6)
La demenziale propaganda che i poveri venetista hanno fatto propria per demonizzare l'Ucraina e santificare la Russia:
il caso del giornalista Rocchelli ucciso nel Donbass e la propaganda per demonizzare l'Ucraina e santificare la Russia
Ecco un'altro caso, assai indicativo, della demenzialità, spero solo di una parte dei venetisti che del tutto in mala fede, fanno proprie le menzogne e le calunnie della propaganda nazifascista russa e filo russa contro l'Ucraina, il suo esercito e i suoi patrioti.
Io non avrei mai creduto che i veneti venetisti potessero arrivare a tanta demenzialità, disumanità e inciviltà e io come veneto di dovermi vergognare per colpa loro.Il caso dell'uccisione dell'attivista dei diritti umani Andrej Mironov e dissidente russo perseguitato prima nella Russia sovietica e poi in quella del dittatore Putin, ucciso in Ucraina assieme ad altre persone sabato 24 maggio del 2014 in un attacco di mortaio assiame al fotografo italiano Andy Rocchelli a Sloviansk mentre documentavano gli scontri armati pre-elettorali nell'Ucraina orientale.
L'uccisione è avvenuta con dei colpi di mortaio senza alcuna sevizia e tortura come racconta la propaganda filo russa, ma non si capisce bene per quale ragione se per errore oppure se sono stati gli ucraini perché forse lo ritenevano un nemico o un potenziale nemico ?
Morte del giornalista Andrea Rocchelli, nel Donbass, nel 2014https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8666805876Gentile redazione di Uno nessuno centomilan, Radio24
8 marzo 2022
ieri mentre mi recavo al lavoro ho ascoltato la vostra trasmissione e in particolare la testimonianza di un giornalista che raccontava della vicenda della morte del giornalista Andrea Rocchelli assieme al dissidente e perseguitato politico Andrej Mironov, perseguitato dall'URSS, e che concludeva asserendo la complevolezza dell'Ucraina.
Io posso anche credere che vi sia una responsabilità dell'Ucraina ma nessuno finora mi pare abbia spiegato se si tratta di responsabilità colposa o dolosa.
Io propendo a credere che se vi è stata responsabilità dei soldati/milizie ucraine che combattevano nel Donbass contro i terroristi separatisti filo russi, questa sia stata una responsabilità colposa e non dolosa, perché non trovo alcuna ragione per un'uccisione dolosa. A me pare che gli ucraini non avessero alcuna ragione per uccidere queste persone, se lo hanno fatto è stato con buona probabilità per errore.
Il non specificare questi aspetti della vicenda porta acqua al mulino dell'odio verso gli ucraini e alla propaganda che vorrebbe gli ucraini del Donbass malvagi occupanti e oppressori dei donbassiani filorussi.
Credo che sia dovere di ogni buon giornalista far luce anche su questo aspetto, specialmente oggi che l'Ucraina è stata aggredita brutalmente e criminalmente dal bullo nazifascista del Cremlino.
Incidenti causati da fuoco amico o da errori, nei conflitti bellici, vi sono sempre stati e sono sempre possibili come gli incidenti stradali e sul lavoro. Lo sappiamo bene che in guerra viene sparso sangue e che i giornalisti sono a rischio e che possono lasciarci le penne per tante ragioni dolose e colpose.
Omicidio Rocchelli, sentenza ribaltata in Appello: dopo 3 anni di carcere è libero l'ex soldato Vitaly Markiv Il Riformista
Carmine Di Niro
4 Novembre 2020
https://www.ilriformista.it/omicidio-ro ... iv-173051/ Omicidio Rocchelli, sentenza ribaltata in Appello: dopo 3 anni di carcere è libero l’ex soldato Vitaly Markiv
Fine dell’incubo per Vitaly Markiv. La Corte d’Assise e d’Appello di Milano ha assolto il 29enne italo-ucraino, ex soldato della guardia nazionale ucraina, “per non aver commesso il fatto” nell’ambito del processo per l’omicidio del fotoreporter di Pavia Andrea Rocchelli, morto nel Donbass il 24 maggio 2014. Egualmente assolto anche lo Stato Ucraino, che era stato citato in qualità di responsabile civile. In primo grado il Tribunale di Pavia aveva condannato l’italo-ucraino Markiv a 24 anni di reclusione, con 36 mesi già trascorsi in carcere: dopo la lettura della sentenza Vitaly Markiv è stato scarcerato.
Rocchelli, all’epoca dei fatti 30enne, venne ucciso da colpi di mortaio il 24 maggio 2014, mentre stava realizzando un reportage nel Donbass, zona dell’Ucraina occupata dai separatisti filorussi, attacco nel quale morì anche l’interprete Andrej Mironov. Secondo i giudici Markiv, arrestato nel 2017, era considerato la persona che aveva individuato come sospetti il giornalista Rocchelli e il suo interprete, dando il via libera ai colpi di mortaio che poi li hanno uccisi.
Parlando in aula Markiv ha sottolineato due aspetti: “Non ho mai detto che per l’esercito ucraino e per la guardia nazionale il civile era un bersaglio, questo è falso. Potete anche vedere un video dell’obitorio dei due civili armati di kalashnikov e loro stessi dicono che per poter recuperare le salme dovevano travestirsi da civili perché sui civili non si sparava, quindi su questo non voglio dilungarmi”.
Lasciando il carcere di Opera dopo la lettura del verdetto l’italo-ucraino ha invece ricordato come “questo popolo mi ha dato casa, istruzione, tutto, non avevo nulla contro questo Paese. Chi mi conosce, sa che ho sempre cercato di essere grato per la possibilità che mi ha dato l’Italia. Però tre anni mi sono stati tolti e nessun risarcimento li farà tornare indietro, questa deve essere una lezione per tutti gli innocenti: i casi vanno guardati fino in fondo, perché una virgola può cambiare il destino di un uomo, di una famiglia, di un popolo. Sono contento, abbiamo visto che in Italia la giustizia c’è”.
Omicidio Rocchelli, la Cassazione conferma: assolto l'ucraino Vitaly Markiv9 dic 2021
https://www.ilgiorno.it/cronaca/andy-ro ... -1.7131117 Colpo di scena nel processo sulla morte di Andy Rocchelli, il fotoreporter pavese di 30 anni ucciso da colpi di mortaio il 24 maggio 2014, mentre stava realizzando un reportage nel Donbass, zona dell’Ucraina occupata dai separatisti filorussi. La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione per Vitaly Markiv, l’unico imputato a giudizio per l’omicidio. “Abbiamo piena fiducia nella giustizia e nel lavoro della magistratura - avevano detto Elisa Signori e Rino Rocchelli uscendo dalla Cassazione dove in giornata era attesa la decisione sull’omicidio di loro figlio - Ci aspettiamo che il verdetto sia conseguente alla dinamica dei fatti e che questo delitto non resti impunito visto che la responsabilità Ucraina è stata per due volte accertata”.
Andy era stato ucciso da colpi di mortaio il 24 maggio 2014, mentre stava realizzando un reportage nel Donbass, zona dell’Ucraina occupata dai separatisti. “Annullare l’assoluzione per Vitaly Markiv e celebrare un nuovo processo di appello“, era stata la richiesta del pg di Cassazione all’udienza del processo. Vitaly Markiv, italo-ucraino ed ex soldato della Guardia nazionale ucraina, era stato condannato in primo grado a 24 anni di carcere e poi assolto a Milano in appello “per non aver commesso il fatto”. Markiv, dopo aver trascorso oltre tre anni in carcere, è tornato in Ucraina.
“In questo processo si è vista un’ingerenza di uno Stato estero così spudorata come non si era mai visto, ma la giustizia non c’entra con la geopolitica“: aveva detto qualche giorno fa iuseppe Giulietti, presidente della Fnsi. “Non voglio credere che siccome l’Ucraina è un Paese amico, allora una vicenda come questa debba essere destinata al silenzio - ha aggiunto Giulietti - sarebbe indegno, ricorderebbe un altro caso, quello di Regeni con l’Egitto. Ma è un dato di fatto che l’Ucraina abbia insultato i magistrati, la famiglia e i giornalisti italiani, e che non ci sia stata alcuna reazione. Esiste ancora un Ministero degli Esteri in Italia?“.
“Dopo 7 anni e mezzo forse abbiamo un pò di stanchezza - aveva replicato la madre di Rocchelli, Elisa Signori - ma in noi c’è la stessa fermezza, andremo avanti e forse anche in Francia, nel caso“. Andrea Rocchelli venne ucciso insieme ad Andrei Mironov, di 60, mentre un collega francese, William Roguelon, rimase ferito. “Siamo stati al fianco della famiglia Rocchelli dall’inizio - ha ricordato Paolo Perucchini, presidente della Alg - e lo saremo fino a quando questa vicenda non sarà davvero chiarita“.
Omicidio Rocchelli, così un errore formale ha portato all'assoluzione del soldato ucrainoGiuliano Foschini
28 gennaio 2021
https://www.repubblica.it/cronaca/2021/ ... 284698382/Spararono dalla collina. E spararono contro dei “civili inermi”, il reporter italiano Andrea Andy Rocchelli e l’attivista per i diritti umani e interprete Andrej Mironov, era il 24 maggio del 2014 e Rocchelli e Mironov erano lì per documentare le difficoltà della popolazione del Donbass, durante la guerra civile ucraina.
Spararono i soldati ucraini per “eliminare” quei civili: volvevano “difendere strenuamente quella posizione”, visto che sulla collina c’era un’antenna televisiva, affinchè “nella zona circostante, nel raggio di uno o due chilometri, nessuno potesse avvicinarsi”.
Non c’erano, però, abbastanza prove per confermare la condanna del soldato della guardia civile ucraina Vitaly Markiv, condannato in primo grado a 24 anni di reclusione per concorso in omicidio, e poi assolto in secondo grado.
Un’assoluzione, scrive però la Corte di appello di Milano nelle motivazioni alla sentenza, che arriva per un errore formale: le dichiarazioni prese dei militari e dei superiori di Markiv erano state raccolte senza la possibilità, che era loro dovuta, di non rispondere alle domande. “Dunque la prova va annullata”.
“Non ci arrendiamo. Attendiamo ancora giustizia” spiegano i genitori di Andrea, Rino ed Elisa, assistiti dall’avvocato Alessandra Ballerini. “Si era gridato all’innocenza, dopo l’assoluzione – dicono – ma la sentenza d’appello mette invece una serie di punti fermi nella messa a fuoco della verità storica atto fattuale”.
“La ricostruzione dei fatti – si legge nella sentenza - così come emerge dalle prove processualmente utilizzabili e dalle considerazioni svolte ai paragrafi che precedono, porta questa Corte a concordare con le conclusioni della Corte d’Assise di Pavia in merito alla provenienza dei colpi che hanno ucciso Rocchelli e ferito Roguelon e cioè dei colpi di mortaio sparati dalla collina Karachun ad opera dei militari dell’armata ucraina, dove erano nascosti i fotoreporter, il tassista e il civile […] essi erano quindi lì per svolgere la loro attività di fotoreporter […] L’attacco ha avuto luogo senza alcuna provocazione e offensiva né da parte loro né dei filorussi".
La Corte ritiene inoltre che, correttamente, lo “Stato ucraino era stato citato in giudizio in qualità di responsabile civile”. Un passaggio, dicono i Rocchelli, “che riteniamo straordinario: significa che l’immunità prevista per gli Stati non vale nel caso di violazione di diritti umani e crimini contro l’umanità. Sul testimone oculare, il francese William Roguelon, che era scampato per miracolo all’attentato, la Corte lo ritiene “pienamente attendibile”.
Ma questo non basta per condannare Markiv: l’accusa, infatti, non è riuscita a provare che fosse in servizio sulla collina al momento dell’attacco, e che fosse proprio nella posizione da cui è arrivata la raffica di spari che ha ucciso Rocchelli e Mironov. I suoi colleghi avevano raccontato circostanze che , in primo grado, erano state considerate cruciali. Ma che, poichè raccolte “con vizio di forma”, non sono state considerate utilizzabili in Appello. Che per questo ha assolto Markiv.
“Ma qui fatti esistono, non sono evaporati” dicono i Rocchelli. “In definitiva, a noi, parte civile nel processo, già da quasi sette anni impegnati, malgrado le strategie di elusione, di insabbiamento e di depistaggio perseguite dallo Stato ucraino, pare che, con questa sentenza e in virtù delle motivazioni ora rese pubbliche, si possa concludere che la nostra ricerca di verità abbia centrato il suo bersaglio, restando per la seconda volta accertate la dinamica fattuale e le responsabilità dell’ attacco mortale contro inermi. Attendiamo ancora che sia fatta pienamente giustizia”.
«Dopo aver letto la sentenza ritengo doveroso chiedere al governo italiano di reclamare dalle autorità ucraine le prove e le testimonianze. Ora tocca all'Italia far sentire la voce delle istituzioni», rileva il presidente della Federazione nazionale della stampa, Giuseppe Giulietti. «Noi, di intesa con la famiglia e con i suoi legali, continueremo a chiedere verità e giustizia per Andy Rocchelli, perché – aggiunge – persino questa sentenza conferma che Rocchelli e Mironov sono stati uccisi dal fuoco ucraino. Sarà il caso di tornare a ripercorrere gli ultimi passi di Andrej e Andy».
Libera Ucraina
Perché furono uccisi nel Donbass, Andrea Rocchelli assieme al dissidente e perseguitato politico Andrej Mironov, perseguitato dall'URSS?
A tutt'oggi ancora non si sa con precisione.
Pare abbastanza certo che a sparare sia stata le milizia ucraina che stava combattendo i terroristi filorussi, ma non si sa con precisione se siano stati veramente loro e sopratutto perché?
Non mi risulta che Andrea Rocchelli e Andrej Mironov fossero nemici dell'Ucraina e parteggiassero per i separatisti filorussi, se lo fossero stati allora forse gli ucraini avrebbero potuto considerarli spie nemiche e la loro uccisione sarebbe comprensibile e in parte giustificata; come non mi risulta che gli ucraini avessero la necessità di nascondere eventuali crimini contro l'umanità per la violazione dei diritti umani e civili dei separatisti filorussi e che tenessero l'indagine di questo gruppo di reporter.
Andy Rocchelli fu ucciso in Ucraina 7 anni fa. Perché? Lo zig zag della giustizia Ossigeno per l'informazione
22 Maggio 2021
https://www.ossigeno.info/andy-rocchell ... giustizia/Il fotoreporter freelance di Pavia era nel Donbass per documentare le sofferenze dei civili – La sua storia e l’iter dei processi sul sito Ossigeno – Cercavano la verità
OSSIGENO 22 maggio 2021 – Il fotoreporter Andrea Rocchelli ( “Andy” per i suoi amici) attende ancora giustizia. Fu ucciso sette anni fa, il 24 maggio del 2014, insieme al giornalista russo Andrei Mironov, da bombe di mortaio lanciate da una postazione della Guardia Nazionale ucraina, ad Andreyevka, a pochi chilometri dalla città di Sloviansk, nell’Ucraina orientale. Andy aveva 30 anni. Era andato lì per raccontare le drammatiche condizioni dei civili, coinvolti loro malgrado nelle operazioni militari della guerra per il controllo della regione del Donbass (territorio ucraino che i separatisti filo russi dichiararono indipendente). Andrea Rocchelli voleva documentare episodi di violazione dei diritti umani che venivano segnalati. Dopo 7 anni e due processi penali non è stato ancora possibile accertare se lui e il suo collega e amico russo furono uccisi per impedire che documentassero quei fatti o perché, come sostengono le autorità ucraine, furono scambiati per una pattuglia nemica ostile.
CELEBRAZIONI – Ossigeno per l’informazione, l’unica testata giornalistica italiana che ha seguito con un proprio cronista tutte le udienze di questo processo e ha pubblicato cronache e analisi che fanno capire quali elementi sono stati valutati e come, in occasione di questo anniversario aggiorna il dossier “Guerre, giornalisti uccisi e impunità” (leggi qui) che ripropone quelle cronache insieme ad analisi e inquadramenti che fanno vedere che non soltanto per Andrea Rocchelli la giustizia fa fatica a leggere queste tragiche vicende rinunciando a indossare le lenti della ragion di stato e delle convenienze diplomatiche.
Lunedì 24 maggio alle ore 17 i genitori di Andrea Rocchelli e l’avv. Alessandra Ballerini che li ha rappresentati nel processo di Pavia e di Milano parteciperanno a un incontro promosso da Articolo 21 – Link per seguire l’incontro
IL PROCESSO – L’inchiesta avviata dai magistrati italiani ha permesso di formulare accuse di omicidio volontario contro i militari ucraini e le autorità di Kiev e di celebrare un processo a loro carico in Italia. Questo processo, che finora si è concluso in appello senza condanne, ha avuto alterne vicende. Si attende ora il verdetto della Cassazione, alla quale hanno fatto ricorso la Procura di Milano e i familiari di Rocchelli.
DA PAVIA A MILANO – Al processo di primo grado che si è celebrato nel 2018-2019 a Pavia l’imputato italo-ucraino Vitaly Markiv, soldato della guardia nazionale Ucraina, è stato condannato per omicidio a 24 anni di reclusione, con l’aggravante di crimini contro l’umanità. Il 3 novembre 2020, la corte d’assise d’appello di Milano ha ribaltato la sentenza di primo grado: l’imputato è stato assolto “per non aver commesso il fatto” ed è stato scarcerato. La motivazione della sentenza ha fatto sapere che le prove raccolte a Pavia contro l’imputato sono state invalidate per un vizio di forma. Otto testimonianze di militari ucraini sono state invalidate perché questi testimoni non erano stati esplicitamente informati che potevano avvalersi della facoltà di non rispondere. Una circostanza che non riguarda il contenuto delle loro deposizioni.
(ha collaborato Giacomo Bertoni)
Ecco la Propaganda filo russa contro l'Ucraina che mente sul verdetto finale della Corte di Appello e di quella di Cassazione che assolvono il soldato ucraino, affermando invece la conferma della condanna.L'esercito ucraino di nuovo sotto accusa per l'assassinio di Andrea Rocchelli
Un militare testimone: “Non c’erano state provocazioni. Non so perché il nostro comandante abbia dato l’ordine di sparare”
Francesco Ciotti
2 febbraio 2022
https://www.antimafiaduemila.com/home/t ... helli.htmlDopo anni di silenzio, mezze verità, contraddizioni e sentenze assolutorie che sembravano aver gettato definitivamente un velo di impunità e mistero sull’assassinio dei reporter Andrea Rocchelli (in foto) e Andrej Mironov, in questi giorni, per la prima volta, un militare ucraino che si trovava sul posto ha accettato di raccontare cosa accadde in quelle drammatiche ore. L’intervista andrà in onda il 4 febbraio nella puntata del programma di inchiesta Spotlight intitolata: “La disciplina del silenzio, inchiesta sulla morte di Andy Rocchelli e Andrej Mironov”.
Ci troviamo a Sloviansk, nel bel mezzo del conflitto tra l’esercito ucraino e le autoproclamate repubbliche indipendenti del Donbass: in quel 24 maggio 2014, la città è ancora in mano alle milizie ribelli, mentre i soldati lealisti sono trincerati sul monte Karachun, un’altura che domina la periferia meridionale della città. Nel pomeriggio i due reporter assieme al collega francese, William Roguelon, raggiungono un passaggio a livello che segna il punto di demarcazione tra i due schieramenti, ma proprio mentre sono in procinto di scattare le prime fotografie vengono subito raggiunti da una raffica di proiettili. Mentre cercano riparo in un fossato nelle vicinanze, una pioggia di 20-30 colpi di mortaio cade su Andy e Andrej, uccidendoli entrambi.
Ma chi era Andrea Rocchelli e chi ha sparato quel giorno con il chiaro intento di uccidere dei semplici cronisti di guerra?
Andrea Rocchelli era un fotoreporter freelance professionista che stava documentando le atrocità commesse dal governo golpista ucraino contro la popolazione civile. È infatti bene precisarlo, dato il complice silenzio degli organi di informazione in questi anni; nel febbraio 2014 il paese subì un colpo di stato organizzato dagli Stati Uniti: non possiamo dimenticare le dichiarazioni dell’ex assistente del segretario di Stato Victoria Nuland che, già nel dicembre 2013, aveva annunciato i “5 miliardi di dollari” spesi dagli Stati uniti per assicurare all’Ucraina “il futuro che meritava”; o le rivelazioni dei cecchini Georgiani che intervistati dalla BBC e dall’agenzia di stampa Interfax dichiararono di essere stati reclutati da un membro del governo Usa per sparare sui manifestanti e sui poliziotti.
Non possiamo infine dimenticare il voto incostituzionale che il parlamento ucraino espresse per considerare vacante la poltrona del presidente eletto Yanukovich, sostituito frettolosamente da Oleksandr Turčynov; fattore che avrebbe posto le fondamenta per la costituzione di una forza di governo composta da ministri dichiaratamente nazisti.
Il partito di estrema destra Svoboda, il cui leader Oleh Tyahnybok aveva affermato limpidamente di voler “estirpare dall’Ucraina tutta la feccia russa, tedesca e giudea”, era entrato nell’esecutivo ottenendo vari ministeri: da quello della Difesa a quello dell’Agricoltura passando poi per la posizione di vice primo ministro, assegnata a Oleksandr Sych e quella di Procuratore Generale.
Sono questi nostalgici di Hitler che hanno imposto immediatamente l’eliminazione del russo come lingua ufficiale mentre si dichiaravano favorevoli all’imposizione del divieto di essere “comunisti”, alla creazione di un arsenale nucleare ucraino, con annessa adesione alla Nato esclusivamente in funzione anti-russa.
Sono stati questi nazisti, assieme alle squadracce di Pravy Sector, ad essere fautori di soprusi e violenze contro oppositori politici e veri e propri pogrom contro la popolazione Russa, come quello avvenuto alla casa dei sindacati di Odessa, dove decine e decine di russi vennero bruciati vivi, strangolati o freddati con un colpo di pistola alla testa.
Furono questi crimini a decretare le rivendicazioni separatiste dei popoli a maggioranza russa di Donec'k, Luhans'k, Dnipropetrovs'k: premessa della sanguinosa guerra nell’est dell’Ucraina, avviata dal governo centrale.
È esattamente in questo contesto che Andrea e Mironov sono stati trucidati da colpi di mortaio, mentre documentavano i danni dei bombardamenti delle truppe filo-governative ucraine.
Solo 5 giorni prima, il 19 maggio 2014 sulle pagine del giornale russo “Novaya Gazeta” veniva pubblicato l’articolo “Noi non siamo bestie. Non bisogna avvolgerci con il filo spinato!”, firmato da Andrei Mironov e Andy Rocchelli con le foto dei bambini nel seminterrato scattate da Andy che sono diventate subito famose nel paese.
Per l’omicidio nel 2017 viene arrestato un militare ucraino, Vitaly Markiv, che verrà condannato in 1° grado a 24 anni di reclusione nel luglio 2019. Nel maggio 2014, il plotone, di cui Markiv era il vice comandante, aveva assunto posizioni di combattimento sul monte Karachun, poco distante dalla posizione dei due fotoreporter.
Ad incastrarlo, oltre alle foto di svastiche, torture, stupri e sevizie sul suo telefono, a testimonianza dei crimini di guerra delle milizie naziste filo-governative ucraine, c’era il ruolo avuto, come esposto nelle motivazioni della sentenza, di “capo postazione in funzione di avvistamento” che segnalava “i movimenti sospetti di eventuali soggetti in avvicinamento alla collina mediante la ricetrasmittente che aveva in dotazione”. Era dunque l’unico “in grado di monitorare gli spostamenti e fornire le coordinate agli addetti ai mortai per consentire loro l’aggiustamento del tiro”.
Nelle intercettazioni telefoniche Marvik non manca di precisare: “Una persona arriva nella Savana e la guida gli dice: non andare lì c’è il leone, rischi che ti mangi. La persona decide da sola sì ci vado, no non ci vado. Se lei è andata e un leone l’ha mangiata che fate, portate il leone in tribunale?”.
Con la sentenza di condanna è partita una campagna minatoria e di delegittimazione senza precedenti, caratterizzata da insulti e minacce ai danni della Famiglia Rocchelli, della Federazione Nazionale della Stampa, che al processo si era costituita parte civile, e della Magistratura italiana, fino al clamoroso giudizio della Corte d’Appello di Milano che pochi giorni fa ha assolto Markiv dall’accusa dell’omicidio di Andrea Rocchelli, per non aver commesso il fatto.
A contribuire nell’esito della sentenza, oltre al fatto che i suoi superiori, che avevano confermato la posizione del militare sulla collina, avrebbero dovuto essere sentiti non come testimoni, ma come possibili complici, c’è probabilmente la ritrascrizione di un’intercettazione ambientale del 1° luglio 2017 nella quale l’imputato avrebbe dichiarato: “È stato fottuto un reporter ma vogliono cucirmi addosso tutto” anzichè “abbiamo fottuto un reporter”, come era riportato precedentemente.
Particolare inquietante, a questo proposito, è rappresentato dalle minacce ricevute dall’interprete dopo l’udienza dell’8 febbraio 2019 del processo di primo grado a Pavia, trasmesse a verbale dalla Corte fuori udienza: nelle telefonate minatorie l’interprete avrebbe ricevuto pressioni affinché cambiasse la trascrizione fedele delle intercettazioni ambientali. Il 9 dicembre 2021 l’ultimo verdetto sarà confermato dalla Cassazione.
Lo Stato ucraino (che non ha mai collaborato seriamente con le autorità giudiziarie italiane), per bocca del Presidente Volodymyr Zelens’kyj, non ha mancato di complimentarsi in un post su facebook con il Presidente della Repubblica e con il Capo del Governo italiani per l’esito del processo di secondo grado e quindi dell’assoluzione e liberazione della guardia nazionale Vitaly Markiv. Ad aggiungersi a questo sinistro teatrino, hanno contribuito i complimenti da parte dell’allora ministro degli interni Arsen Avakov, il cui consigliere Anton Gerashchenko promuove un sito curato dall’agenzia governativa d’intelligence ucraina (SBU), Myrotvorets, in cui sono schedati tutti coloro che il governo dell’Ucraina considera terroristi, nemici dello Stato. Ebbene in questo portale figurano anche Andrea e Andrej, con i loro dati, e con una scritta in cirillico rossa sopra le loro foto: “Liquidati”.
Ed ecco le ultime rivelazioni: nel 2014 un soldato della 95a Brigata (che in un recente articolo su l’Espresso viene chiamato Sergej), faceva parte della “rozvedrota”, la squadra delle sentinelle con il compito di osservare il territorio, come dimostrato da alcune foto che lo ritraggono nella sua trincea di Karachun in una posizione esattamente frontale rispetto al luogo dove sono stati uccisi i reporter.
“Non so perché il nostro comandante abbia dato l’ordine di sparare. Non c’erano state provocazioni e quegli uomini erano vestiti in abiti borghesi, non rappresentavano una minaccia per noi” ha affermato davanti alle telecamere.
In seguito entra più nel dettaglio e rivela che per uccidere Andrea e Mironov vennero adoperati i Vasilek, mortai automatici che possono esplodere raffiche di quattro colpi. “Non avevamo mai sparato con tanta intensità in quella esatta direzione”, racconta Sergej.
Una dinamica che coincide perfettamente con le ricostruzioni dei magistrati e con quella del reporter sopravvissuto all’attacco, William Roguelon che ha specificato come Il Vasilek spari proiettili calibro 82, e “i miliziani separatisti accorsi sul posto all’indomani dell’attacco hanno sempre sostenuto che le schegge da loro rinvenute erano proprio di quella misura.”
Tipologia di mortai il cui utilizzo è stato confermato anche dal comandante della Guardia Nazionale Andrej Antonishak, la cui intervista era stata pubblicata nel 2021 in un pamphlet innocentista dal titolo “Vitaly Markiv”.
Curioso come la tesi di fondo del testo sostenga che Andy e Andrej siano stati uccisi dai filorussi con la “Nona”, un cannone da 122 mm che tuttavia non è in grado di sparare raffiche di 4 colpi come il Vasilek. Una verità tutta da riscrivere insomma; una vicenda costellata da contraddizioni, omissioni, depistaggi e silenzi che pongono sul banco degli imputati gli autori di efferati crimini contro la popolazione russa di Ucraina: una guerra che perdura tuttora e che oggi rischia di innescare un conflitto su larga scala in Europa. Un’eventualità che impone oggi più che mai l’esigenza di non “liquidare” dalla nostra memoria martiri come Andrea Rocchelli.
Alberto PentoChe Rocchelli e il dissidente russo dell'URSS Andrej Mironov, fossero spie e contro Ucraina?
Se così fosse se la sarebbero cercata, se così non fosse allora forse è stato possibile un errore degli ucraini.Andrea Rocchelli
https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_RocchelliLe reazioni ucraine
La versione proposta da un'inchiesta ucraina diverge dalla ricostruzione delle indagini portate avanti dalle istituzioni italiane. I giornalisti, secondo questa versione, sono rimasti uccisi in un bombardamento condotto dalle "forze terroristiche sostenute dalla Russia". Il consigliere del capo del Ministero degli affari interni dell'Ucraina, Anton Gerashchenko, sostiene che "la detenzione in Italia di Markiv, un soldato di un battaglione della Guardia nazionale ucraina, con l'accusa di aver ucciso un fotoreporter italiano, potrebbe essere un'altra provocazione dei servizi speciali russi".
In sostegno di Markiv e per contestarne l'arresto, vengono organizzate diverse proteste di fronte all'Ambasciata d'Italia a Kiev. Il 24 luglio 2017 ne viene organizzata una dal gruppo di estrema destra ucraino S14. Il 12 luglio 2019, quando Markiv viene condannato a 24 anni di carcere, un'altra protesta viene organizzata dal Corpo Nazionale, l'organizzazione politica della formazione militare neo-nazista "Battaglione Azov".
Da notare è che Rocchelli appariva schedato sul sito Myrotvorets, gestito dai servizi segreti ucraini. Sulla foto della sua scheda, consultabile online, i servizi segreti hanno applicato la scritta rossa in sovraimpressione "Liquidato", riportando inoltre una nota in cui si afferma che il fotoreporter stava "cooperando con organizzazioni terroristiche filo-russe" e che aveva violato il confine di stato dell'Ucraina per penetrare nel territorio occupato da "bande terroristiche russe". Anche sulla scheda di Andrej Mironov viene applicata la medesima scritta "Liquidato", mentre nella nota si specifica che il soggetto "cooperava con i terroristi filo-russi per creare materiale di propaganda anti-ucraino".
Successivamente alla sua assoluzione, il tribunale del distretto di Basmanny a Mosca, in Russia, emana un ordine di cattura per Vitaliy Markiv con l'accusa dell'omicidio dei due giornalisti.
Accuse a Michail Zabrodskij
Nel febbraio 2022, in un'inchiesta andata in onda su Rai News 24, vengono riportate le dichiarazioni di un disertore della 95a Brigata Aviotrasportata dell'Esercito ucraino, fuggito nell'Unione Europea, in cui testimonia che l'arma impiegata contro il gruppo di giornalisti sarebbe il "2B9 Vasilek", un mortaio automatico capace di sparare quattro colpi in sequenza. Nell'inchiesta vengono riportate le dichiarazioni di Andrej Antonishak, uno dei capi della Guardia Nazionale ucraina, in cui afferma che sul monte Karačun le truppe filogovernative usavano proprio i mortai Vasilek. Nelle testimonianze di William Roguelon e Maksym Tolstoj, il civile che si trovava insieme al gruppo di Rocchelli durante il bombardamento, viene riportato che i colpi contro di loro impattavano sul terreno in rapida successione, cosa che confermerebbe la dichiarazione fatta dall'ex soldato ucraino circa l'arma usata.
Il disertore accusa infine il suo superiore, il comandante Michail Zabrodskij, di aver riconosciuto il gruppo di civili nei pressi della ferrovia e di aver dato loro l'ordine di sparare con l'artiglieria per eliminarli. Zabrodskij è un militare e deputato ucraino, membro del gruppo per le relazioni interparlamentari con la Repubblica Italiana. Durante lo svolgimento dell'inchiesta, i parenti dell'ex militare, che si trovano ancora in Ucraina, sarebbero stati avvicinati da uomini della polizia ucraina.
Andrea Rocchelli, chi era il fotoreporter italiano ucciso nel Donbass mentre documentava la guerra nel 2014
Andy, come era conosciuto da tutti, era partito per l'Ucraina per testimoniare gli orrori della guerra nel Donbass, morendo sotto una raffica di spari09-03-2022
https://notizie.virgilio.it/andrea-rocc ... 14-1523820Andrea Rocchelli non aveva ancora compiuto 31 anni quando è stato ucciso il 24 maggio 2014 mentre si trovava in Ucraina, nel Sloviansk, all’interno dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. Andy, come era conosciuto da amici e colleghi, era un fotoreporter di Pavia, nato il 27 settembre 1983.
Con la sua macchina fotografica aveva deciso di riprendere la condizione dei civili all’interno dei villaggi occupati dai ribelli filorussi. All’epoca il conflitto era una guerra civile limitata ad alcuni territori, ma già si intravedevano gli orrori di quello che sarebbe diventato lo scontro tra la Russia e l’Ucraina a cui assistiamo oggi.
Andy Rocchelli fu ucciso insieme all’attivista per i diritti umani russo Andrej Mironov, mentre il fotoreporter francese William Roguelon, che si trovava con loro, riportò solo gravi ferite. I tre furono bersaglio di una pioggia di proiettili esplosi dalla Guardia nazionale ucraina mentre si trovavano nei pressi di un’antenna televisiva.
Cosa è emerso dalle indagini: assolti i militari ucraini
Per la morte di Andrea Rocchelli, la Corte d’Assise di Pavia condannò nel luglio 2019 un militare ucraino, Vitaliy Markiv, assolto poi in appello. La sentenza è stata confermata dalla Corte di Cassazione lo scorso dicembre. Anche se la verità su quanto avvenuto il 24 maggio 2014 rimane ancora avvolta dal mistero.
“La ricostruzione dei fatti, così come emerge dalle prove processualmente utilizzabili e dalle considerazioni svolte”, si legge nella sentenza della Corte d’appello pubblica da Repubblica, conferma le conclusioni secondo cui i colpi provenienti dalla collina di Karachun furono sparati “dai militari dell’armata ucraina“.
L’attacco, si legge ancora, avrebbe avuto luogo “senza alcuna provocazione e offensiva, né da parte loro né dei filorussi”. Tuttavia senza la necessaria collaborazione da parte delle autorità ucraine, che anzi avrebbero ostacolato le indagini, oggi non c’è un vero responsabile per la morte di Andy Rocchelli.
Vitaliy Markiv, il militare ucraino inizialmente accusato per la morte di Andrea Rocchelli.
I genitori di Andy: solidarietà a Ucraina, ma ha sempre negato
Per questo i genitori del fotoreporter hanno di recente dichiarato di condannare “la spietata invasione dell’Ucraina” e “stare dalla parte della popolazione che la subisce. Quanto accade conferma l’intuizione di nostro figlio che quella zona fosse cruciale per il futuro del continente”.
“Andrea era amico dell’Ucraina e degli ucraini. Ciononostante ad ucciderlo, nel maggio 2014 a Sloviansk nel Donbass, sono state le forze armate ucraine. I testimoni, le prove, i risultati delle indagini e tutti i tre gradi del processo non lasciano dubbi. Ma le autorità ucraine hanno sempre negato“, hanno sottolineato, come riporta Repubblica.
“Alla luce della rinnovata amicizia dichiarata fra Italia ed Ucraina, dopo questa tragedia in corso, appena sarà possibile, fra i due stati la vicenda dovrà essere chiarita perché finalmente giustizia sia fatta”. Anche e soprattutto in virtù del possibile ingresso nell’Unione Europea del Paese dell’Est.
[b]Putin, no grazie! Sta con il male della terra.
Putin il dittatore zarista ex comunista che piace ai rosso bruni destro sinistrati dell'Occidente in perenne attesa di un Messia cazzuto e armato.Ecco un'altro caso, assai indicativo, della demenzialità, spero solo di una parte dei venetisti che del tutto in mala fede, fanno proprie le menzogne e le calunnie della propaganda nazifascista russa e filo russa contro l'Ucraina, il suo esercito e i suoi patrioti.
Io non avrei mai creduto che i veneti venetisti potessero arrivare a tanta demenzialità, disumanità e inciviltà e io come veneto di dovermi vergognare per colpa loro.
Il caso dell'uccisione dell'attivista dei diritti umani Andrej Mironov e dissidente russo perseguitato prima nella Russia sovietica e poi in quella del dittatore Putin, ucciso in Ucraina assieme ad altre persone sabato 24 maggio del 2014 in un attacco di mortaio assiame al fotografo italiano Andy Rocchelli a Sloviansk mentre documentavano gli scontri armati pre-elettorali nell'Ucraina orientale.
L'uccisione è avvenuta con dei colpi di mortaio senza alcuna sevizia e tortura come racconta la propaganda filo russa, ma non si capisce bene per quale ragione se per errore oppure se sono stati gli ucraini perché forse lo ritenevano un nemico o un potenziale nemico ?
Morte del giornalista Andrea Rocchelli, nel Donbass, nel 2014
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8666805876Gentile redazione di Uno nessuno centomilan, Radio24
8 marzo 2022
ieri mentre mi recavo al lavoro ho ascoltato la vostra trasmissione e in particolare la testimonianza di un giornalista che raccontava della vicenda della morte del giornalista Andrea Rocchelli assieme al dissidente e perseguitato politico Andrej Mironov, perseguitato dall'URSS, e che concludeva asserendo la complevolezza dell'Ucraina.
Io posso anche credere che vi sia una responsabilità dell'Ucraina ma nessuno finora mi pare abbia spiegato se si tratta di responsabilità colposa o dolosa.
Io propendo a credere che se vi è stata responsabilità dei soldati/milizie ucraine che combattevano nel Donbass contro i terroristi separatisti filo russi, questa sia stata una responsabilità colposa e non dolosa, perché non trovo alcuna ragione per un'uccisione dolosa. A me pare che gli ucraini non avessero alcuna ragione per uccidere queste persone, se lo hanno fatto è stato con buona probabilità per errore.
Il non specificare questi aspetti della vicenda porta acqua al mulino dell'odio verso gli ucraini e alla propaganda che vorrebbe gli ucraini del Donbass malvagi occupanti e oppressori dei donbassiani filorussi.
Credo che sia dovere di ogni buon giornalista far luce anche su questo aspetto, specialmente oggi che l'Ucraina è stata aggredita brutalmente e criminalmente dal bullo nazifascista del Cremlino.
Incidenti causati da fuoco amico o da errori, nei conflitti bellici, vi sono sempre stati e sono sempre possibili come gli incidenti stradali e sul lavoro. Lo sappiamo bene che in guerra viene sparso sangue e che i giornalisti sono a rischio e che possono lasciarci le penne per tante ragioni dolose e colpose.
Omicidio Rocchelli, sentenza ribaltata in Appello: dopo 3 anni di carcere è libero l'ex soldato Vitaly Markiv
Il Riformista
Carmine Di Niro
4 Novembre 2020
https://www.ilriformista.it/omicidio-ro ... iv-173051/ Omicidio Rocchelli, sentenza ribaltata in Appello: dopo 3 anni di carcere è libero l’ex soldato Vitaly Markiv
Fine dell’incubo per Vitaly Markiv. La Corte d’Assise e d’Appello di Milano ha assolto il 29enne italo-ucraino, ex soldato della guardia nazionale ucraina, “per non aver commesso il fatto” nell’ambito del processo per l’omicidio del fotoreporter di Pavia Andrea Rocchelli, morto nel Donbass il 24 maggio 2014. Egualmente assolto anche lo Stato Ucraino, che era stato citato in qualità di responsabile civile. In primo grado il Tribunale di Pavia aveva condannato l’italo-ucraino Markiv a 24 anni di reclusione, con 36 mesi già trascorsi in carcere: dopo la lettura della sentenza Vitaly Markiv è stato scarcerato.
Rocchelli, all’epoca dei fatti 30enne, venne ucciso da colpi di mortaio il 24 maggio 2014, mentre stava realizzando un reportage nel Donbass, zona dell’Ucraina occupata dai separatisti filorussi, attacco nel quale morì anche l’interprete Andrej Mironov. Secondo i giudici Markiv, arrestato nel 2017, era considerato la persona che aveva individuato come sospetti il giornalista Rocchelli e il suo interprete, dando il via libera ai colpi di mortaio che poi li hanno uccisi.
Parlando in aula Markiv ha sottolineato due aspetti: “Non ho mai detto che per l’esercito ucraino e per la guardia nazionale il civile era un bersaglio, questo è falso. Potete anche vedere un video dell’obitorio dei due civili armati di kalashnikov e loro stessi dicono che per poter recuperare le salme dovevano travestirsi da civili perché sui civili non si sparava, quindi su questo non voglio dilungarmi”.
Lasciando il carcere di Opera dopo la lettura del verdetto l’italo-ucraino ha invece ricordato come “questo popolo mi ha dato casa, istruzione, tutto, non avevo nulla contro questo Paese. Chi mi conosce, sa che ho sempre cercato di essere grato per la possibilità che mi ha dato l’Italia. Però tre anni mi sono stati tolti e nessun risarcimento li farà tornare indietro, questa deve essere una lezione per tutti gli innocenti: i casi vanno guardati fino in fondo, perché una virgola può cambiare il destino di un uomo, di una famiglia, di un popolo. Sono contento, abbiamo visto che in Italia la giustizia c’è”.
Omicidio Rocchelli, la Cassazione conferma: assolto l'ucraino Vitaly Markiv
9 dic 2021
https://www.ilgiorno.it/cronaca/andy-ro ... -1.7131117 Colpo di scena nel processo sulla morte di Andy Rocchelli, il fotoreporter pavese di 30 anni ucciso da colpi di mortaio il 24 maggio 2014, mentre stava realizzando un reportage nel Donbass, zona dell’Ucraina occupata dai separatisti filorussi. La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione per Vitaly Markiv, l’unico imputato a giudizio per l’omicidio. “Abbiamo piena fiducia nella giustizia e nel lavoro della magistratura - avevano detto Elisa Signori e Rino Rocchelli uscendo dalla Cassazione dove in giornata era attesa la decisione sull’omicidio di loro figlio - Ci aspettiamo che il verdetto sia conseguente alla dinamica dei fatti e che questo delitto non resti impunito visto che la responsabilità Ucraina è stata per due volte accertata”.
Andy era stato ucciso da colpi di mortaio il 24 maggio 2014, mentre stava realizzando un reportage nel Donbass, zona dell’Ucraina occupata dai separatisti. “Annullare l’assoluzione per Vitaly Markiv e celebrare un nuovo processo di appello“, era stata la richiesta del pg di Cassazione all’udienza del processo. Vitaly Markiv, italo-ucraino ed ex soldato della Guardia nazionale ucraina, era stato condannato in primo grado a 24 anni di carcere e poi assolto a Milano in appello “per non aver commesso il fatto”. Markiv, dopo aver trascorso oltre tre anni in carcere, è tornato in Ucraina.
“In questo processo si è vista un’ingerenza di uno Stato estero così spudorata come non si era mai visto, ma la giustizia non c’entra con la geopolitica“: aveva detto qualche giorno fa iuseppe Giulietti, presidente della Fnsi. “Non voglio credere che siccome l’Ucraina è un Paese amico, allora una vicenda come questa debba essere destinata al silenzio - ha aggiunto Giulietti - sarebbe indegno, ricorderebbe un altro caso, quello di Regeni con l’Egitto. Ma è un dato di fatto che l’Ucraina abbia insultato i magistrati, la famiglia e i giornalisti italiani, e che non ci sia stata alcuna reazione. Esiste ancora un Ministero degli Esteri in Italia?“.
“Dopo 7 anni e mezzo forse abbiamo un pò di stanchezza - aveva replicato la madre di Rocchelli, Elisa Signori - ma in noi c’è la stessa fermezza, andremo avanti e forse anche in Francia, nel caso“. Andrea Rocchelli venne ucciso insieme ad Andrei Mironov, di 60, mentre un collega francese, William Roguelon, rimase ferito. “Siamo stati al fianco della famiglia Rocchelli dall’inizio - ha ricordato Paolo Perucchini, presidente della Alg - e lo saremo fino a quando questa vicenda non sarà davvero chiarita“.
Omicidio Rocchelli, così un errore formale ha portato all'assoluzione del soldato ucraino
Giuliano Foschini
28 gennaio 2021
https://www.repubblica.it/cronaca/2021/ ... 284698382/Spararono dalla collina. E spararono contro dei “civili inermi”, il reporter italiano Andrea Andy Rocchelli e l’attivista per i diritti umani e interprete Andrej Mironov, era il 24 maggio del 2014 e Rocchelli e Mironov erano lì per documentare le difficoltà della popolazione del Donbass, durante la guerra civile ucraina.
Spararono i soldati ucraini per “eliminare” quei civili: volvevano “difendere strenuamente quella posizione”, visto che sulla collina c’era un’antenna televisiva, affinchè “nella zona circostante, nel raggio di uno o due chilometri, nessuno potesse avvicinarsi”.
Non c’erano, però, abbastanza prove per confermare la condanna del soldato della guardia civile ucraina Vitaly Markiv, condannato in primo grado a 24 anni di reclusione per concorso in omicidio, e poi assolto in secondo grado.
Un’assoluzione, scrive però la Corte di appello di Milano nelle motivazioni alla sentenza, che arriva per un errore formale: le dichiarazioni prese dei militari e dei superiori di Markiv erano state raccolte senza la possibilità, che era loro dovuta, di non rispondere alle domande. “Dunque la prova va annullata”.
“Non ci arrendiamo. Attendiamo ancora giustizia” spiegano i genitori di Andrea, Rino ed Elisa, assistiti dall’avvocato Alessandra Ballerini. “Si era gridato all’innocenza, dopo l’assoluzione – dicono – ma la sentenza d’appello mette invece una serie di punti fermi nella messa a fuoco della verità storica atto fattuale”.
“La ricostruzione dei fatti – si legge nella sentenza - così come emerge dalle prove processualmente utilizzabili e dalle considerazioni svolte ai paragrafi che precedono, porta questa Corte a concordare con le conclusioni della Corte d’Assise di Pavia in merito alla provenienza dei colpi che hanno ucciso Rocchelli e ferito Roguelon e cioè dei colpi di mortaio sparati dalla collina Karachun ad opera dei militari dell’armata ucraina, dove erano nascosti i fotoreporter, il tassista e il civile […] essi erano quindi lì per svolgere la loro attività di fotoreporter […] L’attacco ha avuto luogo senza alcuna provocazione e offensiva né da parte loro né dei filorussi".
La Corte ritiene inoltre che, correttamente, lo “Stato ucraino era stato citato in giudizio in qualità di responsabile civile”. Un passaggio, dicono i Rocchelli, “che riteniamo straordinario: significa che l’immunità prevista per gli Stati non vale nel caso di violazione di diritti umani e crimini contro l’umanità. Sul testimone oculare, il francese William Roguelon, che era scampato per miracolo all’attentato, la Corte lo ritiene “pienamente attendibile”.
Ma questo non basta per condannare Markiv: l’accusa, infatti, non è riuscita a provare che fosse in servizio sulla collina al momento dell’attacco, e che fosse proprio nella posizione da cui è arrivata la raffica di spari che ha ucciso Rocchelli e Mironov. I suoi colleghi avevano raccontato circostanze che , in primo grado, erano state considerate cruciali. Ma che, poichè raccolte “con vizio di forma”, non sono state considerate utilizzabili in Appello. Che per questo ha assolto Markiv.
“Ma qui fatti esistono, non sono evaporati” dicono i Rocchelli. “In definitiva, a noi, parte civile nel processo, già da quasi sette anni impegnati, malgrado le strategie di elusione, di insabbiamento e di depistaggio perseguite dallo Stato ucraino, pare che, con questa sentenza e in virtù delle motivazioni ora rese pubbliche, si possa concludere che la nostra ricerca di verità abbia centrato il suo bersaglio, restando per la seconda volta accertate la dinamica fattuale e le responsabilità dell’ attacco mortale contro inermi. Attendiamo ancora che sia fatta pienamente giustizia”.
«Dopo aver letto la sentenza ritengo doveroso chiedere al governo italiano di reclamare dalle autorità ucraine le prove e le testimonianze. Ora tocca all'Italia far sentire la voce delle istituzioni», rileva il presidente della Federazione nazionale della stampa, Giuseppe Giulietti. «Noi, di intesa con la famiglia e con i suoi legali, continueremo a chiedere verità e giustizia per Andy Rocchelli, perché – aggiunge – persino questa sentenza conferma che Rocchelli e Mironov sono stati uccisi dal fuoco ucraino. Sarà il caso di tornare a ripercorrere gli ultimi passi di Andrej e Andy».
Libera Ucraina
Perché furono uccisi nel Donbass, Andrea Rocchelli assieme al dissidente e perseguitato politico Andrej Mironov, perseguitato dall'URSS?
A tutt'oggi ancora non si sa con precisione.
Pare abbastanza certo che a sparare sia stata le milizia ucraina che stava combattendo i terroristi filorussi, ma non si sa con precisione se siano stati veramente loro e sopratutto perché?
Non mi risulta che Andrea Rocchelli e Andrej Mironov fossero nemici dell'Ucraina e parteggiassero per i separatisti filorussi, se lo fossero stati allora forse gli ucraini avrebbero potuto considerarli spie nemiche e la loro uccisione sarebbe comprensibile e in parte giustificata; come non mi risulta che gli ucraini avessero la necessità di nascondere eventuali crimini contro l'umanità per la violazione dei diritti umani e civili dei separatisti filorussi e che tenessero l'indagine di questo gruppo di reporter.
Andy Rocchelli fu ucciso in Ucraina 7 anni fa. Perché? Lo zig zag della giustizia
Ossigeno per l'informazione
22 Maggio 2021
https://www.ossigeno.info/andy-rocchell ... giustizia/Il fotoreporter freelance di Pavia era nel Donbass per documentare le sofferenze dei civili – La sua storia e l’iter dei processi sul sito Ossigeno – Cercavano la verità
OSSIGENO 22 maggio 2021 – Il fotoreporter Andrea Rocchelli ( “Andy” per i suoi amici) attende ancora giustizia. Fu ucciso sette anni fa, il 24 maggio del 2014, insieme al giornalista russo Andrei Mironov, da bombe di mortaio lanciate da una postazione della Guardia Nazionale ucraina, ad Andreyevka, a pochi chilometri dalla città di Sloviansk, nell’Ucraina orientale. Andy aveva 30 anni. Era andato lì per raccontare le drammatiche condizioni dei civili, coinvolti loro malgrado nelle operazioni militari della guerra per il controllo della regione del Donbass (territorio ucraino che i separatisti filo russi dichiararono indipendente). Andrea Rocchelli voleva documentare episodi di violazione dei diritti umani che venivano segnalati. Dopo 7 anni e due processi penali non è stato ancora possibile accertare se lui e il suo collega e amico russo furono uccisi per impedire che documentassero quei fatti o perché, come sostengono le autorità ucraine, furono scambiati per una pattuglia nemica ostile.
CELEBRAZIONI – Ossigeno per l’informazione, l’unica testata giornalistica italiana che ha seguito con un proprio cronista tutte le udienze di questo processo e ha pubblicato cronache e analisi che fanno capire quali elementi sono stati valutati e come, in occasione di questo anniversario aggiorna il dossier “Guerre, giornalisti uccisi e impunità” (leggi qui) che ripropone quelle cronache insieme ad analisi e inquadramenti che fanno vedere che non soltanto per Andrea Rocchelli la giustizia fa fatica a leggere queste tragiche vicende rinunciando a indossare le lenti della ragion di stato e delle convenienze diplomatiche.
Lunedì 24 maggio alle ore 17 i genitori di Andrea Rocchelli e l’avv. Alessandra Ballerini che li ha rappresentati nel processo di Pavia e di Milano parteciperanno a un incontro promosso da Articolo 21 – Link per seguire l’incontro
IL PROCESSO – L’inchiesta avviata dai magistrati italiani ha permesso di formulare accuse di omicidio volontario contro i militari ucraini e le autorità di Kiev e di celebrare un processo a loro carico in Italia. Questo processo, che finora si è concluso in appello senza condanne, ha avuto alterne vicende. Si attende ora il verdetto della Cassazione, alla quale hanno fatto ricorso la Procura di Milano e i familiari di Rocchelli.
DA PAVIA A MILANO – Al processo di primo grado che si è celebrato nel 2018-2019 a Pavia l’imputato italo-ucraino Vitaly Markiv, soldato della guardia nazionale Ucraina, è stato condannato per omicidio a 24 anni di reclusione, con l’aggravante di crimini contro l’umanità. Il 3 novembre 2020, la corte d’assise d’appello di Milano ha ribaltato la sentenza di primo grado: l’imputato è stato assolto “per non aver commesso il fatto” ed è stato scarcerato. La motivazione della sentenza ha fatto sapere che le prove raccolte a Pavia contro l’imputato sono state invalidate per un vizio di forma. Otto testimonianze di militari ucraini sono state invalidate perché questi testimoni non erano stati esplicitamente informati che potevano avvalersi della facoltà di non rispondere. Una circostanza che non riguarda il contenuto delle loro deposizioni.
(ha collaborato Giacomo Bertoni)