Milano, bimbo ucciso dal Rom islamico: prima gli ha bruciato i piedini con l’accendino
2019/05/24
https://voxnews.info/2019/05/24/milano- ... laccendino
Agghiacciante la confessione di Aljica Hrustic, cittadino croato di etnia Rom, zingaro islamico di 25 anni.
Come ha brutalmente ucciso suo figlio Mehmed di 2 anni e 5 mesi in zona San Siro, quartiere occupato dagli islamici:
“Quando sono tornato a casa ho provato a dormire, ma non riuscivo perché lui si lamentava continuamente, allora mi sono alzato e gli ho dato dei pugni, forse anche dei calci… Sì ho visto che rantolava, non respirava… poi sono uscito, ma non pensavo che stava morendo, sono uscito in macchina e poi dopo… ho chiamato i soccorsi”.
Secondo quanto emerso, il piccolo quella notte si lamentava perchè il padre gli aveva bruciato i piedini con l’accendino. Questo il motivo, e non ferite causate da vetri, per cui il suo cadavere è stato trovato con i piedi fasciati da garze.
A piazza Selinunte i milanesi vivono sotto minaccia, scrive il Giornale. “”Prima i poi mi ammazzano”, racconta una signora alla giornalista. E uno dei pochi italiani rimasti ammette: “Sono costretto a girare armato”
Milano “Prima o poi mi ammazzano. Lo so. Ma io non mi muovo. Qua, io ci voglio restare.
E piuttosto di andarmene mi faccio uccidere”. Elisabetta vive a piazzale Selinunte, a San Siro, dall’89. La sua vita in zona, come quella di tanti altri, è scandita da minacce, intimidazioni e offese gratuite lungo la strada. “Era un bel quartiere. Residenziale, non è periferia. Ma adesso non è più nulla”, racconta al Giornale.it. “Qualche giorno fa un signore rientrava dal lavoro e, senza nessuna ragione di fondo, l’hanno picchiato e poi gli hanno spaccato la testa. Ormai neanche al pomeriggio siamo più sicuri a uscire”.
La zona di San Siro a Milano come Molenbeek, il comune fuori Bruxelles che ha ospitato i terroristi Amedy Coulibaly e Salah Abdeslam. I palazzoni delle case popolari nelle vie intorno allo stadio Meazza raccolgono una concentrazione di immigrati arabi da fare invidia alle banlieue di Francia e Belgio. Alcuni caseggiati sono off-limits anche per la polizia.
Emblematico il caso di via Civitali 30, dove due scale sono totalmente in mano a 100 immigrati abusivi provenienti da Marocco, Egitto, Romania e Perù. Qui l’ Aler e le forze dell’ ordine non soltanto non riescono a effettuare lo sgombero, ma non possono neppure entrare.
Troppo pericoloso, ci spiega Alessandro, che lavora per il Gruppo tutela del patrimonio (Grtp) di Aler, cui spetta il compito di intervenire in questi casi. Nel caseggiato regnano degrado e cartelli in lingua araba, e gli abusivi hanno già fatto in tempo a rimpiazzare le porte divelte con infissi nuovi. La polizia ha paura a entrare in queste scale? Bisogna metterci una bomba, commenta esasperata Teresa, la custode del palazzo rimasta da sola a combattere in questo avamposto del Maghreb.
Via Tracia è divisa esattamente a metà: gli ultimi numeri sono in mano ai nordafricani, mentre nei primi coabitano rom, egiziani e marocchini. Al civico 2, schiacciato tra due enormi palazzoni, c’ è un piccolo centro diurno che ospita 14 malati di Alzheimer. Maria, una dipendente, constata: “Tra i giovani arabi che vivono qui molti sono estremisti. In questa zona gli unici italiani rimasti sono pochi anziani. Inoltre è facile osservare i giovani arabi che passano ore senza fare nulla. Quando non riesci ad avere un ruolo nella società grazie al lavoro è inevitabile cercarlo aderendo a organizzazioni radicali”. Mentre esco, Maria mormora preoccupata: Chiuda bene il cancello prima che entri qualcuno.
Antonio, 78 anni, disabile al 100%, è l’ unico italiano insieme alla moglie che vive in una scala di soli marocchini in via Preneste. Se c’ è qualche fondamentalista? Per me lo sono tutti, proprio come Anis Amri, il killer di Berlino. Dopo le sei di sera ho paura a mettere il naso fuori di casa e anche con il sole alto dico solo “buongiorno” e “buonasera” ma per il resto non parlo con nessuno.
Il degrado di queste vie è inimmaginabile per chi è abituato all’ ordine del centro di Milano. I cumuli di immondizia agli angoli delle strade comunicano un messaggio preciso: chi vive qui non rispetta le regole, non importa se si tratti della raccolta differenziata o del codice penale. Ormai è più facile entrare in Italia dal Nordafrica che allo stadio di San Siro, commenta ad alta voce il barista del Café People di piazzale Segesta, uno dei quattro punti cardinali della Molenbeek di Milano.
Pochi metri più in là in piazzale Selinunte si ergono le insegne in caratteri arabi del Minimarket El Rais. All’ interno un altoparlante trasmette la voce di un imam che recita il Corano. Non posso rispondere, si schermisce il cassiere. Il mio capo, marocchino, è in Germania fino alla settimana prossima. Torni quando c’ è lui.
Gli arabi della zona sono una presenza imponente e in queste vie si sente risuonare più spesso marhaban (ciao) che buonasera, ma parlare con loro è un’ impresa quasi impossibile. Da un portone esce Wael, egiziano, cui chiediamo se frequenti la moschea. Sono cristiano, replica secco. E secondo lei i musulmani in questa zona possono creare problemi? Nessun problema, taglia corto.
In via Stratico sorge la scuola araba bilingue Nagib Mahfuz, la cui didattica segue i programmi ministeriali sia dello Stato italiano sia di quello egiziano. I bambini maghrebini di San Siro così possono frequentare le lezioni nella loro lingua d’ origine senza uscire dal perimetro del ghetto.
La cartina di tornasole di una zona dove a fare la legge non è lo Stato bensì le bande di immigrati, sono le occupazioni abusive degli appartamenti. Come osserva sempre Alessandro del Grtp di Aler, da cinque o sei anni la situazione a Milano è totalmente fuori controllo. Le occupazioni sono triplicate, ogni 24 ore se ne contano tra 15 e 20 solo in città. E a peggiorare la situazione sono Comune, centri sociali e alcuni comitati di residenti che soffiano sul fuoco della polveriera di San Siro. Come spiega chi lavora all’ Aler, la giunta di Beppe Sala fa di tutto per ostacolare gli sgomberi delle case occupate.
I dipendenti di Aler intanto rischiano la pelle ogni volta che escono per fare un intervento. Come racconta Francesca, una ragazza del Grtp, pochi giorni fa durante uno sgombero sono arrivati due uomini arabi che hanno iniziato a lanciarci addosso oggetti di ogni tipo, dando fuoco all’ arredamento. Ci siamo trovati in trappola in un angolo all’ ultimo piano, finché un grosso posacenere in vetro mi ha colpita sulla spalla mandandomi al pronto soccorso.
Basta partecipare a uno sgombero per rendersi conto del clima da guerriglia urbana che si respira nella zona di San Siro. Al piano terra di via Civitali 2 si apre uno scorcio raccapricciante. L’ ingresso dell’ alloggio è stato sventrato, la lastra metallica che sigillava l’ entrata è divelta e i contatori del gas penzolano a mezz’ aria. Bastava che il piede di porco colpisse pochi centimetri più in là, dove ci sono i tubi, e il palazzo sarebbe saltato per aria. Nella furia di sfondare l’ acciaio gli occupanti si sono feriti da soli: sul posto è ancora pieno di sangue.
“Ogni volta che rincaso la sera dopo essere stata a visitare i miei nipoti mi viene l’ angoscia perché so che potrei trovare gli abusivi che hanno occupato il mio appartamento, confida Anna, un’ anziana signora.
“Abitare in questi caseggiati è terribile. Un tempo eravamo tutti milanesi mentre oggi dobbiamo subire l’ inimmaginabile.
Novara, bambino di 2 anni morto in casa: indagati la madre e il suo compagno per omicidio volontario
24 Maggio 2019
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/0 ... io/5205185
“Venite, fate presto, mio figlio sta male”. Era iniziata così, giovedì mattina: con l’allarme di una mamma ai sanitari del 118 con voce allarmata. Ma dopo una notte di interrogatorio, durante il quale si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, la procura di Novara ha deciso di indagare la donna e il compagno per la morte del loro figlio, neanche 2 anni, dopo l’arrivo in ospedale. L’accusa è di omicidio volontario. Il procuratore capo di Novara, Marilinda Mineccia, invita alla prudenza: “Siamo alle fasi preliminari dell’indagine, è presto per avanzare accuse precise. Prima di ogni cosa dovremo attendere l’esame autoptico”.
La telefonata per chiedere l’intervento del 118 era arrivata attorno alle 11 di giovedì. I soccorsi sono stati immediati, ma per il bambino – due anni ancora da compiere – non c’è stato nulla da fare: è morto al suo arrivo all’ospedale Maggiore di Novara. Ed ora gli investigatori della polizia, coordinati dalla procura, vogliono vederci chiaro: hanno acquisito le cartelle cliniche, in attesa degli esiti dell’autopsia, per capire in quali condizioni fosse il piccolo quando sono stati chiamati i soccorsi.
In casa, con il piccolo, c’erano la madre e il suo compagno. Prima dell’interrogatorio formale, avrebbero parlato di una caduta accidentale dal lettino nella sua stanzetta in un appartamento nel popolare quartiere novarese di Sant’Agabio. I soccorritori, quando sono arrivati nell’abitazione, hanno tentato a lungo di rianimarlo, ma le sue condizioni sono apparse da subito molto critiche. Quando è giunto in Rianimazione, era già morto.
Bimbo ucciso, il gip: "Il padre resti in cella, potrebbe farlo ancora"
Milano, 24 maggio 2019
https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/ ... -1.4609549
Potrebbe uccidere ancora, nonché fuggire, e quindi deve restare in cella Aljica Hrustic, il 25enne croato arrestato mercoledì per l'omicidio di suo figlio Mehmed, di 2 anni e 5 mesi. Per questo il gip di Milano Valerio Natale questa mattina ha convalidato il fermo ed emesso la misura cautelare in carcere per l'uomo. Il giudice ha ritenuto infatti che vi siano sia "il concreto pericolo di reiterazione del reato" che il "pericolo di fuga".
L'autopsia sul corpo del piccolo è stata fissata per l'inizio della prossima settimana e servirà per chiarire se il bambino ha subito violenze anche nei giorni precedenti al delitto. Quando è stato ritrovato morto, due giorni fa, aveva i piedi fasciati, perché il padre glieli aveva bruciati con l’accendino. In un primo momento gli investigatori avevano pensato che i piedi fossero stati legati per non consentirgli di camminare, per tenerlo fermo, a letto, invece le garze le aveva messe la madre con l’intenzione, forse di medicare, o di coprire le scottature. E così, il piccolo si lamentava. Lamenti che hanno fatto innervosire il padre, al punto da scatenare la furia, lucida e bestiale. Il resto è dinamica contenuta nei freddi verbali della polizia. Nell' interrogatorio, che si è tenuto ieri davanti al pm Giovanna Cavalleri, il 25enne ha ammesso di avere preso a botte il piccolo ma che non avrebbe voluto ucciderlo.
"L'ho picchiato, poi l'ho visto morto, non credevo che l'avrei ucciso", sono state le parole dell'uomo che è stato interrogato ieri. L'inchiesta del pm, per omicidio volontario aggravato, si concentrerà adesso anche sul contesto familiare in cui viveva il bambino. La madre della vittima, Silvija Zahirovic, 23 anni, rom croata e incinta del quinto figlio, era sotto choc di fianco al cadavere del piccolo quando è arrivata la polizia. Ha indicato il marito come responsabile dell'omicidio e ha raccontato di essere stata anche lei, in passato, vittima delle aggressioni dell'uomo, anche se non lo ha mai denunciato. Come è stato ricostruito nelle indagini della Squadra mobile, Hrustic è fuggito poco dopo il delitto, avvenuto intorno alle 3 di due giorni fa nell' appartamento popolare, a Milano, in cui viveva con la moglie. È stato lo stesso 25enne a chiamare il 112 un paio d'ore dopo l'omicidio, intorno alle 5 del mattino. «In via Ricciarelli 22 - ha detto al telefono con la polizia - c'è un bambino che non respira più». È stato, poi, fermato intorno alle 12.30 in zona Giambellino. Aveva con sé le due figlie che hanno 3 anni e poco più di un anno, mentre un altro figlio, il maggiore, vive in Croazia. In Questura l'uomo ha anche ammesso di avere fatto uso di droga prima di colpire il bambino: "Non riuscivo ad addormentarmi, mi sono alzato e l'ho picchiato".