La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Re: La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Messaggioda Berto » dom ott 22, 2017 8:10 am

L’ISIS che sopravvivrà alla sconfitta dell’ISIS
Lo Stato Islamico scomparirà come organizzazione, ma il mondo continuerà a subire le conseguenze dell'ideologia inculcata nel cuore e nella mente di troppi musulmani
Di Mordechai Kedar
(Da: Israel HaYom, 16.10.17)

http://www.israele.net/lisis-che-soprav ... a-dellisis

Al momento in cui scriviamo tutti i segnali indicano che le forze dell’Esercito Libero Siriano, costituite principalmente da milizie curde e siriane, stanno liberando la città di Raqqa, capitale dello “Stato Islamico in Iraq e Siria”. La domanda a questo punto è: come sarà il futuro dell’ISIS? La risposta va data a tre livelli e riguarda l’organizzazione, i suoi membri e la sua ideologia.

L’organizzazione sarà sbaragliata e sradicata. Le vaste porzioni di territorio da essa controllate saranno suddivise tra Siria, Iran, Turchia e curdi. Le sue istituzioni di governo diventeranno reliquie del passato. Il tentativo di ristabilire il Califfato islamico è fallito perché lo stesso mondo musulmano, ancor prima degli “infedeli”, ha rigettato le sue raccapriccianti pratiche da VII secolo.

I membri dell’organizzazione, tuttavia, sono già per la maggior parte da qualche altra parte, con la loro profonda convinzione di essere sempre nel giusto. Si sentono traditi e cercheranno di vendicarsi contro tutti coloro che li hanno attaccati: i curdi e i paesi della coalizione, ma anche i musulmani che sono stati a guardare senza aiutarli, come i paesi dell’ex blocco sovietico; ed anche i paesi che li hanno aiutati ma poi li hanno abbandonati lungo il cammino, come la Turchia e l’Arabia Saudita.

Questi jihadisti si sono sparpagliati in molti paesi e hanno creato succedanei dell’ISIS nella penisola egiziana del Sinai, in Libia, nello Yemen, in Nigeria, nel Mali, nelle Filippine e altrove, adattando struttura e attività di ogni ramificazione all’ambiente in cui si trova a operare. Le variabili in gioco comprendono il grado in cui i vari governi locali esercitano effettivamente il potere, il grado di appoggio da parte della popolazione musulmana locale, il grado in cui esista già e possa essere utilizzata una struttura terroristica organizzata a livello locale.

La curda Rojda Felat, una comandante delle Forze Democratiche Siriane, sventola la bandiera del suo gruppo, martedì, in piazza Al-Naim, nella città di Raqqa

Si è visto un fenomeno analogo dopo la sconfitta di al-Qaeda in Afghanistan alla fine del 2001, quando una delle sue diramazioni si stabilì in Iraq e si unì alla popolazione sunnita locale e ai resti dell’esercito di Saddam Hussein per formare appunto lo Stato Islamico. A partire dall’aprile 2003 ha iniziato ad approfittare della debolezza del governo centrale di Bagdad, e dal marzo 2011 di quella del governo centrale di Damasco.

Ogni succursale incontrerà, tuttavia, gli stessi fondamentali problemi tipici di qualsiasi gruppo islamista estremista. In primo luogo, vi saranno disaccordi all’interno del gruppo circa la sharia (legge islamica) e la sua applicazione; sul fatto di governare un territorio oppure continuare a operare come un’entità jihadista non sovrana; sulla severità delle pene per i trasgressori; sul titolo del leader (se chiamarlo o meno Califfo) e sulla sua autorità; sui rapporti con organizzazioni di analoga ideologia; sulla struttura di status all’interno dell’organizzazione (arabi rispetto ai non-arabi, musulmani di nascita rispetto ai musulmani per conversione) e altro ancora. Sorgeranno anche problemi riguardo all’ostilità tra l’organizzazione islamista e la popolazione locale, musulmana e non, che l’organizzazione vuole dominare. Inoltre, la percezione tradizionalmente negativa delle organizzazioni terroristiche islamiche da parte della comunità internazionale può sempre sfociare a una guerra aperta a questo o quel gruppo locale.

L’ISIS ha rivendicato il lancio, domenica, di due razzi dal Sinai egiziano contro Israele, e ne ha diffuso le immagini

Un’altra domanda è: come sarà influenzato il mondo islamico dall’infranto sogno di un Califfato? La caduta dello Stato Islamico rafforzerà sicuramente coloro che si oppongono all’islam politico. D’altra parte, la caduta dell’organizzazione sunnita rafforza l’asse sciita. Il lento spostamento verso l’Iran dei leader sunniti (Turchia e Arabia Saudita) è un segnale del crescente potere dell’asse sciita a scapito dei sunniti. L’energico discorso anti-iraniano tenuto la settimana scorsa dal presidente Usa Donald Trump potrebbe avere l’effetto di rallentare questa tendenza, ma ciò dipenderà dalle azioni che gli Stati Uniti intraprenderanno.

L’idea di un Califfato islamico non è morta. È viva e vegeta nelle scritture religiose, nei libri di testo, nei sermoni del venerdì, nei forum su internet e nel cuore di parecchi milioni di persone, e in un futuro vicino o lontano verrà risuscitata, si sbarazzerà del ricordo degli eventi di questi giorni e ricomincerà da capo. Ci saranno sempre persone che vagheggiano la gloria antica, la risurrezione del salafismo primigenio e dei suoi progenitori: Maometto e la sua coorte, che “vissero uno stile di vita ideale e corretto, indicandoci la strada giusta, valida in ogni luogo, tempo e ambiente”. Ciò che è chiaro è che la lotta contro l’Occidente “eretico, permissivo, edonista, materialista, drogato e avvinazzato” persisterà negli attentati dei “lupi solitari” e di piccole cellule terroristiche. I paesi del mondo continueranno a subire attacchi con veicoli, con armi bianche, con armi da fuoco, stupri e violenze contro donne e bambini, vandalismi e altre varianti della jihad rivolta contro tutti coloro che non appartengono alla religione di Maometto. Lo Stato Islamico scomparirà in quanto organizzazione, ma il mondo verosimilmente continuerà a subire le conseguenze della malvagia ideologia che quell’organizzazione ha inculcato nel cuore e nella mente di troppi musulmani.
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Messaggioda Berto » dom dic 30, 2018 3:33 am

Egitto, guerra ai terroristi dopo l'attentato: uccisi 40 presunti jihadisti
Gioele Anni - Sab, 29/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/egi ... 22452.html

Nell'attacco a un bus di turisti sono morte 4 persone. Nel mirino i "Partigiani di Gerusalemme"

Una risposta durissima. Il giorno dopo l'attentato che ha ucciso quattro persone nella zona delle Piramidi, al Cairo, le forze di sicurezza dell'Egitto hanno colpito i terroristi.

Il bilancio, secondo quanto riferisce il ministero dell'Interno, è di 40 presunti jihadisti uccisi.

Le azioni sono state condotte nell'area di Giza, a ovest del Cairo, e nella penisola nord-orientale del Sinai. In queste zone è forte la presenza di miliziani legati ai gruppi dell'estremismo islamico.

Una serie di raid ha avuto come obiettivo i covi dei terroristi. Le forze di sicurezza egiziane hanno anche recuperato molte armi.

Nell'attentato, avvenuto nella serata del 28 dicembre, è stato colpito un pulmino di turisti vietnamiti in visita nel Paese. Sono morti tre asiatici e un egiziano che li accompagnava. Una decina le persone rimaste ferite. Un ordigno artigianale è esploso al passaggio del bus sulla strada che transita vicino alle Piramidi, nel quartiere Al-Marioteya di Giza, alla periferia sud-occidentale del Cairo.

I sospetti delle autorità si sono da subito concentrati sul gruppo Ansar Bayt al-Maqdis, i «Partigiani di Gerusalemme», cellula fedele all'Isis e protagonista ormai da anni di una lunga serie di attentati nella regione a ridosso del Mar Rosso.

L'Egitto lotta da tempo contro il terrorismo. L'attentato più sanguinoso rivendicato dall'Isis in Egitto è la bomba a bordo di un volo charter precipitato nel Sinai nel 2015 dopo essere decollato da Sharm el Sheik. Tutti i 224 passeggeri a bordo, in gran parte turisti russi, sono morti.
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Messaggioda Berto » sab mar 23, 2019 11:22 pm

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Re: La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Messaggioda Berto » sab mar 23, 2019 11:22 pm

Siria, Baghouz è caduta. L'Isis scompare dalla Siria
Lorenzo Vita
23 marzo 2019

http://www.occhidellaguerra.it/baghouz- ... znZCKouYg4


Baghouz è caduta. L’ultima roccaforte dello Stato islamico è finita nelle mani delle forze curde che questa mattina hanno annunciato la fine del Califfato.

“Le forze democratiche siriane dichiarano l’eliminazione totale del cosiddetto califfato e la sconfitta territoriale al 100% dell’Isis”, ha detto il portavoce delle forze democratiche siriane (Sdf), Mustefa Bali, in una nota. Le milizie, sostenute dalla Coalizione internazionale a guida Usa, hanno conquistato il piccolo villaggio sull’Eufrate dove da mesi era in corso uno degli assedi più importanti della guerra in Siria.

Come riportano le prime testimonianze, i combattenti dell’alleanza curdo-araba hanno innalzato la bandiera gialla nel centro di Baghouz per celebrare la vittoria che segna la fine definitiva dello Stato islamico in Siria. Almeno come entità fisica. Il comandante dell’operazione delle Fds a Baghuz, Chiya Firat, ha dichiarato in conferenza stampa: “Abbiamo completato qui la ‘Jazeera Storm Operation’. Ci congratuliamo per questa vittoria che fa felici i curdi, gli arabi, gli assiri e tutti i popoli del mondo”. “Abbiamo sconfitto Daesh sul campo – ha continuato il comandante – Regaliamo questa vittoria come dono per il mondo intero e auguriamo il meglio a tutti”.

L’annuncio di oggi è di estrema importanza. Di fatto, con la caduta di Baghouz, cade l’ultimo bastione dei jihadisti. E scompare lo Stato islamico dalla Siria e dall’Iraq. Nelle scorse settimane, le milizie curde, coadiuvate dalle forze armate della Coalizione, avevano avviato una battaglia durissima, ma avevano rallentato l’avanzata a causa della presenza di migliaia di civili all’interno della cittadina. 60mila persone erano state evacuate dall’area coinvolta nel’assedio, ma molti combattenti dell’Isis erano rimasti asserragliati nell’ultima ridotta. Per Daesh, ovvero il sedicente Stato islamico, si trattava dell’ultimo bastione.

L’annuncio di oggi pone probabilmente fine a uno dei capitoli più buia della storia del Medio Oriente. Lo Stato islamico aveva raggiunto la sua massima espansione del 2014 con la conquista di Mosul e la proclamazione del cosiddetto “califfato” da parte di Abu Bakr al-Baghdadi. L’espansione dell’onda nera dell’Isis aveva coinvolto prima l’Iraq e poi la Siria, portando con sé morte e terrore oltre che crimini contro l’umanità di cui oggi si aspetta ancora un giudizio. E c’è chi parla di una Norimberga per i criminali dell’Isis.

Baghuz, situata sulle rive del fiume Eufrate, si trova al confine con l’Iraq. È un’area ricca di risorse energetiche, in particolare petrolio, ed è per questo che il Califfato l’aveva scelta come ultima roccaforte dopo la caduta della capitale de facto, Raqqa. La città è divenuta tristemente nota nelle ultime settimane per la morte di Lorenzo Orsetti, il combattente italiano che si era unito ai curdi per combattere i jihadisti. L’uomo, intervistato da Fausto Biloslavo per Gli Occhi della Guerra, è stato ucciso dai miliziani dell’Isis durante le ore più calde della battaglia per la caduta della città.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha commentato la caduta dell’ultima roccaforte di Daesh in Siria parlando di “un grave pericolo per il nostro Paese” che è stato “eliminato”. Su Twitter, il capo dell’Eliseo ha scritto: “La minaccia rimane e la lotta contro i gruppi terroristici deve continuare”.

Sempre su Twitter la Coalizione internazionale ha sottolineato: “Oggi è stato confermato che Daesh ha perso tutto il suo territorio in Siria. È un’importante pietra miliare nella lotta contro i terroristi, ma non rappresenta la fine”. “Molti progressi sono stati fatti, ma c’è ancora molto lavoro da fare per assicurare la sconfitta definitiva del gruppo terroristico”, ha aggiunto il comando. “La Coalizione ringrazia e si congratula con le nostre forze armate e i nostri partner sul campo per il loro coraggio nell’aiutarci a raggiungere questo importante traguardo nella lotta contro Daesh” si legge nel documento.

“La storia ci mostra che gruppi come Daesh non hanno bisogno del territorio per rimanere una minaccia. Daesh continuerà ad usare le tattiche di insurrezione che rappresentano ancora una minaccia globale”, hanno precisato le forze. “La Coalizione è impegnata a sostenere il popolo nelle aree liberate in Siria e in Iraq e ad assicurare una duratura sconfitta di Daesh attraverso il sostegno umanitario”.
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