I capełi de łi omani de łe secie de bronxo ke łi ghe someja a dei petàsi:http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... bronxo.jpg http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... etkens.jpg http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 3%A0so.jpg http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -larga.jpg http://mk-kiens.comhttp://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Kiens.jpghttp://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... raphic.jpg http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... u5t4is.jpg Petasohttp://it.wikipedia.org/wiki/Petaso Il petaso (pron. pètaso) è un tipo di copricapo.
Era un cappello con falde larghe usato dagli antichi nei viaggi o, più in generale, per ripararsi sia dal sole sia dalla pioggia.
Nasce appunto come cappello da viaggio e, inizialmente macedone, fu usato dagli antichi greci e poi dai romani. Poteva essere di cuoio, di feltro o di paglia, e spesso era fornito di sottogola.
In particolare era il copricapo di Ermes.
In latino era petasus e in greco πετασος, da πεταω (stendo, spando).
http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:PetasoTestimonianze dell'uso del petaso si hanno in area italica preromana (guerriero di Capestrano), in area Hallstattiana, etrusca, bolognese (situla di Certosa), venetica (Este, situla Benvenuti) e a Vace in Slovenia; nonchè nella penisola iberica. Vedasi
http://it.tinypic.com/view.php?pic=25uo ... STN4JPV_ug --Paolo Sarpi II (msg) 08:41, 26 dic 2008 (CET)
http://www.treccani.it/enciclopedia/pet ... aliana%29/PETASO 1935 di Lucia Morpurgo
PETASO (πέτασος, petasus, dalla stessa radice di πετάννυμι, "allargo"). - Cappello a falda, di cuoio, feltro o paglia. Talvolta la falda costituisce con la calotta un unico cono slargato, e la calotta è coronata da un bottone ornamentale al vertice (petaso tessalico e macedonico, o causia usato anche dai re macedoni. Ma per lo più nel petaso la calotta è ben distinta dalla falda, ora calzante, ora piccolissima e solo decorativa. La falda può essere orizzontale o conica, scendente o rialzata. Spesso il petaso è trattenuto sotto il mento con due nastri annodati, che permettono di lasciarlo pendere sulle spalle. Per lo più non ha guarnizione, ma vi sono talvolta petasi ornati sulla falda rialzata con coccarde o altri ornamenti applicati, o figure a rilievo, pure applicate, in materiale diverso.
Era usato nei paesi caldi da chi doveva ripararsi dal sole, quindi specie da contadini, pastori, pescatori, guerrieri, viaggiatori, ecc. I Greci lo attribuivano al messaggero celeste, Ermete, per cui lo ornavano di alette, come i calzari, e a parecchi dei loro eroi: Bellerofonte, Perseo, Edipo, Teseo. Dopo le guerre persiane venne di moda nell'abbigliamento ginnico insieme col chitone corto, la clamide, e il lungo bastone a manico ricurvo. È questo il costume degli efebi nel fregio del Partenone e in molte pitture vascolari dello stile severo. Fu usato dalle donne per lo meno dal tempo di Sofocle, che lo attribuisce a Ismene, quando ritrova il padre a Colono. Oltre che per uso pratico le donne lo usarono forse anche per completare il loro abbigliamento, come appare da alcune graziose e un po' leziose terrecotte di Tanagra.
I Romani, che probabilmente ne appresero l'uso dai Greci dell'Italia meridionale, lo considerarono sempre un copricapo esotico; infatti esso non ebbe mai un nome latino o latinizzato. È notata come una singolarità di Augusto l'uso di portarlo quando usciva a passeggio anche in città. Al tempo di Caligola occorse un permesso affinché i senatori potessero ripararsi con esso in teatro, quando il velum non bastava a difenderli dai raggi del sole.
Petaso è detta anche una copertura di edifici a cupola che ricorda la forma di un cappello con falda.
Bibl.: P. Paris, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des ant., VI, i, p. 421 segg.; R. Cagnat e V. Chapot, Manuel des antiquités rom., II, Parigi 1920, p. 365 segg.; M. Bieber, Entwicklungsgeschichte der griechischen Tracht von der vorgriechischen Zeit bis zur röm. Kaiserzeit, Berlino 1934, pp. 32-38.
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... us-515.jpg El Mercurio Hermes catà a Abano co so ła cràpa el petàso:
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Abano.jpg Mercurio lè rivà ente ła coultura romana da łi etruski e no xe dito ke ente l'ara veneta nol ghe fuse xa vanti de łi ani diti veneto-romani.
Sto personajo kel riva da on vecio shaman el ga orexeni pristoreghe e ente łi ani storeghi el vien fato rivar da ła Traça come Hermes:Ermeshttp://it.wikipedia.org/wiki/Ermes Ermes, Hermes (in greco antico Ἑρμῆς) è una divinità della mitologia greca e della religione greca. Svolge il ruolo di messaggero degli dèi. Figlio di Zeus e della Pleiade Maia, è uno dei dodici dèi Olimpi.
I suoi simboli erano il gallo e la tartaruga ma era chiaramente riconoscibile anche per il suo borsellino, i suoi sandali e cappello alati ed il bastone da messaggero, il kerykeion.
Nella mitologia romana il corrispondente di Hermes fu Mercurio che, sebbene fosse un dio di derivazione etrusca, possedeva molte caratteristiche simili a lui, come essere il dio dei commerci.
TURMS - 1966 -di N. F. Parisehttp://www.treccani.it/enciclopedia/tur ... -Antica%29TURMS (talvolta Turmś; Turmus). - Nome etrusco di Hermes, che ricorre su numerosi specchi accanto alle rappresentazioni del dio, che son tutte ispirate all'arte ed alla mitologia greca.
Il dio è quasi sempre raffigurato imberbe e d'aspetto decisamente giovanile, con la clamide addosso e gli stessi attributi che sono riconosciuti ad Hermes. Il petaso ed i calzari sono per lo più alati. Il caduceo, in generale volto verso la nuca, appare talvolta assolutamente privo di forma ed è spesso ridotto ad una semplice verga, se non addirittura sostituito da una lancia, una spada o una mazza.
Il ricco materiale iconografico di cui si dispone, oltre che dagli specchi, è costituito da statuette di bronzo, sarcofagi, statue e rilievi di terracotta, gemme e monete, e non si può nettamente separare da quello riguardante Mercurio (v.), divinità parallela e sostanzialmente identica a T., introdotto a Roma sotto gli influssi dell'Etruria
Sugli specchi T. è presente in episodî mitologici come il giudizio di Paride, la consegna a Leda dell'uovo dal quale nascerà Elena, l'uccisione di Medusa, la consegna di Phuphluns (Dioniso) bambino; oppure compare accanto ad Eracle e ad altre divinità.
Sulle gemme T. figura, invece, come psicopompo o in relazione col mondo dei morti, come su una stele arcaica di Bologna e su un sarcofago di terracotta di Tarquinia.
T. col petaso alato ricorre su monete d'argento di Populonia del IV sec. e su monete di Peithesa e di Populonia del III secolo. Su monete della serie dell'aes grave di Volterra della prima metà del III sec. compare una testa giovanile bifronte con petaso, quasi certamente da intendere come Mercurio. Il tipo di Mercurio col petaso alato ricorre sul rovescio di assi librali campani che presentano sul dritto una figura giovanile bifronte fornita di copricapo o diadema (?), uguale in pratica a quella di Giano imberbe e laureato dei quadrigati romano-campani. Sulla base di queste rappresentazioni e di questi accostamenti fra il tipo di Giano e quello di Mercurio, T.-Mercurio è stato da ultimo riconosciuto nella statuetta bifronte del dio Culśanś, rinvenuta e conservata a Cortona e datata più o meno concordemente al sec. V. Questo collegamento di Giano e di T.-Mercurio è senz'altro possibile, ma non risolve né il problema di queste raffigurazioni giovanili bifronti né quello dei rapporti fra Culśanś e T.-Mercurio. Culśanś è con sicurezza una specie di guardiano o custode qual'era Giano, benché non sia del tutto certo se esso rappresenti il preciso corrispondente del dio romano, che in etrusco ha peraltro il nome di Ani. Giano ha in origine il carattere di divinità solare e si rivela come un dio del tempo e dell'inizio, mentre la sua specificazione come dio del ianus e della porta è chiaramente secondaria. Il collegamento con Mercurio è, perciò, anch'esso secondario e risale a quando Giano passò ad esprimere il concetto della totalità e divenne nume tutelare del commercio esterno; mentre i tipi delle teste giovanili bifronti delle monete etrusche e di zecca campana possono essere indipendentemente derivati da raffigurazioni greche, in cui ricorre frequentemente il motivo della bicefalia.
Bibl.: C. Pauli, in Roscher, V, 1916-24, c. 1291 ss., s. v.; E. Vetter, in Pauly-Wissowa, VII A, 1948, c. 1394 ss., s. v. Per le rappresentazioni giovanili bifronti e la statuetta di Cortona, cfr. G. Devoto, Nomi di divinità etrusche, II, in St. Etr., VII, 1933, p. 259 ss.; A. B. Cook, Zeus, II, i, Cambridge 1925, p. 331 ss.; J. Marcadé, Hermès doubles, in Bull. Corr. Hell., LXXVI, 1952, p. 596 ss.; R. Pettazzoni, Per l'iconografia di Giano, in St. Etr., XXIV, 1955-6, p. 79 ss.; K. Latte, Römische Religionsgeschichte (Handb. d. Altertumswiss., V, 4), Monaco 1960, p. 135, n. 4.
(N. F. Parise)
http://it.wikipedia.org/wiki/Mitologia_etrusca http://it.wikipedia.org/wiki/Turms http://it.wikipedia.org/wiki/Tinia Trumusjatis ke se alterna co Tribusjatisviewtopic.php?f=88&t=165http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /4-314.jpg http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /4-314.jpgSecie bronxee de Este, Hallstatt, Vače, Çertoxa, Boxen, Kuffern, ...viewtopic.php?f=43&t=195https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Via28/edit