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Il Piave, un’Arteria vitale del Veneto
L’ Epopea del Fiume dall’Età della pietra alla globalizzazione.
I parte
Il Piave o come nel passato veniva maternamente chiamato La Piave, nasce nel cuore delle Dolomiti venete a ridosso del confine austriaco e precisamente nei Piani di Sesis sopra Sappada ai piedi del Monte Peralba.
Il suo nome deriva da Piai che nel dialetto del Comelico significa un corso d’acqua di una certa importanza (???).
Dato il nome, la sua storia è lunga da raccontare. Queste montagne si sono formate nel Triassico circa 200 milioni di anni fa quando questa parte dell’ emisfero terrestre era un caldo mare tropicale che diede origine a formazioni coralline e a depositi di carbonati di calcio e magnesio poi riemersi in seguito a movimenti tettonici e tellurici. Nei successivi milioni di anni, le erosioni e le glaciazioni e i relativi sedimenti nella pianura hanno creato il bacino nel quale scorre attualmente il Piave ed i suoi affluenti.
Pur avendo una storia che si perde nella notte dei tempi, solo nel VIII secolo dopo Cristo per la prima volta il suo nome è riportato da Paolo Diacono nella sua Historia Longobardorum in occasione dell’ incontro del Vescovo di Treviso Felice con Alboino re degli invasori Longobardi “ ad fluvium Plabem”.
Molte migliaia di secoli prima nel Paleolitico,il fiume vedeva già la prima presenza umana. Risalgono a ben 40.000 anni fa in un periodo interglaciale, le prime tracce dell’ uomo preistorico si suppone del genere di Neandertal , sulla sommità del Monte Avena a 1540 metri sopra Feltre, dove sono stati rinvenuti residui di estrazione e lavorazione della selce unico strumento di caccia e d’uso . Nello stesso sito sono state riscontrate tracce del Paleolitico Superiore, 30.000 anni fa presumibilmente dell’uomo Cro-Magnon, e dello stesso periodo anche alcuni manufatti litici trovati all’ imbocco della valle nei pressi di Vidor e colline asolane.Ma solo dopo l’ultima glaciazione tra i 15.000 e 10.000 anni fa, con il ritiro dei ghiacciai dalle quote elevate che l’uomo ritorna nel bacino del Piave che nel frattempo aveva abbandonato la stretta di Biadene-Cornuda per dirigersi a Nord del Montello verso Nervesa. Le valli, libere dai ghiacci,si erano ricoperte di vegetazione e abbondava la selvaggina che attirava i cacciatori della pianura. Sono di questo periodo,12.000 anni fa, i resti di un cacciatore del tipo Cro-Magnon scoperto in Val Cismon in un riparo di roccia chiamato Villabruna dal nome dello scopritore, con armi da caccia, oggetti di corredo ed una piccola quantità di propoli quale conforto nel viaggio ultraterreno, sotto un semplice tumulo fatto con sassi levigati e dipinti con segni rosso –ocra, segno di un già spiccato senso religioso di quelle popolazioni del Paleolitico Superiore. Nel successivo Mesolitico ( 10.000-5.000 anni fa ) l’ulteriore miglioramento delle condizioni climatiche comportò un ulteriore aumento della copertura vegetale in alta quota per cui gruppi di cacciatori provenienti dalla pianura e dal fondovalle si spinsero nella stagione estiva sempre più in alto a cacciare i grossi mammiferi. Segni della loro presenza e punte di freccia, sono stati rinvenuti sui passi e forcelle ai piedi delle crode. E’ di questo periodo ( 7.000 a.C. ) il ritrovamento sotto un grande masso-riparo, a 2150 metri di quota a Mondeval de sora, ai piedi del Pelmo in Val Fiorentina, dei resti di un cacciatore con corredo di oggetti in osso e pietra,oggetti di ornamento, una conchiglia e dei propoli per il suo ultimo viaggio, oggetti che si possono ammirare nel museo locale di Selva di Cadore.
Più tardi verso il 5.000 a.C. le migliorate condizioni della pianura favorirono l’insediamento stabile di genti nel fondovalle della Val Belluna, nelle prime colline, presso i laghi e fiumi. ( sorgenti del Sile e sui piccoli dossi presso i fiumi a Dosson e Meolo). Nel successivo Neolitico ( 5.000-3.000 a.C.) oltre la caccia, ha inizio anche l’allevamento di ovini ed altri animali ed inizia l’attività agricola con l’invenzione rivoluzionaria del giogo, l’aratro,il telaio, vasi di terracotta, falcetti , asce, macine tutto in pietra. I siti di questi insediamenti sono stati rinvenuti in Val Fiorentina, Ponte delle Alpi, e nella zona collinare a Quero e Cornuda.
Tra la fine del 3.000 e l’inizio del 2000 a.C. è documentata la comparsa della metallurgia, introdotta nel bacino del Piave da genti estranee alla popolazione tardo neolitica della valle. Sono state rinvenute occasionalmente tracce di manufatti dell’ epoca del Bronzo medio 1.500-1.400 a.C.( non del bronzo antico) presso le popolazioni insediate stabilmente nella Val Belluna, nelle colline di pianura, nonché lungo i corsi del Sile,( Quinto,Casier) del Piavon, antico deflusso del Piave( Chiarano, Ceggia), del Piave stesso ( Zenson, Salgareda,San Donà) , lungo il Livenza e nel lago di Revine. Detti manufatti metallici, spilloni,asce, pugnali, spade, sono affini a modelli alpino/danubiani ed era costume depositarli nei greti dei fiumi in omaggio alle acque, similmente a quanto avveniva nel Nord Europa. Da questo è facilmente intuibile che già a quell’ epoca tra i due crinali alpini esistevano notevoli flussi di scambi attraverso la valle del Piave. Inspiegabilmente risultano rare nell’ epoca successiva tracce del Bronzo finale(!.200/1.000 a.C.) forse dovuto a cause naturale e sociali eccetto il centro di Treviso dove sono stati rinvenuti reperti di quel periodo.
Nel 1.000 a.C. con l’inizio della Civiltà del Ferro, una nuova popolazione proveniente dall’ attuale Anatolia invase e occupò il territorio tra l’Adige ed il Livenza gli Eunetoi come gli chiamava Omero ovvero gli antichi Veneti che confinarono i primitivi abitatori gli Euganei forse di origine Ligure, nelle vicine montagne (???).
Sorgono villaggi e centri urbani con un buon livello di organizzazione sociale, una religione e lingua propria.
Il centro politico e culturale dei Veneti antichi fu Este e Padova, altre città minori Vicenza , Asolo, Treviso e piccoli centri lungo la Pedemontana. Lungo la direttrice del Piave sorsero Oderzo, Altino quale porto fluviale marittimo, più in alto Montebelluna importante snodo commerciale con la valle del Piave, nella val Belluna, Mel, Belluno fino a Calalzo di Cadore territorio occupato in parte dai Celti, dove a Lagole di Calalzo, presso un laghetto di acque solforose e medicamentose sorse un santuario importante dove furono trovato molti oggetti votivi veneti e celtici segno della frequentazione di entrambe le popolazioni.
I Veneti antichi erano per lo più dediti all’ allevamento dei cavalli, ovini e bovini , alla pesca e all’ agricoltura nonché ai commerci con i popoli del Nord Europa della civiltà di Halstatt attraverso la valle del Piave e l’Isonzo,a Sud con gli Etruschi dai quali presero la scrittura ed con Greci dai porti di Altino e Adria principalmente con prodotti metallici ( bronzo, ferro, rame) ambra , tessili ( lana,lino, canapa.) e buon ultimo i famosi cavalli ben noti nell’ antichità che nelle gare al circo correvano con il colore azzurro simbolo della “ veneta factio” che rimase il colore nazionale del Veneto e che oggi rappresenta quella sportiva nazionale.
La dea principale dei Veneti era Reitia, raffigurata nei dischi rinvenuti a Montebelluna (??? no se sa ben), ed era considerata la padrona della casa, degli animali e a capo del ciclo della vita e della morte. Pur di indole essenzialmente pacifica i Veneti erano però circondati dalle bellicose tribù dei Celti/Galli con i quali dovettero spesso confrontarsi e trovare un modus vivendi. Numerosi indizi e reperti testimoniano l’incontro tra le due civiltà che erano abbastanza affini.
Quando i Romani nella loro espansione verso nord in guerra con i Galli ,si affacciarono nel territorio a nord del Po, i Veneti pensarono bene di allearsi con loro per far fronte al comune nemico gallico tanto che durante l’invasione di Annibale rimasero fedeli a Roma (???). Già nel 180 a.C. i Romani avevano fondato in territorio dei Celti Carni l’importante porto di Aquileia (???) , poi avevano tracciate diverse strade consolari di collegamento tra le varie città. La Postumia partendo da Aquileia attraversava tutto in Nord Italia per terminare a Genova. La Via Claudia Augusta, partiva da Altino, attraversava in Piave a Nervesa e si dirigeva per la sinistra Piave o per il passo di Praderadego verso Cesiomaggiore, Mel dove è stato trovato un cippo con scritto “ ab Altinum ad Danubium”, per poi dirigersi un ramo verso Belluno ed il Cadore ed un altro verso Trento, passo Resia e Augusta in Germania.
La via Annia passando verso la costa collegava Rimini con Altino e Aquileia e la via Aurelia Padova con Asolo. A ridosso di queste strade furono create delle centuriazioni specialmente nel territorio tra il Piave ed il Brenta dove coloni latini ed ex legionari avevano in assegnamento dei lotti di terra da coltivare (???).
Nel periodo di quasi due secoli le città venete furono organizzate secondo canoni latini e nel 49 a.C. divennero Municipi con diritto di cittadinanza Romana (???) (no ghè i muniçipi de çitadinansa romana parké i muniçipi le xe organixasion poledego-istitusionali sensa çitadenansa romana e li ga anca istitusion sue no romane: http://it.wikipedia.org/wiki/Municipio_%28storia%29 ) mentre a poco a poco la lingua latina si sostituiva a quella venetica (no xe gnente vero).
Nella necropoli di Montebelluna furono trovati dei sassi funerari i più antichi con iscrizioni venetiche, poi venetiche/latine ed infine solo latine.( Museo di Montebelluna).
(Xe da dir kel venetego el jera ƚomè ona de ƚe ƚengoe de ƚ’ara veneta, ƚa lengoa exemone e scrita ke dapò ƚa xe sta canvia co el latin, come ke coesto lè stà canvià col taƚian, ma ƚe xenti de l’ara veneta ƚe ga çità a parlar ƚe so varianse ƚengoesteghe ke no ƚe jera el venetego come dapò xe stà anca col latin e ke ancó a x ecol talian.)
Entrati a pieno titolo nel mondo romano I Veneti con i vantaggi dovettero accettare anche le conseguenze: nella guerra civile tra Cesare e Pompeo un gruppo di legionari di Oderzo capitanati da Caio Voltejo Capitone fedele a Cesare, preferirono suicidarsi in massa per non cadere nelle mani dei pompeiani (mah!).
Il Venetorum angulus come lo chiama il padovano/latino Tito Livio divenne sotto Augusto la regione Venetia et Histria (no xe vera parké el ga istitui la X Rejo e tre secoli pìn tardi Dioclesian el ga istitui la Venetia et Histria) ed i centri veneti grandi e piccoli grazie agli intensi traffici mercantili e militari ebbero un grande sviluppo con strade, scuole, ed edifici pubblici (???).
Alle strade si devono aggiungere i lavori continui per rendere navigabili i fiumi Piave, Sile, Livenza , Brenta, Adige che mettevano in comunicazione le città di Oderzo, Concordia, Altino,Treviso, Padova con la laguna ed il mare.
Stranamente nella Historia Naturalis di Plinio il Piave non è nominato,si suppone perché a quel tempo aveva la foce giunta al Sile e solo più tardi nel VI secolo d.C. prese una direzione separata in seguito al “ diluvium”, riportato più tardi da Paolo Diacono, un’ impressionante alluvione verificatasi nell’ Italia Settentrionale dopo la caduta dell’ Impero. Anche il corso medio e alto del Piave che metteva in comunicazione i centri della pianura con la montagna e oltre le Alpi con i paesi danubiani ormai romanizzati (???) ebbe un forte sviluppo. Feltre che era un centro dei Reti divenne municipio ed una iscrizione riporta il nome di un certo Gaio Firminio Rufo patrono della corporazione dei fabbri , dei centonarii (mercanti di stoffe) e dei dendrophori che erano tutti quelli che si occupavano del legname, dai boscaioli, ai lavoranti ai commercianti compresi gli zatterieri che lo trasportavano a valle sul fiume.
Più avanti il municipio di Belluno aveva centri metallurgici alimentati dalle miniere dell’ Agordino e Zoldano nonché da materiale proveniente dal Nord delle Alpi. Commovente ed umana è l’ iscrizione nel sarcofago funerario di Flavio Ostilio Sertoriano rinvenuto nel 1400 a Belluno dove accompagnando scene di caccia sta scritto:” Sii desto e godi dei tuoi monti sempre ricordandotene”, come dire che anche dopo la morte l’anima rivive nei luoghi conosciuti e amati,mentre su un altro sarcofago del III secolo rinvenuto a Sant’Eulalia di Borso del Grappa, Caio Vettorio Massimo, veterano romano, lasciava scritto che donava 800 sesterzi alla popolazione perché in Primavera (Rosales) ed in autunno ( Vendemiales) si festeggiasse in suo ricordo.
Il Cadore ( Catubrium) occupato precedentemente da tribù celtiche dei Carni venne incorporato al Municipio di Julium Carnicum ( odierno Zuglio) (i Carni no li sparesti).
La linea di confine si può vedere tuttora su una roccia del Monte Civetta dove sta inciso “ FN BEL IVL “ I centri abitativi della valle erano numerosi e bene organizzati.
Un’ iscrizione ritrovata a Fies riporta che un certo Lucio Sauferio Clemens donava alla comunità due edifici “scolam et solarium.”ed il famoso santuario di Lagole presso Calalzo divenne un frequentato centro religioso veneto/celtico/ romano dedicato anche ad Apollo.
Ma appena due secoli dopo questo assetto territoriale entra in crisi per motivi socio-politici e già nel 168 d.C. una incursione di barbari germanici occupa e distrugge Oderzo (???).
Una crisi agricola generalizzata provoca uno spopolamento delle campagne nel basso Piave mentre migliore e più sicura è la situazione nella pedemontana e lungo la valle del Piave. Quando però nel 452 d.C. Altino fu distrutta da Attila (???) e continue incursioni barbare imperversavano sul territorio, le campagne furono definitivamente abbandonate e presto s’impaludarono (???), anche a causa di disastrose alluvioni. Molti abitanti delle città e campagne distrutte si rifugiarono nelle isole della laguna, prima fondarono Torcello poi Venezia, utilizzando spesso nelle costruzioni le stesse pietre delle città abbandonate (???).
Nel frattempo il Cristianesimo dai centri di Aquileia e Padova si espandeva nei centri minori e dentro le valli alpine diventando con l’imperatore Costantino religione ufficiale dell’ Impero. Quando il 4 Settembre del 476 d.C. l’ultimo Imperatore romano Romolo Augustolo fu deposto da Odoacre figlio di una romana e di un generale di origine germanica tutto era nella norma perché già da molti anni soldati di origine barbara erano in forza nell’ esercito romano e risiedevano stabilmente nei vari centri prossimi ai confini in base all’ accordo giuridico dell’ hospitalitas che assegnava loro in cambio della difesa un pezzo di terra.
Le invasioni prima dei Goti , scacciati poi dai Bizantini ed infine dei Longobardi nel 500-600 d.C. videro insediamenti di nuclei di queste genti germaniche (farre – Farra d’ Alpago, Farra di Soligo etc) nei centri strategici, lungo tutto il corso del Piave tra la preesistente popolazione veneto-romana peraltro assai ridotta dalle continue guerre , devastazioni e disastri naturali.
No me par ke Odoacre el se ghese maridà co na romana, caxo mai co na çitadina romana de etnia no romana (ma manca i dati):
Odoacre
http://it.wikipedia.org/wiki/Odoacre
Sciri
http://it.wikipedia.org/wiki/Sciri
No a xe çerto ke Altin la sipie stà desfà xmaxerà da Atila e da li so Uni:
http://it.wikipedia.org/wiki/Altino_%28 ... _romana%29 (çità veneta)
Alla vigilia della distruzione di Attila, Altino, sebbene ormai ristretta entro i confini dell'epoca augustea, manteneva una propria fisionomia urbana. Lo stesso Paolo Diacono nella sua Historia Romana la cita accanto Aquileia, Concordia e Padova, ponendola implicitamente sullo stesso livello.
Gli storici attuali hanno messo in forte dubbio il topos tramandato dalle cronache secondo le quali la fondazione di Venezia fu in relazione con il saccheggio della città da parte degli Unni, avvenuto nel 452. L'abitato, infatti, superò la devastazione e continuò a sussistere per diversi secoli. Furono altre invasioni a determinarne la scomparsa (Longobardi, Ungari), ma soprattutto le mutate condizioni climatiche e ambientali legate all'innalzamento del livello del mare e all'abbandono del sistema di regolazione idraulica.