Ucraina e Crimea

Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » gio mar 31, 2016 7:00 pm

UCRAINA, la verità sul genocidio nascosto dell'Urss - Parla lo storico Cinnella
Riccardo Michelucci
10/10/2015

http://mobile.avvenire.it/Cultura/Pagine/UCRAINA-.aspx

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... INA375.jpg


La collettivizzazione forzata delle campagne voluta da Stalin all’inizio degli anni ’30 fu la pagina più nera del comunismo sovietico: causò milioni di morti ed è ancora oggi alla radice del risentimento degli ucraini nei confronti di Mosca. Un’immane tragedia della quale l’opinione pubblica internazionale, anche in Occidente, fu all’oscuro fino a non molto tempo fa, anche grazie alla colpevole complicità di intellettuali come Edward Carr, John Kenneth Galbraith, Simone de Beauvoir, William Duranty. Persino Aleksandr Solženicyn, grande accusatore degli orrori del regime staliniano, negò che gli ucraini fossero stati vittime di un genocidio.

Il tragico capitolo della fame e della carestia (“Holodomor”) che portò allo sterminio della popolazione contadina in Ucraina è stato quasi ignorato dagli storici fino al 1986, quando l’inglese Robert Conquest riuscì finalmente a dare alle stampe il suo epocale Harvest of sorrow (Raccolto di dolore). Morto il 3 agosto scorso all’età di 98 anni, Conquest è stato il primo storico occidentale a svelare nel dettaglio il dramma della carestia orchestrata da Stalin, con la morte di milioni di contadini, e a definirla un atto di genocidio.

Ma l’opposizione della Russia ha finora impedito alle Nazioni Unite di riconoscerlo ufficialmente come tale, mentre gli storici continuano a dividersi sulle cause scatenanti di quella carestia. Un contributo fondamentale al dibattito storiografico arriva adesso dal lavoro dello storico Ettore Cinnella, considerato uno dei massimi esperti italiani di storia russa, che ha recentemente dato alle stampe il libro Ucraina: il genocidio dimenticato 1932-1933 (Della Porta, pagine 304, euro 18,00). Approfondendo la documentazione emersa dopo il crollo dell’Urss nell’Archivio centrale di Mosca, Cinnella è stato in grado di ricostruire quei drammatici avvenimenti e di far emergere la verità sul più terribile dei crimini di Stalin.

Perché la tragedia che si consumò in Ucraina oltre ottant’anni fa può essere definita genocidio?
«C’è ormai un consenso abbastanza vasto sul fatto che fu un genocidio sociale, cioè un tentativo di sterminare buona parte del mondo contadino sovietico, quindi anche i russi. Ma io ritengo che ci fu anche un altro tipo di genocidio, ovvero il tentativo di distruggere il carattere nazionale del popolo ucraino. Si vollero punire i contadini, dar loro una lezione memorabile per costringerli a riconoscere la collettivizzazione delle terre che li rendeva di fatto servi della gleba. Quando questi si ribellarono, si tentò anche di violentarli dal punto di vista della loro identità, attraverso un attacco deliberato alla loro Chiesa e alla loro religione. Mi sono soffermato molto sull’aspetto delle persecuzioni antireligiose, della sconsacrazione e della distruzione delle chiese, la lotta allo scampanio che rappresentava l’identità dei villaggi. Il mondo contadino ucraino fu il bersaglio principale, ma non l’unico: fu attaccata anche l’intellighenzia del Paese col chiaro intento di cancellare la sua memoria storica, soprattutto i maestri di scuola e la Chiesa autocefala che era allora indipendente da Mosca. Furono poi colpiti anche i comunisti ucraini che sognavano una via ucraina al socialismo cercando uno sviluppo autonomo da Mosca. Mettendo insieme tutti questi tasselli, considerando che ci fu la volontà deliberata di ridimensionare e reprimere questo popolo, ritengo che sia lecito parlare di genocidio».

Perché è stato a lungo oggetto di una vera e propria congiura del silenzio?
«Perché fu un crimine gigantesco e inaudito, che bisognava nascondere a tutti i costi. Stalin e lo stato sovietico fecero di tutto, riuscendoci, per silenziare tutto. Cosa si sarebbe detto se si fosse saputo che Mosca faceva morire di fame deliberatamente milioni e milioni di contadini? Il quadro generale e anche alcuni dettagli erano abbastanza noti, ma per ragioni diplomatiche si preferì tacere per mantenere buoni rapporti con l’Urss o per altri motivi. Tutta l’opinione pubblica internazionale di sinistra che era infatuata dell’Urss scelse di tacere e dopo la guerra fu anche peggio, perché Stalin era uno dei grandi vincitori del secondo conflitto mondiale. Il silenzio durò a lungo, fino a Gorbaciov, perché anche Chrušcëv tra i crimini di Stalin si limitò a denunciare le purghe all’interno del partito comunista. Se si fosse saputo che i contadini sovietici erano stati lasciati morire di fame, il mito dell’Urss sarebbe crollato miseramente».

Ancora oggi i russi faticano a riconoscere appieno quello che accadde. Perché addirittura un personaggio come Solženicyn negò le rivendicazioni degli ucraini?
«È una conseguenza della grande forza dell’imperialismo culturale russo, non solo quello geopolitico, ma anche quello della tradizione e delle leggende russe. Non a caso si continua a credere che Kiev sia la culla della civiltà russa mentre invece fu la culla della civiltà degli slavi orientali. La storia della Russia è tutta avvolta nella leggenda. L’idea che la civiltà sia trasmigrata da Kiev a Mosca, che si è poi ripresa Kiev, è priva di fondamento. Da sempre in Russia si costruiscono leggende per giustificare un certo atteggiamento a fini di dominio. L’imperialismo culturale russo ha avuto tanti seguaci, e Solženicyn era uno di quelli».

Qual è oggi la percezione del popolo ucraino nei confronti dell’“Holodomor”?
«È un tragico simbolo dell’identità nazionale, un processo faticoso e complesso che è poi sfociato in modo grandioso alla fine dello stato sovietico con la scoperta di questa tragedia».

Il rancore degli ucraini nei confronti di Mosca è sopravvissuto alla fine del comunismo?
«Sì, il risentimento nei confronti di Mosca non è mai svanito. Esiste una mole imponente di storie, memorie e ricordi di villaggi scomparsi che spiega bene perché gli ucraini non possono più stare con i russi. Potrebbero riconciliarsi solo se i russi ammettessero di avere sbagliato e di essere stati anche loro vittime di un’immane tragedia e di un regime mostruoso, e cercassero quindi il modo di andare avanti insieme. Ma un unico Stato non è più concepibile perché sono due mondi e due realtà diverse, che potranno collaborare soltanto se entrambi lo vorranno».
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » ven gen 06, 2017 12:40 pm

Fascismo, comunismo, nazismo in Ucraina
Questo articolo rappresenta opinioni personali dell’autore. StopFake potrebbe non condividere queste opinioni
Di Gabriele Bedris, tratto da UA-Time
agosto 06, 2016

http://www.stopfake.org/it/cio-che-per- ... -da-capire

“Sei un fascista? – chiedo – sei un antisemita?”
Volodymyr Viatrovych, il direttore dell’Istituto ucraino della memoria nazionale a Kiev, i cui critici in Occidente lo demonizzano come un apologeta del fascismo e dell’antisemitismo, sorride: “In nessuna circostanza! Mai! Anzi, mi considero un anti-fascista. Prima di tutto apprezzo la libertà e ho il massimo rispetto degli ebrei. Ritengo che la lotta per la liberazione e l’uguaglianza ebraica debba essere un modello per gli ucraini”.
“Chiaro – continuo – sei un Banderite? [Il riferimento è ai seguaci di Stepan Bandera, il controverso leader dell’ala radicale della metà degli anni 1930, che ha organizzato il movimento nazionalista ucraino fino al suo assassinio compiuto da un sovietico nel 1959].

“Dipende da cosa s’intende per Banderite – risponde un divertito Viatrovych – Secondo la propaganda russa ogni coscienza nazionale ucraina è una Banderite. In tal caso, lo sono anch’io. Se per Banderite s’intende un sostenitore della forma di nazionalismo che è esistito tra le due guerre, allora no”.
Ci troviamo seduti nello spazioso ufficio di Viatrovych, ubicato al secondo piano di un edificio costruito nel 1912, come dimora personale del conte Uvarov. L’interno ha senza ombra di dubbio visto giorni migliori: i pavimenti cigolano e da decenni non vedono una briciola di vernice; i corridoi sono scarsamente illuminati. L’istituto, fondato come istituzione governativa nel 2007 dal presidente Viktor Yushchenko, condivide l’edificio con una varietà di altre organizzazioni non governative. Viatrovychdirige uno staff di circa 30 dipendenti, per lo più giovani storici provenienti da varie parti dell’Ucraina. L’anno scorso erano in 40, ma i vincoli di bilancio e i bassi salari hanno visto l’uscita di 10 addetti. Tutto sommato, l’istituto riceve sei milioni di gryvne (circa 240.000 dollari) dal governo per gli stipendi e le spese di gestione e altri cinque milioni (circa 200.000 dollari) per le pubblicazioni, conferenze e altre attività.

Viatrovych indossa un vestito squallido, sostengono i critici, lui sta dirigendo una vera e propria campagna per imbiancare il passato dell’Ucraina, falsificare i documenti, imporre la censura sulle borse di studio e sui media, accuse che lui rifiuta incondizionatamente.
“Non ho mai falsificato un documento in tutti i miei anni di lavoro – sostiene Viatrovych, che ha servito come capo della polizia segreta dell’archivio ucraino dal 2008 al 2010 ed è orgoglioso di poter concedere ai ricercatori l’accesso a materiali precedentemente segreti, oltre che aver iniziato a digitalizzarli.
“Vari studiosi polacchi, che sono critici del mio lavoro, hanno goduto del libero accesso all’archivio e non hanno mai presentato una sola nota negativa. Quando il regime di Yanukovich mi ha licenziato nel 2010, nella speranza di trovare materiali compromettenti, hanno formato una commissione per indagare sulla mia attività di direttore, ma nonostante i loro sforzi, non hanno trovato nulla, perché non c’è nulla. L’apertura incondizionata degli archivi è una questione di principio per me”.

L’accusa di censura che gli rivolgono, deriva da una delle quattro leggi di “de-comunizzazione” che il parlamento ucraino ha adottato nella metà del 2015, nella quale s’afferma che sia illegale insultare le organizzazioni, gruppi, partiti e movimenti ritenuti “combattenti per l’indipendenza”, anche se lui giuridicamente, non sa come si possano attualizzare tali opinioni.
“Non c’è stato un solo caso di censura o di repressione – sottolinea Viatrovych – Al contrario, gli studiosi stanno attivamente studiando il passato comunista ucraino. Dopo tutto, il punto delle leggi di de-comunizzazione non è quello di fermare la discussione e la ricerca, ma di fornire un accesso completo agli archivi mentre c’è una rimozione del passato comunista con la eliminazione dei monumenti e il cambio dei nomi delle strade, città, paese e dei villaggi”.

In realtà, Viatrovych spiega “ciò che i critici della legge trovano molto difficile da accettare è l’equazione in essa contenuta: comunismo uguale al nazismo. Per quanto concerne l’Ucraina, tuttavia, l’equazione è perfettamente valida”.
È difficile essere d’accordo con lui se non si sa nulla della storia ucraina del ventesimo secolo. Nei 40 anni tra il 1914, quando è iniziata la prima guerra mondiale, e il 1953, quando è morto Stalin, l’Ucraina ha avuto più di 17 milioni di “morti in eccesso”, sia per la guerra che per la fame e la repressione, come ha sottolineato lo storico George Liber nel suo recente libro, “Total Wars and the Making of Modern Ucraina, 1914-1954”, dei quali più della metà sono stati perpetrati dai comunisti – morti di massa ucraini; il genocidio 1932-33 Holodomor, in cui circa sei milioni di contadini ucraini sono morti per la forzata carestia di Stalin, che è generalmente considerata un genocidio – ciò non assolve gli ucraini in generale, o i nazionalisti ucraini o i comunisti in particolare da comportamenti non etici o criminali; ma nemmeno il fatto che l’Ucraina è l’elemento centrale della regione definita dallo storico Timothy Snyder“the bloodlands”, possono per questo essere ignorati, diminuiti o relativizzati al punto dal renderli insignificanti.

La controversia su come interpretare la recente storia ucraina sta alla base delle problematiche di Viatrovych: è necessario porsi davanti ad una forma di storia ucraina che viene rifiutata da alcuni storici occidentali. A prima vista, le posizioni contrastanti sembrano essere perfettamente chiare: gli storici occidentali sono buoni e illuminati e si pongono contro i cattivi non illuminati, che sono gli storici nazionalisti ucraini. Questo è anche il modo in cui i critici di Viatrovych amano dipingere il confronto. Invece il conflitto è molto complesso e richiede una notevole analisi per dargli un senso.
Dobbiamo iniziare con il fatto che, come popolo, agli ucraini è stato tolto l’opportunità di sviluppare, per la maggior parte del ventesimo secolo e dei secoli precedenti, una propria narrazione, una propria auto-comprensione del loro posto nella storia e una propria voce. Il motivo è molto semplice: non hanno avuto a pieno titolo uno Stato, élite politiche, intellettuali ed economiche.

In realtà, ciò che tutti gli altri stati danno per scontato – una storia nazionale – è un qualcosa che gli ucraini non hanno mai avuto l’occasione di avere, se non dal conseguimento dell’indipendenza nel 1991. Prima del 1918, quello che passava per la storia ucraina è sempre stato incluso nella storia russa, austriaca o polacca. Dal 1918 fino al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, la storia ucraina è stata trasformata in una parte di lotta di classe russa guidata dal partito comunista, che alla fine ne ha decretato l’unica forma di storia valida. Ci sono stati naturalmente veri studiosi, sia ucraini che non, che hanno scritto intelligenti e fiere storie dell’Ucraina e degli ucraini, ma erano isolati, perché il progetto nazionale ucraino era vietato durante il periodo dell’Unione Sovietica.
Le cose hanno cominciato a cambiare dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ma solo lentamente: gli istituti di epoca sovietica, le élite, i simboli e il linguaggio hanno continuato a dominare il panorama intellettuale ucraino – e lo fanno in parte tuttora. A complicare le cose, dopo che è crollato il comunismo, le altre nazioni che hanno avuto una presenza storica in Ucraina, come i russi, i polacchi e gli ebrei, che avevano più intellettuali, politici e capitali finanziari per strutturare le narrazioni post-comuniste, hanno ancora una volta marginalizzato gli ucraini con storie, come quella tenuta in piedi dai sovietici, che riducevano gli ucraini a persone pigre, irresponsabili, burini e con inclinazioni esagerate per la vodka e la violenza.

Queste narrazioni storiche rappresentano i nazionalisti ucraini come tagliagole, assassini e stupratori così che, si capisce perfettamente come i nazionalisti stiano attivamente e violentemente respingendo gli stereotipi a cui sono stati sottoposti loro stessi e la loro nazione. Così, come non sorprende che i nazionalisti mettano in contrastato queste storie con la propria, quella che generalmente glorifica i combattenti e tutte le loro azioni. In effetti, poi, l’Ucraina contemporanea ha assistito ad un continuo scontro di due narrazioni: quella concorrente, schiacciante e potente sovietica – con le sue propaggini, come i russi contemporanei, polacchi ed ebrei – e l’infinitamente più debole storia nazionalista. Sono opposti binari e si escludono a vicenda. Proprio come la narrazione Sovietica carica tutti gli ucraini di essere demoni nazionalisti, così fa il nazionalista che glorifica tutti i nazionalisti ucraini e incoraggia tutti gli ucraini a livello nazionale a diventare nazionalisti. C’è poco spazio per le alternative.

Visto in questa luce, i critici occidentali di Viatrovych non sono del tutto i liberali illuminati che sostengono di essere; piuttosto, sono esponenti di una narrazione neo-sovietica le cui radici risalgono alle primissime escoriazioni bolsceviche russe di avversari non russi. Lungi dai revisionisti, tali storici sono infatti i continuatori della lunga tradizione delle ipotesi colonialiste riguardo i non-russi in generale e, in particolare, gli ucraini.
Particolarmente sorprendente è il modo in cui questi critici equivalgano implicitamente l’identità nazionale ucraina, anche nelle sue forme più innocenti, con il fascismo potenzialmente virulento. Lo storico Stephen Cohen, essendo completamente d’accordo con la caratterizzazione del regime di Putin, che i manifestanti durante le proteste euromaidan 2013-14 e il governo post-Yanukovych sono dei fascisti, fornisce una pletora di esempi. A dire il vero, il movimento nazionalista organizzato nel periodo tra le due guerre mondiali, non era democratico: alcuni Banderiti hanno flirtato con il fascismo, altri invece erano veri credenti; ma la stragrande maggioranza era indifferente alle questioni che riguardavano un tipo di regime o un altro, erano invece disposti a sacrificare la loro vita per quella del principio di tutti i nazionalisti ucraini: la liberazione della nazione e la costruzione di uno stato nazionale.

Non sorprende che, data la loro equazione di identità ucraina con il proto-fascismo e il fascismo, i critici di Viatrovych hanno versato enormi quantità di inchiostro di potenziali minacce fasciste nell’Ucraina indipendente, che tendono a magnificare la loro importanza ben oltre ciò che la realtà giustifica. Ci sono diversi gruppi di destra in Ucraina, ma sono rimasti molto piccoli e marginali; al contrario, l’estrema sinistra, come rappresentata dal partito comunista e dai suoi successori, come ad esempio il Partito delle Regioni, che ha catapultato Yanukovich al potere nel 2010, è ora poco temuta, anche se la sua capacità di fare del male, e il danno che in realtà ha già fatto, è incommensurabilmente più grande.

All’interno di questo campo di neo-sovietici e nazionalisti, gli studiosi come Viatrovych sperano di percorrere una via di mezzo tra i due estremi. Il libro di Viatrovych “Drukha Polsko-ukrayinska vyina, 1942-1947” (La seconda guerra polacco-ucraina, 1942-1947), ne è un esempio calzante. I neo-sovietici si concentrano solo sulla pulizia etnica dei polacchi compiuta dai nazionalisti ucraini nel 1943 in Volinia – Il parlamento polacco ha recentemente etichettato come genocidio le azioni dei nazionalisti ucraini in Volinia. I nazionalisti ucraini al contrario, parlano solo di una lotta di liberazione nazionale. Viatrovychprova a piazzare la violenza del 1943 nel contesto di una violenza interetnica polacco-ucraina del 1942-1947 e condanna l’attività criminale di entrambi, sia dei polacchi che dei nazionalisti ucraini.

Un altro giovane storico ucraino, Oleksandr Zaytsev, contesta con forza l’etichetta di fascista per i nazionalisti ucraini, mentre sostiene che Bandera è immeritatamente idolatrato perché i nazionalisti di quel tempo hanno avuto delle condivisioni con il partito croato della seconda guerra mondiale, Ustascia, un movimento difficilmente fascista perché sarebbe un confronto elogiativo. Ancora un altro storico,Ivan Patryliak, senza sottrarsi ad una discussione sul decadimento morale dei nazionalisti, ha scritto l’equivalente di una storia sociale del movimento nazionalista. Una vera storia dell’Ucraina è perfettamente possibile, ma solo se si evitano i due estremi e gli storici sono disposti ad accettare le critiche che pioveranno da entrambi i lati.

– Sei mai stato attaccato dalla destra nazionalista? – chiedo a Viatrovych – Certo – risponde – I neo-sovietici mi definiscono un nazionalista, mentre i nazionalisti mi accusano di essere un liberale. Io so che devo fare solo il giusto”.
Viatrovych riconosce apertamente che gli ucraini e i nazionalisti ucraini hanno partecipato al pogrom antiebraici e alla pulizia etnica dei polacchi; ma insiste sul fatto che non è tutta qui la storia, e ha ragione. Lui spiega che i nazionalisti ucraini non avevano alcun impegno programmatico per una violenza etnica, una visione che si accorda pienamente con la mia lettura di altre fonti archivistiche. I suoi critici lo accusano d’imbiancare i crimini dei nazionalisti; ma anzi, al contrario, spostando la responsabilità della violenza etnica da un piccolo gruppo di individui ideologicamente motivati, alle persone in generale, Viatrovych sta effettivamente suggerendo che gli ucraini e i polacchi, i russi e gli altri, tutti hanno partecipato alla violenza. Questo apparente piccolo spostamento, mette a fuoco la situazione ed ha enormi conseguenze: si apre la porta ad una onesta indagine sulle radici sociali della violenza e sulle relazioni interetniche che l’hanno scatenata, sia da parte degli ucraini che contro gli ucraini. Naturalmente, questo tipo di argomento complesso non può fare appello agli estremisti neo-sovietici o ai nazionalisti che preferiscono vedere il mondo in termini di bianco e nero.

Per lo stesso motivo, è importante ricordare che i nazionalisti ucraini non sono solo tagliagole e assassini, non sono solo carnefici; ma sono anche vittime. E, cosa più importante, anche se banale, sono esseri umani che meritano di avere una voce come qualsiasi altro popolo. Come tutte le persone emarginate, gli ucraini dovrebbero essere in grado di partecipare alla scrittura della propria storia. Una discussione completamente aperta e franca di tutta la storia dell’Ucraina richiede dunque che le grandi narrazioni che hanno soffocato in passato la libertà d’espressione siano ridotte a semplici punti di vista che devono competere nel mercato delle idee.

La demonizzazione di Viatrovych sia da sinistra che da destra può essere una testimonianza del fatto che entrambi gli estremi stanno perdendo influenza e lo sanno, e, di conseguenza, stanno combattendo le azioni della retroguardia per mantenersi il potere. Non c’è nulla di inevitabile nel retrocedere le idee a semplici punti di vista. Fortunatamente, la notevole capacità ucraina post-euromaidan di mantenere le sue istituzioni democratiche, rifugge sia dall’estremismo di destra che di sinistra e si muove verso l’Occidente. Ritrovare la memoria e la voce è di buon auspicio per la nascita di una via di mezzo polemica, ma onesta. Quando ciò accadrà, probabilmente gli storici di Viatrovych saranno tutti degli eroi.
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » dom feb 26, 2017 8:38 am

Ucraina, mossa di Putin: riconosciuti i documenti agli abitanti del Donbass
I documenti emessi dalle autorità separatiste del Donbass saranno considerati validi nella Federazione Russa. Intanto Mosca e Kiev si accordano per un nuovo cessate il fuoco
Alessandra Benignetti - Sab, 18/02/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ucr ... 65848.html

A stabilirlo è stato il presidente russo, Vladimir Putin, che oggi ha firmato un decreto con cui si ordina alle autorità della Federazione Russa di riconoscere la validità dei passaporti, delle targhe dei veicoli e di altri documenti rilasciati dalle autorità separatiste di Donetsk e Lugansk ai cittadini ucraini e agli apolidi residenti nei territori delle due repubbliche. Il decreto firmato oggi da Putin stabilisce, inoltre, la possibilità, per i cittadini delle repubbliche autoproclamate di Donetsk e di Lugansk, di entrare e uscire dalla Russia senza bisogno del visto, sulla base dei documenti di identità rilasciati dalle autorità separatiste, mentre per i minorenni sarà necessario solamente esibire il certificato di nascita.

Lo scopo del provvedimento, che ha forza di legge ed è immediatamente entrato in vigore, per il Cremlino è quello di “proteggere i diritti e le libertà dell’uomo e del cittadino in accordo con i princìpi e le norme del diritto internazionale universalmente riconosciuti”. I territori controllati dalle autorità separatiste si trovano, infatti, da tempo sotto embargo da parte delle autorità ucraine.

La decisione del presidente russo, che arriva a due settimane di distanza dall’inizio di una nuova escalation delle violenze nel Donbass, rappresenta un chiaro endorsement alle autorità delle due repubbliche separatiste, non riconosciute da Kiev. La sua validità però, precisano dal Cremlino, è “provvisoria” e la misura resterà in vigore solo fino a quando sarà raggiunta una soluzione politica per le regioni del sud-est, “sulla base degli accordi di Minsk”. In altre parole vale, non si tratterebbe di un riconoscimento formale delle due repubbliche, ma di un modo per tutelare i cittadini russofoni.

Il provvedimento con cui viene riconosciuta la validità dei documenti emessi dalle autorità di Donetsk e Lugansk arriva anche dopo l’intervento del vice presidente degli Stati Uniti, Mike Pence, che oggi, alla conferenza per la sicurezza di Monaco ha detto che sull’Ucraina gli Usa "continueranno a richiamare la Russia alle sue responsabilità”, con riferimento agli accordi di Minsk. Proprio del processo di pace nel sud-est dell’Ucraina si è discusso oggi, a margine dei lavori della conferenza sulla sicurezza di Monaco, nella riunione ministeriale del formato cosiddetto “normanno”, che comprende i rappresentanti di Francia, Germania, Ucraina e Russia.

Un incontro definito “positivo” dal capo della diplomazia tedesca, Sigmar Gabriel. Con la mediazione di Francia e Germania, Mosca e Kiev hanno, infatti, concordato un nuovo accordo per il cessate il fuoco nel Donbass, che entrerà in vigore a partire dal prossimo lunedì 20 febbraio e che avrà come obiettivo primario quello di mettere fine alla "forte escalation" di violenze registrata nelle ultime settimane. Entrambe le parti si sono impegnate a ritirare l'artiglieria pesante dalla linea di contatto e a garantire l'accesso agli osservatori dell'Osce e alla Croce Rossa, che si occuperà di distribuire gli aiuti umanitari alla popolazione civile.


???
https://www.facebook.com/LambrenedettoX ... 8453941220


https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_de ... _orientale
La guerra dell'Ucraina orientale o guerra del Donbass, inizialmente indicata come rivolta (o crisi) dell'Ucraina orientale, è un conflitto in corso che ha avuto inizio il 6 aprile 2014, quando alcuni manifestanti armati, secondo le testimonianze, si sono impadroniti di alcuni palazzi governativi dell'Ucraina orientale, ossia nelle regioni di Donec'k, Luhans'k e Charkiv.
I separatisti chiesero un referendum riguardo allo status delle loro regioni all'interno dell'Ucraina i quali si tennero l'11 maggio 2014. Intanto, dal 6 aprile, sono state due le repubbliche che si sono proclamate indipendenti: la Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk.

https://it.wikipedia.org/wiki/Bacino_del_Donec

http://www.occhidellaguerra.it/tag/donbass



Donbass ancora in fiamme: le forze di Kiev riprendono l’iniziativa a due passi da Donetsk
(di Giampiero Venturi)
03/02/17

http://www.difesaonline.it/geopolitica/ ... e-passi-da

Continuano gli scontri nel Donbass: da una parte le forze regolari ucraine, dall’altra le Forze Armate Unite della Novorossiya, cartello delle milizie separatiste considerato un gruppo di terroristi dal governo di Kiev.

Nell’area di Avdiivka, città in mano alle forze governative a meno di 20 km a nord di Donetsk, l’attività delle artiglierie non conosce sosta, mentre movimenti di truppe di terra lasciano presupporre una recrudescenza delle operazioni nei prossimi giorni.

Tutto l’arco di territorio che va da Peski (a ovest di Donetsk) a Gorlovka (nord est) è interessato da un ridispiegamento di forze ucraine.

Truppe aviotrasportate dell’80a Brigata e unità della 79a Brigata d’Assalto Aereo sarebbero state dislocate come rinforzo alla 72a Brigata meccanizzata del colonnello Sokolov, ormai completamente schierata nell’area di Avdiivka.

I reparti paracadutisti reimpiegati in queste ore, sono ufficialmente di stanza rispettivamente a Leopoli sotto il Comando Operazioni Ovest e a Mykolaiv nel sud ovest dell’Ucraina. Così come le truppe della storica 72a Brigata sono state però impiegate fin dal 2014 nelle operazioni belliche contro le forze filorusse del Donbass e vantano una grande esperienza sul terreno. Insieme alla 79a e alla 80a Brigata (che dispone attualmente anche di carri T-80) sono operative in tutta l’area del Donbass anche altre unità aviotrasportate: la 25a Brigata (costretta ad abbandonare la Crimea nel 2014) e l’81a Brigata costituita proprio nel 2014 con elementi provenienti dalla 25a.

La concentrazione di truppe ucraine servirebbe a scongiurare la penetrazione delle forze filorusse a ovest della strada 20, lungo il bacino carbonifero che costeggia Avdiivka sul lato sinistro. L’eventualità potrebbe comportare l'isolamento di interi reparti ucraini, con lo spettro dei rovesci subiti nel 2015.

Al di là della situazione militare sul terreno, le condizioni della popolazione civile peggiorano e ricomincia la fuga dalla aree sulla linea del fronte. Interrotta la distribuzione di luce e gas in molte zone urbane. In parallelo si rialzano i toni tra Kiev e Mosca, che si accusano reciprocamente circa le responsabilità della nuova escalation.

Secondo il Cremlino, il governo di Kiev sta forzando la mano per evitare un possibile isolamento conseguenza dell’elezione del presidente Trump. Un’eventuale intesa tra Russia e Stati Uniti nell'Europa dell’Est, priverebbe l’attuale leadership ucraina del suo principale sponsor politico, economico e militare. Gli scontri sarebbero ricominciati per iniziativa dei paramilitari ucraini appoggiati dall’artiglieria delle forze regolari. I bombardamenti nelle ultime 48 ore avrebbero coinvolto quartieri periferici di Donetsk, facendo ripiombare la città ucraina nell’orrore della guerra.

Viceversa Kiev accusa la Russia di puntare sul nuovo corso americano per continuare ad armare i ribelli separatisti del Donbass e avere così mano libera nell’Ucraina orientale.

La diplomazia è al lavoro per evitare il riaccendersi del conflitto che in previsione della fine dell’inverno, potrebbe riesplodere su vasta scala.

Le prossime ore saranno cruciali per capire non tanto le possibili evoluzioni militari quanto gli eventuali nuovi equilibri geopolitici.
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » mer lug 12, 2017 9:06 pm

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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » sab mar 03, 2018 9:59 pm

Epoch Times
1 marzo 2018
Di David T. Jones

http://epochtimes.it/news/lucraina-dimenticata

A mio avviso, l’Occidente non è capace di ‘contare e camminare’ contemporaneamente. Ci scagliamo sulle crisi del giorno con la stessa frenesia dei preadolescenti, che accecati dal cantante del momento, improvvisamente dimenticano l’idolo dell’anno precedente.

Cosi è stato anche durante gli ultimi mesi: negli Stati Uniti i media continuano a cercare le prove di qualche illecito nell’attività di Trump o nella campagna presidenziale del 2016. Solo il Super Bowl ci ha concesso un giorno di distrazione.
Sul piano internazionale, le testate nucleari e i missili della Corea del Nord si sono ‘dissolti’ per garantire una visione felice delle Olimpiadi invernali (16 giorni di tregua dalla continua contemplazione di un disastro nucleare). L’Europa invece è assorta dalla dimostrazione di forza del governo turco che vuole soggiogare i curdi una volta per tutte, e da una Germania che, ormai esausta, sta cercando da mesi di raggiungere un accordo per formare un governo.

L’Ucraina non suscita più grande interesse. Ma non è normale, perché l’Ucraina non è di certo una questione secondaria: si trova nel cuore dell’Europa orientale e, escludendo la Russia, è il Paese più esteso del continente europeo; ha una popolazione di 44,5 milioni di persone (considerando la Crimea), abbondanti risorse naturali e un grande potenziale economico. E l’indipendenza e la democrazia dell’Ucraina sono a rischio.

IL QUADRO GENERALE

L’Ucraina è diventata indipendente dopo il collasso dell’Urss nel 1990. In seguito è stata afflitta dall’implosione economica e dalla corruzione politica. E da allora ha costantemente tentato di stringere le relazioni con Ue e Nato; creando una situazione che ha sempre imbarazzato il Cremlino.

Tuttavia a novembre del 2013, l’allora presidente Viktor Yanukovych ha iniziato a prendere le distanze dall”accordo di associazione’ siglato con l’Ue, per avvicinarsi invece a Mosca. Gli ucraini, furibondi, hanno costretto Yanukovych (immediatamente fuggito in Russia) alle dimissioni, grazie a una serie di manifestazioni e insurrezioni denominate Euromidan. Le conseguenti elezioni hanno nominato presidente Petro Poroshenko, che tuttora detiene questa carica e potrà essere rieletto a marzo del 2019.

In reazione alla defenestrazione del suo lacchè, Mosca – con spudorata aggressività – ha occupato la Crimea, per poi ‘legittimare’ il proprio atto criminale con un risibile referendum svoltosi a marzo del 2014. Le Nazioni Unite si sono lamentate, ma come era prevedibile non è servito a nulla.

La Russia ha raddoppiato la posta in gioco inviando semi segretamente gli ‘omini verdi’ (soldati dalle uniformi verdi che combattono a volto coperto) in sostegno dei ribelli separatisti dell’Ucraina orientale. Queste forze filo russe hanno occupato il territorio e fondato ‘governi’ indipendenti da quello di Kiev.

A febbraio 2015 gli sforzi dell’Ue hanno portato alla redazione del Protocollo di Minsk, un accordo tra Russia, Francia, Germania, Ucraina, e i separatisti filo-russi che prevedeva il cessate il fuoco nelle aree ribelli, che sarebbero dovute ritornare sotto la giurisdizione di Kiev. Tuttavia nulla di quanto previsto dall’accordo è stato realizzato, e a conti fatti il Protocollo ha rappresentato una tregua nel conflitto piuttosto che un sentiero verso la pace.

GLI ULTIMI SVILUPPI

Frustrato da tre anni senza pace ne vittorie, Poroshenko si sta impegnando con decisione per rafforzare la propria potenza politica e militare. Nel 2016 l’Ucraina è entrata a far parte dell’Area di Libero Scambio dell Ue, per modernizzare e adeguare l’economia, il sistema governativo e lo Stato di diritto dell’Ucraina agli standard europei.
A maggio del 2016, Poroshenko ha firmato il ‘Protocollo strategico di difesa’, che ambisce ad armonizzare, entro il 2020, la dottrina militare, le modalità di addestramento e il funzionamento dell’esercito ucraino con gli standard della Nato.

Politicamente Poroshenko è pronto a ratificare una legge, appena approvata dal parlamento, che lo renderà de facto ‘Presidente in stato di guerra’, concentrando tutte le forze di sicurezza nelle sue mani. La legge pone fine alla farsa secondo cui la guerriglia sarebbe guidata da separatisti anti-Kiev, ed etichetta le regioni controllate dai separatisti come ‘territori temporaneamente occupati’ da milizie riconducibili alla Russia.

Con questa legge l’Ucraina si allontana definitivamente dal Protocollo di Minsk, avendo appurato che un percorso senza meta non porta da nessuna parte.

COSA CI ATTENDE?

Nel corso dei lunghi combattimenti, l’Ucraina ha ristrutturato il proprio esercito e ora è dotata di quello che è stato descritto come uno tra gli eserciti più potenti in Europa.
Lo sviluppo è stato accelerato dalla decisione degli Usa di inviare a Kiev i moderni missili anticarro Javelin, i quali potenziano non solo il sistema difensivo, ma anche la capacità di condurre offensive contro l’esercito finanziato dai russi.
Il prossimo passo potrebbero essere dei missili antiaerei che bilancerebbero, o addirittura ribalterebbero, gli equilibri di forza con l’aeronautica russa.

L’esercito russo non è più l’Armata Rossa sovietica: hanno alcune eccellenti unità speciali, ma ormai Mosca non è più in grado di impegnarsi in missioni di grandi proporzioni.

Quindi, adesso è più che mai necessario mantenere viva una coalizione europea che sostenga l’Ucraina e persista nelle sanzioni contro Mosca, ed esercitare pressione su Kiev, affinché realizzi riforme economiche e agisca contro la corruzione.

Se ottenere il successo militare richiederà un’azione decisa e tutto il coraggio della leadership ucraina, trasformare il sistema politico di questa nazione in una democrazia di stampo occidentale potrebbe essere ben più arduo. E allo stesso tempo molto più importante.

David T. Jones è un ex alto funzionario del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha pubblicato centinaia di libri, articoli e recensioni sulle questioni bilaterali Stati Uniti-Canada e sulla politica estera in generale. Nel corso di una carriera di oltre 30 anni, si è concentrato su questioni politico-militari, ed è stato consulente per due capi di stato maggiore dell’esercito americano.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » lun mar 12, 2018 9:44 pm

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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » gio dic 06, 2018 11:22 pm

LA DOTTRINA BOLTON
Niram Ferretti
6 dicembre 2018

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Il messaggio alla Russia è arrivato molto chiaro da parte USA relativamente all'Ucraina. Per chi avesse ancora qualche dubbio residuo su dove va a parare l'Amministrazione Trump in merito a Putin, ma soprattutto sul ruolo decisivo di John Bolton come Consigliere per la Sicurezza Nazionale.

Aerei americani sono volati oggi sopra l'Ucraina. Il portavoce del Dipartimento della Difesa ha dichiarato:

“Oggi, gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno condotto un volo straordinario in ottemperanza del Trattato Cieli Liberi. Il tempismo di questo volo ha lo scopo di riaffermare l'impegno degli Stati Uniti nei confronti dell'Ucraina e di altre nazioni alleate".

È seguito un comunicato del Pentagono che ha sottolinearo come gli Stati Uniti siano risoluti nel loro supporto per la sicurezza delle nazioni europee".

Sono settantatre anni che gli USA sono a supporto delle nazioni europee, con scarsa riconoscenza e in contraccambio spesso una malcelata antipatia.

Ronald Reagan fu determinante nello sconfiggere "l'impero del male", e oggi la Russia, erede di quella realtà, è tenuta d'occhio con l'abituale attenzione, come si deve tenere d'occhio il principale laboratorio di disinformazione del pianeta.

John Bolton è il dominus dietro la decisione dell'Amministrazione Trump di uscire dal trattato INF (intermediate range nuclear forces treaty) del 1987.

Come ha dichiarato un funzionario veterano dell'Amministrazione, "Nel corso di due amministrazioni gli Stati Uniti e i loro alleati hanno cercato di riportare la Russia a una completa e verificabile adesione con l'INF. Nonostate le nostre obiezioni la Russia continua a produrre e utilizzare missili cruise proibiti e ha ignorato la nostra esortazione alla trasparenza".

Da qui la decisione americana di uscire dal trattato.

La dottrina Bolton è molto semplice nei suoi assunti principali. I nemici degli Stati Uniti sono diversi e di diverso grado, Iran, Cina e Russia. Ne consegue che vanno contenuti con fermezza.

Trump può ammiccare a Putin, ma quando si tratta di questioni fondamentali, la barra viene mantenuta dritta.
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » mar apr 23, 2019 12:22 am

Elezioni Ucraina, il comico Zelenskij presidente con oltre il 70%: "Tutto è possibile"
Dopo i primi exit poll, il capo di Stato uscente Petro Poroshenko ha ammesso la sconfitta al ballottaggio. L'attore in giornata era stato multato per aver mostrato il voto ai reporter. Anche una Femen ai seggi
ROSALBA CASTELLETTI
21 aprile 2019

https://www.repubblica.it/esteri/2019/0 ... -224568371

KIEV - L'attore comico Volodimir Zelenskij è riuscito a trasformare il copione in realtà: da tre stagioni interpreta il ruolo del presidente in una popolare serie tv, ma ora si avvia a diventare per davvero il nuovo leader dell'Ucraina. Secondo i primi exit poll diffusi alla chiusura delle urne, le 20 locali, le 19 italiane, avrebbe raccolto tra il 72,7% e il 73,7% dei consensi. "A tutti i cittadini dei Paesi post-sovietici, dico: guardateci! Tutto è possibile!", sono state le sue prime parole.

Largamente battuto il presidente in carica Petro Poroshenko, in cerca di un secondo mandato: secondo i primi rilevamenti sarebbe rimasto fermo tra il 25,3% e il 27,3%. Ha ammesso la sconfitta: Lascio la presidenza del Paese dal prossimo mese. Così ha deciso la maggior parte degli ucraini e accetto questa decisione", ha detto congratulandosi con il rivale per la vittoria. Un exit poll aggiornato verrà diffuso alle 22 ore locali, le 21 in Italia.

Nel quartier generale del candidato presidente Volodimir Zelenskij si respirava già da ore un clima di festa. Staff e giornalisti giocavano a ping pong o a biliardino in attesa dei risultati di un voto cruciale non solo per il Paese, ma anche per la Nato e l'Unione Europea. Alle 15 locali, l'affluenza era intorno al 45 percento, più alta rispetto al primo turno elettorale quando il comico 41enne aveva ottenuto il 30,4 percento dei voti, quasi il doppio del suo rivale 53enne, fermo al 16 percento.

Degna di una campagna atipica, la giornata non è stata priva di sorprese. Un'attivista delle Femen, il gruppo ucraino femminista di protesta, si è presentata al seggio di Zelenskij mostrando sul petto la scritta "Pig in a poke", "acquisto a scatola chiusa". Molti in Ucraina considerano infatti il volto nuovo della politica un'incognita: Zelenskij ha presentato un programma vago e si è sottratto alle interviste, nonostante l'appello di 20 media ucraini.

Altro siparietto quando nel pomeriggio, la polizia si è presentata nel quartier elettorale per multare Zelenskij perché aveva mostrato ai giornalisti la scheda elettorale compilata prima d'immetterla nell'urna. "Giusto, ho infranto la legge e la legge è uguale per tutti", ha replicato Zelenskij, mentre il portavoce della sua campagna, Dmitry Razumkov, ha documentato il tutto su Facebook commentando: "Nuovo presidente, nuove regole. Tutti devono rispettare la legge".

Il Servitore del popolo Zelenskij

Volodimir Zelenskij è noto per aver già “fatto il presidente”, perlomeno in una popolarissima serie tv ucraina, Servo del popolo, sbarcata di recente anche su Netflix. Interpreta un professore di storia eletto a sorpresa presidente dopo che una sua invettiva contro la corruzione al governo viene ripresa di nascosto dagli studenti e diventa virale. Dopo aver creato un partito col nome della serie tv, in ucraino Sluga Narodu, ha annunciato la sua candidatura a Capodanno.

Volto nuovo della politica, ha condotto una campagna elettorale atipica: non ha tenuto comizi, ma spettacoli insieme allo studio teatrale “Kvartal 95” o dirette video sui social. E, dopo i ripetuti inviti di Poroshenko, ha accettato di partecipare a un dibattito a due giorni dal voto, ma nella cornice dello Stadio olimpico di Kiev.

I detrattori lo accusano di non avere esperienza né un programma definito e di essere legato all’oligarca in esilio Ihor Kolomojskij, proprietario della tv “1+1” dove va in onda la sua serie tv. Ieri notte un avvocato ha provato a far escludere la sua candidatura, ma all'una di notte una corte d'appello ha respinto la sua richiesta

Il “re del cioccolato” Poroshenko

Il presidente uscente 53enne Poroshenko, a capo del partito “Solidarietà”, deve la sua fortuna a una fabbrica di dolciumi: da qui il soprannome “re del cioccolato”. È stato eletto dopo la cosiddetta “Rivoluzione della dignità”, o “Euromajdan”, la sollevazione iniziata dopo la revoca degli accordi di associazione con l’Unione Europea che nel 2014 aveva costretto alla fuga l’allora presidente Viktor Janukovich. I manifestanti chiedevano la lotta alla corruzione, una magistratura indipendente, la tutela dei diritti umani. Cinque anni dopo, molte richieste sono ancora disattese, il Paese è impantanato nella crisi economica e la guerra nel Donbass con i separatisti filorussi è ancora aperta.

Per far dimenticare le promesse deluse, Poroshenko ha puntato la sua campagna sullo scontro con la Russia: dalla proclamazione della legge marziale dopo l’incidente nel mar di Azov all’indipendenza della Chiesa ortodossa ucraina da quella moscovita.




Perché in Ucraina ha vinto il comico Zelensky
Roberto Vivaldelli

http://www.occhidellaguerra.it/ucraina- ... o-zelensky

Come ampiamente previsto dai sondaggi, che lo davano come favorito indiscusso, l’attore Volodymyr Zelensky è il nuovo presidente dell’Ucraina con il 73% dei consensi. Zelensky, 41 anni, alla prima esperienza in politica, famoso grazie al programma televisivo Servant of the People, che ha dato il nome anche alla sua formazione politica, ha sbaragliato al ballottaggio il Presidente uscente Petro Poroshenko, fermo al 25% dei consensi.

Una vittoria netta che è arrivata grazie allo status di “outsider” , unito a una posizione anti-élite e a una strategia efficace sui social media, che lo hanno aiutato ad attirare gli elettori (in particolare i giovani) particolarmente scontenti e delusi del governo del Presidente Poroshenko. Al fine di colmare la sua totale inesperienza, il giovane comico ha reclutato l’ex ministro delle finanze Oleksandr Danylyuk e l’ex ministro dell’Economia Aivaras Abromavicius come suoi consiglieri, entrambi ex membri del governo guidato dal Primo ministro Volodymyr Borysovych Groysman.

“Non vi deluderò”. Queste le sue prime parole da presidente mentre Poroshenko ha ammesso, già dopo la pubblicazione degli exit poll, la sconfitta: “Lascio l’ufficio della presidenza, ma non la politica”.
Sfide difficili per Zelensky: l’economia è un disastro e la corruzione dilaga

Zelensky ha pubblicato un video messaggio diretto ai suoi sostenitori dalla sua pagina Facebook: “Voglio ringraziare tutti voi per essere stati con noi tutti questi quattro mesi”, ha spiegato. “E la cosa più importante che abbiamo fatto: abbiamo unito l’Ucraina, abbiamo unito le nostre vite, abbiamo unito la nostra gente”, ha ribadito Zelensky.

Il nuovo Presidente dell’Ucraina, tuttavia, eredita una situazione non facile, dilaniato dalla guerra nel Donbass e da una situazione economica molto complicata. Nel dicembre 2018, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha approvato un ulteriore prestito di 3,9 miliardi di dollari per l’Ucraina al fine di stabilizzare l’economia. Il Fondo ha quindi avvertito Kiev che sono necessari ulteriori progressi “nelle riforme sull’anticorruzione e nelle privatizzazioni per attirare gli investimenti e migliorare il clima degli affari”.

A gennaio, il rapporto nazionale del Fondo sull’Ucraina ha dichiarato che “gli sforzi per creare un’economia più dinamica, aperta e competitiva non sono all’altezza delle aspettative e l’economia deve ancora affrontare sfide importanti”.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’Ucraina è diventata il paese più povero d’Europa in termini di Pil pro capite, anche più povero della Moldavia. Almeno due milioni di ucraini si sono trasferiti in Europa per cercare lavoro. Il ministro delle finanze ha stimato che al suo attuale tasso di crescita, l’economia ucraina impiegherà 50 anni per raggiungere la Polonia.

Così ha sbaragliato Petro Poroshenko

Zelensky, che qualcuno ha paragonato a Beppe Grillo, è salito al potere in Ucraina sull’onda della disillusione per l’incapacità di Poroshenko di affrontare la corruzione e a fronte di una netta diminuzione degli standard di vita in Ucraina negli ultimi cinque anni. La sua campagna è stata costruita sulla promessa di abbattere un sistema di potere corrotto e oligarchico, un’élite di cui Petro Poroshenko è espressione.

L’ultimo dibattito, svoltosi in pompa magna allo stadio olimpico di Kiev, ha suggellato la leadership di Zelensky, nonostante i tentativi di Poroshenko di ritrarre il suo avversario come un burattino di Mosca e dell’oligarca Igor Kolomoysky. Se la sua vittoria risulta ampiamente annunciata dai sondaggi, dal Cremlino a Washington passando per Bruxelles ci si chiede quale sarà il futuro dell’Ucraina e, soprattutto, quale sarà la politica estera del nuovo Presidente. Cercherà, come molti auspicano, di dialogare con Mosca dopo gli anni difficili di Poroshenko e degli ultra-nazionalisti e di trovare una soluzione alla guerra nel Donbass?

Una nuova speranza contro la corruzione?

Come osserva Foreign Affairs, Zelensky ha letto l’umore dell’opinione pubblica meglio di qualsiasi altro candidato. Gli ucraini hanno i più bassi indici di fiducia nel loro governo nel mondo e hanno costantemente dichiarato ai sondaggisti di volere nuovi volti al potere e una vera lotta alla corruzione. Vogliono un presidente pulito, capace di portare a progressi rapidi. È così che l’attore ha vinto.

L’immagine è perfetta. In televisione, Zelensky interpreta un presidente che vive con i suoi genitori in un normale condominio, va in bicicletta e combatte gli oligarchi. Nella vita reale, Volodymyr Zelensky si è impegnato a promuovere l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, a rimuovere l’immunità parlamentare dai procedimenti giudiziari e a sostenere le istituzioni anticorruzione dell’Ucraina.

Da questo punto di vista, tuttavia, deve chiarire il suo rapporto discusso con il famigerato oligarca Ihor Kolomoisky, che possiede 1 + 1, il canale televisivo che trasmette i suoi spettacolo. Kolomoisky e Poroshenko divennero acerrimi rivali dopo che il presidente nazionalizzò la PrivatBank di Kolomoisky alla fine del 2016.


Zelensky e il futuro dell’Ucraina

Se Petro Poroshenko ha puntato tutto sul sentimento nazionalista e sull’adesione di Kiev alla Nato e all’Unione europea, Zelensky è parso più moderato e intenzionato a sottolineare le questioni interne del Paese e più care alla stragrande maggioranza degli elettori. Sebbene Zelensky abbia espresso il sostegno all’integrazione del Paese sia nell’Ue che nella Nato come obiettivi a lungo termine, ha promesso di indire un referendum su quest’ultimo punto, probabilmente per attirare gli elettori con simpatie filo-russe.

Da Mosca, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha commentato i risultati delle elezioni ucraine affermando che i cittadini del Paese hanno mostrato il loro desiderio di cambiamenti politici, sia interni che esteri. “Ora tocca ai nuovi vertici dell’Ucraina capire e attuare le aspirazioni degli elettori”, ha aggiunto Lavrov. Zelensky, dal canto suo, si è impegnato a “rinvigorire gli Accordi di Minsk per porre fine alla guerra nel Donbass”. Ma il nuovo presidente rimane un’incognita su molti fronti, soprattutto per ciò che riguarda i rapporti con Mosca.
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » mer apr 24, 2019 5:14 pm

Kiev esce dall’accordo sulle invenzioni segrete dei tempi sovietici
24.04.2019

https://it.sputniknews.com/mondo/201904 ... shortening


Il Consiglio dei Ministri Ucraino ha preso la decisione di uscire dall’accordo sulla non divulgazione delle informazioni segrete sulle invenzioni sovietiche.

Il documento era stato firmato il 4 giugno 1999 tra l’Ucraina, la Russia, la Bielorussia, l’Armenia, la Georgia, il Kazakhstan, il Kirghizistan, la Moldavia, il Tagikistan e l’Uzbekistan.

Le parti avevano aderito all’obbligo di “garantire il regime di segretezza delle informazioni in loro possesso sulle invenzioni segrete (...) create nell’ex URSS”.

Precedentemente il presidente ucraino Petr Porošenko aveva assegnato al Consiglio dei Ministri il compito di comincare la procedura di uscita dell’Ucraina dagli organi fondatori della Comunità degli Stati Indipendenti.

Aveva inoltre dichiarato che Kiev avrebbe analizzato attentamente tutti gli accordi internazionali firmati come membri della CSI e sarebbe uscita da quelli che avrebbe considerato “anche solo minimamente incompatibili con gli interessi nazionali”.

Ad agosto 2018 è stata chiusa la rappresentanza ucraina presso gli organi della CSI e le comunicazioni sono ora effettuate tramite l’Ambasciata ucraina a Minsk.
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Re: Ucraina e Crimea

Messaggioda Berto » gio apr 25, 2019 9:19 am

Putin apre le porte agli abitanti del Donbass: così saranno cittadini russi
Davide Bartoccini
Apr 25, 2019

http://www.occhidellaguerra.it/putin-ap ... el-donbass

Il presidente russo Putin ha firmato un decreto che semplifica l’ottenimento della cittadinanza russa per residenti nel Donbass. Il decreto renderà più facile l’ottenimento del passaporto della Federazione Russa e la conseguente cittadinanza per tutti gli abitanti delle regioni separatiste dell’Ucraina sud-orientale, cioè quelle di Donetsk e Lugansk, dove è in corso dal 2014 una guerra fra separatisti filorussi e forze ucraine in cui sono morte oltre 10mila persone.

Il decreto, pubblicato sul sito del Cremlino, è stato reso noto a pochi giorni dalla vittoria ottenuta alla elezioni ucraine dal nuovo presidente Volodymyr Zelensky, che non ha mostrato alcuna simpatia per la minoranza russofona, come l’uscente Petro Poroshneko. Il ministro degli Esteri ucraino, Pavel Klimkin, ha definito il decreto emesso dal presidente Putin in merito alla concessione della cittadinanza russa ai cittadini delle autoproclamate repubbliche del Donbass una “continua aggressione e intromissione nei nostri affari interni”. Ha riportare la notizia è stata l’agenzia d’informazione russa Interfax. “Si tratta di una nuova fase di occupazione del Donbass”, ha continuato il ministro ucraino.

“Le persone che risiedono permanentemente in determinate aree delle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk hanno il diritto di richiedere la cittadinanza russa secondo una procedura semplificata” si legge nel decreto pubblicato sul sito del Cremlino. La decisione sarebbe stata presa “al fine di proteggere i diritti umani e le libertà” degli abitanti di minoranza russofona sulla base di leggi internazionali riconosciute e generalmente accettate, secondo quanto diffuso dal Cremlino. Il decreto prevede che i residenti e facciano domanda per ottenere la cittadinanza russa forniscano alcuni documenti, compresi i loro passaporti. Un processo di tre mesi fornirà risposta positiva o negativa alla richiesta. Il ministero degli Interni russo, il ministero degli esteri, il servizio di sicurezza federale, ossia l’Fsb (servizio di spionaggio e controspionaggio russo), e la guardia nazionale sono stati incaricati di adottare misure per garantire l’immediata attuazione del decreto dal giorno della sua emissione.



L'Europa contro Putin: "Attacco alla sovranità ucraina"
Renato Zuccheri - Gio, 25/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/leu ... 6NuJUsabCk

Il portavoce di Federica Mogherini attacca il presidente russo per aver facilitato la cittadinanza russa ai cittadini di Donetsk e Lugansk

L'Unione europea attacca la Russia per la decisione di Mosca di facilitare la concessione della cittadinanza russa agli abitanti delle regioni del'Ucraina orientale.

Come spiegato da un portavoce dell'Alto commissario per la politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, "la firma del Presidente Putin di un decreto che autorizza le persone che risiedono permanentemente in alcune aree delle regioni di Donetsk e di Luhansk a richiedere la cittadinanza russa è un altro attacco alla sovranità dell'Ucraina da parte della Russia".

A detta del rappresentante di Bruxelles, "la tempistica di tale decisione che arriva subito dopo le elezioni presidenziali dell'Ucraina, che hanno dimostrato il forte attaccamento dell'Ucraina alla democrazia e allo stato di diritto, mostra l'intenzione della Russia di destabilizzare ulteriormente l'Ucraina e di esacerbare il conflitto". E si augura che la Russia attui pienamente gli impegni presi negli accordi di Minsk.


La condanna di Francia e Germania

La decisione di Putin ha già scatenato le ire degli Stati membri dell'Unione europea coinvolti nei trattati sull'Ucraina. Ieri, Francia e Germania avevano condannato apertamente la scelta del Cremlino di agevolare le procedure per la concessione della cittadinanza nel Donbass. E oggi è arrivato il commento moto duro da parte dell'Unione europea, che da sempre è totalmente schierata dalla parte del governo di Kiev e in aperta contrapposizione alla Federazione russa. Intanto, oggi, su richiesta del governo ucraino, si terrà una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per approfondire proprio della decisione di Putin, il quale ha già detto che il suo Paese è pronto a discutere senza problemi.
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