La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » ven set 02, 2022 6:56 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » ven set 02, 2022 6:59 am

l)
La criminale dirigenza nazifascista russa incomincia a tremare, non si sente più sicura nemmeno in Russia



Chi mai sarà stato:
la resistenza ucraina o la resistenza russa che vuole liberarsi di Putin e della sua demenziale e criminale politica?
O è stato Putin per giustificare un'escalation di violenza in Ucraina?


Russia, morta in un'esplosione d'auto la figlia di Dugin. Mosca: "È un attentato". Kiev: "Non siamo stati no…
Repubblica.it
21 agosto 2022

https://www.repubblica.it/esteri/2022/0 ... 362413805/

Un'auto guidata dalla figlia dell' "ideologo di Putin" Aleksandr Dugin, Darya Dugina, è saltata in aria nei pressi del villaggio di Velyki Vyazomi, alla periferia di Mosca. La conducente Darya Dugina, figlia di Aleksandr Dugin, è morta in quello che appare come un attentato. Darya Dugina aveva 30 anni. Secondo il Daily Mail, che cita fonti russe i due, che tornavano da un evento pubblico, avrebbero dovuto viaggiare sulla stessa auto, ma Dugin avrebbe all'ultimo istante preso un altro veicolo.

Su Twitter circolano numerose immagini e video del luogo dell'esplosione. Per alcuni, Dugin stesso sarebbe stato l'obiettivo. Ma nel video qui sotto (da Twitter) si vedrebbe lo stesso Dugin sul luogo dell'incidente. Avrebbe quindi evitato un attentato potenzialmente rivolto a lui. Secondo RT, sarebbe proprio il filosofo e politologo ultranazionalista russo l'uomo con le mani nei capelli che si vede nei video girati sulla scena dell'esplosione.

L'auto sulla quale viaggiava Darya Dugina era una Toyota Land Cruiser Prado, di proprietà del padre. L'esplosione, riferisce la Tass, è avvenuta nell'area di Bolshiye Vyazemy, nella periferia di Mosca. Le autorità russe hanno aperto un'indagine sull'incidente che, secondo il Comitato Investigativo della Federazione Russa, sarebbe un attentato. Il Comitato infatti ha affermato che l'esplosione sarebbe stata causata da un ordigno installato a bordo dell'auto.

Toni alti ma cautela caraterizzano la reazione di più altro profilo giunta da Mosca fino ad ora. La portavoce degli esteri Zakharova ha invitato ad attendere le indagini prima di tirare conclusioni ma ha altresì dichiarato: "Se la pista di Kiev è confermata, si tratta di terrorismo di stato".

Secondo il leader della Repubblica popolare filorussa di Donetsk, Denis Pushilin, ci sono "terroristi del regime ucraino" dietro l'incidente. A detta di Pushilin, a quanto riferisce Ria Novosti, l'obiettivo dell'attentato era il padre. "I terroristi del regime ucraino, cercando di eliminare Aleksandr Dugin, hanno fatto saltare in aria sua figlia... In macchina. Beato ricordo di Darya, è una vera ragazza russa", ha scritto Pushilin nel suo canale Telegram. Darya Dugina è stata opinionista politica per il Movimento Eurasiatico Internazionale, guidato da suo padre.

L'Ucraina "non ha nulla a che fare" con l'autobomba che ha ucciso la figlia di Aleksandr Dugin. Lo ha dichiarato il consigliere presidenziale ucraino, Mikhail Podolyak. "Non siamo uno Stato criminale, come la Federazione russa, e tanto meno uno Stato terrorista", ha dichiarato Podolyak alla tv ucraina.




Un uomo assai ignorante e filo russo per non dire altro!

Il "povero" Maurizio Molinari, direttore di Repubblica al meeting di Comunione e Liberazione in in dibattito sull'Ucraina ha detto tre demenzialità che lo squalificano al suolo per la grande ignoranza e per la mistificazione della realtà:

1) la responsabilità dell'aggressione all'Ucraina è esclusivamente di Putin o al massimo del suo ristretto gruppo dirigente e non certo del Popolo russo (anche se il 70% dei russi sostiene e approva il suprematismo nazifascista russo, il suo imperialismo violento e l'aggressione all'Ucraina);

2) anche l'Occidente euro americano ha le sue responsabilità per non aver aiutato la Russia a migliorarsi magari integrandola, dopo la fine dell'URSS, (assomiglia a Bergoglio Francesco quando disse la demenzialità che la guerra in Ucraina è responsabilità della NATO perché espandendosi in Ucraina avrebbe minacciato la Russia, il poveretto non sapeva nemmeno che la NATO non si era mai espansa in Ucraina);

3) la Russia deve entrare nella UE e questa deve estendersi dall'Atlantico agli Urali (il poveretto ha dimenticato che la Russia è parte della Federazione russa come entità egemone imperiale e che questa Federazione va dal Baltico e dal Mar Nero fino all'Oceano Pacifico estendendosi tra due continenti; come farebbe la Russia come Federazione russa ad entare nella UE?).

Questo poveretto (MM) ha fatto propria l'ideologia suprematista russa del nazifascista Dugin e compagni, che vorrebbe una unione statuale euroasiatica a egemonia imperiale russa


Una grande Eurasia, con capitale Mosca e guidata da Putin. Il sogno imperiale degli accoliti dello zar
HuffPost Italia
08 Aprile 2022 alle 16:31

https://www.huffingtonpost.it/esteri/20 ... a-9137856/

Le tesi di Dugin ma anche i libri di Il'in, Solovëv e Berdjaev: nella martellante propaganda degli uomini più vicini a Putin, il concetto di Eurasia diviene speculare e complementare a quello di Grande Russia. Per un unico dominio "da Lisbona a Vladivostok"

"In Ucraina stiamo combattendo una guerra esistenziale contro l'espansionismo occcidentale". Così stamattina il fidato ex consigliere del capo del Cremlino Sergej Karaganov al Corriere. La Russia quale grande potenza transcontinentale e "comunità di destino" è chiamata a difendersi dal caos globale creato dall'atlantismo che minaccia la sua sacra missione storica di ricreare una Grande Eurasia, "da Lisbona a Vladivostok".


Eurasia: il vero obiettivo di Mosca
Gabriele Minotti
4 aprile 2022

https://www.opinione.it/esteri/2022/04/ ... sia-putin/

Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov si rivolge direttamente alla Nato e all’Europa. Quanto alla prima sostiene si tratti di un’organizzazione che ha perso di vista il fine difensivo per il quale è stata creata, finendo per diventare fautrice di una politica estera aggressiva e imperialista (critica credibile, se proveniente da chi di espansionismo e imperialismo non ne sa assolutamente nulla). Al tempo stesso, il rappresentante di Vladimir Putin, dichiara che gli Stati europei, difendendo l’Ucraina e mettendosi contro la Russia, stanno andando contro i loro interessi nazionali. “I rapporti tra questi due blocchi – chiarisce Peskov – potranno essere ripresi quando l’Europa avrà smaltito la sbornia americana e avrà capito che il suo futuro (del “nostro Continente”, dice il funzionario ruteno) è nell’alleanza e nel dialogo con la Russia, nell’ambito del progetto chiamato Eurasia”.

Finalmente un membro della cerchia di Putin che riesce a essere sincero, anche se in maniera del tutto involontaria e probabilmente solo per dabbenaggine. Finalmente qualcuno che chiarisce quali sono sempre stati gli obiettivi e le mire geopolitiche del Cremlino, il fine per il quale la Russia fascio-mafiosa del novello zar ha lavorato per vent’anni: l’Eurasia. In un primo momento, hanno provato a realizzare questo progetto avvicinandosi con discrezione all’Europa, simulando amicizia e offrendole gas e petrolio a prezzi stracciati per renderla energeticamente dipendente e, quindi, vincolata alle scelte del Cremlino. In un secondo momento, cercando di destabilizzare dall’interno il sistema liberal-democratico europeo attraverso i finanziamenti e la cyber-propaganda (a base di fake news e di complottismo, che hanno indotto una parte considerevole dell’opinione pubblica a diffidare delle istituzioni e dell’informazione ufficiale per rifugiarsi nella controinformazione) in favore dei movimenti euroscettici e sovranisti. Solo quando questi primi due tentativi si sono rivelati fallimentari, i russi hanno deciso di scoprire le carte, di rendere manifeste le loro intenzioni e di passare alle prove di forza.

Ma cos’è, veramente, l’Eurasia, e cosa si intende con questo termine nel linguaggio politico russo? Si tratta di un concetto da sempre presente nelle logiche e nelle visioni dei governanti e degli intellettuali russi, nonché nella loro ambizione di fare di Mosca la “Nuova Roma”. Già lo zar Alessandro I al Congresso di Vienna sosteneva la necessità di riunire gli Stati dell’Europa continentale in una federazione sotto l’egida russa. Successivamente, sul finire dell’Ottocento, tale visione geopolitica fu espressa e sintetizzata da Konstantin Leont’ev, il quale contrapponeva il “bizantinismo” –peculiare della civiltà russa e avente quali segni distintivi l’autocrazia e il cristianesimo – al “razionalismo” di matrice illuminista, ritenuto distruttore e nefasto per le popolazioni europee: da qui la necessità, per la Russia, di raggruppare sotto la sua influenza tutti i popoli non ancora “contaminati” dagli ideali illuministi per salvarli dal progressismo, dall’imborghesimento e dalla decadenza morale. Sembrano le parole di Putin, quelle dei suoi tirapiedi o del grottesco patriarca Kirill, effettivamente.

La visione di Leont’ev fu approfondita e sistematizzata successivamente, agli inizi del Ventesimo secolo, da intellettuali come Nickolaij Trubeckoj, Georgij Vernadskij e Petr Savickij. Fuggiti dalla Russia in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, i tre iniziarono a porsi degli interrogativi sulla cultura russa, ritenuta erede diretta di quella asiatica e, particolarmente, mongola. Nella loro teoria, le istituzioni e la mentalità della Russia zarista erano state fortemente influenzate dai modelli di governo e di organizzazione sociale delle tirannidi asiatiche, il cui retaggio avrebbe favorito più di ogni altra cosa la trasformazione della Russia in un’autocrazia potente, unita e monolitica e della società russa in una comunità disciplinata e organica. Da ciò i tre intellettuali derivavano il concetto di eurasiatismo, il cui postulato era l’integrazione politica di tutti i popoli culturalmente affini per resistere e opporsi all’influenza omologatrice dell’Occidente. Cosa ancor più interessante è la straordinaria lungimiranza con cui seppero prevedere l’evoluzione politica che il loro Paese avrebbe vissuto nei successivi decenni, in quanto preconizzarono la trasformazione del regime comunista sovietico in un regime autocratico, nazionalista, fortemente legato al cristianesimo ortodosso e alternativo all’Occidente democratico e individualista: il ritratto della Russia di Putin, insomma. L’ultimo degli eurasiatisti (come lui stesso amava essere definito) fu Lev Gumilev, il quale, da studioso di etnologia, faceva risalire le origini della civiltà russa alle tribù asiatiche e, particolarmente, mongole, la cui influenza – in termini di sangue e cultura – avrebbe “protetto” e reso immuni i russi dalle “contaminazioni” culturali dell’Occidente.

Arriviamo così ai giorni nostri e alla Russia contemporanea, il cui intellettuale di punta è senz’altro Alexander Dugin che, neanche a dirlo, di Gumilev è stato allievo. A lui si deve la formulazione del “neo-eurasiatismo”, che postula la necessità dell’integrazione politica e strategica tra la Russia e le nazioni europee in funzione anti-americana, anti-liberale e anti-globalista. Dopo la militanza nel gruppo ultranazionalista, fondamentalista cristiano e antisemita Pamyat – che nella Russia dei primi anni Novanta denunciava la democrazia parlamentare come strumento della “giudeo-massoneria” e che venne sciolto a seguito dei numerosi episodi di violenza di cui i suoi militanti furono protagonisti – Dugin fondò, assieme allo scrittore Eduard Limonov, il Partito nazionale bolscevico, fautore della conservazione dell’eredità morale e culturale del periodo sovietico e della fusione politica tra i popoli europei e quello russo, secondo la teoria di Jean Thiriart, teorico della “nazione europea” da Dublino a Vladivostok.

Abbandonato il progetto per dissidi con la linea di Limonov, Dugin fondò il Movimento politico panrusso “Eurasia”, che a partire dal 2001 divenne una costola di Russia Unita, il partito capeggiato da Vladimir Putin. Gli obiettivi rimangono gli stessi e sembrerebbero essere proprio quelli portati avanti dalla politica ufficiale del Cremlino: primo, quello di riunire i popoli europei sotto l’influenza di Mosca, pur lasciando ciascuna nazione libera di conservare la propria identità e le proprie radici storico-culturali; secondo, costituire un blocco antagonista agli Stati Uniti d’America e lavorare per la creazione di un mondo multipolare; terzo, lottare contro l’egemonia politico-culturale del liberalismo democratico e contro quella economica del capitalismo, in favore di una visione autocratico-collettivista, in cui i diritti e gli interessi degli individui sono subordinati e strumentali al raggiungimento di un fine generale e utile per tutti. In estrema sintesi, l’eurasiatismo non è altro che la nuova formula con cui l’imperialismo neo-zarista e post-sovietico russo cerca di accreditarsi agli occhi delle popolazioni europee. Non è altro che l’idea alla base di un progetto deprecabile, qual è quello di imporre il giogo di Mosca ai popoli liberi del Vecchio Continente. Non è altro che una teoria “fascio-comunista” in salsa moscovita.

I russi non hanno mai voluto limitarsi a difendere i propri interessi nazionali o a sperimentare forme di governo e di organizzazione sociale diverse e alternative a quelle occidentali – come spesso dichiarato da Putin in risposta alle accuse mosse al suo Paese dalle organizzazioni internazionali – ma hanno sempre cercato di esportare tale visione e di fare della Russia il cuore di un sistema di “nazioni-satelliti” (i Paesi europei) orbitanti nella sua galassia; lo “Stato-guida” di un’Europa governata da leader autocratici e assoggettati ai diktat del Cremlino. Questo, se non altro, dimostra che hanno ragione il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e il premier Mario Draghi quando dicono che gli ucraini non stanno lottando solo per la loro libertà, ma per quella di tutti i popoli europei, poiché Mosca vuole asservire ognuno di loro proprio come sta cercando di fare con l’Ucraina.

Quelli che demonizzavano l’Europa come nemica della democrazia e della sovranità nazionale e che vedevano negli Usa la quintessenza dell’imperialismo e dell’unilateralismo, avvicinandosi a questa teoria e vedendo nella Russia putiniana una specie di “ancora di salvezza” hanno volontariamente (e si direbbe paradossalmente) scelto di cooperare con uno Stato che è davvero irrispettoso del diritto dei popoli all’autodeterminazione e che intende perseguire i suoi interessi nazionali a discapito di quello di altri Paesi, come nella miglior tradizione del vero imperialismo. Ciò dimostra che il problema di costoro non è mai stato la difesa della sovranità nazionale o l’indipendenza dei popoli da qualunque influenza politico-culturale esterna, ma la loro avversione alla democrazia liberale. Il motivo per cui amano i russi è solo il loro odio per la cultura e le istituzioni liberali che tanto la Ue quanto gli Usa incarnano. Tanto la destra radicale quanto la sinistra pseudo-pacifista e anti-americana osannano e strizzano l’occhio a Putin perché disprezzano l’Occidente democratico e liberale e perché auspicano di vedere le nazioni europee trasformarsi in autocrazie collettiviste agli ordini di Mosca, in tanti “protettorati” russi, in un consesso di Stati-fantoccio agli ordini del Cremlino.

Questo, se non altro, contribuisce a rafforzare e a rendere più evidente – semmai ce ne fosse stato bisogno – quello che era già abbastanza chiaro: la sfida di oggi non è più tra destra e sinistra; tra conservatori e progressisti; tra globalisti e sovranisti; ma tra visione liberal-democratica e concezione autocratico-collettivista. Ragion per cui, all’eurasiatismo di Putin, Dugin, Peskov e dei loro sodali europei (nella cultura, nella politica e nell’informazione), è oggi più che mai opportuno contrapporre una rivisitazione dell’atlantismo, che non deve più limitarsi a essere una visione geopolitica e strategica, ma che deve assurgere al rango di identità politico-culturale schierata in difesa del mondo libero rispetto a qualunque disegno volto a metterne in crisi o a ridimensionarne la predominanza e l’egemonia. Il futuro – degli Stati come degli individui – è determinato unicamente dalle scelte che compiamo nel presente. Di conseguenza, il futuro degli Stati europei – che hanno scelto di essere delle democrazie e di vivere secondo i valori di libertà – non è al fianco delle autocrazie come quella russa, ma in un serio progetto di integrazione europea e nel consolidamento dell’alleanza e della storica amicizia con gli Stati Uniti.

Quanto agli interessi nazionali – che Peskov sostiene siano stati traditi dai vari Stati europei che hanno sposato la causa ucraina – il portavoce di Putin non ha evidentemente compreso come il senso dell’Europa sia proprio quello di procedere verso il superamento degli egoismi e della logica “dell’orticello” in favore di una visione e di una strategia comune. Questo non sorprende più di tanto, visto il feroce nazionalismo che anima la Russia e che questo Paese ha cercato di risvegliare anche in Europa per dividerci, per renderci più deboli e, quindi, facili prede dei disegni espansionistici di Mosca.

Da ultimo, il fatto che la Nato abbia adottato una linea di sostanziale co-belligeranza al fianco dell’Ucraina è segno del fatto che l’alleanza è più viva che mai e sta semplicemente adempiendo alle sue funzioni: quella di difendere la sua sfera d’influenza (e i Paesi che gravitano attorno a essa) da qualunque minaccia. Peskov farebbe bene a ricordare chi è l’aggressore in questa vicenda e chi è l’aggredito. Cosa stiamo facendo se non dare agli ucraini la possibilità di resistere e di respingere i russi che sono entrati in armi nel loro territorio, che hanno distrutto le loro case, bombardato le loro infrastrutture e seminato morte e distruzione in ogni dove? Il ruolo della Nato nel conflitto russo-ucraino conferma la natura difensiva dell’Alleanza Atlantica nella misura in cui stiamo aiutando un Paese ingiustamente aggredito a difendersi da uno Stato autoritario che non tollera l’idea di avere una democrazia ai suoi confini, che pensa di poter imporre il suo volere con la violenza e di avere il diritto di esternalizzare i costi delle sue politiche di sicurezza interna sui suoi vicini di casa.



Darya Dugina, l'attentato con l'ordigno nell'auto e quella frase sugli ucraini: «Subumani da conquistare»
Marco Prestisimone
21 agosto 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/darya ... 82134.html

Darya Dugina degli ucraini disse: «Sono subumani che devono essere conquistati». Saranno le autorità di Mosca a stabilire se fosse davvero lei l'obiettivo del probabile attentato contro la sua auto che l'ha uccisa oppure il padre Alexandr Dugin, di cui lei comunque aveva conosciuto, accettato e portato avanti il pensiero. Trentenne laureata in filosofia a Mosca nel 2015, si stava affermando, proprio come il padre, come analista geopolitica. Tanto che il Regno Unito lo scorso 4 giugno l'ha inclusa nella lista delle persone sanzionate (al pari per esempio del padre, ovviamente, ma anche di Roman Abramovich) per aver espresso appoggio e promosso politiche favorevoli all'aggressione russa dell'Ucraina. La donna era al numero 244 dell'elenco delle 1331 persone sanzionate perché «autore di alto profilo della disinformazione circa l’Ucraina e riguardo all’invasione russa dell’Ucraina su varie piattaforme online», nonché responsabile per il supporto e la promozione di politiche o iniziative di destabilizzazione dell’Ucraina per comprometterne o minacciarne «l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza». Dugina era anche oggetto di sanzioni da parte del Dipartimento del Tesoro Usa come direttrice del sito United World International (Uwi), accusato di disinformazione, di proprietà di Ievgeny Prigozhin, stretto alleato di Putin.


Dugina, il pensiero e quella frase sugli ucraini

Sui social dopo la sua morte è rimbalzata una frase dei mesi scorsi nei quali Darya Dugina aveva definito gli ucraini dei «subumani che devono essere conquistati». Infatti anche lei era una sostenitrice del Movimento eurasiatico guidato da Dugin stesso (e il progetto di Novorossiya considerato alla base dell'invasione ucraina e del progetto di annessione della Crimea) ed era divenuta una anchor woman del canale tv appartenente all’oligarca Konstantin Malofeev.

Nell'inserirla nella lista dei sanzionati, il dipartimento del Tesoro Usa indicava Darya Dugina come la responsabile di un sito di disinformazione chiamato United World International. In questo sito è stato scritto che l'Ucraina sarebbe «perita» una volta ammessa nella Nato. Il sito, spiegano gli americani, è il frutto di un'operazione di interferenza politica russa, chiamata «Project Lakhta,» che secondo i funzionari del Tesoro ha usato utenti fittizi online per interferire nelle elezioni negli Usa sin dal 2014. Nata nel 1992, era laureata in filosofia all'università statale di Mosca, Dugina aveva seguito le orma del padre e scriveva per Tsargard e Rt, testate filo Cremlino, con lo pseudonimo di Darya Platonova.

Era uno degli autori del «libro di Z» sull'invasione russa dell'Ucraina di prossima pubblicazione. Il 4 luglio era stata inserita nella lista dei sanzionati dal Regno Unito che ha descrive i suoi «frequenti contributi di alto livello alla disinformazione relativa all'Ucraina e all'invasione russa dell'Ucraina su diverse piattaforme online». In un'intervista con uno youtuber russo lo scorso marzo, Dugina ha affermato che l'identità ucraina è localizzata soprattutto nella zona occidentale mentre quella orientale, che comprende la regione del Donbass, accetterà «l'impero eurosiatico», teorizzato dal padre ideologo che ispira l'espansionismo di Vladimir Putin, sulla base della fede religiosa e della nazionalità.

Alexander Dugin, chi è il «Rasputin» del Cremlino e come nasce l'attentato che ha ucciso la figlia
Darya Dugina morta in auto: cosa sappiamo

La commentatrice politica Darya Dugina, figlia del filosofo russo filo Putin, Alexander Dugin, è morta ieri sera intorno alle 21,45 locali a bordo dell'auto su cui viaggiava, esplosa alla periferia di Mosca. Dugina era alla guida del veicolo, una Toyota del padre, quando ha preso fuoco. «Era completamente in fiamme, ha perso il controllo perché stava guidando ad alta velocità ed è volata sul lato opposto della strada», ha detto Andrei Krasnov, leader del movimento Russky Gorizont e conoscente della famiglia. Krasnov ha detto alla Tass di conoscere personalmente Dugina e che l'auto su cui viaggiava apparteneva a suo padre. «Per quanto ho capito, l'obiettivo era il padre, o forse entrambi», ha detto all'agenzia russa. Alexandr Dugin, leader del Movimento Eurasiatico, è vicino al presidente russo Vladimir Putin. Dugin è accreditato come «guida spirituale» dell'invasione russa dell'Ucraina, ed è spesso definito «il cervello di Putin». La figlia Dugina, era nata nel 1992 e ha studiato filosofia all'Università statale di Mosca. All'inizio di quest'anno, le autorità statunitensi e britanniche l'avevano accusata di aver contribuito alla disinformazione sulla guerra in Ucraina. L'auto sulla quale viaggiava Daria Dugina era una Toyota Land Cruiser Prado, di proprietà del padre. L'esplosione, riferisce la Tass, è avvenuta nell'area di Bolshiye Vyazemy, nella periferia di Mosca. Le autorità russe hanno aperto un'indagine sull'incidente che, secondo il Comitato Investigativo della Federazione Russa, sarebbe un attentato. Il Comitato infatti ha affermato che l'esplosione sarebbe stata causata da un ordigno installato a bordo dell'auto.


Capo filorusso attacca Kiev

Diversi dirigenti russi filo-Cremlino stanno accusando Kiev di aver commissionato l'omicidio di Darya Dugina, figlia dell'ideologo di Putin, Aleksandr Dugin, saltata in aria sull'auto del padre la scorsa notte a Mosca. Lo scrive il Guardian. Il leader dell'autoproclamata filorussa Repubblica di Donetsk, nel Donbass, Denis Pushilin, sul suo account su Telegram, ha apertamente accusato l'Ucraina: «Vigliacchi infami! I terroristi del regime ucraino, nel tentativo di eliminare Aleksandr Dugin hanno fatto saltare in aria sua figlia. Era una vera ragazza russa!», ha scritto.


L'attentato a Darya Dugina è un messaggio a Putin? E cosa può succedere, ora?
Fabrizio Dragosei
21 agosto 2022

https://www.corriere.it/esteri/22_agost ... 1658.shtml

Dietro la morte della figlia di Alexander Dugin potrebbe esserci la volontà ucraina di far capire ai russi che nessuno, nella cerchia del potere di Mosca, è più al di fuori della portata dei «partigiani» di Kiev. Ma durante la guerra con la Cecenia furono attribuiti ai servizi russi degli attentati per alzare la tensione. E dare a Putin l’occasione per scatenare ritorsioni immediate e violentissime

Un attentato che segue di poche ore gli attacchi contro i militari russi in Crimea — che pure non sono stati ufficialmente rivendicati da nessuno.

Ma per molti in Russia, come ha detto esplicitamente anche la tv nazionalista Tsargrad, c’è la mano di Kiev dietro l’attentato che ha causato, nella notte tra sabato 20 e domenica 21, la morte di Darya Dugina, figlia dell’ideologo di Putin Alexander Dugin.

Che avrebbe agito con l’ intento di far capire a tutti gli abitanti del Grande Paese che l’Operazione militare speciale è in realtà una guerra vera e propria. E che la guerra non risparmia nessuno — e non si combatte solamente «altrove».

Kiev ha immediatamente negato ogni responsabilità — «non abbiamo nulla a che fare con questo , non siamo uno stato criminale o terroristico, come la Russia», ha detto Mikhailo Podolyak, braccio destro di Zelensky.

Se però verrà mai confermata la matrice ucraina (anche se è difficile che un atto terroristico come questo venga mai firmato), la distruzione della Toyota è innanzitutto un messaggio a Vladimir Putin che considera l’ideologo Dugin come una specie di padre spirituale. E a tutti i silovikì (quelli che provengono dalle forze armate e dai servizi di sicurezza) che circondano il leader russo.

Da ieri sera nessuno è più al sicuro o al di là della portata dei «partigiani» ucraini.

Gli Stati Uniti e la Nato, che stanno rifornendo il Paese aggredito con artiglieria pesante e a lunga gittata, hanno ottenuto la rassicurazione che le nuove armi non sarebbero state usate per indirizzare i colpi verso il territorio della Russia.

Lo Stato Maggiore di Zelensky sta rispettando questa consegna, ma ha deciso di ricorrere ad altri strumenti, a cominciare dai droni (come quello che si è schiantato sul comando della flotta russa del Mar Nero) che non rischiano di innescare uno scontro diretto tra Mosca e l’Occidente.

E poi è iniziata l’attività dei partigiani ucraini dietro le linee nemiche. Bandiere e murales che compaiono ovunque, azioni di sabotaggio nelle retrovie, dal Donbass alla Bielorussia.

L’esplosione dell’auto sulla quale si trovava la figlia del filosofo Dugin (e sulla quale originariamente doveva essere pure lui) è un altro passo su questa strada?

Portare la guerra nel cuore della Russia fu la strategia che adottarono gli indipendentisti ceceni alla fine degli anni Novanta, quando innescarono una serie di attentati in varie città russe, compresa la capitale.

A Grozny si muore per mano russa e ora noi facciamo vedere agli stessi russi cosa vuol dire avere il nemico in casa, era la tesi dei leader ceceni più radicali.

Ma quella strategia non ebbe successo. Anzi, servì a compattare la popolazione dietro alle autorità e a lanciare in orbita Vladimir Putin appena nominato primo ministro che divenne popolarissimo con la sua promessa di «andare ad ammazzare i terroristi fino nel cesso».

Il fallimento di quelle iniziative fu talmente clamoroso che gli oppositori del potere si dissero convinti che alcuni di quegli attentati, come quello sventato all’ultimo momento nel settembre 1999 in un palazzo di Ryazan (a sud di Mosca), fossero stati organizzati dagli stessi servizi segreti russi proprio per alimentare la «strategia della tensione». Accusa sempre sdegnosamente respinta da Putin.

L’uccisione di Daria Dugina ha già scatenato richieste di ritorsioni immediate e violentissime contro il «Reich ucraino», come viene chiamato il governo di Kiev.

E Putin, o i super falchi che lo circondano, potrebbero trarne spunto per colpire anche quelle aree che fino ad ora sono rimaste fuori dalla guerra o per ricorrere a nuovi, più pesanti strumenti bellici.


ATTENTATI
Giovanni Bernardini
21 agosto 2022

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 7926398402

Come democratico liberale rifiuto, ovviamente, l’attentato come strumento di lotta politica. Ma non sono tanto ipocrita da ritenere che un attentato sia sempre e comunque un crimine inaccettabile, né tanto ingenuo, o stupido, da credere che mai, in nessun caso, un attentato possa avere conseguenze positive. Stauffenberg, uno degli organizzatori e l’esecutore materiale dell’attentato ad Hitler, non fu un criminale assassino. E se l’attentato ad Hitler avesse avuto successo moltissime vite umane sarebbero state salvate.
Ciò che vale per Stauffenberg vale anche per chi, per ciò che se ne sa, ha organizzato l’attentato a Dugin uccidendone invece la figlia, comunque politicamente vicina al padre?
Difficile rispondere. La situazione non è ancora chiara, comunque, se davvero l’attentato può farsi risalire alla guerra in Ucraina, non considero gli sconosciuti attentatori dei criminali.
Digin porta avanti a livello di propaganda culturale ed ideologica ciò che Putin mette in atto con missili, bombe e carri armati. In guerra non muoiono solo i militari ed i civili della nazione aggredita. Possono morire anche i propagandisti ed i corifei e pochi in Russia erano tanto sostenitori e propagandisti dell’aggressione all’Ucraina quanto Dugin.
Non credo però che questo attentato possa avere alcuna conseguenza positiva. Anche se a cadere fosse stato Dugin e non sua figlia poco o nulla sarebbe cambiato nella tragica situazione ucraina. La cosa è tanto evidente che si può addirittura dubitare che gli attentatori avessero davvero a cuore le sorti della nazione invasa. Di più non dico.
Aggiungo solo che trovo insopportabili certe manifestazioni di sdegno e cordoglio da parte di personaggi, come Diego Fusaro.
Ma… ognuno è libero di dolersi e sdegnarsi per chi gli pare.

Alberto Pento
Da quasi 6 mesi è iniziata l'aggressione dei nazifascisti russi all'Ucraina, un continuo di attentati terroristici con bombe e missili lanciati da mortai, carri armati, cannoni, postazioni missilistiche in Russia, navi, aerei e sommergibili.
I criminali russi hanno tentato più volte di assassinare Zelensky e la sua famiglia, nonché i suoi stretti collaboratori. Quello che fa l'Ucraina per porre termine a questa aggressione terroristica nazi fascista russa è ancora poco.
La dirigenza nazifascista russa del Cremlino deve tremare e non deve più sentirsi al sicuro nemmeno un secondo al giorno in Russia.

I nazifascisti russi iniziano a tremare anche in Russia
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9003863100



Ex membro Duma, partigiani russi anti-Putin dietro attacco Dugin
Europa
Agenzia ANSA
21 agosto 2022

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 8dd2b.html

(ANSA) - ROMA, 21 AGO - Ilya Ponomarev, un ex membro della Duma russa che è stato espulso per attività anti-Cremlino, ha affermato che ci sarebbe la mano di un gruppo di partigiani russi dietro un'autobomba che ha ucciso Darya Dugina, la figlia di uno degli stretti alleati politici del presidente.

Lo riferisce il Guardian.

Il dissidente, parlando da Kiev dove risiede, ha sostenuto che l'attentato sia stata opera "dell'esercito repubblicano nazionale (NRA)".
"Ieri sera si è verificato un evento importante vicino a Mosca. Questo attacco apre una nuova pagina nella resistenza russa al Putinismo. Nuova, ma non l'ultima", ha affermato l'ex parlamentare, che durante un programma televisivo ha letto quello che ha affermato essere un manifesto del gruppo partigiano in questione. Un documento in cui si definisce "Putin un usurpatore del potere e un criminale di guerra che ha emendato la Costituzione, scatenato una guerra fratricida tra i popoli slavi e mandato i soldati russi a una morte certa e insensata. E che sarà deposto". Nel documento la figlia di Dugin viene descritta come "obiettivo legittimo perché fedele compagna del padre, che sosteneva il genocidio in Ucraina". Secondo Ponomarev l'Nra sarebbe pronto a condurre ulteriori attacchi simili contro obiettivi di alto profilo collegati al Cremlino, inclusi funzionari, oligarchi e membri delle agenzie di sicurezza.
L'ex deputato, l'unico a votare contro l'annessione della Crimea nel 2014 e bandito da Mosca, è diventato cittadino ucraino nel 2019. Da Kiev, dopo l'invasione dell'Ucraina, ha lanciato il programma televisivo February Morning in lingua russa per dar voce all'opposizione. (ANSA).


Luttwak: "L'attentato contro Dugin apre un nuovo fronte per Putin, la sicurezza interna"
Paolo Mastrolilli
21 agosto 2022

https://www.repubblica.it/esteri/2022/0 ... 362494085/

NEW YORK - "Chiunque ci sia dietro all'attentato contro Dugin, una cosa è comunque certa: questo attacco pone alla Russia un grave problema strategico, perché la obbliga a dedicare più uomini e risorse alla difesa di obiettivi che non riteneva a rischio. Sommandolo alle incursioni militari condotte dagli ucraini o dai sabotatori, in Crimea e in altri luoghi dietro le linee della guerra, diventa una sfida complessa da affrontare".


Alberto Pento
L'attentato a Dugin è stato rivendicato da un gruppo di resistenza russa antiPutin


L'attentato a Darya Dugina è un messaggio a Putin? E cosa può succedere, ora?
Fabrizio Dragosei
21 agosto 2022

https://www.corriere.it/esteri/22_agost ... 1658.shtml

Dietro la morte della figlia di Alexander Dugin potrebbe esserci la volontà ucraina di far capire ai russi che nessuno, nella cerchia del potere di Mosca, è più al di fuori della portata dei «partigiani» di Kiev. Ma durante la guerra con la Cecenia furono attribuiti ai servizi russi degli attentati per alzare la tensione. E dare a Putin l’occasione per scatenare ritorsioni immediate e violentissime
Un attentato che segue di poche ore gli attacchi contro i militari russi in Crimea — che pure non sono stati ufficialmente rivendicati da nessuno.
Ma per molti in Russia, come ha detto esplicitamente anche la tv nazionalista Tsargrad, c’è la mano di Kiev dietro l’attentato che ha causato, nella notte tra sabato 20 e domenica 21, la morte di Darya Dugina, figlia dell’ideologo di Putin Alexander Dugin.
Che avrebbe agito con l’ intento di far capire a tutti gli abitanti del Grande Paese che l’Operazione militare speciale è in realtà una guerra vera e propria. E che la guerra non risparmia nessuno — e non si combatte solamente «altrove».
Kiev ha immediatamente negato ogni responsabilità — «non abbiamo nulla a che fare con questo , non siamo uno stato criminale o terroristico, come la Russia», ha detto Mikhailo Podolyak, braccio destro di Zelensky.
Se però verrà mai confermata la matrice ucraina (anche se è difficile che un atto terroristico come questo venga mai firmato), la distruzione della Toyota è innanzitutto un messaggio a Vladimir Putin che considera l’ideologo Dugin come una specie di padre spirituale. E a tutti i silovikì (quelli che provengono dalle forze armate e dai servizi di sicurezza) che circondano il leader russo.
Da ieri sera nessuno è più al sicuro o al di là della portata dei «partigiani» ucraini.
Gli Stati Uniti e la Nato, che stanno rifornendo il Paese aggredito con artiglieria pesante e a lunga gittata, hanno ottenuto la rassicurazione che le nuove armi non sarebbero state usate per indirizzare i colpi verso il territorio della Russia.
Lo Stato Maggiore di Zelensky sta rispettando questa consegna, ma ha deciso di ricorrere ad altri strumenti, a cominciare dai droni (come quello che si è schiantato sul comando della flotta russa del Mar Nero) che non rischiano di innescare uno scontro diretto tra Mosca e l’Occidente.
E poi è iniziata l’attività dei partigiani ucraini dietro le linee nemiche. Bandiere e murales che compaiono ovunque, azioni di sabotaggio nelle retrovie, dal Donbass alla Bielorussia.
L’esplosione dell’auto sulla quale si trovava la figlia del filosofo Dugin (e sulla quale originariamente doveva essere pure lui) è un altro passo su questa strada?
Portare la guerra nel cuore della Russia fu la strategia che adottarono gli indipendentisti ceceni alla fine degli anni Novanta, quando innescarono una serie di attentati in varie città russe, compresa la capitale.
A Grozny si muore per mano russa e ora noi facciamo vedere agli stessi russi cosa vuol dire avere il nemico in casa, era la tesi dei leader ceceni più radicali.
Ma quella strategia non ebbe successo. Anzi, servì a compattare la popolazione dietro alle autorità e a lanciare in orbita Vladimir Putin appena nominato primo ministro che divenne popolarissimo con la sua promessa di «andare ad ammazzare i terroristi fino nel cesso».
Il fallimento di quelle iniziative fu talmente clamoroso che gli oppositori del potere si dissero convinti che alcuni di quegli attentati, come quello sventato all’ultimo momento nel settembre 1999 in un palazzo di Ryazan (a sud di Mosca), fossero stati organizzati dagli stessi servizi segreti russi proprio per alimentare la «strategia della tensione». Accusa sempre sdegnosamente respinta da Putin.
L’uccisione di Daria Dugina ha già scatenato richieste di ritorsioni immediate e violentissime contro il «Reich ucraino», come viene chiamato il governo di Kiev.
E Putin, o i super falchi che lo circondano, potrebbero trarne spunto per colpire anche quelle aree che fino ad ora sono rimaste fuori dalla guerra o per ricorrere a nuovi, più pesanti strumenti bellici.




Un articolo demenziale di Marcello Veneziani il povero rossobruno sostenitore di Putin e di Dugin



Dostoevskij contro l’Occidente
Marcello Veneziani
(Panorama, n.34)
Dedicato ad Aleksandr Dugin che ieri ha perso la figlia in un attentato contro di lui, compiuto dai “buoni” contro i russi cattivi


https://www.marcelloveneziani.com/in-ev ... occidente/

Fu becero, meschino e intollerante censurare Fedor Dostoevskij dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Ma diciamo la verità: la censura contro di lui non sarebbe dispiaciuta all’interessato, perché rispecchia i suoi pensieri. In effetti nella furia dettata dallo zelo ignorante di cancellare un grande, ci avevano preso. Dostoevskij è il più acuto critico dell’Occidente e il vero precursore dello spirito russo panslavista, ortodosso, anti-occidentale; i suoi scritti sono la giustificazione più alta della linea di Putin, zar di tutte le russie, compreso quella sovietica. Di Dostoevskij di solito conosciamo versioni addolcite, tra saggi, biografie e sceneggiati; poco prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina ricordo una lezione scialba su Dostoevskij, in verità assai modesta, di Gianrico Carofiglio all’Ambasciata russa a Roma, in cui il magistrato-narratore trattava lo scrittore russo come un suo precursore…

Ma Dostoevskij, quello vero, non spacciava brodini e tisane, non amava rassicurare i suoi lettori, soprattutto occidentali. Scriveva ad esempio nel suo Diario, nel 1877: “Da due secoli ci perseguita questa vergogna di essere considerati asiatici d’Europa” e invece l’Asia, vaticinava, sarà “la nostra principale via d’uscita”. “Il sole si è mostrato ad Oriente e per l’umanità è ad Oriente che inizia un nuovo giorno”. “Se sapeste che innato ribrezzo, divenuto odio, ha suscitato in me l’Europa…” E poi: “L’avvenire dell’Europa appartiene alla Russia”; più chiaro di così? Il suo nemico interno era l’occidentalismo, liberale e progressista, fiorito in Russia con Pietro il Grande, lo zar “nichilista” e illuminista che voleva sradicare i russi dalla loro cultura.

Per far felici coloro che parlano di Putin come di un fascista russo, ecco una citazione ad hoc di Dostoevskij: la nostra società russa “fa pensare più di tutto a quell’antico fascio di verghe, forte soltanto se sono legate insieme”. Anche il populismo, nato non a caso in Russia, viene santificato dallo scrittore nelle sue lettere: “Chi perde il proprio popolo e l’anima popolare perde anche la fede patria e Dio”. Il Cristo Russo, precisava, è al principio della nostra Ortodossia.

Criticando “il sudiciume d’importazione europea”, esaltando il panslavismo e definendosi mistico e sognatore, Fedor si riteneva rivoluzionario per conservatorismo e reputava necessaria la Russia alla sua scrittura (lo scriveva soggiornando a Firenze, giudicando folli gli emigranti russi che si trasferivano da noi). Il suo sogno mistico era l’unione di tutti i popoli guidati dagli slavi, una volta superata l’antica separazione tra intellettuali e popolo. “Tutto il destino della Russia- scriveva – consiste nell’Ortodossia, nella luce dall’Oriente, che scorrerà a Occidente verso l’umanità accecata, che ha perduto Cristo”. E non faceva mistero della traduzione bellicosa dei suoi sermoni: “Meglio sguainare una volta la spada che soffrire all’infinito”. “L’eroismo dell’auto-sacrificio con il proprio sangue per tutto quanto riteniamo sacro, è certo più morale di tutta la catechesi borghese”. Se contrapponeva l’ortodossia al cattolicesimo, riteneva il protestantesimo ai confini con “il vero e proprio ateismo”.

Dostoevskij criticava pure il nascente socialismo e difendeva “il diritto alla proprietà, alla famiglia e alla libertà” contro cui insorgevano i rivoluzionari, sacrificando gli uomini al futuro, sottomettendoli con violenza, spionaggi e “ininterrotti controlli del potere più dispotico”. Preveggente… Il comunismo per lui era una perversione del cristianesimo.

Per Dostoevskij l’amore per l’umanità è impossibile senza la fede comune nell’immortalità dell’anima. Ma chi troppo ama l’umanità in generale, avvertiva, di solito è poco capace di amare l’uomo in particolare; come chi ha tanta compassione verso il malvagio (ladro o assassino) molto spesso non si cura della sua vittima.

Pur amando Roma antica e le città italiane, Dostoevskij disprezzava il regno d’Italia “un piccolo regno unito di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore universali, cedendola al più logoro principio borghese” “la sua unità non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale e per di più piena di debiti non pagati…” E aggiungeva: “Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta… l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale(…) La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale”. Stessa sorte ha avuto l’Europa, di cui deplorava la subordinazione alla borsa e al credito internazionale. Una critica ante litteram all’Italia di Draghi e all’Europa finanziaria. E poi la sua visione geopolitica dei tedeschi fatalmente legati alla sorte dei russi. E non c’era ancora il problema del gas…

I pensieri che ho citato sono tratti dal Diario e dalle Lettere; è uscita ora una succinta spremuta di quelle pagine col titolo accattivante “La bellezza salverà il mondo” (ed. De Piante, a cura di Claudia Sugliano con introduzione di Luca Doninelli). La visione di Dostoevskij spiega la divergenza tra Russia e Occidente con una profondità sconosciuta agli attuali osservatori. Ma lui non si considerava un grande e arrivava a dire che se fosse stato benestante come Ivan Turgenev “che possiede 2000 anime” (ossia servi della gleba a sua disposizione), non scriverebbe in fretta e per denaro ma si dedicherebbe a un’opera della quale “fra cento anni si parlerebbe ancora”. I cent’anni sono passati da un pezzo, e delle sue opere, non di una sola, se ne parla ancora…

Le ultime parole contro Draghi della nazifascista russa Darya Dugina disintegrata nell'esplosione.

Darya Dugina, l'ultimo post sui social contro Draghi: «Servo Usa, il 25 settembre votare l'uscita della Nato»
22 agosto 2022

https://www.msn.com/it-it/notizie/itali ... ed20d25fae

Nell'ultimo post c'è un concentrato di antiamericanismo e un messaggio diretto contro l'Italia e il premier italiano Mario Draghi definito un «Quisling», un «collaborazionista» degli americani. Darya Dugina nel suo ultimo post pubblicato sui social diceva che l'unica prospettiva valida per gli italiani alle elezioni del 25 è votare per le forze anti-establishment di "Italia sovrana e popolare", il partito di Rizzo e Ingroia. L'affondo sull'ex premier è stato pubblicato quattro giorni fa sul sito diretto da Daria Dugina, la figlia dell'ideologo di Vladimir Putin rimasta uccisa in un attentato in Russia.

Nell'articolo pubblicato su United World International (Uwi) e firmato da Fabrizio Verde, si afferma che «l'Italia di Draghi, con il suo cieco servilismo verso gli Stati Uniti, ha contribuito all'attuale crollo dell'Europa, portandola sull'orlo di una crisi economica, politica, sociale». Sulla spinta «delle élite politiche che hanno deciso di seguire i dettami di Washington e di lanciarsi contro la Russia, che è un fornitore di energia indispensabile per quasi tutta l'Europa».


Non difendo gli assassini di Daria Dugina
Alessandro Scipioni
21 Agosto 2022

https://www.adhocnews.it/non-difendo-gl ... ia-dugina/

Non difendo gli assassini di Daria. Mi rifiuto di vedere e in questo barbaro gesto criminale, perpetrato da terroristi, un qualsiasi onore. Daria Dugina era una giornalista di appena 30 anni, inerme, e che manifestava solo delle idee. Sicuramente nazionalista russa. Ma se iniziassimo ad ammazzare la gente per proprie idee, combatteremmo contro quegli ideali di libertà e democrazia che abbiamo sempre difeso in occidente.

La vicenda

Opinionista russa, figlia dello scrittore Alexander Dugin, da molti ritenuto l’ideologo di Vladimir Putin. Daria è morta nell’esplosione dell’auto che guidava, sulla quale sembra avrebbe dovuto viaggiare anche il padre. A causa di un ordigno.

Il tutto sotto gli occhi di quello stesso padre, che appare disperato nelle immagini davanti alle fiamme che avvolgono l’auto ed i resti mortali della figlia.

I giudici della Federazione Russa hanno avviato un’indagine sulla vicenda sostenendo di ritenere, tramite i riscontri effettuati, che si tratti di un omicidio perpetrato con particolare crudeltà ed in modo pericoloso.

Denis Pushilin, Presidente della Repubblica separatista di Donetsk ha espresso il suo cordoglio, accusando apertamente come mandante il governo di Kiev. Che nega qualunque coinvolgimento.

L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, ha attaccato la coltre di silenzio di grossa parte dell’informazione.”Quello che colpisce di più dell’attentato che ha portato alla morte di Daria Dugina, non è solo l’uccisione di una giovane donna colpevole solo di manifestare le proprie idee, è il silenzio dei media,degli intellettuali e della politica occidentali”; ha scritto sulla sua pagina ufficiale. Diego Fusaro ha sottolineato il ruolo di filosofo scomodo del padre. Segnalando le esagerazioni di vederlo come l’ispiratore di Putin.

Gesto inaccettabile

Chiunque sia l’esecutore del gesto, si tratta di un crimine inaccettabile. Non possiamo in Occidente rimanere insensibili davanti all’uccisione di una giovane donna, che non si era macchiata di alcun crimine.

Come non possiamo rimanere insensibili davanti alle strazianti immagini di bambini uccisi dalle bombe, non possiamo accettare l’omicidio dei civili. E che si sia con il popolo ucraino o meno, questo non autorizza a nessuno a mettere in secondo piano l’assassinio di un civile russo inerme.

Ci vorrà del tempo per avere elementi certi, e trarne dunque giudizi obiettivi. Ma sicuramente davanti alla scena di un padre che è costretto ad assistere al rogo della figlia, ogni persona civile di ogni dove e di qualunque idea, anche l’uomo che disprezza di più Dugin, ha il sacrosanto dovere di condannare questo episodio. Di bollare come assassini gli esecutori. E criminali gli eventuali mandanti.


Gino Quarelo
Lei condivideva ed era attiva nel diffondere l'ideologia mostruosa nazifascista del padre, ideologo di Putin.
L'ideologo è uno tra i mandanti come quello politico ed è corresponsabile dei crimini compiuti dall'esecutore materiale.
Costei è corresponsabile di tutti i crimini che l'invasione russa dell'Ucraina ha perpetrato ai danni degli ucraini. Che sia di lezioni a quelli come lei.



Ucraina. Bozzo: "L'attentato possibile inizio della lotta per rovesciare Putin"

AgenSIR
M. Elisabetta Gramolini
22 agosto 2022

https://www.agensir.it/europa/2022/08/2 ... are-putin/

La guerra è fuori ma potrebbe essere già iniziato la scontro per la successione dello “Zar”. L’attentato in cui ha perso la vita Darya Dugina, figlia del filosofo vicinissimo a Putin Alexander Dugin, apre a molte supposizioni che si intrecciano con il destino del conflitto e dei territori contesi. Per Luciano Bozzo, professore di relazioni internazionali e studi strategici presso l'Università di Firenze, le ipotesi in campo sono varie ma quelle più probabili indicano l’apertura di una contesa interna che abbia come obiettivo la defenestrazione del presidente russo e un periodo di destabilizzazione e caos nel Paese.

Professore, l’attentato apre molteplici scenari.
Dugin è uno strenuo sostenitore del conflitto e del presidente russo, sicuramente l’attentato è una provocazione di alto livello. Kiev stavolta nega in maniera netta, al contrario di altre occasioni in passato. Il diniego potrebbe essere sincero. Potrebbe esserlo perché l’Ucraina ha intenzione di evitare una rappresaglia russa. Se non è responsabilità loro, ci sono in piedi due ipotesi: la prima che sia un affare interno della Federazione, la seconda che sia opera di qualcuno in favore dell’Ucraina, con lo scopo di colpire Putin. Tenderei a credere a questa seconda ipotesi. Credo sia un regolamento di conti interno russo.

Quali sarebbero le ragioni?
Questa guerra sta divenendo disastrosa per la Russia. Non si capisce quando finirà. I costi e lo scontento aumentano. Putin ha usato il pugno di ferro perché gli oligarchi o i loro familiari sono morti o sono scappati. Si può immaginare che nelle forze armate ci sia forte scontento viste le perdite. All’interno, Putin ha dei nemici e si può credere che con questo attentato gli stiano mandando un messaggio perché è chiaro che l’obiettivo dell’attentato fosse il padre e non la figlia. L’attentato tra l’altro è il risultato di una pianificazione sofisticata, i responsabili conoscevano i movimenti di Dugin. L’organizzazione potrebbe avere alle spalle Kiev o un servizio di intelligence straniero, sebbene sia l’ipotesi che mi sembra meno probabile, oppure un sostegno interno per condurre una lotta di potere.

L’attentato alimenterà il conflitto sul campo?
Dipende da quello che Putin e i suoi riusciranno a capire su chi sono i responsabili. Se, come possibile, sono interni, vuol dire che è iniziata la lotta per il potere e la successione. Se è così, si apre una fase di confusione e destabilizzazione al vertice che non promette niente di buono.

A cosa potrebbe portare questa lotta interna?
Può portare a una defenestrazione di Putin che però non garantisce nulla. Non è detto cioè che il successore sia meglio. Potrebbe poi portare a una destabilizzazione interna, vale a dire a una fase caotica che non è rassicurante. Come insegna la storia, quando la Russia perde una guerra, il Paese precipita nel caos.

Il quadro sarà più chiaro solo nelle prossime ore?
Se è cominciata una lotta interna, Putin rischia di perdere il potere e la vita. Si trova in un vicolo cieco e deve andare avanti. Questo attentato complica ancora di più la situazione. C’è una guerra fuori ma potrebbe essere iniziata anche una guerra dentro. Si tratta di capire che fine farà Putin che pur di salvarsi sarà disposto ad alzare la posta. Al punto in cui è giunta la situazione non c’è nessuno scenario semplice.

Il Cremlino dichiara di essere aperto ai negoziati ma non alle condizioni di Kiev.
Sì ma nemmeno i punti trapelati che sarebbero stati presentati da Erdogan a Zelensky nell’ultimo incontro credo aprano a negoziati. Sono molto duri. Nello specifico, Putin chiedebbe: il riconoscimento della Crimea come territorio della Federazione, l’autonomia delle due repubbliche di Lugansk e Donetsk, un referendum per decidere le sorti di Kherson e Zaporizhia, completa smilitarizzazione dell’Ucraina, una garanzia di sicurezza fornita dalle Nazioni Unite per permettere in atto le modifiche, nuove elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento e della presidenza con l’obiettivo di eliminare Zelensky e determinare un governo più morbido e favorevole a Mosca. Se queste sono le condizioni, nessun politico ucraino accetterà.

La centrale nucleare di Zaporizhzhia tiene con il fiato sospeso.
Si sta giocando una partita a poker in cui le parti usano il ricatto nucleare. I russi hanno in mano la carta della energia elettrica ma in generale si gioca con il fuoco. Nessuna delle due ha interesse a provocare un incidente nucleare perché nessuno sarebbe garantito dalle conseguenze. Un errore o un cattivo funzionamento del sistema d’arma potrebbe avvenire. I reattori sono protetti da una cupola ma è meglio evitare qualsiasi inconveniente. Avere una guerra che viene combattuta vicino a una centrale nucleare non fa stare sereni ma eviterei di generare l’allarme perché non c’è l’interesse per nessuno che ci siano incidenti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » ven set 02, 2022 7:00 am

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La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » ven set 02, 2022 7:01 am

m)
Il demenziale progetto suprematista di Dugin, il nazifascismo russo imperiale euroasiatico, variante di quello di Hitler, di Stalin e di Moametto



Aleksander Dugin, l’antisionismo come necessità
Niram Ferretti
22 Agosto 2022

http://www.linformale.eu/aleksander-dug ... necessita/

A seguito dei fatti recenti, l’uccisione in un attentato alle porte di Mosca di Darya Dugina, figlia di Alexander Dugin, considerato uno degli ideologhi di Vladimir Putin, ripubblichiamo un suo ritratto a firma Niram Ferretti, apparso qui per la prima volta il 3 marzo 2017.

Apprendiamo da Aleksander Dugin, filosofo e intellettuale osannato dai rossobruni e propugnatore di un grande blocco euroasiatico a guida russa, ontologicamente antiamericano e antioccidentale ciò che segue:

“Sono assolutamente contro il Sionismo. In primo luogo, questo movimento contraddice l’ideologia stessa del Tradizionalismo Ebraico, dato che il dogma basilare del sionismo è in contraddizione con i tre principi talmudici primari: 1) Non ergersi contro i popoli, fra i quali gli ebrei vivono; 2) Non ritornare in Terra Santa prima della venuta del Messia; 3) Non accelerare la fine dei tempi. Chiunque infranga questi principi non può essere considerato un ebreo nel senso religioso, mistico del termine. I libri del rabbino Meyer-Schiller di New York danno maggiori informazioni su questo tema. Meyer-Schiller non è soltanto la più alta autorità del Giudaismo contemporaneo, ma porta il titolo di Maggid Shiur, qualcosa che agli ebrei dirà molto.

“In secondo luogo, lo stato di Israele è stato sin dall’inizio una base strategica per l’Atlantismo militante (prima l’Inghilterra, ora gli Stati Uniti) nel Medio Oriente. Questo stato è sia ideologicamente che politicamente orientato al capitalismo ed occidentalizzato per quanto riguarda il sistema di valori. Questi valori sono in completa contraddizione con la visione nazionale russa del mondo, così come l’intera idea di Geopolitica Eurasiatica”.

Dugin informa tutti gli ebrei sionisti che in base alla propria concezione e a quella di Rav Meyer Schiller, il quale è a favore dell’etnonazionalismo ebraico, che Israele non è “kosher”. Addirittura viene data la scomunica. Gli ebrei sionisti non sarebbero propriamente ebrei. Per Dugin il controverso rabbino antisionista newyorkese sarebbe niente di meno che “la più alta autorità del Giudaismo contemporaneo”, il che equivale a sostenere che Cirillo I, patriarca di Mosca, sarebbe la più alta autorità del cristianesimo. Naturalmente, nell’ebraismo non ci sono papi, ma non esistono nemmeno autorità rabbiniche che possano fregiarsi o essere riconosciute in modo unanime come se appunto fossero un pontefice.

Israele, per Dugin è macchiato dalla colpa di atlantismo. Essere antamericani è indispensabile per essere filoputiniani e anche, filoiraniani. Come è noto il Grande Satana, per Teheran sono gli Stati Uniti, e il Piccolo Satana è Israele.

Dugin non usa questi termini, ma è chiaro il suo pensiero. “I valori” rappresentati da Israele sono in totale contraddizione con la visione nazionale russa e anche con l’ebraismo essenzialistico e ultraortodosso propugnato da Meyer Schiller. Emblematico che uno degli uomini considerati più vicini a Putin la pensi in questo modo.

Permette di fare luce su alcune cose. Vediamole.

L’antiatlantismo è una costante dall’Unione Sovietica ad oggi. La Russia di Putin è fortemente sovranista, etnonazionalista e alfiera di un cristianesimo mistico tipicamente slavo insufflato di nazionalismo. Questa Russia, è animata da uno spirito neoimperiale euroasiatico con al centro se stessa in opposizione agli Stati Uniti. Il vasto impero euroasiatico è un’idea ottocentesca radicata nel cuore del conservatorismo russo e poi ritornata in auge negli anni ’60 anche grazie a figure come l’ex SS Jean Thiriart a cui da noi, Franco Cardini deve il suo svezzamento ideologico. Non c’è dunque da sorprendersi se la Russia sia in ottimi rapporti con un’altra potenza neoimperiale e, quest’ultima, dichiaratamente antisionista e antisemita, l’Iran. Gli sciiti da sempre considerano se stessi l’aristocrazia dell’Islam. Non va dimenticato, anzi va tenuto ben presente, che per la mistica fascista e ultranazionalista l’Iran fa parte della costellazione indoiranica, da qui gli amorosi sensi rossobruni sia per la Russia che per l’Iran. Da una parte l’etnonazionalismo slavo, dall’altra quello indoiranico.

La riscossa suprematista, bianca caucasica russa contro la “decadenza occidentale” si sposa perfettamente con quella neoimperiale iraniana. Gli Stati Uniti e Israele sono nello stesso calderone per i Dugin e i suoi accoliti di estrema destra europei. Non a caso, per modo di dire, Marine Le Pen, in perfetta consonanza con questa costellazione di idee, ha caldeggiato sia l’euroasianesimo a livello geopolitico sia l’alleanza con lo stato più antisemita del Medioriente, l’Iran.

Non può dunque meravigliare che nel 1992, Aleksander Dugin redigerà il manifesto del Partito Nazional Bolsecevico, ora considerato fuorilegge. Il vessillo del partito amalgamava falce e martello al centro della bandiera nazionalsocialista tedesca. Il nazionalismo come fusion e rebrending tra nazismo e comunismo.

Quello che va tenuto presente è come, tutto questo rigurgito cadaverico di vecchie idee ultrareazionarie, il nazionalismo misticheggiante, il purismo etnico, il tradizionalismo antimoderno che hanno infiammato il Novecento totalitatario, sono in opposizione radicale con il sionismo che non si fonda su alcuna mistica razziale o sulla convinzione messianica del ritorno a Sion, ma sulla necessità laica per il popolo ebraico di avere un proprio stato che potesse garantirne la salvaguardia.

Il progetto egemonico restaurativo russo propugnato da Dugin va di pari passo con quello egemonico iranico. In questo progetto antiamericano e necessariamente antiliberale e antidemocratico, Israele non può essere vocazionalmente se non sulla sponda opposta.



AVV. GIUSEPPE SOTTILE.

Ho avuto l’onore di incontrare Alexander Dugin due volte.
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 3991127607

Quando gli strinsi la mano, la prima volta, a Gioia Tauro, avvertii subito l’energia di un uomo fuori dal comune.
E quando, dopo, lo sentii parlare della sua quarta teoria politica, rimasi affascinato, come tutti gli astanti, catturati dal suo straordinario carisma.
Insieme ad un folto gruppo di persone, lo ascoltavamo seduti all’aperto, su un prato di una villa di campagna.
Forse anche per la nutrita (e ingiustificata) presenza di agenti della Digos e dei carabinieri, nell’aria si avvertiva il profumo della rivoluzione.
Ma in realtà ciò che più mi colpì fu la considerazione che, a vederlo da vicino, era semplicemente un signore anziano che si sforzava dannatamente a tradurre le sue teorie in italiano, con il suo accento marcatamente russo.
Un uomo semplice ma con idee pericolosamente rivoluzionarie.
La morte della figlia, in un attentato chiaramente diretto alla sua persona, mi sconvolge, mi rattrista e mi fa rabbia.
Da padre mi immedesimo nel suo atroce e insopportabile dolore e nella sua rabbia disumana.
Questa tragedia é un prezzo troppo alto da pagare, anche per lui, anche per un uomo così grande.
Ma ognuno di noi potesse sentire quella rabbia, comprenderla, elaborarla e farla propria….
Forse potremmo cambiare veramente il mondo…


Alberto Pento
Certo il carisma demenziale degli invasati e dei criminali che causano morte e distruzione e che fanno strage di popoli.
Il profumo della rivoluzione di Dugin è il profumo di morte del nazi fascismo suprematista russo.



Dostoevskij contro l’Occidente
Marcello Veneziani
(Panorama, n.34)
Dedicato ad Aleksandr Dugin che ieri ha perso la figlia in un attentato contro di lui, compiuto dai “buoni” contro i russi cattivi


https://www.marcelloveneziani.com/in-ev ... occidente/

Fu becero, meschino e intollerante censurare Fedor Dostoevskij dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Ma diciamo la verità: la censura contro di lui non sarebbe dispiaciuta all’interessato, perché rispecchia i suoi pensieri. In effetti nella furia dettata dallo zelo ignorante di cancellare un grande, ci avevano preso. Dostoevskij è il più acuto critico dell’Occidente e il vero precursore dello spirito russo panslavista, ortodosso, anti-occidentale; i suoi scritti sono la giustificazione più alta della linea di Putin, zar di tutte le russie, compreso quella sovietica. Di Dostoevskij di solito conosciamo versioni addolcite, tra saggi, biografie e sceneggiati; poco prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina ricordo una lezione scialba su Dostoevskij, in verità assai modesta, di Gianrico Carofiglio all’Ambasciata russa a Roma, in cui il magistrato-narratore trattava lo scrittore russo come un suo precursore…

Ma Dostoevskij, quello vero, non spacciava brodini e tisane, non amava rassicurare i suoi lettori, soprattutto occidentali. Scriveva ad esempio nel suo Diario, nel 1877: “Da due secoli ci perseguita questa vergogna di essere considerati asiatici d’Europa” e invece l’Asia, vaticinava, sarà “la nostra principale via d’uscita”. “Il sole si è mostrato ad Oriente e per l’umanità è ad Oriente che inizia un nuovo giorno”. “Se sapeste che innato ribrezzo, divenuto odio, ha suscitato in me l’Europa…” E poi: “L’avvenire dell’Europa appartiene alla Russia”; più chiaro di così? Il suo nemico interno era l’occidentalismo, liberale e progressista, fiorito in Russia con Pietro il Grande, lo zar “nichilista” e illuminista che voleva sradicare i russi dalla loro cultura.

Per far felici coloro che parlano di Putin come di un fascista russo, ecco una citazione ad hoc di Dostoevskij: la nostra società russa “fa pensare più di tutto a quell’antico fascio di verghe, forte soltanto se sono legate insieme”. Anche il populismo, nato non a caso in Russia, viene santificato dallo scrittore nelle sue lettere: “Chi perde il proprio popolo e l’anima popolare perde anche la fede patria e Dio”. Il Cristo Russo, precisava, è al principio della nostra Ortodossia.

Criticando “il sudiciume d’importazione europea”, esaltando il panslavismo e definendosi mistico e sognatore, Fedor si riteneva rivoluzionario per conservatorismo e reputava necessaria la Russia alla sua scrittura (lo scriveva soggiornando a Firenze, giudicando folli gli emigranti russi che si trasferivano da noi). Il suo sogno mistico era l’unione di tutti i popoli guidati dagli slavi, una volta superata l’antica separazione tra intellettuali e popolo. “Tutto il destino della Russia- scriveva – consiste nell’Ortodossia, nella luce dall’Oriente, che scorrerà a Occidente verso l’umanità accecata, che ha perduto Cristo”. E non faceva mistero della traduzione bellicosa dei suoi sermoni: “Meglio sguainare una volta la spada che soffrire all’infinito”. “L’eroismo dell’auto-sacrificio con il proprio sangue per tutto quanto riteniamo sacro, è certo più morale di tutta la catechesi borghese”. Se contrapponeva l’ortodossia al cattolicesimo, riteneva il protestantesimo ai confini con “il vero e proprio ateismo”.

Dostoevskij criticava pure il nascente socialismo e difendeva “il diritto alla proprietà, alla famiglia e alla libertà” contro cui insorgevano i rivoluzionari, sacrificando gli uomini al futuro, sottomettendoli con violenza, spionaggi e “ininterrotti controlli del potere più dispotico”. Preveggente… Il comunismo per lui era una perversione del cristianesimo.

Per Dostoevskij l’amore per l’umanità è impossibile senza la fede comune nell’immortalità dell’anima. Ma chi troppo ama l’umanità in generale, avvertiva, di solito è poco capace di amare l’uomo in particolare; come chi ha tanta compassione verso il malvagio (ladro o assassino) molto spesso non si cura della sua vittima.

Pur amando Roma antica e le città italiane, Dostoevskij disprezzava il regno d’Italia “un piccolo regno unito di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore universali, cedendola al più logoro principio borghese” “la sua unità non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale e per di più piena di debiti non pagati…” E aggiungeva: “Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta… l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale(…) La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale”. Stessa sorte ha avuto l’Europa, di cui deplorava la subordinazione alla borsa e al credito internazionale. Una critica ante litteram all’Italia di Draghi e all’Europa finanziaria. E poi la sua visione geopolitica dei tedeschi fatalmente legati alla sorte dei russi. E non c’era ancora il problema del gas…

I pensieri che ho citato sono tratti dal Diario e dalle Lettere; è uscita ora una succinta spremuta di quelle pagine col titolo accattivante “La bellezza salverà il mondo” (ed. De Piante, a cura di Claudia Sugliano con introduzione di Luca Doninelli). La visione di Dostoevskij spiega la divergenza tra Russia e Occidente con una profondità sconosciuta agli attuali osservatori. Ma lui non si considerava un grande e arrivava a dire che se fosse stato benestante come Ivan Turgenev “che possiede 2000 anime” (ossia servi della gleba a sua disposizione), non scriverebbe in fretta e per denaro ma si dedicherebbe a un’opera della quale “fra cento anni si parlerebbe ancora”. I cent’anni sono passati da un pezzo, e delle sue opere, non di una sola, se ne parla ancora…




DARYA DUGINA (PLATONOVA)
Proponiamo di seguito un'analisi della figura di Darya Dugina, figlia di Aleksandr Dugin.
https://www.facebook.com/forzaucraina.i ... 3ZY9PuZuCl


SUL PADRE ALEKSANDR DUGIN
"È un grande onore essere la figlia di una persona simile [come Aleksandr Dugin]", ha detto Daria in un'intervista nel 2021. - Ciò per cui le persone si battono per tutta la vita, cercando una sorta di saggezza, un insieme di conoscenze, mi è stato dato fin dall'infanzia. I primi episodi della mia attività politica sono io tra le braccia di mia madre, che osserva cosa succede alla Casa Bianca [durante l'aggressione]. È il 1993, quando mio padre stava già difendendo la Casa Bianca. Incontri [lo scrittore Eduard] Limonov, [cantante del gruppo di protezione civile Yegor] Letov, pensatori europei. Porto con orgoglio questo stendardo: essere una figlia. Sono orgogliosa e farò di tutto per glorificare il nome di mio padre, per continuare le sue idee e la sua battaglia”.
FRANCIA E MARIE LE PEN
Dugina nell'anno accademico 2012/13, ha svolto un tirocinio accademico in Francia, presso l'Università di Bordeaux III. Parlava francese e conosceva Marion Maréchal-Le Pen. Secondo Bellingcat, prima delle elezioni presidenziali francesi del 2017, Dugina è stata coinvolta nei tentativi russi di influenzare Marine Le Pen per revocare le sanzioni contro la Federazione Russa. A Bordeaux ha frequentato circoli di estrema destra secondo il quotidiano Sud-Ouest.
“Marine Le Pen si è sempre opposta alle sanzioni anti-russe dal 2014. E ha sempre affermato che la politica delle sanzioni è una politica analfabeta, non intacca nulla e danneggia solo la stessa Francia. Ha ripetutamente criticato le élite finanziarie dell'Unione Europea, che agiscono non nell'interesse del popolo europeo, ma nell'interesse degli Stati Uniti d'America. […]”
MOVIMENTO EURASIATICO INTERNAZIONALE e UNIONE GIOVANILE EURASIATICA
Ha lavorato come giornalista politica e iniziò ad organizzare conferenze come addetta stampa per il Movimento Eurasiatico Internazionale, fondato da suo padre, Alexander Dugin. Ha anche parlato come relatrice a diversi eventi del movimento.
Collaborò anche con l’Unione giovanile eurasiatica, che reclutava attivamente persone con esperienza militare e di combattimento per combattere a nome dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk e affermava di avere una presenza segreta in Ucraina.
Promuoveva l’idea di una Grande Russia da Dublino a Vladivostok, una superpotenza - un rimedio per il "marcio Occidente".
Come suo padre, fece una campagna per diversi anni per spingere le autorità russe a conquistare tutti i territori slavi.
Dugina preparava i materiali per il sito web di suo padre dugin.tv come addetto stampa.
GIORNALISTA
Ha lavorato come giornalista, scrivendo per media statali e controllati dal governo come Russia Today (RT: canale tv a cui è stato impedito di operare in alcuni Stati, a causa delle accuse di interferenza negli affari interni di numerosi Paesi stranieri), esperta del canale televisivo Zvezda (supervisionato dal Ministero della Difesa della Federazione Russa attraverso la Compagnia tv e radio delle forze armate), era editorialista del sito Geopolitika.ru (un piccolo portale che, come dice il sito stesso, “segue la linea dell’approccio eurasiatico”) e Tsargrad-TV (canale dell'uomo d'affari russo Konstantin Malofeev, estremista della destra russa ortodossa e del “Mondo Russo”, che ha sostenuto il Gruppo Wagner e i separatisti in Donbas tra cui le truppe cosacche, Oleksandr Borodai e Igor Girkin (Strelkov), che sono stati suoi dipendenti, e nell’invasione dell’Ucraina con informazioni e supporto finanziari) con lo pseudonimo di Daria Platonova.
Secondo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, che l'ha aggiunta all'elenco delle sanzioni statunitensi il 3 marzo 2022, era caporedattrice di un sito web di disinformazione chiamato United World International, che si dice sia di proprietà dello chef di Putin e il fondatore della "fabbrica di troll" russa, Yevgeny Prigozhin, che controlla anche il Gruppo Wagner.
Dugina è stata anche attiva per il think tank Katehon (rivista russa di geopolitica di Kostantin Malofeev, a cui collaborano anche Alex Jones, Aleksandr Dugin, Igor Girkin, Aleksandr Borodai, il capo del movimento eurasiatico internazionale Leonid Savin, il consulente di Putin Glazyev Sergey, il Direttore dell’Istituto russo di Studi strategici Leonid Reshetnikov, ecc.), dove ha scritto articoli politici.
Come commentatrice, è apparsa anche in altri media filo-governativi - nella pubblicazione Mash, alla radio KP - Komsomolskaya Pravda. I repost del suo canale di Telegram “Platonova” sono apparsi ripetutamente nel più popolare canale di telegramma politico russo Nezygar, che trasmette opinioni a favore dello Stato.
Nel novembre 2021, nell'uscita del programma del Primo Canale "Vremya Pokazhet" (dedicato all'"iniezione di isteria militare" nel contesto del trasferimento di truppe russe al confine con l'Ucraina), Dugina ha definito l'Ucraina un "cordone sanitario” che “strappa la Russia dall'Europa”.
SCRITTRICE
è stata uno dei coautori del “Libro Z”, annunciato come “una raccolta di storie di partecipanti e testimoni oculari: militari, civili, volontari e corrispondenti militari”. L’uscita del libro Z era prevista per la fine dell’autunno dalla casa editrice di estrema destra Cento Neri (Dugina era amica dei suoi fondatori). Alla Tra gli autori del libro ci sono lo scrittore e blogger militare nel Donbas, Vladlen Tatarsky (vero nome Maxim Fomin), l'autore di libri sugli eventi del Donbas nel 2014 Alexander Zhuchkovsky, il musicista e blogger militare Akim Apachev, la poetessa, l'ex giornalista di Reedus e editorialista di Vzglyad, personaggio pubblico del Donbass Anna Dolgareva, co-fondatrice del Black Hundred Dmitry Bastrakov, primo ministro degli esteri dell'autoproclamata DPR Ekaterina Gubareva e altri. Ora la casa editrice pubblicherà un articolo basato sulle bozze di Dugina e dedicherà la pubblicazione alla sua memoria.
INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA
Nel 2022, è stata tra le più accese sostenitrici dell'invasione russa dell'Ucraina e ha visitato Mariupol dopo essere stata occupata dalle truppe russe. Conosceva anche personalmente numerosi corrispondenti di guerra e milizie del Donbass.
Dugina ha pubblicamente sostenuto la decisione di inviare truppe russe in Ucraina. All'inizio della guerra su vasta scala, il 24 febbraio, nel suo canale Telegram ha commentato come segue: “Ieri sera stavo camminando lungo una strada deserta di Mosca, e in lontananza la bandiera russa sventolava sulla casa. E un fruscio silenzioso: stanno arrivando i russi. L'intuizione delle donne è potente. Per qualche ragione, ho attirato l'attenzione su questa calma e sulla bandiera. Lo slogan nella mia testa è "Impero, sii!" Mi sono svegliato e l'impero si è avverato.”
BUCHA
In particolare, nel suo ultimo articolo scritto al forum tecnico-militare "Army-2022" (che si svolge a fine agosto), ha definito gli omicidi di Bucha "una messa in scena con i cadaveri di persone spacciate per vittime dell'aggressione russa. " A suo avviso, la "messa in scena" aveva lo scopo di "convincere il pubblico occidentale dei" sanguinosi crimini dei russi".
AZOVSTAL
Nel giugno 2022 ha visitato le città occupate di Donetsk e Mariupol, dove ha anche visitato Azovstal. Dugina ha pubblicato le foto della fabbrica distrutta nel suo canale Telegram.
“Per me Novorossiya (l’Ucraina ndr.) è uno spazio di significato filosofico. È lei che ora è lo spazio di formazione dell'impero per la Russia e, grazie a questo orizzonte di frontiera, noi esistiamo come Russia. Inoltre, la Russia non è conquistata, la Russia si è ribellata al liberalismo totalitario e si sta diffondendo ovunque nel mondo.
Il viaggio a Novorossiya mi ha portato alle basi della filosofia: a pensare per intuizione, a pensare per intuizioni. È lì che si costruisce il giusto atteggiamento verso la vita e la morte, verso sé stessi e l'altro, è lì che si formano i significati del nostro impero.” Così Dugina ha commentato il suo viaggio nei territori invasi.
“Ero in ‘Azovstal’, le impressioni sono colossali. Abbiamo camminato attraverso le catacombe, ascoltato la ‘musica’ di ‘Azovstal’. Questi scudi rimasti sono lastre di metallo, stanno suonando un'intera sinfonia lì ora. Sensazione incredibile.”
“L'altra cosa che mi ha colpito è stata la presenza della letteratura russofoba: l'intero seminterrato è disseminato di rifiuti. È solo un hub ideologico. Penso che le persone che sono finite lì, non essendo ultranazionaliste, siano diventate ultranazionaliste. Sono rimasto stupito dal fatto che ci fossero molte svastiche e iscrizioni. Apparentemente, un riempimento così deliberato dello spazio con slogan è necessario quando non c'è abbastanza motivazione per mettere un militante in uno stato di aggressività.”
“L'atmosfera è molto marcia, ma non perché sia un seminterrato: è un tale spirito, energia. Con me c'erano colleghi, giornalisti stranieri, e hanno detto di sentire l'energia nera - energia nera, satanica”.
Poche settimane dopo (4 luglio 2022), è stata sanzionata anche dal governo britannico, che l'ha accusata di essere "una frequente e importante contributrice della disinformazione sull'invasione russa dell'Ucraina su varie piattaforme online".
IDEE
Ieri, 21 agosto, la Radio in cui lavorava - Komsomolskaya Pravda - ha pubblicato alcune citazioni di Darya Dugina “che rivelano la sua essenza”
INTEGRAZIONE: “È necessario organizzare iniziare con i territori di confine, perché ci sono sempre dei rischi. Abbiamo perso l'Ucraina. Quasi la Bielorussia. Dobbiamo lavorare con tutte le frontiere, non possiamo dare tutto per scontato. E dobbiamo pensare a come possiamo comunicare con la Cecenia, come legarla a noi stessi.”
COS'È L'EURASIANISMO: “L'Eurasianismo presuppone che ognuno viva nella propria terra, ogni regione sia autosufficiente. Portare migranti è già anti-eurasiatico. È necessario costruire un impero in modo tale che ognuno stia nella propria regione. […] Vieni a Mosca e ci sono i russi.”
COMBATTIAMO CON L'OCCIDENTE: “Questa non è una guerra con l'Ucraina, questa è una guerra con l'intero Occidente. Gli Azov non sono ucraini. È naturale che l'Ucraina sia amica dei russi. […] strappano pezzi dalla loro identità e formano uno strano ibrido.
TALEBANI
“I talebani (banditi nella Federazione Russa - ndr) fanno cose carine: hanno bandito le droghe, hanno espulso gli americani. Due grandi gesti. È vero: limitano l'istruzione delle donne. Ma era meglio prima, quando, sotto il vecchio regime, alle donne veniva detto che potevano scegliere il proprio sesso?”
I talebani non sono affatto terroristi. La loro ideologia è molto diversa dall'ideologia dello Stato Islamico (bandito anche nella Federazione Russa), non sono così "congelati". A differenza dell'Isis, è possibile e necessario condurre un dialogo con i talebani.
ANCHE L'ELITE RUSSA DEVE ESSERE SOSPETTATA
“Se abbiamo avviato un'operazione militare speciale, deve essere svolta anche all'interno della società. Perché questi elementi (stiamo parlando di élite che hanno studiato in Occidente o hanno avuto molti contatti con stranieri - ndr) - sono elementi di grande pericolo. Perché sono state introdotte sanzioni economiche? Affinché l'entourage del presidente iniziasse una rivolta e ci fossero dei tentativi di colpo di Stato. L'Occidente sta lavorando con queste élite. Anche questo è un elemento importante, non solo i giornalisti”.
MARIUPOL
“Qui bisogna trovare un compromesso. Da una parte sì, siamo liberi, abbiamo iniziato questa operazione con molta delicatezza e precisione, ma forse a volte vale la pena essere più duri e un po' meno clementi, perché i crimini che hanno commesso queste persone... Dovrebbe esserci la creazione di tribunali”. – Mariupol , Donetsk.
FALANGA POLACCA (Gruppo paramilitare Neofascista polacco che ha combattuto anche in Donbas): “I polacchi stanno gradualmente superando questa russofobia, ho parlato recentemente con rappresentanti del movimento Falange, sono chiamati l'estrema destra, ma mi sembra che siano solo conservatori di destra. Stanno cercando di superare questa storica russofobia. È visibile in ogni cosa.”
IMMIGRAZIONE E ANTISEMITISMO: “Quando vieni in Francia, ciò che vedi è che non è più la città dei poeti bianchi... dei poeti maledetti. (ride) un lapsus freudiano... Non è più la città dei poeti maledetti di Lutetia (una rivista letteraria in cui P. Verlaine ha pubblicato i suoi Poeti maledetti - ndr), ma si vede qualcosa di simile a una colonia francese. Temo che gli europei possano superare il punto di non ritorno. Qui in Olanda, nonostante i sentimenti anti-migranti, i partiti filo-islamici sono quasi entrati in Parlamento”.
SALVINI, M5S, POPULISMI ITALIANI: “Nonostante la coalizione Salvini abbia ottenuto ottimi risultati, non ha una maggioranza parlamentare. La situazione in Italia è estremamente instabile, gli esperti parlano della possibilità di nuove elezioni in Italia. Certo, la situazione sarebbe ideale una coalizione del Movimento Cinque Stelle e della Lega del Nord. Perché sono abbastanza vicini nell'euroscetticismo e nella linea politica internazionale, ma oggi sono separati su diversi lati dell'arena politica. […] tuttavia, la “rivolta populista”, il momento populista, non ha portato a nulla di concreto al momento.”
RODINA (considerato un partito di estrema destra, satellite di Russia Unita di Putin) 15 marzo 2017
Alla domanda: "È possibile unire forze come il Fronte Nazionale di Marine Le Pen in Russia?" - risponde il relatore che tale associazione esiste già: «Questo è il partito RODINA, che difende gli interessi nazionali dello Stato e agisce in nome del popolo, proprio come il partito politico Le Pen. Sono stato a lungo un sostenitore di "RODINA" e l'ho votato alle elezioni del 2016. Ecco perché, sono lieta di parlare oggi nel sito della sezione moscovita del partito", ha ammesso Daria Dugina .
ALEKSANDR DUGIN SULLA MORTE DELLA FIGLIA (22 agosto 2022 sulla rivista di geopolitica "Katehon")
"Come tutti sapete, a seguito di un attacco terroristico compiuto dal regime nazista ucraino, il 20 agosto, mentre tornava dal festival della Tradizione vicino a Mosca, mia figlia Daria Dugina è stata brutalmente uccisa da un'esplosione davanti ai miei occhi. Era una bella ragazza ortodossa, patriota, corrispondente militare, esperta dei canali centrali e filosofa. I suoi discorsi e i suoi resoconti sono sempre stati profondi, fondati e sobri. Non ha mai invocato la violenza e la guerra.
Era una stella nascente all'inizio del suo viaggio. I nemici della Russia l'hanno uccisa di nascosto ...
Ma noi, il nostro popolo, non possiamo essere spezzati nemmeno da colpi così insopportabili. Volevano schiacciare la nostra volontà con sanguinoso terrore contro i migliori e i più vulnerabili di noi. Ma non lo capiranno.
I nostri cuori bramano qualcosa di più della semplice vendetta o punizione. È troppo piccolo, non in russo. Abbiamo solo bisogno della nostra Vittoria. Mia figlia ha deposto la sua vita da vergine sul suo altare. Quindi vinci, per favore!
volevamo farla diventare intelligente e un eroe. Lascia che ispiri i figli della nostra Patria all'impresa anche adesso".
di Omar Mirzan Iacci
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Un uomo assai ignorante e filo russo per non dire altro!

Il "povero" Maurizio Molinari, direttore di Repubblica al meeting di Comunione e Liberazione in in dibattito sull'Ucraina ha detto tre demenzialità che lo squalificano al suolo per la grande ignoranza e per la mistificazione della realtà:

1) la responsabilità dell'aggressione all'Ucraina è esclusivamente di Putin o al massimo del suo ristretto gruppo dirigente e non certo del Popolo russo (anche se il 70% dei russi sostiene e approva il suprematismo nazifascista russo, il suo imperialismo violento e l'aggressione all'Ucraina);

2) anche l'Occidente euro americano ha le sue responsabilità per non aver aiutato la Russia a migliorarsi magari integrandola, dopo la fine dell'URSS, (assomiglia a Bergoglio Francesco quando disse la demenzialità che la guerra in Ucraina è responsabilità della NATO perché espandendosi in Ucraina avrebbe minacciato la Russia, il poveretto non sapeva nemmeno che la NATO non si era mai espansa in Ucraina);

3) la Russia deve entrare nella UE e questa deve estendersi dall'Atlantico agli Urali (il poveretto ha dimenticato che la Russia è parte della Federazione russa come entità egemone imperiale e che questa Federazione va dal Baltico e dal Mar Nero fino all'Oceano Pacifico estendendosi tra due continenti; come farebbe la Russia come Federazione russa ad entare nella UE?).

Questo poveretto (MM) ha fatto propria l'ideologia suprematista russa del nazifascista Dugin e compagni, che vorrebbe una unione statuale euroasiatica a egemonia imperiale russa


Una grande Eurasia, con capitale Mosca e guidata da Putin. Il sogno imperiale degli accoliti dello zar
HuffPost Italia
08 Aprile 2022 alle 16:31

https://www.huffingtonpost.it/esteri/20 ... a-9137856/

Le tesi di Dugin ma anche i libri di Il'in, Solovëv e Berdjaev: nella martellante propaganda degli uomini più vicini a Putin, il concetto di Eurasia diviene speculare e complementare a quello di Grande Russia. Per un unico dominio "da Lisbona a Vladivostok"

"In Ucraina stiamo combattendo una guerra esistenziale contro l'espansionismo occcidentale". Così stamattina il fidato ex consigliere del capo del Cremlino Sergej Karaganov al Corriere. La Russia quale grande potenza transcontinentale e "comunità di destino" è chiamata a difendersi dal caos globale creato dall'atlantismo che minaccia la sua sacra missione storica di ricreare una Grande Eurasia, "da Lisbona a Vladivostok".


Eurasia: il vero obiettivo di Mosca
Gabriele Minotti
4 aprile 2022

https://www.opinione.it/esteri/2022/04/ ... sia-putin/

Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov si rivolge direttamente alla Nato e all’Europa. Quanto alla prima sostiene si tratti di un’organizzazione che ha perso di vista il fine difensivo per il quale è stata creata, finendo per diventare fautrice di una politica estera aggressiva e imperialista (critica credibile, se proveniente da chi di espansionismo e imperialismo non ne sa assolutamente nulla). Al tempo stesso, il rappresentante di Vladimir Putin, dichiara che gli Stati europei, difendendo l’Ucraina e mettendosi contro la Russia, stanno andando contro i loro interessi nazionali. “I rapporti tra questi due blocchi – chiarisce Peskov – potranno essere ripresi quando l’Europa avrà smaltito la sbornia americana e avrà capito che il suo futuro (del “nostro Continente”, dice il funzionario ruteno) è nell’alleanza e nel dialogo con la Russia, nell’ambito del progetto chiamato Eurasia”.

Finalmente un membro della cerchia di Putin che riesce a essere sincero, anche se in maniera del tutto involontaria e probabilmente solo per dabbenaggine. Finalmente qualcuno che chiarisce quali sono sempre stati gli obiettivi e le mire geopolitiche del Cremlino, il fine per il quale la Russia fascio-mafiosa del novello zar ha lavorato per vent’anni: l’Eurasia. In un primo momento, hanno provato a realizzare questo progetto avvicinandosi con discrezione all’Europa, simulando amicizia e offrendole gas e petrolio a prezzi stracciati per renderla energeticamente dipendente e, quindi, vincolata alle scelte del Cremlino. In un secondo momento, cercando di destabilizzare dall’interno il sistema liberal-democratico europeo attraverso i finanziamenti e la cyber-propaganda (a base di fake news e di complottismo, che hanno indotto una parte considerevole dell’opinione pubblica a diffidare delle istituzioni e dell’informazione ufficiale per rifugiarsi nella controinformazione) in favore dei movimenti euroscettici e sovranisti. Solo quando questi primi due tentativi si sono rivelati fallimentari, i russi hanno deciso di scoprire le carte, di rendere manifeste le loro intenzioni e di passare alle prove di forza.

Ma cos’è, veramente, l’Eurasia, e cosa si intende con questo termine nel linguaggio politico russo? Si tratta di un concetto da sempre presente nelle logiche e nelle visioni dei governanti e degli intellettuali russi, nonché nella loro ambizione di fare di Mosca la “Nuova Roma”. Già lo zar Alessandro I al Congresso di Vienna sosteneva la necessità di riunire gli Stati dell’Europa continentale in una federazione sotto l’egida russa. Successivamente, sul finire dell’Ottocento, tale visione geopolitica fu espressa e sintetizzata da Konstantin Leont’ev, il quale contrapponeva il “bizantinismo” –peculiare della civiltà russa e avente quali segni distintivi l’autocrazia e il cristianesimo – al “razionalismo” di matrice illuminista, ritenuto distruttore e nefasto per le popolazioni europee: da qui la necessità, per la Russia, di raggruppare sotto la sua influenza tutti i popoli non ancora “contaminati” dagli ideali illuministi per salvarli dal progressismo, dall’imborghesimento e dalla decadenza morale. Sembrano le parole di Putin, quelle dei suoi tirapiedi o del grottesco patriarca Kirill, effettivamente.

La visione di Leont’ev fu approfondita e sistematizzata successivamente, agli inizi del Ventesimo secolo, da intellettuali come Nickolaij Trubeckoj, Georgij Vernadskij e Petr Savickij. Fuggiti dalla Russia in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre, i tre iniziarono a porsi degli interrogativi sulla cultura russa, ritenuta erede diretta di quella asiatica e, particolarmente, mongola. Nella loro teoria, le istituzioni e la mentalità della Russia zarista erano state fortemente influenzate dai modelli di governo e di organizzazione sociale delle tirannidi asiatiche, il cui retaggio avrebbe favorito più di ogni altra cosa la trasformazione della Russia in un’autocrazia potente, unita e monolitica e della società russa in una comunità disciplinata e organica. Da ciò i tre intellettuali derivavano il concetto di eurasiatismo, il cui postulato era l’integrazione politica di tutti i popoli culturalmente affini per resistere e opporsi all’influenza omologatrice dell’Occidente. Cosa ancor più interessante è la straordinaria lungimiranza con cui seppero prevedere l’evoluzione politica che il loro Paese avrebbe vissuto nei successivi decenni, in quanto preconizzarono la trasformazione del regime comunista sovietico in un regime autocratico, nazionalista, fortemente legato al cristianesimo ortodosso e alternativo all’Occidente democratico e individualista: il ritratto della Russia di Putin, insomma. L’ultimo degli eurasiatisti (come lui stesso amava essere definito) fu Lev Gumilev, il quale, da studioso di etnologia, faceva risalire le origini della civiltà russa alle tribù asiatiche e, particolarmente, mongole, la cui influenza – in termini di sangue e cultura – avrebbe “protetto” e reso immuni i russi dalle “contaminazioni” culturali dell’Occidente.

Arriviamo così ai giorni nostri e alla Russia contemporanea, il cui intellettuale di punta è senz’altro Alexander Dugin che, neanche a dirlo, di Gumilev è stato allievo. A lui si deve la formulazione del “neo-eurasiatismo”, che postula la necessità dell’integrazione politica e strategica tra la Russia e le nazioni europee in funzione anti-americana, anti-liberale e anti-globalista. Dopo la militanza nel gruppo ultranazionalista, fondamentalista cristiano e antisemita Pamyat – che nella Russia dei primi anni Novanta denunciava la democrazia parlamentare come strumento della “giudeo-massoneria” e che venne sciolto a seguito dei numerosi episodi di violenza di cui i suoi militanti furono protagonisti – Dugin fondò, assieme allo scrittore Eduard Limonov, il Partito nazionale bolscevico, fautore della conservazione dell’eredità morale e culturale del periodo sovietico e della fusione politica tra i popoli europei e quello russo, secondo la teoria di Jean Thiriart, teorico della “nazione europea” da Dublino a Vladivostok.

Abbandonato il progetto per dissidi con la linea di Limonov, Dugin fondò il Movimento politico panrusso “Eurasia”, che a partire dal 2001 divenne una costola di Russia Unita, il partito capeggiato da Vladimir Putin. Gli obiettivi rimangono gli stessi e sembrerebbero essere proprio quelli portati avanti dalla politica ufficiale del Cremlino: primo, quello di riunire i popoli europei sotto l’influenza di Mosca, pur lasciando ciascuna nazione libera di conservare la propria identità e le proprie radici storico-culturali; secondo, costituire un blocco antagonista agli Stati Uniti d’America e lavorare per la creazione di un mondo multipolare; terzo, lottare contro l’egemonia politico-culturale del liberalismo democratico e contro quella economica del capitalismo, in favore di una visione autocratico-collettivista, in cui i diritti e gli interessi degli individui sono subordinati e strumentali al raggiungimento di un fine generale e utile per tutti. In estrema sintesi, l’eurasiatismo non è altro che la nuova formula con cui l’imperialismo neo-zarista e post-sovietico russo cerca di accreditarsi agli occhi delle popolazioni europee. Non è altro che l’idea alla base di un progetto deprecabile, qual è quello di imporre il giogo di Mosca ai popoli liberi del Vecchio Continente. Non è altro che una teoria “fascio-comunista” in salsa moscovita.

I russi non hanno mai voluto limitarsi a difendere i propri interessi nazionali o a sperimentare forme di governo e di organizzazione sociale diverse e alternative a quelle occidentali – come spesso dichiarato da Putin in risposta alle accuse mosse al suo Paese dalle organizzazioni internazionali – ma hanno sempre cercato di esportare tale visione e di fare della Russia il cuore di un sistema di “nazioni-satelliti” (i Paesi europei) orbitanti nella sua galassia; lo “Stato-guida” di un’Europa governata da leader autocratici e assoggettati ai diktat del Cremlino. Questo, se non altro, dimostra che hanno ragione il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e il premier Mario Draghi quando dicono che gli ucraini non stanno lottando solo per la loro libertà, ma per quella di tutti i popoli europei, poiché Mosca vuole asservire ognuno di loro proprio come sta cercando di fare con l’Ucraina.

Quelli che demonizzavano l’Europa come nemica della democrazia e della sovranità nazionale e che vedevano negli Usa la quintessenza dell’imperialismo e dell’unilateralismo, avvicinandosi a questa teoria e vedendo nella Russia putiniana una specie di “ancora di salvezza” hanno volontariamente (e si direbbe paradossalmente) scelto di cooperare con uno Stato che è davvero irrispettoso del diritto dei popoli all’autodeterminazione e che intende perseguire i suoi interessi nazionali a discapito di quello di altri Paesi, come nella miglior tradizione del vero imperialismo. Ciò dimostra che il problema di costoro non è mai stato la difesa della sovranità nazionale o l’indipendenza dei popoli da qualunque influenza politico-culturale esterna, ma la loro avversione alla democrazia liberale. Il motivo per cui amano i russi è solo il loro odio per la cultura e le istituzioni liberali che tanto la Ue quanto gli Usa incarnano. Tanto la destra radicale quanto la sinistra pseudo-pacifista e anti-americana osannano e strizzano l’occhio a Putin perché disprezzano l’Occidente democratico e liberale e perché auspicano di vedere le nazioni europee trasformarsi in autocrazie collettiviste agli ordini di Mosca, in tanti “protettorati” russi, in un consesso di Stati-fantoccio agli ordini del Cremlino.

Questo, se non altro, contribuisce a rafforzare e a rendere più evidente – semmai ce ne fosse stato bisogno – quello che era già abbastanza chiaro: la sfida di oggi non è più tra destra e sinistra; tra conservatori e progressisti; tra globalisti e sovranisti; ma tra visione liberal-democratica e concezione autocratico-collettivista. Ragion per cui, all’eurasiatismo di Putin, Dugin, Peskov e dei loro sodali europei (nella cultura, nella politica e nell’informazione), è oggi più che mai opportuno contrapporre una rivisitazione dell’atlantismo, che non deve più limitarsi a essere una visione geopolitica e strategica, ma che deve assurgere al rango di identità politico-culturale schierata in difesa del mondo libero rispetto a qualunque disegno volto a metterne in crisi o a ridimensionarne la predominanza e l’egemonia. Il futuro – degli Stati come degli individui – è determinato unicamente dalle scelte che compiamo nel presente. Di conseguenza, il futuro degli Stati europei – che hanno scelto di essere delle democrazie e di vivere secondo i valori di libertà – non è al fianco delle autocrazie come quella russa, ma in un serio progetto di integrazione europea e nel consolidamento dell’alleanza e della storica amicizia con gli Stati Uniti.

Quanto agli interessi nazionali – che Peskov sostiene siano stati traditi dai vari Stati europei che hanno sposato la causa ucraina – il portavoce di Putin non ha evidentemente compreso come il senso dell’Europa sia proprio quello di procedere verso il superamento degli egoismi e della logica “dell’orticello” in favore di una visione e di una strategia comune. Questo non sorprende più di tanto, visto il feroce nazionalismo che anima la Russia e che questo Paese ha cercato di risvegliare anche in Europa per dividerci, per renderci più deboli e, quindi, facili prede dei disegni espansionistici di Mosca.

Da ultimo, il fatto che la Nato abbia adottato una linea di sostanziale co-belligeranza al fianco dell’Ucraina è segno del fatto che l’alleanza è più viva che mai e sta semplicemente adempiendo alle sue funzioni: quella di difendere la sua sfera d’influenza (e i Paesi che gravitano attorno a essa) da qualunque minaccia. Peskov farebbe bene a ricordare chi è l’aggressore in questa vicenda e chi è l’aggredito. Cosa stiamo facendo se non dare agli ucraini la possibilità di resistere e di respingere i russi che sono entrati in armi nel loro territorio, che hanno distrutto le loro case, bombardato le loro infrastrutture e seminato morte e distruzione in ogni dove? Il ruolo della Nato nel conflitto russo-ucraino conferma la natura difensiva dell’Alleanza Atlantica nella misura in cui stiamo aiutando un Paese ingiustamente aggredito a difendersi da uno Stato autoritario che non tollera l’idea di avere una democrazia ai suoi confini, che pensa di poter imporre il suo volere con la violenza e di avere il diritto di esternalizzare i costi delle sue politiche di sicurezza interna sui suoi vicini di casa.


I suprematismi del Male: il suprematismo russo di Dugin e Putin, Eurasia
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... G8KagjhZob l
I suprematismi sociali, politici e religiosi nazifascisti con i loro imperialismi militari, portatori di inciviltà e di disumanità, di morte e distruzione, gli imperi del male, della sopraffazione e dell'ingiustizia, della depredazione e della miseria, degli assassini e degli stermini.
Dove imperano queste mostruosità sociali, politiche e religiose la buona umanità fugge, se può scappa da questi imperi del male del terrore e dell'orrore.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » ven set 02, 2022 7:01 am

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La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » ven set 02, 2022 7:02 am

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La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » lun set 12, 2022 6:59 am

n)
Sarebbe ora che la NATO entrasse in forze in Ucraina a sua difesa e che i paesi della Federazione Russa sottomessi alla egemonia russa si ribellino: Cecenia, Georgia, Biolorussia, Kazakistan, ...




Il demente nazifascista del Cremlino insiste.

Ucraina, Putin: "È enclave antirussa che va eliminata"

"È questo l'obiettivo dell'operazione militare speciale"
01 settembre 2022

https://www.adnkronos.com/ucraina-putin ... refresh_ce

L'Ucraina "è un'enclave antirussa" che va eliminata. Il presidente russo Vladimir Putin, parlando da Kaliningrad, dove è stato in visita, lo ha definito come "uno degli obiettivi dell'operazione militare speciale, lanciata oltre sei mesi fa". "È per questo che il nostro popolo sta combattendo lì - ha detto Putin, incontrando gli allievi di una scuola navale -. Stiamo proteggendo i residenti del Donbass e la Russia stessa".

Putin ha dato l'ordine alle sue forze armate di occupare l'intera regione di Donetsk, nel sudest dell'Ucraina, entro il 15 settembre. "I russi continuano a mantenere i territori occupati degli oblast di Kharkiv, Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia, Kherson e Mykolaiv e stanno anche cercando di creare condizioni favorevoli per la ripresa dell'offensiva'', ha affermato il vice comandante del direttorato dello Stato Maggiore delle forze armate ucraine, Oleksii Hromov. ''Le forze di occupazione russe stanno nuovamente modificando i loro piani e le loro azioni in conformità con l'ordine di Putin di raggiungere i confini amministrativi dell'oblast di Donetsk entro il 15 settembre", ha aggiunto.

KIEV - "La propaganda russa da febbraio: 'la Nato ci ha provocato'. Putin oggi: 'il nostro obiettivo è eliminare l'Ucraina, neghiamo l'esistenza di questo paese'. Nella Giornata della conoscenza in Russia, va ricordata una lezione di storia. L'Ucraina, il luogo dove tutto è cominciato. L'Ucraina è anche il luogo della vostra fine ingloriosa". Lo ha scritto su Twitter il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak commentando le dishciatazioni di Putin.

MACRON - "Chi vuole che la Turchia sia l'unica potenza al mondo che continua a parlare con la Russia?" ha chiesto dall'Eliseo Emmanuel Macron. E' necessario "presumere che si possa parlare con tutti, soprattutto con coloro con cui non andiamo d'accordo", ha detto il presidente francese in dichiarazioni riportate da France Info.

Negli ultimi mesi Macron ha parlato in più occasioni con il leader russo Vladimir Putin per tentare di porre fine al conflitto. L'ultimo colloquio telefonico tra Macron e Putin risale allo scorso 19 agosto ed era stato il primo dal 28 maggio, dalla telefonata a cui aveva partecipato anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz. L'ultimo contatto diretto tra Russia e Ucraina c'è stato invece a fine marzo a Istanbul in Turchia.



Zaporizhzhia, il coraggio del team Aiea tra missili e check-point: «Violata integrità della centrale»
Marco Ventura
2 settembre 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/ucrai ... 01936.html

Il riscatto dell’Onu, dopo tante missioni che si sono fermate o sono fallite davanti alla violenza dei bombardamenti. «L’integrità fisica della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia è stata ripetutamente violata», denuncia il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, dopo una drammatica ispezione. «Ed è qualcosa che non può continuare ad accadere», conclude. La Russia ha chiesto una convocazione del Consiglio di sicurezza Onu proprio per discutere del bombardamento della centrale nucleare da parte ucraina. Il convoglio di nove Suv bianchi con le bandiere azzurre delle Nazioni Unite attraversa la guerra in Ucraina, sfida missili, granate, scontri a colpi di mitra, addirittura un tentativo secondo i russi di sbarco dal fiume Dniepr di 7 motoscafi con 60 incursori ucraini «addestrati dagli inglesi», un’unità tattica in un blitz per riprendere la centrale. Tutto poche ore prima dell’arrivo dei 14 esperti dell’Aiea, il cui annuncio invece di silenziare le armi accende la miccia e il solito scambio di accuse. Eliminati, dicono i russi, 40 sabotatori di Kiev con gli elicotteri militari. Sulla vicina città di Energodar piovono bombe che Mosca attribuisce al fuoco di copertura ucraino per l’azione di sbarco (e gli ucraini ai russi). All’alba, quando la missione deve affrontare, d’accordo Kiev e Mosca, il tragitto in territorio ucraino, come voluto da Zelensky, verso gli impianti, si combatte forte. Colpi di mortaio a 400 metri dal reattore 1 attivano il sistema d’emergenza che spegne il reattore 6, uno dei due rimasti in funzione. E danni alle linee elettriche, con passaggio all’alimentazione diesel.

Percorso a ostacoli

Gli esperti guidati da Rafael Grossi, argentino con cittadinanza italiana, e dal numero 2 e capo degli ispettori, l’italiano Massimo Aparo, iniziano il percorso a ostacoli dei check point. Bombe martellano il posto di blocco di Vasylivka, che porta dalla zona controllata dagli ucraini a quella occupata dai russi, il “territorio Comanche” nel gergo degli inviati di guerra, la terra di nessuno in cui domina il silenzio surreale della battaglia consumata e della morte in agguato. Gli ucraini dicono chiaro e tondo che non potranno garantire la sicurezza, ma neanche questo ferma Grossi: «Sono stato informato dal comandante militare regionale ucraino di tutti i rischi, ma arrivati fin qui non ci fermiamo. Sappiamo di una zona grigia dove c’è l’ultima linea ucraina e la prima russa, là è molto rischioso, ma valutati pro e contro, riteniamo che ci siano le condizioni minime per proseguire e ce ne assumiamo la responsabilità. Abbiamo una missione importantissima da compiere, verificare la sicurezza della centrale nucleare e parlare con lo staff dell’impianto. Mantenere una parte dei nostri tecnici nella centrale sarà fondamentale per stabilizzare la situazione e per un aggiornamento regolare, credibile, imparziale e neutrale».

Quindi, avanti. Il momento più difficile ai check point di Vasylivka, a un’ora dalla centrale, e di Novo-Oleksandrivka. Intorno, un paesaggio spettrale. Esplosioni vicine. Quando la delegazione viene presa in consegna dai russi, a Mosca la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, avverte che da quel momento la responsabilità di nuovi attacchi sarà di Kiev. «Le conseguenze ricadranno tutte sul regime di Zelensky e sul suo gruppo di supporto in Occidente». Il ministro Lavrov ricorda a sua volta di aver voluto esperti di balistica nella missione «per riscontrare le tracce dei bombardamenti ucraini». Da parte sua, Zelensky non smette di reclamare la smilitarizzazione dell’area. «In due ore ho visto quel che dovevo vedere, dobbiamo evitare l’incidente nucleare», spiega Grossi al termine. Paradossalmente la parte più facile della visita è a Zaporizhzhia, parlando con lo staff, certificando lo stato dei reattori, misurando le radiazioni. E alla fine, Grossi ottiene pure di lasciare nella struttura 5 esperti con gli autisti, tra 8 e 12 in tutto dicono le autorità filo-russe, fino a domenica-lunedì. Missione compiuta, per ora. Grossi rientra, cinque dei 9 Suv ripartono per Kiev.



Traballa l'influenza russa anche nelle Repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale

Michele Marsonet
2 settembre 2022

https://www.nicolaporro.it/atlanticoquo ... -centrale/


L’invasione dell’Ucraina sta causando un declino dell’influenza russa nelle Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. Esattamente il contrario di quanto Vladimir Putin si attendeva, convinto con la sua “operazione militare speciale” di riuscire a rivitalizzare uno “spazio sovietico” anche in Asia dopo il crollo dell’Urss.

Il voltafaccia di Tokayev

Il malcontento proviene in primo luogo dal Kazakistan. L’attuale leader kazako Kassym-Jomart Tokayev, dopo la rivolta popolare che aveva costretto alla fuga il “presidente eterno” Nursultan Nazarbayev, vecchio sodale di Mosca, si era installato al potere facendosi aiutare da truppe russe e dell’alleanza CSTO (“Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva”, a guida russa) per reprimere le proteste.

Viste le sue posizioni filorusse, il Cremlino aveva approvato volentieri il suo avvento. Salvo accorgersi in breve tempo che l’affidabilità di Tokayev era solo di facciata. Dopo il ritiro dei soldati della Federazione, appoggiati soprattutto da un contingente bielorusso, il nuovo presidente ha subito fatto capire di voler essere più indipendente rispetto al suo anziano predecessore.

Ha infatti espresso riserve – inusuali per gli esponenti kazaki, un tempo i più fedeli a Mosca tra gli Stati satelliti – sull’invasione dell’Ucraina.

Non solo. Durante un recente summit economico a San Pietroburgo, ha pure rifiutato di riconoscere le Repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk, definendole in un discorso pubblico e davanti alle telecamere “quasi repubbliche”. Aggiungendo inoltre che lo stesso discorso vale per la Crimea, secondo il leader kazako parte dell’Ucraina. Scontata l’irritazione di Putin e del suo grippo dirigente.

Dulcis in fundo, ha anche rifiutato il conferimento dell’onorificenza di Alexandr Nevskij, una delle più prestigiose della Federazione Russa, affermando di aver promesso di non ricevere onorificenze di quel tipo finché sarà presidente del suo Paese.

L’incontro Tokayev-Aliyev

Successivamente Tokayev è andato in Azerbaigian, altra Repubblica ex sovietica, dove ha incontrato il presidente azero Ilham Aliyev.

Gli azeri hanno scelto la soluzione dinastica, poiché Ilham è il figlio di Heydar Aliyev, presidente dell’Azerbaigian dal 1993 al 2003, nonché capo del Kgb locale per lungo tempo e segretario del Partito comunista azero dal 1969 al 1982. Cadde in disgrazia con l’avvento di Michail Gorbaciov, che cercò di eliminare tutti i vecchi “burosauri sovietici”.

Tuttavia, quando Gorbaciov fu giubilato, riguadagnò subito il potere trasmettendo la sua carica al figlio. Chi, come il sottoscritto, ha avuto modo di visitare Baku per motivi accademici, sa che i ritratti giganteschi dello scomparso Heydar Aliyev campeggiano tuttora su monumenti e palazzi della capitale azera.

Anche in questo caso gli osservatori hanno notato un fatto curioso. I due presidenti parlano entrambi russo perfettamente. Aliyev si è tra l’altro laureato nella prestigiosa università moscovita MGIMO, l’istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali, voluto da Stalin negli anni ’40 del secolo scorso.

La tradizione vuole che i leader, in queste occasioni, usino il russo come lingua veicolare. Così non è stato questa volta, poiché Tokayev e Aliyev hanno invece preferito comunicare nelle loro lingue nazionali, kazako e azero. Conta tuttavia notare che entrambi si sono dichiarati preoccupati per la situazione ucraina, chiedendo di porre termine al conflitto nel tempo più breve possibile.

Gli ex satelliti si smarcano

Da rammentare, inoltre, che l’ostilità nei confronti della “operazione militare speciale” di Putin coinvolge in pratica tutte le ex Repubbliche sovietiche, con l’eccezione della Bielorussia dove Lukashenko ha bisogno dell’appoggio russo per restare al potere. Che cosa pensi la popolazione, ovviamente, è tutt’altro discorso.

Facile comprendere che gli ex satelliti ora indipendenti temono di trovarsi in futuro nella stessa situazione di Kiev. Ma, vista la situazione, è arduo immaginare che Mosca possa permettersi altre invasioni, poiché non dispone di forze sufficienti e deve comunque prima risolvere a suo favore il conflitto ucraino.

Dal canto suo Aliyev, che ha stretti rapporti con la Turchia di Erdogan, ha promesso ai kazaki di aiutarli ad esportare il loro petrolio e il loro gas in Europa superando le obiezioni di Mosca.

Eterogenesi dei fini

Come si diceva all’inizio, insomma, almeno finora l’invasione ha portato a Putin più guai che vantaggi. E’ pur vero che sta mettendo in difficoltà l’Europa con le forniture energetiche. Ma, d’altro canto, rischia di veder tramontare definitivamente il sogno di ricostituire uno “spazio russo” in Asia, a tutto vantaggio della Cina che all’area è molto interessata.

Si tratta, come dicono i filosofi, di un tipico caso di “eterogenesi dei fini”, principio secondo cui le azioni umane spesso ottengono risultati molto diversi da quelli perseguiti dal soggetto che le compie.



Si entra a difesa dell'Ucraina, la responsabilità sarebbe tutta del criminale del Cremlino. L'Ucraina non è la Russia, non si tratterebbe dell'invasione della Russia ma della difesa dell'Ucraina dalla criminale invasione russa.
A questo punto il demente del Cremlino, l'assassino nazifascista russo, non potrebbe più bleffare e sarebbe costretto ad andarsene perché la NATO lo distruggerebbe.

https://www.facebook.com/Messaggero.it/ ... 2049691483

È ora che la NATO entri in Ucraina con i suoi eserciti, con le sue navi e i suoi aerei e si unisca alle armate ucraine ed entri con gli ucraini, in tutti i territori occupati dai criminali nazifascisti russi, in Crimea e nel Donbass per cacciare l'invasore. Dovrebbe bastare la sola sua presenza, se i russi usassero la violenza si risponderebbe come si conviene e al totale annientamento dell'invasore.

È sotto fuoco russo la città della centrale di Zaporizhzhia. "Energodar. Dalle cinque del mattino non si ferma i bombardamenti di artiglieria sulla città
1 settembre 2022

https://www.facebook.com/ruslana.shupar ... YmA6jzyUGl

La cittadina di #Energodar che ospita la centrale nucleare di Zaporizhzhia è sotto il fuoco di artiglieria russo da stamane alle 5:00 ora locale (le 4:00 in Italia): lo scrive su Telegram il sindaco, Dmytro Orlov, riporta Ukrinform. "Energodar. Dalle cinque del mattino non si ferma il bombardamento di mortai sulla città. Si sentono colpi di mitragliatrice. Sono stati colpiti diversi civili. Ci sono 3 vittime", scrive Orlov.
Più tardi il capo del consiglio cittadino della vicina Nikopol ha scritto "in questo momento elicotteri e artiglieria russa stanno bombardando Energodar. È in corso una provocazione a larga scala che potrebbe concludersi con i bombardamenti delle zone costiere di Nikopol. (si trova sulla riva opposta del fiume Dnipro sotto il controllo ucraino).
Come è noto, gli ispettori dell'Aiea sono arrivati ieri mattina nella città di Zaporizhzhia e attendono di poter entrare a Energodar per la loro missione nella centrale.




Roberto Marcato

https://www.facebook.com/marcatoufficia ... 2689260205

La scelta di fare la guerra al nostro fornitore di gas, la Russia, rifornendo di armi l’Ucraina, senza aver mai avuto un’alternativa energetica, si sta dimostrando quantomeno avventata.
Qualcuno, come il sottoscritto, aveva posto la questione fin dall’inizio ma la necessità impellente non era quella di capire ma di mettersi subito dalla parte giusta della storia.
In 30 secondi milioni di persone che non avevano mai saputo dove fosse l’Ucraina (e forse neanche la Russia) con una sicumera imbarazzante, dissertavano di diritti internazionali, diritti costituiti e diritti violati…mah
Ovviamente sarete sempre voi, portatori unici di verità assolute, a spiegare ad imprese e famiglie, che si troveranno in condizioni drammatiche nei prossimi mesi, la bontà di queste scelte, GIUSTO?
Ho comunque la vaga impressione che tutta questa solidarietà internazionale, rischierà di infrangersi sul cemento armato dei frighi vuoti e delle serrande abbassate.
Spero davvero, con tutto il cuore, di sbagliarmi.


Veneti per l'Ucraina
La guerra al criminale del Cremlino bisognerebbe farla davvero e non limitarsi a fornire armi ed altri sostegni all'Ucraina.
Srebbe ora che la NATO entrasse in Ucraina con i suoi eserciti, con le sue navi e i suoi aerei e si unisse alle armate ucraine ed entrasse con gli ucraini, in tutti i territori occupati dai criminali nazifascisti russi, in Crimea e nel Donbass per cacciare l'invasore nazifascista russo. Dovrebbe bastare la sola sua presenza, se i russi usassero la violenza si risponderebbe come si conviene e se il caso sino al totale annientamento dell'invasore.


Alberto Pento
Difendere l'Ucraina è difendere noi stessi, la nostra libertà e dignità, la nostra imperfetta Europa democratica e liberale (sempre migliorabile) dalla mostruosa dittatura nazifascista russa del criminale del Cremlino che è tutto fuorché un cristiano.
Qualche sacrificio val la pena di farlo.

I suprematismi del Male: il suprematismo russo di Dugin e Putin, Eurasia
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 8KagjhZobl
I suprematismi sociali, politici e religiosi nazifascisti con i loro imperialismi militari, portatori di inciviltà e di disumanità, di morte e distruzione, gli imperi del male, della sopraffazione e dell'ingiustizia, della depredazione e della miseria, degli assassini e degli stermini.
Dove imperano queste mostruosità sociali, politiche e religiose la buona umanità fugge, se può scappa da questi imperi del male del terrore e dell'orrore.

Le sanzioni servono, eccome se servono!
Come sono utili i boicottaggi. Sono la prima forma di difesa e di aiuto non violento, poi vi è l'aiuto della fornitura di armi e di altro sostegno materiale e infine l'aiuto militare diretto e compartecipato.
https://www.facebook.com/roberto.bolzan ... jebgtoCeXl

Sanzioni Russia, Salvini: "Andare avanti, ma serve scudo europeo"
04 settembre 2022
https://www.adnkronos.com/sanzioni-russ ... kJD8gW3ki1
Il leader della Lega chiede all'Europa "uno scudo per le bollette come con il Covid". E su Meloni aggiunge: "Nessuna divisione, fa fede programma comune pro-occidente"
"Se vinciamo le elezioni, andremo al governo con un ministro degli Esteri che potrebbe essere qui dentro, andremo avanti" rispetto alle sanzioni alla Russia, "ma non possono rimetterci imprenditori e lavoratori italiani, serve uno scudo europeo". E dunque "andremo avanti con la via della punizione del regime che ha aggredito, ma proteggendo i nostri imprenditori e i nostri lavoratori". Perché "vincere le elezioni ereditando un Paese in ginocchio non sarebbe una gran soddisfazione". Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini intervenendo al Forum Ambrosetti in corso a Milano.



???


UCRAINA: TRUMP, "L'UCRAINA DOVEVA TROVARE UN ACCORDO CON PUTIN PER EVITARE LA GUERRA, CEDENDO LA CRIMEA O RINUNCIANDO ALLA NATO".


L'ex Presidente americano Donald J. Trump ha suggerito oggi che l'Ucraina avrebbe dovuto trovare un accordo con il presidente Vladimir Putin per evitare che la Russia invadesse il Paese.
Durante un'apparizione al podcast The Clay Travis & Buck Sexton Show, l'ex Presidente ha suggerito che l'Ucraina avrebbe potuto "cedere" il territorio della Crimea, annesso dalla Russia nel 2014, o accettare di non entrare nella NATO pur di fermare l'invasione.

Le sue osservazioni sono arrivate dopo che a Trump è stata chiesta una opinione sul servizio fotografico che il presidente ucraino Zelensky e sua moglie Olena hanno realizzato per la rivista Vogue, che è stato oggetto di critiche perché si è svolto mentre il Paese era in guerra.

"Probabilmente non è stata la cosa migliore da fare", ha detto Trump, prima di aggiungere la sua posizione più volte ribadita secondo cui l'invasione russa non sarebbe "mai avvenuta" se lui fosse stato ancora Presidente.
"Lui [Putin] non l'avrebbe fatto con me come presidente. Non l'avrebbe fatto. Come minimo, avrebbero dovuto trovare un accordo", ha detto Trump.

"Avrebbero potuto rinunciare alla Crimea. Avrebbero potuto fare qualcosa con la NATO, 'Ok, non entreremo nella NATO', e avreste avuto un Paese, perché credo che Putin volesse trovare un accordo", ha detto Trump.
"E ora non credo che voglia più trovare un accordo. Penso che sia molto più difficile trovare un accordo. Sta facendo esplodere tutto. Voglio dire, prenderà il controllo dell'intero Paese. Ed è molto, molto triste guardare quello che è successo con l'Ucraina. Molto, molto triste".
Trump ha detto di non credere che Putin "abbia mai avuto intenzione" di iniziare una guerra con l'Ucraina, ma che ora "preferisce prendere il controllo dell'intero Paese, ora che ha iniziato".
Trump ha aggiunto che l'invio da parte del presidente russo di centinaia di migliaia di truppe e di una grande quantità di equipaggiamento militare lungo il confine dei due Paesi prima dell'invasione è stata una tattica di "grande negoziazione".
"E quando si guarda a quegli edifici completamente bruciati, quelle persone sono tutte morte. Avete perso un sacco di persone. Questo è un accordo che poteva essere trovato. Non sarebbe mai dovuto accadere.
Ma se doveva accadere, poteva trovarsi una soluzione. E ha spostato 200.000 truppe al confine per negoziare, ma non è riuscito a trovare un accordo - e ora non sono sicuro che si possa più trovare un accordo molto facilmente".
Trump era stato già precedentemente criticato per i commenti fatti al The Clay Travis & Buck Sexton Show prima dell'invasione della Russia.
A febbraio, Trump aveva definito "geniale" e "molto astuta" la tattica di Putin di riconoscere due repubbliche autoproclamate nell'Ucraina orientale e di inviare truppe russe nelle regioni con il pretesto di "operazioni di mantenimento della pace".

Trump ha poi ribadito le lodi al presidente russo in seguito alle reazioni alle sue dichiarazioni, dicendo nel suo resort di Mar-a-Lago, in Florida, che Putin è stato "molto intelligente" in quanto ha "preso il controllo di un Paese in cambio di 2 dollari di sanzioni" mentre era in corso l'invasione.


Trump, primo comizio dopo il blitz: «Fbi un mostro. Putin? Brillante. Ma avvisai Merkel sui rischi di Nord stream»
4 settembre 2022

https://www.open.online/2022/09/04/usa- ... rd-stream/

«Le avevo detto che avrebbe aumentato la dipendenza energetica della Germania dalla Russia» ha dichiarato l’ex presidente statunitense Donald Trump riferendosi all’ex cancelliera tedesca Angela Merkel, aggiungendo che «ora ne vediamo i risultati». «Le ho mandato una bandiera bianca di resa», continua nel suo racconto Trump ricordando il G7 di febbraio 2022, «”perché Angela“, le ho detto, “dovrai arrenderti“», spiega l’ex presidente. «”Il 75% della tua energia arriva dalla Russia. Se guardi indietro negli anni, la Germania e la Russia non sono mai andate troppo d’accordo“» ha dichiarato Trump al suo primo comizio elettorale dopo il blitz dei federali nella sua villa di Mar-a-Lago in Florida che ha portato al sequestro di documenti coperti da segreto di Stato. Merkel, però non è l’unica leader internazionale menzionata da Trump durante il comizio. L’ex presidente, infatti, ha anche fatto riferimento al leader del Cremlino Vladimir Putin, che è stato definito «brillante» e al presidente cinese Xi Jinping ritenuto «the King» poiché «capace di fare un decreto che lo proclamasse presidente a vita».

Riguardo la politica interna

Proprio riguardo l’ufficio federale di investigazione l’ex leader della Casa Bianca ha dichiarato: «l’Fbi è diventato un mostro feroce controllato alla sinistra democratica e dai media ma io non resterò in silenzio». All’evento a Wilkes-Barre in Pensylvania in vista delle elezioni di medio termine del prossimo 8 novembre, il tycoon ha accusato l’Fbi di fare due pesi e due misure: «È la stessa Fbi ha non ha perseguito Hillary Clinton per l’Emailgate». Entrando nel merito della vicenda, Trump ha affermato: «Hanno pubblicato foto facendo intendere che quei documenti li avessi sparpagliati io sul pavimento. Sono persone veramente disoneste». L’ex leader della Casa Bianca ha fatto riferimento a una foto mostrata in tribunale dove si vedono diversi documenti sparsi su un tappeto che gli investigatori ritengono fare parte di quelli segreti. Trump ha anche parlato del suo successore Joe Biden, definendolo «un nemico dello Stato» motivo per il quale «metteremo fine alla carriera politica di Nancy Pelosi e Joe Biden» ha dichiarato il tycoon. Il miliardario ha menzionato esplicitamente il discorso di Filadelfia nel quale Biden ha dichiarato: «Non c’è dubbio che il Partito Repubblicano sia dominato, guidato, e intimorito da Donald Trump».



Tornano a destare preoccupazioni le posizioni del presidente Donald Trump circa una possibile fuoriuscita degli Stati Uniti dalla NATO.
16 gennaio 2022

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... bs88sfCHZl

Nel corso del 2018, infatti, il tycoon avrebbe più volte parlato ai suoi collaboratori di questa possibilità.
Una decisione questa che da sempre mette Trump in netta minoranza, non solo rispetto al suo partito ma anche rispetto al suo stesso staff.
Già durante la scorsa estate, l'ex Segretario alla difesa, Jim Mattis, ed il Consigliere alla sicurezza nazionale John R. Bolton cercarono di mettere a tacere le voci circa un possibile ritiro di Washington dell'alleanza atlantica. Una scelta che rischierebbe di compromettere l'influenza degli Stati Uniti in Europa e di avvantaggiare la Russia.
Sui rapporti tra Trump e il Cremlino è stata recentemente aperta un'indagine dell'FBI. Più in generale le posizioni di Donald Trump nei confronti della Russia, indirizzate alla distensione con Mosca, hanno generalmente preoccupato l'opinione pubblica. Dalle sue posizioni critiche verso l'apposizione di nuove sanzioni, al rovesciamento di un incontro NATO (che si sarebbe dovuto tenere lo scorso 12 luglio) per discutere l'ingresso di Georgia e Ucraina nell'alleanza, fino alla conferenza stampa tenutasi ad Helsinki con il presidente Putin (lo scorso 16 luglio), incontro che ha visto un rapporto tutt'altro che freddo tra i due leader.
L'uscita degli Stati Uniti dalla NATO sarebbe "una delle cose più dannose che un presidente possa fare per gli interessi degli Stati Uniti" ha dichiarato il Sottosegretario alla difesa dell'amministrazione Obama Michèle A. Flournoy: "Distruggerebbe oltre 70 anni di accurato lavoro di più amministrazioni, sia repubblicane che democratiche, per creare forse l'alleanza più potente e vantaggiosa della storia e sarebbe il successo più "selvaggio" (letteralmente "the wildest success") che il presidente Vladimir Putin potrebbe sognare di ottenere."
In realtà Donald Trump, se da un lato ha manifestato disponibilità all'apertura, dall'altro non ha mai mancato di reguardire e prendere provvedimenti contro il Cremlino là dove ve ne fosse stato il bisogno.
Con lo scoppio del "caso Skripal" la Casa Bianca ha prontamente espulso 50 ambasciatori russi (che ora sta gradualmente reintegrando); inoltre Trump ha più volte "fatto pressing" su Putin affinché liberasse i dissidenti politici incarcerati.
Le motivazioni dell'inquilino della Casa Bianca, poi, sono sempre state note e ribadite in un durissimo confronto con il cancelliere tedesco Angela Merkel, circa la spesa militare per l'alleanza atlantica.
Donald Trump si è sempre detto infastidito per il fatto che gli stati membri dell'Unione europea, Germania in testa, spendano l'1% del proprio PIL per la NATO (quando ogni stato membro dell'alleanza sarebbe tenuto a versare almeno il 2% del proprio Prodotto Interno Lordo), mentre la spesa degl Stati Uniti ammonta, ogni anno, al 4% del PIL annuo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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La criminale "operazione speciale" del Cremlino nazifascista

Messaggioda Berto » lun set 12, 2022 7:00 am

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