Guerra tra bande criminali e mafiose di singani???
Roma, camper a fuoco. Uccise tre sorelle: due bimbe e una 20enne. Mattarella: "Crimine al di sotto del genere umano"di F. Q. | 10 maggio 2017
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... no/3574760Si chiamavano Elizabeth, Francesca e Angelica le tre sorelle – di 4, 8 e 20 anni – morte nel rogo del camper bruciato nella notte a Roma, in zona Centocelle. Nel veicolo viveva una famiglia rom composta da una decina di persone. I genitori e gli altri fratelli sono riusciti a uscire in tempo dal camper o sono stati salvati dai vigili del fuoco, arrivati sul posto in pochi minuti. “Chiunque sia stato è un crimine orrendo. Quando si arriva a uccidere i bambini si è al di sotto del genere umano”. Bisogna “accertare i responsabili e condannarli severamente” dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Tre sorelle, di cui due bambine, uccise crudelmente a Roma. Torniamo umani. Giustizia e compassione contro odio e violenza” scrive su Twitter il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Anche Papa Francesco è stato molto colpito e ha voluto far giungere, fa sapere il Vaticano, il “suo conforto alla famiglia Halilovic, che ieri notte ha perso tre figlie nel incendio della loro roulotte nella periferia de Roma. Oggi pomeriggio l’Elemosiniere Mons. Krajewski si è recato in visita per portare un saluto e un aiuto concreto ai genitori e agli otto fratelli”.
La procura indaga per incendio doloso
Una volta in salvo, il padre e la madre delle tre vittime hanno cercato fino all’ultimo di tirarle fuori dal mezzo in fiamme, ma per loro non c’è stato sulla da fare. Sul posto sono intervenuti anche gli uomini della Squadra Mobile, della Digos e dei commissariati di Tor Pignattara e Prenestino. La Scientifica è al lavoro per accertare le cause dell’incendio: al momento non si esclude nessuna pista, neanche quella del gesto doloso. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo in cui si procede per il reato di incendio doloso e omicidio volontario. Gli investigatori hanno trovato tracce di liquido infiammabile all’esterno del camper. Sarà l’autopsia, disposta dagli inquirenti, a stabilire nuovi dettagli utili a chi indaga. Secondo la Repubblica la procura ha acquisito un video in cui si vede una persona lanciare una bottiglia incendiaria verso la parte anteriore del camper e poi scappare via. Sul posto sarebbero stato recuperato anche il tappo della molotov artigianale. Sembrerebbe essere esclusa al momento la pista razziale. L’ipotesi più accreditata, anche alla luce di testimonianze, è quella di una vendetta maturata in ambienti nomadi.
Una testimone: “Ho sentito un boato e poi urlare”
“Ho sentito un boato e ho pensato a una bomba. Poi mi sono affacciata alla finestra e ho visto le fiamme altissime”. È il racconto di Amelia, una residente di un palazzo di via Giardino Cassandrino, a pochi metri dal parcheggio dove si trovava il camper distrutto dall’incendio. “Non ho più dormito – ha aggiunto – sentivo urlare. Inizialmente ho pensato a qualche ragazzo che aveva dato fuoco alle auto. Quel camper lo avevo visto diverse volte, era lì all’angolo da settimane, forse mesi”. Il padre e la madre delle vittime ha raccontato di aver ricevuto minacce anche recenti. Del camper resta solo lo scheletro incenerito in cui si intravede un piccolo triciclo rosa. A pochi metri, appoggiate a un palo, tre rose rosse lasciate da un cittadino che abita nella zona, con un biglietto semplice: “Mi unisco al dolore della famiglia“. Anche la sindaca Virginia Raggi si è recata sul posto per un sopralluogo. “Siamo sotto choc”, rispondono alcuni nomadi presenti sul luogo che non vogliono essere avvicinate dai cronisti.
I residenti: “Furti continui, c’è intolleranza”
“Furti continui in appartamenti in all’interno di auto in sosta”. A raccontarlo alcuni residenti della zona “La rottura dei vetri e i furti nelle macchine in particolare a via Romolo Balzani sono all’ordine del giorno – racconta un uomo che dice di chiamarsi Aniello -. La zona è piena di immondizia e i nomadi rovistano all’interno dei cassonetti. Certo, dispiace per quello che è successo, ma c’è intolleranza tra la gente. Qui dietro c’è anche il campo di via dei Gordiani”. Venerdì sera a via Romolo Balzani è andato a fuoco un altro camper per fortuna vuoto. “Quei nomadi parcheggiavano di solito vicino a villa de Santis. Vivevano qui intorno, li vedevamo spesso” racconta un residente quartiere. Un cliente del centro commerciale, Massimiliano, ricorda di aver visto la famiglia qualche giorno fa. “Era lunedì pomeriggio – ricorda – i bambini giocavano sul piazzale davanti al camper”.
“L’amministrazione capitolina esprime il più profondo cordoglio per la tragedia avvenuta questa notte nella Capitale dove hanno perso la vita tre sorelle. La morte di una ragazza e di due bambine è un dolore per tutta la città” ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi che stamattina è stata sul luogo dell’incendio.
L'elemosiniere del Papa è andato a portare un aiuto con i soldi della carità cristiana e del nostro 8xmille (che ci viene estorto con l'imposizione di stato) a questa famiglia di zingari forse milionaria del (Clan Halilovic ?).Nei conti in Croazia i giudici trovano il tesoro dei nomadi delle baracche di TorinoQuasi due milioni di euro: “Capitali sproporzionati rispetto ai loro redditi” (Clan Halilovic)
http://www.lastampa.it/2016/10/02/crona ... agina.htmlLa cifra più consistente è intestata a Raselma Halilovic. Nomade bosniaca di 66 anni , vive tra le baracche di via Germagnano: già in passato era finita nei guai per frode e falso. Ufficialmente è nullatenente. Eppure, sul suo conto corrente croato, la polizia ha trovato un milione e 35 mila euro. È la fetta più consistente del tesoro della famiglia Halilovic, poco più di cinque milioni, sequestrato dal tribunale su richiesta della procura di Torino.
Raselma è in buona compagnia. Bronzo Halilovic, parente stretto, poteva contare su un tesoro di 900 mila euro. Angela Halilovic, 36 anni e qualche precedente per furto, a Torino riceve un sussidio mensile di 245 euro: in banca ne conservava 392 mila. E c’è ancora Naim Halilovic, assegnatario di una casa popolare, che nel suo conto estero nascondeva 60 mila euro. Idem la moglie, Susanna Salkanovic, assegnataria di 108 mila euro.
L’INCHIESTA
I pm torinesi avevano ricevuto la segnalazione dai colleghi di Eurojust, interessati alla vicenda su richiesta dei magistrati croati. Che avevano avviato nel 2004 un’indagine sui nomadi originari della Bosnia Erzegovina arrivati in Italia e che avevano già congelato per sospetto riciclaggio i beni di 22 componenti della famiglia Halilovic, ma il provvedimento era in scadenza. A quel punto, il procuratore aggiunto Alberto Perduca ha coordinato il lavoro di carabinieri e poliziotti della sezione di polizia giudiziaria della procura, che hanno lavorato in collaborazione con gli agenti della polizia municipale.
L’EVASIONE
L’obiettivo era quello di ricostruire le attività degli Halilovic e capire quali fossero le loro fonti di reddito. Quasi nulle. E comunque non tali da poter giustificare depositi bancari milionari. La relazione dell’Europol è arrivata in Italia due anni fa. Gli indagati, quasi tutti appartenenti al clan Halilovic, vivono tra i campi nomadi di Torino, Asti, Massa Carrara e Genova. Il tribunale di Zagabria sequestra i beni e consegna alla procura torinese un copioso incartamento: come minimo, dietro a quella storia, c’è una gigantesca evasione fiscale. Molto di più probabilmente, e chiedono aiuto ai colleghi italiani, il denaro è provento di riciclaggio. Per confermare l’accusa, occorre provare il cosiddetto reato presupposto, all’origine dei proventi illeciti poi reinvestiti.
LA «REGINA DEGLI ZINGARI»
Il maxi sequestro preventivo di fatto ricalca il dossier arrivato dalla ex Jugoslavia. E qui spicca la figura di Sena Halilovic, 60 anni, che si nascondeva sotto all’alias di Amela Seferovic. Poco prima dell’intervento della magistratura aveva provato a ritirare 220 mila euro alla Société Générale Splitska Banka (la filiale della banca a Spalato). Ma dagli accertamenti, risulta che era riuscita a esportarne all’estero 330 mila.
A Genova è conosciuta come la «regina degli zingari». Nella cultura matriarcale dei korakhanè - nomadi di fede musulmana - la «regina» è davvero una sovrana per il suo clan. Il suo nucleo familiare, implicato in decine di inchieste per i reati più disparati, aveva una disponibilità di 4 milioni di euro. E ancora una casa-castello a Mostar, una villa abusiva e terreni tra le campagne astigiane. Risulta sposata a un italiano a cui, nel corso degli anni, avrebbe intestato qualcosa come 400 automobili.
Dai clan serbi ai montenegrini, così i rom si dividono il poterehttp://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca ... 65913.htmlHa un valore la consegna dei rom pirati della strada alla polizia? Perché di solito le famiglie rivali nomadi mettono fine ai loro guai con una sorta di summit che ha il sapore di un processo. Come nelle famiglie di Cosa Nostra così i rom che all'improvviso si trovano ad avere una magagna, un problema tra di loro, si mettono attorno a un tavolo. I boss si riuniscono, discutono su come pacificare la guerra. E di solito chi è più potente, chi incute più timore, è quello che vince e si prende la ragione. Chi perde risarcisce il danno: in denaro. Chi dovrà costituirsi per primo alla polizia? Chi si assumerà la responsabilità della guida? È di questo che stanno discutendo le famiglie dei fuggitivi, quelli del clan Halilovic, con lo stesso cognome, ma serbi gli uni e montenegrini gli altri?
ETNIE CONTRO
Insulti, pugni, calci, fino alle coltellate e ai colpi di pistola: la guerra dei rom esplode anno dopo anno nelle favelas della Capitale. Castel Romano, a trenta chilometri dal Centro: qui i container ospitano 1000 persone. È il più grande “villaggio della solidarietà” (ovvero: campo attrezzato) a Roma. Inaugurato nel 2005, viene ampliato nel 2012 per ospitare anche i transfughi di Tor de' Cenci, periferia Sud. Altra baraccopoli in cui macedoni e bosniaci si erano già affrontanti per la primazia. Il loro inserimento scatena la guerriglia all'interno del campo suddiviso con le recinzioni in quattro settori: M, D, K (dalle iniziali dei capostipiti) e 4. È nel D, posto al centro degli altri che confluiscono i nuovi arrivati. Su cui comincia a piovere di tutto: sassi, bottiglie, pezzi di ferro e mobilio.
Quando i vigilantes di “Risorse per Roma” (società che non presta più servizio nei campi) chiama la municipale, i nomadi sminuiscono: «Roba tra ragazzi, sono i bambini che lanciano le pietre». Il sospetto, però, è che in ballo ci siano ben altre faccende. Furti, rapine, droga, la raccolta del rame e del ferro: è su questo terreno che si gioca il delicato equilibrio tra le bande criminali. Da Castel Romano parte la maggior parte delle schiere di gang di minori che depreda pendolari e turisti nelle metropolitane, come annotano decine di verbali di polizia e carabinieri. E qui l'altra estate furono appiccate le fiamme ad alcuni moduli abitativi: una polveriera di 198 famiglie bosniache, serbe, montenegrine e romene (queste sempre più numerose), pronta a esplodere di nuovo.
QUESTIONI DI SANGUE
La guerra dei rom è anche questione di sangue. Col matrimonio i clan suggellano affari comuni o paci ritrovate. Poco amore e tanto interesse. La futura sposa è una minore il cui “valore” viene quantificato nella sua capacità redditizia, purtroppo spesso legata ad attività come il furto o l'elemosina. Grande festa, balli e canti: la famiglia dello sposo paga la dote concordata e la neo-sposa entrerà a pieno titolo nella nuova famiglia, assoggettata alle volontà della suocera. È quando qualcosa non fila liscio in questo o in altri scambi che esplodono le liti.
«A volte furiose, con risse e coltelli - spiega Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio - emblematico il caso del campo di via Candoni, zona Sud di Roma. Qui i bosniaci vivono separati dai romeni attraverso una recinzione. Lo scorso anno i vigili urbani dello Spe, il gruppo per la Sicurezza pubblica emergenziale, dovettero intervenire più volte per separare le fazioni». Più furbo Salvatore Buzzi, il ras delle coop di Mafia Capitale, che «per evitare problemi» nella gestione di Castel Romano decise di affidare la “mediazione culturale” ai Casamonica, sinti d'origine abruzzese potenti a Roma.
https://www.youtube.com/watch?v=h4-eVj4sUDA http://noiconsalvini.org/zingari-roma-f ... tti-nomadiCamper in fiamme: vendetta tra nomadi, morte tre sorellemercoledì, 10, maggio, 2017
http://www.imolaoggi.it/2017/05/10/camp ... re-sorelle Roma – La Procura di Roma ha aperto un fascicolo in cui si procede per i reati di omicidio volontario e di incendio doloso in relazione al rogo del camper in cui hanno perso la vita tre sorelle, una ragazza di 20 anni e due bimbe di 4 e 8 anni. Nei pressi della carcassa del camper sono state rinvenute tracce di liquido infiammabile.
L’incendio si è sviluppato intorno alle 3 della scorsa notte in viale della Primavera, in zona Centocelle. Genitori e fratelli delle vittime sono riusciti a scappare dal rogo. Il camper si trovava nel parcheggio di un centro commerciale e all’interno viveva una famiglia di nomadi composta dai genitori e 11 figli. Le fiamme hanno avvolto completamente il veicolo.
L’ipotesi più accreditata, anche alla luce di testimonianze, è quella di una vendetta maturata in ambienti nomadi.
Intanto un video in cui una persona, con il volto scoperto, lancia una bottiglia incendiaria verso la roulotte è al vaglio degli inquirenti che indagano sul rogo. Fotogrammi presi da una telecamera a circuito chiuso poco distante dal luogo della tragedia che potrebbero dare una svolta alle indagini. La Procura di Roma nell’inchiesta procede per i reati di incendio doloso e omicidio volontario, al momento contro ignoti.
Camper rom incendiato, rogo a Roma Centocelle: tre sorelle morte, vendetta tra nomadi? Ultime notizie, esclusa la pista del razzismo. I messaggi di cordoglio di Papa Francesco e Mattarella11 maggio 2017
http://www.ilsussidiario.net/News/Crona ... ie-/763565Il quartiere Centocelle di Roma è diviso dopo l’incendio doloso che ha ucciso tre ragazzine sorelle rom all’interno del camper del “clan” Halinovic. Da un lato le manifestazioni di stima, vicinanza e affetto per quelle tre piccole vite spezzate dalla barbarie di un incendio e un rogo provocato per uccidere, dall’altro la problematica dei nomadi che purtroppo resta in molti quartieri della Capitale, specie in periferia. «Dispiace che sono morti dei bambini, sono sempre persone. Ma qui non dovrebbero stare gli zingari, dovrebbero pagarsi un affitto, trovarsi una casa come fanno tutti i comuni mortali», raccontano alcuni cittadini ai colleghi del Fatto Quotidiano. Solidarietà e insicurezza, ci sono entrambi questi sentimenti nella Centocelle il giorno dopo la tragedia: «nel quartiere ci sono problemi, non c’è controllo, sembra il terzo mondo e così la gente arriva alla disperazione», racconta un altra coppia di ragazzi ai cronisti accorsi per raccontare la situazione di degrado della Roma periferica. Il dolore comunque resta forte visto che, al netto di tutto, tre vite giovanissime sono state spezzate in una notte senza alcuna pietà o comprensione.
Nella serata di ieri sera, visionato il video del rogo appiccato contro il camper della famiglia rom Halinovic (nomadi di origine bosniaca) - nel cui incendio hanno perso la vita tre sorelle di 20, 8 e 4 anni - si è arrivati a prediligere una pista su tutte le altre formulate ieri dalla Procura di Roma che indaga sul rogo all’interno del centro commerciale del quartiere Centocelle. Ebbene, al momento sembra esclusa la pista razziale che veniva adottata in un primo momento appena dopo l’incendio doloso appiccato contro il camper dove la famiglia di etnia rom viveva, con 13 persone rinchiuse in uno spazio vitale angusto e assurdo. L’ipotesi più accreditata vede invece una consumata vendetta tra bande di nomadi: la famiglia delle vittime, di origine bosniaca, dormiva da tempo nel camper a Centocelle dopo un periodo in due campi della Capitale.
Ieri alcuni fratelli delle tre giovanissime ragazze morte a Centocelle hanno anche raccontato come spesso negli ultimi mesi erano stati minacciati: il camper, nelle immagini visionate dalle autorità, si vede avvolto dalle fiamme dopo il lancio di una molotov. L’uomo responsabile dell’orribile gesto omicida si allontana poi dandosela a gambe, con volto scoperto, e dunque di semplice riconoscimento: nella giornata di oggi si attendono novità importanti su un caso che ha sconvolto la città di Roma e l’Italia intera.
Appena venuta a conoscenza del camper incendiato a Centocelle, il sindaco di Roma Virginia Raggi si era recata sul luogo della strage, commentando brevemente ai cronisti, «C’è stato un rogo dove sono morte tre persone, due bambine e una ragazza di 20 anni. Esprimiamo il nostro cordoglio: quando ci sono delle vittime si rimane un attimo in silenzio». Nel corso della giornata poi l’eco della tragedia è arrivata fino alle orecchie di Papa Francesco che ha voluto poi mandare un messaggio diretto alla famiglia di rom che ha subito la violenta aggressione: «Papa Francesco ha voluto far giungere il "suo conforto alla famiglia Halilovic, che ieri notte ha perso tre figlie nel incendio della loro roulotte nella periferia de Roma; oggi pomeriggio l'Elemosiniere Mons. Krajewski si è recato in visita per portare un saluto e un aiuto concreto ai genitori e agli otto fratelli», sono le parole della Santa Sede in un comunicato letto durante la conferenza stampa in Vaticano.
Anche il Capo dello Stato, raggiunto dalla notizia gravissima, ha voluto dare un suo personale commento all’intera vicenda: «Chiunque sia stato è un crimine orrendo. Quando si arriva a uccidere i bambini si è al di sotto del genere umano». Visibilmente alterato e addolorato, il presidente Sergio Mattarella ha poi aggiunto, «ora serve accertare i responsabili e condannarli severamente».
Uccise nel camper a Roma, c'è un sospettato. Caccia all'uomo nei campi rom11/05/2017
http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca ... 33470.htmlSi stringe il cerchio attorno al responsabile dell'incendio del camper in cui hanno perso la vita l'altra notte tre sorelline di etnia rom. Secondo quanto si è appreso, ci sarebbe un sospettato che gli investigatori starebbero cercando in queste ore. Al setaccio alcuni campi nomadi della Capitale. L'ipotesi, infatti, è che il gesto sia legato a una vendetta maturata in ambienti rom. Sulla vicenda indaga la polizia.
Camper a fuoco, il giorno dopo in Via Ugo Mario Guattari (Foto Paolo Rizzo/Ag.Toiati)
L’ipotesi è che gli Halilovic possano avere avuto un ruolo nell’identificazione dei tre rom finiti in manette per la morte di Zhang Yao, scippata e travolta da un treno mentre inseguiva i ladri ai margini del campo rom di Salviati. Ma c’è un’altra pista. Un episodio è finito nel mirino degli investigatori, altro tassello nella faida all’origine di tanto odio e dolore. A fine gennaio la Polizia locale della Capitale arresta tre rom all’interno del “villaggio della solidarietà” (così si chiamano a Roma i campi regolari) de La Barbuta, ai confini con il Comune di Ciampino.
All'attenzione degli agenti anche un precedente incendio doloso avvenuto il 5 maggio nella vicina via Romolo Balzani. Gli investigatori, coordinati dalla Procura che ipotizza i reati di omicidio plurimo volontario e incendio doloso, stanno anche setacciando gli insediamenti della Capitale e anche gli ambienti vicini alla comunità nomade. La famiglia Halilovic infatti aveva lasciato i campi di via Salviati e quello della Barbuta dove abitavano parenti. Alcuni di recente erano stati coinvolti in operazioni dei vigili urbani tra cui anche quella che ipotizza un giro di racket ed estorsioni nei confronti di altre famiglie nomadi costrette a pagare un pizzo per poter continuare ad abitare nei container invece assegnati dal Comune in base alla situazione economica degli occupanti. I familiari sopravvissuti al rogo hanno inoltre raccontato di aver ricevuto minacce nelle ultime settimane.
CHE SFIGA !!!
https://www.facebook.com/DonMammoliti/p ... 0465043550 Fratelli e sorelle, quando era tutto pronto per scatenare la "madre di tutte le campagne" buoniste, anti-fasciste, anti-razziste, bla bla bla e taratatata, che succede? Succede che si scopre, senza ombra di dubbio, che a bruciare le povere Rom sono stati altri Rom!!! Sant'Egidio e' sgomento, il Vaticano e Famiglia Scristiana increduli, la Sboldrina non ne parliamo....sembra che abbia addirittura chiesto di poter visionare lei stessa i filmati per vedere se tante volte si potesse scorgere qualche "camicia nera" sfuggita agli inquirenti....ma niente....sti fascisti non si sono trovati.....
La sfiga e' impietosa, un po' come l'ipocrisia e la falsita' di certa umanita'.....
Preghiamo
La Repubblica odierna (in ventesima pagina, fossero stati fascioxenoleghisti sarebbe stato in prima) nell'articolo al riguardo traccia un ritratto del capofamiglia per nulla edificante
"E il padre delle vittime, Romano, aveva un certo spessore criminale: furti, rapine, risse. Viene descritto da familiari ed inquirenti come prepotente ed irascibile. Era chiamato dal gruppo quando serviva colpire un'avversario e, come si legge in un report della municipale redatto ieri, *costringeva in uno stato di assoluta subordinazione la moglie*. Sarebbe stato lui a dare alle fiamme il modulo abitativo assegnato proprio in via Salviati e avrebbe usato questi metodi per distruggere alloggi di nemici." ...no' stinco de' Santo. Naturalmente dispiace per le figlie, senza colpe.
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... a-2017.jpgRom «poveri» con 6 milioni di euro in banca, il rapporto all’EuropolHanno ottenuto case popolari o sussidi, molti sono pregiudicati. Documento «confidenziale» della polizia croata sui nomadi bosniaci residenti Italia con conti correnti in Croazia
di Elisa Sola
http://www.corriere.it/cronache/16_sett ... 3420.shtmlPer il fisco sono quasi nullatenenti. Vivono nei campi rom di Torino, Chivasso, Massa Carrara. Alcuni hanno ottenuto una casa popolare, altri un sussidio. Molti sono pregiudicati. Ciò che li accomuna è una ricchezza considerata “spropositata”. Una famiglia di almeno 15 membri aveva accumulato quasi quattro milioni di euro. La cifra sale a quasi 6 milioni se si considerano tutti e 22 i soggetti elencati nel rapporto «confidenziale» inviato da un dirigente della polizia criminale croata, Mario Rosic, all’Europol.
Nomadi bosniaci
Il documento, finito negli uffici della procura di Torino, è frutto di un lavoro di intelligence iniziato nel 2004 su nomadi della Bosnia Erzegovina residenti in Italia con conti correnti aperti in Croazia. L’appello, al fondo delle undici pagine stampate a Zagabria, è stringato: «Dobbiamo aver provato il reato di riciclaggio di denaro, altrimenti le misure temporanee termineranno tra un anno. Quello di cui abbiamo bisogno è qualsiasi informazione relativa a queste persone e il loro passato criminale». L’ammontare del sequestro operato dal tribunale di Zagabria è di 5 milioni e 375 mila euro. Se non verranno fornite le prove dell’attività criminale degli indagati, i soldi torneranno a loro. «La maggior parte dei pagamenti è stata fatta nel periodo estivo», è un passaggio del report. «I soggetti non hanno fatto alcuna dichiarazione fiscale né hanno redditi leciti». Seguono nomi e cognomi, attività, date dei passaggi di frontiera.
Gli esempi
Tra le prime schedate compare Sena Halilovic, che aveva chiesto alla Société Générale Splitska Banka un prelievo di 222 mila euro. «Sorge il sospetto dell’associazione per delinquere e riciclaggio», scrive la polizia. Sena ha cambiato il suo nome in Amela Seferovic. Ha 60 anni, è di Mostar. Aveva portato all’estero almeno 322 mila euro. Possiederebbe terreni ad Asti. Poi c’è una delle donne rom più conosciute del campo di via Germagnano, una baraccopoli alle porte di Torino che la neo giunta guidata da Chiara Appendino vuole smantellare. Si chiama Raselma Halilovic, ha 66 anni. La somma che le è stata sequestrata ammonta a un milione e 35 mila euro. Era già segnalata all’autorità giudiziaria per frode e falso.
Il «venditore di rottami»
Anche Zuhdija Halilovic, di 59 anni, che viveva al campo rom di Avenza a Massa Carrara, poi chiuso, aveva un conto con 565 mila euro. Ma al fisco nel 2012 aveva dichiarato 1.700 euro. L’intelligence croata lo definisce un «venditore di rottami metallici». Per l’Agenzia delle entrate è un «evasore totale». Angela Halilovic, di 36 anni, proprietaria, ormai ex, di almeno 392 mila euro, colpita da un decreto di confisca del tribunale di Torino nel 2007, avrebbe trovato aiuto e lavoro nel 2011 presso la cooperativa sociale Animazione Valdocco. Dai servizi sociali avrebbe percepito un sussidio di 245 euro al mese. Anche Bisera Halilovic, di 51 anni, avrebbe ottenuto «redditi», questa volta «dal Comune di Torino», per 30.494 euro nel 2011. L’autorità croata le ha sequestrato 243.105 euro. E ancora a Vehbja, sua parente, è stato bloccato un deposito con quasi 100 mila euro. A un altro familiare che porta il suo cognome, Dani altri 296.353, a Bareta 268.438, a Bronzo poco meno di un milione. Quest’ultimo nel 2012 aveva dichiarato 6 mila euro di reddito.
Pregiudicato
Infine c’è Naim Halilovic, di 46 anni, pregiudicato per furto, che si è visto sottrarre quasi 60 mila euro. A Torino risulterebbe inquilino di una casa popolare in via Verga. Qui vivrebbe con la compagna Susanna Salkanovic. Anche lei aveva un conto con 108 mila euro. Dal 1997 al 2002 è stata segnalata all’autorità giudiziaria per danni e reati contro la persona. Dopo una settimana dal ricevimento del report, il procuratore aggiunto di Torino Alberto Perduca ha chiesto e ottenuto dal Tribunale delle misure di prevenzione un sequestro d’urgenza presso le banche croate di tutti e 22 i rom.
Arse nel rogo, accusato di omicidio nomade che scippò cinese morta sotto treno - Lazio2017/06/01
http://www.ansa.it/lazio/notizie/2017/0 ... 90a92.htmlFermato dalla polizia un 20enne con l'accusa di essere responsabile della morte delle tre sorelline nomadi decedute nel rogo del loro camper nel parcheggio di un centro commerciale in zona Centocelle a Roma. La Squadra Mobile di Roma, in collaborazione con la Squadra Mobile di Torino, ha eseguito il fermo nei confronti di Seferovic Serif, con precedenti per reati contro il patrimonio, poiché gravemente indiziato di essere il responsabile dell'omicidio plurimo delle sorelle Elisabeth, Francesca e Angelica Halilovic.
Fermato un anno fa scippò cinese morta sotto treno - Il nomade di 20 anni fermato per l'omicidio delle tre sorelle morte nell'incendio del camper di Centocelle era stato arrestato dalla polizia per il furto della borsa della studentessa cinese Zhang Yao morta poco dopo essere stata investita da un treno mentre inseguiva i suoi scippatori lo scorso anno a Roma. Lo si apprende da fonti investigative. Per quell'episodio furono arrestati tre nomadi con l'accusa di furto con strappo.
Fermato a legale, io non c'entro nulla - "Io non c'entro niente con questa storia, in quei giorni non mi trovavo neanche a Roma". È quanto ha riferito nei giorni scorsi Serif Seferovic, il giovane di venti anni fermato per il rogo di Centocelle, parlando con il suo difensore, l'avvocato Gianluca Nicolini. Seferovic aveva contattato il penalista dopo che era apparso il suo nome su alcuni quotidiani in riferimento al triplice omicidio delle sorelle rom. "Non so perché mi vogliano tirare in ballo in questa vicenda - avrebbe aggiunto - ma non ho nulla a che fare con questa tragedia".
[color=#0000BF]Licenza di uccidere[/color] Massimo Gramellini
Venerdì 02 giugno 2017
http://www.corriere.it/caffe-gramellini ... 03b5.shtmlIl ragazzo rom arrestato ieri per il rogo delle tre sorelle di Centocelle è lo stesso che pochi mesi prima, sempre a Roma, aveva scippato la studentessa cinese travolta da un treno mentre cercava di riprendersi la borsetta. Non che da allora il ladro si fosse dato alla latitanza. Era stato regolarmente arrestato. Ma altrettanto regolarmente era tornato libero in meno di due mesi. Libero, a quanto pare, di dare fuoco a tre ragazze imprigionate dentro una roulotte.
Ammettiamo che, dal punto di vista giuridico, la decisione di lasciarlo uscire non facesse una piega. Tra prescrizioni e patteggiamenti, scontare la pena è ormai considerata una bizzarria in un Paese costretto a rimettere in strada i condannati che non è in grado di ospitare nelle sue poche e fetide carceri. Però ci sono ancora casi in cui questo esito ripudia al nostro senso più profondo di giustizia. L’imputato Serif Seferovic non era colpevole che dello scippo e solo per quello andava giudicato. Ma la morte accidentale della vittima era pur sempre avvenuta in conseguenza del suo reato. Come è possibile che questo piccolo particolare non abbia suggerito qualche precauzione speciale?
Caccia ai complici di Serif. Ma il padre: “Era con me”maurizio tropeano
2017/06/03
http://www.lastampa.it/2017/06/03/itali ... agina.htmlSerif Seferovic era stato condannato per lo scippo alla studentessa cinese Zhang Yao, travolta da un treno mentre cercava di recuperare la borsa che le era stata appena rubata. Accanto il ricordo delle tre sorelle morte nel rogo di un camper a Roma
Il cerchio intorno alla famiglia Seferovic si stringe sempre di più. Dopo l’arresto di Serif a Torino, gli investigatori della Squadra Mobile di Roma, coordinati dai pm Pierfilippo Laviani e Antonino Di Maio, stanno cercando di ricostruire tutto su quella tragica notte del 10 maggio quando a Centocelle persero la vita nell’incendio del loro camper le tre sorelle Elisabeth, Francesca e Angelica Halilovic.
Gli inquirenti hanno un movente per il rogo: la vendetta contro Romano Halilovic, il padre delle vittime, con il quale gli altri rom erano in contrasto da tempo per la spartizione di soldi e gioielli provento di estorsioni e rapine. L’ipotesi investigativa - sulla quale procedono gli accertamenti - è che mentre Serif Seferovic gettava la molotov sul camper, un suo fratello fosse alla guida del furgone con il quale i due rom raggiunsero il parcheggio del supermercato di via della Primavera. Sul luogo della strage ci sono ancora i mazzi di fiori con i quali la gente di Centocelle ha voluto esprimere dolore per la morte di una ragazza e due bambine e lo sdegno verso quanti, nelle ore successive all’incendio, avevano scritto su Facebook: tre ladre rom in meno. Ma subito le indagini si erano orientate verso l’ipotesi di un regolamento di conti all’interno della comunità nomade, abbandonando l’altra pista che le deliranti affermazioni sul web potevano suggerire: l’intolleranza razziale, che in effetti nella zona era palpabile a causa dei continui furti subiti nei condomini e dell’attività di rovistaggio compiuta dai rom nei cassonetti dell’immondizia.
Da parte sua Serif, oggi detenuto nel carcere di Torino con le accuse di omicidio plurimo, tentato omicidio e incendio doloso, si difende: «Io non c’entro nulla con questa vicenda, in quei giorni non mi trovavo neanche a Roma. Non capisco perché mi vogliono tirare in ballo in questa vicenda, ma non c’entro». Una difesa condivisa dal padre che ha dichiarato: «Quella notte abbiamo dormito in una area di parcheggio nella zona di Prati Fiscali, eravamo una quarantina di persone. Mio figlio era con me: non è stato lui». «Sicuramente in quella zona ci sono delle telecamere che potrebbero confermare la presenza della famiglia Seferovic», sostiene l’avvocato Gianluca Nicolini che fa trapelare anche un episodio che potrebbe forse scagionare l’accusato: quella notte Serif sarebbe stato fermato da una pattuglia insieme ai suoi familiari in tutt’altra zona: a Prati Fiscali, appunto.
Lo stesso penalista era riuscito a tirare Serif fuori dai guai dopo lo scippo alla studentessa cinese Zhang Yao, uccisa da un treno mentre inseguiva il rom e i suoi complici. Un delitto che portò a Serif la mite condanna a due anni, grazie allo sconto di pena. In quell’occasione Serif trascorse 20 giorni in carcere, prima che Nicolini spuntasse per lui i domiciliari e la pena di due anni con lo sconto. Ed è proprio al legale che l’11 maggio scorso, l’indiziato assicurò al telefono: «Non sono stato io», riferendosi al rogo di Centocelle. Dovrà ripeterlo lunedì al gip di Torino che lo interrogherà per la convalida del fermo. Il giorno dopo, accertamenti tecnici irripetibili con il prelievo di un campione biologico: la procura di Roma è certa che le impronte di cui dispone siano quelle di Serif Seferovic.