Caterina Corner:ła xe stasta anca rejna de łi armeni
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 8mfv4m.jpgNella copertina
Caterina Cornaro, veneta-veneziana, ultima regina di Cipro, di Gerusalemme e d'Armenia, di
Tiziano Vecellio (pittore veneto)
http://it.wikipedia.org/wiki/Caterina_Cornaro Fu prescelta tra le donne più in vista della Serenissima come sposa del re di Cipro e di Armenia Giacomo II di Lusignano, che sposò per procura il 30 luglio 1468. Le fu attribuito dal Senato veneto l'appellativo di "Figlia adottiva della Repubblica" onore mai tributato a nessuna donna prima di lei
http://www.roth37.it/COINS/Corner/storiamonete.html Caterina Cornaro (o meglio Caterina Cornèr) nacque a Venezia nel 1454 da antica e nobile famiglia, i Cornèr, una delle dodici casate tribunizie, il cui nome sembra derivare dalla "Gens Cornelia" (??? no li ghe çentra par gnente i romani).
Figlia di Marco Cornèr fu educata a Padova e divenne famosa per la sua bellezza.
A Venezia, tra il Quattro ed il Cinquecento, due sono le figure femminili più in vista del patriziato: Bianca Cappello, Granduchessa di Toscana, e Caterina Cornaro. Fra le due, la prescelta da dare in sposa a Jacques II° di Lusignano, è Caterina, nata da una numerosa ed antica famiglia che aveva grandi interessi economici nell'Isola di Cipro, e vantava da parte di madre una parentela con la dinastia imperiale bizantina dei Comneno.
E' chiaramente un matrimonio di convenienza sia per i Cornèr, ai quali una figlia regina conferiva una posizione di altissimo privilegio sociale, che per il Re, che era nato illegittimo e che temeva gli intrighi della legittima pretendente Carlotta di Savoia.
Inoltre, tra gli interessi che i Cornèr avevano nell'Isola di Cipro, c'erano le proprietà di canna da zucchero, di cotone, di lino, di canapa e di grano. Altri Cornèr, detti Psicopio, erano anch'essi presenti nell'Isola fin dall'inizio del XIV° secolo e possedevano vasti terreni tra cui il grande feudo di Episkopi.
Nel 1468, lo zio Andrea, intimo amico del Re di Cipro, il trentenne Jacques II° di Lusignano, combinò dunque il matrimonio di Caterina con costui, promettendogli in pegno la protezione di Venezia. Ciò perchè il Lusignano, pur essendo figlio di Jean II° (appartenente ad una dinastia di crociati originari del Poitou e che portava anche il titolo di Re di Gerusalemme, anche se ormai sotto il completo dominio musulmano), era avversato da altri eredi, che gli contestavano il diritto al trono.
http://www.europaoggi.it/content/view/1635/1 Sino a un passato non molto lontano (2.000 anni circa) gli armeni praticavano una variante del culto iranico di
Zoroastro o Zarathustra e avevano come massima divinità,
Anahit, dea della fertilità, eletta a imperitura Madre Armenia.
Il cristianesimo fece la sua comparsa in Armenia, nella II metà del I secolo d.C. con la predicazione di
S. Taddeo, ma fu solo nel IV secolo che divenne religione popolare e di stato, con la predicazione di
Grigor che convertì e battezzò il Re armeno
Tridate III e sua moglie.
Si racconta che sotto i ghiacciai del monte armeno Arat, si trovi l'arca di legno di Gofer, della genesi.Il cristianesimo armeno considera l'apostolo Pietro, al pari di tutti gli altri, per cui non riconosce al papa cattolico, alcun diritto di superiorità gerarchica.
I preti armeni si possono sposare e i cristiani armeni praticano la confessione pubblica e ammettono il divorzio.
Come gli antichi veneti, gli armeni amavano i cavalli e secondo le antiche leggende sulla Paflagonia ai tempi di Troia, i cavalieri veneti al seguito di Pilimene combatterono a fianco dei cavalieri armeni a difesa di Troia.
In alcuni antichi cognomi veneti-veneziani risuona la desinenza "ian" che caratterizza la maggior parte dei cognomi armeni.
A Venezia si celebra "il giorno del bocolo" (bocciolo di rosa), per gli armeni c'è il
Vardavar, il giorno delle rose (??? coinçidense:
http://virgiliovenezia.myblog.it/archiv ... ccolo.html ).
In Armenia si celebra la festa della "sorte", a Venezia "lo sposalizio del mare" (???).
I cavalli di bronzo, della Basilica di San Marco, sono quelli che il bellisssimo Tiridate donò a Nerone, quando questi lo incoronò Re dell'Armenia e sorse la dinastia degli Arsacidi (???).
(Da Roma i cavalli finirono a Costantinopoli e da lì, nel 1204, Enrico Dandolo lì mandò a Venezia).
http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_d ... ite_note-0 L'opera, attribuita a Lisippo, proveniva da Delfi, dove era stata posta dai Rodii come ex voto per la liberazione dall’assedio di Demetrio Poliorcete nel 304 a.C. Era stata collocata nell'Ippodromo a celebrare la vittoria di Costantino, e fu portata a Venezia da Enrico Dandolo nel 1204 (cfr. I cavalli di San Marco e i Lithica orfici)
http://www.uni-koeln.de/phil-fak/ifa/zp ... 126095.pdf Nel 1214, a seguito di molteplici disgrazie (innondazioni, incendi, ecc.) il doge Pietro Ziani, propose al Maggior Consiglio, di prendere le reliquie di San Marco e di trasferire Venezia nelle terre del Levante, fu solo per 2 voti e l'opposizione del procuratore di San Marco Angelo Falier che Venezia restò nella laguna veneta (??? da verefegar).http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Ziani http://cronologia.leonardo.it/storia/bi ... dogi03.htm]... Ma quello che più impensierì Pietro Ziani, durante il suo dogado, furono i veneziani di Costantinopoli, già in contrasto con la madre patria per la mancata elezione del loro prescelto, con l'andar degli anni avevano intrecciato rapporti sempre più stretti con l' Imperatore latino (latin ???) Pietro di Courtenay.
http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_di_CourtenayInoltre vi era anche Teodoro Lascaris, Imperatore di Nicea che continuava a rivendicare diritti di successione sugli ex territori di Bisanzio.
Con quella situazione che si andava sempre più ingarbugliando, il Doge fu costretto a distaccare a Costantinopoli il Duca di Candia, Jacopo Tiepolo.
Pietro Ziani abdicò nel settembre 1228, lasciando ingenti somme di denaro a poveri, orfani, vedove, ospizi ed ospedali.
Si spense nel marzo 1229 e fu sepolto nel sepolcro del padre a San Giorgio.
La leggenda vuole che la sua abdicazione sia stata dovuta al mancato trasferimento del soglio dogale da Venezia a Costantinopoli. Atto fortemente voluto da Pietro, appoggiato da Jacopo Tiepolo e bocciato dalla Quarantia per un solo voto. ... Elementi armeni nella Venetia: ...
1) Parte della fortuna mercantile veneta ci viene grazie al buon rapporto che Venezia abbe con gli armeni :
Molti degli imperatori bizantini furono armeni (almeno 20 dal VI al XI secolo), tra cui Basilio I (867-886) che diffuse la tipologia delle chiese cristiane a pianta quadrata sormontata da 5 cupole a cui si rifà la stessa Basilica di San Marco.
La leggiadra nipote di Basilio I andò in sposa al doge Orso Partecipatio (864-881, XIV doge).
Gran parte dei generali bizzantini furono armeni, a cominciare da Narsete, che sul finire del I secolo della formazione di Venezia, contribuì alla costruzione delle due chiese di S. Teodoro e di S. Geminiano che costituirono i presupposti per la formazione di Piazza S. Marco.
È molto probabile che fin dalle origini alla formazione di Venezia oltre ai veneti vi siano stati anche degli armeni, che in qualità di bizzantini (soldati, amministratori, mercanti) stazionavano a miliaia a Ravenna (la cui fondazione viene attribuita al capitano armeno Naven): nel (...) il governatore bizantino, esarca di Ravenna, l'armeno Isaccio, fece costruire a Venezia, al Torcello, la basilica di Santa Maria Assunta.
Narra una leggenda che quando i veneti si rifugiarono nelle isole della laguna, su in'isolotto creduto deserto trovarono un armeno che stava pescando e che ivi si era costruito una casetta di legno dove vi viveva con moglie e figlia, il suo nome era Grigor; egli salutò i nuovi venuti con un'espressione augurale squisitamente armena: "che crescano le rose ove voi passate" e poi tirò fuori dal sacco pepe, cannella, babbucce e perle che dispose per terra per venderle ai veneziani.
2) La Nuova Armenia di Cilicia, da cui partì Marco Polo per il suo viaggio in Cina:
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Armenia storica (accanto alla Paflagonia):
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3) Gli antichi tappeti orientali dei veneti non erano persiani ma armeni, maestri nel tesserli, fin dalla più remota antichità;
4) Il nome di Eraclea, città veneta che un tempo si chiamava Melidissa (coela vecia e despersa), e Grisolera (coela nova) viene dall'imperatore armeno di Bisanzio Eraclio, uno dei più grandi imperatori dell'impero d'oriente, con cui i veneti di Venezia ebbero più che ottimi rapporti.
http://www.it.wikipedia.org/wiki/Eraclio_I_di_Bisanzio http://it.wikipedia.org/wiki/Eraclea Fino al 4 novembre 1950 si chiamò Grisolera; in tale data, con decreto n. 1061 del Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi, ma su iniziativa dell'allora Sindaco Guerrino Burato e del segretario comunale rag. Aldo Tassoni e a seguito di una delibera comunale, il nome venne modificato con quello dell'antica città veneto-bizantina, Eraclea appunto, i cui resti si trovano al confine del territorio comunale in direzione di San Donà di Piave nei pressi della località di Cittanova.
5) El piron (la forchetta) ci viene dalla nipote dell'imperatore armeno Basilio II, principessa Maria Argiros, che andò in sposa a Giovanni Orsoleo figlio del Doge Pietro (nel 1003), infatti fu proprio lei a usare questo arnese a due punte e d'oro, che poi tutti imitarono.
Tre anni dopo, nel 1006, la peste si prese Giovanni Orsoleo, la moglie Maria Argiros e il loro figlioletto.
Le cronache poi ci raccontano che nel 1077, il doge Domenico Selvo, sposò Teodora, sorella d'Alessio, imperatore d'Oriente (di Bisanzio e di origini armene) e anche costei faceva uso del "piron" contribuendo come dogaressa alla diffusione di questo nuovo costume.
http://vec.wikipedia.org/wiki/Piron