10/8) rapine varie
Assalti ai portavalori, polizia al campo nomadi di via Longhin: 18 arresti
All'alba operazione della questura nel campo nomadi di via Longhin: eseguite 18 ordinanze di custodia cautelare. Una banda realizzava rapine ai danni di rappresentanti orafi e furgoni portavalori
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PADOVA. Una grossa operazione della polizia è scattata all'alba nel campo nomadi di via Longhin, a Padova. Gli agenti, arrivati sul posto con diverse volanti, hanno eseguito ben 18 ordinanze di custodia cautelare disposte dal gip.
I nomadi arrestati sarebbero accusati di furti e rapine in danno di rappresentati orafi e furgoni porta valori. L'indagine, coordinata dal pubblico ministero Benedetto Roberti della Procura di Padova, ha riguardato un'associazione a delinquere, tuttora in piena attività, dedita a delitti contro il patrimonio, ricettazione di beni di provenienza illecita e riciclaggio di consistenti somme di danaro, i cui sodali sono persone di etnia rom e la cui base logistica si trovava nel campo nomadi.
La Squadra mobile di Padova, coordinata dal Servizio centrale operativo, ha operato con il supporto delle squadre mobili di Milano, Treviso, Vicenza, Udine, Venezia, Verona, Rovigo, Belluno e Forlì e di personale del Commissariato di Monza. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip padovano Cristina Cavaggion. L'operazione è stata denominata dalla questura "Zingari brillanti".
Secondo le prime indagini gli arrestati erano in grado di attivarsi per ripulire e riciclare le banconote macchiate e bruciate dai dispositivi di sicurezza dei furgoni portavalori: nel corso dell’indagine sono state recuperate in provincia di Treviso e Udine centinaia di banconote macchiate frutto delle razzie ai portavalori, interrate in alcuni campi incolti e imbustate.
Organizzazione con sede in via Longhin. Il blitz di stamane ha riguardato i campi nomadi di via Longhin, a
Padova, di via Tripoli, a Vicenza, e di via Indro, a Milano. I 18 provvedimenti di custodia cautelare - 15 in carcere e tre ai domiciliari - sono la conclusione di tre anni di indagini e riguardano i reati di associazione a delinquere finalizzata a rapine, furti, ricettazione e riciclaggio. Il gruppo, strutturato con capi, gregari, fiancheggiatori e base logistica del campo nomadi di Padova, è accusato di almeno 50 episodi criminali tra furti, rapine, assalti ai furgoni portavalori. Durante l'operazione scattata all'alba sono state uilizzate attrezzature per sollevare le roulotte e ruspe per scavare, aprire tombini. Interessata anche l'area limitrofa al campo nomadi. Sotto terra sono state trovate borsette con documenti che provengono da spaccate di autovetture, tablet e materiale di ogni genere provento di furto e rapina. Per l'accusa, a capo dell'organizzazione Antonio Braidjc, di soli 27 anni, già in carcere a fine marzo per alcune rapine in Trentino.
Ecco alcuni dei colpi che la polizia sospetta possano essere stati realizzati dagli arrestati:
- 4 dicembre 2010: furto pluriaggravato di alimentari ai danni del supermercato Alì di via Monsignor Fortin. Il direttore del supermercato e due clienti erano stati presi a pugni dai malviventi che tentavano di scappare.
- Furto di un pc portatile e di 20 euro da un furgone Mercedes parcheggiato nell'area del Centro Ingrosso Cina in zona industriale. Più il furto della borsa di una donna con 300 euro all'interno di un Fiat Ducato.
- L'11 gennaio 2011: a Vigonza in via Santa Lucia furto con la rottura del finestrino di un furgone Fiat Doblò di una borsa di lavoro con all'interno un cellulare e 70 euro.
- Il 14 gennaio 2011: a Vicenza in via del Commercio ai danni di un rappresentante di preziosi cui è stato rotto il finestrino della macchina per impossessarsi di un trolley con all'interno preziosi in oro per 200 mila euro.
- Furto di un pc portatile e di una borsa con all'interno 8 mila euro a Maserà: erano l'incasso della tabaccheria di piazza del Municipio. La borsa era stata rubata all'interno dell'auto del proprietario.
- Furto nella Fiat Panda, lasciata incustodita, di una guardia giurata del gruppo Fidelitas che aveva all'interno tre valigie contenentei la somma di 232 mila euro e 21.526 dollari.
- Scippo a Montà con una motocicletta nera ai danni di una donna, cui è stata strappata la borsa con la carta di credito e la somma di 25 euro.
- Ad Altavilla Vicentina furto di due trolley con preziosi di proprietà della ditta orafa Ishakoglu Kuyumculuk Ve Deri San.Tic., effettuato rompendo il lunotto posteriore di un'auto.
- A Brendola, nel Vicentino, furto nel cortile di un'abitazione di una borsa e di una valigetta 24ore, con il cellulare e 9 mila euro appartenenti a un commerciante che aveva lì dentro l'incasso giornaliero della propria attività.
- A Grumolo delle Abbadesse nell'area di servizio "Tesina Sud": i malviventi hanno bucato la ruota di un furgone Mercedes costringendolo a fermarsi poco dopo in una piazzola di sosta. Fingendo di aiutare il conducente, i ladri lo hanno derubato del borsello con la somma di 150 euro.
- In via Giustiniani a Padova, davanti all'ospedale, i ladri hanno forato la gomma di un furgone Mercedes Sprint e mentre un malvivente fingeva di aiutare il conducente, un complice rubava il borsello contenente 3 mila euro.
- A Padova in via Vigonovese: i ladri dopo aver forato le gomme a una Chrysler seguivano il conducente dell'auto fino all'autofficina in cui voleva portare l'auto a riparare. Uno dei ladri è riuscito così a entrare nella vettura e rubare una borsa del valore di 900 euro che conteneva un portafogli del valore di 200 euro e la somma di 130 euro.
- A Padova in via Colonnello De Cristoforis due malviventi aggredivano a calci e pugni 2 cinesi, cercando di rubargli un pc portatile e una borsa con mille euro all'interno. La rapina è fallita perché sono intervenuti altri cinesi a difendere le due vittime.
- A Monselice in piazza San Marco: i ladri hanno forzato il portellone posteriore di una Fiat Panda portavalori della società Fidelitas rubando tre valigie con 173 mila euro e 300 sterline inglesi.
Il denaro cambiato al Bingo. Il denaro proveniente dai furti, e macchiato di colore blu per effetto dei meccanismi anti-effrazione, veniva poi cambiato dagli arrestati nei cambia-denaro e nelle slot machines del Bingo Arcobaleno all'Arcella, della sala Bowling di via Venezia, nella sala giochi Poker Drink a Marcon, nel Veneziano, e nelle slot-machinse di alcuni bar, tabaccherie e ristoranti.
Blitz al campo nomadi di via Longhin: con la ruspa per cercare i soldi sotterrati
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Castel Romano, sassi contro le auto per rapinare i conducenti. La Stradale: non fermatevi
Mauro Evangelisti
Mercoledì 25 Luglio 2018
https://www.ilmessaggero.it/roma/cronac ... 76802.html
Lanciano pietre contro le auto in corsa per rapinarle. Agguato sulla Pontina, nei pressi del campo rom. Sassi e mattoni dal ciglio della strada, con bersaglio di automobilisti di passaggio. Sei le macchine danneggiate, con i parabrezza in frantumi, due i feriti, ed è andata perfino bene perché era l'una di notte e le conseguenze potevano essere molto più gravi. Non è la solita idiota bravata di qualche ragazzetto, ma un'azione organizzata e con un obiettivo: costringere le auto a fermarsi per rapinarle, un vero assalto alla diligenza. «Li ho visti in faccia - racconta un ragazzo che guidava una delle macchine colpite dalle pietre - ero pronto ad entrare nel campo nomadi insieme alla polizia per indicare i colpevoli, ma gli agenti hanno detto che non era il caso di notte. Ma questo che è successo è gravissimo e pericoloso, qualcosa di incredibile».
Andiamo per ordine ricucendo le testimonianze di quanto accaduto, ricordando che non è la prima volta che accadono episodi come questi e che in passato addirittura venivano scaraventate lavatrici per strada per costringere le auto a fermarsi e rapinarle. Una di notte, un taxi (una Megane) sta tornando da Pomezia, il tassista sta parlando al telefono con un collega con l'auricolare, siamo sulla Pontina, prima del distributore e dello svincolo per l'outlet, di fianco al campo rom, direzione Roma. «Vedo un uomo vestito di arancione, correre verso di me sul lato della strada, penso che voglia buttarsi sotto, poi mi scaglia un mattone sul parabrezza, che va in frantumi. Per fortuna il mattone viene deviato dallo specchietto retrovisore e così non mi colpisce in testa. Urlo all'auricolare al collega cosa è successo, gli dico che mi fermo, lui mi sbraita di non farlo, di tirare dritto fin che posso, perché di sicuro mi vogliono rapinare. Per fortuna riesco ad arrivare a un'area sicura, avverto la polizia». Passa qualche minuto e un gruppo di nove trentenni, torna su tre automobili differenti da Pomezia, dove erano stati a festeggiare il compleanno di M., che ha compiuto 33 anni. «Ci avviciniamo al distributore, di fianco al campo rom, tra una macchina e l'altra c'è circa un minuto. Io guido quella di mezzo, e mi arriva una telefonata agitatissima dal passeggero di quella che mi precede, mi urla stanno tirando i sassi, io poi di lato vedo una distesa di pietre e massi. Cominciano a tirarli: alla prima auto hanno sfondato il parabrezza e sfiorato al naso il passeggero, provocandogli un taglio. Un altro è stato ferito alla nuca. Abbiamo visto i rom correre verso l'auto ferma di lato, anche io mi sono fermato all'altezza del distributore. Hanno tirato un sasso anche contro la mia macchina, danneggiandola nella parte anteriore, e anche alla terza auto dei nostri amici. Poi è stata colpita anche una quarta vettura. Non ci hanno rapinato, perché ci siamo fermati tutti al distributore e probabilmente hanno pensato che fossimo in troppi. E' arrivata l'ambulanza, sono stati medicati i feriti. Sono sconvolto. Mi domando: cosa sarebbe successo se al volante ci fosse stata una ragazza da sola? Io ho il porto d'armi, se avessero tentato di aggredirmi avrei potuto difendermi? Più in generale, perché questi episodi vengono tollerati, questo è tentato omicidio, è evidente». In totale, secondo i rilievi della polizia stradale di Latina (che ha competenza sulla Pontina fino al Raccordo) le auto danneggiate sono sei, i feriti due.
Roma, rom tirano sassi contro le auto in transito per rapinare i guidatori
Franco Grilli - Mer, 19/09/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 77961.html
Le sassaiole continue lungo la via Pontina: quattro i nomadi denunciati
Sassi contro le auto. È questa la strategia adottata da quattro rom per derubare i malcapitati automobilisti in transito lungo la via Pontina, a Roma.
La banda, fatta di padre, figlio (minorenne) e altri due uomini adulti, usava nascondersi di notte nella sterpaglia vicino al campo nomadi: da qui facevano partire una sassaiola all’indirizzo delle vetture di passaggio.
A farne le spese sono stati ben dodici cittadini della capitale (anche se potrebbero essere molti di più) che si sono così ritrovati scippati, feriti e pure con la macchina gibollata.
Dopo l’ennesimo episodio, le forze dell’ordine capitoline sono riuscite a individuare i malviventi: l’indagine è stata realizzata – come puntualizza Il Messaggero – dagli uomini del del Distaccamento Polizia Stradale di Aprilia con quelli del commissariato Spinaceto.
I responsabili delle sassaiole sono ora accusati di tentato omicidio, attentato alla sicurezza dei trasporti, danneggiamento e lesioni personali aggravate.
Biella, trovato un arsenale di fucili e pistole nel campo rom. Il questore: "Preoccupante"
Franco Grilli - Sab, 06/10/2018
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 84839.html
Il blitz delle forze dell’ordine ha portato alla luce un vero e proprio arsenale. Tre persone denunciate per ricettazione
Un vero e proprio arsenale di armi rubate, fatto di (tre) fucili a pompa, un fucile da caccia – con tanto di munizioni – e due pistole, una a tamburo e una semiautomatica.
È quanto hanno trovato con stupore le forze dell’ordine che hanno condotto un blitz nel campo rom di Ivrea.
Tutte le armi rinvenute dai poliziotti erano rubate e nascoste, come riporta il Diario di Biella – nel primo piano di uno dei capanni presenti all’interno dell’accampamento dei nomadi in via Cascine Forneris.
La polizia ha dunque provveduto al sequestro delle armi e anche di due automobili con motore modificato, di due biciclette, di due chitarre elettriche e anche di una valigetta con all’interno apparecchiature elettroniche mediche di grande valore. Per tutto questo sono state denunciate tre persone, accusate di ricettazione.
Questo il commento del questore di Torino, Francesco Messina: "La presenza di armi di questo tipo è preoccupante. Sono tutte rubate. Le indagini proseguono per risalire alla provenienza e per capire se sono state utilizzate per commettere reati. Spesso - le cosche di 'Ndrangheta lasciano le armi in custodia a soggetti di etnia sinti".
Rapine in pieno giorno e inquilini ostaggio dei nomadi abusivi
Cristina Bassi - Mar, 23/10/2018
http://www.ilgiornale.it/news/milano/ra ... 91503.html
Gli occupanti regolari delle case Aler di San Siro: «Siamo abbandonati, nessuno fa nulla»
«Per favore, non scriva il mio nome. Sennò poi non posso più andare in giro»: una cautela che in questi palazzi Aler di via Morgantini, quartiere San Siro, non è dettata dallo scarso coraggio ma dallo spirito di sopravvivenza.
L'inquilina ha 70 anni e vive sola in un appartamento di edilizia popolare. Non è certo la prima che denuncia le difficoltà dei condòmini dei civici 3 e 5 della via, stesso cortile. «Uno dei due stabili è quasi tutto occupato abusivamente - spiega -, sono più gli irregolari, soprattutto nomadi e immigrati islamici, degli abitanti che ne hanno diritto. Nell'altro ci sono quattro alloggi liberi e gli inquilini regolari sono terrorizzati di sentire le picconate di chi butta giù la porta. Noi anziani veniamo rapinati in pieno giorno e abbiamo paura ad uscire. La polizia? La maggior parte delle volte la chiamiamo, ma non viene».
Non c'è livore nel tono di voce di questa signora. Solo lo sconforto che sta per prevalere sulla voglia di farsi sentire. «Le racconto la mia esperienza. Quando ci accorgiamo di un'occupazione, chiamiamo le forze dell'ordine e l'Aler. Tra l'altro gli ispettori dell'azienda ci dicono che sono sotto organico e più di tanto non possono fare... Comunque fanno l'intervento, c'è lo sgombero e vengono sbarrate le porte con le lastre in metallo». Entro le successive 12 ore però l'incubo ricompare. «Tornano gli stessi abusivi - continua la 70enne - e con il piccone spaccano il muro intorno alla porta e scardinano le lastre. Entrano e lì restano indisturbati. Sanno ormai che non ci sarà un secondo intervento. L'Aler li fa cacciare una volta sola insomma».
Gli inquilini regolari si dividono tra sfiduciati e «rompiscatole». Aggiunge l'anziana inquilina: «Lo dico sempre ai miei vicini, a chi come me paga affitto e spese: Telefoniamo e denunciamo. Però loro giustamente mi rispondono che poi non succede nulla». L'ultima occupazione è di pochi giorni fa: «È morta una signora e la famiglia ha liberato l'alloggio e riconsegnato le chiavi. Dopo 48 ore dentro c'era un uomo spuntato dal nulla. La dirimpettaia ha fatto diverse chiamate per segnalarlo. Le hanno risposto con tono scocciato: Ma lei ha già telefonato quattro volte...». Gli sputi, gli insulti, le rapine e la paura. «Un paio di settimane fa un'anziana inquilina, che ha le gambe un po' malferme, è stata aggredita in cortile da tre uomini. Tornava a casa con le borse della spesa, erano appena le 7 di sera. In due l'hanno bloccata per le braccia e un terzo le ha strappato la catenina. In piazzale Selinunte c'è la polizia, ma alle 17.30 va via. Io però ho paura la sera. Non esco di pomeriggio, neppure per andare in centro magari a vedere una mostra. Perché ho timore a rientrare col buio».
Le denunce? «Non le facciamo quasi mai. Sarebbero contro ignoti... E poi ci sentiamo abbandonati, ormai a San Siro gli italiani sono solo anziani. Ci sentiamo noi i migranti». Gli abitanti del quartiere hanno un dubbio: «Forse c'è un accordo tra le istituzioni per lasciar correre sulle occupazioni. Così tutte queste persone irregolari non restano per strada». Fabrizio De Pasquale, capogruppo di Forza Italia in Comune, su casi come questo fa interventi frequenti in Consiglio: «Ho anche inoltrato le segnalazioni alla Questura - spiega -. Ma in certe aree la situazione è fuori controllo. Servono sgomberi su larga scala».
Tiburtina, rom prendono d'assalto una pizzeria
Francesco Curridori - Sab, 27/04/2019
http://www.ilgiornale.it/news/roma/tibu ... IImZz2jsHw
Non c'è pace per il quartiere Tiburtina. A pochi giorni di distanza dall'aggressione di cui è stata vittima un residente del luogo, via Teodorico oggi è stata teatro di una tentata rapina alla pizzeria I Magnifici da parte di un gruppo di rom
A pochi giorni di distanza dall'aggressione di cui è stata vittima un residente del luogo, via Teodorico oggi pomeriggio è stata teatro di un nuovo episodio di violenza e soprusi.
Questa volta i protagonisti non sono dei migranti o i clochard che abitano sotto il cavalcavia ma un gruppo di rom che ha fatto irruzione dentro la pizzeria I Magnifici. "Ci hanno già derubato 4 o 5 volte ma sempre di notte. Oggi, invece, due rom sulla 40ina con al seguito due bambine, sono entrate nel locale verso le 13,30", ha raccontato al giornale.it Donato Annunziata, uno dei titolari della pizzeria, sempre più preoccupato per il clima di degrado della zona.
Se l'altro giorno era uscito dalla pizzeria per soccorrere la vittima di un aggressore nordafricano, stavolta il tragitto è stato più breve. Dalla cucina alla cassa. "Tutto si è concluso nel giro di uno-due minuti ma la paura è stata tanta. Non appena mia madre ha urlato, io e mio fratello ci siamo precipitati e, fortunatamente, non sono riusciti a rubare nulla". Certo è che i rom sono riusciti a farla franca anche questa volta perché, fuori dalla pizzeria, ad aspettare le ladre c'era un furgone coi vetri oscurati. "Siamo in via Teodorico da 12 anni ma ogni giorno è sempre peggio, la zona è sempre più calda e degradata", dice allarmato il signor Donato che ora, preoccupato anche per i mancati incassi, pretende di poter installare delle telecamere di videosorveglianza e l'intervento delle forze dell'ordine con un presidio fisso.
Il fortino dei sinti in via Chiesa Rossa Armi e rapine, sono tutti pregiudicati
Milano, 28 agosto 2014
https://milano.corriere.it/notizie/cron ... 1749.shtml
Aperto dal Comune nel 1999, doveva essere il «campo modello». Nell’area attrezzata alla periferia Sud vivono 250 nomadi italiani
Lasciate ogni speranza, voi che entrate. Anzi, se potete statene alla larga. L’inferno ha questo indirizzo: via della Chiesa Rossa 351. Una stradina asfaltata che corre sulla sinistra del Naviglio, quasi al confine con Valleambrosia e Rozzano. Un recinto di metallo dal quale sbucano poche lussuosissime roulotte e casette prefabbricate negli anni trasformate in ville, con statue da giardino e figure mitologiche.
Nei quattro vialetti che dividono questo enorme rettangolo «urbano» circondato dai campi di mais e frumento, ci sono auto parcheggiate ridotte ormai a scheletri e altre, Bmw e Mercedes, con pochi mesi di vita. Nuove e lussuose. E anche le case nascondono tesori e televisori al plasma dalle dimensioni esagerate, mobili pregiati e un infinito campionario di oggettistica dal dubbio gusto ma dal valore consistente.
Ecco il campo nomadi comunale di via Chiesa Rossa. Gli abitanti sono poco più di 250. Ma i numeri sono «variabili» in barba ai regolamenti comunali e a quei patti per la legalità voluti dal Comune. Perché le famiglie - quasi tutti si chiamano Hudorovich, Braidich e Deragna - sono imparentate tra loro e hanno legami stretti con quelle del campo di via Negrotto. Così succede che chi finisce agli arresti domiciliari possa indicare di volta in volta la dimora in un insediamento piuttosto che nell’altro. Tanto sempre di terra amica si tratta.
Gli assalti agli spedizionieri
Amica per qualcuno e ostile per molti altri. Autotrasportatori, corrieri, rappresentanti di merce preziosa o di alta tecnologia, non importa. Tutti vengono invitati a presentarsi all’anonimo indirizzo di via Chiesa Rossa 351 (indicato da un cartello lungo la strada) e poi finiscono regolarmente minacciati e derubati, se non aggrediti e cacciati a colpi di fucile. Succede spesso, quasi ogni giorno. Tanto che il famigerato «351» è ormai segnalato in tutti gli archivi degli spedizionieri come territorio da evitare, consegna da rifiutare. Il camion resta imprigionato nella via a fondo chiuso che circonda il campo, dalle case escono venti o trenta ragazzini e qualche adulto con i «ferri» in mano: pistole, vecchie doppiette o kalashnikov dell’ex Jugoslavia. L’autista è messo in fuga con le buone, altrimenti sono pistolettate sparate sull’asfalto accanto ai piedi, come nei cartoni animati sul vecchio West. Se tutto va bene il furgone viene riconsegnato dopo una mezz’ora, svuotato ma salvo.
«Tutti i residenti del campo di via Chiesa Rossa 351, maggiorenni o minori, purché di età imputabile, hanno precedenti», recita un recente rapporto delle forze dell’ordine. Tutti, donne e uomini, esclusi i minori di 14 anni che per legge non possono essere accusati di reati. Un record fatto di furti (la stragrande maggioranza), rapine, aggressioni e resistenza a pubblico ufficiale. Non mancano però reati ben più seri, dalle bande di rapinatori (25 arresti nel 2008) al tentato omicidio. L’ultimo caso è della scorsa settimana quando due nomadi di via Chiesa Rossa sono stati arrestati (tre sono ancora ricercati) dopo aver cacciato a pistolettate alcuni africani che si erano accampati nei dintorni.
Difficoltà anche per le forze dell’ordine
Sembrerà assurdo a molti, ma qui anche polizia e carabinieri hanno enormi difficoltà a mettere piede. L’ultimo episodio riguarda una gazzella dei carabinieri presa a sassate. Se arriva una segnalazione la procedura non prevede interventi solitari. Anzi, si entra solo quando si sono radunati almeno quattro equipaggi e solo se strettamente necessario. Spesso il blitz finisce in un nulla di fatto, altre si riesce ad aprire una trattativa con i «leader» del campo: se si è fortunati la refurtiva, il Tir, l’auto o lo scooter, compaiono come per incanto un paio d’ore dopo fuori dalle recinzioni, in un’area comune così da non poter attribuire responsabilità ai singoli.
Entrano con un po’ più di facilità quelli del commissariato competente (Scalo Romana) e della stazione dei carabinieri (Gratosoglio) o alcuni, selezionati, agenti della polizia locale, presenze ormai «tollerate». In questo modo, solo la polizia ha recuperato negli ultimi mesi una cinquantina di ruspe Bobcat rubate dai cantieri. La specialità dei nomadi di Chiesa Rossa. Ma per ottenere risultati servono prove di forza massicce. In un caso, ad esempio, i poliziotti avevano avuto la certezza che nell’area si trovassero delle statue rubate in una villa. Blitz con 150 agenti e statue lasciate, il mattino dopo, fuori dal commissariato di via Chopin: trasportate di peso e riconsegnate.
La truffe ai danni dei mobilieri brianzoli
Dai «cugini» di via Negrotto, quelli di via Chiesa Rossa hanno appreso il gusto per il design. Lo sanno bene i mobilieri della Brianza truffati e rapinati con maxi ordinazioni di arredi di lusso che puntualmente venivano «svaligiati» dai camion. «Noi siamo operai, ci spacchiamo la schiena nei cantieri. Sono tutte bugie», si giustificano gli abitanti. Nel 2009 ad alcuni nomadi vennero sequestrati beni per 2 milioni di euro: una villa con piscina a Dairago e auto di lusso. Il campo è stato creato nel ‘99 per gli sfollati di via Palizzi, via Fattori e Muggiano. Secondo i piani di Palazzo Marino doveva diventare «l’insediamento modello» per Milano. Chissà se la pensano ancora così.
Firenze, negoziante pestato e derubato da rom in pieno giorno
Federico Garau - Mar, 21/05/2019
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 98663.html
I tre malviventi sono entrati in pieno giorno nella tabaccheria-ferramenta: dopo le botte contro la vittima, la cassa è stata svuotata. Costole rotte e frattura dell'osso sacro, il negoziante ha ricevuto una prognosi di 40 giorni
Pestato e rapinato da tre malviventi stranieri mentre lavorava nel suo negozio di piazza Cavour a Barberino del Mugello (Firenze).
Vittima Massimo Castella, proprietario di una tabaccheria-ferramenta, nato a Sanza in provincia di Salerno ma da anni ormai in Toscana. Durante il primo pomeriggio dello scorso lunedì 13 maggio, per la precisione intorno alle 14, nel locale sono entrati tre extracomunitari. I rapinatori, a volto scoperto, hanno tentato di spingerlo verso la parte posteriore del negozio, per condurlo all'interno di una piccola stanza che si apre sul corridoio.
Inutile il tentativo di fuga della vittima, che, comprendendo di esser finito in trappola, ha provato a raggiungere la porta d'ingresso. Gli stranieri, infatti, lo hanno portato a forza nella camera e lì lo hanno pestato senza pietà. Violenti pugni e calci si sono abbattuti sull'uomo, anche quando si trovava a terra, tanto forti da lasciarlo tramortito in un lago di sangue.
Col proprietario fuori combattimento, gli extracomunitari hanno potuto agire indisturbati nel negozio ed uscire con tutto il denaro presente in cassa, un ingente danno economico ancora in via di valutazione.
La vittima è stata trasportata all'ospedale di Borgo San Lorenzo (Firenze), dove è stato ricoverato. Numerose le lesioni riportate durante il pestaggio, tra cui la frattura dell'osso sacro e due costole rotte, oltre alle varie ferite e contusioni al collo ed al viso. Per un totale di 40 giorni di prognosi.
Castella ha ricevuto la visita del vicepremier Matteo Salvini, che gli ha espresso massima solidarietà in un video registrato in sua compagnia. "Lui è messo così perché stava lavorando in un giorno normale. Gli sono entrati in negozio, in tabaccheria, tre rom, tre zingari si può dire, e l'hanno conciato così. 40 giorni di prognosi. Non è normale.", racconta il ministro dell'Interno, come riportato da "Il Mattino".
"La sicurezza è una necessità anche in pieno giorno, anche in pieno centro, anche in città stupende come Firenze. Io posso assumere, come sto facendo, poliziotti, carabinieri etc., poi però anche i sindaci devono fare il loro e i delinquenti devono aver paura, cosa che in Italia non accade".
Presa la baby gang di rom che terrorizzava l'Appio Claudio: il "capo" ha 13 anni
Andrea Pegoraro - Sab, 05/10/2019
http://www.ilgiornale.it/news/roma/catt ... 0Dj72bTfos
La banda minacciava i loro coetanei e li costringeva a cedere biciclette e soldi. Due ragazzi hanno trovato la forza di denunciare quanto accaduto
Prendevano di mira i loro coetanei e minorenni e li costringevano a cedere tutto quello che avevano.
Per questo motivo una baby gang è stata fermata dalla polizia di stato per i reati di rapina aggravata e tentata estorsione.
Come riporta Il Messaggero, la banda di giovani operava nel quartiere dell’Appio Claudio, che si trova nella zona sud est della Capitale. Tra giungo e luglio la baby gang aveva terrorizzato il quartiere perché obbligava i loro coetanei, sotto minaccia di essere picchiati, a consegnare biciclette e soldi e tutto quello che avevano. Al commissariato di polizia Tuscolano sono giunte diverse segnalazioni ma solamente due ragazzi hanno avuto il coraggio di denunciare quanto accaduto. Entrambi i giovani hanno fornito delle utili indicazioni per risalire all’identità della banda, la quale induceva le vittime a non raccontare nulla ai genitori e alle forze di polizia e lo faceva in modo aggressivo.
Così dopo una scrupolosa indagine, gli agenti sono riusciti a scoprire le generalità di tutti i componenti della baby gang, composta da un ragazzo appena diciottenne, da un altro di 16 anni e da un giovane di 13 anni figlio di nomadi, considerato il capo del gruppo per la sua fermezza. La Procura ha disposto quindi un ordine di custodia cautelare in carcere per il maggiorenne, l’obbligo di permanenza in casa per il minorenne, misura stabilita dalla Procura presso il Tribunale dei minorenni. Infine, il nomade, che all’epoca dei fatti era minore di 14 anni, è non imputabile ed è stato segnalato all’autorità giudiziaria.
Rapine per vivere come i nababbi: famiglia sinti in carcere
Venerdì 7 Febbraio 2020
Marina Lucchin
https://www.ilgazzettino.it/nordest/pad ... ncgKelZLrY
PADOVA - Erano pronti a tutto per il denaro. Anche a picchiare delle donne, magari davanti agli occhi dei loro figli pur di mettere le mani sulla borsetta. D'altro canto due di loro sono esperti pugili che sul ring hanno conquistato anche numerose medaglie. Ma tolti i guantoni, il gancio dritto e rovescio hanno iniziato a usarlo anche per mettere a segno i colpi sotto gli attenti occhi di mamma e papà, veri boss della banda che poi elargivano loro una mancia di 50 o 100 se la rapina andava a buon fine. Il resto del denaro restava in ogni caso in famiglia. Dopo aver saldato i conti con gli altri complici, i soldi servivano a mantenere alto il tenore di vita cui si erano abituati tra orologi preziosi, abiti firmati e anche feste di compleanno da vip, con così tante torte da sembrare di essere ancora in pasticceria.
Ora però i carabinieri hanno messo dietro le sbarre la banda di sinti che era diventata il terrore dei commercianti cinesi, anche se non disdegnava di rapinare pure automobilisti italiani o turisti fermi all'autogrill: cinque gli arresti in esecuzione della custodia cautelare in carcere, disposta dal gip Domenica Gambardella, eseguiti ieri mattina all'alba dal comando provinciale dell'Arma. A finire dietro le sbarre sono Millas Manolito, 39 anni, il figlio 21enne Joscioal, il cugino Cristian Gottardo di 32 anni, il fidanzato della cugina Morouen Latrech, marocchino 25enne e l'amico Giorgio Caldaras, 30 anni. In cella c'è anche l'altro figlio di Manolito Millas, Naichel, di cui se ne sta occupando il Tribunale dei Minori di Venezia visto che all'epoca dei fatti non aveva ancora compiuto 18 anni. La moglie, e madre dei due promettenti boxeur, è la 36enne Federica Hudorovich, che assieme all'altro complice, l'esperto di auto Andrea Melato, di 39anni, cui il giudice ha disposto l'obbligo di dimora.
L'INDAGINE
A eseguire l'indagine, diretta dal pubblico ministero Benedetto Roberti, i carabinieri del comando provinciale del colonnello Luigi Manzini, della compagnia di Piove di Sacco e della stazione di Legnaro del comandante Marialdo Rossin.
I componenti della banda non hanno mai avuto un lavoro onesto. Fare i banditi era la loro vera occupazione tanto che mettevano a segno anche due o tre colpi al giorno per mantenere i lussi della propria famiglia. Dal Rolex al polso del figlio, agli orecchini d'oro della bambinia, dalla borsa Louis Vouitton della mamma, alle scarpe Gucci da 495 euro del papà. L'indagine, durata quasi un anno, è stata avviata dopo la tentata rapina avvenuta nel marzo 2018 ai danni di un commerciante cinese residente a Sant'Angelo di Piove di Sacco. In quell'occasione tre banditi travisati, tagliarono le gomme dell'auto della vittima e poi l'aggredirono con lo spray urticante mentre tentava di cambiare lo pneumatico assieme al figlio e alla moglie, che teneva sulle spalle lo zainetto che i malviventi avevano puntato. La famiglia di cinesi si ribellò con così tanta disperazione, che la banda dovette fuggire. Ma da lì sono partiti i successivi accertamenti che hanno portato i cinque dietro le sbarre.
I REATI
I banditi sono accusati di associazione per delinquere dedita alla commissione di rapine e furti. Si concentravano particolarmente nella Zona Industriale di Padova per i sette furti a loro carico, mentre le rapine (cinque) avvenivano a Saonara (dove dimorano diversi commercianti del Centro Ingrosso Cina. Sono accusati anche di sequestro di persona, per aver rinchiuso per un'ora contro la loro volontà una coppia di debitori nell'abitazione di Manolito Millas. Il gruppo criminale disponeva anche dell'appoggio di una rete di ricettatori, nonché di canali utili a procurarsi, dall'estero, macchine di grossa cilindrata da utilizzare nelle azioni criminali. Nel corso delle indagini è stata sequestrata un'autovettura Bmw, parzialmente blindata per resistere meglio ad eventuali conflitti a fuoco con le forze dell'ordine.
Operazione Derrick tra Puegnago e Soiano: arresti e beni sequestrati
05 giugno 2012
http://www.bresciatoday.it/cronaca/soia ... aidic.html
Sono in tutto otto le persone che sono state arrestate all'alba di oggi dalla squadra mobile di Brescia in collaborazione con la questura di Trento. Due arresti, è stato spiegato in una conferenza stampa in Procura, sono stati eseguiti a Soiano del lago: in manette sono finiti Antonio Braidic, 53 anni, detto "Derrick" (da qui il nome dell'operazione) ed il figlio Giovanni, classe 1989.
Nella villa sequestrata a Puegnago sono state arrestate Roberta e Loredana Braidic. A Padenghe è invece stato individuato ed arrestato il 41enne Marco Braidic, detto "Dimitri"; insieme ad Antonio Braidic era a capo della banda.
- Un sequestro anche a Soiano: la gente applaude
- Tra le vittime delle truffe Sinti anche Dario Bonetti, ex Milan
A Casalmoro, in provincia di Mantova, la polizia ha fermato Carlo Caldaras. I sette sono accusati di associazione a delinquere finalizzata a truffe, furti e rapine. Infine a Castiglione delle Stiviere è stato arrestato in flagranza uno dei fiancheggiatori della banda, il siciliano Salvatore Ferreri, trovato in possesso di una pistola con matricola abrasa.
L'ottavo è stato arrestati a Venezia, Romeo Dorovic In tutto sono otto le misure cautelari in carcere emesse. All'appello manca quindi un altro membro della banda di sinti. Venti, invece, le persone indagate in stato di libertà. Nella conferenza stampa è stato confermato che tra le vittime della truffa c'é stato anche Dario Bonettire.
Le indagini continuano per capire perché alcune vittime si siano presentate con del denaro agli appuntamenti con i sinti, sedicenti mediatori immobiliari o magnati russi, cui avrebbero soltanto dovuto vendere beni di lusso. Gli inquirenti stanno verificando se si sia trattato di un giro di denaro 'sporco' da riciclare.
"La versione dei fatti fornita alla polizia da alcune vittime delle truffe manca di alcuni passaggi" ha spiegato il procuratore capo di Brescia, il dottor Fabio Salamone.
Roma, rapinano e picchiano donne e anziani al bancomat in zona Appio: arrestate due rom di 15 e 19 anni
sabato 19 dicembre 2020
https://www.ilmattino.it/primopiano/cro ... 55326.html
In due, una 15 anni l'altra 19 e incinta, puntavano giovani donne e anziani in fila al bancomat per rapinarli dei soldi appena prelevati aggredendoli in caso di resistenza. Ad arrestare la maggiorenne (la posizione della complice è al vaglio della Procura dei Minori) sono stati i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Piazza Dante e gli agenti del VII Distretto di Polizia che da tempo erano sulle loro tracce proprio in considerazione degli episodi denunciati negli ultimi mesi ai danni di persone rapinate e picchiate durante le fasi di prelievo in diversi dispositivi Atm nella zona San Giovanni Appio-Latino.
Nella mattinata del 12 dicembre scorso le due rom sono state identificate e controllate in zona Piazza Re di Roma, nei pressi di uno sportello bancomat dell'Unicredit. Dall'analisi delle denunce presentate dalle vittime e con mirati riscontri probatori, gli investigatori, coordinandosi con il Sostituto Procuratore di turno del Pool Reati contro il patrimonio della Procura, hanno sottoposto la rom maggiorenne a fermo di indiziato di delitto, portandola poi nella casa circondariale di Rebibbia. La posizione della ragazza di minore età, è al vaglio della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni. Le indagini proseguono per l'esame di ulteriori episodi e non si esclude che le due indagate possano aver adottato lo stesso modus operandi anche in altre zone del territorio capitolino.
Fermata banda di rom, ben 12 rapine durante il primo lockdown
Federico Garau
16/03/2021
https://www.ilgiornale.it/news/roma/fer ... 1615893551
Per il gip c'è il serio pericolo che "gli indagati, se liberi di circolare, commettano altri gravi delitti della stessa specie"
Hanno approfittato del lockdown per commettere furti all'interno di supermercati e negozi chiusi e adesso, ad un anno di distanza, i 6 cittadini rom facenti parte della banda sono stati arrestati e messi in stato di fermo.
I malviventi, secondo quanto riferito dalle autorità locali, erano riusciti a mettere a segno un totale di 12 rapine nella primavera dello scorso anno, quando l'intero Paese si trovava bloccato a causa delle misure restrittive emanate dal governo Conte per arginare la diffusione del Coronavirus. Ad essere presi di mira diversi supermercati e centri commerciali presenti sul territorio del Lazio, nello specifico a Roma, Pomezia, Fiumicino e nella zona dei Castelli romani. La banda entrava in azione di notte. I furti commessi a ripetizione avevano portato nelle tasche dei criminali un bottino di 130mila euro.
Ad occuparsi delle indagini i carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Frascati, cordinati dalla procura della Repubblica di Velletri, che hanno collaborato con i colleghi della compagnia di Anzio. L'attività investigativa ha infine portato alla cattura dei 6 sinti, rintracciati ed arrestati nel corso della mattinata di ieri nella zona di Salzare, alle porte di Tor San Lorenzo (frazione del comune di Ardea).
Stando a quanto ricostruito dai militari, la banda soleva riunirsi all'interno dell'abitazione di Ardea del loro leader, una roulotte situata in via Acque Basse. Qui venivano organizzati i colpi, messi poi a segno al calare della notte, quando le strade, già poco frequentate a causa dei provvedimenti anti-Covid, si svuotavano del tutto. Il coprifuoco ed il divieto di spostamento venivano completamente ignorati dai 6 rom, che si approfittavano della situazione per poter agire indisturbati all'interno degli esercizi commerciali chiusi. Ad essere portato via non soltanto il denaro contenuto nelle casseforti, ma anche prodotti alimentari. Ogni membro del gruppo aveva un preciso compito: alcuni restavano all'esterno dei locali per fare da pali ed informare tramite ricetrasmittente i compagni che stavano commettendo il furto, mentre un altro componente della banda si occupava di disattivare il sistema di sicurezza e le videocamere di sorveglianza.
Con questo modus operandi il gruppo era riuscito a mettere a segno i primi 6 colpi, a cui si erano poi aggiunti ulteriori 6 tra marzo e maggio dello scorso anno (per un totale quindi di 12). Per i primi 6 la banda di rom era già finita in manette, ma il pericolo di recidiva ha convinto le autorità locali a procedere con un secondo arresto. Preziose per arrivare alla cattura le immagini estrapolate dalle videocamere di sorveglianza: in particolare l'abbigliamento scelto dal capo banda (un giubbotto di marca) avrebbe aiutato gli inquirenti ad arrivare alla sua identificazione.
Accusati dei reati di associazione a delinquere, furto in danno di negozi legati alla grande distribuzione ed estorsione (nei confronti di un componente della banda, poi cacciato), i 6 rom si trovano ora a disposizione dell'autorità giudiziaria: 4 di loro sono in carcere, mentre 2 hanno ottenuto i domiciliari. Nel provvedimento di custodia cautelare emesso dal giudice per le indagini preliminari Gisberto Muscolo e riportata da Il Messaggero, si fa esplicito riferimento al pericolo che "gli indagati, se liberi di circolare, commettano altri gravi delitti della stessa specie di quelli per cui qui si procede".
Aggrediscono un muratore e gli rubano lo stipendio, arrestati
Imola Oggi
31 luglio 2021
https://www.imolaoggi.it/2021/07/31/agg ... stipendio/
Roma – Hanno aggredito un muratore, rapinandolo, e poi sono fuggiti a bordo di un bus Atac. I tre, però, non avevano fatto i contri con i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia San Pietro che, unitamente ai colleghi della Stazione Roma Madonna del Riposo, del Nucleo Radiomobile di Roma e dell’8° Reggimento Lazio, li hanno inseguiti.
A finire in manette tre romeni, di 39, 33 e 21 anni, tutti senza occupazione e già noti alle forze dell’ordine, con le accuse di rapina, lesioni personali e resistenza a Pubblico Ufficiale. I tre, ieri sera, hanno avvicinato un loro connazionale in circonvallazione Cornelia e, dopo averlo aggredito, lo hanno derubato di 1.270 euro in contanti, compenso del suo lavoro di muratore. I malviventi sono poi fuggiti salendo a bordo di un autobus linea Atac 791.
I Carabinieri sono intervenuti a soccorso della vittima e, dopo aver acquisito le prime indicazioni e le informazioni sui rapinatori, hanno effettuato delle ricerche. Poco dopo, i Carabinieri hanno notato i malviventi a bordo dell’autobus all’altezza di piazza Carpegna e li hanno bloccati.
Nel corso dell’identificazione, i fermati hanno opposto resistenza e uno dei tre, il 21enne, ha spintonato e scalciato nei confronti di un Carabiniere. Gli arrestati sono stati portati in caserma e trattenuti nelle camere di sicurezza, in attesa del rito direttissimo mentre la vittima della rapina è stata ricoverata in osservazione presso l’ospedale Gemelli per le lesioni riportate al volto.
Furti e ricettazioni: arrestate sei persone. Tra i colpi contestati a due indagati anche la violenta rapina ad imprenditore e modella
2017/02
http://www.tvprato.it/2017/02/furti-e-r ... -e-modella
Sei arresti e sette denunce per furti, rapine e ricettazione da parte dei carabinieri del nucleo investigativo di Prato. L’operazione “Prato sicura 2”, che ha visto coinvolti 40 militari, è stata coordinata dal sostituto procuratore Antonio Sangermano e prende le mosse dall’inchiesta sulla banda del Soccorso. Uno dei componenti di quel gruppo è accusato di aver ceduto della refurtiva ad uno degli arrestati di oggi: Thomas Halilovic, finito in carcere assieme a Daniele Cannavò e Sebastian Ahmetovic. Gli arresti domiciliari hanno riguardato Michele Maraventano, Simone Ahmetovic e Qianggiang Zhou (nella foto).
Gli investigatori hanno fatto luce su una serie di episodi delittuosi nell’arco temporale di un anno, raccogliendo prove a carico dei sei soggetti arrestati, permettendo di accusarli di diversi furti in abitazione e in attività commerciali, tra cui l’O.B. Stock di via San Giusto.
L’obbiettivo dei malfattori – alcuni dei quali giovani nomadi nati a Prato e dimoranti in camper a Vergaio, in viale Marconi e al campo di Poggio a Caiano – era il denaro ma anche beni di lusso quali orologi preziosi e monili in oro, mentre in due casi gli indagati sono entrati in ditte tessili per rubare decine di macchine da cucire destinate ad essere vendute al mercato nero. Le indagini sono state portate avanti grazie all’analisi di immagini di videosorveglianza ed intercetttazioni telefoniche, ma anche con metodi “classici”: pedinamenti e riconoscimenti fotografici delle vittime.
Tranne il cittadino cinese, i soggetti sono tutti pregiudicati per reati contro il patrimonio e proprio la loro condotta nei crimini contestati ha fatto emergere una spiccata pericolosità sociale che ha convinto il gip Pallini ad emettere le misure cautelari. In totale gli episodi contestati sono 12 e, assieme ai sei arrestati, risultano indagati altre sette persone che avrebbero partecipato a vario titolo agli episodi criminosi.
Tra i fatti contestati a due indagati (ma i gravi indizi di colpevolezza sono stati respinti dal gip per la mancata certezza del riconoscimento fotografico) c’è anche la violenta rapina subita nell’aprile 2015 dall’imprenditore della Beste Marco Santi e dalla fidanzata, la modella russa Yulia Sadchikova, che furono pedinati e costretti ad uscire dall’automobile sotto la minaccia di una pistola. I due banditi colpirono alla testa l’imprenditore con il calcio dell’arma e presero a pugni la donna per farsi consegnare i due orologi Rolex indossati dalla coppia.
Durante l’operazione di stamani, i militari hanno trovato e sequestrato nell’abitazione di uno degli arrestati una pistola ad aria compressa, priva del tappo rosso e del tutto identica ad un’arma vera. L’arma (nella foto sopra) era nascosta in un armadio e non si esclude possa essere servita a scopo intimidatorio per commettere dei reati. Durante l’indagine, i carabinieri in alcuni casi sono riusciti a recuperare della refurtiva per poi restituirla ai legittimi proprietari, come le macchine da cucire, un orologio prezioso e alcuni strumenti elettronici di valore (smartphone e tablet).
Madre e figlia di Najo Adzovic rapinate e ferite al mercatino dell'usato
Mauro Cifelli
http://www.romatoday.it/cronaca/rapina- ... gnina.html
Accerchiate, rapinate e costrette alle cure dell'ospedale dopo essere state ferite con i coltelli ed i cacciaviti con i quali la banda le ha minacciate e derubate di una collana d'oro. Vittime della rapina madre e figlia di 46 e 16 anni. Le due, residenti nel campo di Salone, sono la moglie e la figlia di Najo Adzovic, ex delegato ai rapporti con i rom durante la Giunta del sindaco Gianni Alemanno.
Contattato da Romatoday è lo stesso Najo Adzovic a raccontare lo choc che hanno vissuto la moglie e la figlia: "Sono state rapinate domenica scorsa mentre erano ad un mercatino dell'usato vicino al Terminal Anagnina". Ad aggredirle e rapinarle "un gruppo di rom del campo de La Barbuta - spiega ancora il 46enne bosniaco -. Mia moglie e mia figlia sono ancora provate da quanto accaduto, una brutta esperienza che difficilmente dimenticheranno".
Una aggressione brutale. Oltre ad essere state rapinate della collana d'oro, "sono state anche ferite con i coltelli ed i cacciaviti con i quali questi delinquenti le hanno aggredite". Ferite all'addome, al braccio ed al polpaccio madre e figlia sono infatti state costrette alle cure del Policlinico Casilino, la madre dimessa con 15 giorni di prognosi, mentre per la 16enne la prognosi è di 20 giorni, con la minorenne ancora in osservazione al nosocomio di via Belon di Torre Maura.
A rendere ancora più amara l'aggressione anche altri fattori: "Si è trattato - denuncia Najo Adzovic - di una aggressione vile di fronte a decine di italiani che non hanno mosso un dito per aiutarle e soccorrerle". A mettere in atto la rapina: "un gruppo di delinquenti che vivono nel campo della Barbuta". Proprio nella baraccopoli posta ai confini tra i Comuni di Roma e Ciampino è stato poi individuato uno degli aggressori. "E' stata mia moglie a riconoscerlo dopo essere andata con le forze dell'ordine nel campo Barbuta". "Alla vista della mia signora uno dei quattro aggressori ha provato a fuggire ma è stato poi fermato dagli agenti".
Oltre al danno anche la beffa rappresenta dal "mancato arresto di uno dei colpevoli dell'aggressione - rincara la dose Najo Adzovic -. Sappiamo bene chi è, ma stupisce il fatto che sia stato solamente denunciato a piede libero e non arrestato, una assurdità". L'ex delegato ai rapporti con i rom della giunta Alemanno poi aggiunge: "Mi auguro che venga fatta giustizia al di la del colore della pelle sui complici dell'uomo riconosciuto da mia moglie quale autore della rapina e dell'aggressione".
Un lungo sfogo quello del 46enne residente nella baraccopoli di via di Salone con la propria famiglia: "Vorrei che il Comune di Roma si costituisse parte civile per tutelare mia moglie e mia figlia, entrambe cittadine italiane e romane, per punire severamente chi commette questi crimini". "Queste persone - conclude Najo Adzovic - sono un gruppo di criminali che tutti conoscono che con le loro attività gettano fango sugli altri rom onesti ed integrati nella città di Roma".
Roma, rapinato all'ospedale da due rom: il paziente camminava in vestaglia
Marco De Risi
Martedì 31 Ottobre 2017
http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca ... 35529.html
Dal letto d’ospedale, un sessantenne, ha deciso di recarsi nel giardino per riposare su una panchina, vicino ad un pò di verde, con indosso il pigiama e la vestaglia. Pensava di essere al sicuro all’interno della struttura alla Magliana ma invece è stato aggredito da due giovanissimi che gli hanno strappato dal collo la catenina. È accaduto ad un sessantenne al San Giovanni Battista di via Luigi Ercole Morselli.
Gli aggressori, così come sono stati descritti da vittima e testimoni, sarebbero due nomadi probabilmente minorenni. Forse non a caso, secondo gli investigatori, la coppia di scippatori è fuggita a piedi verso il campo nomadi di via Candoni che è molto vicino rispetto all’ospedale. Non è la prima aggressione a scopo di rapina che si verifica nel nosocomio.
«Questi malviventi - commenta un paziente - hanno il coraggio di entrare nell’ospedale dove prendono di mira i pazienti anziani che molto spesso non possono reagire proprio a causa dell’età e dei problemi di salute. Sono degli sciacalli».