Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » mar mag 03, 2022 9:27 am

Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata dal nazi fascista russo Putin
dalle stragi di Euromaidan del 2013 a quella di Odessa del 2014


viewtopic.php?f=143&t=3006

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9099264249


Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014 con repressione violenta del governo filorusso dei manifestanti filoeuropei e feroci scontri tra i filo russi e i filo europei, con centinaia di morti e migliaia di feriti.
Con interventi di cecchini, mercenari, infiltrati e squadre speciali russe contro gli ucraini antigovernativi e filoeuropei.
Fu in questo contesto di guerra civile, di repressioni poliziesche e militari, di scontri e violenze generalizzate, tra cui l'invasione russa della Crimea e l'inizio dei moti separatisti terroristici nel Donbass che avvenne anche la Strage di Odessa in cui morirono una quarantina di persone a causa di un incendio di cui non si conosce con certezza l'origine.
La guerra civile in Donbass istigata, finanziata e rifornita d'armi dal nazifascista Putin e condotta dai separatisti terroristi russofili con l'ausilio non ufficiale di soldati russi, secondo l'ONU ha generato circa 14 mila morti tra civili e militari di ambo le parti dal 2014 fino al 24 febbraio del 2022 giorno dell'invasione miliatre dell'Ucraina da parte dell'esercito russo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » mar mag 03, 2022 9:28 am

Indice:

Antecedenti:
Fine dell'Urss e Indipendenza dell'Ucraina

1)
Le rivoluzioni arancioni. Rivoluzione di Euromaidan o Rivoluzione ucraina del 2014

2)
Leggi anti-protesta

3)
Rivolta di Kiev

4)
Rivoluzione ucraina del 2014 o euromaidan
(diversa articolazione e trattamento di cui anche al capitolo 1)

5)
Crimea: la sua cessione all'Ucraina nel 1954, la successiva invasione occupazione russa e l'annessione forzata alla Russia nel 2014 mediante un referendo illegale e manipolato

6)
La guerra civile del Donbass, inizio del terrorismo separatista filo russo e i Protocolli di Minsk 2014/2015

7)
L'incendio della Casa dei sindacati di Odessa detta anche Strage di Odessa

8 )
La politica nazifascista di Putin eletto nei primi anni del 2000, incentrata sul suprematismo imperialista russo, il ripristino dell'impero russo che fu dapprima zarista e poi sovietico URSS.

9)
Mariupol come Masada, le città degli eroi della resistenza assoluta che non si sono arresi e che non si arrendono al nemico che li vuole ridurre in schiavitù.
L'Impero romano non c'è più ma Israele c'è ancora, così sarà per l'Ucraina e per il criminale Impero russo, uno degli ultimi imperi sanguinari ancora esistenti.

10)
Gli scudi umani veri e quelli falsi della demenziale propaganda dei nazi fascisti della Russia di Putin e nostrani schieratisi con Putin.

11)
La propaganda russa e filorussa, un caso emblematico per tutti è quello del giornalista fotografo italiano Giorgio Bianchi.
La sua inaffidabilità è certificata innanzi tutto dalla sua resa giornalistica quotidiana, tutta pro russa e priva di un benché minimo episodio negativo sui russi.
Certamente la sua "testimonianza manipolata" sulla malvagità ucraina sarebbe stata più credibile se avesse contenuto almeno qualche elemento su quella russa, ma nei suoi servizi giornalistici non se ne trova nemmeno una come è possibile?
Dai suoi racconti emerge esclusivamente l'immagine dei russi invasori come cavalieri e giustizieri immacolati, umani, civili, corretti, buoni, giusti ed esemplari che avrebbero liberato i russofili e anche gli ucraini dalla malvagità dei nazisti ucraini, del tutto in linea con le direttive propagandistiche di Putin.
Questo giornalista ha persino il coraggio di lamentarsi per essere nella lista nera ucraina dei disinformatori filo russi e antiucraini.

12)
L'inferno imperialista, suprematista, comunista e nazi fascista russo:
dalla Russia degli Zar con i suoi servi della gleba a quella dell'URSS con i suoi gulag e poi a questa del macellaio del Cremlino Putin, l'ex colonnello del KGB sovietico e capo assoluto degli oligarchi al cui cospetto tremano le gambe.
È stato per allontanarsi da questo inferno che l'Ucraina, nei secoli, quando ha potuto ha cercato di liberarsi del dominio russo e nel 1991 al libero referendo ha votato in massa al 90% per l'indipendennza e poi ha cercato aiuto e alleanza con l'Occidente, la UE, gli USA e la NATO, e come dargli torto?

13)
Aiutare l'Ucraina aggredita dalla Russia nazifascista del criminale Putin, è una necessità imprescindibile e un dovere umano, civile e politico degli Europei e di tutto il Mondo libero.

14)
L'andamento della guerra

15)
Crimini di guerra e contro l'umanità, iniziano i processi ai russi, ai soldati, ai loro comandanti, alla dirigenza militare e politica russa e al loro capo il criminale politico Putin che dopo quanto accaduto possiamo ben paragonare a Maometto, Hitler, Stalin, Saddam Hussein, Gheddafi, Komeini, e a tanti altri dittatori che hanno insanguinato demenzialmente la storia ...
Condanne, intimazioni ed espulsioni di e da organismi internazionali.
Boicottaggi e sanzioni


...





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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » mar mag 03, 2022 9:29 am

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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » mar mag 03, 2022 9:31 am

Antecedenti:
Fine dell'Urss e Indipendenza dell'Ucraina




Il 29 novembre 1988 l'Unione Sovietica cessò di interferire con le trasmissioni radio straniere consentendo ai cittadini sovietici l'accesso a fonti di informazioni diverse da quelle istituzionali.


Le prime elezioni libere

Il 7 febbraio 1990, nel suo 70º anniversario di lungo monopolio di potere politico, il Comitato Centrale del PCUS accettò le raccomandazioni di Michail Gorbačëv.[9] Come conseguenza, durante il 1990 tutte e quindici le repubbliche che costituivano l'URSS tennero le loro prime libere elezioni: riformatori e nazionalisti etnici ottennero la maggioranza dei seggi. Il PCUS perse le elezioni nelle seguenti sei repubbliche:

Lituania il 24 febbraio (con ballottaggio il 4, 7, 8 e 10 marzo), vinse Sąjūdis
Moldavia il 25 febbraio, vinse il Fronte Popolare Moldavo
Estonia il 18 marzo, vinse il Fronte Popolare Estone
Lettonia il 18 marzo (con ballottaggio il 25 marzo e il 29 aprile), vinse il Fronte Popolare Lettone
Armenia il 20 maggio (con ballottaggio il 3 giugno e 15 luglio), vinse il Movimento Nazionale Pan-Armeno
Georgia il 28 ottobre (con ballottaggio l'11 novembre), vinse la coalizione della tavola rotonda diretta da Zviad Gamsakhurdia

Nel febbraio 1990, il Comitato centrale del PCUS accettò di rinunciare al suo stato di partito unico. Nel corso delle settimane successive, le 15 repubbliche dell'Unione Sovietica tennero le loro prime libere elezioni.

Le repubbliche costituenti iniziarono a dichiarare la propria sovranità nazionale e iniziarono una "battaglia legislativa" con il governo di Mosca, in cui i governi delle repubbliche costituenti respingevano la legislazione a livello di Unione, dove era in conflitto con le leggi locali, affermando il controllo su tutte le loro economie locali e rifiutandosi di pagare le entrate fiscali al governo centrale di Mosca.

Il movimento indipendentista lituano convocò il 3 giugno 1988, giorno della visita di Michail Gorbačëv, una manifestazione a sostegno dell'indipendenza.

L'11 marzo 1990 la Lituania, guidata dal Presidente del Consiglio Vytautas Landsbergis, dichiarò la propria indipendenza. Tuttavia, l'Unione Sovietica mise in atto una sorta di embargo nei confronti della Lituania e vi mantenne le sue truppe "per garantire i diritti dell'etnia russa".

Il 30 marzo 1990 il Consiglio Supremo Estone dichiarò illegale il potere sovietico in Estonia, e avviò un processo per ristabilire l'indipendenza dell'Estonia. Il processo di ripristino dell'indipendenza della Lettonia iniziò invece il 4 maggio 1990, con voto del Consiglio Supremo che previde un periodo transitorio di completa indipendenza.

Il 17 marzo 1991, in un referendum, il 76,4% di tutti gli elettori votarono per il mantenimento dell'Unione Sovietica in una forma riformata. Paesi baltici, Armenia, Georgia e Moldavia boicottarono il referendum. In ciascuna delle altre nove repubbliche, la maggioranza dei votanti sostenne un'Unione Sovietica riformata.

Il 12 giugno 1991 El'cin vinse con il 57% dei voti le elezioni presidenziali per il posto di presidente della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, superando tra gli altri il candidato di Gorbačëv, Nikolaj Ryžkov.
Il colpo di Stato del 1991 e la "Federazione Russa"

Carri armati sovietici nella Piazza Rossa durante il colpo di Stato

Di fronte al crescente desiderio di autonomia, Gorbačëv tentò di trasformare l'Unione Sovietica in uno Stato meno centralizzato. Il 28 giugno era stato dichiarato sciolto il Comecon ed il 1º luglio il Patto di Varsavia, sciogliendo così i vincoli dei paesi esteri fino allora satelliti. Il 20 agosto 1991 la Russia era pronta a firmare il Nuovo Trattato d'Unione (in russo: Новый союзный договор?) che contemplava la trasformazione dell'Unione Sovietica in una federazione di repubbliche indipendenti con un comune presidente. Il 19 agosto 1991 il vice di Gorbačëv, Gennadij Janaev, il Primo ministro Valentin Pavlov, il ministro della Difesa Dmitrij Jazov, il ministro dell'Interno Boris Pugo, il capo del KGB Vladimir Krjučkov e altri funzionari si unirono per impedire la firma del Nuovo Trattato formando il "Comitato generale sullo stato di emergenza".

Nonostante gli organizzatori del colpo di Stato avessero previsto un certo sostegno popolare per le loro azioni, la popolazione nelle grandi città e nelle altre repubbliche risultò essere in gran parte contro di loro. Tale contrasto si manifestò con una campagna civile di resistenza, che ebbe luogo soprattutto a Mosca. Il presidente Boris El'cin si affrettò a condannare il colpo di Stato. Migliaia di persone a Mosca uscirono in strada per difendere il Parlamento. Gli organizzatori tentarono di far arrestare El'cin ma senza successo.

Dopo tre giorni, il 21 agosto, il colpo di Stato collassò su se stesso, gli organizzatori furono arrestati e Gorbačëv ridivenne presidente dell'Unione Sovietica. Tuttavia la sua posizione era ormai compromessa, in quanto né l'Unione né le strutture di potere ascoltavano i suoi comandi.

Cronologia delle dichiarazioni degli Stati baltici restaurati
Prima del colpo di Stato

Lituania Lituania - 11 marzo 1990
Estonia Estonia (di transizione) - 30 marzo 1990
Lettonia Lettonia (di transizione) - 4 maggio 1990

Durante il colpo di Stato

Estonia Estonia (efficace) - 20 agosto 1991
Lettonia Lettonia (efficace) - 21 agosto 1991

Cronologia delle dichiarazioni dei nuovi Stati della Comunità degli Stati Indipendenti
Prima del colpo di Stato

Flag of Abkhazian ASSR.svg Abcasia - 25 agosto 1990
Transnistria Transnistria - 2 settembre 1990
Georgia Georgia - 9 aprile 1991

Durante il colpo di Stato

Moldavia Gagauzia - 19 agosto 1991

Dopo il colpo di Stato

Ucraina Ucraina - 24 agosto 1991
Bielorussia Bielorussia - 25 agosto 1991
Moldavia Moldavia - 27 agosto 1991
Flag of the Kirghiz Soviet Socialist Republic.svg Kirghizistan - 31 agosto 1991
Uzbekistan Uzbekistan - 1º settembre 1991
Armenia Nagorno-Karabakh - 2 settembre 1991
RSS Tagika Tagikistan - 9 settembre 1991
Armenia Armenia - 21 settembre 1991
Azerbaigian Azerbaigian - 18 ottobre 1991
Turkmenistan Turkmenistan - 27 ottobre 1991
Flag of Chechen-Ingush ASSR 1978.svg Repubblica cecena di Ichkeria - 1º novembre 1991
Ossezia del Sud Ossezia del Sud - 28 novembre 1991
Russia Russia - 12 dicembre 1991 (il Soviet Supremo della Russia ratificò gli accordi di Belaveža e rinunciò al Trattato della creazione dell'URSS del 1922, inoltre ritirò i deputati russi dal Soviet Supremo dell'URSS).
Kazakistan Kazakistan - 16 dicembre 1991

Nascita della CSI e fine dell'Unione Sovietica
Dopo lo scioglimento dell'Unione Sovietica, l'emblema dell'Unione Sovietica con la scritta "СССР" (sopra) sulla facciata del Cremlino di Mosca fu sostituito da cinque aquile a due teste con lo stemma della Russia (sotto).

La fase finale del collasso dell'Unione Sovietica ebbe luogo con il referendum in Ucraina del 1º dicembre 1991, in cui il 90% dei votanti optò per l'indipendenza. I leader delle tre repubbliche slave (Russia, Ucraina e Bielorussia) concordarono di incontrarsi per una discussione sulle possibili forme di relazione.

L'8 dicembre 1991 i capi di Russia, Ucraina, e Bielorussia s'incontrarono a Belavežskaja pušča per firmare l'accordo di Belaveža, che dichiarava dissolta l'Unione Sovietica e la sostituiva con la Comunità degli Stati Indipendenti.

Il 12 dicembre 1991 fu completata la secessione della Russia dall'Unione. Il 15 dicembre 1991 morì Vasilij Grigor'evič Zajcev: la notizia ebbe un forte impatto simbolico e viene considerato un altro segno della fine di un'epoca.

Il 25 dicembre 1991 alle ore 18, Gorbačëv si dimise da presidente dell'Unione Sovietica e dichiarò abolito l'ufficio, inoltre conferì tutti i poteri e l'archivio presidenziale sovietico al presidente della Russia Boris El'cin. Alle 18:35 la bandiera sovietica sopra il Cremlino fu ammainata e sostituita con il tricolore russo. Infine, il 26 dicembre 1991 il Soviet delle Repubbliche del Soviet Supremo dell'URSS ratificò le decisioni del presidente dimissionario dell'URSS e dissolse formalmente l'URSS. La dissoluzione fu resa definitiva nella notte tra 31 dicembre 1991 e il 1° gennaio 1992.





1991
Il primo dicembre 1991 fu tenuto in Ucraina il referendum sull’indipendenza dalla URSS/Russia
e fu una votazione libera, democratica, senza violenze ne brogli.

https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991
Il referendum riguardo all'indipendenza dell'Ucraina si è svolto il 1º dicembre 1991. L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
I cittadini ucraini espressero un sostegno schiacciante per l'indipendenza. Al referendum votarono 31.891.742 (l'84.18% dei residenti) e tra di essi 28.804.071 (il 90.32%) votarono "Sì".
Nello stesso giorno, si tennero anche le elezioni presidenziali, nella quale gli ucraini elessero Leonid Kravčuk (all'epoca Capo del Parlamento) Presidente dell'Ucraina.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991
L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
Vinsero i SI con una percentuale del 90,32%.
I SI vinsero in TUTTE le regioni del paese.
E quindi anche nella russofona Crimea e nel russofono Donbass vinsero gli indipendentisti a grande maggioranza:
In Crimea i SI ottennero il 54,19% dei suffragi.
Nel Donbass:
Donec'k- Oblast' di Donec'k 76,85%
Luhans'k - Oblast' di Luhans'k 83,86%
Charkiv- Oblast' di Charkiv 75,83%
Nel Donbass ci vivevano ucraini filo Ucraina e ucraini russi che avevano simpatie per la Russia e nel loro insieme al referendo per l'Indipendenza dell'Ucraina dall'URSS oltre il 70% di loro voto per il Sì. Quindi la sovranità statuale era dell'Ucraina e non della Russia e inoltre vi erano anche i diritti degli ucraini da salvaguardare che i separatisti filo russi hanno violentemente calpestato.



Memorandum di Budapest 1994

Il memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza è un accordo, firmato il 5 dicembre 1994, con il quale l'Ucraina accettava di smaltire l'enorme scorta di armi nucleari che aveva ereditato in seguito alla dissoluzione dell'URSS, aderendo al trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Le testate nucleari (1.900) furono di conseguenza inviate in Russia per lo smantellamento nei successivi due anni.

https://it.wikipedia.org/wiki/Memorandu ... _sicurezza

In cambio, l'Ucraina ha ottenuto garanzie da Russia, Stati Uniti e Regno Unito, successivamente anche da Cina e Francia, per la sua sicurezza, indipendenza ed integrità territoriale; l'effetto vincolante di questo impegno è discusso, almeno nella parte in cui farebbe scattare il casus foederis a carico del Regno Unito.


Contenuto dell'accordo

Secondo il memorandum, la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito concordano, in cambio dell'adesione dell'Ucraina al trattato di non proliferazione delle armi nucleari e del trasferimento del suo arsenale nucleare in Russia a:

Rispettare l'indipendenza e la sovranità ucraina entro i suoi confini dell'epoca.
Astenersi da qualsiasi minaccia o uso della forza contro l'Ucraina.
Astenersi dall'utilizzare la pressione economica sull'Ucraina per influenzare la sua politica.
Chiedere l'approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite se vengono usate armi nucleari contro l'Ucraina.
Astenersi dall'usare armi nucleari contro l'Ucraina.
Consultare le altre parti interessate se sorgono domande su questi impegni.



Alla dissoluzione dell'Impero russo sovietico dell'URSS,
l'Ucraina nel 1991 ha scelto di non fare più parte dell'URSS e di essere nazione e stato indipendente dalla Russia e più tardi nel 2004 con la rivoluzione arancione di voler abbandonare l'orbita nell'orrido ed opprimente mondo russo euroasiatico degli zar, dell'URSS e della Russia di Putin e dei suoi oligarchi ed entrare a far parte del più civile, democratico ed evoluto mondo europeo occidentale.
Ma la Russia di Putin e i filorussi dell'Ucraina non volevano e si opposero con ogni mezzo.


Rivoluzione arancione in Ucraina
https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_arancione
Con rivoluzione arancione si intende il movimento di protesta sorto in Ucraina all'indomani delle elezioni presidenziali del 21 novembre 2004, parte del più ampio fenomeno delle rivoluzioni colorate.
I primi risultati vedevano il delfino dell'ex presidente Leonid Kučma - Viktor Janukovyč - in vantaggio. Ma lo sfidante Viktor Juščenko contestò i risultati, denunciando brogli elettorali, e chiese ai suoi sostenitori di restare in piazza fino a che non fosse stata concessa la ripetizione della consultazione. Il nome deriva dal colore arancione, adottato da Juščenko e dai suoi sostenitori, e divenuto il tratto distintivo della "rivoluzione" pacifica. I partecipanti alle proteste brandivano sciarpe e striscioni arancioni, oppure nastri del medesimo colore.
A seguito delle proteste, la Corte Suprema ucraina invalidò il risultato elettorale e fissò nuove elezioni per il 26 dicembre. Questa volta ad uscirne vincitore fu proprio Juščenko, con il 52% dei voti contro il 44% del suo sfidante. Il nuovo presidente si insediò il 23 gennaio 2005. La rivoluzione arancione è anche nota come prima rivoluzione ucraina, in seguito alla Rivoluzione ucraina del 2014 generata dalle proteste del movimento Euromaidan e dalla rivolta di Kiev, sempre contro Janukovyč.


È da questa svolta storica che gli ucraini filo russi e la Russia di Putin hanno iniziato le loro sporche politiche separatiste che hanno causato conflitti civili armati nel Donbass e l'invasione-occupazione- annessione della Crimea nel 2014 a seguito della seconda rivoluzione ucraina del 2014 che ribadiva e confermava la svolta del 2004 con l'Europa e non con la Russia e oggi all'invasione militare dell'Ucraina da parte della Russia del dittatore Putin.





La Russia di Putin

1999 - Nomina di Putin a Primo Ministro su indicazione del Presidente Eltsin
2000 - Prima elezione a Presidente di Putin in Russia. inizia la politica suprematista e imperialista di Putin per ripristinare la Grande Russia e riportare i territori resisi independenti nel 1991 sotto l'egemonia russa.
2004 - Seconda elezione di Putin in Russia
2008 - Elezione di Putin a primo ministro di Medvedev stretto collaborataore di Putin
2012 - Terza elezione di Putin in Russia

2004 - Prima rivoluzione arancione contro il filo russo Viktor Janukovyč per l'Europa
2014 - Rivoluzione di Maidam detta Euromaidan che portarono alla fuga Viktor Janukovyč.
Invasione russa della Crimea e del Donbass:
Il Presidente filo russo Viktor Janukovyč diede ordine di stroncare con la violenza le manifestazioni dette di Euromaidan dal nome della piazza di Kiev dove si radunarono i manifestanti. Le proteste traevano origine dal rifiuto del presidente Yanukovich di firmare un accordo di associazione e libero scambio tra l’Ucraina e l’Unione Europea. Quando il 18 e il 20 febbraio 2014, i dimostranti marciarono verso il parlamento di Kiev, la polizia e le forze speciali aprirono il fuoco uccidendo quasi 100 persone. Yanukovich fu costretto a fuggire in Russia, da dove chiese l’intervento armato di Mosca. Le truppe russe, che non indossavano uniformi regolari, invasero la penisola di Crimea e la regione del Donbass prendendone il controllo. Fu l’inizio di una guerra civile scatenata dalla Russia che non voleva perdere l'egenomia politica in Ucraina, e non dall’Ucraina che invece voleva liverarsi dall'opprimente egemonia politica russa.
Fu in questo contesto di violenza stragista contro i manifestanti pro Europa (ne furoni uccisi quasi 100) che si verificò qualche tempo dopo e per reazione la strage di Odessa in cui morirono bruciate alcune decine di persone filo Russia che si erano asseragliate in un edificio dei sindacati comunisti filo Russia durante degli tra i filo russi e i filo europei.

2014 - La crisi della Crimea del 2014 è stata una crisi politica scoppiata nella penisola della Crimea, la cui popolazione è per maggioranza (?) di etnia russa, conclusasi con la sua separazione dal resto dell'Ucraina dopo l'intervento militare russo di occupazione della penisola avvenuta come reazione all'esautoramento nel febbraio 2014, del presidente ucraino Viktor Janukovyč e del suo governo operato dal parlamento ucraino, dopo le manifestazioni dell'Euromaidan contro la svolta filorussa intrapresa dal governo ucraino Viktor Janukovyč.

2014 - Protocollo di Minsk del 2014
Il Protocollo di Minsk era un accordo per porre fine alla guerra dell'Ucraina orientale, raggiunto il 5 settembre 2014 dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull'Ucraina, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck (DNR) e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR). È stato firmato dopo estesi colloqui a Minsk, la capitale della Bielorussia, sotto l'egida della Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).
Succeduto a diversi tentativi precedenti di cessare i combattimenti nella regione di Donbass (Ucraina orientale), prevedeva un cessate il fuoco immediato, lo scambio dei prigionieri e l'impegno, da parte dell'Ucraina, di garantire maggiori poteri alle regioni di Doneck e Lugansk. Tuttavia, nonostante abbia portato ad un'iniziale diminuzione delle ostilità, l'accordo non è stato rispettato.


2018 - Quarta elezione di Putin
2022, 24 febbraio - Rilancio del piano imperialista già delineato nel 2014 con l'annessione della Crimea, invadendo militarmente il territorio dell'Ucraina e riconoscendo l'indipendenza delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, nel Donbass e lanciando una guerra su vasta scala contro l'Ucraina.



Alberto Pento
Con la fine dell'inferno dell'URSS nell'1989/91 e l'indipendenza del 1991, l'Ucraina ha cercato di scrollarsi di dosso i tentacoli della Russia che ancora la tratteneva, opprimeva e soffocava e ha iniziato a guardare all'Occidente come speranza e modello per il suo futuro.
Occidente come Mondo libero e democratico, di sviluppo economico e di benessere civile.
Occidente costituito dall'Europa e dall'America USA e Canada, Australia e Israele.
Era ed è un suo diritto, il suo sogno umano. La politica russa e filo russa dai primi anni novanta all'attuale aggressione dimostra che aveva ragione e che la Russa è proprio un inferno.

Ucraina e Russia, non sono una stessa grande famiglia
viewtopic.php?f=143&t=3002
Ucraina e Russia, non sono una stessa grande famiglia, una stessa grande nazione, uno stesso popolo anche se sono imparentate e questa criminale aggressione lo dimostra senza l'ombra di alcun dubbio e sopratutto dimostra che non vi è alcun amore, alcuna fraternità, alcun rispetto da parte della Russia e che l'Ucraina fa più che bene a difendersi, a rifiutare radicalmente, a combattere e a cacciare il russo stupratore e assassino e a non voler più condividire alcun destino storico comune con questa miserabile e demenziale umanità che sostiene la Russia del nazifascista, imperialista e falso cristiano Putin.
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9003863100
Il caso della fratellanza tra Caino e Abele che non era certo una buona fratellanza, non va sicuramente invocato per l'Ucraina perché equivarrebbe alla sua morte.
Quello della Russia e dell'Ucraina era più un rapporto/relazione di fratellanza o di matrimonio forzati che naturali e d'amore, infatti non appena ha potuto l'Ucraina, alla dissoluzione dell'URSS, impero sovietico a egemonia russa, si è dichiarata a stragrande maggioranza per l'Indipendenza nel referendo del 1991.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » mar mag 03, 2022 9:31 am

LA NOTTE CHE HA CAMBIATO L’UCRAINA
Di Natalia Lykhach

https://www.facebook.com/forzaucraina.i ... vo4iz1H1kl

"È impossibile dimenticare. Ha cambiato voi, ha cambiato noi, ha cambiato l'Ucraina", ha detto Oleg Sentsov in una delle manifestazioni dedicate alla memoria degli eventi a Maidan Nezalezhnosti (Piazza Indipendenza) il 30 novembre 2021.
Nel 2013, il 28 e il 29 novembre, l'allora presidente dell'Ucraina Viktor Yanukovych, sotto la pressione della Federazione Russa e nonostante le proteste di massa in Ucraina, rifiutò di firmare l'accordo di associazione tra l'Ucraina e l'UE. Dal 21 novembre 2013 in Ucraina continuarono le manifestazioni di massa contro la decisione del governo di Mykola Azarov di interrompere i preparativi per l'accordo di associazione con l'Unione Europea.
Il 30 novembre, nonostante la fredda notte autunnale, vi erano circa 400 attivisti in piazza Indipendenza, la maggior parte dei quali studenti e giovani.
Verso le quattro del mattino, un furgone arrivò a Maidan, portando il materiale necessario all’installazione dell’albero di Capodanno. Assieme agli operai, arrivarono circa 2000 unità di polizia e circondarono i manifestanti.
"A un certo punto spinsero anche me”, racconta Ivan Sinyepalov, giornalista di Mariupol: “Cadendo mi coprii istintivamente la testa con la mano, allo stesso tempo un manganello ‘volò’ verso di me: ovviamente non miravano alla mano, ma alla testa”.
Con la coda dell'occhio, vidi un ragazzo steso sull'asfalto che veniva picchiato coi manganelli al grido ‘Alzati!'. Questo cercò di alzarsi ma venne colpito ripetutamente, continuando a gridare.
Fui colpito ancora alla testa. Persi l'orientamento, rallentai un po'; questo mi fece raggiungere dal grido ‘più veloce!’.
In effetti dozzine di persone vennero brutalmente picchiate, compresi molti studenti. I video mostrano come i combattenti dei Berkut (corpi speciali) e la polizia abbiano spinto fuori le persone da sotto al Monumento all'Indipendenza, colpendole con i manganelli e prendendole a calci. Alcuni vennero malmenati nonostante fossero già caduti a terra.
"Ebbi giusto il tempo per coprirmi la testa con le mani, quando i colpi mi piovvero addosso da diverse parti”, ricorda Vitaly Kuzmenko, uno dei manifestanti: “Quella notte, quando fummo caricati su un furgone, picchiati e umiliati, avemmo la sensazione che al mattino il nostro Paese si sarebbe trasformato in una nazione dittatoriale, come la Bielorussia e la Federazione Russa”.
Gli eventi del 30 novembre divennero un punto di svolta nelle proteste ucraine, spostando il fulcro delle rivendicazioni da filo-europee a antigovernative, oltre ad accrescere il numero dei presenti.
Il brutale pestaggio dei manifestanti, tra i quali molti giovani, fu uno shock per parecchi ucraini. Già il 1° dicembre si svolse per le strade di Kyiv la più grande manifestazione nella storia dell'Ucraina. Gli attivisti occuparono parte dell'edificio del municipio di Kyiv e della Camera dei sindacati a Maidan Nezalezhnosti, che diventò il "quartier generale della rivoluzione".
Superando la paura, le persone uscirono in piazza per mostrare il loro disaccordo e la loro indignazione.
Le proteste di Euromaidan del 1° dicembre si trasformarono in una vera e propria rivoluzione che impedì all'Ucraina di trasformarsi in una dittatura agli ordini di un governo fantoccio del Cremlino.
Quei lontani giorni di novembre sono diventati per noi, per sempre, un punto di riferimento. Ci hanno insegnato a guardare in modo diverso noi stessi e il nostro Paese.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » mar mag 03, 2022 9:31 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » mar mag 03, 2022 9:33 am

1)
Le rivoluzioni arancioni. Rivoluzione di Euromaidan o Rivoluzione ucraina del 2014


L'Euromaidan (in ucraino: Євромайдан?, traslitterato: Jevromajdan; lett. "Europiazza") fu una serie di violente manifestazioni pro-europeiste iniziate in Ucraina nella notte tra il 21 e il 22 novembre 2013, all'indomani della decisione del governo di sospendere le trattative per la conclusione di un accordo di associazione con l'UE.
https://it.wikipedia.org/wiki/Euromaidan
Tale accordo avrebbe creato una zona di libero scambio globale e approfondito[5] tra Ucraina e Unione europea[6][7]. Durante le proteste, concentrate nella capitale Kiev, il 30 novembre 2013 si verificò una escalation di violenza a seguito dall'attacco perpetrato dalle forze governative contro i manifestanti. Le proteste sfociarono nella rivoluzione ucraina del 2014 e, infine, nella fuga e messa in stato di accusa del presidente ucraino Viktor Janukovyč.
Le manifestazioni iniziarono la notte del 21 novembre 2013, a seguito di proteste spontanee scoppiate nella capitale Kiev dopo la decisione del governo ucraino di bloccare i preparativi per la firma a Vilnius di un accordo di associazione e di libero scambio con l'Unione europea[8][9][10][11], a favore della ripresa di relazioni economiche più strette con la Russia. Dopo alcuni giorni di manifestazioni, un numero crescente di studenti universitari si unì alle proteste.
Le proteste culminarono con numerose richieste di dimissioni del presidente Viktor Janukovyč e del governo di Mykola Azarov[12][13]. Molti manifestanti si aggiunsero alla causa, dopo le violenze subite il 30 novembre 2013[14][15]. In seguito la protesta incluse come obiettivo anche la presunta corruzione degli organi di governo, l'abuso di potere e di violazione dei diritti umani in Ucraina.[16][17][18]. A seguito dell'intensificarsi degli scontri del 18 febbraio 2014, che causarono oltre 100 morti, tra i quali anche elementi delle forze dell'ordine, molti commentatori paragonarono i disordini a una guerra civile.[19][20]
Le proteste, che durarono circa tre mesi, nonostante la presenza della polizia, le rigide temperature sotto zero e la neve, furono in assoluto il più grande raduno europeista mai avvenuto nella storia dell'integrazione europea[21]. L'escalation della repressione da parte delle forze governative nella prima mattina del 30 novembre 2013 non riuscì a interrompere le proteste, con una presenza, nella capitale, tra 400 000 e 800 000 dimostranti durante il fine settimana dal 1º dicembre all'8 dicembre 2013.[22][23] Nelle settimane successive, la partecipazione nella protesta oscillò, durante i raduni organizzati, fra le 50 000 e le 200 000 persone. Violenti scontri ebbero luogo il 1º dicembre 2013 e dal 19 al 25 gennaio 2014, in risposta ai tentativi di repressione della polizia e all'approvazione del 16 gennaio 2014, di leggi contro la libertà di manifestazione.

Dal 23 gennaio in varii oblast occidentali dell'Ucraina, gli edifici del Governatore e dei consigli regionali vennero occupati da attivisti di Euromaidan. Nelle città russofone di Zaporižžja, Sumy e Dnipropetrovs'k, i manifestanti tentarono di prendere possesso delle sedi del governo locale, ma le forze dell'ordine reagirono duramente. Le proteste raggiunsero un apice tra il 18 ed il 20 febbraio 2014, durante il quale decine di manifestanti vennero uccisi, sia da ignoti cecchini, che dal fuoco della polizia. Il 21 febbraio 2014, dopo la fuga dell'ex-presidente Viktor Janukovyč, Euromaidan ebbe idealmente fine, e, pochi giorni dopo, iniziò una nuova fase di instabilità politica nel paese con la Crisi della Crimea.



In precedenza, nel 2004, vi era stata la Prima rivoluzione arancione, preceduta da manipolazione e amchinazioni politico elettorali russe.

Con rivoluzione arancione s'intende il movimento di protesta sorto in Ucraina all'indomani delle elezioni presidenziali del 21 novembre 2004, parte del più ampio fenomeno delle rivoluzioni colorate.
https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_arancione

I primi risultati vedevano il delfino dell'ex presidente Leonid Kučma - Viktor Janukovyč - in vantaggio. Ma lo sfidante Viktor Juščenko contestò i risultati, denunciando brogli elettorali, e chiese ai suoi sostenitori di restare in piazza fino a che non fosse stata concessa la ripetizione della consultazione. Il nome deriva dal colore arancione, adottato da Juščenko e dai suoi sostenitori, e divenuto il tratto distintivo della "rivoluzione" pacifica. I partecipanti alle proteste brandivano sciarpe e striscioni arancioni, oppure nastri del medesimo colore.
A seguito delle proteste, la Corte Suprema ucraina invalidò il risultato elettorale e fissò nuove elezioni per il 26 dicembre. Questa volta ad uscirne vincitore fu proprio Juščenko, con il 52% dei voti contro il 44% del suo sfidante. Il nuovo presidente si insediò il 23 gennaio 2005. La rivoluzione arancione è anche nota come prima rivoluzione ucraina, per distinguerla dalla Rivoluzione ucraina del 2014 generata dalle proteste del movimento Euromaidan e dalla rivolta di Kiev, sempre contro Janukovyč.
...
La carta russa: gran parte dei russi che arrivarono a Kiev nel 2004 si descrissero come ‘tecnologi politici’: il loro ruolo in paesi come la Russia e l'Ucraina era quello di modificare e persino creare partiti e politici in grado di governare, e cercare di fare la stessa cosa con l'opposizione; quella che veniva chiamata ‘tecnologia’ erano in realtà frodi e manipolazioni elettorali. Generalmente lavoravano per le autorità, ed erano soliti non fermarsi davanti a nulla. La spiegazione della numerosa presenza di ‘tecnologi politici’ in Ucraina nel 2004 è da ricercarsi prevalentemente nei generosi compensi, ma anche nel fatto che in Russia era da poco terminato il ciclo elettorale, per cui molti di loro non erano impegnati in nessun altro incarico: decisero così di sfruttare le imminenti elezioni ucraine, molti sotto mandato del governo russo stesso. L'Ucraina si presentava ai loro occhi come un El Dorado, visto anche che i cambiamenti effettuati alla costituzione russa da Putin dopo la strage di Beslan abolirono i collegi elettorali della Duma, causando di fatto una diminuzione delle possibili elezioni da manipolare. Il loro obiettivo fu quello di modificare il tema centrale della campagna elettorale: alla contrapposizione fra ‘opposizione buona’ e ‘autorità cattive’ andava sostituita quella fra ‘est’ e ‘ovest Ucraina’. Ecco perché i ‘tecnologi politici’ decisero di giocare la carta russa, e non è difficile capire perché pensassero che sarebbe stata la carta vincente: prima di tutto, erano quasi tutti russi; secondariamente, Putin godeva di una popolarità in Ucraina superiore al 60%, e così pensarono di costruire una campagna elettorale sotto la sua ombra. Metà della strategia era pubblica. Il 27 settembre, un mese prima del voto, Janukovyč si prese un ultimo sensazionale impegno: fare del russo una lingua ufficiale, considerare la doppia cittadinanza russo-ucraina, nonché abbandonare tutti gli avvicinamenti verso la NATO; i primi due impegni avrebbero necessitato, fra l'altro, di cambiamenti alla costituzione del 1996. Ma anche la Russia entrò prepotentemente nella campagna. Durante il summit russo-ucraino a Soči in agosto, Putin si dichiarò favorevole ad eliminare l'equivalente dell'IVA italiana sulle esportazioni di petrolio verso l'Ucraina, ad un costo per le casse russe di ben 800 milioni di dollari, e con un conseguente sconto del petrolio ucraino di circa il 16%. Inoltre, quando il prezzo al barile superò i 50 dollari, i fornitori russi mantennero i prezzi costanti sino alle elezioni. La Russia altresì annunciò che, a partire dal 1º novembre, i cittadini ucraini avrebbero potuto soggiornare in Russia per novanta giorni senza la necessità di registrarsi e che, dal gennaio 2005, sarebbe stata garantita la possibilità di entrare nel territorio russo con i soli documenti ucraini. Non a caso uno degli slogan della campagna elettorale di Janukovyč recitava: “Ucraina-Russia; più forti insieme”. La parte segreta della strategia può essere ricavata da un dossier scoperto nel giugno precedente. I ‘tecnologi’ scrivevano nel documento che “lo scenario principale della campagna elettorale doveva essere il ‘conflitto diretto’”. Affermavano inoltre che “il nostro obiettivo è destabilizzare la situazione nelle regioni, il che potrebbe nuocere agli interessi commerciali degli oligarchi e trascinare nel processo Juščenko”. Nel dossier si raccomandava di istigare l'animosità fra gli ucraini dell'est e dell'ovest, fra i polacchi e gli ucraini, e fra le varie chiese dell'Ucraina. Si diceva inoltre che “l'obiettivo dei media (cioè dei ‘nostri media’) è di interpretare questo come un conflitto ontologico fra est e ovest, un conflitto politico fra Ucraina Nostra e Partito delle Regioni, e un conflitto personale fra Juščenko e Janukovyč”. Il documento menzionava anche la necessità di “organizzare un movimento sociale nelle regioni sud-orientali del paese contro Juščenko e la sua cerchia, dipingendoli come dei reazionari, dei pro-americani, dei candidati radicali” e di rappresentare l'opposizione come il “partito aggressivo”. Molti di questi propositi si tradussero effettivamente in realtà.
...
La Rivoluzione Arancione fu sia una ribellione civica sia una rivoluzione nazionalistico-democratica. Il sociologo ucraino Stepanenko afferma che “la sintesi dell'idea di un rinnovamento democratico della società e delle autorità accompagnata ad una riaffermazione degli interessi politici nazionali furono organicamente ed efficacemente uniti negli slogan ‘arancioni’”. In altre parole, la Rivoluzione Arancione combinò nazionalismo e democrazia; quando agli ucraini fu chiesto perché avessero partecipato alla rivoluzione, il 33.2% e il 24.7% degli ucraini dell'ovest e del centro indicarono come decisiva l'accresciuta coscienza nazionale, contro il solo 9.1% degli ucraini dell'est.
L'attivista Yevhen Nyshchuk descrisse come gli ucraini che protestavano in piazza Nezalezhnosti “volessero vedere l'Ucraina come gli ucraini, in opposizione a quanti la volevano vedere come un'appendice della Russia”. Infatti il tecnologo politico che lavorò per la campagna elettorale di Juščenko Pogrebynsky affermò che secondo lui la Rivoluzione Arancione mobilitò un così grande numero di persone – per la quasi totalità provenienti dall'Ovest Ucraina - poiché la feroce competizione fra i due principali candidati si trasformò in una lotta per la vita o la morte della nazione stessa; perciò “queste persone erano pronte a pagare qualsiasi prezzo per vincere”.
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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » mar mag 03, 2022 9:33 am

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Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014, fomentata da Putin

Messaggioda Berto » mar mag 03, 2022 9:34 am

2)
Leggi anti-protesta



Le leggi anti-protesta in Ucraina sono un gruppo di dieci leggi che limitano la libertà di parola e la libertà di riunione.
https://it.wikipedia.org/wiki/Leggi_ant ... in_Ucraina
Le leggi sono state approvate dal Parlamento ucraino il 16 gennaio 2014 (indicato come Giovedì nero) e firmate in legge dal presidente Viktor Yanukovich il giorno seguente,[2] in mezzo a massicce proteste antigovernative iniziate a novembre. Le leggi sono conosciute collettivamente come leggi sulla dittatura (in ucraino: закони про диктатуру) da attivisti dell'Euromaidan,[3][4][5] organizzazioni non governative, studiosi, e media ucraini.
Le nazioni occidentali hanno criticato le leggi per la loro natura non democratica e la loro capacità di frenare significativamente i diritti di protesta, la libertà di parola e l'attività delle organizzazioni non governative. Sono state descritte dai media e dagli esperti come "draconiane", con Timothy Snyder che afferma di aver effettivamente istituito la nazione come una dittatura.[6] Le leggi furono ampiamente denunciate a livello internazionale, con il segretario di Stato americano John Kerry che le descriveva come "antidemocratiche".
Nove leggi anti-protesta sono state annullate dal Parlamento il 28 gennaio 2014.
L'adozione di queste leggi ha portato a uno scontro violento tra manifestanti e forze dell'ordine e le proteste sono andate oltre Kiev e hanno interessato quasi l'intero territorio dell'Ucraina. Durante gli scontri, centinaia di persone furono arrestate e ferite e apparvero le prime vittime.
Nel mezzo di una profonda crisi della pubblica amministrazione e della fiducia nelle autorità, sotto la pressione delle forze armate, il presidente Viktor Yanukovych ha avviato negoziati diretti con l'opposizione, che ha portato la Verkhovna Rada ad abrogare le leggi anti-protesta il 28 gennaio 2014, alle dimissioni del governo di Mykola Azarov e all'amnistia per i detenuti trattenuti dalla polizia.
Il 28 gennaio 2014, 361 parlamentari su 412 parlamentari iscritti nella sala della sessione hanno votato per annullare il pacchetto di queste leggi; solo la fazione del Partito Comunista non ha votato. I deputati hanno accolto con favore la decisione e con applausi. È stata anche annunciata un'amnistia per i manifestanti. Il 2 febbraio è entrata in vigore la legge sulla cancellazione; tuttavia, una serie di disposizioni della legge del 16 gennaio, per motivi tecnici e giuridici, è rimasta in vigore fino al 2 marzo 2014, quando è entrata in vigore la legge sulla cessazione degli effetti adottata il 23 febbraio.
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