla terra, “è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti”.

È evidente che la sacralità della vita non sussiste nell’islam.
Allah nel Corano legittima l’uccisione sia dell’omicida sia di chi “abbia sparso la corruzione sulla terra”. Che sono segnatamente gli ebrei ma anche i cristiani, più in generale i nemici dell’islam.

di Magdi Cristiano Allam 16/11/2015
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