I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab gen 14, 2023 8:22 am

19)
Quelli che sostengono la cultura russa e la Russia, fraintendendo il concetto di cultur
a

La cultura umana o di un popolo o di una nazione o di uno stato non riguarda solo l'arte e non è costituita solo dalle opere musicali, teatrali, letterarie, scultoree, danzanti e pittoriche dei suoi artisti.
La cultura umana di un popolo o di una nazione o di uno stato è l'insieme dei suoi usi e costumi, delle sue tradizioni, della sua esperienza sviluppo ed evoluzione storica, della sua arte, del suo pensiero, della sua filosofia e scienza, della sua tecnologia, della sua religiosità e spiritualità, della sua civiltà sociale e politica, sia nel bene che nel male.
Questa è la "cultura" che non può essere ridotta o ristretta o limitata a quella della sfera artistica e/o a quella che caratterizza un solo periodo storico o che è propria di una sola classe sociale elittaria come la nobiltà, l'aristocrazia e la borghesia dominante.
Le cose buone di popolo o di un paese non servono, non debbono e non possono giustificare, sminuire e nascondere quelle malvage, i delitti, i crimini, le colpe e le responsabilità.


COSA VUOL DIRE LA “CULTURA RUSSA” PER VOI?
Di Tetyana Bezruchenko
9 dicembre 2022

https://www.facebook.com/forzaucraina.i ... 7nSiqrFF2l

È la cultura cecena o quella buryata? O quella di Mosca e San Pietroburgo, o... di Tver’?
La cultura ucraina può essere considerata “russa” come quella cecena o moscovita, ovvero una di quelle che sono state inglobate all’interno di un impero?
Dovremmo capire che questa nostra abitudine è soltanto un brutto vizio a cui siamo stati abituati costantemente, come una droga, e oggi non riusciamo a farne a meno.
Sì, e dove c’è una droga c’è anche uno spacciatore che deve sempre mantenere alti i suoi guadagni e il suo potere.
È molto “fico” mostrarsi conoscitori della “cultura russa”, tirare fuori i nomi di Tolstoy e Dostoevsky, Chaykovsky, Pushkin, Gogol e Bulgakov. E ancora più “fico” è mettersi uno smoking e andare al teatro dell’élite.
Confesso, da poche settimane ho scoperto un piccolo dettaglio che mi fa sorridere ancora, perché è un “campione” esemplare della manipolazione a favore della “cultura russa”, ovvero quanto sia facile trarre in inganno, qualcosa che solo gli studiosi o i conoscitori delle lingue slave, incluse il russo e l’ucraino, potrebbero notare.
Uno scrittore “russo” si chiama “Gogol”. In russo. In ucraino il suo nome si pronuncia “Hohol”. “Hohol” è il nome dispregiativo, un nomignolo, che usavano e usano ancora sul territorio dell’ex impero russo per chiamare gli ucraini. Infatti Hohol era ucraino.
La politica di appropriazione della cultura e della storia ucraine è cominciata secoli fa e lavora in tutti le direzioni.
Inglobando l’Ucraina, lo stato moscovita ha preso il nome di Rus’ di Kyiv, non Kiev. (Sapete perché è così importante a la lettera “Y”? Perché Kyiv deriva dal nome del suo fondatore Kyi. Dietro il nome della capitale Kyiv c’è storia, dietro la versione russificata che è diventata ufficiale e diventata regola c’è cancellazione dell’identità e della storia ucraine. Qualcuno lo nota?) per chiamarsi all’estero “Russia” e avere “continuità storica” con la Rus’ di Kyiv.
All’interno, nei suoi confini la Russia si chiamava e si chiama ancora la “ROSSIYA”, nome che non ha niente a che fare con Rus’.
Saranno gli studiosi a spiegare se quel nome derivi da qualche fiume Ros’ o si chiami così per qualche altro motivo.
La politica, e vorrei sottolineare questa parola, della Rossiya, dell’impero che ha cambiato i nomi ma non i vizi, è sempre stata quella di esportare le guerre per acquisire nuovi territori e la “cultura” per mantenere la maschera da salotto, coprendosi il volto macchiato di sangue.
Come mai si presta così tanta attenzione alla fantomatica “cancel culture russa” senza capire che con questo si favorisce apertamente non solo la cancellazione della cultura stessa, che è sempre stata sfruttata ed ha nutrito la cosiddetta “cultura russa”, ma non si parla della “cancel culture” dei russi, la cancellazione intera delle nazioni. Davanti agli occhi di tutti.
Mi scuso per questa lunga premessa, perché in realtà volevo condividere con voi un altro dettaglio.
Sapevate che a Milano, oltre al famosissimo teatro “Alla Scala” e la sua scuola del balletto molto selettiva che venera la scuola “russa” del balletto, esiste una scuola di balletto ucraina?
Non è uno scherzo.
Una scuola che lavora da tanti anni (precisamente dal 2005) portando il suo nome senza fare “politica”. Si chiama accademia ucraina di balletto, AUB.
Gli allievi arrivano a Milano per studiare da tutto il mondo, per studiare la danza e semplicemente per studiare all’AUB.
Gli allievi fanno i loro spettacoli nei migliori teatri milanesi. Dall’inizio della guerra la scuola ha accolto gli studenti ucraini che scappavano dalla guerra.
La Guerra che voleva cancellare niente altro che l’identità storica e culturale di un Paese, che da trent’anni ha cominciato a costruire la sua indipendenza e raccogliere il suo enorme patrimonio storico, artistico e culturale frantumato dall’impero Rossiya.
I macigni dell’impero che ha inglobato l’Ucraina hanno cercato di polverizzare tutto ciò che crea una nazione e la sua identità, per mescolarlo con la sua.
L’impero ha risucchiato tutti gli elementi che nutrono una nazione, la storia, la cultura, la lingua, come un vampiro che risucchia il sangue per mantenersi in “vita”, perché senza quei prelievi non gli rimane nulla, muore.
Una volta tolti i paraocchi, che la propaganda imperialista della Rossiya, ha messo al mondo, dovranno costruire tutto da zero, e capire cosa vuol dire “russo” e magari rivedere cosa vuol dire “cultura” in generale.
Non si tratta di non apprezzare gli scrittori (poeti, musicisti, pittori), che a mio parere appartengono, più che a qualche cultura nazionale, all’Umanità.
Per apprezzarli davvero bisogna toglierli dal contesto di propaganda dell’aggressore e capire che tutti loro sono stati così importanti per l’Umanità proprio perché raccontavano la verità, facevano vedere il volto dell’impero assassino.
Ritorno al mio obiettivo principale.
Guardatevi intorno e scoprite che esiste solo una cultura vera che crea il bene, che favorisce la crescita del bene.
Però attenzione, se copre il volto dell’assassino, non è una “cultura”, è una droga che permette di tenervi sotto controllo e di manipolarvi facilmente.
Lo spettacolo dell’AUB si potrà vedere al teatro Arcimboldi, il 17 ed il 18 dicembre. È bellissimo.
Insegnare ai bambini la CULTURA è importante.
Di Tetyana Bezruchenko


I primati negativi della incivile e malvagia Russia di Putin
La incivile e malvagia Russia nazifascista di Putin, i suoi primati negativi e le sue azioni criminali
viewtopic.php?f=143&t=3010
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 4000746683
La Russia di Putin non è un faro di civiltà per il mondo, non è certo un paradiso per i cristiani e non è nemmeno una patria felice e ideale per i russi e per le altre etnie di questa federazione imperiale a egemonia suprematista russa.


Tutti i grandi musicisti e letterati della Russia non giustificano minimamente e non sminuiscono le malvagità, i crimini e l'inciviltà della Russia imperialista e suprematista degli Zar, dell'URSS e di Putin.


La cultura quella buona perché quella cattiva non è cultura ma incultura.
La cultura produce civiltà, buona umanità e libertà; l'incultura invece produce inciviltà, disumanità, totalitarismo e dittatura violenta e assassina.
La buona cultura poi non la si trova solo nelle università o nei libri o nei grandi media che fanno opinione o nelle grandi città metropolitane ma ovunque presso la buona gente delle piccole comunità dei piccoli paesi come delle grandi città, presso la buona gente della montagna o che sta in riva al mare o in campagna, tra gli alfabetizzati e gli analfabeti;
la buona cultura non è concentrata in qualche posto privilegiato o in qualche minoranza di persone ma la puoi trovare ovunque in molti luoghi e in molte persone, ovunque vi sia esperienza umana propria del buon vivere e dell'uomo di buona volontà:
sia nel nomade cacciatore sia nel nomade allevatore che seguono le mandrie;
sia nel contadino agricoltore che lavora la terra e nell'allevatore di animali che producono alimenti necessari alla vita umana;
nell'artigiano e nell'industriale che producono manufatti e tenologie utili alla vita umana e che le assistono con la manutenzione;
sia nel commerciante che raccoglie, conserva e distribuisce prodotti e merci utili alla vita umana;
sia negli studiosi che fanno ricerca terorica che nei laboratori;
sia nelle università come nelle piccole botteghe o laboratori artigianali;
sia nei professionisti che per esperienza e studi hanno accumulato grande sapere specialistico utile;
la buona cultura la si trova nel buon esempio non verbale delle persone a cominciare dai gentitori a dai maestri del lavoro; nella buona parola parlata e in quella scritta nei testi dei libri utili;
...
Cultura significa avere, imparare, trasmettere, coltivare e conservare innanzitutto il senso o il criterio del bene e del male, del vero e del falso, del bello e del brutto, del giusto e dell'ingiusto, il rispetto di se stessi e del prossimo, il senso della responsabilità e del dovere.
Cultura non è leggere tanti libri inutili e magri pieni di menzogne, di assurdità e confusione che tui fanno perdere tempo e denearo ma pochi libri essenziali, ricchi di sapere vero in tutti i campi delle'esperienza e della conoscenza umana, buoni e giusti che aiutano a vivere bene e meglio, a curare il male, a difenderci dal male e che trasmettono valori veri e speranza non ingannevole e/o illusoria.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab gen 14, 2023 8:23 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » sab gen 14, 2023 8:24 am

20)
Il demenziale ballerino ucraino di Kherson Sergei Polunin. filorusso e adoratore di Putin, la cui faccia se l'è tatuata sul petto



TOGLI IL PUTIN CHE È NEL TUO
Niram Ferretti
23 dicembre 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 6180382808

Sergei Polunin può anche essere odioso e avere opinioni spregevoli, idolatrare Putin e avere tatuato sul petto lo Schwartze Sonne, il disco solare con le rune caro a Heinrich Himmler, ma non è per questo che deve essere giudicato. Va giudicato in quanto artista.
Cercare di impedirgli di danzare a Milano agli Arcimboldi a causa delle sue opinioni politiche è frutto di talebanesimo sguaiato.
Non si dovrebbe più leggere Céline a causa dei suoi infami pamphlets antisemiti? Nè Pound perchè aveva simpatie fasciste e naziste? e così per Drieu La Rochelle, per Robert Brasillach, Knut Hamsun e altri.
Non si dovrebbe più ascoltare Wagner perchè oltre a essere autore di capolavori musicali scrisse anche "Das Judentum in Der Musik", in cui considerava l'influenza ebraica nella musica una sorta di infezione estetica?
A chi vorrebbe impedire a Polunin di danzare bisognerebbe dire, "Prima di guardare il Putin nell'occhio altrui, togli quello che hai nel tuo".



Alberto Pento
A mio modesto parere boicottare chiunque sostenga Putin è un dovere, una forma legittima e necessaria di autodifesa, così anche un "bravo ballerino/danzatore" che sostiene Putin va giustamente boicottato e perde punti artistici solo per il fatto di essersi schierato con il criminale del Cremlino. Un artista schierato con Putin non merita di essere seguito, apprezzato, ingaggiato, applaudito e pagato.
Non si può scindere l'artista dall'uomo nella sua interezza, a me personalmente della sua "arte danzatoria" non mi importa un fico secco.
Se la sua arte serve a veicolare il criminale del Cremlino, perde ogni valore artistico divenendo mero veicolo di propaganda criminale, danzi pure a casa sua in Russia ma non a casa mia e nel mio paese.
Questo ballerino va paragonato al demenziale prof. Orsini che dovrebbe essere licenziato.

Non si tratta di impedire a questo demenziale danzatore adoratore di Putin di danzare a casa sua o in Russia ma di impedirgli di farlo a casa nostra e nel nostro paese per promuovere il criminale del Cremlino e la sua criminale politica nazifascista, imperialista e predatoria; lasciar danzare questo utile idiota putiniano è una vergogna.
Mi dispiace caro Niram ma paragonare la macchia del volto di Putin sul petto del danzatore russo con la pecca dell'adultera ebrea nella parabola evangelica non ci azzecca proprio per nulla.
A mio modesto parere gli unici artisti russi a cui bisogna dare spazio sono quelli che stanno contro Putin e la sua criminale, disumana e incivile incultura politica della prepotenza e dell'arbitrio, imperialista e suprematista, assassina e sterminatrice, e che per questo rischiano la vita.

Essere intolleranti e contro il male non significa essere illiberali.
Libertà di parola non significa libertà di mentire e di dare falsa testimonianza, di diffamare, di calunniare, di promuovere la prepotenza, la riduzione in schiavitù, l'assassinio e lo sterminio. Contro il male bisogna essere intolleranti e illiberali allo stesso modo che contro la violenza che ti vuole distruggere e uccidere per difendersi bisogna essere violenti e distruggere il male.

L'Ucraina si deve difendere e noi dobbiamo aiutare l'Ucraina a farlo in ogni modo, perché l'aggressione del criminale russo e della sua Russia è un'aggressione alla nostra civiltà occidentale democratica e liberale e dobbiamo quindi prendere chiara posizione contro i demenziali putiniani come gli italici orsini e i ballerini russi tatuatisi con la faccia del mostro.

Francesco Birardi
Purtroppo un sacco di idioti de noantri non capiscono queste semplici verità!

Marco Mugnaini
Francesco Birardi e dopo lo spettacolo cosa succede ci si va a letto insieme?

Marco Riccaboni
Caro Niram Ferretti, sei cosi scandaloso, da una parte fustighi chiunque provi a negare le responsabilità della Russia di Putin, dall’altra distingui l’artista dal politico, e butti in faccia a chi ti legge la responsabilità di “pensare”, se ci riesce, in maniera libera ma faticosa.
È in questo modo di pensare che noi liberali, rompiamo gli schemi. Analisi semplicemente perfetta!

Autore
Niram Ferretti
Marco Riccaboni se non si riescono a fare distinzioni così elementari si arriva inevitabilmente al talebanesimo woke. Immagine speculare e capovolta del putinismo.


Marco Mugnaini
No sense. E il fiume va..

Marco Mugnaini
Niram Ferretti la mela che disse allo specchio gallina. E lei rispose no pera

Titti Alva
Concordo completamente! Hai sempre una marcia in piu, Niram. Buon Natale, con tanto affetto.

Autore
Niram Ferretti
Titti Alva Buon Natale a te, con affetto ricambiato.

Benkő Balázs
Sono parzialmente d'accordo.
Il parziale disaccordo scaturisce dal fatto che nelle sue esibizioni mette necessariamente in brutta mostra le immagini ed i simboli dal contenuto perverso e disumano. E questo nessuno deve tollerare o assorbire nel corso di un evento culturale.
Avesse fatto tatuare Putin o il sole uncinato sulle chiappe, in maniera del resto più congeniale, se esse rimangono recondite, alla stessa stregua delle bolge della sua anima, nessuno dovrebbe scandalizzarsi.

Autore
Niram Ferretti
Benkő Balázs sono d'accordo. Si tratta di esibizionismo sfacciato, kitsch e puerile, ciò non togli che impedirgli di esibirsi per questo motivo è altrettanto puerile e kitsch.

Sisi Amoroso
Sono d’accordo con te , però io un biglietto non lo compero . Un teatro semi vuoto sarebbe nei miei desiderata . Ho un nipote che fa l’università a Losanna , insieme a ragazzi di tutto il mondo . Gli ho chiesto se ne parlavano coi ragazzi russi ( dato che è una università costosa per gli stranieri , penso che siano figli di una élite che può permettersi una retta da 50.000 euro l’anno , forse oligarchi ? ) . Ripetono gli slogan putiniani senza vergogna e senza problemi . E io dovrei essere comprensiva e pensare all’arte ? Viva VERDI

Autore
Niram Ferretti
Sisi Amoroso legittimo non comprare un biglietto, così come è legittimo non volere leggere "Bagatelle per un massacro" di Céline. Meno legittimo volere impedire a Polunin di esibirsi o volere bruciare il libro.

Marco Mugnaini
Niram Ferretti mass media berlusconi ha le sue televisioni con Putin e vari dittatori così la danza e l'arte ha i suoi scheletri. Vuole danzare ? Vada al mare

Nataliya Hrushetska
Non sono assolutamente d'accordo. Non si può sostenere l'Ucraina e condannare l'aggressione russa e nello stesso tempo ricevere ed applaudire a chi la sostiene.
È doppia morale.
Nessuno dava spazio ai sostenitori di Hitler durante la || WW.
La ruzzia e chi la rappresenta devono essere isolati.


Autore
Niram Ferretti
Nataliya Hrushetska sostenere l'Ucraina per me è inevitabile perchè sono un liberale, allo stesso modo, proprio perchè sono un liberale sostengo il diritto di ogni artista di potersi esprimere attraverso la propria disciplina artistica. Durante la Seconda guerra mondiale mezza Europa era sotto attacco, era più improbabile dare spazio in paesi democratici ad artisti di forti simpatie hitleriane, anche se gli scrittori che ho citato scrivevano in quel periodo, "Bagatelle per un massacro" di Céline è del 1937, giusto per fare un esempio. Gli altri pamphlets antisemiti uscirono rirspettivamente nel 1938 e nel 1941. Libri infami ma scritti da un genio della prosa. Vede, si può essere un grande scrittore e avere opinioni aberranti. Si può essere un grande ballerino e avere opinioni aberranti. In entrambi i casi la censura è intollerabile.


Nataliya Hrushetska
Niram Ferretti certa "cultura" attualmente non dovrebbe essere diffusa se pensiamo che "la cultura è un insieme dei valori e ...modelli di comportamento"...
Se i valori che diffondono certi "artisti". sono questi, per me non fanno parte della cultura.
Sono dei miserabili senza il cervello e l'animo..
Treccani
"Dal latino cultura, derivato di colere, "coltivare", il termine ha acquisito, oltre all'accezione di 'coltivazione' (rispetto alla quale però prevale in italiano la forma coltura), quella metaforica di 'cura, attenzione, coltivazione di un sapere, educazione'. Della matrice etimologica, condivisa con la parola culto, il termine cultura conserva l'idea della 'trasformazione', da intendersi tanto come perfezionamento della persona quanto come intervento sulla natura e sull'ambiente sociale. In quest'ultima accezione, per influenza del tedesco Kultur, il vocabolo designa in etnologia, in sociologia e, infine, in antropologia culturale, l'insieme dei valori, dei simboli, delle concezioni, delle credenze, dei modelli di comportamento..."
Dare spazio a chi appoggia aggressione e terrorismo è l'assenza della decenza morale.
Forse, non è tutto perduto
https://www.milanotoday.it/attualita/po ... boldi.html


Niram Ferretti
Nataliya Hrushetska "cultura" e "arte" non sono sinonimi. Capisco il suo punto di vista, ma non lo condivido. Ritengo, per le ragioni esposte, che Polunin abbia diritto di esibirsi nonostante le sue posizioni politiche. Durante il Terzo Reich erano i nazisti che bruciavano i libri considerandoli esempi di arte degenerata. Durante l'Unione Sovietica, gli scrittori che erano contro il regime non potevano scrivere nulla. Ripeto, è solo dei regimi autoritari e repressivi imedire a un artista di esibirsi per le sue idee politiche.

Francesco Castagnoli
Analisi perfetta, posso anche fischiarlo o fargli i buuu mentre si esibisce?...come facevano dalla piccionaia gli Italiani!!!!???

Autore
Niram Ferretti
Francesco Castagnoli sui fischi nulla da dire, se se li merita...

Francesco Castagnoli
Niram Ferretti non riesco ad essere così bravo ed on alcuni casi scindere l'uomo dall'artista....per me li merita...in questo caso.

Roberto Pesolillo
Comunque fa impressione, è un esaltato per la guerra ed ha tatuato sul suo corpo il volto di Putin



Il Teatro degli Arcimboldi di Milano ha cancellato lo spettacolo del ballerino ucraino filoputiniano Sergei Polunin
venerdì 30 Dicembre 2022

https://www.ilpost.it/2022/12/30/sergei ... ancellato/

Il direttore ha spiegato che «non c'è il clima per rappresentare uno spettacolo d'arte e trarne le sensazioni corrette»

Il Teatro degli Arcimboldi di Milano ha deciso di cancellare uno spettacolo di danza in programma a gennaio con il ballerino Sergei Polunin. La decisione è stata presa dopo giorni di grosse polemiche per via delle posizioni politiche filorusse di Polunin, che è ucraino ma da tempo ha una grande ammirazione per la Russia e per il suo presidente Vladimir Putin, tanto che nel 2018 se ne tatuò il viso al centro del petto. Il direttore del teatro, Gianmario Longoni, ha spiegato così la decisione di cancellare lo spettacolo:

«Non c’è il clima per rappresentare uno spettacolo d’arte e trarne le sensazioni corrette. Forse il clima è cambiato per sempre».

Negli ultimi mesi Polunin aveva detto spesso di sostenere l’invasione russa dell’Ucraina. Per questo motivo in molti avevano chiesto la cancellazione dello spettacolo al Teatro degli Arcimboldi, che in origine doveva essere rappresentato nel 2019 ma che poi per via della pandemia era stato rimandato al 28 e 29 gennaio del 2023.

Per lo spettacolo di Milano erano già stati venduti 3.500 biglietti, che nei prossimi giorni verranno rimborsati. A proposito delle polemiche per lo spettacolo di Polunin e della successiva decisione di annullarlo, il teatro ha detto in una nota che «in un clima di tensione e minacce riteniamo complicato sostenere le nostre scelte artistiche, i cui valori di pacifismo e tolleranza sono insiti nella programmazione stessa del teatro, che si è già schierato contro le atrocità della guerra ospitando il Gala di danza per la pace nell’aprile 2022».

Polunin già in passato era stato molto criticato per alcune sue dichiarazioni. Nel 2019 avrebbe dovuto esibirsi nel Lago dei cigni all’Opéra di Parigi, ma la sua partecipazione fu cancellata per via di alcuni suoi post dai contenuti omofobi e sessisti pubblicati sui social network.



Questo invece era un ballerino ucraino dell'Opera di Kijv morto per difendere il suo paese dall'aggressione russa


Guerra in Ucraina, morto in battaglia il ballerino Oleksandr Shapoval
13 settembre 2022
https://tg24.sky.it/spettacolo/2022/09/ ... kiev-morto

Il danzatore solista è morto lunedì 12 settembre nella battaglia di Majorsk, nella regione ucraina di Donetsk. Il coreografo russo di fama internazionale Alexei Ratmansky ha manifestato sui social dolore e indignazione per la scomparsa dell'artista

Sul palco di un teatro, un uomo indossa una calzamaglia bianca ornata di brocardo argento, i muscoli tesi in una posa aggraziata, i lunghi capelli biondi ben acconciati. In un bosco, lo stesso uomo indossa una divisa militare logora, i pesanti fucili sorretti al collo e tra le mani, la barba grigia trascurata. Sono i due volti di Oleksandr Shapoval, il ballerino solista dell’Opera di Kiev ucciso il 12 settembre nella battaglia di Majorsk, nella regione di Donetsk, in Ucraina, mostrati in un tweet dal Kyiv Independent. Nei giorni della controffensiva dell’esercito di Kiev, che secondo il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky (VAI ALLA DIRETTA) ha riconquistato circa seimila chilometri del territorio occupato dai russi, l’artista che dopo l’invasione si era unito alle Forze Armate ucraine è morto per difendere la sua patria.

IL CORDOGLIO SOCIAL DEL COREOGRAFO ALEXEI RATMANSKY
Morto il primo ballerino dell'Opera di Kiev Artyom Datsishin

“Oggi, mentre lo United Ukrainian Ballet si stava preparando per la prima messa in scena della première di Giselle di domani al London Coliseum, abbiamo appreso della morte di Oleksandr Shapoval, ballerino dell’Opera Nazionale dell’Ucraina, che era anche un insegnante della Kyiv State Ballet School. Molti dei nostri ballerini erano suoi amici, hanno lavorato o studiato con lui. Ricordo molto bene Sasha, ha danzato nei miei primi balletti a Kiev. È morto difendendo la sua terra con le armi tra le mani. Eterna memoria e gratitudine all’Eroe! Maledetta guerra, maledetta aggressione russa che causa morte e distruzione!! Riposa in pace Sasha, continueremo a ballare in tua memoria”. Alexei Ratmansky, ex ballerino e coreografo russo di fama internazionale, ha postato su Facebook un messaggio per ricordare il collega ucciso in guerra. Nato a San Pietroburgo, cresciuto a Kiev e formatosi a Mosca, Ratmansky ha danzato nell’Ukrainian National Ballet, è stato direttore artistico del Balletto del Bolshoi ed è attualmente coreografo residente dell’American Ballet Theatre. Lo scorso febbraio, al momento dell’invasione russa, Ratmansky ha interrotto le prove dello spettacolo in preparazione con la compagnia del Bolshoi e ha abbandonato Mosca per tornare negli Stati Uniti. Il coreografo, che ha condannato con fermezza la guerra, ha coordinato l’United Ukrainian Ballet nell’opera Giselle per la prima attesa il 13 settembre al teatro London Coliseum. La compagnia, formata da ballerini ucraini fuggiti dalla guerra e ora rifugiati a L’Aia, risiede nell’ex conservatorio della città olandese (che ha convertito uffici e classi in camere da letto) e ha organizzato lo spettacolo per raccogliere fondi a sostegno dell’emergenza umanitaria e culturale in Ucraina. “La mia identità è davvero distrutta” ha dichiarato Ratmansky al Guardian in una recente intervista “e ho bisogno di trovare il modo di rimettere tutti i pezzi insieme”.


IL PRECEDENTE: LA MORTE DI ARTYOM DATSISHIN, PRIMO BALLERINO DELL’OPERA DI KIEV

Guerra Ucraina, la prima ballerina Olga Smirnova lascia il Bolshoi

Lo scorso marzo, Ratmansky aveva postato su Facebook l’addio ad un altro artista ucraino, il primo ballerino dell’Opera di Kiev Artyom Datsishin, vittima dei bombardamenti nella capitale. “Artyom Datsishin, il primo ballerino della National Opera House of Ukraine, è morto oggi nell’ospedale di Kiev a causa delle ferite ricevute il 26 febbraio, quando è finito sotto il fuoco dell’artiglieria russa. Era un ballerino eccezionale, amato dai suoi colleghi. Dolore insopportabile”.


DALLA SBARRA ALLE ARMI
approfondimento

Russia, il direttore del Teatro Bolshoi di Mosca si dimette

Non solo Shapoval e Datsishin, ma anche molti altri ballerini e ballerine hanno imbracciato le armi per difendere l’Ucraina. Lesya Vorotnyk, 30 anni, ballerina della National Opera of Ukraine, ha lasciato palco e punte per trincee e scarponi. Oleksii Potiomkin, primo ballerino dell’Opera Ucraina, 33 anni, ha sostituito alle melodie classiche il rumore degli spari. L’esistenza di chi, invece, non vive ma immagina il campo di battaglia, è sospesa. Veronica Rakitina, ballerina dello United Ukrainian Ballet rifugiata a L’Aia, ha raccontato al Guardian: “Mi sveglio con la notizia che una bomba è caduta su questa o su quella città. Ogni volta, è come una doccia di acqua fredda”. Ekaterina Kukhar, prima ballerina dell’Opera di Kiev, esprime la stessa sensazione di incredulità nel post Instagram per la scomparsa di Shapoval: “Il cuore si rifiuta di crederci…oggi il nemico ha tolto la vita di Oleksandr Mykolayovych Shapoval, Onorato Artista dell’Ucraina, insegnante di duetto alla KSBC. Era un artista eccezionale, ogni spettacolo che facevamo era riempito da così tanta vita...perché è uno dei pochi che vivevano sul palco...e ora la sua danza è diventata eterna...fa male...è difficile...eterna e splendente memoria, Sash...Per sempre nel cuore, nella memoria, nell’anima”. I tempi spensierati della danza sono lontani. Nell’intervista al Guardian, Ratmansky ricorda l’avventura del Bolshoi e si rammarica: “Le persone con le quali amavo così tanto lavorare hanno tradito l’umanità della nostra arte”.
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Messaggioda Berto » sab gen 14, 2023 8:27 am

21)
I negatori dei massacri e dei crimini russi


Ci ricorderemo, ma ci ricordiamo già di chi, qui in Italia, mise subito in forse il massacro di Bucha (a proposito, dove è finito il corrispondente di guerra umanitario che fin dall'inizio piangeva sulla sorte dell'Ucraina consigliandole la resa?), scrivendo che con ogni probabilità si trattava di una messinscena. Lui, il corrispondente di guerra umanitario, come Maigret o Poirot notava incongruenze, dettagli sospetti, c'era, insomma puzza di bruciato.
Niram Ferretti
22 dicembre 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 8954120212

CHI SONO I PARACADUTISTI DI PESKOV CHE HANNO COMPIUTO LA CARNEFICINA DI BUCHA
dI Lorenzo Cremonesi, Il Corriere della Sera
Li vedevamo arrivare nella capitale ucraina quei poveri sfollati che scappavano dai soldati russi in marzo. Spaventati, infreddoliti, con i bambini per mano, cani e gatti con loro, poche povere cose a tracolla raccolte in fretta e furia. Fuggivano da posti come Bucha, Irpin, Hostomel e tanti altri villaggi alle porte di Kiev. Un mese dopo, ai primi di aprile, specie a Bucha, scoprimmo l’orrore dei cadaveri abbandonati per la strada: il vecchio vicino alla sua bicicletta riverso sul marciapiede con il cibo sparso sul selciato, i giovani uomini morti con le mani legate dietro la schiena, il sangue appena rappreso vicino alle tracce dei cingoli dei carri armati, le fosse comuni scavate di fresco, le abitazioni svaligiate e trasformate in bivacchi. Soprattutto c’erano le auto crivellate di colpi, con le valige aperte, gli orsacchiotti di peluche sui sedili posteriori, vestiti da donna inzaccherati di fango, bagnati dalla pioggia.
Si parlò subito di «crimini di guerra», Putin negava, accusava la «propaganda» nemica di falsificare la realtà, anche in Italia ci fu chi accusò i giornalisti di essere strumento dei portavoce ucraini. Ma era tutto lì, concreto e crudo davanti ai nostri occhi. Sin dai primi giorni dall’inizio dell’invasione voluta da Putin fu evidente che la macchina militare russa non aveva fatto i conti con la modernità della guerra, con i social media, i sistemi satellitari, la possibilità di monitorare le conversazioni telefoniche tra soldati, le loro chiamate alle famiglie. «I russi sono talmente primitivi che utilizzano le mappe geografiche della Seconda Guerra Mondiale e tra loro parlano con i cellulari, che oggi persino i nostri studenti tra i volontari al fronte possono ascoltare», dicevano i comandi ucraini. Gli abusi contro i civili erano insomma documentabili con accuratezza: le vittime avevano nomi e cognomi e così anche i loro carnefici.
E oggi il New York Times rimette insieme i pezzi di quel puzzle dell’orrore che nove mesi fa avevamo incontrato nei segmenti quotidiani delle cronache del conflitto. Lo fa utilizzando i filmati delle telecamere locali, i racconti dei sopravvissuti, i video dei droni diffusi dai volontari, le memorie dei reporter sul posto. In particolare, le persone uccise a Bucha furono circa 400 e il giornale americano documenta con accuratezza le ultime ore di almeno 36 di loro. C’è la storia di Volodymyr Ruchkovskyi, 50 anni, che il 3 marzo venne preso di mira dai russi lungo la tristemente nota Yablunska Street. L’auto prese fuoco e si schiantò contro un albero. Olena, la sua fidanzata, riuscì a fuggire. Lui no, il suo cadavere falcidiato fu recuperato solo quattro settimane dopo. Lo stesso avvenne due giorni dopo a Zhanna Kameneva, che con il suo minivan aiutava la gente a fuggire. Il 5 marzo raggiunse l’amica Tamila Mishchenko, che era disperata e cercava di mettere in salvo la figlia 14enne Anna. A loro si era aggiunga una vicina, Maria Ilchhuk di 69 anni. I russi non ebbero pietà alcuna, spararono a bruciapelo, uccidendole tutte in pochi secondi. Oggi sappiamo che i comandi russi ordinavano in particolare di fermare e uccidere tutti gli uomini in grado di prendere un fucile. E infatti la maggioranza delle vittime sono maschi di età compresa tra i 15 e 65 anni.
È stato appurato che i russi rubavano i cellulari alle loro vittime e subito li riutilizzavano anche per chiamate private. In questo modo è stato possibile scoprire le identità di alcuni di loro, dei loro famigliari in Russia e persino dei loro comandanti. Una delle unità che pare si sia macchiata dei crimini più feroci e prolungati è il 234esimo reggimento paracadutisti d’assalto comandato dal tenente colonnello Artyom Gorodilov e il cui quartier generale si trova a Pskov, nella Russia occidentale. Ascoltando le loro registrazioni, si evince che sin dalla seconda settimana dell’invasione le unità sul campo misero in pratica una politica di sistematica aggressione contro chiunque, anche tra i civili, potesse venire percepito come ostile. E i tanti che indugiarono prima di evacuare, per lo più nel tentativo di portare con loro i genitori anziani o un malato bisognoso di assistenza, furono uccisi senza pietà.



PEGGIO DI ORSINI C'E' SOLO IL FATTO DI AVER CREATO UN SIMILE FENOMENO
di Maurizio Crippa, Il Foglio
Niram Ferretti
23 dicembre 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 3110749463

È molto probabile che ciò che accade su Twitter (per non dire di luoghi peggiori) fosse già un’inutile perdita di tempo prima che ci arrivasse “foolish” Musk (Muschio il Folle, lo avrebbe chiamato il Re degli Ignoranti Celentano, quando l’ignoranza non aveva ancora la spocchia di camuffarsi da cultura accademica). È probabile che anche l’indignazione, questo (ri)sentimento dominante del nostro tempo, sia altrettanta perdita di tempo. Ma tutti quanti stiamo perdendo tempo da giorni a tradurre “presidente Cespuglio” per Bush, “Lorenzo Uccello” per Larry Bird e così via, inutilmente annoiandoci in varianti infinite di meme ideati per sfottere, additare al meritato ludibrio e persino insultare, giacché se lo merita, il professorucolo “Alex Littlebears”, aka Alessandro Orsini.
La sua figuraccia è del resto così da sprofondo, imbarazzante (“cringe” suggerisce il traduttore Google) da meritarlo. Ma davvero meritiamo, noi, tutta questa perdita di tempo? Il video con cui il notorio personaggio ha poi persino provato a giustificarsi ribaltando le parole fino allo sputo (“come mi prendo gioco dei vari media dominanti”, “come li faccio girare su se stessi”) è la certificazione di un infantilismo culturale e di uno stato psichico preoccupanti. Basterebbe a chiuderla lì. Ma il problema non è questo. Il problema è il nostro tempo perso. Il tempo che i pupari di Orsini hanno fatto perdere a noi e alla (possibile, ancorché difficile) corretta formazione di un’opinione pubblica italiana attorno ai fatti della guerra.
Il problema grave sono i non innocenti gestori dell’informazione (e pure di un’accademia che evidentemente elargisce titoli come bonbon) che hanno permesso il concretarsi sugli schermi di un simile personaggio dello show. Rifilandoci, da 300 giorni, le panzane di un “traduttor dei traduttor di Google”, e ci perdoni il Monti. Lo ha notato ieri, sine ira ac studio, Aldo Grasso sul Corriere, riprendendo un thread su Twitter di Antonio Talia che tra i primi aveva segnalato: “Orsini non ha gli strumenti cognitivi per capire l’errore nella traduzione”. E soprattutto: se le trasmissioni che lo invitano “ignorano di invitare come ‘esperto’ qualcuno che è incapace di capire un articolo nella lingua franca delle relazioni internazionali, significa che non sanno fare il loro mestiere”.
Appena più leggero è l’addebito che si potrebbe rivolgere all’università, per aver permesso di dare credito a simili figuri (Orsini non è certo l’unico nel Circo Barnum dei talk). È vero che la Luiss, stimatissima istituzione, non ha confermato Orsini a capo dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale; ma ha atteso aprile 2022, dopo un anno di farneticazioni putiniane culminate in quel “Hitler non aveva intenzione di far scoppiare una guerra mondiale” che fece traboccare il vaso. Ma si tratta ovviamente di libera accademia, e libero è l’insegnamento. Così pure liberi sono i giornali che si fregiano delle sue illuminanti analisi.
Più grave è la situazione delle tv, che creano i personaggi, e segnatamente del servizio pubblico. Scrive Grasso: “È un problema molto serio, non c’entra nulla con la gaffe. È un problema che i vertici del servizio pubblico, la direzione di Rai 3 dovrebbero porsi al più presto”. Invece martedì sera, esibendo la più totale impermeabilità, a questo punto, al buon senso e al buon gusto, a Littlebears era ancora permesso di stare al suo solito posto di farneticatore in chief (“i-n-c-a-p-o”). E qualcuno prima o poi dovrebbe risponderne, di tutto il tempo che stanno facendo perdere a noi e agli italiani.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I demenziali sostenitori del criminale nazifascista Putin

Messaggioda Berto » dom mar 26, 2023 2:23 am

Lettera al putinista. Cinque schemi per smascherare chi difende il Cremlino
Un gruppo di economisti internazionali scrive all'economista Jeffrey Sachs smontando punto per punto l’idea che la Russia si stia difendendo da un’aggressione degli Stati Uniti
Questa lettera aperta è stata pubblicata su VoxUkraine.
Elena Nazarenko
25 marzo 2023

https://www.facebook.com/elena.nazarenk ... yNVXi1ajBl

Caro Jeffrey Sachs,
siamo un gruppo di economisti, tra cui molti ucraini, rimasti sconvolti dalle sue dichiarazioni sulla guerra russa contro l’Ucraina. Per questo ci siamo sentiti costretti a scriverle questa lettera aperta per affrontare alcuni travisamenti storici ed errori logici nelle sue argomentazioni. In seguito alle sue ripetute apparizioni nei talk-show di uno dei principali propagandisti russi, Vladimir Solovyov (che oltre a chiedere di cancellare le città ucraine dalla faccia della terra, ha invocato attacchi nucleari contro i paesi della Nato), abbiamo esaminato gli interventi sul suo sito web e abbiamo notato diversi schemi ricorrenti. Di seguito, desideriamo segnalarle questi travisamenti e la nostra breve risposta.

Schema n.1: negare l'autonomia dell'Ucraina
Nel suo articolo “La nuova economia mondiale” del 10 gennaio 2023, lei scrive: “È stato, dopo tutto, il tentativo degli Stati Uniti di espandere la Nato alla Georgia e all’Ucraina a scatenare le guerre in Georgia (nel 2010) e in Ucraina (dal 2014 a oggi)”. Allo stesso modo, nel suo articolo “Cosa l’Ucraina deve imparare dall’Afghanistan” del 13 febbraio 2023, lei scrive: “La guerra per procura in Ucraina è iniziata nove anni fa, quando il governo statunitense ha appoggiato il rovesciamento del presidente ucraino Viktor Yanukovich. Il peccato di Yanukovich, dal punto di vista degli Stati Uniti, è stato il suo tentativo di mantenere la neutralità dell’Ucraina nonostante il desiderio degli Stati Uniti di espandere la Nato per includere l’Ucraina (e la Georgia)”.
Mettiamo le cose in chiaro sugli eventi storici del 2013-2014, a cui lei accenna nelle dichiarazioni disinformate sopra citate: l’Euromaidan non ha nulla a che fare con la Nato né con gli Stati Uniti. La protesta iniziale è stata scatenata dalla decisione di Viktor Yanukovich di non firmare l’accordo di associazione Unione europea-Ucraina, nonostante l’accordo fosse stato approvato dal Parlamento ucraino con una maggioranza schiacciante e godesse di un ampio sostegno tra la popolazione ucraina. La scelta del regime di Yanukovich di rispondere picchiando brutalmente i manifestanti pacifici (per lo più studenti) nella notte del 30 novembre 2013 non ha fatto altro che allontanare ulteriormente la popolazione e intensificare le proteste. Dopo l’adozione da parte di Yanukovich di una serie di leggi che vietavano la libertà di stampa e di riunione (comunemente definite “leggi della dittatura”), nel gennaio 2014, l’Euromaidan si è trasformato in un movimento più ampio contro l’abuso di potere e la corruzione del governo, la brutalità della polizia e la violazione dei diritti umani, a cui oggi ci riferiamo definendola la Rivoluzione della dignità. L’adesione dell’Ucraina alla Nato non è mai stata un obiettivo di questo movimento. Pertanto, i suoi tentativi di ricondurre l’inizio della guerra alla Nato sono storicamente inaccurati. Inoltre, trattare l’Ucraina come una pedina sullo scacchiere geopolitico degli Stati Uniti è uno schiaffo ai milioni di ucraini che hanno rischiato la vita durante la Rivoluzione della dignità.

Schema n.2: la NATO ha provocato la Russia
Lei sottolinea ripetutamente che l’espansione della Nato ha provocato la Russia (“La Nato non dovrebbe allargarsi, perché questo minaccia la sicurezza della Russia”, dalla sua intervista a Isaac Chotiner del New Yorker del 27 febbraio 2023). Vogliamo metterla in guardia su alcuni fatti. Nel 1939, furono l’Unione sovietica e la Germania nazista a invadere la Polonia. Nel 1940 fu l’Unione sovietica a invadere i Paesi baltici. Nel 1940 fu l’Unione sovietica ad annettere parti della Romania. Nel 1956 fu l’Unione sovietica a invadere l’Ungheria. Nel 1968 fu l’Unione sovietica a invadere la Cecoslovacchia. Polonia, Estonia, Lituania, Lettonia, Romania, Ungheria o Cecoslovacchia non hanno invaso la Russia o l’Unione sovietica. Da questi paesi non proveniva alcuna minaccia, ma questi paesi sono stati attaccati dall’Urss/Russia. Ecco perché questi paesi sono voluti entrare nella Nato. Da quando sono entrati nell’Alleanza, nessuno di questi paesi è stato più attaccato dalla Russia. Proprio come questi paesi, l’Ucraina (il cui bilancio militare era di appena 2,9 miliardi di dollari nel 2013, prima dell’aggressione militare della Russia) vuole avere sicurezza e pace. Non vuole essere nuovamente attaccata dalla Russia (il cui bilancio militare nel 2013 ammontava a 68 miliardi di dollari). Dato che l’accordo dell’Ucraina di rinunciare alle armi nucleari nel 1994 in cambio di “garanzie” di sicurezza da parte di Stati Uniti, Regno Unito e Russia (!) non ha impedito l’aggressione russa, attualmente l’unica garanzia credibile è l’adesione alla Nato.
Vogliamo anche attirare la sua attenzione sul fatto che la Finlandia e la Svezia hanno chiesto l’adesione alla Nato in risposta all’aggressione russa, eppure la Russia non si è lamentata dell’ingresso di questi due paesi nella Nato. Neanche lei sembra particolarmente preoccupato dell’ingresso di questi due paesi nella Nato. Questo trattamento differenziato tra Ucraina e Finlandia/Svezia legittima le “sfere d’influenza”, un concetto che sembra adatto all’epoca degli imperi e non all’èra moderna.

Schema n.3: Negare l'integrità sovrana dell'Ucraina
Nella sua intervista a Democracy Now! del 6 dicembre 2022, ha dichiarato: “Quindi, la mia opinione è che (…) la Crimea è stata storicamente, e sarà in futuro, effettivamente, almeno de facto russa”. Le ricordiamo che l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 ha violato il Memorandum di Budapest (in cui la Russia prometteva di rispettare e proteggere i confini ucraini, compresa la Crimea), il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione (che la Russia ha firmato con l’Ucraina nel 1997 con le stesse promesse) e, secondo l’ordinanza della Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite, ha violato il diritto internazionale. In qualità di membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, la Russia avrebbe dovuto proteggere la pace, invece ha violato il principio fondamentale delle Nazioni Unite (articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite: “Tutti i membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi stato, o in qualsiasi altro modo incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite”). In effetti, l’intera architettura di sicurezza mondiale del secondo dopoguerra si basa sul presupposto che i confini nazionali dei paesi (indipendentemente dal contesto storico) non possono essere modificati con la forza per preservare la pace, come ha sottolineato l’ambasciatore del Kenya alle Nazioni Unite nel suo famoso discorso. Se si permette a una potenza di annettere i territori di un altro paese a suo piacimento, allora nessun paese al mondo può sentirsi al sicuro.
Insistendo sul fatto che la Russia possa tenersi la Crimea, si sta facendo un’implicita supposizione che se alla Russia viene permesso di farlo, allora lascerà il resto dell’Ucraina in pace. Tuttavia, questo palesemente falso, poiché la proprietà “de facto” della Crimea da parte della Russia nel periodo 2014-2022 non ha fatto nulla per precludere la sua attuale aggressione. L’obiettivo di Putin è quello di “risolvere definitivamente la questione ucraina”, ossia distruggere completamente l’Ucraina e annetterne l’intero territorio. Pertanto, annettendo la Crimea non ha “ristabilito la giustizia storica”, ma ha solo preparato un trampolino di lancio per ulteriori attacchi militari contro l’Ucraina. Pertanto, ripristinare il controllo dell’Ucraina su tutto il suo territorio è cruciale non solo per la sicurezza dell’Ucraina, ma anche per la sicurezza di tutte le altre nazioni (rafforzando la lezione che gli aggressori non dovrebbero farla franca con l’accaparramento dei territori!)
Inoltre, lei afferma che “la Russia certamente non accetterà mai la Nato in Ucraina”. Per sua informazione, la Carta delle Nazioni Unite pone l’accento sull’autodeterminazione dei popoli come principio fondamentale. Non spetta alla Russia decidere a quali alleanze o unioni l’Ucraina aderirà o meno. L’Ucraina ha un proprio governo democraticamente eletto (non una dittatura, come in Russia), e questo governo, dopo essersi consultato con il popolo ucraino, deciderà se l’Ucraina entrerà o meno nella Nato. Allo stesso modo, i paesi della Nato hanno tutto il diritto di decidere da soli chi accogliere nella loro alleanza.

Schema n.4: Portare avanti i piani di pade del Cremlino
Nel già citato articolo “Cosa l’Ucraina deve imparare dall’Afghanistan”, scrive: “La base per la pace è chiara. L’Ucraina sarebbe un paese neutrale non appartenente alla Nato. La Crimea rimarrebbe la sede della flotta navale russa del Mar Nero, come lo è stata dal 1783. Si troverebbe una soluzione pratica per il Donbas, come una divisione territoriale, l’autonomia o una linea di armistizio”. Sebbene il suo suggerimento sia perfettamente in linea con quello dei propagandisti russi, lascia senza risposta la domanda chiave dal punto di vista ucraino: sulla base di quali prove vi fidate che un guerrafondaio seriale, che ha dichiarato in più occasioni che l’Ucraina non esiste, si accontenti della Crimea e del Donbas e non cerchi di occupare l’intero paese? Finché non troverete una risposta convincente a questa domanda, vi chiediamo gentilmente di fare riferimento al piano di pace in 10 punti proposto dal presidente Zelensky e pienamente sostenuto dal popolo ucraino. Rigurgitare i “piani di pace” del Cremlino non farebbe altro che prolungare le sofferenze del popolo ucraino. Scrivere che se l’Ucraina avesse offerto a Putin la Crimea e il Donbas nel dicembre 2021 o nel marzo 2022 “i combattimenti si sarebbero fermati, le truppe russe avrebbero lasciato l’Ucraina e la sovranità dell’Ucraina sarebbe stata garantita dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu e da altre nazioni” è solo un pio desiderio. I negoziati di pace all’inizio del 2022 sono falliti non a causa di un inesistente intervento degli Stati Uniti, ma perché la Russia ha preteso la capitolazione incondizionata dell’Ucraina (e la pretende tuttora!).
Le ricordiamo che gli obiettivi della Russia in Ucraina erano la “smilitarizzazione e denazificazione”. Cosa significhi “denazificazione” è stato spiegato da uno dei consiglieri politici di Putin, Timofey Sergeitsev, nel suo articolo: “Cosa dovrebbe fare la Russia con l’Ucraina?”. In quell’occasione, ha sostenuto la necessità di distruggere brutalmente la nazione ucraina, uccidendo milioni di persone e “rieducandone” altre. I russi hanno già iniziato ad attuare questi piani nei territori occupati dell’Ucraina. Le suggeriamo di leggere l’intero testo di Sergeitsev, ma alcuni passaggi mostrano chiaramente cosa intende: “Un paese che viene denazificato non può possedere la sovranità”, “La denazificazione includerà inevitabilmente la de-ucrainizzazione – il rifiuto dell’inflazione artificiale su larga scala della componente etnica nell’autoidentificazione della popolazione dei territori storici della Malorossiya e della Novorossiya, avviata dalle autorità sovietiche”, “la denazificazione dell’Ucraina significa la sua inevitabile de-europeizzazione”, (la denazificazione implica…) “il sequestro del materiale didattico e il divieto di programmi educativi a tutti i livelli che contengono linee guida ideologiche naziste” (nel suo articolo, Sergeitsev chiama ripetutamente gli ucraini “nazisti”). Sembra che lei non sappia che, coerentemente con questa retorica, la Russia commette orrendi crimini di guerra, come documentato dalle Nazioni Unite e da molti altri. Non riusciamo a scorgere alcuna indicazione di un genuino interesse per la pace dalle continue atrocità russe. La invitiamo a rivalutare la sua posizione sul fatto che la Russia sia interessata a colloqui di pace in buona fede.

Schema n.5: Presentare l'Ucraina come un paese diviso
In “Cosa l’Ucraina deve imparare dall’Afghanistan”, lei afferma anche che “gli Stati Uniti hanno trascurato due dure realtà politiche in Ucraina. La prima è che l’Ucraina è profondamente divisa etnicamente e politicamente tra i nazionalisti che odiano la Russia nell’Ucraina occidentale e l’etnia russa nell’Ucraina orientale e in Crimea”. Questa affermazione riecheggia una tecnologia politica russa applicata per la prima volta durante le elezioni presidenziali del 2004 e ancora oggi utilizzata dai russi per giustificare la “denazificazione” dell’Ucraina. La invitiamo a dare un’occhiata ai fatti empirici e alla storia reale. Nel 1991, tutte le regioni dell’Ucraina hanno votato per l’indipendenza. Compresa la Crimea. Secondo il censimento del 2001 (gli ultimi dati sull’etnia autoidentificata disponibili per l’Ucraina), la popolazione ucraina è la maggioranza in tutte le regioni dell’Ucraina, a eccezione della Crimea. E quando parliamo della Crimea, dovremmo chiederci perché ha la composizione etnica che ha. La Crimea è a maggioranza russa a causa di una serie di genocidi e deportazioni a partire dalla prima occupazione da parte della Russia nel 1783 e fino al 1944, quando i tatari di Crimea furono deportati in parti remote dell’Unione sovietica. La popolazione indigena della Crimea è stata deportata, uccisa e sostituita dai russi. Una tattica simile è stata usata dalla Russia durante i suoi numerosi genocidi di ucraini – ad esempio, durante la Grande Carestia del 1932-33, i russi arrivarono a vivere nelle case degli ucraini morti di fame. La Russia sta usando le stesse tattiche di sostituzione della popolazione oggi, nella guerra in corso: deporta la popolazione ucraina, adotta con la forza i bambini ucraini o li “rieduca” (fa loro il lavaggio del cervello) dopo averli separati con la forza dalle loro famiglie.
Oltre alla pulizia delle popolazioni ucraine e di altre popolazioni autoctone, la Russia ha usato tattiche più “morbide”, come la russificazione, cioè lo scoraggiamento dell’apprendimento e dell’uso della lingua ucraina in tutti gli ambiti. La russificazione è in corso da secoli. I suoi strumenti sono stati molto diversi: dal “mescolare” le persone mandando gli ucraini a lavorare in Russia e i russi a studiare o lavorare in Ucraina, al rendere quasi impossibile l’accesso alle università per gli ucraini, a presentare la lingua e la cultura ucraina come arretrate e inferiori alla “grande cultura russa”, al rubare il patrimonio culturale ucraino (ad esempio, solo ora i musei in tutto il mondo hanno iniziato a identificare correttamente gli artisti ucraini presentati dalla Russia come russi, e centinaia di migliaia di manufatti sono stati saccheggiati dai musei ucraini a partire dal 2014 e soprattutto nell’ultimo anno). Pertanto, le acute discussioni sulla lingua sono una risposta naturale ai tentativi storici della Russia di sopprimere qualsiasi ripristino dei diritti della lingua ucraina. Nonostante questa storia di oppressione, gli ucraini sono passati gradualmente all’ucraino e l’invasione russa su larga scala ha accelerato questo processo.
Recenti sondaggi mostrano che, indipendentemente dalla lingua o dal luogo, gli ucraini rifiutano in modo schiacciante (80 per cento) le concessioni territoriali alla Russia. I sondaggi mostrano anche che l’85 per cento degli ucraini si identifica soprattutto come cittadino dell’Ucraina, a differenza dei residenti della propria regione, rappresentanti di una minoranza etnica o a qualche altro identificativo. Questo è difficilmente possibile in un paese diviso. In sintesi, accogliamo con favore il suo interesse per l’Ucraina. Tuttavia, se il suo obiettivo è quello di essere d’aiuto e di generare proposte costruttive su come porre fine alla guerra, crediamo che questo obiettivo non sia stato raggiunto. I suoi interventi presentano un quadro distorto delle origini e delle intenzioni dell’invasione russa, mescolano fatti e interpretazioni soggettive e propagandano le narrazioni del Cremlino. L’Ucraina non è una pedina geopolitica o una nazione divisa, l’Ucraina ha il diritto di determinare il proprio futuro, l’Ucraina non ha attaccato alcun paese da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 1991. La guerra di aggressione russa non ha alcuna giustificazione. Una chiara bussola morale, il rispetto del diritto internazionale e una solida comprensione della storia dell’Ucraina dovrebbero essere i princìpi che definiscono qualsiasi discussione verso una pace giusta.
*( traduzione in italiano :il Foglio, 22 marzo 2023
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