La vargogna venesiana de Joani Françesco Moçenigo

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Messaggioda Berto » mer mar 09, 2016 8:34 am

La vargogna venesiana de Joani Françesco Moçenigo
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Vargogna eterna al venesian Françesco Joani Moçenigo kel ga denunçà par raxìa Jordan Bruno ke dapò lè sta proçesà da l'encoixision e rostìo par sto fato.


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -vecia.jpg
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Re: La vargogna venesiana de Joani Françesco Moçenigo

Messaggioda Berto » mer mar 09, 2016 8:36 am

Il processo di Giordano Bruno, dopo l'arresto del filosofo avvenuto a Venezia il 23 maggio 1592 e il suo trasferimento nelle carceri romane dell'Inquisizione il 27 febbraio 1593, si concluse il 17 febbraio 1600 con la condanna al rogo per eresia eseguita in piazza Campo dei Fiori.

https://it.wikipedia.org/wiki/Processo_ ... dano_Bruno

Perché mai nell'autunno del 1591 Giordano Bruno, ricevuto a Francoforte l'invito del nobile Giovanni Mocenigo di venire a Venezia, abbia accettato di tornare in Italia, dalla quale si era allontanato nel 1578 per sfuggire a un processo di eresia aperto a Napoli nel 1576, e dopo aver abiurato il cattolicesimo aderendo al calvinismo, è questione dibattuta che non troverà soluzione. Esclusa dai più l'ipotesi del Bartholmèss di un ritorno nostalgico nella terra che gli diede i natali, ha maggior credito quella dello Spampanato che individua nella relativa liberalità della Repubblica veneta l'illusione coltivata dal filosofo di poter vivere e insegnare in terra veneziana senza subire persecuzioni. Un'altra ipotesi ancora pretende che il Bruno si proponesse di diffondere una religione, intellettualistica, deistica, priva di dogmi, che mantenesse solo la funzione politico-sociale del cristianesimo e che fosse in grado di superare i fossati religiosi e politici che dividevano l'Europa, in nome di un platonismo erasmiano che formasse la base comune di una concordia universale. A parte il relativo disinteresse del Bruno verso i problemi strettamente religiosi, resta da capire come Bruno potesse realmente credere che una tale operazione messianica avrebbe potuto essere diffusa senza subire una repressione da parte dell'Inquisizione. Bruno, forse credeva di poter conquistare la gerarchia ecclesiastica romana anche attraverso le tecniche magiche descritte, ad esempio, nel De vinculis.

È certo che il Bruno affermò all'inquisitore veneto di essere stato, prima dell'arresto, in procinto di ripartire per Francoforte per farsi stampare delle opere da presentare, insieme con altre, «alli piedi de Sua Beatitudine, la qual ho inteso che ama li virtuosi, et esporli il caso mio, et veder de ottener l'absolutione di excessi et gratia di poter viver in habito clericale fuori della religione»: una scelta di tranquilla vita, dopo tante temperie, da dedicare agli studi e all'insegnamento, dunque, fu la spiegazione data, non si sa con quanta sincerità, dallo stesso Bruno.

A Venezia si ferma pochi giorni e parte per Padova, dove risiede il suo allievo Girolamo Besler, tedesco di Norimberga, con il quale avrebbe continuato studi di natura cabalistica, e dove spera di occupare la cattedra, resasi vacante, di matematica; intanto, insegna agli studenti tedeschi dell'Università. Alla fine del marzo 1592 torna a Venezia, ospite del Mocenigo, al quale avrebbe promesso di metterlo a parte delle sue conoscenze sull'arte della memoria, la mnemotecnica, di gran moda in quello scorcio del Cinquecento, dopo gli antichi, anticipatori studi del Lullo.

Il Mocenigo non era soddisfatto del profitto che ricavava dagli insegnamenti di Bruno, forse perché pensava che questi non volesse metterlo a parte delle sue conoscenze, come si dovrebbe dedurre dall'insistenza con la quale cercò di trattenerlo, quando il filosofo gli comunicò la sua intenzione di partire per Francoforte e dalla violenza che usò, la notte del 22 maggio 1592, facendolo rinchiudere dai suoi servitori in un solaio.

Il giorno dopo Mocenigo mise per iscritto una denuncia contro il Bruno che consegnò subito alla Santa Inquisizione in Venezia nella persona di Giovan Gabriele di Saluzzo; vi riportò accuse gravissime: Bruno avrebbe sostenuto:

«che è biastemia grande quella de' cattolici il dire che il pane si transustantii in carne;
che lui è nemico della messa;
che niuna religione gli piace;
che Christo fu un tristo et che, se faceva opere triste di sedur popoli, poteva molto ben predire di dover esser impicato;
che non vi è distintione in Dio di persone, et che questo sarebbe imperfetion in Dio;
che il mondo è eterno, et che sono infiniti mondi, et che Dio ne fa infiniti continuamente, perché dice che vuole quanto che può;
che Christo faceva miracoli apparenti et che era un mago, et così gl'appostoli, et che a lui daria l'animo di far tanto, et più di loro;
che Christo mostrò di morir mal volentieri, et che la fuggì quanto che puoté;
che non vi è punitione de' peccati, et che le anime create per opera della natura passano d'un animal in un altro;
et che come nascono gli animali brutti di corrutione, così nascono anco gli huomini, quando doppo i diluvi ritornano a nasser.
Ha mostrato dissegnar di voler farsi autore di nuova setta sotto nome di nuova filosofia;
che la Vergine non può haver parturito, et
che la nostra fede catholica è tutta di bestemie contro la maestà di Dio;
che bisognarebbe levar la disputa e le entrate alli frati, perché imbratano il mondo, che sono tutti asini, et che le nostre openioni sono dotrine d'asini;
che non habbiamo prova che la nostra fede meriti con Dio; et
che il non far ad altri quello che non voressimo che fosse fatto a noi basta per ben vivere; et
che se n'aride di tutti gl'altri peccati; et
che si meraviglia come Dio supporti tante heresie di catholici.
Dice di voler attendere all'arte divinatoria, et che si vuole far correre dietro tutto il mondo;
che san Tommaso et tutti li dottori non hanno saputo niente a par di lui, et che chiariria tutti i primi theologhi del mondo, che non sapriano rispondere [...]».[5]

La stessa sera del 23 maggio Giordano Bruno è prelevato dalle guardie dalla casa del Mocenigo e trasferito nelle carceri del Sant'Uffizio di San Domenico di Castello. In questo carcere, non più esistente e che sorgeva nell'attuale via Garibaldi, Bruno divide la cella con altri sette detenuti: è inevitabile che fra tanti si parli e ci si confidi e di questo il Nolano farà presto amara esperienza.
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Re: La vargogna venesiana de Joani Françesco Moçenigo

Messaggioda Berto » mer mar 09, 2016 8:37 am

Giovanni Francesco Mocenigo (Venezia, 5 luglio 1558 – Venezia, 6 aprile 1607) è stato un politico italiano (talian?).
https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_ ... o_Mocenigo
Seguace di Giordano Bruno, invitò il filosofo, allora a Francoforte, a vivere a Venezia con lui. Bruno accettò e fu accolto da Mocenigo nel 1591. Volendo Bruno tornare in Germania per stampare le proprie opere e non riuscendo più Mocenigo a trattenerlo, fu fortemente osteggiato dal nobile, che nel maggio del 1592 lo additò come eretico al tribunale dell'Inquisizione.


Mocenigo Francesco Giovanni
http://www.treccani.it/enciclopedia/gio ... 16357f4ed7

Mocenigo, Giovanni. - Nobile veneziano (n. 1558 - m. 1623), il cui nome è tristemente legato alle tragiche vicende di Giordano Bruno. Entusiasmatosi alle sue dottrine sulla memoria e desiderando esserne istruito, invitò il filosofo, allora a Francoforte, a recarsi a Venezia (febbr. 1591), e lo ospitò nel suo palazzo di S. Samuele. Dopo alcuni mesi, non riuscendo a trattenere ancora, secondo i suoi desiderî, Bruno presso di sé, e non soddisfatto degli insegnamenti fino allora ricevuti, lo denunciò come eretico e lo consegnò (22 maggio 1592) all'Inquisizione.


Giovanni Francesco Mocenigo (1558 – 1607), nobile italiano (talian?)

Citazioni di Giovanni Mocenigo
https://it.wikiquote.org/wiki/Giovanni_Mocenigo

Ho sentito dire alcune volte a Giordano in casa mia, che l'anime create per opera della natura passano d'un animale in un'altro [...].
Essendo egli in letto, andai a trovarlo e trovandoli vicino un ragnetto, l'ammazzai, e lui mi disse ch'havevo fatto male, e cominciò a discorrere, che in quelli animali poteva esser l'anima di qualche suo amico, perché l'anime, morto il corpo, andavano d'un corpo in un'altro, et affirmava, che lui era stato altre volte in questo mondo, e che molte volte saria tornato doppo che fosse morto, o in corpo humano, o di bestia; et io ridevo, e lui mi riprendeva, che io mi burlassi di queste cose.
[...] lui biasmava Lutero e Calvino e gl'altri autori di heresie, et io li dissi: «Di che religione donque sete voi?», perché l'havevo per calvinista: «Sete forsi nullius religionis?»; et egli sorridendo replicò: «Vi voglio raccontare una bella cosa, e farvi ridere: giocando con alcuni miei amici alle sorti, che toccava un verso per uno, a me toccò un verso dell'Ariosto che dice: "D'ogni legge nemico e d'ogni fede"», e si messe a fare una gran risata [...].
Mi disse che li piacevano assai le donne, e che non era arrivato ancora al numero di quelle di Salamone; e che la Chiesa faceva un gran peccato in far peccato quello che si serve così bene alla natura [...].
Era molto dedito alla carne, e raggionando di ciò diceva meravigliarsi, che la Chiesa prohibisse l'uso naturale, e quando lui andava da donne acquistava grandissimo merito, ma queste cose le diceva burlando e ridendo.
Occorrendo alcune volte dimandarli s'era stato a Messa, rispondea burlandosi: «Che messa? porto l'officio de arte amandi» [...].

Citazioni su Giovanni Mocenigo

Di Giovanni Mocenigo si possono dire – e pensare – molte cose; ma nella sua denunzia dice, sostanzialmente, la verità: riferisce cose che Bruno aveva certamente detto, preso anche dal gusto di sbalordire con le sue affermazioni quel nobile veneziano un po' stolido e tardo, cercando di fargli ben capire con chi aveva a che fare, quale uomo stesse ospitando in casa sua. [...] Era fatto così: non resisteva all'idea di colpire gli interlocutori, anche quelli come Mocenigo, per i quali nutriva profonda disistima, se non vero e proprio disprezzo. (Michele Ciliberto)
Io non tengo per nimico in queste parti alcun altro se non il S.r Gioanni Mocenigo ed altri suoi seguaci e servitori, dal quale sono stato più gravemente offeso che da omo vivente; perché lui me ha assassinato nella vita, nello onore e nelle robbe. (Giordano Bruno)
[Giordano Bruno] sapeva che l'Inquisizione gli dava la caccia, ma fidava nella protezione di Mocenigo, sebbene questi fosse un fervente cattolico [...]. Fin quando il suo timoratissimo anfitrione, istigato dal confessore, lo denunziò all'Inquisizione. Prima però, avendole già pagate, volle che il maestro terminasse le lezioni. (Indro Montanelli e Roberto Gervaso)
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Re: La vargogna venesiana de Joani Françesco Moçenigo

Messaggioda Berto » mer mar 09, 2016 8:37 am

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Re: La vargogna venesiana de Joani Françesco Moçenigo

Messaggioda Sixara » mer mar 09, 2016 7:37 pm

"Essendo egli in letto, andai a trovarlo e trovandoli vicino un ragnetto, l'ammazzai, e lui mi disse ch'havevo fatto male..."

Va là Mocenigo, contela justa. ;)
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