Venezuela nel caos, 4 morti al confine col Brasile: polizia incendia camion di aiuti23 febbraio 2019
https://www.ilmessaggero.it/mondo/venez ... 19900.htmlAlmeno quattro persone sono morte oggi a Santa Elena de Uairen, località a 20 km dal confine con il Brasile, uccise dai «colectivos» (gruppi irregolari chavisti) che sparano sui manifestanti. Lo ha detto Alfredo Romero, direttore della ong Foro Penal, aggiungendo che i feriti sono almeno 18.
Il primo camion di aiuti umanitari che era riuscito a passare dalla Colombia al versante venezuelano del ponte Francisco de Paula Santander, è stato incendiato dalle forze di sicurezza di Maduro. Lo rendono noto manifestanti presenti sul posto, che hanno pubblicato foto e video su Twitter.
Intanto Nicolas Maduro, ha annunciato la rottura di «tutte le relazioni diplomatiche e politiche» con il governo «fascista» della Colombia, esortando i diplomatici colombiani ad abbandonare il Venezuela «entro 24 ore». «Mai un presidente della Colombia ha odiato tanto il Venezuela», ha detto del presidente colombiano, Ivan Duque, chiamandolo «diavolo». «Finora ho avuto pazienza perché amo il popolo colombiano, che è un popolo orfano», ha aggiunto Maduro, parlando a una folla di simpatizzanti riuniti a Caracas.
Il Venezuela vive ore drammatiche oggi, con il leader dell'opposizione Juan Guaidò e i suoi simpatizzanti che tentano di far entrare nel Paese gli aiuti umanitari per una popolazione stremata, ma affrontano una dura repressione delle forze dell'ordine, fedeli al governo di Nicolas Maduro. Da Caracas il leader chavista ha ribadito di respingere la «presunta assistenza internazionale» che è in realtà «un intervento imperialista».
Guaidò, che ieri ha attraversato il confine con la Colombia, ha annunciato da Cucuta - insieme al presidente colombiano Ivan Duque - l'inizio di quello che ha battezzato «la valanga umanitaria», cioè l'ingresso degli aiuti depositati in Brasile, Colombia e Curazao dai paesi che hanno risposto alla sua richiesta di assistenza. Poche ore dopo, lo stesso Guaidò ha reso noto che un primo camion di aiuti è entrato dalla frontiera brasiliana, a Pacaraima, informazione poi confermata dal ministro degli Esteri brasiliano Ernesto Araujo.
Ma è sui ponti sopra il fiume Tachira, che segna la frontiera fra Venezuela e Colombia, che la situazione è ben più tesa. Un primo momento di tensione si è vissuto quando un blindato della Guardia Nazionale ha sfondato le barriere disposte per bloccare il traffico sul ponte Simon Bolivar. Le autorità colombiane hanno temuto fosse uno sconfinamento dei militari venezuelani, ma in realtà si trattava di tre soldati che hanno deciso di disertare e chiedere protezione al governo di Bogotà.
Altri casi di defezioni fra i militari venezuelani si sono susseguiti durante la giornata, tra cui anche quello di un maggiore dell'esercito, Hugo Parra Martinez, sul ponte di Tienditas, e anche in altri punti del paese. Poi i primi scontri, registrati a Urena dove manifestanti affrontano da ore la Guardia Nazionale che impedisce loro di raggiungere il ponte che porta in Colombia.
La violenza si è poi rapidamente estesa a San Antonio de Tachira e Santa Elena de Uairén, circa 13 km più a sud sulla frontiera, dove almeno 12 persone sono rimaste ferite da colpi di arma da fuoco, secondo informazioni raccolte dalla testata web Cronica Uno. Sui ponti che portano dallo Stato venezuelano di Tachira al dipartimento colombiano di Norte de Santander la situazione è molto tesa, con deputati oppositori e manifestanti che cercano di far passare gli aiuti umanitari - se non a bordo di camion con catene umane - e forze di sicurezza che intervengono per bloccarli, con cariche e lacrimogeni.
A Caracas, nel frattempo, migliaia di manifestanti oppositori hanno circondato la base aerea militare di La Carlota, per esigere alle Forze Armate che permettano l'ingresso degli aiuti umanitari nel territorio venezuelano, mentre dall'altra parte della città Nicolas Maduro ha parlato durante un meeting chavista, esibendosi anche in un ballo con la moglie, Cilia Flores. «La vittoria ci appartiene!», ha ribadito Maduro, dando per sconfitto il «tentativo di golpe imperialista» contro il suo governo.
Spari sulla folla e morti: la polizia incendia i camion umanitariPaolo Manzo - Dom, 24/02/2019
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 50859.html I militari disertano. Maduro. «Rivoluzione se mi succede qualcosa». Guaidó: «Vittoria vicina»
San Paolo - Venezuela sempre più nel caos. Ieri la polizia ha sparato sulla folla e ha incendiato i camion umanitari.
Maduro minaccia: «Se mi accade qualcosa, sarà la rivoluzione», mentre Guaidó rilancia: «Il popolo è con noi. La vittoria è vicina». Doveva essere la giornata degli aiuti e invece è stata l'ennesima giornata di sangue per il Venezuela. Epicentro della battaglia, ancora una volta, Santa Elena de Uairén, la capitale degli indios Pémon, a pochi chilometri dal confine brasiliano. Maduro ha dato ordine ai suoi «collettivi» armati in moto di sparare ad alzo zero. Decine i feriti e si cominciano a contare i morti, almeno quattro secondo Alfredo Romero, dell'ong Foro Penal. Drammatica la testimonianza di un commerciante locale: «Da ieri questa è una zona di guerra. Siamo barricati in casa. Saccheggiano negozi e sparano all'impazzata». Mentre hanno fatto il giro del mondo le immagini di due tank della guardia bolivariana che sul ponte Simon Bolivar, alla frontiera colombiana di Cúcuta, hanno infranto le barriere messe dalla dittatura di Maduro per bloccare gli aiuti. I quattro militari che erano dentro si sono subito messi a disposizione di Guaidó che poi li ha ringraziati di persona. Due episodi questi che, nella drammatica escalation di violenza delle ultime ore, evidenziano come in realtà il regime sia sempre più alle corde e che non potendo più contare sull'esercito, i cui militari disertano sempre più, ha deciso di giocare il tutto per tutto facendo ricorso a centinaia di collettivi armati che ha dispiegato sulle frontiere. Inoltre, secondo quanto dichiarato dal senatore statunitense Marco Rubio, sono stati individuati diversi agenti cubani inviati da Maduro per guidare azioni violente di repressione. Quanto agli aiuti umanitari il primo camion ad arrivare ieri in Venezuela è entrato dal Brasile mentre sul fronte colombiano nella città di Cúcuta sotto gli occhi del presidente ad interim Juan Guaidó altri camion si preparavano a superare la frontiera. Aiuti umanitari accolti con giubilo dalla folla mentre il presidente Trump dagli Stati Uniti via Twitter faceva sentire tutta la sua vicinanza scrivendo «Dio benedica il popolo del Venezuela». Ma alcuni dei camion che sono riusciti ad entrare sono stati poi attaccati dagli sgherri del regime che li hanno bruciati. Eppure aveva colpito - dopo che Maduro aveva minacciato per giorni di non voler far entrare neanche uno scatolone di medicinali - che proprio ieri il numero due del regime, Diosdato Cabello, avesse dichiarato: «Non accadrà nulla, chi non può entrare sono solo i militari stranieri. Poi se i venezuelani si vogliono mangiare cibo avvelenato, questo è un problema loro ma qui può passare di tutto». Mentre è apparso subito sinistra la dichiarazione di Maduro, che nel frattempo ha chiuso anche lo spazio aereo, in cui annunciava mobilitazioni in tutto il paese «per difendere la nostra indipendenza. Il golpe è fallito. Non ci sarà guerra nella patria di Bolívar e Chávez, qui trionferà la pace. Il Venezuela si rispetta».
Parole che risuonano però in piazze sempre più vuote, nonostante i 3000 bolivares al giorno che la dittatura paga a chi manifesta per lei.
Il Venezuela sta a fianco di Guaidó che continua a motivare la popolazione. «Stiamo arrivando con tonnellate di aiuti -ha detto ieri quando il primo camion entrava- mentre l'usurpatore Maduro oggi ha solo soldati che disertano e alti funzionari che la condannano o che se ne sono già andati in Turchia. Riusciremo a far entrare gli aiuti, sì o sì».