Giorgio Fidenato contro il Sostituto d'Imposta

Giorgio Fidenato contro il Sostituto d'Imposta

Messaggioda Berto » ven lug 10, 2015 7:21 pm

Giorgio Fidenato contro il Sostituto d'Imposta
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 146&t=1747



Una grande battaglia non a ancora vinta però


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... denato.jpg


http://messaggeroveneto.gelocal.it/udin ... 1.11737099

«Non faccio l’esattore gratis» e il giudice assolve Fidenato

L'imprenditore ha incassato un’assoluzione a Pordenone «perché il fatto non costituisce reato». Stavolta la battaglia non riguarda gli ogm, ma la rinuncia a fare il sostituto d’imposta

07 luglio 2015

UDINE. Giorgio Fidenato ha incassato, ieri, un’assoluzione a Pordenone «perché il fatto non costituisce reato». Stavolta la battaglia non riguarda gli ogm, ma la rinuncia a fare il sostituto d’imposta. Il caso, all’epoca, fece scalpore anche sui media nazionali.

L’imprenditore di Arba, in veste di presidente dell’Associazione agricoltori federati, insieme ad altri tre dipendenti, aveva consegnato direttamente all’Agenzia delle entrate i libretti al portatore con le somme dovute all’Inps per sé e per gli altri tre lavoratori, sollevando una questione di illegittimità costituzionale del datore di lavoro come sostituto di imposta.

Una battaglia di principio, per Fidenato, che aveva prodotto, però, conseguenze penali e in sede civile. L’imprenditore era stato rinviato a giudizio, con l’accusa di aver omesso la denuncia obbligatoria delle retribuzioni dei lavoratori, per i mesi di dicembre 2009 e dicembre 2010 (rispettivamente 5.103 euro e 4.822 euro). Gli si contestava anche di aver omesso di versare le quote contributive trattenute ai lavoratori dipendenti dal giugno 2009 al febbraio 2011, per un importo complessivo di 12.497,71 euro.

Da queste accuse, ieri, dianzi al giudice monocratico Rodolfo Piccin, è stato assolto in primo grado. «Emerge – spiega il suo legale di fiducia, avvocato Francesco Longo – la buonafede di colui il quale non si tiene il denaro per sé, ma lo dà direttamente al dipendente e gli dice: paga tu.

Fidenato è stato assolto perché si è comportato bene. Ha fatto tutto nella piena convinzione del rispetto delle regole. Il suo desiderio era quello di pagare l’Inps, senza togliere nulla all’istituto. Semplicemente, contestava il sistema, che attribuisce un obbligo al datore di lavoro. Obbligo che, in base al principio di sussidiarità, non dovrebbe avere: l’onere contributivo dovrebbe essere in capo al dipendente».

Una sentenza foriera di sviluppi futuri? «È stata aperta una breccia – sottolinea l’avvocato Longo – sul problema della legittimità costituzionale del sostituto di imposta». Intanto Fidenato, lancia in resta, si prepara a scendere nuovamente
in campo.

Nel mirino, stavolta, il sistema pensionistico a due velocità.«Mi autodenuncerò – annuncia – all’Agenzia delle entrate e non verserò l’Irpef della mia dichiarazione dei redditi perché non accetto che le mie tasse paghino la pensione di chi gode del sistema retributivo».


Na bataja ke doveva far la LIFE pal pasà.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Sostituo d'enposta - Jorjo Fidenato

Messaggioda Berto » ven lug 10, 2015 7:52 pm

Sostituto d'Imposta
https://it.wikipedia.org/wiki/Sostituto_d%27imposta
Il sostituto d'imposta, nell'ordinamento giuridico italiano, è un soggetto (pubblico o privato) che per legge sostituisce in tutto o in parte il contribuente (cioè il cd. sostituito, ovvero chi pone in essere il presupposto d'imposta) nei rapporti con l'amministrazione finanziaria, trattenendo le imposte dovute dai compensi, salari, pensioni o altri redditi erogati e successivamente versandole allo Stato o a una pubblica amministrazione italiana.

Tentativo di abolizione
Nel 2000 il Partito Radicale di Marco Pannella ed Emma Bonino raccolse e presentò alla Corte di Cassazione 16 milioni di firme per presentare un referendum abrogativo su una ventina di quesiti, tra i quali uno recante la materia dell'abolizione del sostituto d'imposta.
La Corte costituzionale, però, respinse molti dei quesiti proposti, riducendoli a 7 ed eliminando, fra gli altri, quello per l'abolizione del sostituto d'imposta.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Sostituo d'enposta - Jorjo Fidenato

Messaggioda Berto » ven lug 10, 2015 7:52 pm

FIDENATO E SOSTITUTO D’IMPOSTA: NON FACCIO IL GABELLIERE! PROCESSATO E ASSOLTO
https://www.miglioverde.eu/fidenato-sos ... to-assolto

Giorgio Fidenato ha incassato, ieri, un’assoluzione a Pordenone «perché il fatto non costituisce reato». Stavolta la battaglia non riguarda gli Ogm, ma la rinuncia a fare il sostituto d’imposta. Il caso, all’epoca, fece scalpore anche sui media nazionali.
L’imprenditore di Arba, in veste di presidente dell’associazione Agricoltori Federati, insieme ad altri tre dipendenti, aveva consegnato direttamente all’Agenzia delle entrate i libretti al portatore con le somme dovute all’Inps per sé e per gli altri tre lavoratori, sollevando una questione di illegittimità costituzionale del datore di lavoro come sostituto di imposta.
Una battaglia di principio, per Fidenato, che aveva prodotto, però, conseguenze penali e in sede civile. L’imprenditore era stato rinviato a giudizio, con l’accusa di aver omesso la denuncia obbligatoria delle retribuzioni dei lavoratori, per i mesi di Dicembre 2009 e Dicembre 2010 (rispettivamente 5.103 euro e 4.822 euro). Gli si contestava anche di aver omesso di versare le quote contributive trattenute ai lavoratori dipendenti dal Giugno 2009 al Febbraio 2011, per un importo complessivo di 12.497,71 euro.
Da queste accuse, ieri, dianzi al giudice monocratico Rodolfo Piccin, è stato assolto in primo grado. «Emerge la buonafede di colui il quale non si tiene il denaro per sé, ma lo dà direttamente al dipendente e gli dice: paga tu. Fidenato è stato assolto perché si è comportato bene. Ha fatto tutto nella piena convinzione del rispetto delle regole. Il suo desiderio era quello di pagare l’Inps, senza togliere nulla all’istituto. Semplicemente, contestava il sistema, che attribuisce un obbligo al datore di lavoro. Obbligo che, in base al principio di sussidiarità, non dovrebbe avere: l’onere contributivo dovrebbe essere in capo al dipendente», spiega il suo legale di fiducia avvocato Francesco Longo.
Una sentenza foriera di sviluppi futuri? «È stata aperta una breccia sul problema della legittimità costituzionale del sostituto di imposta», sottolinea l’avvocato Longo. Intanto Fidenato, lancia in resta, si prepara a scendere nuovamente in campo. Nel mirino, stavolta, il sistema pensionistico a due velocità. «Mi autodenuncerò all’Agenzia delle entrate e non verserò l’Irpef della mia dichiarazione dei redditi perché non accetto che le mie tasse paghino la pensione di chi gode del sistema retributivo», annuncia.
Ricordiamo che Giorgio Fidenato, sostenuto dal Movimento Libertario, ha iniziato la battaglia di disobbedienza civile e fiscale contro il sostituto d’imposta nel 2009.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Sostituo d'enposta - Jorjo Fidenato

Messaggioda Berto » ven lug 10, 2015 7:54 pm

COLPEVOLE PERCHE’ NON VUOLE LAVORARE GRATIS PER LO STATO

http://www.movimentolibertario.com/tag/ ... o-dimposta

12 marzo 2013

DI STEFANO MAGNI* E’ legittimo che un privato cittadino svolga (gratuitamente) anche un lavoro vero e proprio, di esattore delle imposte? Raramente viene sollevata questa obiezione. Un solo imprenditore, il friulano Giorgio Fidenato, sta compiendo una propria rivolta individuale, da quasi quattro anni, contro questa pratica chiamata col nome molto burocratico di “sostituto d’imposta”. Dal gennaio del 2009 ha deciso di pagare il lordo…
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Sostituo d'enposta - Jorjo Fidenato

Messaggioda Berto » ven lug 10, 2015 8:05 pm

ANCHE NEGLI USA: BASTA COL SOSTITUTO D'IMPOSTA

leonardofaccoeditore on 7 settembre 2011
http://www.movimentolibertario.com/2011 ... o-dimposta

DI GARY NORTH*

Il programma delle ritenute d’acconto (che da noi è conosciuto come sostituto d’imposta, ndr) rende più facile per i governi raccogliere le tasse. Il sistema fu inventato dall’agente di Rockefeller Beardsley Ruml. Quando, nel 1942, se ne uscì col piano di vendere al Congresso l’idea della ritenuta sull’imposta sul reddito, comprese esattamente cosa ciò avrebbe rappresentato per i ricavi raccolti: la loro moltiplicazione.

Ecco qual’era il problema del governo nel 1942: solo cinque milioni sui 34 milioni di americani soggetti all’imposta sul reddito stavano risparmiando per pagarla il 15 marzo 1943. Ciò presentava un grande problema per gli esattori delle tasse, dal momento che le tasse belliche erano aumentate vertiginosamente. Ruml, in precedenza direttore della Laura Spelman Rockefeller Foundation, nel 1942 era presidente della Federal Reserve di New York. Era anche il tesoriere di R. H. Macy & Co. Come tesoriere di Macy, comprendeva bene che la maggior parte delle persone tende a non risparmiare per spese conosciute. Domandò: Perché non facciamo dedurre dai datori di lavoro i debiti per l’imposta sul reddito dei loro impiegati? Presentò ciò al Congresso nel 1942 ed il Congresso nel 1943 approvò una legge sulla raccolta delle tasse che includeva la ritenuta di Ruml: il Current Tax Payment Act.

Il Dipartimento del Tesoro si mise al lavoro per difendere questo programma. Usò lo staff dell’economista Milton Friedman per svolgere il più della ricerca.

Il progetto funzionò? Oltre le migliori aspettative dei politici. Nel 1942 il governo degli Stati Uniti raccolse 3.2$ miliardi dalle imposte sul reddito. Nel 1943, prima che la legge divenisse pienamente operativa, raccolse 6.5$ miliardi dalle imposte sul reddito. Nel 1944 raccolse 20$ miliardi. (“Historical Statistics of the United States,” Pt. 2 [1975], p. 1105.)

La ritenuta d’acconto era legge, approvata come una misura in tempo di guerra. Naturalmente non fu mai abrogata nel 1945.

Il sistema della ritenuta d’acconto è popolare nel governo federale per quattro ragioni. Primo, il governo trattiene deliberatamente di più. Questo forza i contribuenti a compilare i loro moduli per prendere i loro rimborsi. Devono identificare dove vivono. Secondo, crea una risposta emotiva della serie “denaro gratis dal governo” quando arriva l’assegno di rimborso. Terzo, il governo usa questo denaro, senza interessi, durante l’anno fiscale. Quarto, rende le imposte sul reddito e le tasse della Previdenza Sociale meno dolorose e pertanto più accettabili.

Se le ritenute fossero abolite, il declino nelle entrate sarebbe immediato, permanente e drastico. Poi, il secondo lunedì di novembre, ci sarebbe disperazione in ogni dove. Difficilmente qualcuno risparmierebbe tutto il denaro dovuto durante l’anno. Dove prenderebbero il denaro per pagare? Da nessuna parte. Così, molti non compilerebbero nulla. Sarebbe impossibile per l’IRS poter inseguire tutti i residenti che non compilano i moduli.

Non appena i contribuenti comprenderebbero che ci sono troppe persone da incarcerare, capirebbero l’enorme potere che posseggono. Il Congresso non potrebbe fare niente. Dovrebbe tagliare le tasse ad un livello tale affinché le persone mettano da parte il denaro per pagare. Dovrebbe emettere bond con maggiori interessi per gli anticipi erariali.

Il governo dovrebbe andare in default per i suoi debiti.

Menziono ciò come un promemoria: l’intero sistema di potere federale giace su tre leggi, due delle quali sono essenzialmente tecniche, ovvero, la data per la compilazione delle imposte e la ritenuta d’acconto. Queste due leggi tecniche sono le fondamenta del moderno welfare-warfare state. Rimuovete queste due colonne e l’intero sistema federale andrà a terra.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Sostituo d'enposta - Jorjo Fidenato

Messaggioda Berto » ven lug 10, 2015 8:11 pm

SOSTITUTO D’IMPOSTA: IN APPELLO BOCCIATE LE RICHIESTE DI FIDENATO, ECCO LA SENTENZA

http://www.movimentolibertario.com/tag/ ... o-dimposta

Published by leonardofaccoeditore on 4 dicembre 2012 | 14 Responses

DI REDAZIONE ECCO LA SENTENZA D’APPELLO DEL GIUDICE DI TRIESTE, CON LA QUALE VENGONO RESPINTE LE ISTANZE DI GIORGIO FIDENATO, IN MERITO ALLA BATTAGLIA CHE STIAMO CONDUCENDO SUL SOSTITUTO D’IMPOSTA. ALLEGHIAMO LA SENTENZA QUI SOTTO (IN FORMATO PDF), AFFINCHE’ POSSIATE LEGGERE LE MOTIVAZIONI DEL MAGISTRATO. ORA, INIZIERA’ IL RICORSO IN CASSAZIONE SENTENZA ALLEGATA:
scarica il PDF con la sentenza completa
http://www.movimentolibertario.com/tag/ ... o-dimposta


COLPEVOLE PERCHE’ NON VUOLE LAVORARE GRATIS PER LO STATO
DI STEFANO MAGNI*
http://www.movimentolibertario.com/2013 ... o-dimposta

E’ legittimo che un privato cittadino svolga (gratuitamente) anche un lavoro vero e proprio, di esattore delle imposte? Raramente viene sollevata questa obiezione. Un solo imprenditore, il friulano Giorgio Fidenato, sta compiendo una propria rivolta individuale, da quasi quattro anni, contro questa pratica chiamata col nome molto burocratico di “sostituto d’imposta”. Dal gennaio del 2009 ha deciso di pagare il lordo nella busta paga dei suoi dipendenti. Non è evasione: i suoi stipendiati hanno ricevuto tutte le istruzioni per versare i contributi all’Inps e le tasse all’Agenzia delle Entrate. In questo modo, loro stessi possono toccare con mano quanto, in Italia, il costo del lavoro lieviti a causa del fisco e dagli enti previdenziali.

Quanto poco prendono rispetto a quanto potrebbero prendere. Ricevuta la prima cartella esattoriale, nell’autunno del 2009, Fidenato ha deciso di impugnarla e di andare in causa. La sua linea di difesa si basa sul rispetto della Costituzione. L’articolo 3 della legge suprema italiana, infatti, sancisce il principio di eguaglianza di tutti i cittadini: perché, dunque, un datore di lavoro è meno eguale degli altri, dovendo farsi carico di oneri verso lo Stato di altri suoi concittadini? L’articolo 23 della Costituzione, poi, sancisce che nessun cittadino può essere obbligato a lavorare gratuitamente per lo Stato. Fare da sostituto di imposta è indubbiamente un lavoro che richiede molto tempo ed energie: Fidenato spendeva almeno 3000 euro all’anno in consulenze per la redazione delle buste paga. Una volta ingaggiata la battaglia giuridica? «Impugnammo la cartella esattoriale presso il tribunale di Pordenone, designato per le questioni di lavoro. Si portarono a giudizio l’Inps ed Equitalia. Non c’era alcuna necessità di dimostrare il fatto e si arrivò a una prima sentenza, che ci dava torto, nel febbraio del 2011». Respinta anche la richiesta di sospendere il processo per far esaminare il caso dalla Corte Costituzionale. «Generalmente, quando un magistrato ha a che fare con un caso di diritti civili, si dimostra più sensibile. Ma i diritti di libertà economica, evidentemente, non sono considerati tali». In ogni caso: «Ci siamo opposti e abbiamo fatto ricorso alla Corte d’Appello di Trieste. Ma alla fine del 2011 abbiamo ricevuto anche una raccomandata dal Ministero del Lavoro, perché dal giugno precedente avevamo notificato loro che non avremmo più comunicato lo stipendio che stavamo versando ai nostri lavoratori. In base a ciò ci hanno comminato una multa di 20mila euro, che noi abbiamo impugnato davanti all’Ufficio del Lavoro. L’udienza è stata fissata a luglio del 2012. In quell’occasione, con il Movimento Libertario, abbiamo lanciato un appello agli altri imprenditori, perché intervenissero come parti terze nella causa, a sostegno della nostra tesi. Nonostante l’appello radiofonico di Oscar Giannino e le centinaia di telefonate di solidarietà ricevute, solo sei imprenditori si sono presentati». La causa è stata poi rinviata, al prossimo settembre, a causa dell’appello a Trieste. Che, manco a dirlo, ha avuto un esito negativo per Giorgio Fidenato. «Ora stiamo predisponendo le carte per ricorrere in Cassazione».

Alla fine, viene da pensare, non è stato evaso nemmeno un euro. Ma Fidenato passa, agli occhi dellamagistratura, per colpevole. Colpevole di non aver lavorato gratuitamente e obbligatoriamente per lo Stato. Attorno a lui, ha raccolto sporadiche solidarietà politiche, l’appoggio del piccolo Movimento Libertario, il vecchio impegno dei Radicali contro il sostituto di imposta. Ma nessuna levata di scudi da parte di quella società di piccoli e medi imprenditori che, come lui, sono vittime dello stesso abuso. Tre anni di battaglia… ne è valsa la pena? «Sì, ne vale sempre la pena. Come testimonianza. Poi vada come vada. Magari, alla Corte di Giustizia Europea, siccome il sostituto di imposta non c’è in tutti gli Stati membri… chissà che un giudice non possa considerare legittima la mia protesta».


Servizio pubblico? Vergogna! Ballarò ha trattato Fidenato in malo modo e falsando completamente la sua azione di disobbedienza civile. Canaglie
https://www.youtube.com/watch?v=9b7pXoCDXMA

Con Giorgio Fidenato contro il sostituto d'imposta
https://www.youtube.com/watch?v=skA-kPaA7Fk

FIDENATO, SENTENZA E' FATTA, ANZI NO....
https://www.youtube.com/watch?v=l3qpsF1iVhc

SOSTITUTO D'IMPOSTA, LA SENTENZA!
https://www.youtube.com/watch?v=-YnoS3RcmMw

SOSTITUTO D'IMPOSTA, intervista con Fidenato!
https://www.youtube.com/watch?v=wgk-y-v5Bak

???
Palmerini, un altro resistente fiscale!
https://www.youtube.com/watch?v=--znxHswpXE


LO STATO, IL FISCO, I CITTADINI L’IMPRENDITORE DI PORDENONE
di PIERO OSTELLINO
Corriere della Sera del 24 Settembre 2009

https://forum.termometropolitico.it/251 ... posta.html
Domani mattina Giorgio Fidenato, l'imprenditore di Pordenone che ha dato il via ad una ferrea lotta contro il sostituto d'imposta, sara' a Radio 24 ospite di Oscar Giannino alla trasmissione "Nove in punto . La versione di Oscar" in onda dalle 9.00 alle 10.00. Seguirà intervista di Ballarò...nel frattempo ecco l'editoriale di oggi a lui dedicato

T ommaso Padoa-Schioppa propone di celebrare il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia chiedendosi quale sia «lo stato dello Stato» («Si parli di Stato non di Nazione», Corriere di domenica scorsa). Accolgo volentieri l’invito. Questo è un esempio di «stato dello Stato» alla vigilia della discussione parlamentare sulla «Finanziaria senza tasse e tagli». Dal 1° gennaio di quest’anno, un imprenditore di Pordenone, Giorgio Fidenato, versa ai propri dipendenti lo stipendio «lordo» senza le trattenute di legge (contributi Inps, Irpef ordinaria, addizionale regionale, addizionale comunale), avendo opportunamente avvisato l’Agenzia preposta — che insiste nel chiedergli di adempiere ai suoi obblighi — del rifiuto di esercitare la funzione di «sostituto di imposta». A fondamento della propria scelta cita in giudizio l’Inps, la Società di cartolarizzazione dei crediti Inps, Equitalia Friuli Venezia Giulia, adducendo ragioni di economicità, di diritto, di giustizia e equità sociale.
Il quadro normativo in materia risale a una legge fascista del 1935 istitutiva dell’Ente previdenziale: «La parte di contributi a carico dell’assicurato è trattenuta dal datore di lavoro sulla retribuzione corrisposta (...) L’imprenditore e il prestatore di lavoro contribuiscono in parti uguali alle istituzioni di previdenza e assistenza»; una legge della Repubblica del 1952 ripropone la distinzione fra i contributi a carico del lavoratore e del datore di lavoro. Su uno stipendio lordo complessivo di 2.449,06 euro, la parte «salariale» di contributi ammonta a 182,51 euro, quella «padronale» (che non appare neppure in busta paga) è di 463,34 euro; lo stipendio netto percepito — detratte anche le imposte — è di 1.465 euro. Scrive Pascal Salin, un economista liberale francese: «La parte padronale dei contributi sociali non è, dunque, un carico sopportato dalle imprese, essa è soltanto la parte del salario che il datore di lavoro non ha il diritto di versare direttamente al lavoratore (...) In questo senso la parte padronale è un’imposta sul salario pagata dal dipendente e di cui l’imprenditore è solo un esattore».
La totale ignoranza nella quale è tenuto il lavoratore circa le somme versate all’Inps violerebbe gli art. 2 e 3 comma 3 della Costituzione, ostacolando il pieno sviluppo della personalità umana; l’art.3 comma 1, che sancisce il principio dell’eguaglianza. Il lavoratore autonomo dichiara personalmente i propri redditi e ha pieno diritto di difendersi contro gli accertamenti del fisco (art. 24 e 113 della Costituzione); il lavoratore dipendente non ha gli stessi diritti. La pretesa dello Stato di trasformare l’imprenditore in esattore violerebbe sia l’art. 23 — «Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge» nell’interpretazione che ne dà la stessa Corte costituzionale «a tutela della libertà e della proprietà individuale» — sia l’art. 41 della Costituzione («L'iniziativa economica privata è libera»). Scrive ancora Salin: «In tutte le imprese, degli uomini devono dedicare il proprio tempo a soddisfare le pretese del fisco (...). Una piccola ditta ha più difficoltà di una grande a far specializzare alcuni dipendenti del proprio organico».

Tre lavoratori che ora percepiscono lo stipendio lordo — dopo non aver neppure ricevuto risposta su come adempiere ai propri obblighi tributari e previdenziali — hanno indirizzato all’Agenzia delle entrate un libretto al portatore con le somme dovute; l’Agenzia lo ha respinto in quanto «tale mezzo di pagamento non è ammesso dalla normativa vigente». Ma il rifiuto sarebbe in contrasto sia con l’orientamento della Corte di Cassazione che l’obbligato principale è il soggetto «sostituito» (il percettore del reddito), non il «sostituto di imposta» (il datore di lavoro), sia con l’art. 1180 comma 1 Codice civile sulla efficacia estintiva del pagamento effettuato da un terzo (che in questo caso è addirittura il beneficiario della prestazione previdenziale). Ha scritto lo stesso ministro dell’Economia, Giulio Tremonti: «La contabilità fiscale è dunque diventata la forma moderna, ma non per questo meno odiosa, delle antiche corvées. Tra il sistema attuale delle compliances sociali e quello antico fatto dalle corvées e dalle gabellari servitù medievali, le analogie sono impressionanti, così come gli effetti paralizzanti» («Lo Stato criminogeno», ed. Laterza).
A questo punto — se non vogliono apparire complici dello «Stato criminogeno» — sarebbe utile che la Confindustria e le altre associazioni di categoria, i sindacati, la sinistra, il governo, gli intellettuali, dicessero che ne pensano di questo «stato dello Stato», di «questo imbroglio, nelle parole del liberale Salin che condivido, tramite il quale gli uomini di governo sono riusciti a imporre il concetto bismarckiano di sicurezza sociale». È chiedere troppo?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Sostituo d'enposta - Jorjo Fidenato

Messaggioda Berto » ven lug 10, 2015 9:16 pm

Vivienne Kellems

https://en.wikipedia.org/wiki/Vivien_Kellems

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ellems.jpg


Vivien Kellems: una vita spesa a combattere il Leviatano fiscale

http://vonmises.it/2012/08/16/vivien-ke ... no-fiscale

giovedì, agosto 16, 2012 di Wendy McElroy tradotto da Cristian Merlo

Se i principi viaggiano sulle gambe delle persone, allora la vita di Vivien Kellems (1896-1975) testimonia con forza che le imprese non possono essere le ancelle del governo. Per oltre 25 anni, l’industriale di Westport, in Connecticut, ha combattuto strenuamente la battaglia contro il sostituto d’imposta federale, in quanto si rifiutò di fare da esattrice, raccogliendo le imposte trattenute dai salari dei suoi dipendenti.
Se il governo voleva che operasse come un “suo agente”, dichiarò la Kellems, mi “devono pagare, e voglio un distintivo”.

Nel suo testo “Per una nuova libertà”, l’economista Murray Rothbard ha esaminato la posizione della Kellems: “In base a quale principio morale il governo può costringere i datori di lavoro ad agire come suoi gabellieri, a titolo del tutto gratuito? Il meccanismo della ritenuta alla fonte, naturalmente, è il fulcro dell’intero impianto delle imposte federali sul reddito. Senza il processo, costante e relativamente indolore, della trattenuta automatica dell’imposta dalla busta paga del lavoratore, il governo non potrebbe mai sperare di accrescere la pressione fiscale, che grava sui lavoratori, attraverso delle soluzioni di pagamento forfettarie“.

Misura “Temporanea”

Il meccanismo della ritenuta alla fonte sui redditi è stato introdotto nel 1943, come misura temporanea per finanziare i costi della Seconda Guerra Mondiale. Con il nome di “Tassa per la Vittoria”, essa richiese alle aziende di utilizzare risorse proprie per trattenere le imposte, mantenere le registrazioni contabili, e trasferire all’erario i fondi raccolti; errori o mancata conformità avrebbero potuto comportare gravi sanzioni. Così le aziende diventarono, contestualmente, i commercialisti e gli esattori, non remunerati, del governo federale.

Dopo la guerra però, non si intravedeva alcun intendimento volto ad abrogare il meccanismo del sostituto d’imposta e così la Kellems, che aveva nel frattempo conseguito un master in economia e con un dottorato quasi in mano, decise che non avrebbe più obbedito al disposto governativo. La sua ribellione era fondata su argomentazioni che andavano ben al di là della mancanza di un distintivo …

Nel suo libro del 1952, “Toil, Taxes and Trouble”, la Kellems spiegò che la sua rivolta era incardinata su assunti di natura costituzionale. L’articolo I, sezione 2, comma 3 della Costituzione degli Stati Uniti dichiara che “I rappresentanti saranno ripartiti – valido il principio anche per le imposte dirette- fra i diversi Stati… . in rapporto al numero rispettivo degli abitanti”. La sezione 9, comma 4, così recita: “Non si applicherà testatico o altra imposta diretta, se non in rapporto al censimento o all’enumerazione ….”.

La Kellems concluse: “I nostri antenati legarono strettamente le mani del Congresso e assicurarono la libertà e l’indipendenza del popolo americano. Come? Rendendo assolutamente impossibile imporre una imposta sul reddito. L’imposta sul reddito è certamente una tassa diretta [che] deve essere corrisposta da chi riceve il reddito. Specificando che le imposte dirette devono essere esatte in base al numero di persone, e non su ciò che queste hanno prodotto, come ai tempi dell’antico Egitto, una imposta sul reddito era semplicemente un argomento fuori questione”.

(Contrariamente alla posizione sostenuta dalla Kellems, tuttavia, i tribunali americani hanno a lungo ritenuto che l’imposta sul reddito fosse un’imposta costituzionale indiretta).

Richiesta di giudizio

Nel febbraio del 1948, la Kellems invitò pubblicamente il governo a perseguirla. Al contrario, quattro agenti dell’IRS (l’amministrazione fiscale e tributaria statunitense, ndt) arrivarono a reclamare la corresponsione di 1.685,40 dollari, sebbene i suoi dipendenti avessero già sistemato i propri contri con l’amministrazione fiscale. Gli agenti, che si videro respingere sdegnosamente la loro richiesta, intimarono alla banca della Kellems di pignorare la somma dal suo conto corrente.

Il conflitto divenne famoso a livello nazionale quando show televisivi come “Meet the Press” intervistarono la Kellems. Durante il talk show di Eleanor Roosevelt, “Today With Mrs. Roosevelt”, in voga negli anni cinquanta, la Kellems ebbe a dire: “Come ben sapete, il Congresso può promulgare tutte le leggi che desidera. Il Presidente può firmare tutte le leggi che desidera. Ma nessuna legge può considerarsi valida nel nostro paese fino a quando la sua costituzionalità non sia stata dichiarata dalla Corte Suprema.

Qualsiasi cittadino che dubiti della costituzionalità di una legge ha il diritto, e, a mio parere anche il dovere, di violare la legge in modo da costituire un precedente. Ed è proprio ciò che ho fatto”.

La Kellems si fece promotrice anche dell’organizzazione di un gruppo di pressione nazionale chiamato “Liberty Belles and Boys”, in funzione di ottenere l’abrogazione della ritenuta alla fonte.

Intentar causa al governo

Nel 1949 gli agenti del fisco le intimarono la corresponsione di 6100 dollari. Nonostante la prova che i suoi dipendenti avessero pagato la propria quota di ritenuta, gli esattori forzarono nuovamente la sua banca a consegnare il denaro. Nel gennaio 1950, la Kellems fece causa, per ottenere il risarcimento, presso la corte distrettuale federale a New Haven. Non gli fu permesso di articolare la difesa impugnando argomentazioni di natura costituzionale, ma riuscì ad ottenere, ad ogni modo, un risarcimento pieno.

Alla fine la Kellems dovette abbandonare il proposito di perseverare nel perseguire legalmente l’IRS, in ragione dei costi cui avrebbe dovuto sobbarcarsi, ma non abbandonò mai la lotta. Nel 1969, disobbedì a un ordine del tribunale di produrre documenti finanziari, adducendo il fatto che ciò avrebbe violato i suoi diritti, garantiti dal Quinto Emendamento.

Secondo alcune voci, la Kellems si rifiutò altresì di presentare le dichiarazioni fiscali; altre dicerie vogliono che ella abbia presentato dei moduli in bianco. In un’intervista del 1975 con il “Los Angeles Times” – l’anno della sua morte – la Kellems dichiarò: “La nostra legislazione fiscale è come un’idra mostruosa di 1.598 pagine, ed io ho intenzione di attaccare, attaccare, e attaccare fino a quando l’avrò emendata da ogni peccato”.

Questa guerriera, tanto misconosciuta quanto indomabile, merita senz’altro un posto di primo piano nella storia dell’individualismo, potendo ergersi orgogliosamente accanto a contemporanei come Rose Wilder Lane e Isabel Paterson.

Articolo di Wendy McElroy su The Freeman Online

Traduzione di Cristian Merlo
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Giorgio Fidenato contro il Sostituto d'Imposta

Messaggioda Berto » mar gen 10, 2023 9:20 pm

Sostituto d'imposta Fidenato battuto in Cassazione
25 ottobre 2020

https://ricerca.gelocal.it/messaggerove ... ref=search

L'imprenditore deve svolgere il ruolo di sostituto d'imposta. Respingendo il ricorso di Giorgio Fidenato, discusso il 21 luglio scorso, la sezione lavoro della Suprema Corte ha emesso il verdetto, respingendolo e disponendo, quindi, il pagamento delle multe.«Per il momento sospendo qualsiasi giudizio», si limita a scrivere nella sua pagina social l'imprenditore leader di Agricoltori federati protagonista anche delle battaglie pro Ogm. «È chiaro - ha aggiunto - che andremo in Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo. La speranza è flebile, ma bisogna provarci ancora». Infine, scrive che «se si riuscisse ad organizzare una manifestazione di imprenditori di fronte alla Corte quando ci sarà l'udienza, sarebbe una buona cosa».Fidenato si era rifiutato di fare il sostituto d'imposta per i dipendenti dell'associazione.La Corte di appello di Trieste, il 12 marzo 2015, aveva confermato la pronuncia di primo grado rigettando l'opposizione dell'imprenditore avverso l'ordinanza di ingiunzione con cui erano state comminate sanzioni per il mancato pagamento dei contributi previdenziali dovuti quale sostituto d'imposta per dipendenti e collaboratori. Avverso tale pronuncia l'associazione ha depositato ricorso in Cassazione deducendo otto motivi di censura. In udienza si era costituito anche il ministero del Lavoro.L'imprenditore agricolo si era peraltro autodenunciato all'Agenzia delle Entrate per non aver versato l'anticipo Irpef 2015. «Tutte le pensioni presenti e future siano ricalcolate sull'effettiva somma versata durante la vita lavorativa di ogni individuo», disse all'epoca.Essere sostituti d'imposta, dicono i supremi giudici nel dispositivo, «è un dovere» regolamentato dalla legge. Per i giudici, infine, «sussistono i presupposti processuali per il versamento, da parte dei ricorrenti, dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto previsto dal ricorso».I ricorrenti, dunque, dovranno pagare le multe. Ma Fidenato annuncia che la battaglia non è finita qui perché si sposterà a Strasburgo.




Contro il sostituto d'imposta - Ricorso alla Corte europea di giustizia
https://www.controilsostitutodim.info/


Tributi e lavoro autonomo: Italia alla sbarra a Strasburgo
Il Giornale, 26 ottobre 2020

https://www.brunoleoni.it/tributi-e-lav ... strasburgo

Nei giorni scorsi l'iniziativa di Giorgio Fidenato contro il sostituto d'imposta, l'obbligo per le imprese di trattenere imposte dirette e contributi previdenziali e consegnarle allo Stato, ha conosciuto un'altra battuta d'arresto. Da anni l'imprenditore friulano è impegnato ad affermare il principio dell'eguaglianza di fronte alla legge, chiedendo che i lavoratori dipendenti abbiano lo stesso status di quelli autonomi. In particolare, Fidenato e i suoi avvocati hanno avviato iniziative legali per far sì che le imprese non siano più costrette ad operare quali agenti del sistema tributario, contro il dettato della Costituzione che vieta ogni corvée e l'imposizione di qualsiasi altra forma di prestazione lavorativa senza corrispettivo.

A distanza di cinque anni dal rigetto del ricorso da parte della Corte d'appello di Trieste, ora un'ordinanza della Corte suprema di Cassazione ha confermato quella decisione, ma le cose non finiscono qui. Fidenato, infatti, ha già annunciato l'intenzione di portare la questione alla Corte europea dei diritti dell'uomo. La speranza è che questo tribunale riconosca l'inciviltà di un ordinamento che, nei fatti, nega perfino i principi affermati dalla Costituzione.

Se Fidenato non si ferma è perché la posta in gioco è alta. In sostanza, mentre ogni lavoratore autonomo versa allo Stato quanto deve, i lavoratori dipendenti non vedono i propri redditi reali, poiché le imprese consegnano loro soltanto il netto e danno allo Stato imposte e contributi. In tal modo non solo abbiamo un aggravio di lavoro per le aziende, ma soprattutto l'apparato pubblico riesce ad occultare dinanzi ad impiegati e operai l'entità del suo costo. E se i sistemi rappresentativi si reggono sul principio «conoscere per deliberare», questo prelievo occulto è pure un vulnus alla democrazia.

Tutti sanno che saremmo in un'Italia ben diversa se ogni lavoratore ricevesse per intero lo stipendio e poi dovesse versare all'erario molte migliaia di euro all'anno; esattamente come fanno negozianti o artigiani.

Questa battaglia per porre tutti sullo stesso livello era stata avviata due decenni fa dai radicali, che raccolsero le firme per un referendum che fu bocciato dalla Consulta. Nei giorni scorsi, a richiamare l'importanza di accantonare il sostituto d'imposta, è stato Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. Questo ci dice che i tempi sembrano maturi. Speriamo solo che ci sia un giudice a Strasburgo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm


Torna a LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite