Da: Toponomastica Italiana dell’UTET http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... n-utet.jpg Abbiamo or ora letto, nel manuate UTET (redatto da accademici!), dei quattro toponimi Bassano, dislocati in varie parti della penisola italica e derivanti tutti da un proprietario di nome Bassius: viene spontaneo chiedersi se era un unico propietario per tutti e quattro i fondi oppure se erano quattro propietari diversi che casulamente si chiamavano Bassius e il cui nome ci è stato tramandato attraverso i secoli come fosse una reliquia di santi.In realtà tutte queste voci toponomastiche sono da ricondurre alla stessa radice di base :
BAS- (basso) indicante un elemento importante (fondante) della morfologia del luogo.
Con variazioni di genere (maschile, femminile), di flessione morfologica (…), di affissazione (suffissi:
-ano, -ana, -ino, -etto, -ura, -elga, …); i suffissi
ano/ana non indicano necessariamente una relazione prediale, un possedimento/proprietà/fondo da ricondurre al primo elemento Bass- del toponimo indicante il nome del proprietario del fondo (come vorrebbe certa tradizione pseudo-linguistica, paretimologica e ideologica).
Le prime attestazioni scritte del toponimo Bassano risalgono al X secolo d.C., a cinque secoli dalla fine dell’impero romano d’occidente, lungo periodo che ha segnato un mutamento radicale in gran parte del territorio veneto, sia da un punto di vista del paesaggio idro-geologico/politico-geografico e dell’organizzazione agricola del territorio, sia relativamente al cambiamento degli assetti proprietari delle terre o fondi (a partire dall’accentramento latifondista d’età romano-imperiale e finendo con le espropriazioni e le redistribuzioni fatte dai Re Goti, poi dai Longobardi e dai Franchi; passando per le enormi donazioni (estorte o meno) e aquisizioni della Chiesa Cattolica.
Inoltre se si considera la distribuzione areale di questa tipologia toponomastica si osserva come essa sia presente (quasi esclusivamente) in area veneta, padano-alpina, celtica e d’influenza germanica.
Inoltre anche volendo (contro ogni evidenza) ammettere l’ipotesi tradizionale, il nome del proprietario del fondo non necessariamente dev’essere di origine romana o latina, potrebbe benissimo e con maggior probabilità essere veneto o celta o celto-veneto, dato che si tratta di un toponimo d’area veneta e nella generalità di toponimi prevalentemente d’area padano-alpina e centroeuropea.
In area veneta la maggior parte dei proprietari terrieri (d’epoca romana) era di origine e di etnia reto-eugano-celto-veneta, così come gran parte dei proprietari a cui furono date le porzioni di territorio centuriato (precedentemente: o conquistato, o espropriato, o confiscato, o acquistato); il fatto che gli autoctoni proprietari terrieri d’area veneta, in quanto cittadini romani, fossero iscritti nel catasto/censo/organizzazione centuriale delle 35 tribù romane (
http://www.signainferre.it/modules.php? ... le&sid=539 ), non significa che abbiano perso la loro natura etnica di veneti o di eugano-veneti o di celto-veneti.
Inoltre i possibili nomi dei fondi agricoli o proprietà terriere eventualmente dovrebbero derivare più dai nomi delle famiglie o delle gens (oggi cognomi) proprietarie che dai nomi dei singoli (ieri cognomi) individui della famiglia:
Basso, Bassio pare non esistere come nome (ieri cognome o meglio e più probabilmente sopranome), d’ambito latino, in epoca romana
http://it.wikipedia.org/wiki/Nomina_romani#B;ma esiste come cognome (ieri nome)
http://it.wikipedia.org/wiki/Cognomina_romani.
Poi sarebbe interessante sapere quali vie sono state percorse/adottate/seguite dalla storia, per conservare il nome dei proprietari (prediali o fondiari) di epoca romana, lungo i secoli.
Strana poi la coincidenza che su quattro toponimi BASSANO sparsi per la penisola italica, tutti e quattro abbiano avuto un proprietario di nome BASSIUS e che il suo nome sia stato dato al fondo e che si sia conservato nei secoli e nei millenni inalterato in tutti e quattro i casi, passando di bocca in bocca come un nome divino o una reliquia che attraversa i millenni nelle teche delle chiese (nonostante i molteplici cambi di proprietà, gli sconvolgimenti idrogeologici, gli stravolgimenti dell'assetto agrocolo in relazione ai mutamenti economico-politici) .
Se poi consideriamo che la regola è che il nome del luogo da il nome (cognome) agli uomini e che il caso inverso è pura eccezione, si può arguire la difficoltà di poter riconoscere e affermare anche in qualche limitato caso, che il toponimo in questione deriva dal nome del primo proprietario “romano” (e nemmeno si accenna ai possibili proprietari precedenti, “non romani”, che potrebbero aver dato il loro nome al luogo stesso, come se la nostra terra veneta fosse apparsa quando entrò a far parte dello stato romano).
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Per quanto mi riguarda osservo che:
i cosidetti toponimi prediali romani sono prevalentemente un’idiozia linguistica, inventata e adoperata nel passato in mancanza (di meglio) di altre spiegazioni più convincenti e sensate, data la grande ignoranza e la grande presunzione dei “dotti”; che oggi continua ad essere adoperata prevalentemente per ragioni di inerzia culturale e per ideologia politico-culturale, anche se superata dall’evoluzione delle conoscenze storico-archeologiche e linguistiche.
Di toponomastica prediale d’epoca romana in area veneta, se ne trova molto poca ed inoltre l’onomastica a cui si potrebbe eventualmente riferire non era romana ma principalmente indigena: euganea-veneta-retica-celtica-istriana, anche se magari linguisticamente latinizzata come nei cippi confinari, nei marchi di fabbrica sui manufatti di laterizio, oppure nelle iscrizioni sulle lapidi/stele funerarie.
Che la pianura vicentina rientrasse nella “grande politica di bonifica e centuriazione agraria” della pianura padana e di quella veneto-friulana è ipotesi ancora tutta da dimostrare: la terra vicentina non era disabitata e l’area veneta non è stata conquistata dai romani espropriandola, come bottino di guerra, ai loro legittimi proprietari da millenni autoctoni: ossia i reto-celto-eugano-veneti.
Questa ossessiva mitizzazione della romanità e della centuriazione fa vedere romani e centurie anche laddove questi non sono mai esistiti.
I nomi dei luoghi generalmente non sono dati dai nomi delle persone/uomini; di solito accade il contrario.
Sono i luoghi che danno il nome o il cognome alle persone.
Gli emigranti in terre disabitate o parzialmente disabitate, tendono a nominare i nuovi luoghi in cui emigrano con i nomi dei luoghi da cui provengono, quelli della loro terra d’origine; come per esempio la toponomastica sudamericana nelle terre dei veneti emigrati in Brasile, laddove l’influenza/incidenza della lingua degli indios/indigeni nomadi è stata irrilevante e i migranti veneti hanno chiamato i loro paesi con nomi quali: Nuova Bassano, Nuova Treviso, Nuova Vicenza, ecc. .
Vi sono si dei casi in cui alcune località conservano il nome dei proprietari e questo fenomeno lo troviamo anche oggi nella microroponomastica odierna tipo: ca’di…(casa, casale, cason, castello di …); contrà/contrada di …. (ma molti di questi cognomi derivano dai nomi dei luoghi di provenienza degli avi/antenati magari distanti generazioni):
Altri casi sono i nomi di certe regioni derivanti dagli etnici : Francia da Franchi; Veneto, Venesia e Venetia da Veneti; Cesarea da Cesare; Lombardia da Longobardi, ... ma sono una minoranza e comunque, anche in questo caso, molti etnici derivano dai nomi degli antichi luoghi di provenienza come per esempio l’etnico Veneti che potrebbe indicare ....
Credo che vada menzionata l'intelligente naturale e semplce) ipotesi etimologica del filologo Giovanni Semerano: (citazione)
... L'etimo di
Ένετοί si richiama alla stessa base di greco
Aίνος, latino
Aenus, nome della città che, posta alla foce dell'Ebro, si può designare " la città del fiume ": cioè accadico
ēnu, īnu, semitico
‘ain ( 'spring, river'), voce che torna nell'idronimo
Inn, Aenus il fiume che segna il limite tra la
Rhaetia e il
Noricum. Il suffisso
-to- (su cui cfr. Prosdocimi, II, p. 241 sg.) corrisponde ad accadico
etû, itû (confine, regione, border, region, confines) e acquisterà un valore aggettivante di " appartenente a " implicito nel senso di 'adjacent to'.
...
Il nome degli
Ένετοί richiama quello degli
Enieni, Ένιήνες; (Il., 2, 749) che il catalogo omerico, indica come genti della valle superiore dello Spercheo (Herod., 7, 132, 185); il suffisso
–ήνες, corrisponde ad antico babilonese
ēnum (signore, dominatore, ' ruler, lord '), sumero
en.
Si assumono a confronto etnici simili, come Veneti, i Galli dell'Armorica (
are mori = ad mare), tra la foce della Loira e quella della Senna. ... Occorre concludere che la costante del nome di fiume, assiro
ēnum, è presente nell'etnico dei Veneti. ...
Veneto:etimoloja, xenetega e storiahttps://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... QxZzQ/edit Nei secoli della romanità che vanno da l’anno 0 (nascita di Cristo) all’anno 476 d.C. in cui convenzionalmente si data la fine dello stato romano d’occidente: le proprietà della terra in area venetiana hanno subito modificazioni incredibili : e per effetto dello sconvolgimento idrogeologico e per effetto dei passaggi di mano dei diritti di proprietà che di sicuro i primi coloni (nelle poche aree centuriate) sono stati costretti a cedere ai grandi latifondisti (comunque la questione è molto complessa); inoltre vi sono le trasformazioni dovute alle influenze del mercato e dei rivolgimenti/stravolgimenti socio-politici; non parliamo poi dei mutamenti a partire dall’arrivo dei goti e della loro politica agraria, per esempio la riforma del re goto Totila (e di altri prima di lui) con l’espropriazione di parte delle terre dei grandi prorietari (generalmente senatori indigeno-locali dello stato imperiale romano di varia origine e appartenenza etnica).
Non credo che in un tale contesto, gli eventuali nomi di luoghi presi dai nomi di un qualche proprietario, si siano potuti conservare nei secoli, anche perchè quando cambia la proprietà, di solito, cambia anche il nome del proprietario al catasto e cambia anche nella bocca delle persone, dei servi, degli schiavi, dei fornitori, dei vicini e di altro, a meno che non siano nomi particolari come quello di Cesare in Cesarea, regione che comunque possiede anche altri nomi, accumulatisi nei millenni; i nomi che restano sono solo quelli naturali che ricorrono anche nel lessico quotidiano, normalmente e generalmente adoperati per indicare la molteplicità dei casi.
Poi non capisco perchè, se fosse anche plausibile questa storia dei primi nomi, mi chiedo perchè non si sarebbero dovuti conservare i nomi dei proprietari locali di epoca preromana e i nomi siano dovuti iniziare in epoca romana con nomi romani!
Più avanti (in altra sezione) seguono note sul suffisso - ANO.