Nasce il Partito italiano anti-Islam. Meluzzi: "Conosco bene i musulmani, ecco cosa rischiamo"2 Luglio 2017
http://www.liberoquotidiano.it/gallery/ ... -soli.htmlNasce il Partito italiano anti-islamizzazione, con l'obiettivo di arrivare entro pochi anni al 20% dei consensi. La risposta, ambiziosa e coraggiosa, al Partito islamico che sta prendendo forma intorno a Hamza Roberto Piccardo, ma anche alle politiche del governo come Ius soli e integrazione forzata, arriva da due giornalisti piuttosto noti: Alessandro Meluzzi, editorialista del Tempo, psicologo, docente universitario e famoso anche per i suoi interventi in tv, e il cronista del Giorno Stefano Cassinelli.
Come riferisce Il Tempo, il battesimo ufficiale avverrà il 4 luglio a Milano. "Il programma del Pai - spiega una nota - si sviluppa su vari temi che vanno dalla sicurezza al sostegno alle persone con disabilità, passando da immigrazione, ambiente, giustizia ed economia". Certo, il tema centrale è il rapporto tra Stato e Islam, "nella convinzione che l'intera questione debba essere gestita affidandosi al rispetto della Costituzione. Il Pai - si legge - mette al centro della sua attività il contrasto alla islamizzazione della società al fine di tutelare le norme e la cultura italiana", per salvaguardare "la libertà, la democrazia, la cultura e le tradizioni italiane nel rispetto di tutti".
"Conosco molto bene l'Islam - spiega Meluzzi al Tempo, - lo rispetto ma lo temo alle nostre latitudini perché l'Islam è una cultura forte, mentre la nostra è caotica e dissolta". C'è poi la questione demografica, ben espressa da un pensiero di Hasan al Turabi, capo dei Fratelli Musulmani: "Preventivava che gli uteri delle loro donne avrebbero colonizzato un Occidente ormai infecondo. Ogni musulmano ha più o meno quattro mogli, ognuna delle quali concepisce tre, quattro figli, e dunque i calcoli sono presto fatti".
Terzo fattore, e forse il più importante oggi, l'immigrazione, "e senz'altro non possiamo assistere al fenomeno con l'inebetimento del buonismo e del politicamente corretto. Ho visitato molti Paesi islamici, dalla Turchia all'Iraq, dove sono stato durante la prima guerra del Golfo, e temo chela nostra civiltà sia completamente disarmata. Non ci sto al pericolo che i nostri valori possano imboccare la via dell'estinzione".
Professor Sami Aldeeb Importante adesione al Partito Anti Islamizzazione PAI07/07/2017
https://www.partitoantiislamizzazione.i ... U.facebook Con grande gioia e soddisfazione, a testimonianza che la battaglia che stiamo portando avanti è democratica, civile ed ha un grande valore culturale, annunciamo l’iscrizione al Partito Anti Islamizzazione del dottor Sami Aldeeb Abu-Sahlieh, cristiano di origine palestinese, cittadino svizzero, che è uno dei più grandi esperti mondiali di diritto arabo e musulmano, chiamato dalla Confederazione Svizzera a tradurre la Costituzione Elvetica in arabo. Persone come lui, che ha scritto per noi un testo che riportiamo qui di seguito, sono quelle che possono far comprendere perché bisogna lottare contro l’islamizzazione. Come segretario del Partito lo ringrazio di cuore per il suo sostegno e l’adesione al Pai
Cristiano d’origine palestinese. Cittadino svizzero. Dottore in legge. Abilitato a dirigere ricerche - HDR. Professore universitario - CNU-Francia. Responsabile del diritto arabo e musulmano all’Istituto svizzero di diritto comparato 1980-2009. Visiting professor in varie università in Francia, Italia e Svizzera. Direttore del Centro di diritto arabo e musulmano. Autore di una cinquantina di libri in differenti lingue, di una traduzione francese, italiana e inglese del Corano, e di un’edizione araba annotata del Corano. Il suo sito:
http://www.sami-aldeeb.com“Ho letto il programma del PAI, che ho pubblicato sul mio blog
http://www.blog.sami-aldeeb.com con altri testi in italiano e in francese. Mi farebbe piacere aderire al vostro partito ed esserne un membro attivo. Oggi i politici, gli intellettuali e gli universitari non fanno il loro dovere agendo e riflettendo in modo adeguato sull'Islam.
Sono molto preoccupato della situazione attuale, particolarmente a causa di una migrazione che l'Occidente non controlla più. Sono per una soluzione umana accettabile per tutti. La proposta è di utilizzare metà dell'Arabia Saudita per farne un protettorato internazionale capace di ricevere almeno 100 milioni di migranti che sono per la maggioranza musulmani. In questo modo li aiuteremmo a creare un paese moderno che farà fiorire il deserto, e diventare rispettosi dei diritti dell'uomo.
Dall'altra parte, non esponiamo a un pericolo i paesi occidentali. Questi migranti vengono con un'ideologia che ha distrutto i loro paesi, e finiranno con il distruggere i paesi che gli daranno l'ospitalità. In questo paese si dovrebbero ospitare anche tutti i prigionieri musulmani in Occidente il cui unico sogno è quello di distruggere lo stesso Occidente, ma anche tutti i musulmani che non vogliono aderire ai principi occidentali di rispetto dei diritti dell'uomo, incluse le donne che vogliono portare il niqab e altre forme di velo che copre la faccia. Si dice in arabo: "Meglio arrabbiarsi prima, che rimpiangere dopo".
Sono anche preoccupato per la situazione dei musulmani che vivono in Occidente senza rispettare le norme occidentali. Si diceva: "Quando sei a Roma, vivi come i romani". Ma tanti di questi vivono o vogliono trasformare Roma come se fosse l'Arabia Saudita o il Pakistan, con norme contrarie ai diritti dell'uomo per le quali l'Occidente ha tanto sacrificato. Propongo a questo proposito una nuova lettura del Corano nel quale la parte "rivelata a Medina" sarà abbandonata in favore della parte "rivelata alla Mecca" più o meno accettabile. Questa è la proposta fatta dal pensatore sudanese Mahmud Muhammad Taha, impiccato nel 1985 su istigazione di Azhar, dei Fratelli musulmani (attivissimi in Italia) e dell'Arabia Saudita. Perciò ho pubblicato una edizione araba e fatto una traduzione francese, inglese ed italiana del Corano in ordine cronologico, per distinguere tra le due parti.
Questa edizione deve essere imposta in Occidente a tutti, anche nelle moschee, con un'avvertenza all'inizio del Corano indicando che la parte di Medina è contraria ai diritti dell'uomo e dunque inaccettabile. Io considero la parte di Medina nel Corano mille volte più pericolosa che Mein Kampf di Hitler. Ecco l'avvertenza che metto sulla mia edizione araba e le mie traduzioni del Corano in francese, in inglese e in italiano:
Come altri Libri sacri, il Corano contiene direttamente, o indirettamente attraverso la Sunna di Maometto che i musulmani devono seguire, norme contrarie ai diritti umani riconosciuti oggi nei documenti internazionali. Invitiamo i lettori a leggerlo criticamente e a collocarlo nel suo contesto storico, cioè il VII secolo.
Tra le norme che violano i diritti umani, che ispirano le leggi dei paesi arabi e musulmani, e che i movimenti islamisti vogliono applicare, in tutto o in parte, citiamo a titolo di esempi:
- La disuguaglianza tra uomini e donne in matrimonio, divorzio, eredità, testimonianze, sanzioni e lavoro, il matrimonio delle impuberi, e la circoncisione maschile e femminile praticata sui bambini.
- La disuguaglianza tra musulmani e non musulmani in matrimonio, divorzio, eredità, testimonianze, sanzioni e lavoro.
- Il non riconoscimento della libertà religiosa, in particolare la libertà di cambiare religione.
- Esortazione a combattere i non-musulmani, per occupare i loro paesi, per imporre tributi (jizya) ai non musulmani e per uccidere coloro che non seguono le religioni monoteiste.
- La schiavitù, la cattura dei nemici e l’appropriazione delle loro donne.
- Punizioni crudeli come uccisione dell’apostata (che abbandona l’Islam), lapidazione per adulterio, amputazione delle mani del ladro, crocifissione, fustigazione e ritorsioni (occhio per occhio, dente per dente).
- Distruzione di statue, quadri e strumenti musicali, e divieto delle arti.
- Maltrattamento degli animali e uccisione dei cani di compagnia
Nasce il partito anti-musulmano (e fa boom di iscritti), “L’Islam moderato non esiste”di Cristina Giudici
Ora c'è anche un partito anti-islamico, il Pai. Proliferano sempre più i movimenti anti-islam, sia sui social che nella vita reale. Ignorarli è una reazione immatura: l’islam fa paura perché viene visto come sinonimo di negazione della libertà individuale
7 Luglio Lug 2017
http://www.linkiesta.it/it/article/2017 ... ato-/34832Martedì scorso il Pai, il partito anti islamizzazione fondato dal giornalista de il Giorno, Stefano Cassinelli, un figlio adottivo ghanese disabile e un testimonial eccentrico del suo movimento, lo psichiatra e criminologo Alessandro Meluzzi, è stato presentato in mezzo alla strada in piazza Duomo, a Milano, perché lo spazio pubblico prima concesso per il battesimo del Pai poi è stato negato. Per ora il Pai non è stato preso molto sul serio, pare, con i i suoi 9 punti fondanti che spaziano dal rispetto dei valori della nostra Costituzione al timore di un‘eccessiva islamizzazione della società italiana da parte di una comunità che obbedisce alla legge della sharia’h. Come ha spiegato il presidente del Pai Marco di Prinzio, di mestiere poliziotto, sul sito web
http://www.partitoantisilamizzazione.it : “Riteniamo che i molti soggetti che ricoprono ruoli politici a tutti i livelli spesso siano inconsapevoli, o non vogliano esserlo, della pericolosissima radicalizzazione religiosa che è in atto incessantemente nel nostro paese. La Costituzione è per noi Italiani sopra ogni cosa quindi la libertà di religione è indiscutibile, ma al tempo stesso non vogliamo che coloro che professano un qualsiasi credo si sentano arrogantemente in diritto di mettere in discussione o di non attenersi alle nostre regole sociali, culturali e soprattutto giuridiche”.
E in effetti, a guardarli nella loro prima foto di gruppo, verrebbe da pensare che si tratti di un bizzarro gruppo di persone che strizza l’occhio al populismo imperante. Se però si gratta la superficie, non solo del Pai, (a 24 ore dalla nascita 1200 adesioni in un solo giorno) ma anche dei vari gruppi chiusi su Facebook che hanno tutti nomi simili come “No islam”, “Islam no Grazie”, “Uniti contro l’islam”, “Invasione islamica? No, grazie” e così via si coglie una manifestazione sociale di profondo disagio nei confronti della comunità musulmana osservante.
«Siamo contro l’islamizzazione della società, non contro l’islam - spiega Stefano Frassinelli a Linkiesta -. E abbiamo raccolto l’adesione privata di professionisti, avvocati, un magistrato, e non, come invece temevo un’onda anomala di gente furiosa perché ha perso il lavoro o appartenenti alla destra xenofoba. E neanche, e mi ha sorpreso, ho ricevuto insulti dai musulmani. Mi ha scritto solo un musulmano francese interessato all’esegesi del Corano e alla sua contestualizzazione». Piaccia o meno, ormai, oltre ai discorsi da bar, gli insulti razzisti da parte di chi non ha mai letto il Corano né conosce la storia dell’islam, in Italia o almeno nel Nord d’Italia, sta emergendo un sentire comune che non ha nulla a che vedere con l’ostilità verso l’esodo dei profughi o i flussi immigratori.
Chi aderisce a questi gruppi ha solo paura degli islamisti. E spesso i loro commenti, talvolta rozzi, talvolta più articolati, sono piuttosto da inserire all’interno di una filosofia liberale. Eccessivi o meno, sono soprattutto persone che osteggiano una filosofia antidemocratica espressa dall’islam politico o radicale.
Chi aderisce a questi gruppi ha solo paura degli islamisti. E spesso i loro commenti, talvolta rozzi, talvolta più articolati, sono piuttosto da inserire all’interno di una filosofia liberale. Eccessivi o meno, sono soprattutto persone che osteggiano una filosofia antidemocratica espressa dall’islam politico o radicale
Saranno stati gli attentati in Europa, o i veli integrali che si moltiplicano nei quartieri multietnici, ma il timore dei membri di questi gruppi è soprattutto legato alla radicalizzazione di una minoranza musulmana. Così anche nel gruppo chiuso di Facebook “Islam no grazie”, (14mila membri) fondata da un ex imprenditore piemontese della ristorazione, Leonida Bellini. Lì gli scontri sono più accesi, si va dal “leviamoceli di torno” a “rendiamo l’islam illegale a qualche dichiarazione di guerra vera e propria: «Passo il tempo a bannare gli insulti - spiega Bellini - perché noi non dobbiamo insultare, ma leggere il Corano e capire che la filosofia sunnita cozza contro la libertà individuale. Io non ho mai militato in un partito e sono ateo, ma si deve sollevare il problema della deriva integralista, si tratta di una corsa contro il tempo». Un altro gruppo di Facebook, molto popolare, quasi 14mila membri, si chiama “Uniti contro l’invasione islamica”. Fondato a Ferrara, si dichiara apolitico, contrario al neofascismo e all’islamofobia. Obiettivo: divulgare la tesi che l’islam è ideologia e non un credo religioso. E nella presentazione, con una miscela concettuale un po’ confusa, si cita persino Sant’Agostino.
Ora la discussione di questi gruppi ruota intorno soprattutto all’ostilità verso il movimento della Costituente islamica creata da Hamza Picardo, personaggio controverso, musulmano convertito, conosciuto per un’edizione italiana del Corano, nota per le sue accentuazioni antisemite molto spinte, che è stato membro dell’Ucoii: l’Unione delle comunità islamiche italiane che raggruppa 1200 moschee, (o meglio capannoni perché le moschee riconosciute in Italia si contano sulle dita di una mano), che però ora ha avviato un dialogo con il ministero dell’Interno, Marco Minniti, nella speranza di arrivare a un’intesa con lo stato italiano.
Al di là delle moderate intenzioni degli amministratori di questi molteplici gruppi, sono tutti contrari alle moschee e in maggioranza convinti che non possa esistere un islam moderato. Sono sempre più numerosi gli italiani che vedono nel velo un simbolo di negazione, di un rifiuto all’ integrazione nella società italiana e dei suoi diritti civili. Sono tutti contrari alle moschee che considerano laboratori di indottrinamento e quindi pericolosi per la sicurezza pubblica.
In ogni caso bisognerebbe riflettere sulla proliferazione di questi gruppi. Non si può solo catalogarli nel perimetro del populismo né liquidarli come espressione del rancore sociale amplificato dalla rete. L’islam fa paura perché viene visto come sinonimo di negazione della libertà individuale, del libero arbitrio, della laicità ed evoca l’oscurantismo. E ignorare questo movimento di opinione, giusto o sbagliato che sia, non servirà a contenerlo.
Parla Mourad Ayari, ex musulmano convertito: "Perché l'islam è una minaccia"26 Luglio 2017
di Gianluca Veneziani
http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... cia--.html Ha cambiato paese e credo, convinto che uno la patria e la fede se le scelga. E ora si schiera apertamente contro i tentativi di proselitismo della sua vecchia religione, l' islam.
Mourad Ayari, per tutti Massimo, nato in Tunisia 48 anni fa, figlio di musulmani e a lungo islamico lui stesso (sebbene non praticante), ha appena aderito al Partito Anti-Islamizzazione (Pai), nato a Milano a inizio luglio e guidato da Stefano Cassinelli. «Quando ho chiesto di iscrivermi», racconta divertito, «hanno subito pensato che mi fossi sbagliato, che cercassi un Partito Islamico e avessi letto male il nome del loro movimento.
Non capivano come un tunisino, già musulmano, potesse far parte del Pai».
Cosa l' ha indotta a fare questa scelta?
«Da tempo mi ritrovavo a commentare con gli amici le brutalità dei cosiddetti soldati di Allah, ma anche l' irriconoscenza degli islamici del nostro Paese, che hanno avuto tutto, l' accoglienza, l' opportunità di vivere degnamente e pensare liberamente, e nondimeno gettano fango sulla nostra cultura e in modo meschino provano a distruggerla. Ecco, per ribellarmi contro quest' andazzo, ho aderito allo spirito e alla lettera del Pai».
Il suo processo di distacco dall' islam però è cominciato molto prima.
«Ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente piuttosto laico, in cui nessuno mi costringeva ad andare in moschea.
Già da bambino poi, sfogliando alcune pagine del Corano, mi sono accorto di quanto quel testo fosse minaccioso, pieno di moniti che assicuravano una punizione se non avessi adempiuto a una pratica. Ma lo scarto si è compiuto dopo, intorno ai miei 20 anni, quando ho capito che quel mondo e quella cultura non mi appartenevano più. Ho lasciato la Tunisia e sono partito per Roma: là ho trovato un lavoro nel settore della sicurezza, mi sono guadagnato regolarmente la cittadinanza italiana e infine ho fatto la scelta di convertirmi al cristianesimo. È stata la mia liberazione e il compimento del mio destino, perché la conversione credo di averla sempre avuta dentro».
Con quale spirito ora lei si affaccia all' impegno politico?
«Innanzitutto con la consapevolezza che il Pai non è un manipolo di fanatici di estrema destra, ma un movimento fatto di gente perbene e uomini di cultura. Quindi con la convinzione che, per difendere le radici giudaico-cristiane dell' Europa, occorre avere un atteggiamento antagonista, naturalmente nel rispetto della Costituzione, contro chi le minaccia. Questo in concreto significa limitare le occasioni per gli islamici di far proselitismo sia in tv che nelle piazze, evitando che predicatori vadano sul piccolo schermo a elogiare la bontà della sharia o che fedeli si impadroniscano di spazi pubblici per pregare Allah in moschee abusive. Ma ciò vuol dire anche opporsi di volta in volta alle richieste di rimuovere crocifissi o di introdurre cibo halal solo per compiacere o non offendere i credenti musulmani».
È già pronto a tradurre questa condivisione dei principi in una candidatura?
«Intendo dare il mio contributo operativo in tutti i sensi e per questo, se ci fosse l' occasione, sarei disposto a scendere in campo e a diventare responsabile della segreteria provinciale del partito».
In alcuni Paesi islamici, i musulmani che rinnegano la loro fede sono accusati di apostasia e rischiano il carcere o la pena di morte. Lei si è mai sentito in pericolo?
«Fortunatamente ho rotto da tempo i legami con quel mondo e ora mi sento pienamente un uomo libero, anche dalla paura. È la bellezza del cristianesimo, vera garanzia della laicità del nostro continente. Da cristiano ho l' opportunità anche di vivere la mia fede in maniera privata, coltivando un rapporto personale col mio Dio senza obblighi o timori di sanzioni da parte della comunità. Non vale lo stesso per l' islam, che di per sé è incompatibile con la libertà del singolo e la democrazia. Non ha senso parlare di islam moderato, perché l' islam nasce insieme alla jihad, all' idea di un' imposizione, è il combinato di libro e spada. Una cultura così non ti lascia alternative: o l' accetti o l' accetti».
Quando torna nel suo Paese di origine, in Tunisia, deve ancora fare i conti con queste logiche?
«Si dice che la Tunisia, tra tutti i Paesi venuti fuori dalle primavere arabe, sia l' unico ad aver maturato un regime democratico. In apparenza sembrano tutti felici, vedi città sicure con l' esercito in strada. Ma in realtà, negli ultimi tre-quattro anni, c' è stato un aumento esponenziale delle donne che indossano il velo. Lo mettono per un senso di appartenenza culturale oppure per trovare una sistemazione, un fidanzato o un posto di lavoro, per essere socialmente accettate. Questa deriva era impensabile ai tempi di Bourghiba o di Ben Ali, quando l' uso del velo era vietatissimo e c' era una repressione fortissima degli integralisti».
Da una parte all' altra del Mediterraneo, che pericoli corre invece l' Italia?
«Al momento i rischi di un' islamizzazione non vengono percepiti, eppure ogni volta che vedo in strada una donna col velo sento che quella donna sta tradendo non solo se stessa ma anche il Paese che l' accoglie. Il passo da scongiurare è quello che è accaduto in Francia: la creazione di interi quartieri-ghetto pieni di islamici, dove a dettar legge è la sharia, e dove se osi mangiare durante il ramadan ti viene strappato con la forza il panino dalle mani. Quando assisteremo a questo, sarà l' inizio della fine».