Borseggiatrici 4
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L'Italia è l'unico paese al mondo che difende i ladri e i delinquenti anziché le loro vittime
Ladro morto schiacciato a Rimini, chiesto il processo per l'amministratore del supermercato
Cattolica (Rimini), 17 marzo 2023
https://www.msn.com/it-it/notizie/itali ... 421f&ei=17
La Procura di Rimini ha chiesto il rinvio a giudizio per l'amministratore della società che si occupa della gestione del Conad Superstore del centro commerciale Diamante di Cattolica. L'uomo, difeso dall'avvocato Gian Paolo Colosimo, è accusato di cooperazione in omicidio colposo per la vicenda che aveva portato alla morte di Umberto Sorrentino, 47 anni, rimasto schiacciato sotto un pallet da cento confezioni d'acqua (dal peso complessivo di 900 chili) che gli erano cadute addosso la sera del lunedì di Pasquetta, nell'aprile del 2022, nel piazzale che si trova alle spalle del centro commerciale.
Pur riconoscendo al 47enne una parte della responsabilità, le indagini disposte dagli inquirenti (coordinati dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli) avrebbero comunque evidenziato dei profili di negligenza e imprudenza da parte dell'amministratore della società nel compiere valutazioni riguardanti il potenziale pericolo rappresentato dall'accatastamento dei bancali d'acqua in quel determinato punto. L'amministratore, attraverso il suo legale, ha presentato una memoria difensiva, chiarendo che per quanto riguarda l'accatastamento dei bancali d'acqua l'azienda avrebbe seguito protocolli estremamente rigorosi.
Il ladro morì durante il furto, chiesto il processo per il responsabile del supermercato
17 marzo 2023
https://www.riminitoday.it/cronaca/ladr ... rcato.html
È stato chiesto il rinvio a giudizio, con l'accusa di omicidio colposo, per il responsabile del supermercato Conad all'interno del centro commerciale "Diamante" di via Ravel a Cattolica per la morte del ladro che nel tentativo di rubare delle bottiglie d'acqua era stato schiacciato dal crollo dei bancali. L'uomo, un 64enne difeso dall'avvocato Gian Paolo Colosimo, per quel decesso adesso rischia un processo in quanto secondo la Procura ci sarebbero state delle omissioni sotto il profilo della sicurezza sul lavoro con il carico di acqua che sarebbe stato sistemato in un luogo accessibile a tutti e senza cartelli che segnalavano il pericolo. Il responsabile del punto vendita, già interrogato, ha però precisato che i bancali di acqua si trovavano in una pertinenza del supermercato e che erano correttamente pallettizati con ulteriori sistemi rispetto a quelli standard con cui uscivano dal magazzino del produttore.
La vicenda risale alla mattinata del 19 aprile del 2022 quando il cadavere di un 47enne, già noto alle forze dell'ordine, venne ritrovato dagli addetti al magazzino del supermercato cattolichino. Come ricostruito dalle indagini dei carabinieri, che si sono avvalsi dei video delle telecamere a circuito chiuso che sorvegliano la zona, il ladro era entrato in azione la notte precedente approfittando di alcuni bancali carichi di bottiglie di acqua lasciati all'esterno del magazzino. Il malvivente aveva rubato tre confezioni da 6 bottiglie prendendole dalla fila più bassa del pallet e, una volta caricate sulla bicicletta, si era allontanato. Dopo un paio di ore il 47enne era tornato sul posto per ripetere l'operazione partendo sempre dal basso ma questa seconda volta aveva squilibrato la pila delle confezioni che era collassata travolgendolo e uccidendolo sul colpo per il peso stimato in circa 900 chili. Una morte orribile che, però, era stata scoperta solo molte ore dopo quando, a metà giornata, gli addetti del Conad avevano notato le casse d'acqua fuori posto e quando si erano avvicinati per capire cosa era successo avevano visto tra le bottiglie il corpo senza vita.
Tolte le firme del Pd sul disegno di legge che avrebbe attuato una stretta sulle borseggiatrici. Salvini: "Ripresenteremo subito il testo"
Blitz del Pd: così libera le borseggiatrici incinte
Francesca Galici
23 Marzo 2023
https://www.ilgiornale.it/news/governo/ ... 30139.html
Il tema delle borseggiatrici, particolarmente sentito a Milano ma comune a tutte le città, soprattutto grandi, del nostro Paese necessita di un forte intervento per porvi un rimedio. Negli ultimi tempi gli episodi si sono moltiplicati anche a causa dell'indifferenza di amministrazioni come quella di Palazzo Marino. Qui addirittura ci sono consiglieri che si battono per la tutela della privacy delle malviventi, solitamente di etnia rom, molto spesso in stato interessante o con bambini piccoli, perché consapevoli delle tutele che offre loro la legge italiana. Sembrava fatta per una riforma dell'articolo 146 ma il Pd ha deciso di ritirare le firme sul disegno di legge.
"Eravamo a un passo dall'introdurre nel nostro sistema una legge di civiltà per fare in modo di non vedere mai più bambine e bambini dietro le sbarre. Con la forzatura della destra di oggi il testo è stato stravolto e purtroppo con queste norme l'obiettivo della nostra proposta è stato cancellato. Se vogliono norme per più bambine e bambini in carcere si facciano da soli la legge. La destra ancora una volta mostra la sua totale insensibilità, una vergogna", hanno dichiarato i componenti dem della commissione Giustizia.
L'assurda crociata Pd nella Milano degli scippi. Difendere la privacy delle borseggiatrici
Poco prima, quando il testo era pronto ad andare in Aula, il sottosegretario di Stato alla Giustizia, il senatore leghista Andrea Ostellari, aveva dichiarato: "In commissione Giustizia alla Camera è stata accolta la nostra richiesta, sostenuta da tutto il centrodestra, di riforma dell'articolo 146 del codice penale sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte. Finalmente si cambia e la gravidanza non sarà una scusa: chi commette reati verrà sanzionato, pur nel rispetto dei diritti di tutti, nascituro compreso", ha sottolineato l'esponente leghista.
Quindi, aveva aggiunto: "Così le borseggiatrici in stato di gravidanza non resteranno impunite e, secondo la valutazione del magistrato, sconteranno la pena presso una casa famiglia o in un apposito carcere per detenute madri". L'attuale impostazione dell'articolo 146 del codice penale prevede il differimento della pena per le donne incinta, per le madri con un figlio inferiore a un anno di età, per chi è affetto da Aids o da altra malattia grave. Ma secondo il comune agire delle borseggiatrici, il differimento rischia di non avere mai fine, in quanto prima che il bambino più piccolo compia un anno, cercano una nuova gravidanza per evitare il carcere.
L'intervento aveva ricevuto il plauso del ministro Matteo Salvini: "È passato il nostro emendamento che ferma il vergognoso sfruttamento della gravidanza da parte di borseggiatrici e delinquenti: chi verrà sorpresa a rubare non sarà più rilasciata ma sconterà la pena nelle case famiglia, in carceri adeguati o ai domiciliari, nel pieno rispetto della salute sua, dei figli e del nascituro. Una norma di buonsenso, realismo e giustizia". Il ministro ha poi aggiunto: "Ora ci auguriamo che il testo venga portato al più presto in aula, con il voto di tutti".
Successivamente, avuta notizia del ritiro delle firme, Salvini ha commentato: "Il Pd libera le borseggiatrici rom che usano bimbi e gravidanza per evitare il carcere e continuare a delinquere. Vergognatevi. La Lega aveva fatto passare la norma in commissione Giustizia e ripresenterà subito il testo: è una questione di salute, giustizia e buon senso"
Dai campi rom agli scippi alle fermate. "In carcere non ci è andata mai"
La "carriera" di Vasvija, 12 figli e 43 fermi. Nelle stazioni di Roma dà lezioni di furto
Stefano Vladovich
24 Marzo 2023
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 30374.html
«Rubare è mio lavoro, in carcere no vado, io incinta». Arrestata più di 40 volte, oltre 25 anni da scontare, Vasvija Husic, 36 anni e dodici figli, è stata persino bloccata mentre faceva «lezione di borseggio» sulla metropolitana di Roma. Ai campi rom del litorale romano i suoi ragazzi li chiamano con i nomi delle fermate della linea A: Vittorio, Cornelia, Furio Camillo, Ottaviano, Lucio Sestio, Spagna. Mai Rebibbia. Si perché Madame Furto, origini bosniache, in carcere non c'è stata mai. Giusto qualche notte, il tempo per fare istanza di scarcerazione, e poi di nuovo in libertà. Alla stazione Termini i carabinieri l'hanno arrestata un'infinità di volte, riconosciuta a vista e bloccata molto spesso assieme alle sue allieve, quattro nomadi tutte pregiudicate per furto con destrezza, una con 13 figli. A lezione di borseggio: le vittime preferite sono straniere, magari americane o giapponesi che girano con il cash in borsa o nelle tasche. Nel 2019, al 36esimo o 37esimo arresto, il giudice stabilisce che sarebbe finita in cella in via definitiva solo dopo aver partorito. Chiara la sentenza del Tribunale di Roma: il cumulo di pena diventerà esecutivo dopo che avrà messo al mondo il bambino e lo avrà allattato per i primi giorni. Messo al mondo il nono figlio, però, la donna è di nuovo in dolce attesa e in cella non ci va. Viene «beccata» ancora una volta in azione, davanti la fermata Barberini, in pieno centro. I militari, fuori servizio, la riconoscono e la portano in caserma per accertamenti. Soprattutto per notificarle la sentenza precedente, visto che al campo rom non si trova mai. Rilasciata, torna al lavoro immediatamente. Incontra altre nomadi, punta altre potenziali vittime. Quando nei sottopassaggi della metro «piove», ovvero quando polizia e carabinieri fanno controlli a tappeto, c'è sempre il 64, l'autobus Atac che dalla stazione Termini porta a San Pietro, zeppo all'inverosimile di pellegrini. Oltre un quarto di secolo da passare, almeno in teoria, dietro le sbarre per la Loren, si fa per dire, del borseggio. Come in un episodio del film «Ieri, Oggi, Domani» ambientato a Forcella, Napoli, dove una venditrice di sigarette di contrabbando, Adelina Sbaratti interpretata appunto da Sofia Loren, mette al mondo figli a ripetizione per non essere arrestata, la Husic non ha nessuna intenzione di fermarsi al 12esimo poppante. «Sa bene che avere figli da allattare o essere in gravidanza - spiegano le forze dell'ordine - sono elementi incompatibili con il regime carcerario». Non serve nemmeno confinarla lontano dalla capitale. Ogni mattina la donna fugge dalla Banditaccia, mai nome tanto azzeccato, nel comune di Ardea, per andare a «lavorare» in città. Una maestra del furto e dell'accerchiamento: «Punta soprattutto a collanine, braccialetti, portafogli, borse e cellulari - spiegano gli inquirenti - tablet, pc portatili e contanti». Come i 1300 yen sottratti a una 60enne giapponese, prodezza che le fa conquistare il 43simo arresto.
L'eterna impunità delle borseggiatrici del metrò: "Non ci arrestano nemmeno più"
Stefano Zurlo
24 marzo 2023
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 30373.html
C'è la gogna, non c'è la pena. Forse, in un paese normale si dovrebbe capovolgere il meccanismo, ma la gente che affolla la Stazione Centrale filma le borseggiatrici cariche di banconote e di figli. Quei bambini sono l'assicurazione contro il carcere e i video sono la risposta esasperata dell'opinione pubblica che rivede le stesse ladre di portafogli in azione sugli stessi marciapiedi dove erano state fermate magari qualche ora prima. La consigliera comunale di Milano Monica Romano, del Pd, è scesa in campo per difendere la privacy delle «ladre» ed è scoppiato il finimondo.
«Quelle immagini dovrebbero essere consegnate alle forze dell'ordine - spiega al Giornale Valerio de Gioia, magistrato al tribunale di Roma e autore di molti libri - perché spesso offrono dettagli utili all'identificazione di chi ha commesso quello scippo. Se invece servono solo per alimentare la rabbia dei cittadini in rete, allora è giusto bloccarne la circolazione».
Meno gogna, ma pena certa. E invece giornali e programmi tv, come Striscia la notizia, raccontano ogni giorno lo scacco, anzi l'umiliazione dello Stato, delle istituzioni, della comunità che subiscono la piaga dei borseggi quasi sotto l'occhio dei militari e delle telecamere che riprendono il degrado a due passi dei grattacieli scintillanti. A Milano, ma naturalmente anche in altre città.
È sconvolgente la risposta che dà una «professionista» del settore, nata in Bosnia 29 anni fa e con uno scudo di 9 figli contro gli arresti: «Con un bimbo appena nato? Non corro nessun rischio. Non mi portano nemmeno più nemmeno in caserma».
Nessun problema, quindi, ma una sorta di impunità guadagnata mettendo al mondo uno squadrone di bambini. «Prima - prosegue lei - ci finivo anche più volte al giorno, sempre rilasciata perché incinta o in quanto madre di neonati».
Come prescrive il codice che mette la donna al riparo della legge se in gravidanza o madre di un minore fino a sei anni di età.
Così, Ana, nome di fantasia di una ragazza, descrive l'evoluzione del suo rapporto con la legge sotto il cielo della capitale morale italiana: nessuno la disturba più e lei porta a casa anche 500 o addirittura 1000 euro al giorno, tutti frutto del suo disonesto lavoro fra i binari e i sotterranei della metropolitana.
Possibile che non si possa fare nulla davanti a un tale scempio della legge? In sostanza, siamo davanti all'abdicazione della giustizia nei confronti di un'industria seriale del crimine. «Ma le cose - spiega de Gioia - non stanno esattamente così. Il codice dice che queste signore possono essere arrestate e tenute in carcere se sussistono ragioni di eccezionale rilevanza. E mi pare che questa sia proprio una situazione di eccezionale rilevanza».
Torna in mente il film «Ieri, oggi e domani» del 1963 con Sophia Loren, contrabbandiera incinta per schivare la cella. «Tutti abbiamo visto quella pellicola - aggiunge de Gioia - certo il tema è suggestivo, va affrontato con umanità ma anche senza rinunciare a tutelare chi cammina per le strade delle nostre metropoli. Dunque, in certi contesti io ritengo che ci siano le condizioni per mandare in cella chi ha colpito decine di volte. Aggiungo che se il soggetto in questione vive in un campo, in una roulotte, il carcere per quanto doloroso diventa l'unica soluzione, perché gli arresti domiciliari non sono praticabili».
Qualche rara volta il giudice sposa la linea dura e utilizza l'eccezione. Ma le cronache descrivono invece lo stillicidio quotidiano delle borseggiatrici che si muovono come se fossero in fabbrica. Con una routine criminale che sconcerta e disorienta. E come se non bastasse, alle ladre madri si aggiungono quelle minorenni, pure tutelate dalla norma, e il gioco delle identità, degli alias, che aggiungono difficoltà e altri ostacoli sul cammino già arduo degli investigatori frustrati.
"Ci piace rubare". Ecco perché le borseggiatrici rom non vogliono cambiare vita
Federico Garau
7 aprile 2023
https://www.ilgiornale.it/news/cronaca- ... 36023.html
Si torna a parlare di borseggiatrici rom, un tema oramai da tempo al centro del dibattito. Ad occuparsene, effettuando delle interviste in alcuni campi che sorgono nel milanese, è la trasmissione televisiva "Dritto e Rovescio", nella quale ci si interroga sul fatto che esista o meno la volontà delle dirette interessate di cambiare vita.
"Se qualcuno ci dà il lavoro noi lavoriamo, però non ho i documenti. Come faccio?", aveva dichiarato tempo fa a Paolo Del Debbio una delle donne, invitata a contattare la consigliera comunale Diana Alessandra De Marchi per trovare eventualmente una soluzione al problema. Ma la questione principale, su cui indaga il programma di Rete 4, resta quella del dubbio che ci possa essere davvero la volontà di effettuare un cambiamento radicale delle proprie abitudini.
Il servizio
"Come vive la maggior parte delle persone?", domanda l'inviata. "Andiamo da Esselunga e rubiamo da mangiare per i nostri figli, rubiamo i vestiti, è normale", replica una donna. È a questo punto che viene mostrato all'intervistata il video della puntata di "Dritto e Rovescio" in cui la consigliera De Marchi si mette a disposizione delle rom per risolvere gli aspetti burocratici che possano permettere di ottenere un lavoro regolare. "Proviamo a chiamare insieme la consigliera?", propone l'inviata. "Ci parla e ci parla, ma poi non fa niente", risponde la donna, "sono nata ladra e continuerò a essere ladra, finché il Governo non darà alla gente la possibilità di vivere povera".
"Io vivo qui dentro", dice un'altra rom all'inviata, che entra nel prefabbricato per dare un'occhiata alle condizioni di vita della famiglia della donna. "Ma a voi non andrebbe di avere una vita migliore in una casa?", chiede. "No, a noi piace rubare"...replica qualcuno fuori campo. "Tu cosa fai nella vita?", domanda ancora l'intervistatrice. "Ma fatti i ca**i tuoi", sbotta l'uomo.
"Vivi in uno spazio piccolissimo, come si fa a vivere così?", considera l'inviata in un'altra abitazione. "Siamo abituati noi", risponde una rom, "ci arrangiamo". "Ma lei non vorrebbe una vita migliore?", incalza l'intervistatrice."Se tu sei in condominio devi stare in silenzio, non puoi gridare, non puoi fare nulla, non so se mi capisce. Vivere in una casa non è facile, almeno per i rom diciamo. No?"
Dal campo di Baranzate, le telecamere della troupe si spostano a Segrate. "Cosa fate per vivere?", prova a domandare l'inviata."L'ombrellaio, l'arrotino", risponde qualcuno. "Su Internet ci sono tantissime offerte di lavoro, tra addetto alle pulizie e di cantiere...". "Ci andiamo, ci chiamano e dopo non ce lo danno", risponde l'intervistata, "ci vuole la scuola e noi non ce l'abbiamo la scuola, io ho la seconda media", considera una donna. "Non siamo neanche residenti qua, loro chiedono la residenza, vogliono tante cose, capito?". "A noi non ci aiutano", prosegue la rom, "quelli che vanno a rubare, poverini, hanno ragione signora, devono campare".
In metro a Milano stessa situazione. "Non vorresti trovare un lavoro?", chiede l'inviata a una borseggiatrice, "c'è qualcuno che può aiutarti". "Non mi serve a niente. E basta, non voglio più parlare con te, chi sei tu per parlare con me?", sbotta la donna.. Il messaggio è abbastanza chiaro
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I cittadini si organizzino per difendersi sia preventivamente sia durante la predazione sia dopo per recuperare il maltolto e assicurare alla giustizia il delinquente
A MILANO CITTADINI ESASPERATI DAGLI SCIPPI: NASCONO LE “RONDE ANTI-BORSEGGIATRICI”
https://www.facebook.com/lalla62/posts/ ... bpkhFbG6hl
Roma, 20 mar – Le ronde anti-borseggiatrici sono l’ultimo segnale di una società stremata e stanca dei continui furti e soprusi. Avviene a Milano, ma potrebbe essere qualsiasi grossa città italiana, sebbene il capoluogo lombardo detenga dei ben poco invidiabili “record” sotto questo profilo. Che la tensione sia ormai massima lo raccontano anche storie ben poco decorose che emergono dall’universo dei “lavoratori degli scippi” come quello della nomade Anna la quale, pochi giorni fa, aveva apertamente confessato di guadagnare anche mille euro al giorno grazie ai furti in metro.
RONDE ANTI-BORSEGGIATRICI, L’ULTIMA DISPERATA TROVATA
Il presidente del comitato sicurezza per Milano Mattia Pezzoni racconta della trovata che farà discutere certamente i soliti noti ma che non può essere ignorata nelle sue profonde cause sociali: le “ronde anti-borseggiatrici”. Lo fa nel corso della trasmissione Zona Bianca, su Rete 4, senza girarci troppo intorno: “Ho visto che nessuno interveniva, le forze dell’ordine avevano le mani legate e ho deciso di mettermi in prima linea a segnalare queste persone che rubano tutti i giorni”. Pezzoni “avvisa” usando vari strumenti, soprattutto quello dei social, dai video agli avvisi, qualsiasi cosa fa brodo per combattere i furti che avvengono quotidianamente sui mezzi pubblici del capoluogo lombardo.
IL RACCONTO DI UNA PENDOLARE INCINTA
Se le testimonianze delle borseggiatrici “di professione” lasciano sbigottiti, profondo rammarico provocano quelle delle vittime o di chi, con molto impegno, riesce a sventare i furti. Così fa una pendolare incinta, che racconta come è sfuggita al tentativo di borseggio: “Ho girato la borsa al contrario e gli anelli, non mi fido”, dice la donna, favorevole senza mezzi termini all’iniziativa delle ronde anti-borseggiatrici, anticipando anche le future polemiche. “Pensare che questi video siano una violazione della privacy delle persone lo trovo ridicolo”, aggiunge. Rappresentando con poche parole quella che attualmente è, a tutti gli effetti, un’esasperazione sociale.
Mettete dei fiori nei vostri cannoni e mettete delle trappole per topi nelle vostre borse e borsette affinchè le dita delle ladre restino intrappolate
26 marzo 2023
https://www.facebook.com/ely.bennini/po ... &ref=notif
Ripeto, mettete nelle borse le trappole per i topi, vedrete che prima o poi le dita della mano finiscono.
Formare gruppi sicuri e fare testuggine colpendo gli aggressori con durezza
Minirsi di fischietti
Reagire alla violenza dell'aggressione con adeguata violenza per legittuma difesa
Nel campo rom, la base delle borseggiatrici
6 aprile 2023
https://mediasetinfinity.mediaset.it/vi ... 6101013C06
"Italia paradiso degli zingari". Gli audio choc dei nomadi
Claudio Cartaldo
Mar, 17/12/2019
http://www.ilgiornale.it/news/milano/it ... s6HH4GaP9c
Sgominata una banda di bosniaci. "Mia moglie è brava a rubare". Business da 2mila euro al giorno. Le intercettazioni: "Italia paese di handicappati"
Rubavano, tanto. E in molte città d’Italia. Venezia, Genova, ma soprattutto Milano. In Piazza Duomo o in metropolitana, ogni donna riusciva a incamerare anche 2.500 euro al giorno.“Professioniste” del furto, con anni di attività alle spalle (“a 12 anni già faceva questo lavoro”), coordinate dai mariti che si godevano i proventi delle ruberie.
“È proprio un Paese di handicappati l’Italia - dicono nelle intercettazioni - però è il paradiso degli zingari”.
La scorsa settimana la squadra mobile di Milano ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di otto cittadini di origine bosniaca. L’indagine, denominata “Ieri, oggi e domani” ha permesso di smantellare, una “associazione a delinquere” finalizzata ai borseggi. I soggetti, tra cui cinque donne e due uomini, fanno tutti parte della stessa famiglia nomade. Altri tre minorenni risultano inoltre indagati.
Il lavoro degli investigatori nasce nel 2017 dalla denuncia per estorsione di una donna di origine bosniache. Agli agenti racconta di essere costretta a delinquere dai suoi connazionali che le chiedevano denaro in cambio della “autorizzazione” a vivere e rubare a Milano. L’indagine permette di ricostruire il castello criminale messo in piedi dagli Omerovic. Gli uomini si occupavano dell’organizzazione logistica dei colpi (individuare gli appartamenti dove risiedere, contattare gli avvocati in caso di arresto, ecc.), mentre alle donne spettava il compito di “alleggerire” milanesi e turisti. Un business florido, sia in inverno che in estate, che permetteva di raggiungere migliaia di euro al mese.
I particolari emergono chiaramente dalle intercettazioni realizzate dalla polizia. Negli audio uno dei componenti si vanta delle capacità “professionali” della moglie. “Ce l’aveva già dodici anni, già faceva questo lavoro - dice - È una professionista. Se va da sola è una che sa molto, molto bene, perché sennò non tenevo la Panamera e la Porsche…”. In una sola giornata di furti, le donne erano in grado di rubare cifre da capogiro. “Quasi nessuno ha fatto d’inverno 30mila euro - continua l'uomo nell’intercettazione - perché d’inverno non c’è gente, non ci sono turisti”. D’estate, invece, è tutto più facile. “D’estate fa soldi, solo che io spendo molto… Ogni giorno fa 1000/1500… 2000/2500 (euro)”.
"Il capo del gruppo era il 38enne Muharem Omerovic - spiega a Tgcom24 il capo della Mobile milanese, Marco Calì - Mentre le donne 'lavoravano' per 10 ore al giorno concentrando i furti soprattutto nelle metropolitane e nella zona del centro, gli uomini si godevano la vita a bordo di auto di lusso (Maserati, Porsche, ndr), facendo shopping e partecipando a eventi come Gran Premi in giro per l’Europa". Un sodalizio che sfruttava le leggi sul deferimento di pena per le donne in stato di gravidanza. “Tutti conoscevano perfettamente i meccanismi giudiziari e l'uso dei bambini era uno strumento molto efficace”, dice Calì. Secondo quanto ricostruito dalla Mobile, gli Omerovic avrebbero affidato i minori a delle babysitter sudamericane pagate circa 800 euro al mese. In caso di arresto di una delle ladre, dovevano portare immediatamente il piccolo dalla madre, in modo da impedirne l’arresto in carcere. Nel luglio del 2018, per esempio, una bimba di 5 mesi venne abbandonata in un ufficio della questura meneghina per favorire il rilascio di una 22enne, madre di sei figli e già condannata (in via definitiva) a 11 anni di carcere.
La base logistica della banda si trovava a Milano, in due appartamenti popolari occupati abusivamente in via Famagosta e via Bolla. “È proprio un paese di handicappati, l’Italia. Però è un paradiso per gli zingari. Il Paese del divertimento per gli zingari”.
Il caso romano della casa data agli Omerovic zingari bosniaci e non cittadini italiani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 150&t=2856
Ragazzini sfruttati dai parenti per borseggiare turisti a Roma: 29 arresti e 64 indagati
10 marzo 2021
https://www.romatoday.it/cronaca/borseg ... resti.html
Sfruttati dai parenti e mandati a Roma a borseggiare turisti e cittadini in metro, sui treni e per le strade della Capitale. Manodopera minorenne, ragazzini non imputabili che dalla provincia partivano in batterie rubando portafogli, borse e telefoni cellulari. A sgominare il gruppo criminale i Carabineiri di Roma al termine dell'operazione Lost Children.
Sono 64 le persone indagate, 29 arrestate in flagranza di reato per furto, 54 minori fermati, tra gli 11 e i 17 anni, non imputabili e portati nelle case famiglie, 6 minori denunciati per falsa attestazione sull’identità personale è il bilancio di un’accurata attività repressiva svolta dai Carabinieri della Compagnia Roma Centro nelle zone centrali della Capitale sul fronte dei borseggi ai danni di turisti e cittadini.
Operazione Lost Children
Il tutto è sfociato in un’indagine, denominata “Lost Children" coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma - Gruppo reati contro il patrimonio- e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Roma, avviata già dal 2017, che ha visto le fasi conclusive nelle ultime ore con l’arresto di ulteriori 4 persone colpite da un’ordinanza, emessa dal GIP del Tribunale di Roma.
I reati contestati agli indagati, a vario titolo, sono associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati, determinazione al reato di persona non imputabile, ricettazione, utilizzo fraudolento di carte di pagamento, false attestazioni sull’identità personale.
Borseggiatori minorenni sui mezzi pubblici
Le attività investigative, condotte dai Carabinieri della Stazione di Roma San Lorenzo in Lucina con l’ausilio della Polizia Romena, giunta in Italia su richiesta del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, SIRENE, sono scaturite dall’analisi dei numerosi furti, soprattutto di portafogli e cellulari nelle boutique del Centro o a bordo della metropolitana, messi a segno da vere e proprie bande di ragazzini, di nazionalità romena, in prevalenza minorenni al di sotto dei 14 anni, quindi non imputabili dei reati commessi.
La professionalità con cui venivano rubati gli oggetti di valore alle ignare vittime (anche turisti stranieri) e il consolidato metodo di fornire false generalità per cercare di spacciarsi per minori degli anni 14 ha indotto i Carabinieri a concentrarsi sulla rete degli sfruttatori, che dietro questi giovani e raffinati borseggiatori maturava ingenti guadagni sostenendo economicamente intere famiglie, sulla carta nullatenenti.
Le indagini dei carabinieri
Le indagini, con intercettazioni telefoniche e lunghi servizi di pedinamento nel centro storico di Roma, nelle piazze e i monumenti più rappresentativi, hanno permesso di accertare che erano proprio i genitori e i parenti più prossimi delle giovanissime “mano leste” a sfruttarli, inviandoli tutti i giorni tra piazza di Spagna, piazza del Popolo e al Colosseo a ripulire le tasche delle numerose vittime, sottraendoli anche alla frequenza scolastica.
I Carabinieri della Stazione Roma San Lorenzo in Lucina hanno individuato i ruoli dei diversi indagati, dai reclutatori a chi riscuoteva il denaro, scoperto un canale di ricettazione degli oggetti rubati e le modalità di spartizione dei proventi. Nel corso dell’attività sono state recuperate ingenti somme di denaro in contante, anche in valuta straniera.
È stata fatta luce su un vero e proprio gruppo criminale, composto da famiglie di nazionalità romena di etnia rom, tutte legate da vincolo di parentela, stanziali sul litorale romano, principalmente nel Comune di Anzio località Lavinio, da dove, ogni mattina, partivano le varie “batterie” di borseggiatori che invadevano il centro capitolino.
I soggetti rintracciati in Italia sono stati associati in carcere e sottoposti alle misure cautelari degli arresti domiciliari, dell’obbligo di dimora e di presentazione presso gli uffici della polizia giudiziaria. Alcuni componenti del sodalizio, nel frattempo spostatisi in Romania, sono in fase di cattura da parte della Polizia Romena e del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, SIRENE.
Roma, i rom all'assalto della metro a Cinecittà. E si vantano: «Siamo borseggiatori professionisti»
Edoardo Valci
domenica 14 Marzo 2021
https://www.secoloditalia.it/2021/03/ro ... ssionisti/
Nella metro di Roma per puntare alla vittima e infilare la mano alla ricerca di portafogli oppure oggetti. L’attacco ai passeggeri dei mezzi pubblici della Capitale è quotidiano,, soprattutto si tratta di romeni o nomadi. Ma ora rispondono ai carabinieri con tono di sfida: «Siamo dei borseggiatori professionisti». È accaduto nella zona di Cinecittà. Per la precisione, alla stazione metropolitana “Giulio Agricola”.
Cinecittà, i tre romeni in azione
I militari hanno bloccato i tre immigrati al secondo tentativo di borseggio. La vittima era una donna che stava attraversando i tornelli della metro. A finire in manette tre cittadini romeni di 42, 29 e 30 anni, tutti già noti alle forze dell’ordine. I carabinieri hanno notato il 42enne e il 29enne che si erano posizionati ai lati della viaggiatrice, in modo da fare da scudo al complice 30enne, mentre infilava la mano nella borsa della passeggera.
L’intervento dei carabinieri
I carabinieri sono prontamente intervenuti e hanno bloccato i tre. E loro, alla domanda “qual è il vostro lavoro?”, hanno incredibilmente risposto: «Siamo borseggiatori professionisti». Gli uomini in divisa hanno arrestato i ladri.
"Io circondato e massacrato dalle borseggiatrici rom a Milano"
Valentina Dardari
23 aprile 2023
https://www.ilgiornale.it/news/cronaca- ... 41646.html
Nella serata di ieri Matthia Pezzoni, uno dei ragazzi impegnati quotidianamente nella lotta contro le borseggiatrici che imperversano nelle metropolitane milanesi, è stato aggredito brutalmente da alcune di loro. Alla fine è stato portato in ambulanza al pronto soccorso con un occhio tumefatto e tanta rabbia in corpo.
Cosa è successo ieri sera?
"Ero da solo in metropolitana e alcune borseggiatrici hanno approfittato per farmi la 'festa', come si dice. Purtroppo succede sempre quando non si è in gruppo. Perché quando vedono che siamo in tanti non fanno così, restano in silenzio e pensano solo a coprirsi i volti. Ieri sera invece ne hanno approfittato".
Erano sempre le stesse? Quelle che ormai conosci bene?
"Sì, erano sempre loro. Insieme c'era anche un ragazzino che non avevo mai visto e che indossava un giubbotto rosso. Avrà avuto 13-14 anni ma era tutto coperto e non sono riuscito a vederlo benissimo. Proprio lui è stato quello che mi ha tirato un forte pugno sull'occhio procurandomi quello che ho adesso".
Anche le altre ti hanno aggredito?
"Certo, ovviamente anche le donne che erano con lui mi hanno tirato sberle e pugni. Mi hanno aggredito tutti insieme, uniti. Tutti contro uno solo. In quel momento c'era solo una persona in banchina, una ragazza che parlava inglese. L'avevo vista poco prima, era insieme al suo ragazzo e mi avevano ringraziato per averli avvertiti della presenza di borseggiatrici".
Esattamente perché sei stato aggredito?
"Ero da solo nella metropolitana di Duomo, stavo tornando a casa dal lavoro, e ho notato che c'erano delle borseggiatrici all'interno della metropolitana. Come faccio sempre, anche ieri sera ho preso il telefono per fotografarle e intanto ho avvisato gli altri passeggeri della loro presenza. A quel punto un gruppo di borseggiatrici si è allontanato in direzione Rho Fiera e io sono invece restato sulla banchina per Comasina".
E poi cosa è successo?
"Una borseggiatrice è tornata indietro e io ho iniziato a disturbarla ancora. La donna si è allontana ma io ho continuato a filmarla con il cellulare. Improvvisamente mi è venuta contro e mi ha sferrato un colpo sulla fotocamera del telefono dicendomi di finirla di fare video. Io però ho continuato e lei a un certo punto ha telefonato alle sue "colleghe", Tanja e Patrizia, che poco dopo sono arrivate insieme a un ragazzino. Tutti insieme hanno iniziato a prendermi a sberle e a tirarmi pugni. Il più violento è stato il minorenne che non avevo mai visto prima di ieri. Lui mi ha causato la contusione all'occhio".
Poi sono andati via e tu sei andato in ospedale?
"Non esattamente. Il gruppetto è scappato sulla banchina per Rho-Fiera e io ho iniziato a cercarle sul vagone. Alcuni passeggeri mi hanno però detto che i miei aggressori erano scesi dal convoglio. A quel punto sono andato dall'agente di stazione che ha chiamato sia i soccorsi che la polizia. Sono arrivato al pronto soccorso del Policlinico in ambulanza. Ho rifiutato i punti perché ho un brutto rapporto con gli aghi".
Dopo quanto sei uscito dall'ospedale?
"Tante ore, sono entrato alle 22,30 e sono uscito verso le 4 del mattino perché c'era una lunga attesa. Adesso spero solo che riescano a prendere i responsabili, anche perché c'era una telecamera di sicurezza che dovrebbe aver ripreso tutto. Ma certo non mi fermo, non è la prima volta che vengo aggredito solo perché cerco di rendere più sicura la mia città"
Sinistra difende borseggiatrici Rom: “Giusto picchiare chi le filma
Aprile 28, 2023
https://voxnews.info/2023/04/28/sinistr ... lma-video/