Comitato 1866 (area fiło leghista)

Re: Comitato 1866 (area fiło leghista)

Messaggioda Berto » lun mag 23, 2016 2:59 pm

Le verità sui politicanti e la democrazia diretta
ENZO TRENTIN

http://www.lindipendenzanuova.com/le-ve ... ia-diretta

La Grecia antica ci ha lasciato una grandissima intuizione: la verità di ciascuno è là dove ciascuno arresta la propria indagine, là dove smette di approfondire. E naturalmente questo è totalmente legato alla capacità di analisi, di approfondimento, di ciascuno.
Così, le verità di chi approfondisce sono molto diverse da quelle di chi si ferma in superficie.

Il politicante è colui che svolge attività politica con scarsa competenza, per lo più con mire ambiziose e per trarne vantaggi personali; ha sempre in bocca le grandi e nobili parole e la solenne indignazione, diceva Benedetto Croce.

I brani che seguono sono tratti da un libro edito nel 1902: “La démocratie et les partis politiques” (“La democrazia ed i partiti politici”). L’autore è uno dei fondatori della sociologia politica: Moisei Ostrogorski (1854-1921). Egli studiò il periodo politico della seconda metà del 1800 in Inghilterra e negli USA. A leggere la sua opera, malgrado sia trascorso oltre un secolo, ne viene fuori una fotografia della situazione italiana di oggi:

“Si formò tutta una categoria di uomini di bassa levatura che cercavano nella politica, ed in particolare nelle sue acque sporche, i loro mezzi di sostentamento”[6.5].
“Si caratterizzavano ovunque come un elemento particolare nella società che degradava la politica al punto da rendere come dispregiativo il termine stesso di «politico»” [6.6].
“[…] restavano i predoni, […] che erano i politici. Esigevano il loro bottino. Come remunerazione per i loro servigi domandavano dei posti nell’amministrazione” [6.7].
“I nuovi impiegati spesso non avevano nessuna competenza per l’impiego che gli si conferiva, il loro solo merito era di «avere aiutato XY»”. Questa prassi, “[…] deteriorò il servizio pubblico […] stabilendovi al posto del merito, della competenza e dello zelo professionale l’intrigo ed il favoritismo, per spalancare le porte ad avventurieri e mercenari famelici. Non c’erano che i partiti organizzati che ci guadagnassero con questo sistema il quale procurava loro eserciti di militanti per le elezioni disseminati su tutta l’estensione del paese, disposti a tutto pur di fare trionfare il partito” [6.8].
“Il Governo è messo al servizio di interessi particolari […] contro l’interesse generale; legislazione e amministrazione si vendono e si comperano; anche le cariche politiche sono di fatto messe all’asta” [6.9].

Come contraltare oggi possiamo aggiungere ciò che si trova in “La democrazia diretta vista da vicino!” (Ed. Mimesis). Autore Leonello Zaquini, un ingegnere italiano emigrato in Svizzera, nei primi anni del 1990, al tempo dei “cervelli in fuga”, che è stato eletto nel Consiglio comunale della città degli orologiai, e che racconta la democrazia diretta, il suo uso, i suoi effetti sui cittadini e sui rappresentanti:

«Un esempio, di certo minimo per l’importanza e l’economia del paese, può chiarire la cosa. Pochi anni fa il Parlamento Svizzero ha risposto negativamente alla proposta di assegnare un telefono portatile ai parlamentari. “Soprattutto in caso di trasferte all’estero la spesa potrebbe essere importante” è stata la motivazione. La notizia ha generato in molti l’impressione positiva di uno scrupolo estremo e di grande correttezza. Probabilmente, più che una impressione, è un fatto reale: i politici svizzeri sono in maggioranza corretti. Ma da che sono io stesso Consigliere comunale, presumo che a generare questi scrupoli non ci siano solo la buona educazione e la correttezza individuale. Questa è probabilmente mantenuta viva dall’eterno quesito: “e se i cittadini prendono l’iniziativa?“, o anche: “Come reagiranno i cittadini quando sapranno che ci siamo attribuiti un telefono portatile?“».

Anche la questione dei salari dei parlamentari e del loro statuto torna periodicamente alla ribalta. Recentemente c’è chi ha chiesto, come il Consigliere agli Stati del Cantone Zugo Joachim Eder, di non concedere più indennità di pernottamento ai parlamentari se questo non avviene fuori casa. Qualche mese prima, il Consigliere nazionale Hans Grunder aveva dal canto suo depositato un’iniziativa parlamentare – non ancora trattata dal plenum – in cui chiedeva di limitare la durata del mandato per evitare che il legislativo si trasformi in «modo latente in un parlamento di professionisti». Pur rimanendo un parlamento di milizia – ossia strutturato in modo tale che i suoi membri possono continuare ad esercitare un altro lavoro oltre al loro mandato politico – il Parlamento svizzero si è viepiù professionalizzato negli ultimi decenni. In media un mandato nel Consiglio nazionale (camera bassa) implica un onere lavorativo minimo del 50% e nel Consiglio degli Stati del 70%. [ http://www.tvsvizzera.it/swissinfo/Quan ... 20107.html ]

Nel “Belpaese” lo Zio Tom Luca Zaia, e gli altri manovali, braccianti e peones dell’indipendentismo veneto suoi pari, vogliono spendere 14 milioni di Euro per un referendum consultivo che non avrà alcuna possibilità di deliberare niente, ma che nelle intenzioni dei proponenti servirà a rafforzare politicamente il Presidente della Regione Veneto, nelle sue velleitarie richieste al governo centrale.

E intanto un nuovo record del debito pubblico italiano è stato stabilito a marzo. Secondo i dati di Bankitalia, contenuti nel Supplemento “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 14 miliardi rispetto a febbraio, salendo a 2.228,7 miliardi. L’indebitamento dell’Amministrazione centrale è cresciuto di 13,9 miliardi, mentre quello degli Enti locali e di quelli di previdenza è rimasto complessivamente stabile. Quanto alle entrate tributarie registrate a marzo, esse sono state pari a 27,8 miliardi, stabili rispetto allo stesso mese del 2015, portando a 89,6 miliardi quelle del primo trimestre, in rialzo di 3,9 miliardi su base annua (+4,6%). “Al netto, però, della disomogeneità delle scadenze fiscali – rileva Bankitalia -, la crescita del gettito fiscale sarebbe più modesta”.
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Re: Comitato 1866 (area fiło leghista)

Messaggioda Berto » lun mag 23, 2016 3:16 pm

25 ani de Lega e de Liga cosa ne gałi portà?
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Anesion del Veneto a el stado talian - el plebesito trufa
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Re: Comitato 1866 (area fiło leghista)

Messaggioda Berto » mer set 21, 2016 2:14 pm

Anesion del Veneto a el stado talian - el plebesito trufa
viewtopic.php?f=139&t=518

I plebisciti di annessione all'Italia avevano soltanto un valore consultivo confermativo ed erano senza alternative, perciò la maggioranza era scontata in quanto di fatto l'annessione era già avvenuta, era un dato di fatto:

https://it.wikipedia.org/wiki/Plebiscit ... d%27Italia

Quesito province napoletane e siciliane:
Il popolo vuole l'Italia Una e Indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale e i suoi legittimi discendenti?

Quesito Marche e Umbria:
Volete far parte della monarchia costituzionale del Re Vittorio Emanuele?

Quesito per le province ex austriache tra cui il Veneto:
Dichiariamo la nostra unione al Regno d'Italia sotto il Governo monarchico-costituzionale del re Vittorio Emanuele II e de' suoi successori.

Se i veneti proprio non volevano essere annessi all'Italia potevano votare NO, se hanno votato SI è stato perché lo volevano o perché per paura sono stati vigliacchi. Onore ai pochi che hanno votato NO! o i NO erano tutti finti?

I veneti xełi stà viłiaki?
Co Napoelon i venesiani łi ga abdegà; co ła Talia i veneti łi ga votà SI par l'anesion!
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Re: Comitato 1866 (area fiło leghista)

Messaggioda Berto » mer set 21, 2016 8:29 pm

I plebisciti di annessione all'Italia avevano soltanto un valore formale consultivo (confermativo o no) in quanto di fatto l'annessione era già avvenuta, tutti i territori e le genti chiamate a questa consultazione erano già dominio e sudditi dei Savoia e parte integrante dello Stato Italiano.
Se anche le maggioranze avessero votato No anziché SI, non cambiava assolutamente nulla, in quanto il plebiscito non aveva valore sovrano ma solo consultivo.


Il plebiscito di annessione del Veneto al Regno d’Italia dell’ottobre 1866
di Daniele Trabucco (*)

http://storiacostituzionale.altervista. ... ABUCCO.pdf

Una delle ragioni portate a sostegno della necessità di indire un referendum consultivo sull’indipendenza del Veneto dall’Italia è di natura storica. Nella risoluzione n. 44/2012 del Consiglio regionale del Veneto, ma il giudizio è condiviso da diversi storici (si veda il bel lavoro di Ettore Beggiato,
1866: La grande truffa ), si afferma perentoriamente che il plebiscito di annessione del Veneto al Regno d’Italia dell’ottobre 1866 è stato “caratterizzato da una serie di azioni truffaldine messe in atto dal Regno d’Italia”. A riguardo, infatti, c’è chi ha parlato, come Indro Montanelli, di plebiscito truffa.

Prima di entrare nel dettaglio del problema, consistente nel ruolo che ebbero i plebisciti nella formazione dello Stato unitario italiano, è opportuno brevemente ricordare che, di contro alla tesi sostenuta dagli internazionalisti secondo i quali il Regno d’Italia, proclamato nel marzo 1861, rappresenta uno Stato nuovo sorto dalle fusioni degli Stati pre-unitari con il Regno di Sardegna, per cui dovrebbe parlarsi di estinzione tanto dello Stato sardo quanto degli Stati con esso fusi e di simultanea e successiva creazione di nuovi Stati fino alla definitiva creazione del Regno d’Italia, ha prevalso la tesi dei costituzionalisti: il Regno d’Italia non
rappresenta giuridicamente uno Stato nuovo rispetto al precedente, ma la sostanziale continuazione del Regno di Sardegna il quale non ha mai perduto le sue caratteristiche essenziali, registrando solo un ampliamento di dimensione territoriale.

Ora, la funzione che ebbero i plebisciti nel processo di formazione del Regno d’Italia non può prescindere da questa interpretazione. Anche se le formule usate nelle consultazioni non furono tutte eguali e spesso questi plebisciti furono visti come manifestazioni dal contenuto bonapartista, richiamando le ratifiche popolari
all’autoritarismo consolare e imperiale, ebbero comunque il merito di “aggiungere un crisma di legittimazione democratica all’opera elitaria e per alcuni aspetti minoritaria di costruzione risorgimentale” (Ghisalberti). Nella prassi, però, i plebisciti non assunsero alcun carattere internazionale, ma meramente interno, e in
molti casi furono indetti dallo stesso governo del Regno di Sardegna, sancendo la continuazione della situazione che si era determinata con l’occupazione e che era stata costituzionalmente consacrata con la precedente estensione a territori annessi dello Statuto Albertino del 1848. Pertanto l’accettazione popolare non ebbe un valore formativo del nuovo ordine che si era instaurato, ma unicamente
dichiarativo della volontà di continuarlo. E quand’anche i plebisciti furono indetti dai governi provvisori localmente costituitisi, questi agirono in nome e per conto del Re di Sardegna. Una prova di questo fu l’annessione della Lombardia al Regno sardo in seguito ad accordi internazionali, senza che venisse indetto un
plebiscito, essendosi ritenuto valido quello celebrato nel 1848.

(*) Assegnista di ricerca post-dottorato in Istituzioni di Diritto Pubblico presso l’Università degli Studi di Padova




I Plebisciti per l'annessione al Regno Sabaudo
di Fonso Genchi
venerdì 25 marzo 2011

http://palingenesicom.blogspot.it/2011/ ... sciti.html

In questo periodo in cui si celebra il 150° anniversario dell'Unità d'Italia - non so se ci avete fatto caso - non si menzionano mai, o quasi, i famosi "plebisciti". Eppure l'unificazione italiana è stata legittimata e sancita proprio in seguito a questi plebisciti che si sono susseguiti dal 1859 al 1870.
Allora, come mai vengono praticamente ignorati?

Una ragione c'è.

Prima, però, c'è da dire che i plebisciti avevano una finalità ben precisa, che non era certamente quella di dare al popolo la possibilità di scegliere se annettere o meno il proprio stato al Regno di Sardegna (prima del 1861) e al Regno d'Italia (dopo il 1861).
La finalità dei plebisciti era quella di cancellare dalla storia l'invasione militare da parte del Regno Sabaudo, cosiddetto di Sardegna (in realtà, Piemonte): alla storia sarebbe passata, invece, la volontà del popolo di creare l'Italia; fatto certamente più adeguato a essere ricordato come fondamento della nascita di un paese e ad essere accettato dalla comunità internazionale; la conquista sabauda doveva apparire frutto del diritto.

Ma torniamo alle ragioni per cui i plebisciti sembrano essere i grandi assenti di queste celebrazioni. Certamente il fatto che ne siano stati fatti tanti e in periodi diversi, contribuisce a che non siano facilmente "celebrabili". Ma la vera ragione di questa latitanza dei plebisciti nelle attuali celebrazioni è dovuta essenzialmente a un certo pudore, una certa vergogna che si ha nel parlarne e che scaturisce dalla loro vera natura, dalle reali modalità in cui si svolsero.

Infatti, non si esagera se si dice che furono una vera e propria messa in scena, una farsa, una truffa.

Essi si svolsero senza alcuna tutela della segretezza del voto: quasi sempre si dovette votare prendendo, sotto gli sguardi e... le baionette dei soldati piemontesi, la scheda pre-votata da uno dei due mucchi - quello delle schede del "SI" o quello delle schede del "NO" (di diverso colore) - e mettendola nell'urna relativa al "SI" o al "NO". Già soltanto per questa ragione si possono ritenere falsati.

Ma vi fu molto di più... «Ci eravamo fatti rimettere i registri delle parrocchie per formare le liste degli elettori. Preparammo tutte le schede per le elezioni dei parlamenti locali, come più tardi pel voto dell’annessione. Un picciol numero di elettori si presentarono a prendervi parte: ma, al momento della chiusura delle urne, vi gittavamo le schede, naturalmente in senso piemontese, di quelli che si erano astenuti».

Queste dichiarazioni si possono leggere nel Memoriale di Filippo Curletti, capo della polizia politica e molto vicino al Cavour, a proposito delle votazioni del Plebiscito nella città di Modena.

Il Curletti prosegue: «In alcuni collegi, questa introduzione in massa, nelle urne, degli assenti, - chiamavamo ciò completare la votazione - si fece con sì poco riguardo che lo spoglio dello scrutinio dette un numero maggiore di votanti che di elettori inscritti». Infine, seppur non da testimone diretto, nel suo Memoriale ci informa anche sui "brogli" in altri luoghi di cui era a conoscenza: «Per quel che riguarda Modena, posso parlarne con cognizione di causa, poiché tutto si fece sotto i miei occhi e sotto la mia direzione. D’altronde le cose non avvennero diversamente a Parma ed a Firenze».

D'altronde i risultati furono, come li definiremmo oggi, di stampo "bulgaro", con maggioranze schiaccianti. In Veneto, ad esempio, i SI furono 647.436 e i NO soltanto 62... (in Sicilia: 432.053 SI e 667 NO; il 99,85% contro lo 0,15%...).

Dove, chissà per quale ragione (inettitudine dei funzionari piemontesi? Elevato coraggio della popolazione locale?), il risultato fu avverso all'annessione (per esempio a Poggio Imperiale, in Puglia, dove, su 278 votanti, vi furono 72 SI e 206 NO), presto si scatenarono le ritorsioni e l'occupazione militare dei luoghi.

Eppure il Re Vittorio Emanuele II, con molta ipocrisia, ebbe a dire nell'ottobre del 1860, preannunciando gli imminenti plebisciti nell'ex Regno delle Due Sicilie nel suo manifesto "Ai Popoli dell'Italia Meridionale": «Le mie truppe si avanzano fra voi per raffermare l’ordine: Io non vengo ad imporvi la mia volontà, ma a fare rispettare la vostra. Voi potrete liberamente manifestarla: la Provvidenza, che protegge le cause giuste, ispirerà il voto che deporrete nell’urna».

La stessa ipocrisia traspare ancora oggi dalle lapidi e dalle insegne di quelle piazze e quelle vie dedicate al "Plebiscito". Oramai, pare, siamo abbastanza maturi da vergognarci di queste pseudo consultazioni popolari tanto da non menzionarle in questo anno di celebrazioni; forse, quindi, potremmo pure provvedere a cambiare nome a queste piazze e a queste vie...
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Re: Comitato 1866 (area fiło leghista)

Messaggioda Berto » sab ott 29, 2016 6:56 pm

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Re: Comitato 1866 (area fiło leghista)

Messaggioda Berto » ven apr 27, 2018 8:35 am

1848, 1866, 2017
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Immagine
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Il mito risorgimentale e le sue falsità italico-romane
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I primati dello stato italiano e dell'Italia in Europa e nel mondo
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Re: Comitato 1866 (area fiło leghista)

Messaggioda Berto » ven apr 27, 2018 8:45 am

Ła storia del Veneto o Venetia e de łe so xenti no ła xe lomè coeła de Roma e dei romani e/o de Venesia e dei venesiani.
I miti de Roma e de Venesia no łi ga da sofegar, scondar, xmignolar ła variegà realtà storega de ła tera veneta e de łe so xenti.

viewtopic.php?f=49&t=271
http://www.filarveneto.eu/storia-veneta-2


25 marso e 25 apriłe feste venesiane
viewtopic.php?f=122&t=1553


I veneti del Veneto xełi on popoło e na megnoransa nasional?
viewtopic.php?f=183&t=1731


Palmerini: referendi, contrasti e cauxe enternasionali
viewtopic.php?f=126&t=733


Il venezianismo è una idolatria politica antiveneta
viewtopic.php?f=167&t=2692


El mito de Venesia lè n'entrigo par l'endependensa veneta
viewtopic.php?f=183&t=1816
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Re: Comitato 1866 (area fiło leghista)

Messaggioda Berto » ven apr 27, 2018 8:56 am

Coel parlamento veneto de tuti i veneti, mai nato e ke i venesiani ke łi gheva el poder no łi ga mai promòso
viewtopic.php?f=183&t=2597


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Re: Comitato 1866 (area fiło leghista)

Messaggioda Berto » mer mag 22, 2019 8:24 am

La truffa ideologica venetista della falsa tesi secondo cui il Pebiscito del 1866 fu una truffa
viewtopic.php?f=176&t=2859
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