Crimea! La Crimea non è russa ma ucraina

Re: Crimea! La Crimea non è russa ma ucraina

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 7:40 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Crimea! La Crimea non è russa ma ucraina

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 7:42 am

10)
Demografia storica della Crimea e del Donbass




Nel 1991 è già stato fatto un referendo regolare in Ucraina, libero, senza minacce e senza violenza, per dicidere se stare un meno con la Federazione russa

1991
Il primo dicembre 1991 fu tenuto in Ucraina il referendum sull’indipendenza dalla URSS/Russia
e fu una votazione libera, democratica, senza violenze né brogli.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991
Il referendum riguardo all'indipendenza dell'Ucraina si è svolto il 1º dicembre 1991. L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
I cittadini ucraini espressero un sostegno schiacciante per l'indipendenza. Al referendum votarono 31.891.742 (l'84.18% dei residenti) e tra di essi 28.804.071 (il 90.32%) votarono "Sì".
Nello stesso giorno, si tennero anche le elezioni presidenziali, nella quale gli ucraini elessero Leonid Kravčuk (all'epoca Capo del Parlamento) Presidente dell'Ucraina.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991
L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
Vinsero i SI con una percentuale del 90,32%.
I SI vinsero in TUTTE le regioni del paese.
E quindi anche nella russofona Crimea e nel russofono Donbass vinsero gli indipendentisti a grande maggioranza:
In Crimea i SI ottennero il 54,19% dei suffragi.
Nel Donbass:
Donec'k- Oblast' di Donec'k 76,85%
Luhans'k - Oblast' di Luhans'k 83,86%
Charkiv- Oblast' di Charkiv 75,83%
Nel Donbass ci vivevano ucraini filo Ucraina e ucraini russi che avevano simpatie per la Russia e nel loro insieme al referendo per l'Indipendenza dell'Ucraina dall'URSS oltre il 70% di loro votò per il Sì. Quindi la sovranità statuale era dell'Ucraina e non della Russia e inoltre vi erano anche i diritti degli ucraini da salvaguardare che i separatisti filo russi hanno violentemente calpestato.


23 anni dopo le popolazioni filorusse del Donbass e dell'Ucraina hanno perso ogni possibile e valido diritto ad effettuare un qualsiasi ulteriore referendo per l'indipendenza dall'Ucraina e l'annessione alla Federazione russa, dopo aver intrapreso una guerra civile fatta di violenza e terrorismo contro la sovranità ucraina e contro i diritti umani, civili e politici delle popolazioni ucraine di questi territori perseguendone la pulizia etnica.
Guerra terroristica in Donbass promossa dalla Russia di Putin e in Crimea con l'invasione militare e la successiva annessione


Se vi è qualcuno che avrebbe l'autorità sovrana a decidere in merito sarebbe unicamente il popolo ucraino, tutti i cittadini dell'Ucraina poiché la proprietà del territorio del Donbass e della Crimea appartiene a loro e non tanto e solo alle popolazioni filorusse di questi territori.



Il Donbass e la Crimea sono parte dell'Ucraina e non della Russia
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1613077124

Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non dei russi e della Russia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 143&t=3000
https://www.facebook.com/profile.php?id=100078666805876

3)
Demografia etnico linguistica nell'Ucraina, in Crimea e nel Donbass

Demografia del Donbass

Oltre ad essere territorio legittimo dell'Ucraina era ed è abitato prevalentemente da ucraini, nel censimento del 2001 si definivano come ucraini il 78,8%, nel 2015, sempre secondo il Centro Razumkov, l’86%, e oggi il 92%.
Solo una minoranza di costoro, circa il 21%, era di lingua russa e politicamente russofila.

Quindi questa minoranza di lingua russa e politicamente russofila non aveva alcun diritto civile e politico alla sovranità democratica su questa terra.

Da un punto di vista dei diritti umani, civili e politici è la maggioranza della popolazione che determina la sovranità politica e non la minoranza, la quale va solo rispettata nelle sue specificità civili e linguistiche.
La pretesa di questa minoranza alla sovranità politica sul Donbass viola i diritti umani, civili e politici della maggioranza della popolazione che è e si sente ucraina.


Non vi è quindi alcun diritto della minoranza russofono-russofila che sia stato violato dall'Ucraina e dagli ucraini del Donbass.
Caso mai è il contrario questa minoranza minimale con l'appoggio della Russia di Putin ha violato i diritti umani, civili e politici della maggioranza ucraina del Donbass.


Chi sostiene questa minoranza criminale e terroristica viola i diritti umani, civili e politici della maggioranza ucraina del Donbass e dello stato ucraino.


Seconda parte

Demografia del Donbass censimento 2001

Dati demografici, etnico linguistici per farsi un quadro della situazione dell'Ucraina e del Donbass e meglio comprendeene le dinamiche, le implicazioni, i risvolti e le conseguenze

Un sondaggio rivela che più del 90% dei cittadini ucraini si considerano di etnia ucraina
UACRISIS.ORG
22.03.2020

https://uacrisis.org/it/55302-ukraine-identity

Secondo uno studio condotto dal Centro Razumkov, il 92% dei cittadini ucraini si considerano di etnia ucraina. Sono invece il 6% coloro che si identificano come appartenenti all’etnia russa, mentre ad altri gruppi etnici l’1,5 %. Dopo l’indipendenza dell’Ucraina nel 1991, questo è il tasso più alto mai registrato sull’autodeterminazione.
I dati rivelano che l’annessione della Crimea e l’aggressione russa nel Donbass hanno accelerato il processo di autoidentificazione. Infatti, secondo il censimento del 2001 si definivano come ucraini il 78,8%, nel 2015, sempre secondo il Centro Razumkov, l’86%, e oggi il 92%. Secondo lo studio, la percentuale di coloro che si considerano ucraini è più alta tra i più giovani – dai 18 ai 22 anni (96,2%). Tra gli over 60, è invece inferiore al 90%.

Il Vice Direttore Generale del Centro Razumkov Yuriy Yakimenko ha detto che le ragioni per tale cambiamento vanno ricercate nel fatto che il numero dei russi etnici è ridotto a causa dell’annessione della Crimea e dell’occupazione del Donbas. Ma nonostante ciò, l’aggressione russa ha influito sul numero totale, dato che più persone si sono autoidentificate come ucraine.

La “bi-etnia” della popolazione dell’Ucraina

Inoltre, lo studio ha sottolineato l’esistenza di problemi relativi alla multipla identificazione e alla “bi-etnia” come uno degli aspetti più rilevanti della formazione dell’identità etnica.
Nel sondaggio vi era la possibilità di indicare sia la propria etnia che la propria nazionalità.
Il 74% degli intervistati totali in Ucraina sente di appartenere ad una sola etnia, il 12% ritiene di appartenere a due o più nazionalità, il 6% non si sente di appartenere a nessuna nazionalità e l’8% sono gli indecisi.

Tra gli ucraini etnici, il 77% sente di appartenere ad un’unica nazionalità, invece tra i russi etnici solo il 39%. Coloro che invece si sentono contemporaneamente appartenenti a due o più nazionalità, sono rispettivamente il 10% per gli ucraini e il 30% per i russi, mentre a nessuna nazionalità rispettivamente il 5% e il 20%.

Tra coloro che dichiarano di appartenere allo stesso tempo a due o più nazionalità, vi sono in particolare i residenti del Donbas (27%), delle regioni del Sud (24%) e dell’Est (19%) , mentre nell’Ovest e Centro sono solo il 6%.

Inoltre è stato rilevato che nelle regioni del Donbas, del Sud e dell’Est la percentuale di coloro che non si ritengono appartenenti ad alcuna nazionalità è molto più alta, con rispettivamente il 20%, 10% e 12% (contro il 2% dell’Ucraina Centrale e l’1% dell’ovest dell’Ucraina).

I sociologi hanno riportato che si può anche identificare non solo di un rifiuto ma anche un distanziamento rispetto all’autoidentificazione. Ciò sembra essere una caratteristica peculiare dei russi etnici in Ucraina, al pari della bi- o polietnicità.


Terza parte

Lingua madre: ucraino o russo?

Il 68% dei cittadini considera l’ucraino come lingua madre, il 17% entrambe le lingue (ucraino e russo), solo russo il 14%, e lo 0,7% un’altra lingua. Nella regione occidentale, coloro che considerano l’ucraino come lingua madre sono il 93% degli intervistati, nella regione centrale – l’84%, nel Sud il 42%, nell’Est il 36%, nel Donbas il 27%.

Coloro che dichiarano il russo come lingua madre sono localizzati per il 2% in Ucraina occidentale, per il 6% in quella centrale, il 31% nelle regioni del Sud, il 24% nell’Est e il 42% nel Donbas.
Coloro che invece dichiarano ugualmente ucraino e russo sono invece collocati rispettivamente per il 3%, il 10%, il 26%, il 38% e il 29%.

“Il fattore etnico ucraino influenza l’uso più frequente dell’ucraino” ha detto Yuri Yakimenko. Fra gli ucraini etnici, la lingua ucraina viene considerata come lingua madre dal 73% mentre il 18% sono coloro che si dichiarano madrelingua di entrambi gli idiomi.

La nostalgia dell’URSS
Secondo un sondaggio precedente del Centro Razumkov, nel mese di novembre 2016, i due terzi (65%) degli ucraini si sono dichiarati contrari ad un possibile ripristino dell’Unione Sovietica, il 13% hanno dichiarato di volerlo mentre un altro 22% ha risposto “sì, ma capisco che alle condizioni attuali è impossibile.”

Gli ucraini etnici che hanno risposto negativamente sul ripristinare l’Unione Sovietica ammontano al 69%, invece russi etnici solo il 39%.

Secondo l’ultimo sondaggio, il 27% degli intervistati in Ucraina si considerano cittadini dell’ex Unione Sovietica. Più frequentemente si considerano cittadini dell’URSS gli abitanti del Sud (48%) e dell’Est (41%), mentre nelle altre regioni si va solamente dal 17% al 21%.
Il sondaggio è stato condotto dal Centro Razumkov il 3-9 marzo 2017 Sono stati intervistate 2.016 persone in tutte le regioni d’Ucraina, tranne territori occupati.




La popolazione della regione di Donetsk. Popolazione della regione di Donetsk
l'economia 2022

https://ita.agromassidayu.com/naselenie ... age-235284

La regione di Donetsk è una regione con un'alta concentrazione di produzione industriale, trasporti e una significativa densità di popolazione. Secondo il Comitato statale statale, dal 1 ° gennaio 2015 la popolazione della regione di Donetsk è stimata in 4, 31 milioni di persone. Densità di popolazione di 165 persone / km 2 - questa cifra è 2, 2 volte superiore alla media dell'Ucraina (75, 5 persone / km²).

Nessuno risponderà sicuramente alla domanda su quante persone si trovano nella regione di Donetsk. Va tenuto presente che la difficile situazione politica influisce in modo significativo sulla migrazione dei residenti nella regione, quindi il loro numero esatto è attualmente impossibile da calcolare. Al 1 ° gennaio 2013, c'erano 18 distretti nella regione, 52 città (28 delle quali di rilevanza regionale), 131 insediamenti urbani e 1.118 altri insediamenti, in cui vivevano in totale 4.375.000 persone. La popolazione urbana era di 3.964.200 abitanti (91%), la popolazione rurale - 411.000 (9%). Il rapporto percentuale rimane approssimativamente lo stesso, sebbene i dati assoluti siano notevolmente diminuiti.

Sul territorio, che occupa il 4, 4% dell'area dell'Ucraina, circa il 20% di tutte le capacità produttive del paese è concentrato e il 9, 6% della popolazione vive. Dal numero della regione di Donetsk occupava un primo posto incondizionato tra le altre regioni del paese.

Crisi demografica

La popolazione delle regioni di Lugansk e Donetsk a causa di conflitti armati è notevolmente diminuita. I dati provenienti da fonti diverse sono diversi, ma anche stime modeste indicano centinaia di migliaia di rifugiati che hanno lasciato la regione. Le autorità del DPR e LPR parlano di 825.000 rifugiati (450.000 da Donetsk e 375.000 dalle regioni di Lugansk), mentre il Servizio federale per le migrazioni della Federazione Russa ha riferito di 733.000 migranti. I dati delle Nazioni Unite sono molto più modesti: 200.000 sfollati in Russia e 190.000 all'interno dell'Ucraina.

Ma anche prima di questi eventi, è stata osservata una crisi demografica nel Donbass. Pertanto, nel 2013 rispetto al 2012, la popolazione della regione di Donetsk è diminuita di 27.700 persone, di cui 23.200 negli insediamenti urbani, 4.500 negli insediamenti rurali. Sulla base di 1 mila abitanti, la popolazione è diminuita di 6, 3 persone, mentre l'intensità della riduzione nelle aree rurali è 1, 9 volte superiore (11 persone per 1000 abitanti) rispetto agli insediamenti urbani (5, 8 per 1000).

Le dimensioni del declino complessivo della popolazione nel 2012 sono state del 99, 7% a causa del declino naturale (il numero di morti è 1, 6 volte il numero delle nascite) e dello 0, 3% a causa del deflusso migratorio (il numero di morti ha superato lo 0, 1% numero di arrivi).


Dinamica


Negli anni '30, la regione di Donetsk divenne la più grande regione di popolazione dell'Ucraina, davanti alla regione di Vinnitsa. Nel 1959, il 10, 2% della popolazione ucraina viveva qui, nel 1970 e 1979 - il 10, 4%. Nel 1989, la popolazione della regione di Donetsk è scesa al 10, 3%, nel 2014 - al 9, 6%. La percentuale di anziani (oltre 60) nel Donbass è del 10, 7% della popolazione, mentre tra i minori di 14 anni solo l'8, 3%.

Durante gli eventi del 2014, un'entità quasi-statale, la Repubblica popolare di Donetsk, si è formata in una parte del territorio della regione di Donetsk. A partire dal 2015, controllava circa 1/3 dell'area della regione di Donetsk, dove il 55, 8% della sua popolazione viveva prima della guerra.

Le dinamiche storiche dei cambiamenti nella popolazione della regione di Donetsk:

1926: 1.645.000 persone.
1939: 3.099.810
1959: 4.262.048
1970: 4.891.979
1979: 5160641 persone.
1989: 5332395 persone.
2001: 4841074 persone.
2014: 4.343.900

La prima metà del 2015

Sebbene la popolazione della regione di Donetsk non sia conosciuta in modo affidabile, le autorità locali mantengono statistiche su entrambi i lati. I principali indicatori demografici per gennaio-giugno 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014:

La popolazione del Donbass tra le regioni dell'Ucraina è caratterizzata dai più alti tassi di invecchiamento della popolazione. Nel 1989, la popolazione di età inferiore ai 14 anni è diminuita del 50% (in Ucraina - 40%), al di sopra dei 65 anni è aumentata del 31% (in Ucraina - 15%).

Nel periodo 1989-2014. l'età media nella regione è aumentata di 5, 7 anni (in Ucraina - di 4, 1 anni), l'età media - di 6, 5 anni (in Ucraina - di 5 anni). Qual è il più grande aumento dell'età media della popolazione tra tutte le regioni ucraine.

Nel 2014 l'età media dei cittadini era di 42, 5 anni, ovvero 1, 9 anni in più rispetto alla media ucraina. Con questo coefficiente, la regione di Donetsk occupa il penultimo posto tra le regioni dell'Ucraina, solo nella regione di Chernihiv l'età media della popolazione era maggiore. L'età media della popolazione della regione di Donetsk nel 2014 era di 42, 1 anni - 2, 3 anni in più rispetto all'Ucraina.


Urbanizzazione

Nella regione di Donetsk ha registrato il più alto livello di urbanizzazione tra le regioni dell'Ucraina, oltre il 90% della sua popolazione vive in città. Questo indicatore è rimasto stabile negli ultimi decenni, rispetto al 1979, è cresciuto solo dell'1, 5% e rispetto al 1989 - dello 0, 3%.

Allo stesso tempo, la popolazione urbana della regione di Donetsk, insieme alla vicina Lugansk, è caratterizzata dai più alti tassi di spopolamento in Ucraina. Nel periodo 1989-2014 la popolazione urbana della regione è diminuita del 18, 2%, il doppio rispetto alla media dell'Ucraina (9, 4%). Nella regione di Donetsk nel periodo 1989-2014 ha rappresentato il 27% della riduzione totale della popolazione urbana dell'Ucraina (877.400 di 3.251.000).

Popolazione urbana
...
Percentuale di urbanizzazione
Città più grandi

Elenco delle città di Donbass (2014) per popolazione:

Donetsk: 945.000 persone.
Mariupol: 458.000 persone
Makeevka: 352.000
Horlivka: 254.000 persone
Kramatorsk: 163.000
Slavyansk: 116.000 persone
Enakievo: 81.000 persone
Artyomovsk: 77.000
Konstantinovka: 76.000 persone
Krasnoarmeysk: 64.000 persone
Druzhkovka: 59000 persone.
Khartsyzsk: 58.000 persone


Struttura della lingua etnica


La composizione della popolazione della regione di Donetsk dovuta al ripristino su larga scala delle imprese industriali del dopoguerra, che ha richiesto l'attrazione del lavoro dalle regioni interne dell'URSS, è caratterizzata dalla diversità nazionale.
Sebbene i cittadini che si considerano ucraini siano la maggioranza, la maggioranza della popolazione preferisce parlare russo. Dinamica della lingua madre del Donbass secondo i censimenti:




Composizione etnica dell'Ucraina

https://it.wikipedia.org/wiki/Ucraina
Ucraini 77,5%,
Russi 17,2%,
Rumeni e Moldavi 0,8%,
Bielorussi 0,6%,
Tatari di Crimea 0,5%,
Bulgari 0,4%,
Ungheresi 0,3%,
Polacchi 0,3%,
Armeni 0,2%
Greci 0,2%,
Tatari 0,2%,


https://it.public-welfare.com/3988435-t ... tsk-region


Distribuzione etnica della popolazione della città di Donetsk
https://it.frwiki.wiki/wiki/Donetsk
Distribuzione etnica della popolazione della città di Donetsk: 48,15% russi; 46,65% ucraini; 1,15% bielorussi; 0,99% greci; 0,50% ebrei; 0,49% tartari; 0,40% armeni; 0,20% azero; 0,20% georgiani; altro 1,27%.
Mentre gli abitanti del nord e dell'ovest dell'Ucraina parlano prevalentemente ucraino , in questa regione il russo è la lingua dominante, come lo è per la maggior parte degli abitanti del Donbass, indipendentemente dalla loro posizione.

Per chi ha continuato a credere nella propaganda sulla volontà del Donbass di stare con la Russia.
Alessandra Casula
23 aprile 2022
https://www.facebook.com/alessandra.cas ... 3202852906
Ve lo dicevo che i rifugiati russofoni del Donbass in Italia non raccontavano la storiella di Putin e in cui siete cascati. Poco prima della guerra, “il favore verso l’integrazione con la Russia non era elevato: 33% a Donetsk, 24% a Lugansk e Odessa, 15% a Kharkiv, mostrando come anche nelle regioni orientali del paese sussistessero grandi differenze e non fosse affatto vero, come si è poi affermato e si continua a ripetere da più parti, che nell’est dell’Ucraina la popolazione fosse largamente favorevole all’integrazione con la Russia. Anzi, uno studio del 2018 ha rilevato come la guerra non abbia modificato nella popolazione del Donbass la propria identità ucraina che, quindi, è qualcosa di più di una semplice appartenenza linguistica.
A marzo 2014 si registrarono scontri a Kharkov, Donetsk e Lugansk, con l’occupazione dei municipi e delle istituzioni locali. Secondo gli osservatori OSCE le forze di polizia non intervennero o si mostrarono solidali con i manifestanti filorussi. In aprile vennero occupate le amministrazioni di Kramatorsk, Sloviansk e Mariupol, questa volta con il supporto di uomini armati. Si trattava perlopiù di paramilitari che arrivavano dalla Russia . La provenienza russa dei miliziani e di larga parte dei dimostranti che occuparono le varie municipalità è la prova che non si è mai trattato, fin dall’inizio, di una guerra civile ma di uno “scenario crimeano” fatto di agitatori e truppe irregolari inviate da Mosca per destabilizzare e infine occupare le regioni orientali dell’Ucraina”
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Re: Crimea! La Crimea non è russa ma ucraina

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 7:43 am

Demografia storica della Crimea e del Donbass
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 7616466655
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Re: Crimea! La Crimea non è russa ma ucraina

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 7:43 am

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Re: Crimea! La Crimea non è russa ma ucraina

Messaggioda Berto » gio ott 13, 2022 7:43 am

11)
Breve ma acuta e condivisibile storia sintetica della Crimea dal 2014, di Massimo Paleari



2014, COSA ACCADDE VERAMENTE IN CRIMEA E GLI ANTEFATTI
Massimiliano Paleari
18 ottobre 2022

https://www.facebook.com/massimiliano.p ... Btst1Cf6al

In Crimea vi è indubbiamente una maggioranza di Russi etnici (58%), questo nessuno lo discute. Non mancano comunque una consistente minoranza ucraina (24%) e tatara (12%), quest'ultima a ricordarci di come la Crimea fosse stata per secoli un Khanato indipendente, ultimo residuo del dominio dell'Orda d'Oro sulle pianure sarmatiche. Vi sono poi altre minoranze (tra cui Greci, Armeni persino Italiani), sul piano numerico non rilevantissime ma testimonianza di un radicamento millenario o almeno secolare nella penisola, di una storia affascinante. In generale, la colonizzazione russa della Crimea, se misurata sul piano storico, è un evento recente. Sebastopoli fu fondata dai Russi solo nel 1783, dopo la conquista del Khanato di Crimea (che continuò comunque ad avere a lungo una maggioranza tatara).
Dicevo all'inizio, nessuno mette in discussione l'attuale composizione etnica della Crimea. Da qui però a farne discendere fantomatici diritti di prelazione da parte della Russia ve ne corre. Altrimenti dovremmo per coerenza, noi Italiani, aprire le porte, ad una occupazione austriaca dell'Alto Adige, o i Belgi ad una occupazione olandese della parte fiamminga del Paese e così via. Oppure, paradossalmente, gli Ucraini potrebbero rivendicare ampie porzioni dell'Estremo Oriente già sovietico e ora russo. Eh, sì, affacciati sul Pacifico vi sono vastissimi territori abitati da coloni ucraini e da discendenti di cosacchi ucraini. Durante gli anni convulsi della guerra civile russa del 1917-1922 avevano addirittura fondato una Repubblica Ucraina dell'Estremo Oriente, pur dall'esistenza effimera. Lo vedete come è complicato e pericoloso pretendere di far coincidere sempre o comunque i confini etnici con quelli statali? Questa è un'idea ottocentesca, ormai ampiamente superata. Purtroppo non tra l'attuale dirigenza russa, che concepisce ancora la politica di potenza in termini di chilometri quadrati conquistati.
La verità è che la Crimea è un territorio multietnico, con proprie peculiarità. Per questo motivo nel 1992, dopo l'indipendenza dell'Ucraina essa divenne una Repubblica Autonoma, con un proprio parlamento pur restando all'interno del nuovo Stato (per capirci qui da noi in Italia, qualcosa di simile ad una nostra Regione a statuto speciale).
Ora analizziamo i miti messi in giro in questi ultimi anni dalla propaganda russa. Il primo riguarda il supposto atto arbitrario che Krusciov avrebbe commesso nel 1954, un anno dopo la morte di Stalin, cedendo l'Oblast della Crimea alla Repubblica sovietica di Ucraina. Il fatto è che parlare di arbitrarietà in tempi sovietici fa ridere: era tutto o quasi arbitrario! Con un colpo di penna venivano spostate intere popolazione dalla sera alla mattina da un capo all'altro del Paese. Questa sorte toccò, ad esempio, ai Tatari di Crimea, accusati di collaborazionismo nei confronti dei Tedeschi durante la WWII. Ovviamente furono deportati tutti, perfino coloro che avevano combattuto con l'Armata Rossa! Furono riabilitati solo nel 1967 e solo da quella data poterono iniziare a rientrare in Crimea, almeno chi era sopravvissuto alle deportazioni. In ogni caso la cessione della Crimea fu sancita da un accordo ufficiale tra le due Repubbliche Sovietiche di Russia e di Ucraina, per cui anche la forma venne salvata. Quanto alle motivazioni, per Krusciov pesarono soprattutto le ragioni economiche (la Crimea aveva molti più legami con l'entroterra ucraino che con la Russia, priva di un collegamento terrestre con la penisola). Qualche storico si spinge a dire che Krusciov volle anche, con quest'atto, risarcire tardivamente in qualche modo l'Ucraina delle sofferenze subite durante l'Holodomor (la grande carestia artificiale che nel 1931-1933 (epoca staliniana) produsse soprattutto in Ucraina milioni di morti per fame, un vero e proprio genocidio). Io non so se questa chiave interpretativa sia corretta. Se lo fosse, la cosa non mi scandalizzerebbe. La Germania non pagò forse i propri crimini cedendo immensi territori a est al termine della WWII? Lo stesso non accadde all'Italia con la perdita dell'Istria e di Zara? Con la differenza che la popolazione russa della Crimea poté restare indisturbata sulla terra in cui viveva. Dunque dal punto di vista del Diritto non vi è dubbio che la Crimea appartenga legittimamente all'Ucraina, i cui confini internazionalmente riconosciuti, lo ripeto, erano stati solennemen garantiti nel 1994 dalla stessa Russia (Memorandum di Budapest). Bisogna anche aggiungere che nei decenni seguenti la Repubblica Sovietica di Ucraina investì molte risorse in Crimea promuovendone lo sviluppo turistico e trasformandola in un paradiso ("relativo" si intende) all'interno dell'URSS.
Un altro mito, anzi in questo caso una vera e propria bugia putiniana, consiste nell'affermare che la secessione della Crimea dall'Ucraina nel 2014 fu frutto di un genuino e completamente spontaneo moto popolare locale. Le cose non stanno affatto così, per diverse ragioni. Intanto le azioni di destabilizzazione, il "soffiare sul fuoco" da parte della Russia ebbero inizio ben prima di Maidan, negli anni precedenti, anche attraverso il sostegno a movimenti locali pro Russia iper nazionalisti e intense attività di propaganda.
La vera posta in gioco era ed è la base navale di Sebastopoli, il cui contratto di affitto alla Marina Russa doveva scadere nel 2017. A partire da quella data, in assenza di un rinnovo, la base sarebbe passata all'Ucraina. Dal momento che l'Ucraina stava dando ricorrenti segnali di volersi scrollare di dosso la pesane "tutela" russa e avvicinarsi all'Occidente (prima con la Rivoluzione Arancione nel 2004, poi con Euro Maidan nel 2014), il nervosismo della dirigenza russa aumentava proporzionalmente.
Nel febbraio del 2014 apparvero "misteriosamente" gli "omini verdi", militari privi di mostrine che in breve tempo presero il controllo dei centri strategici, sia civili che militari, della penisola. Putin all'iniziò affermò che erano tutti volontari della Crimea, insorti per difendere la penisola dai "fascisti" ucraini. In realtà dopo qualche mese ammise che l'operazione era stata attentamente pianificata dalle forze armate russe con l'invio di uomini e mezzi. Fu addirittura istituito un Albo d'Onore per premiare i militari che si erano distinti nell'operazione.
Fate attenzione alle date, Tale albo riporta come data di inizio il 20 febbraio 2014, due giorni prima che il presidente ucraino filo russo Yanucovich fuggisse! Capite? Era già tutto organizzato ed etero diretto, altro che moto spontaneo! I soldati russi furono appoggiati anche dai "Lupi della Notte", una via di mezzo tra una congrega di bikers e un violento movimento iper nazionalista alfiere della "Grande Russia" (a questo proposito se vi interessa leggete un mio precedente post a riguardo dedicato proprio ai "Lupi della Notte"). Gli "omini verdi" circondarono e occuparono con la forza il Parlamento crimeano di Simferopoli costringendo i deputati, armi alla mano, a votare le risoluzioni anti ucraine. Furono sequestrati anche i cellulari dei parlamentari.
C'è un'altra data a cui prestare attenzione. Sergej Aksenov, l'esponente filorusso che divenne nel 2014 il nuovo presidente della Crimea, iniziò a fare politica nel 2008 con il suo partito "Unità Russa". Il 2008 è l'anno della decisiva virata anti occidentale di Putin, è l'anno dell'aggressione russa alla Georgia, è l'anno in cui Putin decide definitivamente di intraprendere attivamente il "percorso" di recupero dello spazio imperiale grande russo. Non è un caso. Certe operazioni politiche partono da lontano. Malgrado tutto, è interessante anche notare che il Partito di questo Aksenov nelle elezioni crimeane del 2010 ottenne solo 3 seggi su 100, segno che il suo estremismo non era condiviso nemmeno dalla maggioranza russa della Crimea.
Le forze militari ucraine, confuse e disorientate (era in corso a Kiev il cambio di regime e le catene di comando erano incerte o saltate) cedettero in quell'occasione quasi senza resistenza (ci furono comunque alcuni morti e feriti). Attenzione, non sto dicendo che non ci fosse anche un certo consenso da parte di una buona aliquota della maggioranza russa. Sto dicendo che senza l'operazione "chirurgica" di Mosca e senza l'infiltrazione/destabilizzazione degli anni precedenti non ci sarebbe stata alcuna "rivolta a buon fine". Cappello "finale", Il successivo referendum che sancì il distacco dall'Ucraina fu svolto in fretta e furia senza i requisiti minimi di imparzialità che sarebbero stati necessari in un caso del genere e senza una risoluzione dell'Onu in tal senso.
Negli anni successivi al 2014 la Crimea non godette certo di quel benessere e di quello sviluppo promesso da Mosca. Il settore del turismo è in grave crisi, avendo perso il mercato ucraino. Crisi suggellata dal flusso migratorio a saldo negativo: non solo gli Ucraini, ma anche i Russi in questi anni stanno abbandonando la Crimea.
Concludendo. La giustizia e il diritto internazionale impongono che la Crimea torni all'Ucraina. Sempre la giustizia (e anche l'opportunità politica) impongono che Kiev garantisca una ampia autonomia politica alla Crimea, in modo che siano tutelate le sue specificità. Quanto alla flotta russa a Sebastopoli, può pure iniziare a trasferirsi a Soci. Dicono non sia male anche là.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Crimea! La Crimea non è russa ma ucraina

Messaggioda Berto » mar nov 01, 2022 9:15 pm

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Re: Crimea! La Crimea non è russa ma ucraina

Messaggioda Berto » mar nov 01, 2022 9:15 pm

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Re: Crimea! La Crimea non è russa ma ucraina

Messaggioda Berto » mar nov 01, 2022 9:15 pm

12)
Lombardia e Veneto rinnegano l'annessione russa della Crimea, che nel 2016 avevano demenzialmente riconosciuto




Ecco la delibera veneta che ha riconosciuto l'annessione della Crimea
Linkiesta.it
Piero Cecchinato
25 marzo 2022

https://www.linkiesta.it/blog/2022/03/e ... la-crimea/

Sulle infiltrazioni russe in Veneto attraverso gli uomini della Lega ha scritto magistralmente Luciano Capone due giorni fa. Adesso vi facciamo toccare con mano la famigerata delibera con cui il Consiglio Regionale ha riconosciuto l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014. Una decisione con cui la Regione Veneto – unica in Occidente – si è posta sullo stesso piano di Corea del Nord, Kyrgyzstan, Uganda, Nicaragua, Zimbabwe e Siria.

L’Euromaidan

Per capire l’invasione russa della Crimea del 2014 bisogna prendere le mosse dall’Euromaidan (in ucraino “Europiazza”), la grande protesta tenutasi per oltre 90 giorni a Kiev per contestare la marcia indietro del presidente filorusso Viktor Janukovyč dall’accordo di associazione e libero scambio in programma con l’Ue.

Una protesta che sfociò in durissimi scontri fra manifestanti e forze di pubblica sicurezza, la cui genesi e il cui senso sono magistralmente documentati nel documentario “Winter on Fire”.

L’Euromaidan finì il 22 febbraio 2014, con la fuga di Janukovyč in Russia e la sua deposizione da parte del Parlamento, a seguito della strage di manifestanti compiuta da cecchini delle forze di sicurezza nei due giorni precedenti.

Per Putin, che dopo la rivoluzione arancione del 2004 era riuscito a proiettare nuovamente la sua ombra sull’Ucraina favorendo l’elezione di Janukovyč, fu una disfatta.

I cittadini rimasti in piazza così a lungo dimostrarono di essere disposti a pagare anche con la vita per il loro sogno di avvicinamento all’Europa e al mondo occidentale e la deposizione di Janukovyč allontanò le ambizioni russe di riportare l’Ucraina sotto la propria influenza diretta.

L’annessione della Crimea

La reazione di Putin si svolse su due fronti. Il primo consistette in una fortissima propaganda che dipinse l’Euromaidan come un golpe (guardate “Winter on Fire” e giudicate voi) e il nuovo governo ucraino come una congrega di nazisti fomentati dall’Occidente contro la Russia.

Il secondo fronte fu la Crimea, dove Putin aveva già meticolosamente preparato il terreno con una pesante campagna di pressione e disinformazione iniziata anni prima: il 26 febbraio, a soli quattro giorni dalla vittoria dell’Europiazza, le forze filorusse iniziarono le operazioni di occupazione della penisola.

Il resto è storia purtroppo nota: il 27 febbraio truppe senza insegne si impadronirono delle sedi del Parlamento e del Governo della Crimea e il 16 marzo – in questo clima di occupazione militare – si tenne il famigerato referendum sull’annessione alla Russia, annessione poi sancita il 18 marzo 2022 dal Cremlino.

In una ventina di giorni la Crimea venne così sottratta all’Ucraina.

L’intero processo venne naturalmente accompagnato da una notevole spinta propagandistica da parte di Mosca, che da allora iniziò anche ad infiltrare i media occidentali cercando di ridefinire il dibattito a favore della Russia.

Venetikstan

Se in piazza Maidan si è lottato per la libertà, in Veneto ci si è battuti per l’annessione.

La propaganda russa è infatti giunta ai massimi vertici istituzionali della Regione.

Prova ne è la deliberazione n. 103 del 18 maggio 2016, con la quale il Consiglio Regionale Veneto ha approvato la risoluzione presentata dai consiglieri della Lega e della maggioranza che sostiene Luca Zaia (opposizioni contrarie).

Nella premessa la risoluzione tratta in poche righe oltre mille anni di storia, provando a narrare, naturalmente, pochi episodi utili alla causa.

Dopo aver spiegato che «la penisola di Crimea presenta da sempre un miscuglio di popolazioni di lingua ed etnia diverse», la risoluzione afferma che «l’importanza della Crimea per la Russia fu sancita dal battesimo sulla penisola del principe Vladimir, che fu il primo sovrano russo a convertirsi al Cristianesimo nel decimo secolo e che fu successivamente santificato».

Tralasciando commenti sullo scontato riferimento religioso che fa molto foto di Salvini con la Bibbia e patriarca Krill, vero è che Vladimir I non fu un sovrano “russo”, ma fu il più celebre monarca di Kiev e che fu Kiev la culla della moderna Russia.

La Kiev che conosciamo oggi venne infatti fondata alla fine del IX secolo d.c., divenendo il centro di quella che gli storici chiamano Rus’ di Kiev (rus’: “uomini che remano” nelle antiche lingue scandinave) una grande entità medievale degli slavi orientali che arrivò ad estendersi sui territori dell’odierna Ucraina, della Russia occidentale, della Bielorussia, della Polonia, della Lituania e della Lettonia ed Estonia orientali.

Solo dalla frantumazione di tale entità nacque Mosca come piccolo avamposto militare, nel 1147. Se si vuole fare ricorso al passato come fanno Putin e il Consiglio Regionale Veneto, allora bisogna dire che la Russia è nata a Kiev. Che la primogenitura rispetto a quello che sarebbe un unico grande popolo “russo” è di Kiev, non di Mosca.

Pertanto, se re Vladimir I è stato battezzato in Crimea, come afferma la risoluzione veneta, si può dire che la Crimea sia altrettanto importante per l’Ucraina.

Le premesse della risoluzione del Consiglio Regionale proseguono affermando che «nel 1954 la penisola fu attribuita dall’URSS alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina senza previo consulto della popolazione».

È vero, la cessione della Crimea fu deliberata dal governo russo (evidentemente abituato a consultare la popolazione solo quando gli conviene), ma va ricordato che la popolazione della Crimea si espresse in maggioranza nel referendum del 1991 per l’indipendenza dell’Ucraina (e quindi della stessa Crimea) dalla Russia. Un referendum un po’ meno sospetto di quello tenutosi in un clima di occupazione militare nel 2014.

Perciò la narrazione del Consiglio regionale è quantomeno lacunosa.

Le premesse della risoluzione terminano spiegando che il 16 marzo 2014 «il popolo di Crimea ha manifestato la volontà a costituirsi in uno Stato indipendente».

Non è proprio così. Il quesito sottoposto dalle autorità russe (pardon, di Crimea) non prevedeva l’opzione della indipendenza. Le due soluzioni proposte erano:

Sei a favore del ricongiungimento della Crimea con la Russia come soggetto federale della Federazione Russa?
Sei a favore del ripristino della Costituzione del 1992 e dello status della Crimea come parte dell’Ucraina?

Mancava cioè la terza opzione possibile: che la Crimea rimanesse parte dell’Ucraina col suo statuto di autonomia risalente al 1992. In alternativa all’ingresso nella federazione russa, il quesito poneva infatti solo il ritorno della Crimea allo status di dipendenza totale da Kiev anteriore al 1992. Chiaro il giochetto, no?

Se ci aggiungete che la domanda venne posta mentre i palazzi del Governo e del Parlamento erano occupati dalle forze militari russe, capirete bene perché si trattasse pressoché di una domanda retorica. Una trappola per le stesse aspirazioni di indipendenza della penisola: ciò che avvenne non fu autodeterminazione, come la racconta il Consiglio regionale veneto, ma annessione.

Per cui fa sorridere la risoluzione veneta laddove bacchetta l’Occidente spiegando che «l’Unione Europea e lo Stato Italiano hanno rifiutato il riconoscimento del principio di autodeterminazione contenuto nelle norme del Diritto Internazionale nei confronti della popolazione della penisola di Crimea».

In mala fede, invece, l’accostamento alla dichiarazione di indipendenza del Kosovo, che per la risoluzione del Consiglio Regionale sarebbe stata scorrettamente giudicata dall’Ue con un metro differente.

Nel caso del Kosovo vi era infatti un perimetro di legittimazione ben diverso, che partì dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e sfociò nella decisione della Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja che riconobbe la legittimità della dichiarazione di indipendenza.

Insomma, quello del Consiglio Regionale Veneto è un paragone strumentale che non tiene.

La risoluzione conclude invitando il Presidente Luca Zaia «ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento Nazionale e le Istituzioni Europee per la revisione dei rapporti tra l’Unione Europea e la Federazione Russa, evidenziando i danni irreversibili alla nostra economia provocati dalle loro scelte scellerate ed irresponsabili anche alla luce della sicurezza internazionale».

Avete letto bene: nella retorica filorussa della Lega veneta sono l’Europa e l’Occidente che mettono a repentaglio la sicurezza internazionale.

Infine, ce n’è anche per il Governo italiano, che viene invitato «a riconoscere la volontà espressa dal Parlamento di Crimea e dal popolo mediante un referendum» e a «chiedere l’immediato ritiro delle inutili sanzioni alla Russia che stanno comportando gravi conseguenze all’economia del Veneto, i cui effetti sono destinati ad essere irreversibili e duraturi nel tempo».

Benvenuti in Venetikstan.



Lombardia e Veneto rinnegano l'annessione russa della Crimea

Francesco Gottardi
30 marzo 2022

https://www.ilfoglio.it/politica/2022/0 ... a-3860138/


Il dietrofront

I due Consigli regionali erano stati pionieri occidentali dei filo-Putin. Oggi sentono “la necessità di porvi un seppur tardivo rimedio”. Con qualche imbarazzo e defezione

Arrivederci Crimea, c’è un passato da espiare. Quello dei Consigli regionali di Veneto e Lombardi, primo avamposto istituzionale dell’Occidente a riconoscere l’annessione russa della penisola. Soprattutto negli ambienti leghisti, un motivo di vanto. Ieri all’unisono hanno rinnegato tutto. “Considerata l’invasione militare dell’Ucraina”, si legge nella proposta lombarda, primo firmatario Fabio Pizzul del Pd, “Il Consiglio esprime la netta condanna dell’aggressione e ritiene inadeguati, nonché superati, gli indirizzi espressi nella mozione del 5 luglio 2016”. Risoluzione approvata all’unanimità. Il Veneto entra più nel dettaglio. Fa mea culpa: “Oltre un mese di distruzioni e massacri messi in atto dalle forze armate russe rendono ancora più evidenti le errate valutazioni contenute nella deliberazione del 2016 e la necessità di porvi un seppur tardivo rimedio”. Sottolinea inoltre l’importanza di un nuovo “pronunciamento istituzionale che prenda le distanze dai contenuti a suo tempo deliberati, inconciliabili con la tragica realtà di questi giorni, sia un gesto che consegna ai cittadini una rappresentanza unitaria e inequivoca”. Eppure non tutti hanno accolto l’appello promosso dal consigliere Gianpiero Possamai, sempre del Pd.

Ha votato a favore il leghista Roberto Ciambetti, che presiedeva il Consiglio regionale già ai tempi della sciagurata mozione. Ambasciator non porta pena, si dirà. Ma la figura più alta del Veneto dopo Zaia è anche colui che consegnò il gonfalone di San Marco al presidente del Parlamento della Crimea Vladimir Konstantinov. (all'epoca nella lista dei sanzionati dell'Ue). Alla faccia dello zelo istituzionale. Il grande russofilo del Consiglio, sin dai primi tempi, era stato però Stefano Valdegamberi che aveva promosso la mozione di riconoscimento dell'annessione della Crimea. Lui ancora oggi considera i suoi soggiorni a Yalta un orgoglio e non una macchia. Non ha votato per l'annullamento. E neppure l'altro filorusso, Luciano Sandonà. Sono entrambi consiglieri eletti in Lista Zaia. Il primo ha sposato la causa di Putin, il secondo direttamente una russa. Già nelle prime giornate di guerra, Sandonà si allineava a Vito Comencini – il deputato del Carroccio che ha disertato l’intervento di Zelensky in Parlamento – parlando di “dinamiche molto complesse”. Non di invasione.

Ora la palla passa alle Giunte regionali di Veneto e Lombardia, incaricate di intraprendere “progetti di cooperazione internazionale” in solidarietà del popolo ucraino. E di mettere una pietra sopra questa brutta pagina politicante.

Poi manca solo il dietrofront della Liguria, che pure riconobbe la Crimea russa nel 2016. Alessandro Piana, allora presidente del gruppo consiliare della Lega e attuale vice di Toti, dopo una visita diplomatica a Yalta gongolava: “Laggiù vanno tutti pazzi per il pesto alla genovese. Inoltre la nostra riviera è sempre stata una meta prediletta dai russi”. Criteri inoppugnabili per la legittimità di un referendum. Contattato in questi giorni dal Foglio, Piana ha preferito non rispondere. E indugiare ancora.




La vergogna dei veneti e dei leghisti che stanno con la Russia di Putin e contro l'Ucraina

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Re: Crimea! La Crimea non è russa ma ucraina

Messaggioda Berto » mar nov 01, 2022 9:16 pm

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