Trump "contro Greta": bocciata nota sui cambiamenti climatici
Roberto Vivaldelli
7 maggio 2019
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Il governo degli Stati Uniti guidato dal presidente Donald Trump si rifiuta di riconoscere il cambiamento climatico e proprio per questo motivo ha affossato la dichiarazione finale al Consiglio Artico, in Finlandia.
Gli otto Paesi membri, riuniti a Rovaniemi, non hanno sottoscritto il documento unitario e la responsabilità, secondo diverse fonti, è da attribuire proprio ai delegati americani che non hanno voluto fare cenno ai cambiamenti climatici.
Come riporta l’Agi, è la prima volta che il Consiglio Artico, creato nel 1996, non pubblica una dichiarazione congiunta al termine dei lavori, che si tengono ogni due anni. Attualmente, sono otto i membri del Consiglio Artico: Stati Uniti, Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia e Svezia.
Per Mike Pompeo scioglimento del ghiaccio è opportunità
La riluttanza degli Stati Uniti nel menzionare in un documento congiunto ufficiale i cambiamenti climatici si riflette anche nelle parole del Segretario di Stato Mike Pompeo, secondo il quale la riduzione del ghiaccio artico rappresenta un’opportunità futura per la navigazione: “Le riduzioni costanti del ghiaccio marino stanno aprendo nuovi passaggi navali e nuove opportunità di commercio, riducendo potenzialmente il tempo necessario di viaggio per le navi”, ha spiegato Pompeo.
“I canali artici del mare potrebbero diventare i canali di Suez e Panama del XXI secolo”. Il ministro degli Esteri finlandese Timo Soini, rappresentante del Paese che sta concludendo la sua presidenza biennale del consiglio, ha dichiarato che non è stata rilasciata alcuna dichiarazione congiunta, data l’incapacità di convincere gli Stati Uniti a concordare un testo che includesse una menzione sui cambiamenti climatici. È stata diffusa soltanto una brevissima dichiarazione congiunta che riafferma l'”impegno a mantenere la pace, la stabilità e la cooperazione costruttiva nell’Artico”.
Soini ha spiegato ai giornalisti che non vuole “nominare e incolpare nessuno” e ha definito il risultato “abbastanza soddisfacente” per tutte le parti. La presidenza finlandese del consiglio si è concentrata in gran parte sulle preoccupazioni relative al climate change. Pompeo, tuttavia, prendendo atto delle preoccupazioni ambientali espresse dagli altri Paesi del Consiglio, ha dichiarato che “l’amministrazione Trump condivide il profondo impegno per la tutela ambientale”. “L’Artico è sempre stato un ecosistema fragile, e proteggerlo è davvero una nostra responsabilità condivisa”, ha aggiunto il Segretario di Stato americano.
Pompeo difende la decisione di Trump sugli accordi di Parigi
Durante il summit del Consiglio Artico, il Segretario di Stato ha difeso la decisione dell’amministrazione Trump di abbandonare e non aderire all’accordo sul clima di Parigi. “Gli obiettivi collettivi, anche se mossi da buone intenzioni, non sono sempre la risposta”, ha detto Pompeo. “Sono resi privi di significato, persino controproducenti, non appena una nazione non si conforma” a tali accordi.
Secondo le statistiche presentate da Pompeo, le emissioni di CO2 relative agli Stati Uniti sono diminuite del 14% tra il 2005 e il 2017, mentre le emissioni di CO2 a livello globale sono aumentate di oltre il 20%. Per quanto riguarda invece il fenomeno “black carbon”, che rappresenta una particolare minaccia per l’Artico, nel 2016 le emissioni degli Stati Uniti erano inferiori del 16% rispetto ai livelli del 2013 e si prevede che si ridurranno di quasi la metà entro il 2025.
Il futuro dell’Artico
Le parole di Pompeo ci dicono anche un’altra cosa importante: in geopolitica le cause interessano poco rispetto ai fatti. E la realtà è che l’Artico, come spiega Lucio Caracciolo su Limes, è sempre meno bianco (ghiaccio) e sempre più (blu). “Di qui strateghi e decisori immaginano nel futuro prossimo o remoto rischi micidiali e golose opportunità” osserva Caracciolo.
Nuove opportunità che possono significare anche nuove possibili sfide e probabili future tensioni. Perché attorno alle nuove rotte artiche s’intrecciano gli interessi delle grandi potenze. E i cambiamenti climatici rimangono sullo sfondo.