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Cari Veneti, a proposito del Palageox de jeri, in che man ve sio mesi??? I xe uno pexo de chelatro. Un pochi li go conosudi anca mi e me so fato na idea. Ma par la credibilità, bisognaria rivedere on poco le leadership. Invese, VANTI COL CRISTO, e la procesion se ingruma, ovviamente. VENETO LIBERO. WSM.LETTERA AGLI INDIPENDENTISTI VENETI: CRONISTORIA DEL CAPO DEL PARTITO DEI VENETI CHE STASERA SI RIUNISCE A PADOVA PER LANCIARE LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE REGIONALI DEL 2020. PREGASI CIRCOLARE.Giovanni Dalla Valle
19 ottobre 2019
https://www.facebook.com/groups/2376236 ... p_activityIl Partito dei Veneti che sta sera si riunisce al Palageox di Padova per lanciare la campagna elettorale delle regionali NON è il partito di Veneti ma semplicemente quello di Antonio Guadagnini (foto sotto), che cerca legittimazione per estendere il suo salario pubblico per altri cinque anni come consigliere in Regione, dopo averne combinate di tutti i colori, spesso e volentieri a danno degli indipendentisti veneti.
Conosco questo personaggio dal 1 marzo del 2012, quando era ancora segretario di Veneto Stato. 53 anni, ex-insegnante di scuole superiori cattoliche a Crespano del Grappa (TV), è democristiano fin da giovane età (corrente Antonio Bisaglia, il famoso democristiano rodigino poi scomparso nel 1984 per una misteriosa caduta in mare dal suo yacht ancorato a Margherita Ligure). Negli anni ’90, dopo la dissoluzione della famosa Balena Bianca, ha militato in vari gruppi post-democristiani , poi in Alleanza Nazionale e infine, negli anni zero, con l’UDC (Unione Cristiani Democratici di Centro) negli anni zero, con la quale si è fatto eleggere vice-sindaco a Crespano del Grappa. Finito il mandato, nel 2011 è entrato in Veneto Stato, allora formazione indy nata da poco (settembre 2010) per unione di due movimenti venetisti: Veneti e Partito Nazionale Veneto.
In pochi mesi scalza i suoi fondatori (Alessio Morosin, Ludovico Pizzati e Gianluca Busato) a botte di complotti (molti ricorderanno le feroci risse al Viest in ottobre e e dicembre del 2011) per poi prenderne le redini e distruggerlo in pochi mesi, prima delle nazionali italiane del febbraio 2013 (fragorosamente fallite con risultati da prefisso telefonico). Sotto la sua direzione, Veneto Stato è passato da quasi 2.000 tessere all’inizio del 2012 a circa una sessantina nel 2013 per poi dissolversi durante l’ultimo Maggior Consiglio del 15 ottobre 2013.
Su di lui pesa il sospetto di essersi intascato le tessere dei soci del 2012, circa 1500 (a 20 euro l’una, circa 30,000 euro) su cui non ha mai rendicontato, nonostante le mie ripetute richieste quando ero anch’io socio di quel partito. Un giorno al telefono mi ha detto che il tesoriere era scappato con i soldi. Stessa domanda per le donazioni arrivate con i finti bond veneti presentati alla conferenza di Vicenza il 15 dicembre 2012. Quelle le ho testimoniate io in prima persona. Sparite nelle sue tasche.
Verso la fine del 2012, dopo essersi spaventato per la mia crescente popolarità come portavoce estero di Veneto Stato e il successo della conferenza Veneti-Catalani di Treviso del 14 novembre (quasi 600 partecipanti, record assoluto per l’indipendentismo veneto) organizzata da me, pensò bene di pugnalarmi alle spalle, facendo girare la voce che ero una spia della Lega (allora vista come fumo negli occhi da parte di molti indipendentisti). Organizzai anche la successiva conferenza di Vicenza del 15 dicembre con gli Scozzesi e pagai spese di viaggio per molti partecipanti. Guadagnini non tirò mai fuori un euro. Io lasciai il suo “giocattolo” il 22 dicembre dello stesso anno. Avevo capito che non si trattava di una cosa seria e Guadagnini cercava solo di sfruttare i miei contatti internazionali per farsi propaganda in vista delle elezioni nazionali di febbraio 2013. Fui diffamato per mesi dalla banda di Zigliotto (in foto sotto) , spesso di nascosto come negli scritti di Luca Polo (in foto sotto) che si firmava Gatto Mannaro sul sito Basta Italia (un sito anonimo a scopo palesemente diffamatorio imbastito nel 2012 da Gianluca Busato per vendicarsi di alcuni esponenti di Veneto Stato e altri indipendentisti in buona fede).
Nell’estate del 2013 ha tentato di sabotare l’adesione dei Veneti al Rally di Edimburgo del 21 settembre. Sempre Luca Polo, oggi personaggio in vista del Partito dei Veneti, istigò Shona Mc Alpine, una poveretta che aveva militato nello Scottish National Party per qualche anno dopo esserne stata allontanata per aver diffamato Alex Salmond, ma ancora influente per essere la segretaria di un deputato arabo-scozzese che rappresentava lo SNP a Glasgow (e di un avvocato, anch’esso arabo poi coinvolto in connivenze con il terrorismo islamico radicale) a mandare un messaggio a tutti i deputati scozzesi, dicendo che io ero un uomo orribile che prendeva a calci le donne incinta. Dovetti far intervenire i miei avvocati e la disgraziata fu costretta a fare marcia indietro e ritrattare tutto. L’adesione dei Veneti a quel Rally fu salva e fu un successo anche a livello mediatico per noi. L’organizzazione di quell’evento (dove organizzai anche una presentazione pubblica del libro Autodeterminazione di Alessio Morosin, guida storica dell’indipendentismo veneto e da me invitato al Rally) mi costò circa 7.000 euro, più circa 5.000 per impedire alla banda di Zigliotto di rovinare tutto tramite le loro diffamazioni nascoste (Luca Polo e Shona Mc Alpine). Ho ancora il testo della ritrattazione di Shona Mc Alpine (vedi sotto).
Nel 2013 Guadagnini ha letteralmente fatto carta straccia dello statuto del partito (VS) e con l’aiuto (e le intimidazioni) della famigerata banda di Ruggero Zigliotto (Luca Polo, Gianluca Valente, Giacomo Mirto, Gian Barco e pochi altri) ha impedito ogni indagine e presa di posizione contro di lui. Eraldo Barcaro, allora presidente ad interim ha già spesso testimoniato queste cose (anche in pubblico, vedi intervista a Enzo Trentin, pubblicata da Vicenza Report agli inizi di quest’anno). Il 15 ottobre del 2013, il Consiglio Maggiore fallì la sua rielezione per mancato raggiungimento del quorum e il partito fu sciolto. Guadagnini allora decretò (in pubblico e ci sono anche i filmati di Luigi Pozza) che sarebbe confluito nel gruppo di Fabrizio Comencini, ex-MSI e altro noto caregaro del venetismo.
Poi, molto furbescamente, non disse a nessuno che VS si era sciolto il 15 ottobre del 2013 e riuscì ad entrare come suo rappresentante nella coalizione Indipendenza Noi Veneto che si presentò alle Regionali del 2015 dopo che Roberto Agirmo era riuscito a mettere assieme sei movimenti indipendentisti. Già allora misi in guardia Roberto da Guadagnini e la banda di Zigliotto. Ma sulle prime non mi credette. Avrebbe poi amaramente constatato che stavo solo tentando di evitare ad un amico che cadesse anche lui vittima di quel truffatore. INV si presentò in competizione con Indipendenza Veneta e il gruppo di Lucio Chiavegato e Barbara Benini (sua moglie). Curiosamente, Guadagnini all’epoca era sulla sponda opposta di Morosin e Chiavegato.
Il 31 maggio 2015, INV prende circa 52.000 alle Regionali, la colazione IV-coniugi Chiavegato circa 50.000. INV guadagna un seggio ma sulla conta dei voti ai singoli esponenti di INV nascono subito polemiche. Alla fine la spunta Guadagnini con un appello al TAR. Riesce cos' ad arraffare l’agognato seggio.
Pochi mesi prima, Guadagnini aveva firmato un patto con i suoi alleati (Cantarutti, Agirmo, Comencini, Foggiato e quelli di progetto Nord-Est) dove dichiarava che in caso di elezione avrebbe ceduto parte del suo stipendio alla coalizione e condiviso l’operato politico con i partner.
Pochi mesi dopo le elezioni, Guadagnini stracciò il patto, si tenne tutti i soldi e fondò un nuovo micropartito di venetisti: Siamo Veneto (foto sotto). Lo fece con Ettore Beggiato. Si venne poi a sapere (testimone lo stesso Mariangelo Foggiato) che Beggiato aveva scambiato i voti della sua zona vicentina (dov’èè molto popolare, essendo stato nella Lega per molti anni prima di esserne vergognosamente cacciato per tradimento negli anni ’90 e poi come esponente di altri partitini venetisti in Regione) con Guadagnini in cambio della poltrona di suo segretario personale.
Cosa che poi ottenne all’elezione di Guadagnini. Beggiato concluse cosìla sua carriera di venetista, ironicamente stipendiato per decenni da mamma Roma (ladrona?) nel 2017, con pensione e vitalizio. Un piano perfetto.
Quando gli ex-partner di INV tentarono di far valere il patto che Guadagnini aveva firmato con loro, lui scrollò le spalle, fece un bel marameo e fece rispondere tramite avvocati che per la costituzione italiana non c’era vincolo di mandato. Così fregò i suoi partner e tradì il mandato di ben 52.000 elettori.
La porta si era aperta su cinque anni di stipendio mensile di 8.500 euro. Un vero e propio bacio della Fortuna per uno che al massimo nella vita era riuscito a lavorare come insegnante di matematica in una scuola cattolica privata. Un bel salto di qualità, da circa 1000-1500 euro al mese (non credo un insegnante prenda molto di più ) a 8.500. E senza fare un cazzo.
Presa la carega in Regione, Guadagnini divenne anche terzo segretario di Zaia, una circostanza mai sufficientemente messa in risalto dai “bauchi” che oggi sperano di vederlo ancora alla guida dell’indipendentismo veneto, come antagonista della Lega (come lui stesso propaganda, tramite il fido portavoce Giacomo Mirto e altri, sconfessando de facto se stesso).
Durante il periodo della sua carica in Regione, Guadagnini non ha mai fatto praticamente nulla per l’indipendentismo. L’uomo, già notoriamente incapace sul piano politico e comunicativo, si è limitato a occasionali scimmiottamenti di iniziative della Lega. Se la Lega parlava di referendum per l’indipendenza, lui faceva pubblicare che stava organizzando un referendum per l’indipendenza, se la Lega parlava di referendum sull’autonomia, lui parlava in pubblico di diritto all’autonomia, se la Lega e altri (come accadde in Regione a fine 2016) cercavano di fare leggi per il riconoscimento della lingua veneta in Veneto (e il suo insegnamento nelle scuole) lui si accodava (cercando sempre di metterci il cappello sopra quando poteva a discapito dei veri autori delle leggi, come Loris Palmerini a fine 2016). A parte queste sporadiche uscite, silenzio cosmico per il resto. Solo 8.500 al mese per non fare un cazzo (o magari per seguire le indicazioni del suo datore di lavoro, lo stesso governatore della Lega che ha l’ufficio accanto).
Dunque questo è l’uomo.
In primavera del 2016, io aiutai un certo Cristiano Dal Toso, convinto indipendentista, a unire ben 30 movimenti indipendentisti con l’operazione INTERGRUPPI da lui stesso ideata dopo il disastro delle regionali 2015 e il tradimento di Guadagnini. Proprio per evitare che l’indipendentismo veneto fosse nuovamente rovinato da elementi come l’avido democristiano di Crespano e la banda di Ruggero Zigliotto (ma anche hacker come Gianluca Busato) scrissi un codice etico: SCEGLI (Standard Condotta Etica Generale e Lealtà tra Indipendentisti).
Lo firmarono praticamente tutti. I primi a violarlo furono proprio Lucio Chiavegato e Barbara Benini che aggredirono Roberto Agirmo sui social con un articolo senza alcun senso e gratuitamente aggressivo contro di lui in aprile 2016 (Agirmo non aveva mai attaccato nessuno in pubblico fino ad allora). Poi la Benini fece di tutto per tirare dentro Guadagnini, via Luca Polo, nella nuova coalizione. Chiavegato, che agli inizi era riluttante (era stato trombato anche lui da Guadagnini in passato), alla fine cedette all’insistenza della moglie. Il 15 luglio del 2016, in un memorabile discorso alla riunione INTERGRUPPI di Conegliano Veneto, smascherai il complotto. Il progetto INTEGRUPPI si sfasciò e io stesso ritirai la delegazione della Venetian Ambassadors, di cui sono direttore (fondazione umanitaria senza alcun aggancio politico in Italia), qualche mese dopo.
Guadagnini e la banda di Zigliotto (i cui componenti erano intanto stati lautamente compensati con incarichi pubblici senza alcun merito, tipo la presidenza del comitato per le Ville Venete assegnata allo stesso Zigliotto che non ha nessuna laurea e nessuna competenza in storia dell’arte ma è solo un artigiano) tennero basso profilo durante tutto il 2016 e 2017, mentre Luca Polo e la Benini tessevano le tarme per una nuova coalizione in vista delle Regionali 2020.
Erano troppi gli indy che conoscevano bene le malefatte di Guadagnini e della sua banda per rischiare ulteriori laceranti divisioni.
Solo in primavera del 2017, dopo aver ingannato per l’ennesima volta i bauchi di IV (specialmente Michele Favero, Massimo Vidor e Cesare Busetto), Chiavegato annuncia la nuova fusione con il gruppo Siamo Veneto (forse una dozzina di persone) di Guadagnini. Di lì a poco il giovane Juri De Luca (nuovo segretario di IV) ci casca come una pera cotta e comincia a unirsi a loro.
A fine 2018, su iniziativa del professor Carlo Lottieri, editorialista de Il Giornale, e noto indipendentista veneto (e amico fraterno di Guadagnini da molti anni), lancia Assemblea Veneta dove si scomodano alcuni nomi noti dell’indipendentismo veneto (l’avvocato Renzo Fogliata, l’insegnante e scrittore Davide Lovat e l’imprenditore Roberto Brazzale) per organizzare (quasi sicuramente a insaputa dei primi) una piattaforma di lancio per il nuovo partito di Antonio Guadagnini.
Escono con due o tre iniziative pubbliche e la cosa si ferma lì per insufficiente capacità di comunicazione di Giacomo Mirto, noto braccio destro di Guadagnini.
In febbraio viene così finalmente lanciato il già mezzo-smascherato Partito dei Veneti. Come sempre quando le cose sono lasciate in mano agli sgherri di Guadagnini (Giacomo Mirto in questo caso) la comunicazione èè miserrima. Dopo alcune comparsate su giornali locali non se ne sente più parlare per mesi.
L’8 agosto 2019, Salvini fa harákiri e lascia il governo italiano in mano alla più feroce coalizione di comunisti mai vista dal 1945 ad oggi. Dopo anni di totale egemonia della Lega in Veneto, Guadagnini coglie l’occasione per riottenere uno spazio politico e riunisce il giàmezzo-abortito Partito dei Veneti per lanciare l’iniziativa di questa sera al Palageox di Padova.
Il terzo segretario di Luca Zaia si presenta adesso nuovamente in funzione anti-Lega, sperando di racimolare voti sufficienti da parte dei bauchi venetisti (specie di quelli che ancora credono in Morosin e Chiavegato) con la favoletta dell’indipendentismo istituzionale (come se la lezione catalana non fosse bastata).
Le elezioni regionali si avvicinano (maggio 2020) e il lupo non ha perso il vizio. Più precisamente non vuole perdere 8.500 euro pubblici (vostri) al mese per altri cinque anni. Tiene famiglia il ragazzo e non ha nessuna voglia di tornare a fare l’insegnante di matematica, cioè di lavorare sul serio per guadagnarsi il pane quotidiano.
Ecco, questa è la verità sul famoso Partito dei Veneti. Buona fortuna.
Giovanni Dalla-Valle, ex-socio e portavoce estero Veneto Stato nel 2012