Mandela, i bianchi e i neri

Mandela, i bianchi e i neri

Messaggioda Berto » mer dic 18, 2013 10:47 pm

Mandela, i bianchi e i neri
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =175&t=218




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Mandela, il “sant’uomo” amato da terzomondisti e media radical chic


http://www.lindipendenza.com/jasper-sud ... dical-chic

Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la traduzione integrale in italiano dell’articolo “Saint” Mandela? Not So Fast!, apparso nel Luglio 2013 su The New American da parte di William F. Jasper, saggista e giornalista investigativo americano. (Traduzione di Luca Fusari)

Il presidente Barack Obama lo ha paragonato a George Washington. Chris Matthews sulla Msnbc lo ha appellato come «forse il più grande eroe del mondo». Il Guardian Express di Las Vegas ha dispensato il “forse” dichiarando nel suo titolo: Nelson Mandela World’s Greatest Hero. Altri lo hanno battezzato come «il più grande uomo del XX° secolo». Molti lo venerano come «il salvatore» del Sudafrica.

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I bambini nelle scuole di tutto il mondo leggono libri, scrivono temi, cantano canzoni su di lui, e guardano film che esaltano le sue virtù eroiche e le sue realizzazioni. Mentre scriviamo, il 94 enne Mandela è in bilico, da giorni vicino alla morte ed oggetto di aggiornamenti ad ogni ora, è il beneficiario di veglie e lacrimose preghiere da tutto il mondo. Con l’annuncio della sua morte gli elogi presto risuoneranno e in suo onore verranno intitolate innumerevoli strade, autostrade, scuole, stadi, parchi ed edifici pubblici.

Negli ultimi tre decenni Nelson Mandela è stato avvolto dall’adulazione globale più di qualsiasi altro essere umano nella storia. Nessun papa, presidente, re, eroe di guerra, star del cinema, o rock star può vantarsi di essere stato il beneficiario di tale fama non diluita ma pura ed ininterrotta. E’ comune per i dittatori totalitari (Stalin, Hitler, Mao, Fidel Castro, Kim Il-Sung) impiegare i loro media controllati dallo Stato per creare un culto adorante della personalità su se stessi, ma al di fuori dei loro Paesi di solito ci sono giornalisti ed organi di stampa che riporteranno i loro crimini, le carenze e i loro misfatti.

Mandela non ha dovuto preoccuparsi dei panni sporchi, egli è il primo individuo a raggiungere un culto della personalità quasi universale a livello globale, grazie esclusivamente alla campagna di glorificazione senza precedenti a lui donata dai principali media negli Stati Uniti e in Europa. Come abbiamo riferito nel 1990, per quanto riguarda il suo tour mondiale di quell’anno, dopo il suo rilascio dalla prigione, la sua copertura mediatica (e l’infatuazione) è stata senza precedenti e non è stata eguagliata da nessuno da allora.

Ha ricevuto il Premio Nobel per la pace, la Medal of Freedom dal presidente degli Stati Uniti, il Premio Lenin per la pace da parte dell’Unione Sovietica, e numerosi altri riconoscimenti da parte di Paesi, università ed istituzioni. Che cosa giustifica questa adorazione globale per l’uomo Nelson Mandela? Certo il suo portamento lo favorisce, è alto, dignitoso, e in apparenza uno statista, con un tono gentile da nonno nei discorsi pubblici. Egli non trasuda quel radicalismo isterico ed autoreferente che caratterizza Al Sharpton, Robert Mugabe dello Zimbabwe, e l’attuale capo dell’ANC, Jacob Zuma.


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Eh sì, ha lavorato molti anni in prigione, ma non solo per contrastare l’ingiustizia e il razzismo come le sue legioni di agiografi vorrebbero farci credere. Era un leader del Congresso Nazionale Africano (ANC), un organismo designato a gruppo terrorista dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e da molti governi ed agenzie di intelligence.

E’ stato anche co-fondatore della Umkhonto we Sizwe (Lancia della Nazione) un gruppo terroristico militante dell’ANC. Fu processato e condannato per le sue attività terroristiche e sovversive all’interno di tali organizzazioni.

Innumerevoli e migliaia di genuini prigionieri di coscienza, che non hanno mai fatto niente di più “criminale” che pregare o parlare contro la tirannia, languono nelle carceri in tutto il pianeta senza nemmeno un pigolio di protesta dalle legioni di fedeli di Mandela e dal suo coro di adulanti media.

Quanti di coloro che lodano Mandela come bussola morale del mondo hanno mai sentito parlare del cardinale Ignatius Kung, vescovo cattolico romano di Shanghai che è stato imprigionato nella Cina comunista per 33 anni, la maggior parte dei quali nello stesso periodo in cui Mandela era in carcere? L’incarcerazione dell’eroico cardinale Kung fu per molti versi più grave di quella affrontata da Mandela, ma non c’erano amorevoli mezzi di comunicazione che lo aspettavano quando fu rilasciato nel 1988.

Stessa cosa per il dottor Oscar Elias Bisce, un medico cubano nero che è stato rilasciato dal sistema carcerario di Fidel Castro nel 2011, dopo una brutale prigionia per il “crimine” di aver criticato il regime comunista dell’isola. Ma che fece Nelson Mandela quando visitò i suoi compagni di Pechino e La Havana, ha forse portato alla luce la situazione degli innumerevoli prigionieri politici e religiosi presenti nei loro gulag? Se è così, non c’è alcuna traccia pubblica di questo, anche se c’è abbondanza di registrazioni nelle quali loda quei regimi oppressivi.

MANDELA: COMUNISTA, TERRORISTA, BUGIARDO

Questo ci porta direttamente ad una delle questioni più importanti riguardanti Nelson Mandela: era un comunista con la ‘C’ maiuscola, cioè un membro disciplinato del Partito Comunista (e in questo caso del Partito Comunista del Sudafrica o SACP)? Nel processo per tradimento del 1958, Nelson Mandela negò di essere un membro del SACP, una negazione che ha ripetuto molte volte, e che ha mantenuto fino alla fine. I suoi difensori si dividono in generale in due categorie su questo tema: quelli che credono alla sua negazione e coloro che dicono, ‘e allora? Che importa se era/è un comunista?’.

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Coloro i quali dicono di credere alla sua negazione devono ignorare una montagna di prove schiaccianti del suo contrario, gran parte delle quali sono disponibili da decenni, e altro che solo di recente è venuto alla luce a partire dalle registrazioni precedentemente non disponibili del SACP, dagli archivi governativi dei Paesi comunisti, da memorie e biografie, e da interviste con membri del SACP e dell’ANC del periodo.

Coloro che dicono ‘e allora?’ alla domanda sull’adesione di Mandela al SACP, devono ignorare i seguenti fatti che mostrano come:

Il SACP era e rimane una organizzazione marxista-leninista in cui tutti i membri devono impegnarsi con obbedienza indiscussa alla volontà del Partito, come determinato dal suo Comitato Centrale;
Il SACP prendeva direttive dal Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), e come tale era un agente di una potenza straniera ostile;
I membri del SACP, tra cui Mandela, hanno preso segretamente il controllo dell’ANC, rimuovendo o sabotando i leader dell’ANC impegnati nelle riforme e per un cambiamento attraverso mezzi pacifici e politici;
L’ANC e il suo braccio terrorista, la Umkhonto we Sizwe (MK), erano controllati dal SACP, sono stati addestrati nella Russia sovietica e nella Cina rossa, o in Paesi comunisti di frontiera (Zambia, Angola, Mozambico, Tanzania, Zimbabwe) da personale sovietico e cinese, da istruttori comunisti della Germania dell’Est, di Cuba, della Repubblica Ceca e di altri;
L’ANC (controllato dal SACP) e la MK hanno sfruttato le condizioni di apartheid, il razzismo e il colonialismo non per aiutare i neri sudafricani, ma per promuovere gli obiettivi dell’Unione Sovietica e la congiura comunista mondiale;
Il SACP controllando l’ANC e la MK ha usato tali formazioni e la manovalanza comunista per dirigere il loro terrore, le torture e gli omicidi contro la maggioranza nera del Sudafrica molto più spesso che contro la minoranza bianca;
Se Mandela non era solo un membro del Partito Comunista ma anche un leader d’alto livello del SACP (come l’evidenza dimostra irresistibilmente) allora non è solo un bugiardo colossale e persistente ma è tanto più colpevole di innumerevoli atti di terrore, di torture ed omicidi commessi dai membri del SACP e dai quadri della MK nel corso degli ultimi decenni;
Mandela ha lasciato in eredità in Sudafrica uno Stato a partito unico governato dal sempre più tirannico e cleptocratico ANC/SACP, il quale sta portando il Paese verso il sentiero della distruzione economica con livelli record di crimine violento, caos e genocidio.


LA PROSSIMA ONDATA DI TERRORE E GENOCIDIO

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http://cdn.cagle.com/wp-content/uploads ... acre-.jpgL’ultimo punto, di cui sopra, è particolarmente rilevante, poiché lo scopo apparente della rivoluzione ANC/SACP è stato quello di migliorare la situazione della popolazione nera svantaggiata. Invece, stanno trasformando quello che era di gran lunga lo Stato più prospero dell’Africa (e quello verso cui gli africani neri di altri Stati si recavano per sfuggire all’oppressione “rossa o nera”, nonostante la presenza di un sistema di apartheid) in un dispotismo corrotto con lo schiacciamento del dissenso, il saccheggio della ricchezza da parte di funzionari governativi, disoccupazione alle stelle, aumento della povertà e dei senza fissa dimora, alcuni dei tassi d’omicidio più alti al mondo, stupri, rapine, sequestri di persona, dirottamenti d’auto, e i più alti tassi di infezione da Hiv/Aids di tutto il mondo.

Risolvere la questione sul ruolo di Mandela nel SACP è tanto più importante se ciò viene visto nella sua cornice storica, che è il contesto della guerra fredda e delle campagne aggressive del sovietici nel Terzo Mondo attraverso “guerre di liberazione nazionale”. Durante questo periodo i comunisti uccisero decine di milioni di propri sudditi in ciò che il professore R. J. Rummel chiama ‘democidio’ o omicidio di massa da parte del governo (si veda in tal senso il libro Lo Stato, il democidio, la guerra, n.d.t.).

Rummel ha faticosamente catalogato i 15 principali regimi responsabili di mega-assassini, quantificando il numero delle loro vittime nel corso del XX° secolo ad una stima prudenziale di oltre 151 milioni fino al 1987. La stragrande maggioranza di queste vittime furono abbattute dai regimi comunisti, i quali pretendevano di essere forze di “liberazione”. Una parte significativa di quel massacro ha avuto luogo in Africa da parte di quelle stesse forze di liberazione.

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Non è finita, come abbiamo riportato, forti e minacciosi segnali citati da esperti di genocidio ci inducono a credere che l’ANC stia preparando e sia pronta a scatenare una campagna di genocidio in stile comunista nella ‘Nazione Arcobaleno’ contro la restante popolazione bianca (si veda qui e qui) ma sicuramente diretta anche contro gli indiani, i cinesi, e milioni di altri neri.


La campagna di genocidio contro i sudafricani bianchi è già in corso da diversi anni, ma non ha ancora raggiunto l’intensità a tutto campo delle macellazioni avvenute in Ruanda, Burundi o in Sierra Leone. Ma c’è ancora tempo perché ciò avvenga, e Nelson Mandela avrà contribuito al suo lancio. Agghiacciante è il video di Mandela che canta una canzone pro-genocidio ANC/MK per uccidere i bianchi, la quale smentisce la sua immagine di santo.

http://www.youtube.com/watch?v=NKiePbTcAfY

Analogamente, in un altro video mozzafiato, il compagno di Mandela nell’ANC e nel SACP (ed attuale presidente del Sudafrica), Jacob Zuma, canta ‘Uccidi il boero’, che significa uccidere l’agricoltore bianco. Ancora più agghiacciante delle parole omicide della canzone è il comportamento frenetico che esse suscitano in molti dei membri della folla presente.

http://www.youtube.com/watch?v=FEq5nduxZCA

Si tratta chiaramente di incitamento al genocidio ad opera dei più alti membri del regime ANC in Sudafrica, da parte di quegli stessi individui che incessantemente si pongono come difensori della pace (si vedano entrambi i video incorporati in questo articolo). Incitamento all’odio, eppure i nostri media, sempre pronti a balzare su qualsiasi reale o inventata gaffe razziale o “omofoba” da parte di politici, celebrità, o cittadini comuni, hanno ipocritamente ignorato le frasi genocide della coppia Mandela-Zuma o hanno tentato di scagionarli da qualsiasi malizia con scuse sulle canzoni quali semplici slogan culturali-politici.

Ma con gli incendi, la violenza e il caos che già bruciano in Sudafrica queste azioni da parte dei leader più venerati dell’ANC equivale a versare altra benzina sul fuoco. Stanno alimentando un inferno genocida. Abbiamo già visto cosa sarà ed è orribile al di là della capacità delle parole trasmesse. I video di necklacing (“allacciamenti al collo” n.d.t.), le torture e le esecuzioni da parte dell’ANC, documentano il tipo di grottesca “giustizia” che viene inflitta dai compagni-servi di Mandela, Mbeki e Zuma.

Con questo metodo di indicibile violento terrore omicida, la vittima è presa da una folla urlante, picchiata, accoltellata, lapidata, e poi, mentre ancora in vita, gli si pone un pneumatico imbevuto di benzina intorno al suo collo e gli si dà fuoco. Possono trascorrere vari strazianti minuti prima che la sfortunata vittima muoia.


http://www.youtube.com/watch?v=Sf39waktLVQ#t=20

Centinaia di vittime, la maggior parte delle quali nere, sono state uccise in questo modo dai linciaggi condotti dall’ANC. La seconda moglie di Nelson Mandela, Winnie Mandela, è stata ripresa in un video mentre tristemente grida ad un enorme folla: «con le nostre scatole di fiammiferi e le nostre “collane” libereremo questo Paese».


http://www.youtube.com/watch?v=ffv4TcpfyAs

Nonostante questo, il fatto che lei sia stata condannata in tribunale per la tortura/omicidio del 14 enne Stompie Moeketsi e giudicata colpevole del rapimento, della tortura e dell’assassinio di numerosi uomini, donne e bambini, dalla Commissione Sudafricana Verità e Riconciliazione, Winnie Mandela è libera come un uccello e ancora siede nel Comitato Esecutivo dell’ANC. Se Nelson Mandela e Jacob Zuma hanno qualche “autorità morale” non la dimostrano condannando e rimuovendo questa assassina dal massimo organo dell’ANC.

Il “necklacing” è uno dei duraturi “doni” dell’ANC all’umanità, esso è già stato esportato ad Haiti, in Zimbabwe, in Nigeria, in Messico e in molti altri Paesi. Nel corso degli ultimi due anni, molte notizie dal Sudafrica riferiscono della sua nuova adozione.


PROVE SCHIACCIANTI: COLPEVOLE OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO

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Le prove che Nelson Mandela era un membro del Partito Comunista del Sudafrica sono così enormi che saremo in grado di dettagliarne solo una piccola frazione di esse. Il dottor Henry R. Pike le ha solidamente registrate nella sua monumentale opera di 600 pagine del 1985. A History of Communism in South Africa, massicciamente documenta con molte fotografie e riproduzioni di documenti giudiziari ufficiali, del SACP, ANC e della MK.

Importanti nuove prove sono state rese disponibili nel 2012 con la pubblicazione del libro straordinario dello storico Stephen Ellis, External Mission: The ANC in Exile, 1960-1990. Ellis, professore con sede presso la Libera Università di Amsterdam non è un conservatore e non è un apologeta dell’apartheid, è un ex ricercatore di Amnesty International ed è stato ricercatore nominato da Mandela nella Commissione Verità e Riconciliazione in Sudafrica.

In realtà, egli sembra fare i salti mortali per presentare nel migliore modo possibile il coinvolgimento di Mandela nel SACP. Tuttavia i fatti parlano da soli e sono schiaccianti (per gli articoli e le recensioni del libro di Ellis si veda The New American e The Telegraph. Un lungo estratto di un articolo di Ellis con un’analisi di gran parte del materiale in External Mission è disponibile qui).

Inoltre abbiamo molte ammissioni contro l’interessato da interviste ed articoli realizzate negli ultimi decenni, dai comunicati ufficiali del Partito Comunista e nei libri e negli articoli di Vladimir Shubin, un funzionario sovietico che era di stanza in Sudafrica per molti anni e che ha giocato una ruolo chiave nelle politiche vis a vis del Cremlino in Sudafrica, più specificamente nel suo aiuto teso a direzionare il SACP e l’ANC.

Nel suo libro, ANC: A View from Moscow (Bellville, Sudafrica: Mayibuye, 1999), anche se Shubin è ancora attento a mettere le sue rivelazioni in funzione del Cremlino, egli conferma molto di quello che i critici anti-comunisti avevano a lungo sostenuto (e che i cosiddetti intellettuali ed esperti di media avevano a lungo disprezzato), oltre a fornire i dati precedentemente non di pubblico dominio.

Ecco un breve campionario della valanga di documenti sul ruolo cospirativo di Mandela nel Partito Comunista del Sudafrica:

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Tra le prove scoperte recentemente dal professor Ellis ci sono i verbali ufficiali di una riunione segreta del SACP nel 1982 in cui il leader del Partito, il veterano John Pule Motshabi, spiega ai compagni che Mandela è stato un membro (segreto) del SACP per due decenni;
Rowley Israel Arenstein, avvocato ed esponente di spicco del SACP dagli anni ’30, ha dichiarato che Mandela è stato scelto dal SACP per creare la Umkhonto we Sizwe (MK); Mandela è stato il principale strumento del SACP per “dirottare” l’ANC e marginalizzare il suo leader e presidente di lunga data, Albert Lithuli, un avversario del programma di “liberazione” attraverso la lotta armata promosso invece dal SACP.
Durante il processo di Rivonia (Ottobre 1963-Giugno 1964), Bruno Motolo, membro nero del SACP, ANC e MK, fornì una devastante testimonianza del coinvolgimento di Mandela in tutti e tre i gruppi. Nonostante le minacce di morte, ha poi fornito anche ulteriori dettagli nel suo libro di memorie Umkhonto we Sizwe: The Road to the Left.
Altri importanti membri del SACP hanno pubblicamente identificato Mandela come un compagno comunista, inclusi Paul Trewhela, Joe Matthews, Hilda Bernstein e Brian Bunting;
Paul Trewhela, membro del SACP, imprigionato tra il 1964-1967 per le sue attività comuniste, ha recentemente assistito il professore Ellis nella sua ricerca negli archivi della Stasi (la filiale del Kgb nella Germania Est), ed ha dichiarato: «Mandela era in effetti un membro del Comitato Centrale del Partito Comunista del Sudafrica».
Durante il processo di Rivonia, più di 10 documenti scritti da Mandela sono stati introdotti come prove, per un totale di un centinaio di pagine. In uno, dal titolo How to be a good communist (Come essere un buon comunista, n.d.t.), vi era dichiarato: «sotto il regime comunista il Sudafrica diventerà una terra di latte e miele. (…) Nel nostro Paese la lotta delle masse oppresse è guidata ed ispirata dal Partito Comunista del Sudafrica e dalle sue politiche». Ha anche scritto: «il popolo del Sudafrica, guidato dal Partito Comunista del Sudafrica, distruggerà la società capitalistica e costruirà al suo posto il socialismo».
Nei documenti Rivonia di Mandela inoltre ha dichiarato che «i traditori e gli informatori devono essere spietatamente eliminati», raccomandando di «tagliargli il naso» tra le altre barbarie, una tattica che avevano adottato i comunisti terroristi del FLN algerini e che era messa in pratica dal MK;
Mandela non ha negato di aver scritto il materiale incriminante, ma in seguito semplicemente tentò di spiegare che erano appunti che aveva preso per motivi di studio;
Un teste a sorpresa a Rivonia fu Gerard Ludi, un alto membro del SACP che in realtà era un infiltrato, l’agente Q-018 per le Unità Speciali della polizia sudafricana. Ludi fornì dettagliate prove incriminatorie sulla leadership del SACP e sulle attività illegali. Identificò Mandela come «un uomo di punta nel Comitato Centrale del Partito Comunista clandestino». Rivelazioni successive hanno dimostrato l’attendibilità della testimonianza di Ludi.
Nella categoria delle immagini, che valgono più di mille parole, una delle più suggestive di Mandela è in piedi sotto una gigantesca falce e martello comunista a fianco di Joe Slovo (nella foto a destra), leader principale del SACP (con entrambi che salutano col pugno chiuso comunista). «Saluto il Partito Comunista del Sudafrica per il suo contributo puro alla lotta per la democrazia» ha dichiarato Mandela. E’ degno di nota che questo si verificò non una ma molte volte mentre Mandela e Slovo erano in tourné in tutto il Sudafrica;
Il compagno Slovo, un comunista lituano, colonnello del Kgb sovietico, è stato per decenni uno dei più stretti collaboratori di Mandela nel SACP, nell’ANC e nella MK;
Slovo stesso ha dichiarato, nel suo articolo di propaganda del 1986, The Sabotage Campaign: «per costituire l’Alto Comando [della Umkhonto we Sizwe] l’ANC nominò Mandela, il Partito nominò me». Mandela stesso era un membro top secret del Partito, ciò costituisce l’ammissione che il SACP nominò e controllò la MK fin dall’inizio.
Quindi, Nelson Mandela non era solo un membro del SACP ma un comunista di spicco in quell’organizzazione, un membro del Comitato Centrale. Non solo, ma fu scelto dai suoi colleghi dirigenti comunisti per essere la “chiave rossa” che avrebbe consentito al Cremlino di approvare la guerra terroristica, sostenuta dai sovietici, contro il governo sudafricano.

L’ANC inizialmente era un’organizzazione non-comunista, e come organizzazione di massa su larga base, aveva sempre avuto molti membri non comunisti ed anti-comunisti. Tuttavia, essi non poterono competere con la rigida disciplina e il cospirazionismo del SACP, e presto quest’ultimo si infiltrò e ne prese il controllo. «La prima vera alleanza tra l’ANC e i comunisti risale al 1928, quando EJ Khalile, il segretario generale dell’ANC, fu eletto al comitato centrale del SACP. Da quel momento in poi l’alleanza ha continuato, anche se ha attraversato periodi difficili in cui i non comunisti cercarono di districarsi dalla morsa comunista. Ma mai ci riuscirono», ha scritto il dottor Pike.


I NUOVI PADRONI COLONIALI: MOSCA, PECHINO, L’AVANA

Ecco un piccolo campionario di prove schiaccianti dei legami tra il SACP con Mosca e Pechino, e il controllo decisivo del SACP su l’ANC e la MK:

Nel 1960, i principali membri del SACP andarono a Mosca e a Pechino per chiedere aiuti. A Pechino incontrarono personalmente il dittatore Mao Zedong e Den Xiaoping (allora assistente di Mao ed eventuale successore). Fu solo con la benedizione del Cremlino e di Mao che l’ANC, guidato dal SACP, lanciò il suo braccio armato, la Umkhonto we Sizwe. Gli incontri con Mao e Deng non erano stati di dominio pubblico fino a quando non furono rivelati dalla ricerca di Ellis;
Bartholomew Hlapane, un ex membro del Comitato Centrale del SACP, ha testimoniato in tribunale: «tutte le politiche dell’ANC erano state discusse dal Comitato Centrale del Partito Comunista». Egli ha anche affermato che «la politica della Umkhonto we Sizwe fu formulata dal Partito Comunista e l’organizzazione ricevette le sue istruzioni da questo partito». Per questa ed altre sue testimonianze Hlapane e sua moglie sono stati brutalmente assassinati e la loro figlia dopo i colpi subiti è rimasta paralizzata;
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Jorge da Costa, amico personale di Joe Slovo e capo della sicurezza per il dittatore comunista del Mozambico, Samora Machel, nel 1982 disertò in Sudafrica, portando la prova inconfutabile della connessione sovietica con il SACP e l’ANC. Per quanto riguarda il SACP di Slovo, da Costa ha dichiarato: «non c’è alcun dubbio nella mia mente che Slovo è dietro ad ogni operazione avviata dall’ANC contro il Sudafrica. Ha una mente brillante ed è una delle persone più informate su questo Paese».

Il segretario generale del SACP, Joe Slovo, un colonnello del Kgb, era in regolare contatto con gli altri agenti del Kgb, come Vasily Solodovnikov, l’ambasciatore russo in Zambia, attraverso i quali Mosca incanalava le sue direttive verso SACP/ANC/MK;
Il World Peace Council, un’organizzazione di facciata del comunismo internazionale diretta dal Kgb, è stato uno degli alleati più durevole dell’ANC e può vantare gran parte del merito per l’organizzazione della decennale campagna massmediatica ‘Mandela Libero’, che ha poi portato alla sua liberazione dal carcere;

Nel suo libro di memorie del 2003, Nothing But the Truth: Behind the ANC’s Struggle Politics, il leader del SACP Benjamin Turok ha ricordato «quanto sia stato facile per un piccolo gruppo come il nostro esercitare molta influenza nel movimento di massa senza dare via la nostra esistenza».
In They Were Part of Us and We Were Part of Them: The ANC in Mozambique from 1976 to 1990, pubblicato nel 2008, i membri veterani dell’ANC ricordano la loro esperienza. Tra le tante perle vi sono le interviste a Franny Rabkin e Ronnie Ntuli che contengono queste ammissioni, Franny: «eravamo comunisti, ed eravamo ANC». Ronnie: «E così erano tutti gli altri».

Il funzionario sovietico Vladimir Shubin ha scritto: «la stampa russa ha calcolato che dal 1963 al 1991, 1501 attivisti dell’ANC sono stati formati in istituti militari sovietici». Più di un migliaio furono addestrati in Stati di frontiera. Il veterano comunista Gerald Horne ha dichiarato su Political Affairs, la rivista ufficiale del Partito Comunista degli Stati Uniti (CPUSA): «non ci può essere alcun dubbio che il coinvolgimento diretto degli ufficiali sovietici ha contribuito ad innalzare il livello di prontezza al combattimento delle unità armate dell’ANC e, soprattutto, delle organizzazioni armate clandestine».
Mandela passò il controllo dell’ANC e del Sudafrica a Thabo Mbeki, il suo compagno di lunga data ed “ex” membro del SACP. Mbeki successivamente ha perso in una lotta di potere interna al partito contro un altro compagno (anche di prigione) di Mandela, Jacob Zuma, anche lui “ex” membro del SACP, il quale sta accelerando le politiche distruttive dell’ANC come attuale presidente del Sudafrica.
Zuma ha proseguito l’alleanza tripartita, l’accordo formale tra l’ANC, SACP e COSATU, che garantisce che il SACP e COSATU (egemonizzato dai comunisti) sosterranno l’ANC come principale gruppo comunista candidato in Sudafrica.

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Nel 1998, all’età di 80 anni, Mandela ha sposato in terze nozze Graca Machel (nella foto a destra), vedova di lunga data dell’alleato di Mandela, Samora Machel, lo spietato dittatore comunista della Repubblica Popolare del Mozambico. Graca era un membro di lunga data del FRELIMO, l’organizzazione terroristica comunista gestita dal marito che ha preso il controllo del Mozambico nel 1975. Per più di un decennio fu partner di Samora Machel durante il suo regno fatto di vizi, omicidi e torture su uomini, donne e bambini, tra cui anche molti dei suoi compagni FRELIMO che osarono contestarlo.


I MEDIA PROPAGANDISTI TURBATI DALLE PROVE

Ancora una volta abbiamo appena scalfito la superficie. Nonostante l’enormità delle prove schiaccianti, i decani delle chiacchiere dell’establishment continuano a cantare la stessa rapsodia pro-ANC e pro-Mandela offrendo le stesse scuse. In un recente articolo del New York Review of Books, Bill Keller, ex direttore esecutivo del New York Times ed ex capo dell’ufficio del Times a Johannesburg, ha tentato di respingere l’impegno comunista dei membri del SACP con l’affermazione che «la maggior parte dei membri [SACP] non erano veri comunisti».

Il ragionamento è che fossero solo un gruppo di nazionalisti africani travestitisi nella loro retorica da una certa ideologia marxista. Questa fu l’argomentazione di Keller, il Times lo ha più volte scritto di volta in volta nel corso degli anni ’60, ’70, ’80 e ’90, ogni volta che una nuova rivelazione sorprendente minaccia di rendere evidente che l’ANC non erano combattenti per la libertà ma una cricca del Cremlino assetata di sangue, dei delinquenti comunisti.

L’autore sudafricano Rian Malan ha criticato Keller sottolineando che molti veterani del SACP confutano l’affermazione di Keller, tra questi vi è Hilda Bernstein, amica di Slovo e moglie di Rusty Bernstein, membro del Comitato Centrale del SACP. «Joe e Rusty erano stalinisti e per la linea dura. Tutto ciò che i sovietici fecero era giusto. Erano molto molto pro-sovietici», ha dichiarato in un’intervista del 2004.

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Ma Keller è impassibile. In risposta alla lettera di Malan e dell’ex membro del SACP Paul Trewhala, egli respinge la loro testimonianza e quella del professore Ellis, affermando che non è d’accordo sul fatto «che l’alleanza con i comunisti danni l’ANC come un fronte stalinista. Questo è semplicemente anti-comunismo senza senso».

E’ praticamente un assioma: non importa quanto ferree siano le prove presentate, i “giornalisti” mainstream come Keller vedranno tutte le accuse di cospirazione comunista come “un’ossessione verso i rossi” e come “maccartismo”. Per converso, non importa quanto artificiose, fragili e false siano le accuse da parte della sinistra e dei comunisti contro i conservatori, gli anti-comunisti, i pro-life, i cristiani, i Tea Party, i Birchers, i veterani militari, eccetera, i tizi come Keller si affretteranno ad accettarle come prove credibili (si veda qui, qui, qui e qui).

Abbiamo assistito a questa crudele e vendicativa dinamica dagli anni ’60 agli anni ’90 in Sudafrica, con la stampa mainstream che si è unita alla stampa comunista non solo nella loro glorificazione dell’ANC ma anche per attaccare ferocemente (o ignorando completamente) i leader neri moderati del Sudafrica, molti dei quali avevano consensi molto più grandi e maggiori legittime pretese di autorità morale rispetto a Mandela e ai suoi compagni dell’ANC.

Quei leader moderati includono: il capo Zulu Mangosuthu Bethelezi che è anche capo del Partito Inkata per la Libertà, Tomsanqa Linda ex sindaco del villaggio di Ibhayi, Nelson Botile ex sindaco di Soweto, il vescovo Lekganyane della Chiesa cristiano-sionista; monsignor Isaac Mokoena a capo della Chiesa Riformata Indipendente dell’Associazione (con quattro milioni e mezzo di fedeli), il dottor Elia Maswanganyi e molti altri.

Ci sono buone probabilità che non abbiate mai sentito parlare di loro, o che se li avete sentiti era solo per cose negative sul loro conto. Ma non è un puro caso, è un piano che doveva assicurare che gli sfidanti più seri di Mandela e della leadership dell’ANC/SACP non sarebbero venuti alla ribalta. Quello stesso piano continua anche oggi, garantendo che i teppisti e i ladri dell’ANC, eredi di Mandela, rimangano al potere in Sudafrica.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Mandela, i bianki e i mori

Messaggioda Berto » lun dic 23, 2013 8:55 am

Sudafrica: le leggi contro i neri volute da comunisti e sindacalisti bianchi

http://www.lindipendenza.com/dilorenzo- ... smo-bianco


Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la traduzione integrale in italiano dell’articolo Nelson Mandela’s Battle Against Socialism, Unionism, and Interventionism da parte di Thomas DiLorenzo, professore di economia alla Loyola University-Maryland’s Sellinger School of Business and Management, senior fellow del Ludwig von Mises Institute e membro associato dell’Abbeville Institute, è saggista economico-politico e storico indipendente. (Traduzione di Luca Fusari)

«Lavoratori di tutto il mondo unitevi, mantenete il Sudafrica bianco». (Slogan d’inizio XX° secolo del Sindacato dei Lavoratori del Sudafrica)

«L’apartheid del Sudafrica non è il corollario delle forze del libero mercato e del capitalismo. L’apartheid è il risultato degli sforzi anti-capitalistici o socialisti di sovvertire il funzionamento delle forze (capitalistiche) di mercato». (Walter E. Williams, South Africa’s War Against Capitalism)

Nel corso del Novecento, il movimento socialista in tutto il mondo ha tentato di criticare il capitalismo associandolo alla Germania nazista, dal momento che i nazisti non nazionalizzarono molte industrie come invece fecero i socialisti russi (permisero la presenza di imprese apparentemente private che furono comunque regolate, irreggimentate e controllate dallo Stato).

La verità è che le radici del nazismo o ‘nazionalsocialismo’ erano profondamente socialiste. I nazisti erano socialisti “nazionali”, mentre i sovietici affermarono di essere socialisti “internazionali”. I nazisti e i comunisti erano cloni ideologici che consideravano le idee del liberalismo classico (il capitalismo di libero mercato, il governo limitato, le tasse basse, la proprietà privata, lo Stato di diritto, la pace), e coloro che li adottavano quali loro nemici mortali.

Allo stesso modo, il movimento socialista internazionale ha da tempo cercato di associare un altro tipo di movimento socialista, le ex leggi del Sudafrica dell’apartheid, come una sorta di abuso del capitalismo. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità.

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Le discriminazioni imposte dal governo contro i sudafricani neri furono istigate da sindacati bianchi associati a diversi movimenti marxisti e comunisti. Era un sistema pervasivo di regolamentazione, di irreggimentazione e di controllo governativo. Questo, naturalmente, è l’esatto opposto del capitalismo di libero mercato.

Fu contro questa forma di interventismo massiccio da parte del governo che Nelson Mandela combatté in gioventù, e per il quale fu imprigionato per 27 anni da parte del governo del Sudafrica (purtroppo, Mandela era lui stesso un socialista e un membro occulto del comitato esecutivo del Partito Comunista del Sudafrica che idolatrava mostri totalitari come Fidel Castro.

Apparentemente non capì mai che si trattava di una versione del socialismo castrista ad aver reso vittime lui e la popolazione nera del Sudafrica, e che ciò di cui i neri del Sudafrica avevano più bisogno era la libertà economica e le opportunità fornite dal capitalismo di libero mercato.


CHE COSA È STATA ‘L’APARTHEID’ SUDAFRICANA?

Due libri sono indispensabili per capire il sistema di imposizioni governative e di discriminazione istituzionalizzata contro i neri sudafricani nota come ‘apartheid’. Sono The Colour Bar di William H. Hutt, e South Africa’s War Against Capitalism di Walter E. Williams. Entrambi sono stati pubblicati prima del crollo definitivo dell’apartheid.

Alle origini della discriminazione istituzionalizzata contro i neri sudafricani vi fu il violento movimento sindacale bianco di ispirazione marxista (che aveva legami con quello americano) di primo Novecento. Uno dei primi leader di questo movimento, come descrive Hutt, fu W. H. Andrews (nella foto in basso a sinistra), che formò una sezione della Lega Socialista Internazionale e che divenne il primo segretario del Partito Comunista del Sudafrica (SACP).

Sostenne l’uso della violenza e del terrorismo per “proteggere” i lavoratori bianchi dalla concorrenza dei neri. Questo movimento sindacale si legò strettamente con il governo sudafricano in modo da utilizzare i poteri coercitivi di quest’ultimo (che possono essere di gran lunga più violenti e terroristici dei semplici poteri sindacati) per privare i neri sudafricani delle opportunità economiche.


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Il primo ‘Colour Bar Act’, come vennero chiamati tali provvedimenti, fu il Mines and Works Act del 1911, che elencava numerosi posti di lavoro che non potevano essere legalmente svolti dai neri. I capitalisti del Sudafrica si opposero a questa legge perché volevano essere in grado di assumere dipendenti in un libero mercato.

Nel libero mercato, i lavoratori neri in generale meno qualificati e meno istruiti (meno qualificati a causa di inferiori opportunità di istruzione a causa del razzismo) avrebbero potuto effettivamente trovare un impiego anche se con un salario di ingresso di primo livello inferiore ai lavoratori bianchi più esperti e qualificati.

Obiettivo principale dei sindacati fu quello di privare la “classe capitalista” (che essi duramente condannarono) della possibilità di assumere lavoratori neri. Come ha spiegato Hutt, il segretario generale del sindacato dei lavoratori bianchi si oppose «al desiderio economico della classe capitalista di portare il lavoro meglio retribuito e più responsabile alla portata degli africani».

Il Mines and Works Act del 1926 fu il risultato della «combinazione di socialismo e razzismo» promosso dal Partito Nazionalista al potere, un partito politico socialista che aveva formato un governo di coalizione con il Partito Laburista del Sudafrica.

Il fulcro di questa legge era conosciuto come “il tasso per il lavoro”, una legge che ha introdotto i salari minimi che preclusero a migliaia di lavoratori neri la possibilità di impiego con un salario di ingresso di primo livello, privandoli così del tutto della possibilità d’impiego.

Questo naturalmente è l’effetto delle leggi sul salario minimo ovunque esse vengano applicate. Come ha scritto Hutt, la legge «ebbe l’effetto di impedire l’ingresso a razze subordinate o a classi all’interno del campo di protezione». L‘Apprenticeship Act del 1922 fece in modo che solo i bianchi potessero raggiungere l’apprendistato in numerosi mestieri, ponendo l’apprendistato quale prerequisito per l’occupazione.

Quando i neri sudafricani tentarono di bypassare tutte queste leggi socialiste e protezionistiche sul lavoro, diventando imprenditori e avviando le loro imprese commerciali, il governo sudafricano, egemonizzato dai sindacati, emise in stile Obama delle “direttive” o ordini esecutivi che vietarono l’apertura di tutti gli esercizi commerciali di proprietà di neri «perfino nelle aree urbane africane».

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C’era anche un sistema di «posti di lavoro riservati», centinaia di tali posti erano “riservati” solo ai lavoratori bianchi. C’erano anche leggi per la separazione e la diseguaglianza pervasiva, e regolamenti che interessavano quasi ogni istituzione nella società sudafricana. Il matrimonio interrazziale fu messo fuori legge, così come i rapporti sessuali tra bianchi e non bianchi.

Questo naturalmente non aveva nulla a che fare con il capitalismo, con il mercato o con una società libera, e fu interamente opera della mano oscura dello statalismo. Come Walter Williams ha concluso nel suo South Africa’s War Against Capitalism, «tutta la brutta storia dell’apartheid è stata un attacco contro il libero mercato e i diritti degli individui, ed una glorificazione del potere del governo centrale».
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Re: Mandela, i bianki e i mori

Messaggioda Berto » sab dic 28, 2013 8:14 am

Sudafrica: Mandela era comunista, SACP e ANC lo confermano ufficialmente

http://www.lindipendenza.com/newman-sud ... -ufficiale

di REDAZIONE

Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la traduzione integrale in italiano dell’articolo South African Communist Party Admits Mandela’s Leadership Role apparso sulla rivista The New American, da parte di Alex Newman. (Traduzione di Luca)



Poco dopo la morte del rivoluzionario sudafricano Nelson Mandela, il Partito Comunista del Sudafrica (SACP) e il Congresso Nazionale Africano (ANC) hanno entrambi rilasciato dichiarazioni ufficiali che riconoscono quello che era già ben noto tra gli esperti: il ‘compagno’ Mandela era davvero un leader del Partito Comunista ed ha servito nell’organizzazione legata al Comitato Centrale sovietico.
Secondo le dichiarazioni sulla morte di Mandela rilasciate dal Partito Comunista, non solo il leader terrorista reo confesso fu un alto funzionario nell’alto organo decisionale del Partito Comunista del Sudafrica, ma egli lo è stato fino al giorno della sua morte.

Fino alla scorsa settimana, gli apologeti di Mandela ancora affermavano, in maniera poco plausibile, che la sua “presunta” alleanza con il comunismo internazionale fosse soprattutto un matrimonio di convenienza.
Alcuni dei suoi fan più ardenti o ignoranti, basandosi su decenni di bugiarde smentite da parte di Mandela e di altre persone che sapevano circa la sua appartenenza al Partito, hanno anche cercato di sostenere che le accuse di comunismo fossero invenzioni di sostenitori dell’apartheid, di “teorici della cospirazione” e di “estremisti”. Al momento tale rivelazione non sembra essere diventata notizia sconvolgente al di fuori del Sudafrica.

La controversa figura rivoluzionaria, che ammise di aver condotto una campagna spietata di terrore (in gran parte dimenticata) contro i civili, la quale provocò la morte di donne e bambini di tutte le razze, semplicemente non poteva davvero esser stato un vero comunista tesserato o almeno così i suoi fan adoranti hanno voluto credere. L’ultima prova, tuttavia, conferma ancora una volta la verità dei fatti. Ora la verità è ufficialmente chiara, ma resta da vedere se la stampa dell’establishment la riporterà.

Gran parte del mondo (in particolare i capi di governo, i dittatori, la stampa, e i sudafricani) è stato troppo occupato a piangere la sua scomparsa che a prendere atto delle rivelazioni esplosive. Tuttavia, il fatto ormai inconfutabile che Mandela abbia svolto uno spietato ruolo chiave nel movimento comunista internazionale non va dimenticato tra le lodi. Ora che è stato ufficialmente ammesso, nonostante la mancanza di attenzione, ciò rimane cruciale per comprendere Mandela e la sua vera eredità.

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Stime prudenti indicano che nel secolo scorso, i soli regimi comunisti (la quasi totalità dei quali sostenuti da Mandela con truppe, fondi ed altro) sono stati responsabili di almeno 100 milioni di morti. I numeri sono probabilmente molto più alti. Proprio la campagna di terrore che Mandela ammise, tra cui il famigerato attentato del 1983 a Church Street, uccise 19 persone e ne ferì oltre 200. Si dichiarò colpevole di oltre 150 atti di violenza pubblica.

Con la dichiarazione, rilasciata lo scorso 6 Dicembre e ripubblicata da vari siti marxisti, il Partito Comunista del Sudafrica (o SACP) ha contribuito a far luce su tutto questo. «Durante il suo arresto nell’Agosto del 1962, Nelson Mandela non era solo un membro del clandestino Partito Comunista del Sudafrica ma era anche membro del Comitato Centrale del nostro Partito», illustrando ancora una volta l’enormità e il successo di lungo corso dell’inganno comunista.

Quanto al motivo per cui ciò è stato negato per così tanto tempo, il vice segretario generale del SACP, Solly Mapaila, secondo quanto riportato da altre fonti sudafricane, ha dichiarato che fu per «motivi politici» (a quanto pare le persone sarebbero rimaste sconvolte nel realizzare che il loro eroe e presunto “liberatore” era in realtà un comunista tesserato). «Ci fu una enorme offensiva dell’oppressivo regime dell’apartheid contro i comunisti», ha dichiarato Mapaila, aggiungendo che tutti i terroristi del processo Rivonia di Mandela erano membri del Partito.

Quando Mandela fu rilasciato dalla prigione, il regime omicida di massa dell’Unione Sovietica si stava evidentemente «sgretolando» e c’era «troppa negatività intorno al sistema sovietico» per raccontare ai sudafricani la verità. Mapaila ha aggiunto: «ma non dovremmo concentrarci su ciò adesso, ora concentriamoci sul riposo del vecchio».

Non sorprende che la dichiarazione continui a lodare Mandela e il suo Congresso Nazionale Africano (ANC), dove il rivoluzionario sudafricano avrebbe continuato a costituire un loro braccio armato. «Per noi, come comunisti sudafricani, il compagno Mandela ha sempre simboleggiato il contributo monumentale del SACP nella nostra lotta di liberazione», ha dichiarato il SACP. «Il contributo dei comunisti nella lotta per ottenere la libertà sudafricana ha ben pochi paragoni nella storia del nostro Paese».

Nonostante le dichiarazioni del SACP, i suoi fan lo hanno continuato ad adorare (le Nazioni Unite hanno designato un ‘Nelson Mandela International Day’, mentre Obama lo ha paragonato a George Washington ed ha ordinato le bandiere a mezz’asta), avranno ulteriori e maggiori difficoltà da dover giustificare in futuro. «Dopo il suo rilascio dal carcere nel 1990, il compagno Madiba è diventato un grande e caro amico dei comunisti fino ai suoi ultimi giorni», ha dichiarato il Partito Comunista del Sudafrica.


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Qual’è la percezione comune sul rivoluzionario sudafricano che ha cantato regolarmente canzoni di “lotta” che sostengono l’omicidio di massa dei bianchi, pur essendosi dichiarato “prigioniero politico”?. La sinistra ovviamente non ha menzionato, nella dichiarazione del SACP e nei necrologi adoranti, il fatto che a Mandela fu ripetutamente offerto la possibilità di uscire di prigione se avesse rinunciato all’uso della violenza, cosa che ha sempre rifiutato di fare.

Per il SACP e per il movimento comunista internazionale, egli ha rappresentato niente meno che un eroe per le sue posizioni ed attività. «La scomparsa del compagno Mandela segna la fine della vita dei più grandi rivoluzionari del XX° secolo, che hanno combattuto per la libertà e contro ogni forma di oppressione sia nei loro Paesi che nel mondo», ha continuato il SACP forse sperando di radunare sostenitori del comunismo e rendendo l’annuncio una lode di tutto il mondo per uno dei loro ex leader. «Nel compagno Mandela avevamo un soldato coraggioso, un patriota e un internazionalista che, per dirla con Che Guevara, era un vero rivoluzionario guidato da grandi sentimenti d’amore per il suo popolo, una caratteristica eccezionale dei rivoluzionari e di tutte le persone genuine».

I comunisti hanno continuato a lodare Mandela e il corrotto e tormentato ANC, che governa il Sudafrica in un’alleanza con il SACP ed una coalizione di sindacati, quale legame controverso ma intimo tra due forze politiche apparentemente distinte. «L’unica grande lezione che dobbiamo imparare da Mandela e dalla sua generazione di leader era il loro impegno per l’unità di principio all’interno di ciascuna delle nostre formazioni dell’Alleanza, così come l’unità della nostra Alleanza nel suo complesso e quella di tutto il movimento democratico di massa. La loro generazione ha lottato per costruire e cementare l’unità della nostra Alleanza, abbiamo quindi il dovere verso la memoria del compagno Madiba di preservare l’unità della nostra Alleanza», sottolinea il SACP sull’unione tra il Partito Comunista con l’ANC, riferendosi a Mandela col suo nome tribale. «Coloro che non capiscono la misura per cui il sangue è stato versato in funzione dell’unità dell’Alleanza devono ricordare di non gettare fango sull’eredità e la memoria di una personalità del calibro di Madiba e in modo temerario e azzardato sull’unità della nostra alleanza».

Tuttavia, nonostante tutti gli elogi, il SACP ha riconosciuto che lo sforzo di schiavizzare il Sudafrica sotto la tirannia comunista non è ancora completo. Suggerendo che Mandela ha sostenuto i loro piani, il SACP ha dichiarato che «alcuni vorrebbero farci credere» che la spinta del rivoluzionario sulla “riconciliazione nazionale” significasse lasciare alcune libertà in luogo o «altre disuguaglianze sociali e di classe nella nostra società». Questo non è, tuttavia, ciò che il Partito ha sostenuto.

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«Per Madiba, la riconciliazione nazionale è una piattaforma per perseguire l’obiettivo della costruzione di una società sudafricana più egualitaria, libera dal flagello del razzismo, del patriarcato e delle disuguaglianze»; ignorando gli spettacolari orrori che affliggono i governi del Partito Comunista ad esempio in Corea del Nord o a Cuba, dove Mandela, fervente alleato di Fidel Castro, ha visto ciò che una società governata dalla loro “ideologia” produce realmente. «La vera riconciliazione nazionale non deve mai essere raggiunta in una società ancora caratterizzato da un grosso divario nelle disuguaglianze e dallo sfruttamento capitalista».

Ironia della sorte, da quando le forze comuniste hanno preso il potere, due decenni fa, il Sudafrica è diventata una delle società più disuguali al mondo in termini di distribuzione della ricchezza. Chiuso a guscio, come ogni Paese dominato da forze politiche comuniste, i leader e i loro compari clientelari stanno esaurendo quel che resta della ricchezza perennemente in diminuzione, mentre la gente comune si ritrova a vivere nello squallore e spesso a morire di fame. «In onore di questo combattente valoroso, il SACP intensificherà la sua lotta contro tutte le forme di disuguaglianza, tra cui l’intensificazione della lotta per il socialismo come unica soluzione politica ed economica ai problemi che affliggono l’umanità», prosegue la dichiarazione.

La dipartita di Mandela, rappresenta una «seconda chance» per tutti coloro che non hanno «pienamente abbracciato un Sudafrica democratico» e un «governo della maggioranza», in altre parole, per tutti coloro che non hanno abbracciato il totalitarismo sotto l’apparenza della regola della folla, anziché della rule of law come stabilito nelle repubbliche come quella degli Stati Uniti in virtù della Costituzione.

L’ANC, nel frattempo, ha confermato l’adesione di Mandela al Partito Comunista pur lodando l’ex leader del suo braccio armato, la Umkhonto we Sizwe (Lancia della Nazione). «Madiba è stato anche un membro del Partito Comunista del Sudafrica, dove ha prestato servizio nel Comitato Centrale», ha ammesso l’ANC nella sua dichiarazione. «La sua è stata una scelta per essere non solo un prodotto ma il creatore della sua storia e del suo popolo. Nella sua vita di lotta attraverso il Congresso Nazionale Africano ha assunto ed è stato assegnato a varie posizioni di leadership. Ha servito con onore. Ha fatto parte della leadership collettiva dell’ANC e non ha preso decisioni senza prima riflettere con i suoi compagni. Eppure avrebbe combattuto per i principi e per ciò che era la cosa giusta da fare».

Naturalmente la ferrea prova di un ruolo di primo piano di Mandela nella cospirazione comunista internazionale stava da decenni emergendo. All’inizio, ad esempio, ci fu un documento scritto a mano da Mandela, intitolato How To Be A Good Communist (Come essere un buon comunista, n.d.t.) che fu citato dalla sua accusa durante il processo per sabotaggio, sovversione e terrore. «Noi membri del Partito Comunista siamo i rivoluzionari più avanzati nella storia moderna. Il popolo del Sudafrica guidato dal Partito Comunista del Sudafrica distruggerà la società capitalistica e costruirà al suo posto il socialismo», proclamò Mandela nel suo saggio.

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Più di recente, The New American ha riferito, alla fine dell’anno scorso, le prove scoperte ed esposte dallo storico britannico Stephen Ellis le quali smentivano chi negava che Mandela non appartenesse al Partito Comunista. La nuova ricerca, basata sul Partito, non solo ha confermato che il leader dell’ANC era un membro del SACP, ma anche il suo essere in realtà un alto funzionario che lavorava con il Comitato Centrale del Partito.

The New American ha documentato ampiamente nel corso dei decenni, come nonostante il comunismo e il terrorismo di Mandela, i governi occidentali ed influenti mediatori, assieme ai despoti comunisti più spietati del mondo, abbiano giocato un ruolo chiave nel portarlo al potere. Ora però, anche con la verità innegabile esposta, benché il Sudafrica stia piombando nel caos, nel genocidio e nella povertà, è improbabile che le scuse saranno imminenti.

Una eccellente analisi sull’appartenenza di Mandela al Partito Comunista, è stata scritta da Rian Malan, attivista anti-apartheid e giornalista afrikaner, la quale spiega bene l’enorme importanza della rivelazione. I sudafricani e il mondo sono stati ingannati. L’”uomo di pace”, così ampiamente venerato in tutto il mondo, non era il vero Mandela. Se l’umanità avesse saputo che stava idolatrando un uomo ormai definitivamente smascherato come un filo-sovietico, leader del Partito Comunista e un terrorista reo confesso, la reazione alla sua morte sarebbe stata probabilmente diversa. Per maggiori informazioni sul vero Mandela si veda il recente articolo di William F. Jasper, “Saint” Mandela? Not so Fast!.

Un fine non giustifica mai i mezzi, non importa ciò che i comunisti e gli apologeti di Mandela possono sostenere. Tra le effusioni globali in sua lode, le vittime delle bombe di Mandela sono sbiadite dalla memoria. Così mentre il mondo piange la perdita di Mandela, sarebbe uno sforzo più utile ricordare le sue vittime (che erano principalmente altri neri sospettati di essere contrari alla presa comunista del Sudafrica), ricordandole assieme alle molte decine di milioni di vittime del comunismo in tutto il mondo. Sono state quasi cancellate dalla storia, ma tutti coloro che amano la verità hanno la responsabilità di garantire che esse non siano dimenticate, e che la storia non si ripeta.
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Re: Mandela, i bianki e i mori

Messaggioda Berto » dom dic 29, 2013 9:13 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Mandela, i bianki e i mori

Messaggioda Sixara » dom dic 29, 2013 3:50 pm

Berto ha scritto:Sudafrica: Mandela era comunista, SACP e ANC lo confermano ufficialmente

Elora?

Berto ha scritto:Poco dopo la morte del rivoluzionario sudafricano Nelson Mandela, il Partito Comunista del Sudafrica (SACP) e il Congresso Nazionale Africano (ANC) hanno entrambi rilasciato dichiarazioni ufficiali che riconoscono quello che era già ben noto tra gli esperti: il ‘compagno’ Mandela era davvero un leader del Partito Comunista ed ha servito nell’organizzazione legata al Comitato Centrale sovietico.


--------------------------------------------------------------- ( scuxème.. lèta on fià de corséta ..)

Berto ha scritto:Un fine non giustifica mai i mezzi, non importa ciò che i comunisti e gli apologeti di Mandela possono sostenere. Tra le effusioni globali in sua lode, le vittime delle bombe di Mandela sono sbiadite dalla memoria. Così mentre il mondo piange la perdita di Mandela, sarebbe uno sforzo più utile ricordare le sue vittime (che erano principalmente altri neri sospettati di essere contrari alla presa comunista del Sudafrica), ricordandole assieme alle molte decine di milioni di vittime del comunismo in tutto il mondo. Sono state quasi cancellate dalla storia, ma tutti coloro che amano la verità hanno la responsabilità di garantire che esse non siano dimenticate, e che la storia non si ripeta.


Elora? ( o' precixini lori, senpre lì ke i ghe fà le pèze a tuti.. fin mandèla) 8-)
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Re: Mandela, i bianki e i mori

Messaggioda Berto » dom mar 18, 2018 12:35 pm

Colonizzazione e decolonizzazione
viewtopic.php?f=194&t=1822

All'Africa e agli africani non dobbiamo nulla, ma proprio nulla, niente di niente, tanto meno agli asiatici e ai nazisti maomettani d'Asia e d'Africa. Ci dispiace per i cristiani ma non possiamo accogliere tutti perché non vi è spazio, non vi sono risorse e non c'è lavoro, in Italia vi sono già milioni di poveri, di disoccupati e di giovani costretti a migrare; e un debito pubblico tra i più alti del mondo occidentale che soffoca lo sviluppo e alimenta i parassiti e la corruzione. Gli africani si arrangino e restino in Africa a risolvere i loro problemi.
viewtopic.php?f=194&t=2494


Pensa prima alla tua gente e al tuo paese che ne hanno bisogno, invece che agli africani e all'Africa
viewtopic.php?f=205&t=2681


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Gli europei o i bianchi europei che nei secoli passati hanno colonizzato l'Asia e l'Africa o che le hanno invase con il loro imperialismo politico militare sono stati quasi tutti cacciati, espropriati e sterminati; il Sudafrica è uno degli ultimi esempi, nonostante i bianchi europei colonizzatori del Sudafrica abbiano rinunciato al loro dominio politico consentendo ai neri africani di partecipare e concorrere alla sovranità politica nella gestione del paese e dello stato gli africani del Sudafrica come in quasi tutti gli altri paesi del continente nero maltrattano i bianchi e molti di loro hanno ritenuto e ritengono che i bianchi debbano essere espropriati, cacciati o sterminati.
Per il principio di reciprocità gli africani non possono che aspettarsi lo stesso trattamento e nessunissimo riguardo.
L'imperialismo coloniale così terminato non può quindi essere assunto come scusa, giustificazione e pretesto per l'invasione degli africani in Europa.
I bianchi europei, i cristiani europei, gli stati europei odierni non hanno più alcuna responsabilità e non vi è ragione che debbano sentirsi in colpa verso l'Africa e gli africani; non ne hanno per l'instabilità e i regimi politici indigeni disumani dell'Africa, per le carestie e le epidemie che falciano le sue popolazioni, per i problemi causati dalla sovrapopolazione in molti paesi del continente.
Nemmeno le multinazionali europee del petrolio, minerarie, del legno e agricole sono responsabili dei regimi politici autoritari, dei conflitti etnici, delle crisi sociali, delle carestie, delle problematiche derivanti dalla sovrapopolazione, del sottosviluppo economico endemico e di tutti i mali che affliggono l'Africa. Possono avere qualche responsabilità indiretta locale tipo l'inquinamento o la disoccupazione allo stesso modo che ce l'hanno ovunque nel mondo e nella stessa Europa, tutte questioni che vanno risolte localmente in Africa nei paesi africani, con i loro stati e con le loro popolazioni.
Le problematiche africane dovute alle carestie naturali, ai regimi politici, al tribalismo, ai conflitti etnici e religiosi, alla sovrapopolazione, alle difficoltà e alle crisi economiche non sono responsabilità e non riguardano direttamente l'Europa e pertanto il peso non va scaricato assolutamente sugli europei.
La solidarietà umana dell'Europa e dei suoi paesi, caso mai può esserci solo se volontaria e se non crea problemi ai cittadini europei.
Quindi anche la migrazione socio-economica e l'asilo politico e umanitario vanno trattati alla luce di queste ed altre considerazioni tra cui la sicurezza socio politica, la compatibilità culturale e religiosa, le possibilità economiche e finanziarie.
Non ha alcun senso universale deprivare il propri cittadini, i propri famigliari, la propria gente per aiutare altri che magari sono solo profittatori, parassiti e criminali travestiti da bisognosi.


Fascisti e antifascisti, nazisti, comunisti, maomettisti e zingari, la loro disumanità e inciviltà
viewtopic.php?f=205&t=2731
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3975893749


In queste condizioni di violazione dei diritti umani dei bianchi sudafricani, alla minaccia di esproprio e di sterminio, i bianchi avrebbero tutto il diritto alla legittima difesa, potrebbero armarsi e reagire.
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