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LA RICOSTRUZIONE DEL PAESAGGIO ANTROPICO DI ETA’ ROMANA IN SITI A MORFOLOGIE VARIABILI: LA LAGUNA DI VENEZIA DA BRUNDULUM AD EQUILUM
http://paduaresearch.cab.unipd.it/2749/ ... _Zabeo.pdfPiù omogenee, ma sempre lacunose, le tracce relative al periodo compreso tra Bronzo recente e Bronzo finale, quando l’occupazione dell’area perilagunare appare ormai stabile e le aree in cui sorgeranno Altino, Cittanova, Concordia e Caorle (San Gaetano) sono probabilmente inserite in un medesimo circuito di collegamenti fluviali e terrestri, di cui il ponte rinvenuto a Ca’ Tron presso il paleoalveo della Canna, attivo tra Bronzo finale e prima età del Ferro, rappresenta un’emblematica testimonianza. Sul versante lagunare, il recupero di frammenti vascolari di età micenea nell’area di Torcello e Mazzorbo e di un vaso biconico databile al XIV-XIII secolo a.C. a Lio Piccolo indusse alcuni studiosi di ipotizzare l’esistenza di antichissime linee di traffico endolagunare aventi come capolinea la zona di Altino, preannunciando il ruolo catalizzatore che il futuro centro egemone avrebbe ricoperto già a partire dal VII secolo a.C.
Fu infatti la vocazione al commercio dei Veneti a suggerire tra VII e VI sec. a.C. la creazione di un riferimento portuale protetto e sicuro al margine degli specchi lagunari e delle barene, che si configurò ben presto come il più importante polo di mercato marittimo dei Veneti, particolarmente favorito da una morfologia intessuta di canali che caratterizzavano lo spazio tra il margine interno lagunare e il mare.
Testimonianza di questi traffici sembra essere, sulla riva sinistra del canale Santa Maria nei pressi, come vedremo, delle strutture portuali della città romana, la presenza di un santuario emporile dedicato alla divinità poliadica Altnos/Altnoi, dove sono stati rinvenuti cospicui frammenti di ceramica attica e di prodotti d’importazione etrusca e padana, a conferma dell’importanza di quelle aree lagunari raggiunte e frequentate sin da epoche antichissime da flussi commerciali mediterranei.
Indizi consistenti di una frequentazione successiva, che precederà importanti testimonianze di età omana, sono rappresentati dalle fondazioni di alcuni edifici datati radiometricamente al IVGIII secolo a.C. e da numerosi frammenti di ceramica campana inquadrabile tra III e II secolo a.C.
FORME INSEDIATIVE DI ETA’ ROMANA IN UN SITO A MORFOLOGIE VARIABILI
Tra i rinvenimenti di epoca romana effettuati in Laguna, quelli che più hanno destato l’attenzione e, per certi versi, la meraviglia degli studiosi, si riferiscono ai resti di probabili realtà insediative suggerite dalla presenza di tessere e lacerti musivi, marmi e intonaci policromi, da svariati elementi architettonici e dalla qualità dei vetri e delle ceramiche. Tuttavia la frammentarietà dei dati, a cui più volte si è accennato, in genere non consente di ottenere una ricostruzione planimetrica puntuale, tale da poter essere messa a confronto con strutture consimili. Nella maggior parte dei casi, infatti, si può soltanto avere un’idea approssimativa della superficie edificata e dei suoi tratti morfologici essenziali. Non è raro, inoltre, imbattersi in situazioni di abitato contraddistinte dalla presenza di nuclei edilizi prossimali, di cui però non sono noti i nessi planimetrici che permettano la ricomposizione di un disegno architettonico d’insieme.
Lacune e vacui documentari, quindi, che hanno spinto alcuni studiosi su posizioni assai prudenti circa l’effettiva esistenza nella Laguna di età romana di forme insediative stanziali e diffuse su ampia scala, considerando gran parte dei rinvenimenti effettuati (moltissimi dei quali da parte di Canal) come mater
iale in giacitura secondaria o di reimpiego. Lecite perplessità che, tuttavia, stridono in maniera piuttosto evidente con alcune, citatissime testimonianze letterarie che descrivono in termini ben diversi la
fascia costiera della Venetia, resa incredibilmente salubre dall’avvicendarsi delle fasi marine e dove, secondo Strabone, alcune città si dispongono come isole, richiamando per certi aspetti quella realtà cicladica ricordata, più tardi, da Cassiodoro. Aemula baianis Altini litora villis: come è ampiamente noto, così Marziale dipinge, al modo della poesia, la nitida immagine di un paesaggio costiero tutt’altro che desolato,
simile addirittura agli splendori di Baia, in una visione che, fuor di metafora, doveva allargarsi a comprendere nella sua totalità, e probabilmente nella sua ibrida indefinitezza, quel comprensorio rivierasco intimamente legato al mare, che fin dai tempi più remoti aveva rappresentato per il
municipium fonte di ricchezza e motivo di ammirazione, divenendo una sorta di topos letterario. Del benessere derivato dagliallevamenti di terra e di mare ci informano altre fonti e probabilmente prodotti di tale
abbondanza furono proprio quelle ville e quegli insediamenti sparsi lungo il litorale.
I dati archeologici a disposizione sembrano conferire sostanza e spessore alla suggestione poetica, delineando i contorni di un insediamento, diffuso soprattutto in Laguna nord, che troverebbe giustificazione nella proiezione lagunare e marittima dell’economia di Altinum, che probabilmente nella connotazione anfibia di città en tois elesi doveva trovare la sua stessa ragion d’essere.