Re: Censimento dei nomadi o seminomadi (rom, sinti e altri)

Re: Censimento dei nomadi o seminomadi (rom, sinti e altri)

Messaggioda Berto » dom apr 30, 2023 8:21 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Censimento dei nomadi o seminomadi (rom, sinti e altri)

Messaggioda Berto » dom apr 30, 2023 8:22 am

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Re: Censimento dei nomadi o seminomadi (rom, sinti e altri)

Messaggioda Berto » dom apr 30, 2023 8:22 am

Ecco chi sono coloro che questi due personaggi demenziali e irresponsabili difendono:

Capitolo 8 )
I lavori reali dei nomadi e seminomadi e stanziali detti anche zingari che la gente italiana normalmente conosce e sperimenta quotidianamente da secoli:


1/8) borseggiatrici
2/8) raccoglitori e commercianti di rame tramite il furto dei cavi elettrici e dei manufatti nei cimiteri
3/8) raccoglitori di ferro vecchio tramite il furto presso rottamatori regolari con partita iva
4/8) furti nelle abitazioni anche con l'uso dei minori
5/8) furti con destrezza agli anziani, l'abbraccio - predazione degli anziani e dei disabili - predazioni dei turisti, furti di altro tipo non meglio specificati in questo indice di atti criminali
6/8) truffe delle case comprate con caparra falsificando l'identità per poi ricattare i venditori rivelandosi come nomadi
7/8) truffe con la lettura delle carte e delle mani, truffe dello specchietto, truffe/furto del controllo contatori acqua e gas
8/8) rapine alle gioiellerie e ai rappresentanti di gioielli
9/8) furti con scasso esplosivo ai bancomat da parte dei giostrai
10/8) rapine varie
11/8) furti d'auto dei pezzi di ricambio e nelle auto, nei camion e nei furgoni degli artigiani
12/8) furti nei negozi, nei supermercati e nei bar e in altri luoghi pubblici, nei cantieri e nelle aziende
13/8) spaccio di banconote false
14/8) clan mafiosi, criminalità organizzata: estorsioni, ricatti, usura e altro
15/8) caporalato esperienza presso i gitani francesi e altri casi
16/8) truffe agli artigiani e ai commercianti lavori e forniture non pagate
17/8) furti, truffe e minacce degli arrotini nomadi che affilano gli utensili delle officine e dei privati
18/8) accattonaggio delle donne e dei minori
19/8) lavori socialmente utili non e mal svolti
20/8) furto di energia elettrica
21/8) abusivismi di ogni tipo: dalla guida senza patente, alla mancanza di assicurazione; dalle case costruite abusivamente, alle occupazioni delle case altrui; dalle soste ai campi abusivi
22/8) lavoro nero, evasione fiscale totale e nessun versamento contributivo; ricchezza predata, nascosta ed esportata
23/8) truffe all'assistenza pubblica e alla carità cristiana
24/8) inquinamento e deturpamento ambientale
25/8) violenza predatoria e per disprezzo razzista
26/8) sfruttamento della prostituzione e vendita delle figlie, ricatti ed estorsioni sessuali, riduzione in schiavitù, induzione al crimine, maltrattamento di minori, costrizione al matrimonio forzato
27/8) spaccio droga
28/8) omicidi
29/8) conflitti tra bande di delinquenti, regolamenti di conti, altro
30/8) sequestri di persona, furto di animali: bestiame, cavalli, cani
31/8) disumanità e inciviltà, ferocia demenziale e razzismo etnico
32/8) gli argati, ossia i bambini affittati, comprati o rapiti e ridotti in servitù o schiavitù e costretti a mendicare e a rubare

Costoro fanno molto più danno della mafia, della camorra, della sacra corona unita e della 'ndrangheta messe insieme.




Capitolo 0)
Da indagare e considerazioni varie


Quanti sono i delitti compiuti dai nomadi dediti al crimine?
Solo in italia dovrebbero essere decine di migliaia al giorno e quindi milioni all'anno, forse decine di milioni all'anno

A quanto ammontano la predazione e i danni materiali causati da questi delinquenti?
Una stima è difficile farla ma sicuramente si tratta di svariati miliardi di euro all'anno.

A quanto ammonta il disagio sociale complessivo e la sofferenza umana dei cittadini italiani vittime di questa mala gente e causata dalla loro criminale attività predatoria?
Difficile da calcolare, sicuramente è un elemento incisivo e determinate nel peso complessivo del disagio e della sofferenza esistenziali di una parte rilevante dei cittadini italiani.

A quanto ammonta il costo pubblico dell'assistenzialismo al loro criminale parassitismo sociale?
Sicuramente centinaia di milioni euro se non miliardi di euro:
a) mancanza di contribuzioni fiscali e assistenziali
b) assistenza sanitaria
c) assistenza sociale pensionistica invalidità reddito di cittadinanza, assistenza comunale quotidiana, ...
d) ...
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Re: Censimento dei nomadi o seminomadi (rom, sinti e altri)

Messaggioda Berto » dom apr 30, 2023 8:22 am

Ma il più demenziale e irresponsabile di tutti è Bergoglio che si scaglia contro le mafie italiane ma non contro la criminalità organizzata degli zingari (anche la delinquenza più comune degli zingari è malavita organizzata) che è quella che fa più danno di tutte le altre messe insieme.



Il Papa: «Chi crede in Dio non può essere mafioso»
Giacomo Gambassi, inviato a Palermo
sabato 15 settembre 2018
https://www.avvenire.it/papa/pagine/pap ... on-puglisi

Nel 1993 Giovanni Paolo II lanciava da Agrigento il suo grido “scaturito dal cuore” ai mafiosi: «Convertitevi». Venticinque anni dopo, sempre dalla Sicilia, ma stavolta da Palermo papa Francesco riprende quelle parole. E scandisce: «Ai mafiosi dico: cambiate!». Francesco è il Papa della misericordia e quindi li chiama «fratelli e sorelle», vocaboli aggiunti a braccio. E fra gli applausi incalza gli affiliati: «Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo. Altrimenti la vostra vita andrà persa». Il suo monito risuona al Foro Italico, il lungomare di Palermo che accoglie più di 100mila pellegrini per la Messa che Francesco celebra nella seconda metà della mattina in occasione del 25° anniversario della morte di padre Pino Puglisi, il primo martire della mafia dichiarato beato dalla Chiesa. Perché proprio il 15 settembre 1993 il “sacerdote di strada” veniva ucciso nel suo quartiere d’origine, Brancaccio, il “fortino” di Cosa Nostra dove Puglisi aveva tradotto il Vangelo in promozione umana e riscatto sociale.

(IL TESTO DELL'OMELIA)

La lezione di don Puglisi fa da spunto a papa Francesco per riaffermare con espressioni durissime la netta incompatibilità fra Vangelo e cosche, come aveva fatto anche Benedetto XVI nella sua visita a Palermo nell’ottobre 2010. «Non si può credere in Dio ed essere mafiosi», sottolinea Bergoglio ancora una volta applaudito dai pellegrini. E precisa: «Chi è mafioso non vive da cristiano perché bestemmia con la vita il nome di Dio». Da qui l’energico richiamo: «Oggi abbiamo bisogno di uomini di amore, non di uomini di onore; di servizio, non di sopraffazione». Un messaggio che è come un prolungamento di quella «scomunica» ai mafiosi lanciata da Francesco in Calabria, a Sibari, nel giugno 2014.

A Palermo Bergoglio parla anche in siciliano. E si affida al vocabolo dialettale “piccioli” per condannare la ricerca forsennata di «soldi», «potere» e «piacere» attraverso cui «il diavolo ha le porte aperte», dice. Riferimento indiretto allo stile della malavita, insieme con l’invito a difendere «sempre la vita» e alla frase: «Non si può credere in Dio e odiare i fratelli». Con lo sguardo il Papa si ferma più volte sull’azzurro del mar Tirreno accanto a cui si trova l’altare. In un angolo la reliquia di padre Puglisi che definisce «povero fra i poveri della sua terra». Lui, sottolinea il Pontefice, non «viveva di appelli anti-mafia, ma seminava bene, tanto bene». Come a rimarcare: non bastano i discorsi per sconfiggere la mentalità criminale fondata sulla «logica del portafoglio», del «dio-denaro», sottolinea.

Nella sua riflessione il Papa ricorda il «sorriso» di Puglisi che toccò il cuore anche di uno dei suoi sicari. «Abbiamo bisogno di tanti preti del sorriso, di cristiani del sorriso» perché, aggiunge il Pontefice, «credono nell’amore e vivono per servire». E a Palermo Bergoglio indica qual è l’«unico populismo cristiano»: «sentire e servire il popolo senza gridare, senza accusare e suscitare contese». Parole che possono essere lettere anche come una risposta implicita al caso Viganò che ha scosso la Chiesa. E rivolgendosi a ciascun cristiano esorta: «Non aspettare che la Chiesa faccia qualcosa per te, comincia tu. Non aspettare la società, inizia tu». Appello a vincere la rassegnazione che talvolta imprigiona il Mezzogiorno.

Poco prima delle 11 il Pontefice atterra in elicottero a due passi dalle banchine del porto di Palermo dove negli anni sono arrivate decine di navi dei migranti salvati dalla Marina o dalle ong. E in papamobile Francesco attraversa tutto il Foro Italico. In 100mila riempiono l’area che qualcuno ribattezza scherzando il “Forno italico” per il sole a picco che c’è sopra il capoluogo siciliano. Si superano i trentacinque gradi dopo che ieri due violenti nubifragi potevano rischiare di rovinare la giornata palermitana del Papa. Pellegrini in piedi già quando l’elicottero “pontificio” sorvola la zona. Le transenne sono in gran parte decorate con le bandiere bianche e gialle del Vaticano. C’è chi ha passato la notte sul lungomare. E da tutta la regione i pellegrini sono arrivati per salutare Bergoglio. Ma c’è anche chi ha attraversato lo Stretto. Come un gruppo di Catanzaro-Squillace che issa uno striscione in cui il nome dell’arcidiocesi si affianca a quello di padre Pino Puglisi.

IL PRANZO CON POVERI, MIGRANTI, EX DETENUTI E VOLONTARI

Dopo la Messa, lo spostamento in via Decollati dove il coro “Francesco, Francesco” dei bambini, una canzone scritta da una suora dal titolo “Mare, mare” e il lancio di palloncini bianchi hanno accolto il Papa nella “Missione Speranza e Carità” per il pranzo insieme a 160 poveri, migranti, ex detenuti, volontari. Fuori dalla mensa ma sempre all'interno della missione ci sono altre 1.300 persone che pranzano in contemporanea con Francesco.

Accompagnato dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, ad accogliere Francesco all'interno c’è una barca realizzata con materiale riciclato che rappresenta una barca, l’opera è stata realizzata da un falegname tunisino sordomuto. La comunità femminile della missione, composta da persone di varie nazionalità, ha realizzato delle statuine che raffigurano persone di tutto il mondo. Tutte la statuine sono state messe sulla imbarcazione per lanciare il messaggio: “Siamo tutti sulla stessa barca per costruire insieme un mondo migliore”.

IL MENU PER IL PAPA

Olive condite, formaggio, pane, insalata di riso, cous cous, pollo panato e insalata e dolci preparati dalle suore di vari Paesi della missione femminile. E’ il menù proposto al Papa, preparato con prodotti coltivati nelle missioni di Tagliavia, Scopello, e Villa Florio. A servirlo sono i volontari e gli uomini e le donne accolti nella missione di fratel Biagio.

LENZUOLA BIANCHE SVENTOLANO AL QUARTIERE BRANCACCIO

Nel primo pomeriggio la tappa nel quartiere di Brancaccio, alla periferia di Palermo. È il rione di padre Puglisi dove è nato, ha vissuto, è stato parroco ed è stato ucciso dalla mafia. Prima Francesco si ferma nella chiesa di San Gaetano, la parrocchia guidata da don Pino per tre anni, fino a quando non è stato assassinato. Poi l’arrivo nella piazzetta Anita Garibaldi che da due giorni si chiama anche “Piazza Beato Puglisi".

Dalle terrazze delle case scendono molte lenzuola bianche. Alle finestre dei condomini alveari che sono il simbolo di Brancaccio sono tutti affacciati. Una ragazza disabile dona il mazzo di rose che Francesco depone sul medaglione che ricorda il punto esatto in cui padre Puglisi è stato ucciso e il suo corpo trovato fra le auto parcheggiate. In silenzio si ferma in preghiera. E con l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, entra nel condominio dove abitava la famiglia Puglisi, al primo piano della palazzina al civico 5. Un appartamento povero, di quattro stanze, che oggi ospita la casa-museo “Beato Pino Puglisi” e che il Papa visita in forma privata.

All'uscita Bergoglio saluta i fratelli di don Pino, Gaetano e Francesco, i nipoti del beato, il presidente del Centro Padre Nostro, Maurizio Artale, il presidio sociale fondato da padre Puglisi a Brancaccio per il riscatto della borgata. E poi i saluti ai volontari del Centro e ai residenti delle case limitrofe.

L'INCONTRO DI PAPA FRANCESCO CON IL CLERO

Nella Cattedra di Palermo il Pontefice incontra il clero. Appena entrato s’inginocchia davanti alla tomba di Puglisi, in una cappella laterale. L’arcivescovo Corrado Lorefice gli dice a nome di tutti i preti: «Papa Francesco, siamo con lei. La sosteniamo con la preghiera». Parole che possono essere lette come un attestato di vicinanza dopo il caso Viganò. E Bergoglio, in un articolato discorso in cui tratteggia l’identità del sacerdote a partire da tre verbi («celebrare», «accompagnare», «testimoniare»), accenna a braccio a una «Chiesa tanto ferita». Sollecita a «pregare per chi fa del male» e ad alimentare «il desiderio di unire secondo Dio; non di dividere secondo il diavolo». E fa sapere: «Mettere zizzania, provocare divisioni, sparlare, chiacchierare non sono “peccatucci che tutti fanno”: è negare la nostra identità di sacerdoti». Pressante la richiesta di coerenza nel ministero. «Testimoniare vuol dire fuggire ogni doppiezza di vita, in seminario, nella vita religiosa, nel sacerdozio. Non si può vivere una doppia morale: una per il popolo di Dio e un’altra in casa propria». Quasi un riferimento ai casi di abusi o molestie, come quelli di cui è stato accusato l’ex cardinale Theodore McCarrick.

Nella sua riflessione il Papa cita più volte don Puglisi. E declina il suo soprannome “3P” in «preghiera, Parola, Pane». Per il Pontefice, il sacerdote deve essere «uomo del dono e del perdono», «icona vivente di prossimità» capace di portare «concordia dove c’è divisione», di essere «icona vivente di prossimità», di avere una «semplicità genuina», di bandire «ogni forma di clericalismo che è la perversione più difficile da togliere». E ai preti raccomanda: «Mettetevi bene in testa: pastori sì; funzionari no». Inoltre racconta l’incontro con un cardinale che Francesco definisce «severo, conservatore». «Mi diceva: “Se uno viene al Padre, perché io sono lì a nome di Gesù e del Padre Eterno, e dice: Perdonami, perdonami, ho fatto questo, questo, questo…; e io sento che secondo le regole non dovrei perdonare, ma quale padre non dà il perdono al figlio che lo chiede con lacrime e disperazione?».

Non manca un riferimento alla pietà popolare. Il Papa chiede ai sacerdoti di «vigilare attentamente» affinché «non venga strumentalizzata dalla presenza mafiosa». Altrimenti, precisa, «anziché essere mezzo di affettuosa adorazione, diventa veicolo di corrotta ostentazione». E a braccio ammonisce: «Se una Madonna fa l’inchino davanti alla casa di un capomafia… quello non va, non va assolutamente».

IL DIALOGO CON I GIOVANI: NON ABBIATE PAURA DI DENUNCIARE

«Un cristiano che non è solidale non è cristiano». Nel dialogo con i giovani in piazza Politeama a Palermo papa Francesco risponde a una domanda sull'accoglienza. E spiega che la «vocazione» di un credente è quella «di favorire l’incontro mentre il mondo di oggi è un mondo di scontro». Denuncia una «carenza di amore». E ricorda che l’accoglienza è «amore e gioia» e ha bisogno di chi «si sporca le mani». Bergoglio parla in gran parte a braccio dopo i tre quesiti che i ragazzi gli pongono. In mano ha una penna e qualche foglio su cui prende appunti. Davanti ci sono 5mila giovani giunti da tutta la Sicilia. «Abbiamo necessità di uomini e donne vere che denunciano il malaffare e lo sfruttamento», sprona. E con forza rimarca: «Non abbiate paura di denunciare». Parole che si uniscono a quelle dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che nel saluto iniziale incoraggia i ragazzi ad «alzarsi in piedi» e a «strappare» l’isola «dalle mani dei poteri occulti, delle lobby mafiose, delle clientele invadenti, dei politici e degli ecclesiastici infedeli».

Scherza molto il Papa. «Avete il numero di telefono per parlare con il Signore?», chiede. E ammonisce: «Il Signore non si ascolta se si sta seduti in poltrona». Serve essere «in cammino», «in ricerca». «Cercalo nella preghiera, nella relazione, nella comunità», incita. E dice “no” a giovani «pancioni comodi». «Meglio essere don Chisciotte che Sancho Panza», osserva. Da qui l’invito ad «avere grandi sogni in cui trovi tante parole del Signore». Francesco non vuole neppure ragazzi paralizzati dalla «rassegnazione». «Siate costruttori di futuro», esorta. Ma senza essere «gassosi», fra le nuvole, e senza essere «sradicati», ossia privi di radici «nei valori della tua famiglia e del tuo popolo». E, afferma il Papa, le radici «si incontrano nell'ascolto dei vecchi» che aiutano a creare l’«appartenenza» e l’«identità». «Prendi da loro la forza», sottolinea. E alla fine confida: «Scusatemi se sono stato sempre seduto. Ma le caviglie mi fanno tanto male». Più che comprensibile dopo una giornata siciliana davvero intensa.

Sulla strada verso l'aeroporto c'è stato un ultimo fuori programma: papa Francesco ha reso omaggio al giudice Giovanni Falcone alla moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti di scorta uccisi nella strage di Capaci, fermandosi alcuni istanti in raccoglimento davanti alla stele che lungo l’autostrada Palermo-Trapani ricorda l’eccidio del 23 maggio 1992. Il Papa è poi risalito in auto proseguendo il viaggio verso l’aeroporto Falcone e Borsellino da cui successivamente è decollato alla volta di Roma.




Papa Francesco: «Ho visto i romani disprezzare gli zingari»
INTEGRAZIONE MANCATA
Milano, 5 giugno 2014

https://roma.corriere.it/notizie/cronac ... bf31.shtml

Papa Bergoglio rievoca un ricordo personale nell’incontro con i promotori episcopali e la Pastorale degli zingari: «Quando prendevo il bus a Roma e salivano nomadi, l’autista spesso diceva ai passeggeri: `Guardate i portafogli´. Questo è disprezzo»

Bergoglio in metrò a Buenos Aires quando era cardinale (foto Ap) Bergoglio in metrò a Buenos Aires quando era cardinale (foto Ap)

ROMA - Papa Francesco accusa i romani di non rispettare i nomadi. Di più, sostiene che alcuni li disprezzano: «Quando prendevo il bus a Roma e salivano degli zingari, l’autista spesso diceva ai passeggeri: `Guardate i portafogli´. Questo è disprezzo, forse è vero, ma è disprezzo». Così il pontefice ha evocato un ricordo personale, giovedì 5 giugno, parlando ai partecipanti all’incontro mondiale dei promotori episcopali e dei direttori nazionali della Pastorale degli zingari. L’evento - organizzato dal Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti - si è tenuto giovedì nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico; evento , sul tema «La Chiesa e gli zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie».
In difesa dei piccoli rom

Nella Capitale è noto l’aneddoto di un vescovo gesuita latino-americano, il brasiliano Don Luciano de Almeida - amico di Bergoglio e del quale oggi è in corso il processo di beatificazione -, il quale, girando anche lui in bus, prendeva sempre le difese dei ragazzini rom, che venivano trattati con disprezzo dai passeggeri. Il Santo Padre è poi tornato sull’argomento aggiungendo che «spesso gli zingari si trovano ai margini della società e a volte sono visti con ostilità e con sospetto». E ha aggiunto: «Sono tra i più vulnerabili, soprattutto quando mancano gli aiuti per l’integrazione e per la promozione della persona umana nelle varie dimensioni del vivere civile».


«Vittime di nuove forme di schiavitù»

Papa Francesco sottolinea che «i gruppi più deboli sono quelli che più facilmente diventano vittime delle nuove forme di schiavitù: sono infatti le persone meno tutelate che cadono nella trappola dello sfruttamento, dell’accattonaggio forzato e di diverse forme di abuso». E spiega: «Tra le cause che nell’odierna società provocano situazioni di miseria in una parte della popolazione, possiamo individuare la mancanza di strutture educative per la formazione culturale e professionale, il difficile accesso all’assistenza sanitaria, la discriminazione nel mercato del lavoro e la carenza di alloggi dignitosi».


«I pastori siano loro fratelli»

Bergoglio non si nasconde che quella dei nomadi «è una realtà complessa», e previsa che «certo anche il popolo zingaro è chiamato a contribuire al bene comune e questo è possibile con adeguati itinerari di corresponsabilità, nell’osservanza dei doveri e nella promozione dei diritti di ciascuno». Tuttavia c’è bisogno di aiutarli e per questo indirizza ai responsabili della Pastorale per gli zingari un «incoraggiamento a proseguire con generosità la vostra importante opera, a non scoraggiarvi ma a continuare a impegnarvi in favore di chi maggiormente versa in condizioni di bisogno e di emarginazione nelle periferie umane». «Gli zingari -conclude - possano trovare in voi dei fratelli e delle sorelle che li amano con lo stesso amore con cui Cristo ha amato i più emarginati: siate per essi il volto accogliente e gioioso della Chiesa»


«Tra noi disoccupazione al 95%»

Sottoscrive in pieno le parole di Papa Francesco la `Federazione Rom e Sinti Insieme. Anche se Djana Pavlovic, vice presidente della federazione, chiede al pontefice «di non utilizzare il termine `zingari´». «Nessun dubbio, è ovvio, sulla volontà di usare questa parola con un’accezione positiva, ma noi preferiamo essere chiamati `Rom´». «Nessuno al di fuori dell’Italia usa la parola zingaro, Rom nella nostra lingua significa `uomo´ ed è sicuramente la denominazione più adatta». Quanto al discorso del pontefice, «il Papa è da ringraziare perché ha sottolineato una situazione che è riportata in tutti i rapporti sulle condizioni di vita del popolo Rom e Sinti. La disoccupazione è al 95%, il tasso di mortalità infantile è elevatissimo, solo il 3% della popolazione Rom supera il 60mo anno di vita». «La nostra condizione è la conseguenza di un razzismo che dura da secoli. In Italia -denuncia Pavlovic - trent’anni di politiche di assistenzialismo e mancata responsabilizzazione hanno ostacolato l’inclusione sociale. Manca la volontà politica di mettere fine alle discriminazioni e ad una strumentalizzazione che spesso viene usata a fini politici».


Il Paese dei Campi (di segregazione)

L’associazione «21 Luglio» che da anni si occupa dei problemi dei rom nella capitale osserva che «è la prima volta che un Pontefice individua nella mancanza di alloggi adeguati una delle cause principali dello stato di discriminazione e di segregazione in cui vivono le comunità rom e sinte nel nostro Paese». L’Associazione sottolinea poi come l’Italia, denominata il «Paese dei campi», sia lo Stato che più degli altri ha «promosso politiche segnate dalla segregazione abitativa nei confronti di rom e sinti». «Le parole di Papa Francesco, in perfetta sintonia con le raccomandazioni delle istituzioni internazionali ed europee - continua 21 luglio - indicano nel superamento dei “campi nomadi” la strada maestra per una piena inclusione della minoranza rom. Un superamento urgente ma finora disatteso, visto che in molte città italiane, a partire dalla Capitale, gli amministratori continuano a proporre il “campo” come il luogo del margine in cui collocare, su base etnica, uomini, donne e bambini rom».

Alberto Pento
All'irresponsabile Bergoglio diciamo che:
se è vero che rubano allora non sarebbe disprezzo ma naturale orrore/avversione e giusta prevenzione per legittima difesa;
sarebbe disprezzo soltanto se fosse vero il contrario ossia che non rubamo, allora si trattaerebbe di un pregiudizio, di una calunnia etnorazzista.
Però nel caso fosse vero che rubano
le parole di Bergoglio sarebbero del tutto fuoriluogo e diverrebbero parole ambigue ed equivoche, che potrebbero essere fraintese e interpretate come di sostegno e di complicità al loro delinquere.
Diciamo anche all'irresponsabile Bergoglio
che molti, moltissimi dei rom e dei sinti che delinquono, vivono in case di proprietà (acquistate con quali proventi ?) e in case concesse loro dall'assistenza pubblica a gratis o dietro un affitto simbolico.
Per esempio le mafie rom degli Spada, dei Casamonica, e di altre famiglie a loro connesse come i De Rosa, i Di Guglielmo, i Morelli, i Di Silvio, Di Colombi, i Di Rocco, i Ciarelli, i Bevilacqua, i Sauchella e gli Spinelli; e i Seferovic, di origine bosniaca musulmana sto tutti zingari stanzializzati che abitano in case loro o in case del comune.




I nuovi zingari e le altre mafie, ecco le famiglie che stanno conquistando Roma


https://notizie.tiscali.it/cronaca/arti ... zio-roma./

Sempre più ricchi e sempre più pericolosi. I sinti hanno cominciato a impadronirsi di vaste aree di Roma tra gli anni 60 e 70. Secondo le cronache dell’epoca, si occupavano esclusivamente di cavalli da corsa (???). Tuttavia, quasi subito alcuni di loro furono ingaggiati dalla banda della Magliana e dalla mafia come riscossori di crediti particolarmente difficili (e perché mai, forse perché erano abituali alla violenza ed erano cattivi e feroci).
Da allora, i nomadi hanno fatto un considerevole salto di qualità, mettendo radici nelle borgate romane, acquisendo un peso importante sul territorio grazie a vincoli parentali molto stretti. I legami di sangue sono per queste comunità un elemento molto prezioso. Inizialmente era stato chiesto loro di occuparsi di affari "marginali" della grande criminalità organizzata, come la riscossione e l’estorsione, ma anche della distribuzione di stupefacenti come l'eroina.
Le famiglie mafiose alcune delle quali sono zingare:


Non bisogna fare di tutta un’erba un fascio, tuttavia la situazione con il passare degli anni si è incancrenita. Quanta responsabilità delle classi dirigenti e della cultura del nostro Paese in tutto ciò? Una domanda che meriterebbe una risposta. Perché i silenzi, gli errori e le omissioni che hanno accompagnato questo problema nel corso degli anni, hanno reso la Capitale (e delle sue borgate) invivibili. Con l’arrivo alla Procura di Roma del procuratore Giuseppe Pignatone e del coordinatore della Dda, il procuratore aggiunto Michele Prestipino, le indagini hanno fatto un salto di qualità, ma ha anche messo in rilievo che il problema, l’alleanza mafia-sinti, poteva essere affrontato prima, con la prevenzione e con un’attenta azione di polizia.

I recenti fatti di Ostia, la testata di Roberto Spada al giornalista di Nemo (Rai 2) Daniele Piervincenzi, sono solo lo scampolo di uno scenario, di una cancrena, preoccupante. Le conseguenze di questa penetrazione criminale sono evidenziate anche nelle numerose statistiche ufficiali che fotografano una regione condizionata dalla presenza di “imprese” sinti ormai abbastanza simili a quelle mafiose. Determinato, molto probabilmente, da “un perverso scambio di utilità criminali tra gruppi che si riconoscono e si rispettano reciprocamente”, si legge nel rapporto della Regione Lazio sulle infiltrazioni mafiose.

La forza di queste vecchie e nuove mafie sta nella solitudine delle sue vittime. Grazie al lavoro di Pignatone, si può essere moderatamente ottimisti, “perché altre volte è stato dimostrato come la sinergia tra società civile e istituzioni possa rovesciare rapporti di forza immaginati come immodificabili ed aprire relazioni di fiducia affinché sempre più imprenditori denuncino estorsioni e usura di cui sono vittime”, si legge nel rapporto. Per combattere questo fenomeno, le forze di polizia hanno, sostanzialmente, disegnato la mappa dei clan e la loro suddivisione territoriale. Nel Lazio sono state contate almeno 378 infiltrazioni mafiose.

Con loro operano anche i Casamonica il cui territorio va dai Castelli romani, a Ostia, comprendendo soprattutto il litorale laziale e qualche insediamento nella periferia Est (Anagnina, Romanina, Tuscolano). “Si tratta, spiegano gli investigatori, di famiglie di sinti e rom stanziali che approdate a Roma negli anni Settanta si sono imparentate con le famiglie romane, creando vere e proprie dinastie criminali”, ha spiegato il quotidiano romano.

Si sta ritagliando un suo spazio anche la ‘ndrangheta, molto attiva negli investimenti immobiliari, alberghieri e ristorazione. Oltre ovviamente al traffico di sostanze stupefacenti e al gioco d’azzardo, che in alcune zone le ’ndrine gestiscono assieme ai clan locali. Grandi interessi anche in due città laziali, Anzio e Nettuno, per i collegamenti portuali. Molto attive anche le famiglie siciliane dei Triassi degli Accardo. Quel che è più grave, le “famiglie” ormai si sono divise i territorio. Altrimenti ci sarebbe già stato un bagno di sangue.

“I colpi di pistola sparati da due criminali nell’incrociare una pattuglia a Napoli, fotografano né più e né meno la stessa aberrante realtà testimoniata dalla testata di Roberto Spada a un giornalista a Ostia. Tutto questo è frutto di un problema gravissimo e non più trascurabile: la sempre più diffusa mentalità che in certe zone del territorio le regole dello Stato democratico non esistano, ma che si tratti piuttosto di una giungla in cui ci si deve comportare come vuole il prepotente e il violento di turno che detta il passo a proprio piacimento. E’ inutile fingere che non sia così e sbandierare risultati e numeri che distolgano l’attenzione da ciò che è sempre più drammaticamente evidente: ci sono parti di questo Paese che sono ‘realtà parallele’ e, in termini di mentalità diffusa su legalità e sicurezza, sono completamente fuori dalla realtà civile, democratica, libera che vogliamo assicurare ai cittadini", ha detto Domenico Pianese, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia.









VIDEO - IL VERO VOLTO DEI ROM DI ROMA DIFESI DA PAPA FRANCESCO: UN LORO CAPO MINACCIA DI MANDARE IN COMA IL PRESIDENTE DI UNA ONLUS CHE DENUNCIA IL MALAFFARE

Magdi Cristiano Allam
21 luglio 2014

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 5480158710

Lo scorso 5 giugno Papa Francesco parlando ai partecipanti all’incontro mondiale dei promotori episcopali e dei direttori nazionali della Pastorale degli zingari aveva accusato i romani di non rispettare, se non di disprezzare, gli zingari: “Quando prendevo il bus a Roma e salivano degli zingari, l’autista spesso diceva ai passeggeri: `Guardate i portafogli´. Questo è disprezzo, forse è vero, ma è disprezzo”.
Era subito insorta Djana Pavlovic, vice presidente della ‘Federazione Rom e Sinti Insieme’, che ha chiesto al Papa “di non utilizzare il termine zingari”. “Preferiamo essere chiamati Rom. Chi ci vuole bene non dovrebbe usare questo termine, che non è stato inventato dai Rom. Nessuno al di fuori dell’Italia usa la parola zingaro, Rom nella nostra lingua significa ‘uomo’ ed è sicuramente la denominazione più adatta”.
E grazie alle telecamere di ilfattoquotidiano.it emerge la realtà violenta dei Rom a Roma. Sartana Halilovic un “capo” del campo nomadi ‘La Barbuta’ di Roma (voluto dall’ex sindaco Gianni Alemanno nel 2011 e costato circa 10 milioni di euro), ha rivolto una pesantissima minaccia a Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, una Onlus, che si occupa di promuovere i diritti dei rom e sinti in Italia: “Se lei parla ancora della Barbuta, la mando in coma, la mando in coma, lo dico qui: mi autodenuncio”. Stasolla ha denunciato in un rapporto, “Nomadi Spa”, il sistema “campi” della Capitale. Un rapporto, il primo, che analizza nel dettaglio le spese che il Comune effettua per il mantenimento degli insediamenti rom di Roma. Le cifre sono esorbitanti: nel 2013 l’amministrazione comunale ha speso 24 milioni di euro per la gestione di 11 insediamenti che ospitano 8 mila persone. E l’assessore al commercio del Pd, Massimo De Simoni, commenta: “Questo rapporto a me fa paura, se presentiamo questi conti non vorrei che qualche testa calda interpreti male e si possa scatenare uno scontro”. L’altro fatto grave è che nonostante fossero presenti diversi consiglieri comunali e municipali, nessuno ad oggi ha denunciato le gravissime minacce dei Rom alle autorità competenti.


PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI
ORIENTAMENTI PER UNA PASTORALE DEGLI ZINGARI


https://www.vatican.va/roman_curia/pont ... ri_it.html

https://www.libreriauniversitaria.it/or ... 8810112793
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Re: Censimento dei nomadi o seminomadi (rom, sinti e altri)

Messaggioda Berto » dom apr 30, 2023 8:22 am

Perché questi personaggi e molti altri intellettuali, opinionisti, politici, uomini di cultura e di spettacolo, di una certa parte politica, sinistra, social democratica e comunista, scambia questi criminali carnefici per vittime?

Perché è la narrazione ideologica politicamente corretta che si è imposta dopo la seconda guerra mondiale e che accomuna gli ebrei e gli zingari come vittime a seguito del loro sterminio operato dai nazisti tedeschi; secondo la quale le vittime buone e innocenti erano gli ebrei e gli zingari e i cattivi carnefici erano i nazisti tedeschi e se erano buoni lo debbono essere anche adesso e lo dovevano essere anche ieri.
Ma la differenza storica tra gli ebrei è gli zingari è abissale: gli ebrei non delinquevano e non delinquono, mentre gli zingari sì, delinquevano ieri e delinquono oggi.
Gli zingari di ieri che si sono integrati, che non delinquono, che vivono onestamente del proprio lavoro, che pagano le tasse e i contributi, che rispettano il prossimo e le leggi dello stato, non sono più zingari anche se sono di origine etnica nomade rom, sinti o altro.
Gli zingari veri e propri sono solo quelli, nomadi, seminomadi e stanziali che vivono predando ferocemente e razzisticamente il prossimo, violando le leggi civili dello stato da criminali fuorilegge senza rispetto.


vedasi capitoli:
10)
Ebrei e zingari (o nomadi sinti e rom) accostamenti e paragoni impossibili, nessuna analogia;
come non vi è alcuna analogia con la diaspora degli italiani e dei veneti e i loro comportamenti da immigrati nei paesi che li hanno accolti esclusivamente per lavoro.

12)
I difensori, i sostenitori, i complici di questi predatori umani criminali, disumani e incivili, fatti passare per vittime.

14)
La demenziale e falsa argomentazione vittimistica dopo quella altrettanti menzognera sulla discriminazione perché diversi e nomadi, è quella che vorrebbe gli zingari vittime del progresso/sviluppo/evoluzione tecnologico-economico industriale delle antiche attività artigianali e commerciali a cui questi nomadi non avrebbero saputo adeguarsi e integrarsi perché nomadi e potuto farlo perché discriminati in quanto nomadi.

17)
Quella degli zingari non è affatto microcriminalità occasionale motivata da miseria e da sopravvivenza, dovuta a discriminazione etnico razziale oppressiva, come vorrebbe la narrazione corrente politicamente corretta,
ma trattasi di criminalità predatoria sistematica, diffusa, organizzata e mafiosa, disumana e incivile.
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Re: Censimento dei nomadi o seminomadi (rom, sinti e altri)

Messaggioda Berto » dom apr 30, 2023 11:43 am

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Re: Censimento dei nomadi o seminomadi (rom, sinti e altri)

Messaggioda Berto » dom apr 30, 2023 11:43 am

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Re: Censimento dei nomadi o seminomadi (rom, sinti e altri)

Messaggioda Berto » dom apr 30, 2023 11:43 am

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Re: Censimento dei nomadi o seminomadi (rom, sinti e altri)

Messaggioda Berto » dom apr 30, 2023 9:01 pm

17)
Quella degli zingari non è affatto microcriminalità occasionale motivata da miseria e da sopravvivenza, dovuta a discriminazione etnico razziale oppressiva, come vorrebbe la narrazione corrente politicamente corretta,
ma trattasi di criminalità predatoria sistematica, diffusa, organizzata e mafiosa, disumana e incivile.



Una predazione quotidiana continua, etnicamente caratterizzata con l'aggravante del razzismo e della ferocia, senza compassione e senza pietà. Predano tutti e di tutto, senza alcun riguardo per loro vittime che possono essere poveri, ammalati, disabili, anziani, donne e bambini, lavoratori, pensionati e turisti.
Tutta questa varietà diffusa di attività delinquenziali specializzate, sono coordinate all'interno delle famiglie e dei clan e trasmesse di generazione in generazione. Dimostrano un tradizione criminale radicata e pervasiva, diffusa e praticata ovunque dalla maggioranza ... e non si tratta di una deriva momentanea di qualcuno o di una minoranza ninimale discriminata ed emarginata, costretta a delinquere per poter sopravvivere.




Questa è l'attività predatoria articolata e criminale degli zingari, chiamarla microcriminalità è una demenzialità pura:

Capitolo 8 )
I lavori reali dei nomadi e seminomadi e stanziali detti anche zingari che la gente italiana normalmente conosce e sperimenta quotidianamente non solo oggi ma da secoli:

1/8) borseggiatrici
2/8) raccoglitori e commercianti di rame tramite il furto dei cavi elettrici e dei manufatti nei cimiteri
3/8) raccoglitori di ferro vecchio tramite il furto presso rottamatori regolari con partita iva
4/8) furti nelle abitazioni anche con l'uso dei minori
5/8) furti con destrezza agli anziani, l'abbraccio - predazione degli anziani e dei disabili - predazioni dei turisti, furti di altro tipo non meglio specificati in questo indice di atti criminali
6/8) truffe delle case comprate con caparra falsificando l'identità per poi ricattare i venditori rivelandosi come nomadi
7/8) truffe con la lettura delle carte e delle mani, truffe dello specchietto, truffe/furto del controllo contatori acqua e gas
8/8) rapine alle gioiellerie e ai rappresentanti di gioielli
9/8) furti con scasso esplosivo ai bancomat da parte dei giostrai
10/8) rapine varie
11/8) furti d'auto dei pezzi di ricambio e nelle auto, nei camion e nei furgoni degli artigiani
12/8) furti nei negozi, nei supermercati e nei bar e in altri luoghi pubblici, nei cantieri e nelle aziende
13/8) spaccio di banconote false
14/8) clan mafiosi, criminalità organizzata: estorsioni, ricatti, usura e altro
15/8) caporalato esperienza presso i gitani francesi e altri casi
16/8) truffe agli artigiani e ai commercianti lavori e forniture non pagate
17/8) furti, truffe e minacce degli arrotini nomadi che affilano gli utensili delle officine e dei privati
18/8) accattonaggio delle donne e dei minori
19/8) lavori socialmente utili non e mal svolti
20/8) furto di energia elettrica
21/8) abusivismi di ogni tipo: dalla guida senza patente, alla mancanza di assicurazione; dalle case costruite abusivamente, alle occupazioni delle case altrui; dalle soste ai campi abusivi
22/8) lavoro nero, evasione fiscale totale e nessun versamento contributivo; ricchezza predata, nascosta ed esportata
23/8) truffe all'assistenza pubblica e alla carità cristiana
24/8) inquinamento e deturpamento ambientale
25/8) violenza predatoria e per disprezzo razzista
26/8) sfruttamento della prostituzione e vendita delle figlie, ricatti ed estorsioni sessuali, riduzione in schiavitù, induzione al crimine, maltrattamento di minori, costrizione al matrimonio forzato
27/8) spaccio droga
28/8) omicidi
29/8) conflitti tra bande di delinquenti, regolamenti di conti, altro
30/8) sequestri di persona, furto di animali: bestiame, cavalli, cani
31/8) disumanità e inciviltà, ferocia demenziale e razzismo etnico
32/8) gli argati, ossia i bambini affittati, comprati o rapiti e ridotti in servitù o schiavitù e costretti a mendicare e a rubare

Costoro fanno molto più danno della mafia, della camorra, della sacra corona unita e della 'ndrangheta messe insieme.



Indicativo poi è il capitolo 14)

14/8) clan mafiosi, criminalità organizzata: estorsioni, ricatti, usura e altro

Famiglie e clan mafiose:
Spada, Casamonica, Di Silvio, Halilovich, Rango-Zingari, e molti altri ...
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Re: Censimento dei nomadi o seminomadi (rom, sinti e altri)

Messaggioda Berto » dom apr 30, 2023 9:01 pm

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