Venetismo, referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » mer gen 22, 2014 8:25 am

Plebiscito2013: cade la data del 16 febbraio per il plebiscito digitale

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http://www.lindipendenza.com/plebiscito ... o-digitale

Leggiamo dal sito di Plebiscito2013: “Il comitato referendario Plebiscito2013 | Plebiscito.eu ha dato il via al piano operativo per l’indizione del Plebiscito Digitale per l’indipendenza del Veneto, che si terrà nel corso del 2014. Il dispositivo, corredato da relazione ed allegati, viene diffuso in questi giorni presso tutti i Comuni e le Province del Veneto per la sua approvazione.

Il quesito sul quale a breve saranno chiamati a pronunciarsi tutti i cittadini del Veneto è: “Vuoi tu che il Veneto diventi una Repubblica Federale indipendente e sovrana? SÌ – NO”.

Ciò che si nota, rispetto a quanto sostenuto fino a pochi giorni orsono, che è sparita la data del 16 febbraio, da sempre annunciata come la scadenza per lo svolgimento della consultazione. Motivazioni e ragioni non sono al momento conosciute, né il sito ne dà conto.

???

Ke maxnada de fanfaroni!
coanti pori toxe e toxati veneti, pieni de fede, ke ghe xe ndà drio a sti ciarladani, ke pena!
E pensar ke mexi pasà li sigava par tuti i canton del Veneto ke li jera lori a detar l'ajenda poledega veneta, ke oror, gnanca Bosi el jera rivà a tanto!
Fanfaroni, ciarlatani, farlopi e furfanti
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... FLYmc/edit
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » gio gen 23, 2014 7:51 am

Tosi: il referendum per l’indipendenza serve solo per spaventare Roma

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 00x200.jpg

http://www.lindipendenza.com/tosi-il-re ... ntare-roma

PADOVA—Matteo Salvini il galvanizzatore è passato da Padova per dare una scrollata delle sue alla platea un po’ avvilita della militanza. E la risposta delle truppe venete è stata immediata: il consiglio nazionale, guidato da Flavio Tosi, ha deciso che si torna in piazza con i mitici gazebo (500), per una grande campagna di primavera destinata a sostenere il progetto del referendum sull’indipendenza del Veneto.

Segretario Tosi, ma lei non era un po’ freddino su questo tema dell’indipendenza? «Freddino?
E allora spiegatemi perché avrei portato e fatto approvare nel mio consiglio comunale, a Verona, un ordine del giorno a sostegno del referendum.
Noi vogliamo che i cittadini veneti possano esprimersi, anche dicendo di no all’indipendenza se non ci credono, ma che possano dirlo».

Diciamo meglio: freddo rispetto all’effettiva possibilità che questa benedetta consultazione si possa concretamente tenere. «Ma a me interessa più che altro per dare un segnale politico, anzi, uno schiaffo allo Stato centrale. Se anche il consiglio regionale soltanto votasse per il referendum, sarebbe uno strappo fortissimo. Queste sono cose che spaventano, giù a Roma».

Infatti, faranno di tutto per impedirvelo, non crede? «Sicuramente, diranno che assolutamente non si può. Ma è giusto battersi fino in fondo contro questo Stato. In giro tra la gente vedo autentica disperazione, io credo che questa sia una battaglia importante».

Qualcuno potrebbe obiettare: la proposta indipendentista non è in contrasto con il progetto politico della sua fondazione, «Ricostruiamo il Paese», che si rivolge per l’appunto a interlocutori dal Nord al Sud? «Non vedo il conflitto tra le due cose. Io resto federalista, non secessionista, e i due progetti possono camminare insieme. Però dobbiamo avere ben chiaro il fatto che, da Roma, non ti regalano niente: bisogna mettergli paura, per ottenere qualcosa».

Cioè: li spaventate agitando lo spettro dell’indipendenza del Veneto per poi andare a trattare su qualcosa di più concreto? «L’idea è questa. Sappiamo tutti che l’effetto pratico di questa battaglia non sarà l’indipendenza del Veneto».

Il vostro segretario federale Salvini, che è lombardo, si è entusiasmato per questa sfida. Ma com’è che dalle sue parti i leghisti non sentono affatto questa esigenza? «Semplice, in Veneto c’è una storia di popolo che loro non hanno, sono gli stessi lombardi che lo riconoscono e un po’ ci invidiano per questo».

Questo primo mese di segreteria Salvini è stato caratterizzato da un grandissimo attivismo, quasi da capopopolo, su temi politicamente molto marcati: è stato un impatto positivo? «Quando, con Roberto Maroni, abbiamo pensato a Salvini come segretario federale, da lui ci aspettavamo esattamente questo: che facesse il movimentista, che si muovesse con efficacia sul territorio ».

Bisognava rimotivare una base sfiancata? «Sì, ce n’era bisogno. E poi la Lega storicamente è sempre stata di lotta e di governo, solo che negli ultimi tempi era rimasta poca lotta e c’era molto governo. Con Salvini abbiamo riequilibrato la tendenza. Del resto, questo ruolo è coerente con il suo modo di intendere l’azione politica».

Un po’ da capo ultrà del Milan? «Sì, so che calcisticamente pende da quella parte (domenica sera si è giocata Milan-Hellas Verona e ha vinto il Milan, ndr»)».

A Padova si è candidato pubblicamente il senatore Massimo Bitonci per la corsa a sindaco: contate di aggregare attorno a lui le altre forze di centrodestra? «Normalmente, quando si tratta di una grande città come Padova, le candidature a sindaco vengono valutate della segreterie politiche, insieme con gli altri partiti di area. Questo passaggio ci sarà sicuramente anche a Padova. Poi, magari, finirà che correremo da soli con Bitonci ma prima ci vogliamo ragionare insieme. Anche perché, se si va divisi, sappiamo tutti benissimo che Padova è praticamente persa in partenza».

da: corrieredelveneto.corriere.it di Alessandro Zulin
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » gio gen 23, 2014 10:35 pm

Sedua entel 14 xenaro 2014, de ła prima comision del Consejo Rejonal del Veneto par descorar so l’endison de on referendo consoultivo par l’endependensa o l’otonomia dei veneti e del Veneto


https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... l5M0E/edit


On grasie a Etore Bejato pa vermełà fata ver
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » mar gen 28, 2014 9:40 am

L’indipendentismo veneto tra avventurismo e buongoverno

http://www.lindipendenza.com/lindipende ... uongoverno

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ssano4.jpg


di ENZO TRENTIN

Finalmente, dopo due anni di vita di questo quotidiano, mi compiaccio di leggere quanto scritto da un suo autorevole commentatore. Paolo L. Bernardini in questo articolo testualmente scrive: «Per questo credo che ad ogni indipendenza debba precedere una fase “costituente”, o piuttosto “ricostituente”, che dia vita però a costituzioni molto mondane, flessibili, leggere, se proprio occorre imporle al popolo.». È per me una gioia constatare ciò, considerato che il ritornello di molti miei articoli è stato proprio questo.

Ma P.L. Bernardini va oltre laddove, sempre testualmente, aggiunge: «Per quel che mi riguarda, rispondo alla frequente obiezioni verso l’indipendentismo veneto – che rappresento in minima parte – riguardo all’assenza di un progetto politico chiaro: io, personalmente, lo ho. Plebiscito2013 lo ha, e penso anche Indipendenza Veneta. Per quel che riguarda il mio: fuori dall’Italia, fuori dall’Europa, bitcoin o un nuovo ducato come moneta, sistema federale svizzero con miglioramenti, stato leggerissimo e decentrato, senza capitale, senza costituzione, ma con una somma di regole-madri sottoponibile a revisione continua, democrazia diretta elettronica a ratifica delle decisioni parlamentari, federalismo fiscale accentuato (su una flat-tax del 15%, il 10% ai Comuni, il resto a quel che resta dello Stato centrale appunto, con funzioni di coordinamento ma nel pieno rispetto della sussidiarietà). In via transitoria, adozione dei quattro codici italiani, con rapida convocazione di costituente di giuristi per una ri-codificazione su modello di Common Law, ovvero, su quello… della Serenissima… Un profondo, profondissimo ripensamento della spesa pubblica, con relativi tagli ai rami secchi attraverso un sistema di prepensionamenti, agevolazioni, way out, tipo quello, che nessuno ha osato contestare, che fece la Germania quando si prese i Länder dell’Est, pagando un’enormità (ora gli italiani contribuiscono al riassesto del budget tedesco), ereditando una massa di impiegati-sussidiati dallo Stato nullafacenti (tra questi, diecine di migliaia di “ricercatori” della Accademia delle Scienze, impoltroniti dal salario, minimo ma garantito, che vennero “rigenerati” dai tedeschi dell’Ovest). Ma questo dico io. I membri del futuro parlamento veneto saranno quelli che decideranno, mettendosi in ascolto del Popolo Veneto.»

Ecco il nocciolo della questione: P.L. Bernardini dice quello che è il suo legittimo pensiero; ma questo pensiero da quanti veneti è condiviso? Senza voler essere irrispettoso [dio mi guardi!] è un po’ come nel gioco del calcio: sono tutti bravi a fare i direttori tecnici. Quasi nessuno a vincere le partite. Il nocciolo della questione è rappresentato dal fatto che molte sono le idee in proposito che circolano per le terre che furono della Serenissima, ma nessuno che abbia, non dico l’umiltà, ma almeno il senso civico di confrontarle con gli altri intorno ad un tavolo di discussione. Chiamiamolo pure come si vuole: costituente, ri-costituente, piattaforma o altro, ma si apra una seria e costruttiva discussione sul tipo di architettura istituzionale che si vuole offrire alla democratica decisione del sovrano popolo di un Veneto indipendente.

In questo altro articolo ho rilevato come ci siano altre visioni istituzionali in Veneto. Infatti dalle stesse fonti rilevo questo che è uno stralcio da una “discussione tra amici”: «Il Preconcetto Dello Stato Come Nemico Della Libertà. Un nodo centrale riguarda i compiti da affidare allo Stato. Le varie correnti di pensiero liberale vedono lo Stato come una minaccia per le libertà individuali, non come il sistema intelligente che rafforza la comunità mantenendone il buon ordine. La demagogia alla moda inveisce a tutto campo contro la pubblica amministrazione. Si ricordi lo spettacolo indecoroso offerto da un ministro italiano alla funzione pubblica intento a insultare gli impiegati pubblici (che lavoravano per lui). Tanti se la sono bevuta, pochi hanno riflettuto: che cosa penseremmo di un imprenditore disperato che imputasse ai propri dipendenti il fallimento della sua impresa?

I dipendenti pubblici sono come i soldati, non fanno né più né meno di ciò che gli ordinano i suoi superiori. Se, poi, il Veneto fosse indipendente domattina, il nuovo stato avrebbe bisogno degli attuali dirigenti regionali (il cui livello medio è più che accettabile) come l’aria, perché sarebbero gli unici a saper mandare avanti la carretta. Si può fare un tranquillo parallelo tra la retorica di sinistra – che vuole artigiani e commercianti tutti evasori fiscali – e la retorica di destra, che vuole l’impiegato pubblico come un incallito fannullone con la vocazione del mantenuto. Almeno qui da noi, la quasi totalità del personale impiegato nella PA è stato assunto con criteri selettivi (e non pochi passerebbero al privato, se potessero produrre di più ottenendo una retribuzione più dignitosa; ma l’alternativa non c’è perché il mondo del lavoro è al collasso). [Intanto il nostro interlocutore sa benissimo di guadagnare oltre il dovuto e la media, sui criteri selettivi poi, considerando come sono svolti molti concorsi pubblici, io avanzo qualche consistente riserva. Ndr].

Pur essendo un’assurda stupidaggine, ormai è entrata nelle orecchie della gente: ci si sente vittime dei dipendenti pubblici fannulloni. Ora, che lo stato italiano non sia neppure degno di questo nome e perciò chi lavora per tale entità (pure negli enti locali) faccia fatica e sentirsi al servizio della collettività è cosa evidente: ma che colpa avrebbero gli impiegati da essere trattati come dei paria? Se lo status quo ha dato loro presunti vantaggi, tutti gli altri sono anime innocenti? [formula auto-assolutoria anche troppo scontata. A smantellarla basta una sola parola pronunciata da Henry David Thoreau ad un gabelliere che avanzava le stesse giustificazioni: «dimettiti!». Ndr]

Dovrebbe essere ormai chiaro che le direttive dei poteri forti mirano a smantellare la pubblica amministrazione nel suo complesso (di cui loro farebbero volentieri a meno). Dovrebbe essere evidente che per vie traverse la pressione delle lobbies private paralizza l’azione amministrativa, svuotandola di capacità progettuale e gestionale. Basti vedere in che modo si prendono le decisioni cruciali per il futuro, come sulle grandi opere: progetti dai costi vertiginosi, che arricchiscono enormi apparati finanziari-imprenditoriali, a danno della collettività: dall’Alta Velocità Torino-Lione, fino all’acquisto di 90 velivoli F35 (da combattimento, ma neppure in grado di volare). Interventi avulsi da una pianificazione razionale, risultato del supino recepimento di direttive esterne. Lo sputtanamento della PA è la strada maestra per consegnare le leve decisionali a organismi sovranazionali o al potere tecnocratico: delegittimata e depotenziata la classe dirigente [con questa definizione: Classe Dirigente, è chiaro che l'estensore ed i suoi sodali pensano ad un'aristocrazia, ad un'oligarchia. Cose molto lontane dalle speranze di P.L. Bernardini e di chi condivide la sua visione. Ndr], le varie comunità perdono la possibilità di essere rappresentate e guidate secondo l’interesse pubblico. Lo svuotamento progressivo del potere politico in capo alle istituzioni sovrane [anche qui dovremmo chiarire: sono le istituzioni “sovrane” o è il popolo? È chiaro che l'estensore del testo propende per le istituzioni sovrane dove il burocrate si muove con assoluta padronanza. Ndr] è in ultima analisi la premessa per ridurre in schiavitù intere società. Ciò avviene sia passando spezzoni di pubblici poteri in capo ai privati, sia con le cessioni di sovranità all’esterno dello Stato.».

Con ciò credo di aver dimostrato come sia facile avanzare proposte, mentre la vera battaglia risiede nel farle condividere dalla maggioranza degli aventi diritto, e stabilito che esistono differenti visioni istituzionali, andiamo a consultare qualche pagina di storia per verificare la “pericolosità” di alcune di queste visioni. Per esempio, sappiamo che la repubblica italiana, nata dalla resistenza, non aveva una burocrazia adeguata, perché tutta la componente burocratica era di fede fascista. Si ricordi che senza tessera del PNF non si lavorava, tantomeno per lo Stato. Allora, nel nuovo Stato indipendente del Veneto avremo gli stessi ricorsi storici? Perché – come dice il testimone succitato – «Se, poi, il Veneto fosse indipendente domattina, il nuovo stato avrebbe bisogno degli attuali dirigenti regionali…». In tal modo la repubblica italiana nacque bolsa. I duri e puri rimasero fascisti. I più passarono alla fede comunista: non ci furono solo i Giorgio Napolitano, o i Pietro Ingrao tra i politici, ci furono gli Alfonso Gatto e i Renato Guttuso tra gli artisti, e tanti altri un po’ dappertutto che a farne l’elenco diventerebbe lungo; lunghissimo. Il 22 giugno 1946, poi, per celebrare la nascita della Repubblica e inaugurare la ricostruzione, fu varata l’«amnistia Togliatti». Il provvedimento, che doveva pacificare il paese, si tradusse nella liberazione di migliaia di fascisti, compresi i peggiori criminali. Chi lo aveva voluto? Che cosa c’era di sbagliato? Quel che è certo è che l’amnistia portò all’archiviazione di molti processi cancellando un pezzo di storia, e sollevò un’ondata di risentimenti lasciando senza risposta molte domande.

Non bastassero le cose di casa nostra, un altro esempio ci viene dall’URSS. Lo sapemmo solo in seguito dalle denunce di Nikita Krusciov. Il 25 febbraio 1956 nel corso del 20° Congresso del Partito, egli parlò del “secret Speech”, denunciando le purghe staliniane; esibì anche alcuni documenti di Vladimir Ilic Lenin – per decenni opportunamente nascosti da Joseph Stalin – che volevano l’accantonamento di Stalin, perché ritenuto inaffidabile. Pur non essendoci pervenuto nulla di scritto in proposito, si sa che alla morte di Lenin il successore naturale doveva essere Leon Trotsky. Ma Stalin, nel frattempo, era stato abile ad organizzare e dominare la burocrazia sovietica, quindi ebbe partita vinta con le conseguenze storiche che tutti conosciamo.

È dunque necessario che tutte le forze politiche venete, o almeno le più responsabili, trovino un condiviso tavolo di discussione per prefigurare un asseto politico-istituzionale per il Veneto indipendente, e che tale assetto sia a tempo debito sottoposto all’approvazione del cosiddetto popolo sovrano. In mancanza di ciò, anziché trovarci di fronte a forze politiche responsabili, ci troveremmo a percorrere la via dell’avventurismo dall’esito nefasto: si cambierebbero i suonatori, ma la musica sicuramente rimarrebbe la stessa.

Infatti, giustamente P.L. Bernardini sostiene, nell’articolo su indicato: «La Storia offre rapidamente occasioni immense, se non le si sfrutta, essa punisce.».


Comenti================================================================================================================================

Paolo D. T.
26 Gennaio 2014 at 11:28 am #
un articolo che non fa una piega. L’unica via di salvezza è l’unione di tutte le anime indipendentiste, che si metta da parte voglie di primeggiare per un ideale più grande la liberà e che finalmente si rediga un volume sul nuovo assetto del futuro stato, attorno al quale vi devono lavorare esperti del settore ma anche consiglieri sindaci che portino le loro esperienze per un rinnovo. Che si guardi alla svizzera e ai modelli più efficienti del presente e del passato per creare un progetto concreto da spiegare in conferenze alla gente alla fine della quali la gente stessa potrà dare un parere d’assenso o critiche per il miglioramento esercitando qui ed ora già la democrazia diretta. Si può quindi far capire alla gente quale futuro potrà aspettarsi e finalmente radunarsi sotto un progetto concreto.
Che San Marco ci aiuti o qui l’unica soluzione è emigrare come i nostri nonni.


eridanio
25 Gennaio 2014 at 7:17 pm #
L’unica ispirazione che arrivo a concepire è una ripartenza bottom-up o top-down a secondo di come si ritiene si debba collocare l’uomo nel contesto.
Per me l’uomo è comunque l’apice o l’origine di ogni figura. Non avrebbe senso ripensare allo stato come contenitore dell’uomo. Molto meglio uno stato residuale che direttorio. Lo stato è quanto nell’evoluzione dei rapporti tra individui è rimasto da coordinare ed organizzare. Lo stato è il residuo mancante all’evoluzione e scoperta delle convenzioni umane.
Lo stato, in un tempo dato, consta di quel che gli individui nei secoli non hanno ancora avuto briga o tempo di risolvere con metodologie legate alla volontà mossa da manifesta e provata convenienza.
Il prezzo pagato nei secoli per tale omissione colposa è stato alto.
Questo non giustifica comunque invertire il senso e la priorità dell’individuo sulle sue imperfette astrazioni organizzative.
Infatti man mano che l’ evoluzione scopre nuovi utili paradigmi emergendo questa risulterebbe cozzare con strutture li poste in qualche maniera e con finalità di dar risposte a domande, a volte indebite, di impossibile soluzione. Abbiamo, dunque, rispetto per i nostri limiti cognitivi, soprattutto se riteniamo di essere particolarmente saggi e dotati.
Per evitare quindi di “disegnare” qualcosa che è limitato dalla nostra ignoranza sia individuale sia collegiale (da 1000 ignoranti -in accezione bresciana- non si fa un intelligente) suggerisco un procedere meno positivista possibile e più umanistico. Ogni struttura astratta sia cedevole e flessibile di fronte alla evoluzione della cooperazione volontaria e spontanea. Non si sa quando arriverà, ma sia noto e chiaro chi debba avere la precedenza.
Primo arriva l’individuo, dovrà ben essere descritto, ri-scoperto ed enunciato il diritto dell’individuo alla proprietà.
Secondo arrivano le socialità più prossime, la famiglia ad esempio.
Terzo le organizzazioni sociali più complesse se ed in quanto utili allo sviluppo dell’individuale
Gli stati e le amministrazioni possono essere molto leggeri in dipendenza di quanto peso sia stato riservato al vertice della figura.
La sussidiarietà nasce con la catena di rispetto che ha origine dall’individuo e si estende residualmente all’alterna fortuna dei suoi artifici.
Lo stato o una organizzazione creata dagli uomini non hanno mai garantito una soluzione definitiva e continua alla organizzazione degli affari umani su questa terra.
Il difetto non è nel disegno, è nel disegnatore.
Spero che questi principi, anche o soprattutto per la complessità di soluzione, ispirino il dibattito tra chi due righe sul quale convenire sarà comunque bene che le stendano promuovendone la diffusione e discussione.


Sandrino Speri
25 Gennaio 2014 at 6:05 pm #
Art. 5 Stato di diritto
1 Il diritto è fondamento e limite dell’attività dello Stato.
2 L’attività dello Stato deve rispondere al pubblico interesse ed essere proporzionata
allo scopo.
3 Organi dello Stato, autorità e privati agiscono secondo il principio della buona
fede.
4 La Confederazione e i Cantoni rispettano il diritto internazionale
Articolo 5 della confederazioneSvizzera


Eugenio
25 Gennaio 2014 at 4:22 pm #
Come di solito aprezzo gli articoli di ENZO TRENTIN ,anche se a un difetto (secondo mè di mettere troppa carne sul fuoco) Per quanto riguarda la burocrazia Italiana ,sembra che ai tempi del Fascismo funzionava abbastanza bene,Nel dopo guerra con la Republica Democratica,non avendo molte persone adeguate alla burocrazia nella maggioranza furono riciclati quelli che c’erano prima, ossia i Fascisti,i quali si tolsero la camicia nera e si misero quella bianca della D.C. Solo pochissimi passarono al P.C.I. e altri rimasero fasciti nel M.S.I.


P. L. Bernardini
25 Gennaio 2014 at 9:03 am #
Grazie dottor Trentin della lettura del mio articolo e della citazione. Condivido quanto Lei dice.
Purtroppo non so da quanti sia condiviso questo mio progetto, naturalmente (a parte Luca Schenato che ha scritto il mirabile “Veneto è chi il Veneto fa”). Ho pensato che quel che va facendo la dott. Murgia in Sardegna sia ottimo, preparare il…terreno per l’indipendenza, ed infatti nel programma di Sardegna Possibile non vi è l’indipendenza, nell’immediato ovviamente, e mi pare mossa strategicamente valida. Credo che la metafora della “preparazione del terreno” per la Sardegna abbia notevole valore. In effetti, nel programma di SP vi è grande attenzione all’agricoltura, risorsa immensa dell’isola — e del mondo. Penso inoltre alle 700 pagine di Salmon per la sua “Scozia possibile”. Per il Veneto…possibile, attendo se non 700 pagine, almeno 200 di programma buono e concreto. Spero le stenda Morosin, Cantarutti, gli amici Busato e Pizzati, soprattutto ora che quest’ultimo insegna stabilmente economia in un importante college americano.
Le scriverei volentieri io ma ripeto non ho competenze al di fuori di poche, “ne sutor ultra crepidam”, e la mia ciabatta è l’università e la ricerca, per cui ovviamente un sto preparando un libro bianco. Inoltre io per ora non fondato alcuno Venetian Libertarian Party, parlo per me stesso e in politica chi parla per se stesso ben poco conta. I federalisti lettori di questo giornale ricorderanno quanto Crispi diceva di Giuseppe Ferrari, che pure sedeva in parlamento, quando quest’ultimo avanzava giuste idee di federalismo…”Parla per sé…”. Infatti gli altri erano già allora intenti a rubare e i loro eredi ignoranti e beceri del 2014 hanno solo perfezionato tale arte. Il federalismo avrebbe limitato i furti e da qui l’isolamento del Ferrari, mentre Cattaneo nell’agone neanche era entrato e vedeva malincolincamente dal Ticino la sua Lombardia venduta e violentata da criminali e stolti.
Cordialmente, Paolo Bernardini


Enzo Trentin
25 Gennaio 2014 at 11:29 am #
Mio carissimo e stimato Prof. Bernardini: Tìmeo Dànaos et dona ferentis [Temo i Danai anche quando portano doni]. Come ricorderà sono le parole pronunciate da Laocoonte ai Troiani per convincerli a non fare entrare il famoso cavallo di Troia nella città.
Come giustamente osserva Lei, al Veneto manca appunto l’equivalente delle 700 pagine di Salmon per la sua “Scozia possibile”. Lei poi giustamente prosegue: «Per il Veneto…possibile, attendo se non 700 pagine, almeno 200 di programma buono e concreto.»
A questo punto le possibili soluzioni sarebbero che alcune forze politiche stendessero per loro conto il loro “progetto istituzionale”; ma questo mi sembra abbastanza improbabile. I partiti indipendentisti veneti sono ridotti al lumicino di poche manciate (ed esagero) di “aficionados”. Di conseguenza anche laddove essi riuscissero a produrre un tale documento, esso sarebbe più il parto della persona del loro leader, piuttosto che un documento elaborato collegialmente, discusso e condiviso. Tìmeo Dànaos et dona ferentis.
Anche se apparissero più progetti, elaborati da più soggetti, tutti demandati alla all’approvazione della cosiddetta sovranità popolare; probabilmente non faremmo un buon servizio alle nostre comunità. Tìmeo Dànaos et dona ferentis.
L’immediata soluzione pratica è l’abolizione dei partiti politici. Cosa che Luca Schenato nel suo citato pamphlet non prevede; anzi. La lotta dei partiti, quale quella esistente in Italia, è intollerabile; il partito unico, che d’altronde ne è l’inevitabile conclusione, è l’estremo grado del male; non resta altra possibilità che quella di una vita pubblica senza partiti. Oggi una simile idea suona nuova e audace. Tanto meglio, visto che il nuovo è necessario. Come acutamente osservata Simone Weil, in verità, questa sarebbe semplicemente la tradizione del 1789. Agli occhi degli uomini del 1789, non ci sarebbero state neppure altre possibilità; una vita pubblica quale la nostra nel corso dell’ultimo mezzo secolo sarebbe parsa loro un orrido incubo; non avrebbero mai creduto possibile che un rappresentante del popolo potesse abdicare alla propria dignità al punto da diventare membro disciplinato di un partito.
Rousseau d’altronde aveva chiaramente dimostrato che la lotta dei partiti uccide automaticamente la repubblica. Ne aveva predetto gli effetti. Sarebbe opportuno, di questi tempi, incoraggiare la lettura del Contratto-sociale. Infatti oggi, dovunque ci sono partiti politici, la democrazia è morta. Tutti sanno che i partiti inglesi hanno tradizioni, mentalità e funzioni inconfrontabili con quelle di altri paesi. Tutti sanno altresì che i raggruppamenti in lizza negli Stati Uniti non sono partiti politici. UNA DEMOCRAZIA DOVE LA VITA PUBBLICA SI RIDUCA ALLA LOTTA FRA I PARTITI POLITICI NON È IN GRADO DI IMPEDIRE L’AVVENTO DI UN PARTITO CAPACE DI DISTRUGGERLA. Se emana leggi eccezionali, si suicida. Se non lo fa, la sua sicurezza vale quella di un uccellino di fronte a un serpente.
Provi, invece, a prefigurare una “Tavola Rotonda” con assisi tutti i rappresentanti dei soggetti politici indipendentisti. Provi ad immaginare che costoro, spinti da autentico spirito civico, lascino le loro “beghe” fuori della porta, e attraverso una discussione pacata ed approfondita licenzino un progetto della consistenza di quanto viene diffuso in Scozia a responsabilità dello SNP.
A questo punto, faccia anche un altro sforzo d’immaginazione: prefiguri pure un referendum elettronico autogestito ed informale; MA SOLO DOPO UNA MASSICCIA, E LUNGA – QUANTO BASTA – CAMPAGNA INFORMATIVA PRESSO LA POPOLAZIONE AVENTE DIRITTO. Aggiunga infine (tanto nel campo delle ipotesi si può fare anche questo) che tale referendum venga vinto. Il giorno dopo non si potrebbe LEGITTIMAMENTE dichiarare la secessione? Quali Stati o organismi internazionali “democratici” potrebbero opporsi?
Cordialità a lei, ed a tutti i lettori che avranno avuto la bontà di seguirci sin qui.

Carlo De Paoli
25 Gennaio 2014 at 6:40 pm #
Concordo con la necessità di ricominciare tutto da capo, non avendo paura di eliminare anche i PARTITI POLITICI.
Infatti la già citata Simone Weil nel suo: – “MANIFESTO PER LA SOPPRESSIONE DEI PARTITI POLITICI” – sostiene: -”I PARTITI SONO ORGANISMI COSTITUITI IN MANIERA TALE DA UCCIDERE NELLE ANIME IL SENSO DELLA VERITÀ E DELLA GIUSTIZIA” -.
e … ancora, in prima pagina del breve saggio S. W. cita Tomskij il quale, riferendosi ai partiti ne indica l’origine collocandola in Francia durante il periodo del “Terrore” e li ritiene impregnati di quello spirito che da questo promanava e che, tra parentesi, sembra si sia conservato fino ai giorni d’oggi: – ” Un partito al potere tutti gli altri in prigione” -.
Semplice preveggenza se dobbiamo constatare quel che ne è venuto dall’epoca di “Mani pulite”.
A far data dal 1992 – se non ricordo male – la magistratura italiana ha eliminato tutti i partiti, diciamo così, “superflui”, cioè, non comunisti.
Siamo in attesa dell’affermazione della dittatura “sul proletariato”.
Questa è l’essenza della partitocrazia!


Giacomo Consalez
27 Gennaio 2014 at 8:59 pm #
Paolo, tu saresti un punto di riferimento anche per il nostro movimento, Pro Lombardia, e per il movimento a noi gemellato, Unione Padana Alpina. Abbiamo bisogno di gente come te.


nik
25 Gennaio 2014 at 8:51 am #
Gentile sig Trentin, non so in che Italia vive Lei, ma in quella (lombarda) in cui sto vivendo, io la burocrazia fa piangere, altro che “alti criteri selettivi”. Assentesimo, inefficienza, o anche solo tontaggine pura, sono le caratteristiche che incontro più di frequente. Ci sono le eccezioni, persone corrette, efficienti, intelligenti, ma sono, appunto, eccezioni.


Enzo Trentin
25 Gennaio 2014 at 10:47 am #
Generalmente non rispondo ai commenti, poiché ritengo questo spazio di “proprietà” dei lettori.
Qui però Nik mi sembra un po’ distratto, attribuisce a me quello che è il testo di un funzionario pubblico, che vuole anche fare politica indipendentista attiva, che io ho ben evidenziato con il virgolettato.
Al contrario, nelle parentesi quadre: [ ] e con la specifica Ndr, ovvero: Nota del redattore, cioè io, commento a volte anche sarcasticamente.
Di conseguenza il lettore non ha ragione di dolersi con me, poiché i rilievi che fa. Essi sono da me condivisi, e non vanno imputati al sottoscritto.


fabrizioc
25 Gennaio 2014 at 8:07 am #
Su una cosa sono daccordo, che manca una consapevolezza/partecipazione della gente. Per me, che sto cominciando a capire come funziona la democrazia diretta dopo tre anni di residenza in Svizzera, non mi sembra un problema di dire:”prendiamo l’indipendenza e poi la gente vota”. Ma é vero che in un paese dove la gente non é abituata a partecipare attivamente alla vita dello stesso se non con qualche votazione farsa o per pagare le tasse, c’est lo spazio per i vecchi gerarchi di riciclarsi andando, nella peggiore delle ipotesi, a bloccare quella democrazia indiretta e ricreare una piccola italia…ma l’unica soluzione che vedo é quella di portare tra la gente la consapevolezza che lo stato siamo noi, e che dobbiamo pretendere di essere noi a decidere direttamente senza intermediare su ogni questione. Ognuno nel proprio piccolo. Altrimenti rimangono chiacchiere da salotto, o peggio imposte dall’alto.

Fabrizio
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » mar gen 28, 2014 2:21 pm

Indipendenza Veneta si spacca, polemiche fra Cantarutti e Morosin

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http://www.lindipendenza.com/indipenden ... -e-morosin

La storia si ripete, anche Indipendenza Veneta, il movimento che più si è prodigato in circa un anno e mezzo per il referendum Veneto, si spacca, così come era successo in passato per Veneto Stato. La polemica sembra correre essenzialmente fra i due presidenti, quello effettivo, Luca Azzano Cantarutti, e quello onorario, Alessio Morosin, che ormai da diverse settimane infatti non apparivano più insieme nelle manifestazioni indette dal movimento.

Ma limitiamoci per il momento ai documenti ufficiali:

AI SOCI DI INDIPENDENZA VENETA

E’ con grande rammarico che mi trovo oggi a scrivere questa lettera ai soci di Indipendenza Veneta ma, desiderando comunicare cosa sta accadendo e quindi rendervi partecipi del mio punto di vista , non posso fare altrimenti poichè non ci vedremo al congresso.
Tutti sapete, chi più chi meno, che il movimento sta attraversando un momento critico per vicende che sono complesse ma che proverò ad illustrare sinteticamente
Innanzi tutto vi spiego perchè non ci vedremo al congresso.
Circa 15 giorni fa, quando abbiamo cominciato a controllare le liste dei soci per verificare chi avesse diritto di voto, mi giunge comunicazione dalla tesoreria che io e mia moglie Luisa risulteremmo non aver rinnovato la tessera nel 2013 e saremmo quindi decaduti. Cerchiamo allora in archivio e troviamo il documento originale firmato dall’ allora tesoriere Cristiano Zanin, che certifica di aver ricevuto in data 22 aprile 2013 le quote sociali mia, di mia moglie e di altri soci della mia area; invio questo documento alla tesoreria.
Il 21 novembre 2013 ho rinnovato la tessera per l’anno sociale 2014 (sono in possesso della ricevuta di versamento della quota). Giovedì il tesoriere Busetto dichiara che non trova i documenti cartacei del mio rinnovo quindi non posso presiedere il congresso (né votare).
Potrei fare ricorso ai probiviri presentando la ricevuta in mio possesso ma, a questo punto, ho deciso di non farlo anche perchè vengono contestate, con vari motivi (pretestuosi) praticamente tutte le iscrizioni dei soci della provincia di Rovigo e di intere altre sezioni sparse qua e là nelle varie province. Una persona onesta non può e non deve essere continuamente chiamata a dimostrare di esserlo!
Vi sembra plausibile che dopo aver vissuto questi ultimi due anni sacrificando alle esigenze del movimento la famiglia, la vita privata, le ferie ed il lavoro (con relativi guadagni) io possa non aver rinnovato la tessera?
In 20 mesi ho percorso centomila chilometri, ho lavorato ininterrottamente per il progetto di un Veneto indipendente, ho impiegato i miei collaboratori (da me pagati) in ricerche di diritto per la legge 342 e per il parere della commissione giuridica (senza ricevere aiuto alcuno da altri); e mi si viene a dire che non avrei rinnovato la tessera?!!
Si vuole impedire la partecipazione al congresso di quanti potrebbero essere sostenitori delle tesi che ho ripetutamente espresso; circa 90 Soci ordinari sono stati esclusi dal Congresso.
Sapete che la prima mozione prevede il voto alla cosiddetta proposta Lamon con la quale si abolirebbero tutte le cariche. Tale proposta ha aspetti positivi ma anche carenze gravissime, riconosciute anche dai proponenti (“la sistemeremo strada facendo”).
A chi è utile una spaccatura in questo momento ? Di certo non all’indipendenza.
La credibilità che Indipendenza Veneta è riuscita ad acquisire è dovuta alla serietà delle proposte, alla competenza di chi le ha presentate e sostenute.
Queste caratteristiche ci hanno fatto guadagnare il rispetto delle istituzioni, che interloquiscono con noi, ma le mozioni di sfiducia a Presidente e Segretario rafforzeranno o indeboliranno la credibilità di questo movimento? Lascio a voi la risposta.
Per questo motivo , nonostante le calunnie subite a Vedelago ad opera di un collega con cui pensavo di poter collaborare, avendo noi caratteristiche così diverse ma allo stesso tempo utili alla causa, ho scelto finora di non acuire le divisioni, rifiutando la carica di Presidente onorario (non mi interessano le cariche onorifiche prive di responsabilità) e proponendo a Morosin di lavorare congiuntamente. La risposta è stata data pubblicamente da Morosin in occasione dell’ultima riunione del Consiglio Direttivo allargata ai Coordinatori, allorché ha dichiarato che farà la lista di proscrizione “e tu sei il primo della lista”.
Esercito una Professione, quella di Avvocato che tratta processi penali, che mi avrebbe consentito di replicare con forza anche sulla scorta di documenti inoppugnabili, ma l’indipendenza del Veneto viene prima di questioni personali. A Vedelago ho deciso quindi di non gettare altro fango (quello gettato da altri era già troppo per tutti) e rimanendo calmo ho tentato di riportare l’attenzione su quello che deve essere il nostro principale obiettivo e sui passi da fare per raggiungerlo: l’approvazione della legge referendaria ed il percorso successivo per arrivare al referendum.
Purtroppo qualcuno pensa che invece la priorità sia una riorganizzazione del movimento che vede l’eliminazione delle figure del Presidente e del Segretario, quel che mi rimane oscuro è il motivo per cui si debba imporre soluzioni anche a costo di acuire le fratture anzichè elaborare una proposta condivisa.
Creare divisioni ora, quando grazie ad un lungo e paziente lavoro di diplomazia è stato costruito un largo consenso del Consiglieri regionali, mette in pericolo l’obiettivo che, a parole, molti dicono di voler raggiungere.
Ho sempre lavorato cercando il dialogo e rispettando le persone, i contrasti ci sono e ci sono stati ma solo dal confronto, quando è leale, possono arrivare le soluzioni.
Sono certo di aver sempre dato tutto quanto potevo per l’ indipendenza del Veneto, finora l’ ho fatto con Indipendenza Veneta, e continuerò a farlo fino a quando l’obiettivo non sarà raggiunto.
Sono sereno perchè mi sono sempre mosso con lealtà ed onestà , ringrazio quanti hanno lavorato e lavorano al mio fianco, soci e militanti tutti che sarò sempre felice di salutare, e Vi auguro un buon congresso.

P.S.; visto quanto dichiarato da Morosin a Vedelago circa il fatto che, in qualità di Avvocato, patrocìno il Movimento, informo i Soci che la causa avviata dall’ex Tesoriere Cristiano Zanin contro Indipendenza Veneta avanti il Tribunale di Treviso, nella quale ho per l’appunto difeso il movimento (senza spese per lo stesso), si è conclusa con il pieno accoglimento delle ragioni da me esposte in favore di Indipendenza Veneta.


Luca Azzano Cantarutti

E questa è la risposta arrivata alla lettera di Cantarutti:

Leggiamo, con sorpresa e incredulità, una lettera di Luca Cantarutti il cui contenuto presenta lagnanze diffusamente equivoche, vistosamente irreali e platealmente generiche.
La risposta serena che siamo, nostro malgrado, costretti a dare può, per ragioni di chiarezza, compendiarsi nei punti seguenti .
1) Il Movimento non sta attraversando un momento critico. Il progetto è chiaro, semplice, preciso, condiviso. Le iscrizioni sono quotidianamente crescenti e le sale degli incontri pubblici sono sempre piene.
2) La criticità si è invece manifestata da fine settembre ( congresso di Borgoricco) allorché si è scelto di non scegliere, o di impedire di scegliere , un Segretario nuovo , forte e capace di rilanciare,con decisione e visione, l’azione di Indipendenza Veneta. A quel punto Cantarutti ha voluto/ dovuto surrogarsi di fatto anche nel ruolo di Segretario creando, momento dopo momento, una evidente spaccatura all’interno del Consiglio Direttivo con palese ingessatura dell’attività e veto sulle proposte di una azione più incisiva e decisiva. Si è preferita e cercata la linea curiale, prudente e perdente, di chi ha paura, o incapacità, di vedere l’orizzonte, inattitudine politica ad assumere iniziative forti e anticipatorie idonee a rilanciare in avanti il testimone politico in modo da continuare a dettare noi la linea politica e l’agenda del Consiglio Regionale e del governatore Luca Zaia sul tema indipendenza.
3)Le OPINIONI personali espresse con UNO STRUMENTO DI COMUNICAZIONE DEL MOVIMENTO come questa email inviata a TUTTI I SOCI LA SERA PRIMA DEL CONGRESSO, denotano tristemente, la posposizione dell’ideale al potere e la violazione, tanto patente quanto grave, ci accomuna infatti contrariamente , l’obbligo di dare rispetto e osservanza allo Statuto .
4)Il Congresso del 26 gennaio è l’unico luogo del confronto di chi ha a cuore la sorte e la crescita del Movimento e di chi opera avendo come unico scopo, vivido e non negoziabile, l’obiettivo supremo della indipendenza del nostro Veneto
5)in merito alle questioni minori:
a)il Collegio di tesoreria, presieduto da Marco Zaninelli e di cui sono parte anche Michele Favero e Cesare Busetto ha operato sempre con collegialità condivisa e agito in ossequio alle regole statutarie pronunciandosi all’unanimità sulle verifiche dei soci la cui posizione è perfettamente regolare e formalmente corretta. Questo Collegio NON ESCLUDE NESSUNO, anche perché non ne ha il potere, limitandosi solo a rimettere i casi irregolari alla decisione del Collegio dei Probiviri che statutariamente è competente alla decisione finale. Il Collegio dei probiviri dal canto suo non si è ancora pronunciato atteso che si riunisce la mattina del congresso alle ore 7.30. Ogni doglianza preventiva appare quindi incomprensibile, strumentale e si commenta da sola !!! (Luca Azzano Cantarutti non ha richiesto nessuna convocazione come si DOVEVA invece fare prima del Congresso se si voleva dimostrare di dare)
b)il rinnovo della tessera di Luca Cantarutti se avvenuta come lui dice con tanto di ricevuta in suo possesso bastava , come gli è stato garbatamente chiesto, che lui la inviasse al Collegio di tesoreria in copia e poi, la esibisse in originale . La questione si poteva risolvere in 10 secondi 10 !!! Ogni altra argomentazione cade da sola per la sua palese inconsistenza! Montare una inutile polemica sul punto e addirittura chiamare in causa, a sproposito, la propria onestà, semmai manifesta solo il livello di scarsa credibilità di chi fomenta e crea la polemica fumosamente. Di questo si, purtroppo, tutti i militanti avranno enorme delusione e grande rammarico.
c)non risulta ci sia alcun problema di tesseramento ne per la consorte ne per il figlio di Luca. Perché allora si scrive a sproposito ?
6) non ci sono 90 soci esclusi dal congresso. All’esito delle verifiche del Collegio dei probiviri forse vi sarà la esclusione solo di alcune unità di militanti e solo se vi saranno gravi ed insanabili situazioni di irregolarità . Anche su questo punto perché adombrare inesistenti discriminazioni prima delle finali determinazioni di chi è statutariamente chiamato a questo compito ? Cercarsi giustificazioni preventive denota paura del confronto, pochezza di visione o, forse , perché non si vuole il confronto politico sulla “proposta Lamon” che pare largamente condivisa nei molteplici incontri tra i coordinatori di area avvenuti nelle ultime settimane . Ci dispiace molto, e ci delude, Luca !!!
7)A Vedelago non abbiamo percepito calunnie ( non ci sono, peraltro, ne reati politici ne reati di lesa maestà ). Alessio Morosin è l’anima viva e storica del Movimento e con la sua passione e terzietà ha solo espresso, con la forza degli ideali che lo animano e la passione che travolge le platee, la sua contestazione su fatti e circostanze precise favorendo il dibattito sulle soluzioni da cui poi è nata la “proposta Lamon” che ha solo lo scopo di animare e rilanciare la vita del Movimento liberandolo dai PERSONALISMI NOCIVI e dalle derive padronali.
8)La volontà trasversale di molti soci, che rappresentano quasi tutte le aree, di riorganizzare la struttura del Movimento non può essere letta, a priori, come un fatto dannoso, salvo che non si sia preventivamente ispirati da mala fede politica o da interessi diversi da quelli della piena indipendenza del Veneto per cui il Movimento dovrebbe rimanere assoggettato ai pochi che si trovano al vertice secondo lo stile italiano.
8)rinunciare al confronto congressuale è solo un manifesto atto di debolezza e di fuga. Ne siamo fortemente rammaricati ma rispettiamo anche lo stile rinunciatario di cui faremo buona memoria visto che il percorso verso l’indipendenza ci chiederà di superare ostacoli enormi per i quali serviranno uomini politici di ferro .

Fortunatamente noi crediamo nel CONFRONTO DEMOCRATICO e nella SAGGIA SOVRANITA’ della Assemblea Congressuale alla quale ci rimettiamo senza timore
Un sereno saluto.

Busetto Cesare
Davanzo Teresa
Favero Michele
Favero Stefano
Gardin Nicola
Guercini Stefano
Lamon Paolo
Lucato Fabrizio
Lucchetta Giovanni
Sarti Michele
Sarti Michela
Vecchiato Umberto


Comenti================================================================================================================================


Alberto Pento
28 Gennaio 2014 at 1:23 pm #
Gnaona maraveja, ma vardè ke coeli pì xgamà li lo ga senpre savesto:

Fanfaroni, çarłatani, farlopi e furfanti
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... FLYmc/edit

Moroxin e Cantaruti li xe entrà entel partido Endependensa Veneta fato da altri come Buxato e Pisati, li se ga enpurpià del partido e li ga parà fora li so fondadori,
Ma ve fideo de li avogadori?
Li xe famoxi li avogadori taliani (e anca veneti) par enpurpiarse de le robe de li altri, co te te ghe meso ente le so man te te cati en mudande o en braghe de tela.
E ghe xe anca ki ke vuria darghe a sta xente el conpito de far la Costitusiuon Veneta!
La costitusion e le lej le ga da farle el sovran, li çitadini sorani e no li avogadori, li judeçi e li profasori, caxo mai sta xente la ga da far i consoulenti teneghi e basta.
Na costitusion, na leje e on contrato le xe robe masa serie par darghele en man a sta xente ke maneja le ciacole e le parole come ke li vol.
Sta xente la va tegnesta a la cavesa, come li can rabioxi.




renzo delgrossi
28 Gennaio 2014 at 1:01 pm #
Mi viene da piangere! Proprio voi fratelli veneti che dovreste essere il nostro iceberg verso l’ indipendenza, commettete lo stesso errore che fanno la stragrande maggioranza dei movimenti indipendentisti, cioè litigare fra loro e tutti uniti solo ( a volte anche giustamente ) contro la lega. Ha un miliardo di ragioni dunque il buon Oneto quando dice che si è ormai al tutti contro tutti fra 1000 partitini uno più indipendentista dell’altro?
Speriamo che lo strappo in qualche modo si ricomponga perchè da buon lombardo mi aspetto dai miei fratelli veneti sempre il meglio e sempre il massimo contro lo stato italiota


Unione Cisalpina
28 Gennaio 2014 at 12:59 pm #
se alla rottura arriveranno non fanno alkun servizio al Veneto… arrendetevi entrambi…


pierino
28 Gennaio 2014 at 12:59 pm #
povero Veneto.
dopo plebiscito2013 che fà saltare il voto del 16febbraio già organizzato fin da novembre ecco un altro bel colpo.
son tutti uguali
è tardi per far le valige ma meglio tardi che mai.
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » mar gen 28, 2014 10:50 pm

Indetto dal 16 al 21 marzo il plebiscito digitale del Veneto

Immagine

http://www.lindipendenza.com/indetto-da ... del-veneto

INDETTO IL PLEBISCITO PER L’INDIPENDENZA DEL VENETO DAL 16 MARZO AL 21 MARZO 2014

Sarà spedito a tutti i cittadini veneti un codice personale per poter votare al seguente quesito: “Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica Federale indipendente e sovrana?”

L’indizione della Votazione Elettronica segue l’approvazione della Risoluzione 44/2012 da parte della Regione Veneto e di tutti i Comuni e province del Veneto che hanno approvato il percorso referendario per l’indipendenza del Veneto.

Il quesito che sarà posto a tutti i cittadini veneti residenti con diritto di voto sarà il seguente:“VUOI CHE IL VENETO DIVENTI UNA REPUBBLICA FEDERALE INDIPENDENTE E SOVRANA?”.

Ogni cittadino potrà votare con un Sì, oppure con un No.

Come si voterà.

1. RICEVERAI A CASA IL CODICE PERSONALE SEGRETO PER VOTARE. Dal 1° al 15 marzo ACCEDI AL SITO http://WWW.PLEBISCITO.EU PER LA PRE-REGISTRAZIONE AL VOTO: riceverai tutte le istruzioni per votare comodamente da casa tua e per abilitare il codice di voto laddove tu non abbia ricevuto la comunicazione postale personale.

2. USA IL CODICE il giorno DOMENICA 16 MARZO 2014 DALLE ORE 7 ALLE ORE 22 E DA LUNEDÌ 17 A VENERDÌ 21 MARZO DALLE ORE 9 ALLE ORE 18.

3. VOTA ATTRAVERSO INTERNET: usa un qualsiasi computer o dispositivo mobile, collegandoti al sito internet http://www.plebiscito.eu.

Oppure, VOTA CON IL TELEFONO: se non hai la possibilità di collegarti ad internet, telefonando al numero 0423 40 20 16.

Ti verrà chiesto il tuo codice e quindi il tuo voto. Potrai quindi anche indicare una preferenza per il candidato che vorrai eleggere per attuare la tua volontà. I candidati saranno consultabili dal 1° marzo sul sito http://www.plebiscito.eu. Ogni cittadino veneto con diritto di voto potrà candidarsi a far parte della delegazione dei plenipotenziari veneti accedendo al sito dal 20 febbraio prossimo e fino al 1° marzo.

Le operazioni di voto avverranno precisamente domenica 16 marzo dalle ore 7 alle ore 22 e da lunedì 17 a venerdì 21 marzo dalle ore 9 alle ore 18.
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » gio gen 30, 2014 9:18 pm

La “maledizione” degli indipendentisti Veneti: che ne sarà del referendum?

http://www.lindipendenza.com/la-malediz ... na-rottura

Immagine


di GIANLUCA MARCHI

E’ come la maledizione di Montezuma, colpisce i movimenti veneti che si avventurano sulla strada dell’indipendentismo: volenti o nolenti, dopo un po’ si spaccano, soprattutto per divergenze fra i massimi dirigenti. E’ successo a suo tempo (negli anni Novanta) con la Liga Veneta. E’ accaduto più recentemente con Veneto Stato e sta accadendo ora con Indipendenza Veneta. Per la verità quest’ultima aveva già subito una frattura nei mesi scorsi con l’uscita sostanziale di Pizzati e Busato che hanno dato vita a Plebiscito2013, ma adesso siamo di fronte allo scontro fra quelli che venivano identificati come i due presidenti: da una parte Luca Azzano Cantarutti dall’altro Alessio Morosin, entrambi avvocati, entrambi con un passato abbastanza remoto nella Liga, ex parlamentare il primo, ex consigliere regionale il secondo.

Non intendo qui entrare nelle ragioni che hanno prodotto la spaccatura (se i diretti interessati vorranno intervenire, L’Indipendenza sarà ben lieta di accogliere le loro argomentazioni). Mi interessa di più mettere in evidenza la preoccupazione per i rischi che potrebbe correre, o forse sta già correndo, il processo verso il referendum Veneto per l’indipendenza. Come i nostri lettori sanno, IV è stata, fin dell’autunno 2012, il motore che ha dato avvio a quel percorso: senza neppure contare su un proprio consigliere regionale, è riuscita a imporre e far votare a maggioranza la famosa Risoluzione 44, vale a dire il documento base che ha imposto nell’agenda politica Veneta la questione del referendum. Quella Risoluzione, sempre sotto la pressione di Indipendenza Veneta, si è poi trasformata nel progetto di legge n. 342 per l’indizione del referendum, che ha avuto come promotore in consiglio regionale il consigliere centrista Stefano Valdegamberi e al quale si è accodata la Lega intera.

E’ vero, il 27 settembre 2013, proprio in consiglio regionale, quel processo ha effettivamente subito una battuta d’arresto rispetto alle attese alimentate nel mondo indipendentista e venetista: il ritorno dall’aula alla commissione, soprattutto per le divisioni interne al maggior partito del centrodestra, il Pdl. Ma in quella occasione il governatore leghista Luca Zaia si impegnò ufficialmente a seguire passo passo i lavori della commissione Affari Istituzionali per evitare che il pdl 342 potesse finire dimenticato in un cassetto. Mentre avveniva tutto ciò, IV ha proseguito imperterrita a organizzare incontri e assemblee in tutto il Veneto per parlare del tema referendum, appuntamenti sempre più affollati e sempre più entusiastici. Certo, da quel dì sono ormai trascorsi quattro mesi e a oggi non è dato sapere se e quando il pdl 342 tornerà all’attenzione dell’aula (a tal proprosito Zaia dovrebbe battere un colpo se intende mantenere l’impegno assunto allora).

In questi mesi, però, qualcosa di storto stava avvenendo ed è avvenuto dentro Indipendenza Veneta fino alla rottura fra i due presidenti. Personalismi o altro? Ripeto, poco importa a noi osservatori interessati, molto interessati. La verità vera è invece che sarebbe un delitto se questa divisione consumatasi all’interno del protagonista principe finora del percorso referendario, si tramutasse in un rallentamento o peggio ancora in uno stop del processo nel quale molte persone hanno riposto sincere speranze. Sarebbe imperdonabile e soprattutto rischierebbe di essere come una pietra tombale deposta sopra le speranze indipendentiste.

Comenti================================================================================================================================

Roberto
29 Gennaio 2014 at 2:26 pm #
Sempre con Morosin, lui e’ un vero leader. D’altronde leader non si diventa, ma si nasce e Alessio lo e’. Con lui le sale sono sempre gremite.


Alberto Pento
30 Gennaio 2014 at 6:47 am #
Roberto el ga scrito
29 Gennaio 2014 at 2:26 pm #
“Sempre con Morosin, lui e’ un vero leader. D’altronde leader non si diventa, ma si nasce e Alessio lo e’. Con lui le sale sono sempre gremite.”

Beh scuxame Robero e scuxame anca ti Alesio!
Ma scanviar par “on leader nato” on avogador de profesion ke paciola no me par tanto sensà.
Dopo par caretà, tuto xe posibiłe. Ma no xe çerto łe ciacołe sigà de n’avogador ke fa de n’omo on leader.

Gandhi el jera n’avogador e on leader dal bon, ma Gandhi nol paciołava tanto, el pregava e el dijunava, el gheva dexmeso ła divixa de łi avogadori ouropei e el se gheva vestio co l’omele veste de ła so xente.

Vestio co ła jaketa oçidental
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... Africa.jpg
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... Africa.jpg

Vestio come ła so xente pì omełe
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... a_1918.jpg

Gandhi kel dejuna
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/c ... a_1924.jpg

http://it.wikipedia.org/wiki/Mahatma_Gandhi
E dapò Gandhi el feva rengaure o descorsi coerenti, nol ga mai dito come ke anvençe el ga dito Alesio Moroxin ke el stato talian el dovaria rengrasiar połedeghi come lù ke łi tien łigà e soto controło ła protesta de ła xente veneta.
Me despiaxe ma par mi el Moroxin el gavarà coalke credebeletà col dijunarà e col se metarà endoso ła pì omele veste dei veneti, col darà el bon somexo co ła dexobediensa-l’obiesion e ła rexistensa çevil, coultural, łengoestega, połedega e economega.

http://www.treccani.it/enciclopedia/moh ... ei_ragazzi)/#
Gandhi fu il primo a dare l’esempio e imparò a tessere il panno di cotone che da allora avrebbe indossato come abito. Il charka, l’arcolaio a mano che prima della sottomissione economica ai Britannici era il motore dell’industria casalinga indiana, diventò il simbolo della disobbedienza e della rivolta. Fu al villaggio, vera spina dorsale dell’economia del paese, che Gandhi si richiamò per esaltare le antiche tradizioni di vita e di civiltà degli Indiani.

http://www.tibicon.net/le-tibi-pellicole/gandhi
Gli abiti europei sono bruciati in un gran falò. Gli Indiani sono invitati a vestirsi semplicemente come Gandhi, con un pezzo di stoffa bianca, fatta in casa. E’ l’abito dei contadini indiani.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » mar feb 04, 2014 8:46 am

Indipendentisti, meglio cento giorni da Leone che uno da pecora

Immagine

http://www.lindipendenza.com/indipenden ... -da-pecora

di ENZO TRENTIN

Ognuno dei governi successivi all’ultimo cinquantennio ha, più o meno, distrutto con ritmo sempre più rapido la vita locale e regionale; ed essa, alla fine, è scomparsa. L’Italia è come quei malati che hanno già fredde le membra e in cui ormai solo il cuore palpita ancora. Non c’è un fremito di vita in nessuna parte del corpo nazionale, tranne che a Roma; fin dai sobborghi che la circondano la città comincia a puzzare di morte morale. Se lo Stato ha ucciso moralmente tutto quel che, dal punto di vista territoriale, era più piccolo di lui, ha anche trasformato le frontiere territoriali nelle mura di un carcere, per imprigionarvi i pensieri.

Se guardiamo la storia un po’ più da vicino, al di fuori dei manuali, rimaniamo sbalorditi scoprendo di quanto altre epoche, quasi prive di mezzi materiali di comunicazione, fossero superiori alla nostra per ricchezza, varietà, fecondità e intensità di vita nella circolazione intellettuale, attraverso territori vastissimi. Per esempio nel Medioevo, nell’antichità preromana, nel periodo immediatamente anteriore ai tempi storici. Ai giorni nostri con la radio, la televisione, l’aviazione, astronautica, lo sviluppo di mezzi di trasporto d’ogni genere, la stampa, i giornali, internet, il fenomeno delle moderne nazionalità chiude in piccoli compartimenti stagni persino la scienza che è così naturalmente universale.

I ribelli che si agitano intorno a questo giornale quotidiano, siano essi collaboratori o lettori, sono forti sempre la metà di quanto lo siano i difensori del potere ufficiale. Anche quando si pensa di sostenere una buona causa. Come scrisse Ètienne De La Boètie, intorno al 1550: «Com’è possibile che tanti uomini sopportino un tiranno che non ha la forza se non quella che essi gli danno. Da dove prenderebbe i tanti occhi con cui vi spia se voi non glieli fornite? Siate risoluti a non servire più, ed eccovi liberi.»

Ma in Italia viviamo in una particolare atmosfera. Per questo ci piace ricordare le parole che una volta si scambiarono uno dei favoriti di Serse I (519 a.C. – 465 a.C.), il gran re persiano, e due Spartani. Quando Serse preparava il suo enorme esercito per conquistare la Grecia, mandò degli ambasciatori alle città greche per chiedere acqua e terra: era questo il modo con cui i Persiani intimavano la resa alle città nemiche. Si guardò bene dal mandarli ad Atene e a Sparta, dato che gli Ateniesi e gli Spartani avevano a suo tempo gettato rispettivamente nei fossati e nei pozzi gli ambasciatori inviati per lo stesso motivo da Dario, suo padre, dicendo loro di prendere laggiù l’acqua e la terra da portare al loro principe: infatti non potevano sopportare che si attentasse neanche solo a parole alla loro libertà. E tuttavia, per aver agito così, gli Spartani riconobbero di aver offeso gli dei, e soprattutto Taltibio, dio degli araldi. Decisero allora, per calmarli, d’inviare a Serse due cittadini, affinché, disponendone a suo piacimento, potesse vendicarsi sulle loro persone dell’assassinio degli ambasciatori di suo padre. Due Spartani, di nome Sperto e Buli, si offrirono come vittime volontarie. Partirono e cammin facendo arrivarono al palazzo d’un Persiano chiamato Idarno, luogotenente del re per tutte le città della costa asiatica. Costui li accolse con tutti gli onori, e dopo aver parlato d’altro chiese loro perché rifiutassero tanto orgogliosamente l’amicizia del gran re. E aggiunse: «O Spartani, prendete il mio caso ad esempio, e vedete come il re sa ricompensare coloro che lo meritano, e pensate che se voi foste dei suoi sareste trattati altrettanto bene. Se voi foste al suo servizio ed egli vi conoscesse, farebbe di ciascuno di voi il governatore di una città greca». «Quanto a questo, o Idarno – risposero gli Spartani – tu non sei in grado di darci un consiglio valido. Infatti tu hai provato il bene che ci prometti, ma quello che noi godiamo non sai cosa sia; tu hai fatto esperienza dei favori del re, ma della libertà non sai nulla, non ne conosci il gusto e la dolcezza. Orbene, se tu l’avessi assaporata, tu stesso ci consiglieresti di difenderla, non già con la lancia e lo scudo, ma con i denti e le unghie». Solo lo Spartano diceva il vero; ma senza dubbio ciascuno parlava secondo l’educazione ricevuta. Infatti sarebbe stato impossibile che il Persiano rimpiangesse la libertà che non aveva mai avuto e che gli Spartani sopportassero la servitù dopo aver assaporato le dolcezze della libertà.

Allo stesso modo chi oggi prospetta l’indipendenza dall’Italia, e non abbia un progetto chiaro, dettagliato e convincente, difficilmente potrà scalzare dalla mente e dal cuore degli italiani l’idea che la democrazia in Italia possa diventare reale, e che lo Stato possa riformarsi in senso favorevole al cittadino, anziché alla partitocrazia. Infatti, possiamo osservare che ogni volta la protesta (Forconi, Presidi 9/12 fermiamo l’Italia, solo per citare gli ultimi) ha assunto un più evidente carattere di sradicamento e un più basso livello di spiritualità e di pensiero. Si può anche osservare che questi spiriti liberi, da quando sono stati attivati, hanno dato un contributo piuttosto ridotto alla cultura e alla causa indipendentista.

Bene fanno i Veneti ad insistere sulla loro cultura, sulle loro tradizioni, sul loro particulare.
Solo i collaborazionisti tipo Idarno sono soddisfatti dell’attuale stato di cose in Italia. Infatti se guardiamo altrove ed al passato, per esempio, la contea di Borgogna era sede di una cultura originale e splendida che non sopravvisse alla conquista. Alla fine del XIV secolo le città delle Fiandre avevano relazioni fraterne e clandestine con Parigi e con Rouen; ma c’erano dei fiamminghi feriti in battaglia che preferivano morire piuttosto che essere curati dai soldati di Carlo VI. Quei soldati compirono una scorreria nel territorio olandese, e ne tornarono portando prigionieri alcuni ricchi cittadini. Avevano deciso di ucciderli; ma un moto di pietà li spinse a offrir loro la vita a condizione che diventassero sudditi del re di Francia; quelli risposero che, una volta morti, persino le loro ossa si sarebbero rifiutate, se avessero potuto, di essere sottomesse all’autorità del re di Francia. Uno storico catalano della stessa epoca, raccontando la storia dei vespri siciliani, dice: «I francesi, che, ovunque dominano, sono crudeli quant’è possibile esserlo…». Meglio vivere cent’anni da leone che un giorno da pecora.

Immagine

I bretoni si disperarono quando la loro sovrana Anna fu costretta a sposare il re di Francia. Se quegli uomini ritornassero oggi, o piuttosto qualche anno fa, avrebbero forse molte ragioni di credere d’essersi sbagliati? Per quanto sia screditato l’autonomismo bretone, per coloro che lo manovrano, e per i fini inconfessabili che essi perseguono, è certo che quella propaganda risponde a qualcosa di reale tanto nei fatti quanto nei sentimenti di quelle popolazioni. Ci sono, in quel popolo, tesori latenti che non hanno potuto manifestarsi. La cultura francese non conviene a quel popolo; la sua non può portar frutto; da allora esso è costretto ai bassifondi delle categorie sociali inferiori. I bretoni dei secoli passati fornirono gran parte dei soldati analfabeti; le bretoni, si dice, gran parte delle prostitute di Parigi. L’autonomia non sarebbe un rimedio, ma ciò non significa che la malattia non esista. Meglio vivere cent’anni da leone che un sol giorno da pecora.

Pasquale Paoli, l’ultimo eroe corso, spese la sua vita per impedire al suo paese di cadere nelle mani della Francia. C’è un monumento in suo onore in una chiesa di Firenze; in Francia nessuno lo ricorda. La Corsica è un esempio del pericolo di contagio implicito nello sradicamento. Dopo aver conquistato, colonizzato, corrotto e contagiato gli abitanti di quell’isola, i francesi li hanno subiti come questori, poliziotti, marescialli, sorveglianti e in altre funzioni del genere grazie alle quali essi trattavano a loro volta i francesi come una popolazione più o meno conquistata. Essi hanno anche contribuito a dare alla Francia, presso molti indigeni delle colonie, una reputazione di brutalità e crudeltà.

Guardando ai Corsi è difficile che il nostro pensiero non vada ad un parallelismo con la “lotta al brigantaggio” immediatamente successiva all’unità d’Italia, ed all’odierna «occupazione» di quasi tutti gli uffici pubblici del nord da parte di funzionari meridionali portatori di una cultura che con il settentrione ha poco a che spartire. Quando si elogiano l’unità d’Italia e l’italianità, bisogna dire soprattutto che esse hanno, e largamente, sradicato le culture autoctone. È un procedimento di facile assimilazione, alla portata di chiunque. Ai popoli cui si toglie la propria cultura, o rimangono senza cultura o ricevono qualche briciola della cultura che ci si degna di voler loro trasmettere, poco rimane. In ambedue i casi quei popoli sembrano essere del medesimo colore, e paiono assimilati. Meraviglioso è invece assimilare popoli che conservino viva, benché modificata, la loro cultura. È un miracolo che di rado si realizza. Solo il neofederalismo di G.F. Miglio lo può fare.

Come giustamente ed autorevolmente è stato scritto in questo quotidiano: «…ad ogni indipendenza debba precedere una fase “costituente”, o piuttosto “ricostituente”, che dia vita però a costituzioni molto mondane, flessibili, leggere…». Si è proseguito con: «Per il Veneto […] possibile, attendo se non 700 pagine, almeno 200 di programma buono e concreto.». Tutto ciò è stato compreso ed approvato da più lettori. Al Veneto manca appunto l’equivalente del «Libro Bianco» dello SNP di Alex Salmon per la sua “Scozia possibile”. A rafforzare quest’idea vorremmo ora aggiungere che voler condurre creature umane, si tratti di altri o di se stessi, verso il bene indicando soltanto la direzione, senza essersi assicurati della presenza dei moventi necessari, equivale a voler mettere in moto un’automobile senza benzina, premendo sull’acceleratore. O è come se si volesse accendere una lampada a olio senza aver messo l’olio. Quest’errore è stato denunciato in un testo abbastanza celebre e abbastanza letto e riletto e citato da venti secoli. Eppure si continua a commetterlo.

A questo punto le possibili soluzioni sarebbero che alcune forze politiche stendessero per loro conto il loro “progetto istituzionale”; ma questo ci sembra abbastanza improbabile. I partiti indipendentisti veneti sono ridotti al lumicino di poche manciate (ed esageriamo) di “aficionados”. Di conseguenza anche laddove essi riuscissero a produrre un tale documento, esso sarebbe più il parto del loro leader, piuttosto che un documento elaborato collegialmente, discusso e condiviso. Tìmeo Dànaos et dona ferentis. [Temo i Danai anche quando portano doni]. Come si ricorderà sono le parole pronunciate da Laocoonte ai Troiani per convincerli a non fare entrare il famoso cavallo di Troia nella città. Anche se apparissero più progetti, elaborati da più soggetti partitici, tutti demandati alla all’approvazione della cosiddetta sovranità popolare; probabilmente non faremmo un buon servizio alle nostre comunità. Tìmeo Dànaos et dona ferentis.

L’immediata soluzione pratica è l’abolizione dei partiti politici, ivi compresi quelli sedicenti indipendentisti. La lotta dei partiti e nei partiti, quale quella esistente in questo paese, è intollerabile; il partito unico, che d’altronde ne è l’inevitabile conclusione, è l’estremo grado del male già sperimentato col fascismo; non resta altra possibilità che quella di una vita pubblica senza partiti. Oggi una simile idea suona nuova e audace. Tanto meglio, visto che il nuovo è necessario. Come acutamente osservò Simone Weil, in verità, questa sarebbe semplicemente la tradizione del 1789. Agli occhi degli uomini del 1789, non ci sarebbero state neppure altre possibilità; una vita pubblica quale la nostra nel corso dell’ultimo mezzo secolo sarebbe parsa loro un orrido incubo; non avrebbero mai creduto possibile che un rappresentante del popolo potesse abdicare alla propria dignità al punto da diventare membro disciplinato di un partito.

Rousseau d’altronde aveva chiaramente dimostrato che la lotta dei partiti uccide automaticamente la repubblica. Ne aveva predetto gli effetti. Sarebbe opportuno, di questi tempi, incoraggiare la lettura del «Contratto sociale». Infatti oggi, dovunque ci sono partiti politici, la democrazia è morta. Tutti sanno che i partiti inglesi hanno tradizioni, mentalità e funzioni inconfrontabili con quelle di altri paesi. Tutti sanno altresì che i raggruppamenti in lizza negli Stati Uniti non sono partiti politici. una democrazia dove la vita pubblica si riduca alla lotta fra i partiti politici non è in grado di impedire l’avvento di un partito capace di distruggerla. Se emana leggi eccezionali, si suicida. Se non lo fa, la sua sicurezza vale quella di un uccellino di fronte a un serpente.

Proviamo, invece, a lavorare per la creazione di una “Tavola Rotonda” con assisi tutti i rappresentanti dei soggetti politici indipendentisti.
Cominciamo dal veneto. Si provi ad immaginare che costoro, spinti da autentico spirito civico, lascino le loro beghe, i loro contrasti, i loro meschini litigi per futili motivi, i loro impicci, fuori della porta, e attraverso una discussione pacata ed approfondita licenzino un progetto della sostanza di quanto viene diffuso in Scozia a responsabilità dello SNP. Bisogna farlo subito. Dopo l’auspicata indipendenza, nello scatenamento irresistibile degli appetiti individuali per la conquista del benessere o del potere, sarà assolutamente impossibile cominciare qualcosa. Bisogna farlo immediatamente. E incredibilmente urgente. Mancare questo momento vorrebbe dire incorrere in una responsabilità che è quasi un delitto.

A questo punto si faccia anche un sforzo d’immaginazione: si prefiguri pure un referendum elettronico autogestito ed informale; ma solo dopo una massiccia, e lunga – quanto basta – campagna informativa presso la popolazione avente diritto. Si aggiunga infine (tanto nel campo delle ipotesi si può fare anche questo) che tale referendum venga vinto. Il giorno dopo non si potrebbe legittimamente dichiarare la secessione? Quali Stati o organismi internazionali “democratici” potrebbero opporsi? Dunque, meglio vivere cent’anni da leone che un sol giorno da pecora.




Comenti================================================================================================================================

Michele De Vecchi
3 Febbraio 2014 at 11:04 am #
Facile affermare, come chiusura dell’articolo, che per fare il referendum digitale ci vuole uno sforzo d’immaginazione.

Caro Trentin, con l’immaginazione non si fa una massiccia e lunga campagna informativa: per fare quest’ultima ci vogliono soldi e volontari.

Tutte cose che Plebiscito.eu ha chiesto e sta chiedendo da molto tempo, e che per questo viene da molti in questo blog schernito e ridicolizzato.

Il lavoro che ha fatto Plebiscito.eu, e che sta ancora facendo, è per tutti i Veneti, e lo sta facendo non con l’immaginazione, ma con la buona volontà e con il tempo regalato dai volontari al progetto.

Se poi ancora qualcuno aspetta che l’indipendenza gli venga calata dal cielo per volontà divina, faccia pure: aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, aspetti, …….

Agli altri, che tengano veramente all’indipendenza, Plebiscito.eu chiede un qualsiasi tipo di aiuto; per chi vuole saperne di più c’è il blog http://www.plebiscito2013.eu

Oppure, come dicevo, si può continuare ad aspettare, aspettare, aspettare, aspettare, aspettare, aspettare, aspettare, aspettare, aspettare, aspettare, aspettare, aspettare, …


Alberto Pento
3 Febbraio 2014 at 1:16 pm #
No no, spetar, spetar!

Se pol prategar:

-la rexistensa lengoestega, coultural e çevil

-la demolision/desfamento de i sinboli taliani a scuminsiar dal mito roman, de le raixe latine e de la “çeveltà clasega” e de tuta la retorega regnasemental, resorximental e de la rexistensa conprexa la degralixasion de la lengoa taliana

-desfamento del mito dei morti par la parea taliana de la prima goera mondial

-obiesion a mostruoxetà cofà l’orenda canta mamelega ke exalta li sasini de Cristo, li persecudori de i cristiani e de li ebrei

-boicotajo de le atività e manifestasion a sostegno de l’onidà taliana e de la falba fradelansa talega

-denunça de tute le malefate taliane a dano dei veneti da 150 ani ancò

-rexistensa e obiesion fiscal

-obiesion del voto talian par la so nadura antidemogratega e castual

-altro …


Alberto Pento
3 Febbraio 2014 at 1:28 pm #
Coresion:

conprexa la degralixasion de la lengoa taliana

conprexa la desagralixasion de la lengoa taliana


Michele De Vecchi
3 Febbraio 2014 at 2:42 pm #
Ben, tut condivisibie!!!!
Ti situ drio far tute ste robe???? Spero de sì ….
Qualchedun altro eo drio far tute ste robe???? Spero de sì ….
Anca mi son drio far ste robe che te ha scrit, trane a obiesion fiscal parchè son dipendente e i schei i mei i ciava prima de darmei ….
E des che mi e ti sen drio far ste robe (e spero anca qualchedun altro), cosa vemo otegnù????????????
Forse e meio ciapar anca altre strade ….

Traduzione, visto che siamo in un blog non solo veneto:

Bene, tutto condivisibile!!!!
Tu stai facendo tutte queste cose???? Spero di sì ….
Qualcun’altro sta facendo tutte queste cose???? Spero di sì ….
Anche io sto facendo queste cose che hai scritto, tranne la disobbedienza fiscale perché sono dipendente e i soldi me li fregano prima di darmeli ….
E adesso che io e te stiamo facendo queste cose (e spero anche qualcun’altro), cosa abbiamo ottenuto????????????
Forse è meglio seguire anche altre strade ….


Alberto Pento
3 Febbraio 2014 at 5:02 pm #
No no, ti no te si drio far tute ste robe kì, łe robe le va fate piovegamente, senpre, dapartuto, co tuti e se fate come ke se deve e co forsa … łe xe tute a ri’scio de denuncia penal e par coalkedona de aresto!

Łi to “cai” o guide o leader (,,,) e no faso nomi, no łi xe drio far gnente de tute ste robe, ansi pal pasà łi ga cretegà cruamente ki ke ga ciapà poxision contro ła canta mamełega e ke ga fato contestasion a le manifestasion par l’onedà tałiana … łori łi ama li tałiani e no łi ga gnente contro de łori, i dixe; però no łi vol farse nemighi, łi vol stà en mexo co łi pie e łe man ente do xgalmare e do manopole … łi strenxe le man dei veneti e coele de łi tałiani.

En pì cogna no votar e me par ke łi to cai e caeti fina a l’altro di łi jera senpre en canpagna eletoral a sigar … deme el voto parké naltri semo laoreà, ła nova clàse dirixente veneta ke ła ve portarà a la łebertà … e viste łe rixultanse łi gà pensà ben de darse a łi referendi en rexon e a łi plebesiti via web (envense de darse a l’epega o de tacarse drio el tram).

Dapò so la dexobediensa o obiesion fiscal, contributiva ghe xe mile robe da far e naturalmente coeli ke se propon cofà “cai” li ga da dar el bon somexo anca a ri’scio secoestri e prexon.

Seto, anca on laorador dependente come ti el pol prategar la dexobediensa fiscal no fandose far le fature, le reçevude, li scontrini e metendose d’acordo co li so conpagni de laoro e col paron par boicotar el sostitudo d’enposta.

En po’ cogna parlar ciàro e contar ben come ke xe le robe, sensa enganar, sensa eludar, co ometlà, creansa e amor.

Cogna dir ke sto plebesito lè coel ke lè e ke lomè entel caxo ke ghe fuse miłioni de veneti ke ndase a votar e ke li fuse par l’endependensa … ‘lora e lomè ‘lora se podaria ver ła forsa etno-poledega, organixandose, par enpor a le istitusion rejonal, tałiane e ouropee de endir on referendo vero.

E no xe çerto spetando la majoransa del voto ke se pol canviar le robe … se ga da scuminsiar ente l’ancò, entel dèso a cavarse łe caene ke le ne łiga e ła camisa de forsa ke la ne sofega.

Ke li to cai łi vaga scoła da la storia e da i veri leader come Gandhi e da tuti coełi ke li ga ri’scià e magari perso ła vida par amor de łebertà e de ła so xente.

Dapò cogna ke łi to cai e caeti łi se fàsa tuti on łongo bagno de omiltà … altro ke sitar a barufar par ła carega, par la soramansia, par star davanti, par esar i primi, par star sol palco, par esar sora-sora-sora.


Alberto Pento
3 Febbraio 2014 at 7:02 pm #
Caro mio,

par portar miłioni o anca lomè sentomiła omani veneti en piàsa o a votar ente on plebisito sondajo fato da na asoçasion, cogna en vanti gagnarse ła so fede e el so amor, cogna concoistarse el so cor e ła so mente, cogna farse łuxe, bon somexo ke s’ciantixa.
Me par ke łi to cai e tuti coełi ke te pol metar en canpo ti … no ghe nè ono kel posa podaria meritarse ła fede, el cor, ła mente e el bràso no di go de miłioni o de sentenara de miłara de omani veneti, ma cianca de diexemiła.

Mi ke so tuto fora ke on caregaro, on caopopoło, n’anbisioxo, on scaldascràgni, on furbo e on grand’omo, on połedegante e on corajoxo … ente ła me mexeria omana a gò però na roba ke ła me aia e lè na cosiensa e el senso de łe robe e sento come ke łi xe łi omani drento e fora e ła coerensa de coel ke łi dixe e ke łi fa … e te digo ke no ghe ono de coełi ke te pol nomarme ti e ke ga “anbision” połedeghe ke łi posa meritarse el ben e ła fee de ła xente veneta ben desposta a narghe drio o coeła mia.
No ghe xe boni pastori en vista e el povoło no lè gnancora pronto.
Cognoso coalke bon omo ke podaria ma xe mejo kel staga kieto e kel fasa coel kel xe xa drio far ke xe senpre mejo e de pì de col ke fa e siga łi tanti fanfaroni e anbisioxi sensa creansa e sensa ben ke ghè en volta.


Christian
3 Febbraio 2014 at 10:53 am #
“Chi vedesse i Veneziani quel pugno d’uomini, che vivono con tanta libertà che il più meschino di loro non cambierebbesi con un re; che tutti sono nati, ed educati in modo tale, che altra ambizione non hanno, se non quella di fare a chi più può, affin di conservare con maggiore studio, la loro libertà, e che sono sì fatti ed ammaestrati sin dalla culla, che non vorrebbero rinunziare a una benchè minima particella della loro indipendenza per tutte le altre delizie del mondo chi avesse veduto, dico, cotesti uomini, e che partendo da loro si recasse nelle terre di colui, che vien da noi chiamato il Gran Signore, ritrovandovi delle genti, che non possono essere nate ad altro, che a servirlo, e che per mantenerlo sacrificano la loro vita, potrebbe egli mai credere, che quelli, e questi fossero della stessa natura? Non si avviserebbe egli piuttosto di pensare, che, sortendo da una città d’uomini, foss’entrato in un serraglio di fiere?” Étienne de La Boétie


Federico Lanzalotta
3 Febbraio 2014 at 10:46 am #
ottimo Trentin, è esattamente quello che cerco di far capire ai miei compagni di avventura.

Con un paragone comprensibile, senza il calcolo del cemento armato non si può costruire una casa o almeno sperare che possa reggere al suo peso o ad eventi eccezionali come i terremoti ed il vento.
Ecco, dobbiamo finalmente a pensare a come deve essere la struttura di una convivenza all’insegna dell’indipendenza da uno stato sia italiano o lombardo o veneto che per loro definizione sono comunque centralisti e di conseguenza oppressori della LIBERTÀ.


renato
3 Febbraio 2014 at 8:37 am #
Parole sante. E, speriamo, non al vento !

“………..siate risoluti a non servire più, ed eccovi liberi “


Marcaurelio
3 Febbraio 2014 at 8:27 am #
El Doge
è un leone???
AHAHAHAHAHAHAH!!!!!
Lorenzo e un’altro leone??
AHAHAHAHAH!
Garbin un’altro leone ancora ???
AHAHAHAHAH:!!
Ce deve esse ‘ un errore di concetto a me questi me sembreno tutti belli pecoroni.
Questi dovrebbero fa’ la rivoluzione e raggiunge l’indipendenza?
Ahahahahahah!!!
Sono domestici nati , non c’è niente da fa’ so’ come don Abbondio se er coraggio nun cè l’hai ma come fai a dartelo.
Non avete scampo dovete rimanere sotto la cappella de Roma lavorare e pagare le tasse.
Noi mica stiamo a perdere tempo.


Alberto Pento
3 Febbraio 2014 at 8:04 am #
El toko lo go leto volentiera.

Trentin el scrive:
…Meraviglioso è invece assimilare popoli che conservino viva, benché modificata, la loro cultura. È un miracolo che di rado si realizza. Solo il neofederalismo di G.F. Miglio lo può fare. …

Se me cato d’acordo co la prima parte a gavaria coalke problema co la seconda:
1) le scoàse leghiste
2) el curto respir de sto projeto confenà rento la Talia, mì a prefariso on respiro ouropeo e sensa costrision drento le confinanse taliane.

Padania ??? NO GRASIE !!!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » mar feb 04, 2014 10:18 am

Morosin, referendum: basta traccheggiamenti, ora si va all’attacco

http://www.lindipendenza.com/morosin-re ... allattacco


di GIANLUCA MARCHI

“Indipendenza Veneta ha modificato la propria organizzazione, adesso non siamo più un movimento italian style ma venetian style, cioè a piramide rovesciata, dove saranno protagoniste le 43 aree e dove le cariche saranno brevi e a rotazione. Sulla base di ciò inaugureremo una nuova stagione per spingere la Regione Veneto, attraverso la pressione delle piazze, all’approvazione del progetto di legge n. 342 per l’indizione del referendum sull’indipendenza. E lo faremo non bussando educatamente alla porta regionale, ma aprendola con forza quella porta al punto che ci potrebbe anche restare in mano la maniglia”. Alessio Morosin è il presidente onorario di Indipendenza Veneta, il front-man, colui che è protagonista di un numero crescente di serate organizzate in giro per il Veneto dove accorrono ogni volta centinaia di persone, anche quando si toccano i paesi più piccoli e le condizioni atmosferiche non inducono certo la gente a uscire la sera di casa. Ma siccome si parla di autodeterminazione e di indipendenza, lo spirito della gente Veneta si risveglia.

Dopo il congresso del 26 gennaio scorso che, alla presenza di ben due notai, ha riscritto lo statuto del movimento modificandone appunto la struttura e l’organizzazione.
S’era diffusa la notizia che in quella occasione si fosse consumata la rottura personalistica fra i due presidenti, Morosin appunto (presidente onorario) e Luca Azzano Cantarutti (presidente effettivo), avendo deciso quest’ultimo di non partecipare all’assise.

Ora Morosin si preoccupa di spiegare cosa è effettivamente avvenuto dentro IV: “A lungo – ci spiega – io non ho ma partecipato alle riunioni del direttivo, essendo più che altro impegnato a girare il Veneto in lungo e in largo. Dal contatto coi militanti ho però maturato la convinzione che ormai esistevano due diverse visioni sul modo di condurre la battaglia sul campo: io e la stragrande maggioranza dei circa duemila militanti, siamo più movimentisti, cioè favorevoli a una strategia di attacco. Siamo convinti che la partita o la si conduce o la si subisce e molti si stavano convincendo che la stavamo subendo.

Così il 16 dicembre ho preso parte alla riunione del direttivo, dalla quale sono emerse alcune proposte, fra cui quella di dare al movimento un’organizzazione a piramide rovesciata, cioè con cariche brevi e a rotazione.
Personalmente ho sposato questa tesi, che invece ha visto Cantarutti essere contrario.
(???)
Avvicinandosi il congresso lo stesso Cantarutti, e coloro che la pensavano come lui, hanno ritenuto di non partecipare avendo capito di essere in minoranza.
E questo è quanto. Al congresso abbiamo così deciso di dare importanza alla 43 aree, di costituire una Camera delle aree, e un direttivo eletto per metà da detta Camera e per l’altra metà dallo stesso congresso”.

- Cambio di organizzazione e cambio di strategia. La rinnovata Indipendenza Veneta come si muoverà nelle prossime settimane?

“Partiremo all’attacco e non consentiremo più al consiglio regionale Veneto di giocare con il pdl n. 342 allo scopo magari di arrivare alla fine dell’anno e poi utilizzarlo come traino per le elezioni Regionali del 2015. Daremo alle forze politiche tempi definiti per decidere e se non li rispetteranno chiederemo a gran voce che se ne vadano a casa, mobilitando i cittadini Veneti nelle piazze”.

- E cosa pensa dell’iniziativa annunciata dalla Lega che a marzo intende organizzare centinaia di gazebo in Veneto per sostenere il referendum?

“Per dirla tutta vediamo con sospetto chi viene a organizzare gazebo da noi. Il 1° marzo abbiamo in programma di organizzare una grande manifestazione popolare che spazzerà via qualsiasi gazebo”.

- Al governatore Luca Zaia cosa si sente di dire?

“Noi continuiamo a tenere un canale di comunicazione con il presidente, ma lui deve assumersi le sue responsabilità e non può venirci a raccontare che nei patti di governo Lega-Pdl del 2010 non era contemplato lo svolgimento del referendum per l’indipendenza: da allora le cose sono drammaticamente cambiate per la nostra gente e la sua a questo punto è solo una giustificazione strumentale”.

- Bene, diamo per scontato che il Consiglio regionale approvi il pdl 342. Il governo impugnerà sicuramente la decisione davanti alla Corte costituzionale e a quel punto i governanti regionali così titubanti già ora avranno l’appiglio per fermarsi di nuovo…

“E no, anche davanti all’impugnazione Zaia e la sua giunta dovranno andare avanti e perché lo facciano noi siamo impegnati a trovare gli strumenti per proteggere i governanti regionali da qualsiasi conseguenza.
Infatti, anche se il referendum sarà pagato dagli imprenditori veneti, il governo potrebbe accusare Zaia e gli assessori per danno di immagine e noi intendiamo neutralizzare questa ipotesi.
La giunta Veneta dovrà operare una forzatura della legalità nella legalità. (???)

Mi spiego: quello dell’autodeterminazione è un diritto naturale e pre-politico e dunque non può essere vagliato dalla Corte costituzionale italiana, che nemmeno lo tratta nei suoi articoli.

E’ un diritto superiore, di conseguenza l’unico organo che potrà giudicare la materia è una Corte internazionale di giustizia come è successo nel 2010 nel caso del Kosovo.(??? si ma lomè se ghè a sostegno bona parte de le xenti venete e no coalke milara o dexina de milara de parsone)
Basta, il tempo del traccheggiamento è finito: noi li incalzeremo con un’azione molto forte nelle piazze affinché tutti smettano di giocare e di tirare in lungo la partita del referendum”.

Comenti================================================================================================================================

OX VERITAS VITA
4 Febbraio 2014 at 5:42 pm #
EL DIRITO SOVRACOSTITUSIONAE NON ESISTE !!!!

CASO KOSOVO ALTRO CHE ATTO DI FORZATURA DI LEGALITA’…. E DOVE SONO LE ISTITUZIONI VENETE, NELLA REGIONE ITALIANA VENETO !!!

CASO KOSOVO ( Guerra) STATO DI ETNIA ALBANESE

Il 28 giugno 1989, 600º anniversario della prima battaglia del Kosovo, a Kosovo Polje, sito della battaglia, Milošević – dall’8 maggio Presidente della Repubblica di Serbia – pronunciò un violento discorso contro l’etnia albanese, assimilandola ai turchi ottomani. Da un lato, questo discorso fu una delle cause che portò alla disgregazione della Jugoslavia. Dall’altro, segnò l’avvio di una politica di assimilazione della provincia, con la chiusura delle scuole autonome di lingua albanese e la sostituzione di funzionari amministrativi e insegnanti con serbi o persone ritenute fedeli alla Serbia.
Inizialmente l’etnia albanese reagì alla perdita dei suoi diritti costituzionali con la resistenza non violenta, guidata dalla Lega democratica del Kosovo (LDK) di Ibrahim Rugova. Gli albanesi boicottarono le istituzioni ed elezioni ufficiali e stabilirono istituzioni e scuole separate, dichiararono l’indipendenza della Repubblica del Kosovo (2 luglio 1990), riconosciuta solo dall’Albania (tornata da pochissimo democratica), adottarono una costituzione (settembre 1990) e tennero un referendum sull’indipendenza (1992), che registrò l’80% dei votanti con un 98% di sì (senza riconoscimento ma con osservatori internazionali).

Il Kosovo è un territorio amministrato dall’ONU, non può considerarsi una nazione indipendente, dato che la sola dichiarazione di indipendenza unilaterale non è una condizione sufficiente in tal senso per il pieno ottenimento giuridico della piena sovranità. Non solo la Serbia non ne ha riconosciuto l’indipendenza, ma pure Russia e Cina, cioè due membri permanenti del consiglio di sicurezza dell’Onu, hanno posto il veto a tale atto. In questo momento, la Serbia riconosce sì le istituzioni kosovare, ma non come istituzioni di uno stato terzo, bensì come istituzioni di autogoverno di un territorio serbo, tanto che, ufficialmente, in Kosovo vige ancora la risoluzione numero 1244 del consiglio di sicurezza dell’Onu,che riconosce il territorio kosovaro pienamente sotto sovranità serba.

CASO SUDAN (guerra)

La seconda guerra civile sudanese incominciò nel 1983 e fu una continuazione della prima guerra civile sudanese che era durata dal 1955 al 1972. Iniziò nel Sud Sudan ma si diffuse nelle regioni delle montagne di Nuba e del Nilo Azzurro sul finire degli anni ottanta. Con 1,9 milioni di morti e 4 milioni di profughi fu una delle più sanguinose guerre dalla fine della seconda guerra mondiale. Il conflitto ebbe ufficialmente fine con l’accordo di Naivasha, un trattato di pace firmato nel gennaio del 2005.

TUTTE LE VIE PACIFICHE CONDUCONO ALL’INDIPENDENZA …ahahahhaah !! BASTA CREDARGHE E METARE FIORI NEI CANNONI !!! OPURE FARE I PLEBISCITI VIRTUALI E DIGITALI COI COMPUTER CHE SPARA COME I FUXILI !!! CHE PARACULI ITALIANI …..CERGARI DEMOCRISTIANI FIN AL MIDOEO !!!

Dai guardiamo:

Sudan – guerra http://it.wikipedia.org/wiki/Seconda_gu ... e_sudanese
Kosovo – guerra http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_del_Kosovo
Serbia e Montenegro – previsto per costituzione
Timor Est – guerra http://www.dirittinegati.eu/?p=760
Palau – concessa dagli Stati Uniti http://it.wikipedia.org/wiki/Palau_(stato)#Storia
ANP – guerra (ancora in corso)
Eritrea – guerra http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_ ... za_eritrea
Rep. Ceca e Slovacca – prevista per costituzione
Rep. Jugoslave – guerra (sì anche la Slovenia) http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_dei_dieci_giorni
Ex URSS – prevista per costituzione
Namibia – guerra http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_ ... la_Namibia
Irlanda – guerra http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_irlandese
Iraq – guerra http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_ang ... a_del_1941
Siria – sfrutta la WWII http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Siria...
India – lotta civile http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell'India...
Romania – guerra http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_ ... nza_rumena
Corea – guerra http://it.wikipedia.org/…/Corea_sotto_il_dominio...

IL VIDEO DELLA SAPIENZA ??? MAH !!!

http://www.youtube.com/watch?v=85_IEU6y_dI


Bepi
4 Febbraio 2014 at 8:35 pm #
Scoltime ben qua, scaldarisi ke no ti xe altro. Se deso se xe drio sercar de tornar libari co e bone xe apunto par evitar na guera. Come ke savemo, el menestròn, se ti ghe alsi el fogo soto el taca a bojer, e a son de bojer el va fora de la pignata e sucede el desìo. Mejo sbasar el fogo e far le robe co testa. Lassa far a ki ke ste robe le sa. El dirito soracostitusional, o internasional ke lo ti vogi ciamar, esiste, par fortuna, e el serve anca par evitar le guere. Serto che se i la mena massa par e longhe sta facenda, el riscio che se riva al sera sera el ghe xe, purtropo. Ma no stemo ciamarsela, par carità de Dio!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » gio feb 20, 2014 6:24 am

Plebiscito digitale, gli organizzatori cercano delegati

Immagine

http://www.lindipendenza.com/plebiscito ... o-delegati

Dopo aver votato il referendum sul quesito “Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica Federale indipendente e sovrana? Sì o No”, sarà possibile, per chi lo vuole, esprimere una preferenza per nominare dieci delegati chiamati a rendere esecutivo il risultato del referendum di indipendenza del Veneto del 16-21 marzo 2014.

A partire dal 20 febbraio alle ore 9 e fino alle ore 18 del 28 febbraio 2014 attraverso l’apposito modulo pubblicato sul sito http://www.plebiscito.eu sarà possibile presentare la propria candidatura per essere eletto a far parte della delegazione di dieci cittadini veneti che saranno chiamati a rendere esecutivo il risultato del referendum di indipendenza del Veneto del 16-21 marzo 2014.

I prerequisti per potersi candidare a delegato sono i seguenti:

essere un cittadino veneto iscritto alle liste elettorali di un comune del Veneto;
non ricoprire alcuna carica elettiva o di nomina politica all’interno di organi dello stato italiano (parlamento, governo, consigli e giunte regionali, provinciali e comunali, organi della magistratura)
non ricoprire alcuna carica di nomina politica all’interno di aziende pubbliche, o controllate da parte di organi dello stato;
possono candidarsi i cittadini veneti che ricoprivano le cariche elettive, o di nomina politica suindicate se, all’atto della candidatura forniscono una lettera di dimissioni controfirmate per accettazione dal legale rappresentante dell’organo da cui si sono dimessi.
Ogni candidato dovrà fornire:

nome e cognome
data e luogo di nascita
indirizzo e luogo di residenza
email
telefono
documento di identità
un documento che attesti la residenza (bolletta luce, acqua, gas, telefono, o certificato di residenza, o simili)
Ogni candidato potrà fornire:

una propria immagine (dimensioni 150 x 150 pixel)
uno slogan della propria campagna [dato obbligatorio]
un testo riassuntivo del programma (massimo 2000 caratteri spazi compresi)
un link a una pagina web di propria preferenza
Le candidature in regola con tali prerequisiti e pervenute nel periodo temporale indicato saranno quindi pubblicate in ordine di ricezione nella sezione candidati a partire dal 1° marzo alle ore 12.

Ufficio Stampa – Plebiscito.ue
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