L’antiebraismo e l’antisraelismo di certi veneti marciani

L’antiebraeixmo e l’antisemetixmo de çerti veneti marciani

Messaggioda Berto » lun feb 22, 2016 11:00 am

Ebrei tałiani, risorximento e I goera mondial
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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L’antiebraeixmo e l’antisemetixmo de çerti veneti marciani

Messaggioda Berto » mer mag 25, 2016 10:55 am

???

Venessia e li Giudii.
Quello che i tradizionalisti e legittimisti apprezzano e che invece i venetisti atei non sanno, né vogliono sapere, preferendovi Robespierre.

Segnalazione di Maurizio-G. Ruggiero

http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=6091

Ghetto Vecchio a San Geremia. Qui si stendeva anticamente un tratto di terreno, chiamato il getto o il ghetto, perché, come scrive il Temanza nelle illustrazioni all’Antica Pianta di Venezia, era la sede delle pubbliche fonderie, ove si gettavano le bombarde, e del magistrato presidente alle stesse. Tali fonderie esistevano fin dal secolo XIV, leggendosi in una Parte [deliberazione] del 29 maggio 1306: Cum tempore quo diminuta fuerunt salaria, fuisset diminutum salarium Nicolao Aymo qui est officialis ad Ghettum ecc. Avevano cessato d’esistere però nei primordii del secolo XV, poiché nel 1458 un Gasparino De Lon, avente l’età di 50 anni, citato come testimonio in una contesa giurisdizionale fra il parroco di San Geremia, e quello dei Santi Ermagora e Fortunato, dopo aver detto che il luogo ideo vocabatur el getto quia erant ibi ultra duodecim fornaces, et ibi fundebatur aes, soggiunse che si ricordava d’aver veduto quelle fonderie nella sua puerizia, e che erant deputati tres domini ad eundem locum et offitium, prout sunt ad alia offitia, et erant scribanus et alii officiales, et vìvebant centum personae quodammodo ex illo offitio.

Dal documento medesimo si rileva che il ghetto era chiuso tutto all’intorno, e che, per mezzo d’una porticella e d’un piccolo ponte attraversante il rivo, si passava ad un terreno vicino, ove solevansi accumulare le macerie delle fornaci.

Anche questo secondo riparto, o per la vicinanza al primo, o perché là pure si fossero in seguito stabilite alcune fonderie, si disse il ghetto, ed ebbe l’aggiunta di nuovo al fine di contraddistinguerlo dall’altro, che prese il nome di vecchio. Perciò il Sabellico circa il 1490 così scrisse: … sublicium… Hieremiae pontem revise, ubi cum trascenderis, ad laevam flectito. Hic subito dextera occurrit aerificina vetus, patrio sermone jactum vocant, locus hodie magna ex parte dirutus. Ex ea insula in campum undique aedificiis clausum ponte trascenditur. Est is undique ut insula circumfluus; recentiorem jactum nominant. Tenuis rivus Hieronymi aram inde dividit[4].

Tanto il Ghetto Vecchio, che il Nuovo si destinarono nel 1516 per abitazione agli Ebrei, ed essendo stata Venezia forse la prima città a voler divisi gli Ebrei dai Cristiani, od almeno trovandosi gli Ebrei più numerosi a Venezia che altrove, il nome Ghetto divenne celebre così da passare a tutti gli altri luoghi di terraferma, e degli altri Stati eziandio, ove i figli d’Israele vennero costretti ad abi­tare insieme.

Ai medesimi poi nel secolo XVII si concesse un terzo riparto prossimo agli altri due, il quale, usandosi già la voce ghetto ad indicare un luogo destinato a soggiorno degli Ebrei, assunse la denominazione di Ghetto Novissimo.

Esposta così la vera etimologia della voce suddetta, che alcuni erroneamente vogliono derivare dal caldeo ghet (gregge) oppure dall’ebraico nghedad, e siriaco nghetto (congregazione, sinagoga) di­remo due parole sulle vicende dell’Ebraica Nazione in Venezia.

Si conosce dal Gallicciolli che fino dal 1152 aveva stanza fra noi. Probabilmente da principio abitava alla Giudecca. Nel secolo XIV, abusando dell’usure, venne confinata nella terra di Mestre. In seguito si richiamò, ma con condotta limitata ad un numero determinato d’anni, la quale, mediante l’oro sborsato al Governo, di tempo in tempo rinnovavasi.

Gli Ebrei nel 1534 costituirono un’Università, composta di tre Nazioni, denominate Levantina, Ponentina, e Tedesca, a cui nel 1722 si preposero gli Inquisitorì sopra l’Università. Anticamente erano soggetti a rigorosissime discipline. Dovevano portare un segnale che li distinguesse dai Cristiani, e que­sto consisteva ora in una O di tela gialla, ora in una berretta gialla, ora in un cappello coperto di rosso. Sorpreso un Ebreo a giacere, con una donna cristiana, se quella fosse stata meretrice, pagava, per legge 19 luglio 1429, cinquecento lire, e rimaneva prigione [carcerata] per sei mesi; se non fosse stata donna di partito [prostituta], stava in carcere per un anno, e pagava parimenti lire cinquecento.

Non potevano gli Ebrei esercitare alcun’arte nobile, eccetto la medicina, e nemmeno alcun’arte manuale. Era ad essi severamente vietato da principio di acquistare case od altri possessi. Dovevano finalmente, come abbiamo riferito, abitare nel Ghetto, le cui porte venivano chiuse dal tramonto al levare del sole, essendovi guardie e barche armate all’intorno per impedire ogni contravvenzione.

Ghetto Vecchio e Ghetto Nuovo (Ponte di) a San Girolamo. Questo Ponte è così denominato, perché sta fra il Ghetto Vecchio ed il Ghetto Nuovo, unendoli insieme.

Schiavine (Calle delle) a San Luca. Qui probabilmente si lavo­ravano quelle grosse coperte di lana appellate schiavine, di cui i nostri progenitori facevano fiorito commercio. Abbiamo una Ducale 24 febbraio 1744 di Pietro Grimani, donde appare che Venezia era la sola città dello Stato in cui potessero esistere fabbriche di schiavine.

La Calle delle Schiavine, a San Luca, è così denominata fin dal secolo XIV, leggendosi in una sentenza dei Signori di Notte al Criminal: ad curtem Sclavinarum ad pontem Fusariorum [in corte delle Schiavine presso il Ponte dei Fusari] colla data del 21 febbraio 1354 M. V. [more veneto, equivalente al 21 febbraio 1355].

E sappiamo dalle Raspe dell’Avogaria di Comun che, abitando nel secolo seguente un Datalo ebreo in curia [corte] da le Schiavine, ad Pontem Fusariorum, contrasse amicizia con una sua vi­cina cristiana di nome Giacometta, moglie d’un Tommaso di Giuriano, e giacque con lei più fiate [volte], laonde, con sentenza 13 giugno 1444, fu condannato ad un anno di carcere, ed a cinquanta lire di multa.

La Giacometta poi, per avere ardito, tamquam sus immunda [alla maniera di un’immonda scrofa], di mescolarsi con un ebreo, venne pur essa condannata, con sen­tenza 1° agosto successivo, a quattro mesi di carcere, ed alla per­dita della dote. Per l’intolleranza religiosa di quei tempi vedi Ghetto Vecchio.

Y Tassini Giuseppe, Curiosità veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. Introduzione, revisione e note di Lino Moretti. Prefazione di Elio Zorzi. Filippi Editore, Venezia 1970, pp. 285-287 e 585. Note e traduzione dei brani latini sono redazionali.

[1] “Nel tempo in cui erano stati decurtati i salari, fu diminuito anche il compenso spettante a Nicolò Aymo, che era il funzionario che sovraintendeva al Ghetto”.

[2] “Perciò veniva chiamato il Ghetto, poiché vi erano in quel luogo più di dodici fornaci, ed ivi si fondeva il bronzo”.

[3] “Erano deputati a sovraintendere a quel luogo [al Ghetto] e a quell’incarico tre Signori, ora destinati ad altri incarichi, e vi erano uno segretario e altri funzionari e in un modo o nell’altro a cagione di quell’ufficio campavano cento persone”.

[4] “Torna al ponte di legno di Geremia e, oltrepassatolo, svolterai a sinistra. Qui si trova subito un’antica officina dove si fonde il bronzo, che nella parlata dei nostri Padri chiamano getto, luogo oggi in gran parte demolito. Da quell’isolato, tramite un ponte, si passa in un terreno chiuso da tutti i lati. Esso è, come un’isola, bagnata da ogni parte dall’acqua, che chiamano getto nuovo. Da lì il piccolo rivo di [San] Girolamo divide il recinto”.

[5] Raspe erano dette i libri in cui si registravano le sentenze in materia criminale di ogni specie. L’Avogaria di Comun era la Magistratura che promuoveva la pubblica accusa nel Dogado veneziano.

[6] La visione dell’autore, Giuseppe Tassini (1827-1899) il quale scrive nel tardo ‘800, è quella liberal-massonica e, quindi, radicalmente anticattolica, tipica del cosiddetto Risorgimento italiano.

Questo articolo é stato pubblicato 10 marzo 2014, 10:37 ed é archiviato sotto Attualità. Resta aggiornato attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento oppure inviare un trackback dal tuo sito.
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L’antiebraeixmo e l’antisemetixmo de çerti veneti marciani

Messaggioda Berto » dom dic 18, 2016 8:42 pm

Ke pena sto poro łeghista kel ghe someja a tanti venetisti ke łi ła ga co łi ebrei:
https://www.facebook.com/IsraelAkshav/v ... 0711072042
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Messaggioda Berto » mer gen 18, 2017 10:29 pm

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Messaggioda Berto » mer gen 18, 2017 10:41 pm

Rasixmo e rasisti contro łi ebrei e Ixrael e i crimini de l'ONU
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Le ensemense só e contro łi ebrei
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Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei
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Messaggioda Berto » sab set 02, 2017 9:26 am

Altri pori veneti ke łi ła ga co łi ebrei

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Messaggioda Berto » ven nov 03, 2017 9:13 pm

Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei
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Islam, palestinesi, ebraismo, ebrei, Israełe
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L’antiebraeixmo e l’antixraelixmo de çerti veneti marciani

Messaggioda Berto » dom nov 19, 2017 5:39 pm

Na 'olta a jeremo anca "amighi", pecà!

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Mi a me dimando come ca se fa a esar nasionalisti veneti, par l'endependensa de ła Catałogna e esar antiebreo e antixraełian e rivar a dir robe false contro łi ebrei e Ixrael.


Mi amo łi ebrei e Ixrael

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Gerusalemme capitale storica sacra e santa di Israele, terra degli ebrei da almeno 3 mila anni
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Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei
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L’antiebraeixmo e l’antixraelixmo de çerti veneti marciani

Messaggioda Berto » dom dic 24, 2017 4:52 pm

Chi parteggia per i palestinesi parteggia per i carnefici e per i nazisti maomettani che sono il peggio dell'umanità, molto più dei nazisti hitleriani, dei nazisti zingari e degli internazicomunisti:


Il maomettismo o nazismo maomettano e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
viewtopic.php?f=188&t=2667


Hitler, Stalin e Maometto: chi è stato il peggior criminale?
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Nazismo maomettano = Islam = dhimmitudine = apartheid = razzismo = sterminio
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L’antiebraeixmo e l’antixraelixmo de çerti veneti marciani

Messaggioda Berto » mar gen 30, 2018 11:47 am

ECCO CHI TRADÌ GLI EBREI: DOPO 70 ANNI ESCONO I NOMI E TUTTI I FASCICOLI
di Tullio Cardona per il Gazzettino
30/01/2018

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 5961397426


VENEZIA - «In archivio sono accessibili da pochi giorni i fondi che conservano le delazioni e le denunce contro gli ebrei, essendo trascorsi oramai i 70 anni richiesti per la consultazione dei dati riservati». L'annuncio è stato dato da Raffaele Santoro, direttore dell'Archivio di Stato di Venezia in un incontro al Museo ebraico, con la studiosa Nelli Vanzan Marchini, sulla figura di Giuseppe Jona, il presidente della Comunità ebraica di Venezia che si suicidò pur di non consegnare gli elenchi dei correligionari a fascisti e nazisti.

«Adesso - ha continuato Santoro - potrà affiorare una parte importante della storia delle persecuzioni che fino ad ora si è dovuta limitare agli esempi positivi dei Giusti che hanno salvato gli ebrei». A Venezia la persecuzione nazifascista colpì gli ebrei come in tanti altri luoghi di Italia e d'Europa. In città, prima della guerra vivevano circa duemila persone. Tre i rastrellamenti in città, con 246 ebrei privati della libertà e tradotti nel carcere di Santa Maria Maggiore. Da qui al campo di Fossoli, prima di finire soprattutto ad Auschwitz. Di questi ne tornarono solo otto.

Ora a distanza di tempo, come previsto dalla legge, sono scaduti i termini che proteggono i dati sensibili. Così, ora sono definitivamente consultabili all'archivio della Giudecca, 12 grandi buste con all'interno i fascicoli personali dei singoli ebrei con l'elenco di tutti i sequestri dei loro beni mobili ed immobili vidimati dalla prefettura di Venezia per gli anni 1944-1945.
E, ancor più interessante, finalmente sono emerse all'interno dei fascicoli anche le lettere di delazione, con i nomi dei denuncianti, premiati dal regime con 1.500 lire, fino ad un massimo di 5.000 lire. «Dopo le leggi razziali del 1938 racconta Santoro - gli ebrei erano stati esclusi dalla vita civile. Nel gennaio del 1944 la persecuzione assunse aspetti duri e feroci, nessuno fu più esentato e si arrivò a togliere agli ebrei tutti i beni mobili, immobili e finanziari. Il decreto del prefetto comprendeva i nomi degli intestatari dei beni, detti burocraticamente ditte, gli elenchi di tutti i beni posseduti, e dei luoghi in cui tali beni erano situati. I decreti riguardavano Venezia e la sua provincia».

I fascicoli contengono anche la cronaca delle confische alle famiglie ebraiche, con gli incaricati del prefetto che entrano nelle case, spesso vuote perché gli abitanti avvertiti in anticipo non si erano fatti trovare. Talora però sono evidenti resistenze, specie da parte delle persone più anziane, che sentivano venir meno tutta la loro vita. I nominativi dei nuclei familiari sono circa 500, con nome, cognome, oggetto del sequestro (denaro, titoli, attività ed immobili con specificato il sestiere di locazione), il numero del decreto di confisca e il numero di busta da utilizzare ai fini della richiesta di consultazione del fascicolo.

Alcune famiglie sono scomparse dalla città, altre persistono, come i Ravà, i Foà, i Camerino, i Dina, i Fano, i Finzi, gli Jarach, i Levi, i Segre, i Sonino, i Sullam. Ecco alcuni esempi contenuti nell'elenco: Gabriella Guggenheim Luzzatti - beni immobili in San Marco - beni mobili: danaro - numeri decreti di confisca: 84 e 93; oppure Renzo Camerino: beni mobili - denaro e titoli - azienda: Ditta Salviati e C. dei F.lli Camerino. Commerciale e industriale vetrerie artistiche e specialità veneziane - fornace per la lavorazione vetrerie - mosaici - mobili - bronzi - marmi - etc. - Dorsoduro e San Marco.

I beni venivano acquisiti da uno specifico Ente di gestione e liquidazione immobiliare Egeli; ma qualche delatore, oltre al premio in denaro, si impossessò di fatto degli immobili della famiglia denunciata; altri si arricchirono a scapito delle proprietà confiscate agli ebrei veneziani. Ora tutto questo potrà essere riportato alla luce offrendo un quadro a tutto tondo di una tragica vicenda.


Gino Quarelo
I traditori che fanno del male ai loro fratelli, alla loro famiglia, alla loro gente, ad altra gente e ad altri popoli si trovano dappertutto, li troviamo ovunque anche tra gli ebrei della Bibbia, di Israele e del mondo, li troviamo tra i veneti e tra gli italiani, li troviamo ovunque nel mondo tra le caste politiche e sociali che si credono superiori che mandano a morire o che sfruttano e depredano chi ritengono inferiori e indegno. Sarebbe interessante conoscere i delatori anche di altre città italiane. L'Italia è piena di traditori, di delatori, di opportunisti, di ladri, di truffatori, di illusionisti, di farabutti, di parassiti, di aprofittatori, di corrotti, di mafiosi, di irresponsabili, di presuntuosi, di arroganti, di incivili. Il mondo cristiano con il suo antigiudaismo è pieno di tragedie antiebraiche e di pogrom che hanno sterminato comunità ebraiche e depredato i loro beni. Durante la Repubblica Veneta però non era mai capitato.
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