Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2022 8:32 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2022 8:33 am

6)
America USA, UE, NATO e la nostra civiltà bianca e occidentale, un bene per l'umanità intera.
Cose buone e giuste, utili e necessarie, contro il male nazi fascista, comunista e maomettista di ieri e di oggi, pur con tutti i loro limiti, i loro errori e le loro imperfezioni sempre correggibili e migliorabili
Le idiozie contro la NATO e gli USA e le demenziali accuse di aver provocato Putin e aggredito la Russia attraverso l'Ucraina




Grazie NATO!




I fatti messi in riga come birilli uno con l'altro. Fuori dalle penose tifoserie, dalle approssimazioni, dalle falsità, dalla propaganda. Paolo Mieli non ha il privilegio di confrontarsi qui su Facebook con i massimi esperti della questione, ma gli lasciamo comunque il diritto di parola.
Niram Ferretti
28 febbraio 2022

LA CRISI UCRAINA: LA NATO, UN PO' DI STORIA (E NOI)
di Paolo Mieli, Il Corriere della Sera

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Al cospetto delle atrocità compiute dai russi in Ucraina, rimane, inespressa, una piccola domanda. Quando è accaduto che noi occidentali abbiamo indotto l’Ucraina a varcare il Rubicone provocando l’ira di Putin. E quando è stato che Zelensky ha incautamente lanciato il guanto di sfida all’autocrate di Mosca. Che giorno? Che mese? Che anno?
La storia alle nostre spalle racconta cose diverse da quelle che si dicono e si scrivono in questi giorni. Dopo il crollo dell’impero sovietico, ci fu, nel 1994, una proposta della Nato alla Russia di un «Partenariato per la pace». Subito dopo, la Russia è stata accolta nel Consiglio d’Europa e nel G7. Nel 2002 Mosca è entrata nel Consiglio Nato-Russia. Quattordici anni fa (2008), nel consiglio Nato di Bucarest, gli Alleati annunciarono che l’Ucraina sarebbe potuta entrare, in un futuro imprecisato, nell’Organizzazione atlantica. Appena eletto Presidente degli Stati Uniti, Obama, nel 2009, volle verificare con l’allora segretario della Nato, l’olandese Jaap de Hoop Scheffer, lo stato della «pratica Ucraina e Georgia» (25 marzo). E, pur senza citarle esplicitamente, disse che le cose sarebbero andate avanti stando attenti a non urtare la suscettibilità russa.
Nel luglio di quello stesso anno (2009) Obama si recò a Mosca, incontrò Putin e furono rose e fiori. Poi venne il 2014 con piazza Maidan, la «rivoluzione arancione» a cui si accompagnò l’annessione russa della Crimea. Le cose si complicarono. Da quel momento la questione Ucraina-Nato è rimasta lì, sospesa. Niente è accaduto che possa giustificare l’apertura di una crisi di queste proporzioni.
Se n’è accorto Enrico Letta che, in anticipo sulla fase più drammatica dell’invasione dell’Ucraina, ha voluto fare chiarezza in modo definitivo. Annalisa Cuzzocrea («La Stampa»), gli ha posto una domanda diretta echeggiando quel che sostengono tanti (forse tutti) gli ex comunisti e molti liberal conservatori: «La Nato si è allargata troppo a est provocando questa reazione?». Il segretario del Pd le ha risposto in maniera franca: «È l’opposto. Quello che è successo dimostra che la Nato doveva far entrare l’Ucraina prima». E dimostra altresì, ha sostenuto Letta, «che l’Alleanza atlantica serve perché la democrazia va difesa». Poi il segretario del Pd ha aggiunto: «Abbiamo integrato l’Europa centro-orientale, Budapest, Vilnius, Varsavia, non possiamo tornare indietro». Più chiaro di così?
Va notato che, nei giorni successivi all’intervista, nessun dirigente o semplice militante del Pd si è sentito in dovere di aggiungere una chiosa alle parole del segretario. Neanche esponenti della sinistra esterna al Pd. Nessuno. Segno che o sono tutti distratti (il che non è da escludere) oppure l’intera comunità progressista italiana — eccezion fatta per l’Associazione nazionale partigiani — ritiene che l’Ucraina avrebbe dovuto essere ammessa e integrata nella Nato già una ventina d’anni fa. E che i fatti di questi giorni dimostrano che la Nato è un presidio della democrazia in Europa.
Letta, con poche e misurate espressioni, ha fatto giustizia di una leggenda riproposta negli ultimi giorni da molti «analisti». Cioè che nel 1991 alcuni leader occidentali (chi con precisione?) avrebbero preso con Gorbaciov l’impegno a non far entrare nella Nato le ex repubbliche sovietiche. Accadde qualcosa di ben diverso. L’allora segretario dell’Alleanza atlantica, Manfred Wörner (già ministro della difesa tra il 1982 e il 1988 nella Germania di Helmut Kohl), si impegnò con Gorbaciov a che l’organizzazione da lui guidata, a fronte dello scioglimento del Patto di Varsavia, mai avrebbe attentato alla sicurezza della Russia. Nient’altro.
Se qualcuno avesse fatto una promessa più impegnativa, non si capirebbe come sia potuto accadere che ben quindici di queste repubbliche siano poi entrate nell’Alleanza atlantica senza che Gorbaciov si sia sentito in obbligo di denunciare la violazione del presunto patto. Neanche Putin, al potere da più di vent’anni, ha mai protestato per il fatto che quindici repubbliche ex sovietiche sono state inserite nell’Alleanza atlantica «a dispetto» di quel fantomatico impegno del ‘91. Ernesto Galli della Loggia si è giustamente domandato giorni fa su queste pagine come mai Putin non si sia lamentato «per il fatto che la Polonia — membra anch’essa della Nato e confinante anch’essa con la russa Kaliningrad — potrebbe, se volesse sbriciolare in poche ore con un lancio di semplici missili da crociera la base della flotta russa del Baltico». Già, come mai?
Il fatto è che Enrico Letta, a differenza di alcuni suoi predecessori, non è particolarmente affascinato dall’antiamericanismo tuttora ben vivo dalle sue parti. E ha avuto l’audacia di dire qualcosa di non equivocabile. Qualcosa che renderà meno facile ai filorussi d’Italia — compresi quelli che adesso fanno atto di contrizione in pubblico — tornare alla carica quando tra qualche tempo sarà passata l’emozione per quel che di orribile è accaduto in questi giorni. Verrà il momento, ne siamo sicuri, in cui in molti torneranno a domandarsi pubblicamente se vale la pena fare dei sacrifici per gli ucraini i quali, a ben guardare, «se la sono cercata». Si dirà che Zelensky e i suoi sono responsabili dei torti subiti a causa della protervia con la quale, «sotto insegne naziste» (Putin), intendevano puntare dei missili contro Mosca e San Pietroburgo. Torneranno a sottolineare, quei molti, che l’impatto delle sanzioni è asimmetrico, nel senso che danneggia l’Italia più di quanto nuoccia agli Stati Uniti. E concluderanno che è giunta l’ora di prestar ascolto alle «ragioni dei russi». Cose già viste e sentite in passato, con altri dittatori, altre asimmetrie e altre «ragioni» dei prepotenti.
Quanto a Enrico Letta, se qualcuno tra un po’ lo metterà in croce per le dichiarazioni di cui si è detto, potrebbe proporsi come segretario generale della Nato (ne ha i titoli). Avrebbe il vantaggio di lasciarsi alle spalle le baruffe del «campo largo», con le quali pure ha dato prova di sapersi destreggiare in modo efficace. Ce ne sono altri mille che amano quel genere di cimento da «campieri», capaci, per giunta, di mordersi la lingua prima di pronunciar parole a favore della Nato. Lui, dati i tempi, non avrebbe difficoltà a far capire a una parte del mondo da cui proviene, che l’Alleanza atlantica è, forse, più importante.




PERCHÉ LA GUERRA DELLA RUSSIA IN UCRAINA NON È "COLPA DELLA NATO"
di Federico Fubini, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
20 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Qualche giorno fa Volodymyr Zelensky si è lasciato sfuggire l’ammissione più esplicita di sempre di qualcosa che era nell’aria da mesi, se non da anni: «È inteso che l’Ucraina non è un Paese membro della Nato. Lo comprendiamo — ha detto il presidente assediato nel suo bunker di Kiev —. Per anni abbiamo sentito parlare delle cosiddette porte aperte. Ma adesso abbiamo sentito che non possiamo andare fino a lì».
In altri termini, Zelensky stava togliendo apertamente da tutti i tavoli negoziali anche solo l’ipotesi che fra un certo numero di anni l’Ucraina sarebbe potuta entrare nell’Alleanza atlantica accanto agli Stati Uniti, alla Polonia, all’Italia o alla Francia.
Se questa aspirazione fosse stata la causa della guerra, queste parole avrebbero dovuto essere abbastanza per far tacere le armi. Dopotutto nel suo discorso di undici pagine del 24 febbraio del sull’«operazione militare speciale» Vladimir Putin era stato chiaro: «Non intendiamo imporre niente su nessuno con la forza – aveva detto il presidente russo –. Gli eventi attuali non hanno niente a che fare con il desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino. Sono legati alla difesa della Russia da coloro che hanno preso l’Ucraina in ostaggio e cercano di usarla contro il nostro Paese e il nostro popolo». E ancora: «In quello che, devo notare è il nostro territorio storico (l’Ucraina, ndr), una “anti-Russia” ostile sta prendendo forma. Totalmente controllata dall’esterno, fa di tutto per attrarre forze armate della Nato e ottenere le armi più avanzate». In realtà nel suo lungo saggio storico del luglio scorso (22 pagine) intitolato «Russia e Ucraina sono un solo popolo», Putin aveva scritto che le due «fanno parte della stessa nazione» – parole del dittatore del Cremlino – «come Roma e Bergamo in Italia».
Se questo è vero, togliere l’adesione alla Nato dalla discussione – come aveva fatto Zelensky – sarebbe dovuto bastare almeno per l’inizio di una tregua. Avrebbe dovuto sospendere i crimini di guerra contro quello che, per Putin stesso, è una parte del suo stesso popolo. Ma non è andata così: nelle ore seguenti alla svolta di Zelensky, l’aggressione è proseguita su tutto il fronte. I soldati russi hanno sparato sulle persone in fila per il pane a Chernihiv. Un missile ha colpito un teatro di Mariupol, dove si erano rifugiati oltre mille fra anziani, donne, bambini.
Ma davvero è il progetto d’ingresso dell’Ucraina nella Nato che ha causato questa guerra? E tale ingresso avrebbe realmente posto un problema di sicurezza alla Russia? Questo articolo cerca di fornire elementi per rispondere a queste domande. E tutti i fatti disponibili mostrano risposte diverse da quanto si sente ossessivamente ripetere in queste settimane in Italia. Ma andiamo con ordine.
CANDIDATURA SOSPESA
Il primo punto da ricordare è che l’Ucraina, fino al 23 febbraio, alla vigilia della guerra, non stava per entrare nella Nato. Non era in corso alcuna accelerazione in questo senso e la prospettiva restava remota. Come tutti i Paesi, la Russia ha le proprie legittime preoccupazioni di sicurezza e ha tutto il diritto di esprimerle. Ma ancora per molti anni l’adesione all’Alleanza atlantica sarebbe rimasta per Kiev solo un’aspirazione e Mosca – in ogni eventualità – aveva davanti a sé spazio e tempo molto ampi per negoziare arrangiamenti che le avrebbe fornito le garanzie richieste. Non solo. Quand’anche l’Ucraina fosse entrata nella Nato, i fatti sul terreno suggeriscono che la probabilità di veder collocati sul suo territorio missili in grado di minacciare la Russia era tendente a zero. Su questo, la situazione di sicurezza vista da Mosca non sarebbe cambiata.
Per capire perché sia così, ricostruiamo gli eventi. Dal 1994 l’Ucraina fa parte della «Partnership for Peace» che la Nato offre a governi con i quali è in buoni rapporti e dal 1997 esiste la Nato-Ukraine Commission per far avanzare la «cooperazione» fra le parti. Dal 2009 questa commissione cerca di far avanzare il processo d’integrazione e di recente a più riprese (nel 2017, nel 2019 e nel 2020) le autorità di Kiev hanno preso iniziative politiche per avanzare la propria candidatura all’ingresso nell’Alleanza atlantica. Avevano fretta di entrare sotto l’ombrello difensivo della Nato che stabilisce – con l’articolo 5 del Trattato – che un attacco a un Paese è un attacco a tutti e tutti dunque sono tenuti a rispondere. In altri termini, l’Ucraina aveva fretta di entrare nella Nato per proteggersi da quanto avvenuto in queste settimane: la Russia avrebbe esitato di più ad attaccare, se avesse saputo in anticipo che l’intera Alleanza sarebbe stata tenuta a difendere lo Stato aggredito. Questo è esattamente ciò che Zelensky voleva. La realtà però è che agli ultimi vertici della Nato nel 2021 all’Ucraina non era stata offerta neanche una cosiddetta «road map» o un «Membership Action Plan» in vista dell’adesione. In altri termini si riconosceva la candidatura, sì; ma si offriva a Kiev una strada o un calendario di azioni da compiere e misure da prendere – durano sempre svariati anni – per raggiungere l’obiettivo dell’adesione. Francia e Germania si stavano opponendo al «Membership Action Plan» per l’Ucraina. Fra le ragioni inconfessate di questa resistenza c’erano l’occupazione della Crimea da parte di Putin e lo stato di guerra in Donbass, alimentato dal 2014 dalla Russia: in Europa non si voleva fra i membri della Nato uno Stato non ancora pacificato ai suoi confini orientali, che rischiava di obbligare gli alleati a un intervento. Gran parte della frenetica attività diplomatica delle settimane prima dell’attacco non riguardò dunque la scelta sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Il dubbio non era se Kiev dovesse aderire o no. Piuttosto, si incentrava su come comunicare agli elettori ucraini che Kiev – almeno per il tempo prevedibile – non sarebbe entrata. Di questo parlò il presidente francese Emmanuel Macron con Putin e Zelensky l’11 e 12 febbraio scorso, secondo varie ricostruzioni di diplomatici. Il presidente francese si scontrò con il collega ucraino perché il primo voleva che fosse Zelensky ad assumersi la responsabilità di rinunciare ufficialmente alla propria candidatura. Zelensky invece sfidava Macron e gli europei a chiudergli loro stessi la porta in faccia, perché non voleva essere lui a tradire il mandato ricevuto dai suoi elettori. Olaf Scholz, in visita a Mosca nove giorni prima della guerra, trovò a suo modo la quadratura di questo cerchio. Disse il cancelliere tedesco della candidatura dell’Ucraina alla Nato, stando in piedi a fianco di Putin: «Questa non è una questione che probabilmente incontreremo finché siamo in carica. Non so quanto il presidente intenda stare in carica – aggiunse Scholz guardando l’uomo del Cremlino –. Ho l’impressione che sarà a lungo». In pratica, poiché Putin ha fatto cambiare la costituzione russa per restare al potere almeno fino al 2036, il cancelliere tedesco stava dicendo che di far entrare l’Ucraina nella Nato non si sarebbe parlato per almeno altri 14 anni. Non esattamente un buon motivo per colpire a freddo una nazione nel cuore dell’Europa, facendo strage di civili. Putin stesso dev’essersi reso conto della fragilità dell’argomento, perché nel discorso del 24 febbraio ricorre a una strana analogia con la Seconda guerra mondiale per giustificare l’attacco.
Allora, ha detto, «il Paese non era pronto a contrastare l’invasione della Germania nazista che attaccò la nostra Madre patria il 22 giugno 1941» e «i tentativi di assecondare l’aggressore prima della Grande Guerra Patriottica si dimostrarono un errore che il nostro popolo pagò a caro prezzo». Conclude Putin: «Non faremo questo errore la seconda volta. Non ne abbiamo il diritto». Anche se – in verità – paragonare l’America di Joe Biden o la Germania di Scholz in tempo di pace alla Germania di Hitler in tempo di guerra sembra un doppio salto mortale della fantasia.
MINACCIA MISSILISTICA?
La dichiarazione sull’«operazione militare speciale» fa comunque continui riferimenti alla minaccia che la Nato presenta per la Russia in Europa, che andrebbe respinta sul suolo ucraino. Ma è davvero così? Pierluigi Barberini del Centro studi internazionali di Roma, presenta un quadro dal quale si possono trarre conclusioni diverse. Del resto è lo stesso quadro che emerge dalla banca dati sui missili schierati nel mondo tenuta da Center for International and Strategic Studies di Washington.
In nessun Paese d’Europa centrale e orientale entrato nella Nato dopo la fine della guerra fredda sono stati installati missili balistici terra-terra (cioè atti a colpire obiettivi sul suolo nemico). Non solo.
In nessun Paese europeo sono installati oggi missili balistici della Nato, neanche nella parte occidentale del continente.
Il solo Paese ad avere questa capacità è la Francia (anche degli M51 con una gittata fino a 8.000 chilometri, secondo il Center for International and Strategic Studies), ma essa è indipendente dalla catena di comando della Nato. I soli missili dell’Alleanza installati in Europa sono quelli del programma Aegis Ashore a Deveselu in Romania e, dalla fine di quest’anno o nel 2023, in una seconda sede in Polonia. Ma in questo caso si tratta di missili con scopi esclusivamente difensivi. «Sono intercettori terra-aria senza carica esplosiva, disegnati per distruggere in volo missili o aerei nemici che invadono il territorio – spiega Barberini del Cesi –. Per come sono concepiti non possono essere diretti per distruggere bersagli sul suolo nemico». Del resto la Nato ha buone ragioni per volersi difendere, perché invece la Russia ha migliaia di missili a corto raggio, raggio medio, intermedio e intercontinentale che possono raggiungere l’Europa in qualunque momento. Solo sull’Ucraina nei primi venti giorni di guerra sono stati lanciati dal suolo russo circa 900 Iskander, missili di precisione di 92 centimetri di diametro e 7,3 metri di lunghezza che volano per 500 chilometri con una carica di 480-700 chili di esplosivo. Dall’enclave russa di Kaliningrad, gli Iskander tengono sotto tiro tutti i Paesi baltici, metà della Polonia, una parte dello Schleswig-Holstein tedesco e parte della Scandinavia. Per non parlare di altri 18 modelli di missili anche a gittata di decine di migliaia di chilometri, in grado di trasportare le 1.500-1.800 testate nucleari russe.
Naturalmente anche la Nato ha testate nucleari sul suolo europeo ma – si stima – non più di un centinaio. Sono messe a disposizione dagli Stati Uniti, ma sono utilizzabili solo su aerei militari di Italia, Turchia, Germania, Belgio e Olanda. Tutto questo porta a concludere che un eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato – benché oggi sempre più irrealistico – non cambierebbe niente nel teatro europeo da punto di vista della minaccia missilistica nei confronti della Russia.
LE ESERCITAZIONI (DI TUTTI CON TUTTI)
Si è detto che tre esercitazioni dell’Ucraina con la Nato o alcuni dei suoi Paesi membri nel 2021 avrebbero provocato la reazione di Putin. Ma anche questo argomento, al quale il dittatore fa cenno nel suo discorso del 24 febbraio, appare fuorviante.
Non solo perché la più grande esercitazione militare mai svolta negli ultimi 40 anni in Europa («Zapad 21») è stata eseguita dalla Russia con la Bielorussia a ridosso dei confini ucraino e polacco a settembre scorso.
E la sola esercitazione di dimensioni significative della Nato in Ucraina è avvenuta solo in seguito, forse come segnale di sostegno al Paese. Ma soprattutto, perché fra eserciti tutti si esercitano regolarmente con tutti. Alleati e non.
Nella vasta esercitazione «Aman 2021» al largo del Pakistan a fine febbraio 2021 le navi russe e cinesi si sono esercitate a fianco di quelle americane, russe e turche. Sempre l’anno scorso l’aeronautica italiana ha compiuto due importanti esercitazioni con Israele, una alla base di Amendola in Puglia e una in Medio Oriente. Non sarebbe certo stato un motivo plausibile per l’Iran, Paese nemico di Israele, di aggredire a freddo l’Italia per una presunta provocazione.
LA "PROMESSA" NON FATTA
Un altro punto che Putin ha spesso sollevato, fino a fare breccia nell’opinione pubblica occidentale, riguarda la presunta «promessa» fatta dagli Stati Uniti e dalla Nato al momento della dissoluzione del Patto di Varsavia di non espandersi mai verso Est oltre i confini della Germania.
Il dittatore russo protestò su questo punto con particolare veemenza nel suo discorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco nel febbraio del 2007. Di nuovo, Putin tornò su questo punto in un discorso del marzo 2014, per giustificare l’annessione della Crimea dopo averla strappata all’Ucraina: «I leader occidentali ci hanno mentito molte volte e poi ci hanno messo di fronte al fatto compiuto. Questo è accaduto con l’espansione della Nato a oriente, così come con il dispiegamento delle sue infrastrutture militari ai nostri confini».
Senonché quella presunta «promessa» non c’era mai stata. C’era stato qualcosa di diverso: all’articolo 5 del Trattato sull’Accordo finale riguardo alla Germania del 12 settembre 1990 (il trattato di riunificazione), c’era la promessa che «solo le unità tedesche di difesa territoriale non integrate nella Nato sarebbero state dispiegate nel territorio della ex Repubblica democratica tedesca». Quell’impegno è stato in effetti mantenuto, ma non ha niente a che fare con l’ingresso nella Nato di Polonia, Romania o Paesi baltici. E come si può esserne sicuri? Lo conferma una persona che decisamente era in condizioni di sapere in presa diretta: Mikhail Gorbaciov: «L’argomento dell’espansione della Nato non fu affatto discusso e non fu sollevato in questi anni», disse l’ultimo leader sovietico nell’ottobre 2014 in un’intervista a «Russia Beyond the Headlines». Dunque la promessa non fu mai fatta, né fu mai violata.
La verità è un’altra. L’invasione scatenata da Putin sull’Ucraina può avere molte ragioni, ma la responsabilità politica, militare e penale dei crimini di guerra che si stanno commettendo da settimane sul suolo europeo è solo di un uomo e di chi collabora con lui.









Quelli che è colpa della NATO e della CIA dell'imperialismo USA e dell'Europa sua colonia



https://www.sovranitapopolare.org/2022/ ... ati-uniti/
https://www.geopolitica.ru/it/article/p ... si-ucraina
https://www.lintellettualedissidente.it ... arsheimer/

Manfredi Varricchio
John Mearsheimer: il più influente e famoso Politologo degli Stati Uniti.
Cattedra di Relazioni Internazionali alla Chicago University.
"I russi osservarono l'espansione della NATO nel 1999 e nel 2004.
Incassarono i colpi.
Dopo il meeting di Bucarest del 2008, la Nato annunciò l'ingresso di Ucraina e Georgia.
I Russi tracciarono una linea sulla sabbia.
Perché?
Non ci sarebbe nemmeno da spiegarlo: l'espansione della Nato in Ucraina e Georgia è una MINACCIA ESISTENZIALE per la Russia.
Questo è un fondamento della geopolitica.
Il fatto che la gente non lo capisca in Occidente mi fa impazzire!
L'idea che si possa prendere un'alleanza militare come quella guidata dagli Stati Uniti (il paese più potente del mondo) e la si spinga verso i confini della Russia senza che la Russia si senta minacciata è letteralmente INCONCEPIBILE!
Negli Stati Uniti abbiamo la dottrina Monroe: nessuno si può avvicinare al continente americano!
Lo consideriamo il nostro cortile di casa.
Cosa ha accelerato il conflitto dopo il 2014, facendolo passare da bassa intensità ad alta intensità nel 2021?
La risposta è che gli Stati Uniti e i suoi alleati stavano "de facto" trasformando l'Ucraina in un membro della NATO.
Si sente molta Retorica sul fatto che la Russia non aveva niente da temere perché l'Ucraina non fa parte della NATO, oggi.
Ma se guardiamo quello che stavamo effettivamente facendo, è una storia diversa.
A cominciare dall'amministrazione Trump e poi con Biden, stavamo armando l'Ucraina.
Una cosa che spaventa a morte i russi sono i droni che la Turchia (Nato, Erdogan) ha dato agli ucraini nel 2021.
I droni turchi si sono rivelati efficaci sul campo di battaglia, come gli azeri hanno sperimentato contro gli armeni l'anno scorso.
Quindi i turchi hanno dato i droni, Stati Uniti e Inghilterra ogni sorta di armi.
Tu inizi ad addestrare gli ucraini con istruttori militari americani e inglesi e pensi che i russi non vedono questa come una minaccia?
Penso proprio di no!
Quindi succede che abbiamo armato e addestrato l'Ucraina; la trattiamo militarmente e diplomaticamente come un paese "de facto" della NATO.
Contemporaneamente abbiamo fatto una serie di azioni provocatorie: gli inglesi, follemente, hanno mandato un cacciatorpediniere nelle acque territoriali russe nell'estate 2021.
Gli americani hanno inviato un bombardiere lungo le coste russe del Mar Nero.
I russi hanno mandato un segnale molto chiaro: se l'Occidente alzerà la posta, la Russia alzerà la posta.
Adesso noi usiamo la retorica per far diventare i russi i cattivi della situazione.
Abbiamo inventato che Russia vuole creare una nuova Unione Sovietica, che Putin è il nuovo Hitler.
Sono tutte storie che abbiamo cominciato ad inventare dal 2014.
Non c'era nessuna minaccia prima del 2014, prima della nostra strategia del cavolo.
Non esisteva!
L'abbiamo inventata noi!
Sono delle Assurdità!
Gli Stati Uniti e i suoi alleati sono responsabili di questa crisi.
Non Putin, non la Russia.
Come si può uscire da questa crisi?
La soluzione ovvia sarebbe fare diventare l'Ucraina uno Stato neutrale o uno Stato cuscinetto, come è stato fino al 2014.
È stato la Nato a cambiare la situazione."
https://youtu.be/O4yVWKMVDhg
_______________
Aggiungo io.
La soluzione prospettata da Mearsheimer, che è la stessa di Sergio Romano e di ogni altro Politologo che ha a cuore gli equilibri di Pace nel Mondo, è esattamente quello che chiedevano i russi sin dall'inizio.
Ci sono altri interventi interessanti di Mearsheimer.
1- una Lectio magistralis di 6 anni fa, alla Chicago University, nella quale evidenziava che la strategia della NATO di provocare un'escalation armata della Russia era, oltre che criminale e ipocrita, pure Idiota perché la Russia dovremmo portarla insieme a noi alla guerra contro la Cina.
È una guerra che, volenti o nolenti, ci troveremo a combattere e la Russia è il perfetto pivot verso l'Asia.
https://youtu.be/JrMiSQAGOS4
2- un intervento precedente l'invasione dell'Ucraina nel quale rimarcava che la Russia non aveva alcuna intenzione né di invadere né di conquistare l'Ucraina.
Quello che chiedeva la Russia era una cosa da concedere per via negoziale.
Una cosa che non doveva essere nemmeno chiesta.
Non per paura ma perché è il minimo della decenza per preservare le architetture di Pace nel Mondo.
La Russia non avrebbe tratto alcun beneficio dall'invasione e non a caso l'intervento militare procede con il freno a mano.
Aveva solo la necessità di mostrare i muscoli sperando che dall'altra parte non vi fossero dei dissennati a continuare la provocazione o ad inviare armi, costringendola a proseguire.
Al fine di applicare sanzioni assassine.
https://youtu.be/Nbj1AR_aAcE
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2022 8:35 am

In questo articolo apparso sulla rivista statunitense "Foreign Affairs", il professor Mearsheimer, tra i maggiori esperti mondiali di relazioni internazionali di impronta Neorealista, spiega perchè la crisi ucraina non è stata provocata dalla Russia ma è solo il logico risultato di politiche sbagliate di Stati Uniti e alleati occidentali.
di John J. Mearsheimer (traduzione a cura di Giovanbattista Varricchio)
31 Dicembre 2014

https://www.lintellettualedissidente.it ... arsheimer/

Secondo il giudizio prevalente in Occidente, la responsabilità della crisi ucraina può essere addossata quasi interamente all’aggressione russa. Il Presidente russo Vladimir Putin, si sostiene, ha annesso la Crimea in virtù di un desiderio di lunga data di resuscitare l’Impero sovietico, e potrebbe infine procedere con il resto dell’Ucraina, così come con altri Paesi nell’Europa orientale. Secondo tale visione, la cacciata del Presidente ucraino Viktor Yanukovich nel febbraio 2014 ha semplicemente fornito il pretesto per la decisione di Putin di ordinare alle forze russe di impadronirsi di parte dell’Ucraina.

Questo resoconto però è sbagliato: gli Stati Uniti e i suoi alleati europei condividono la maggior parte della responsabilità di questa crisi. La radice del problema è l’allargamento della NATO, elemento centrale di una più ampia strategia volta ad estromettere l’Ucraina dall’orbita russa ed integrarla nell’Occidente.
Allo stesso tempo, l’espansione dell’Unione Europea verso est e il supporto dell’Occidente a un movimento pro-democrazia in Ucraina – iniziato con la Rivoluzione Arancione nel 2004 – erano altresì elementi critici. Fin dalla metà degli anni ’90, i leader russi si sono ostinatamente opposti all’espansione della NATO e, in anni recenti, hanno chiarito che non sarebbero stati a guardare mentre i loro vicini strategicamente importanti passavano dalla parte occidentale.
Per Putin, la deposizione illegale del Presidente pro-Russia eletto democraticamente – che lui ha correttamente etichettato come un “golpe” – era l’ultima goccia. Ha risposto prendendo la Crimea, una penisola che temeva potesse ospitare una base navale NATO, e lavorando per destabilizzare l’Ucraina finché questa abbandoni i suoi sforzi di unirsi all’Occidente.

La reazione di Putin non dovrebbe essere arrivata come imprevista. Dopotutto, l’Occidente si è mosso nelle vicinanze della Russia minacciando i suoi centrali interessi strategici, punto questo enfatizzato ripetutamente da Putin. Le élite negli Stati Uniti e in Europa sono state prese alla sprovvista dagli eventi solo a causa del fatto che aderiscono a una distorta visone della politica internazionale. Tendono a credere che la logica del realismo non abbia che una scarsa rilevanza nel ventunesimo secolo e che l’Europa può essere conservata integra e libera sulla base di quei principi liberali come la rule of law, l’interdipendenza economica e la democrazia. Ma questa visione è andata a monte in Ucraina. Qui la crisi dimostra che il realpolitik rimane rilevante, e gli Stati che lo ignorano lo fanno a loro rischio e pericolo. I leader europei e statunitensi hanno preso una cantonata cercando di far diventare l’Ucraina la roccaforte occidentale sul confine russo. Ora che le conseguenze sono state messe a nudo, sarebbe un errore ancor più grande continuare questa politica distorta. I leader europei e statunitensi hanno preso una cantonata cercando di far diventare l’Ucraina la roccaforte occidentale sul confine russo.

L’affronto occidentale

Nel momento in cui la Guerra Fredda sia avviava a una conclusione, i leader sovietici preferirono che le forze armati statunitensi rimanessero in Europa e la NATO restasse intatta, una soluzione, pensavano, che mantenesse una Germania unita e pacificata. Ma loro e i loro successori russi non volevano un ulteriore ingrandimento della NATO e supposero che i diplomatici occidentali avevano capito il loro interesse. L’amministrazione Clinton evidentemente pensò altrimenti, e a metà degli anni ’90, iniziò a premere per un’espansione della NATO. Il primo round dell’allargamento ebbe luogo nel 1999 e portò a sé la Repubblica Ceca, l’Ungheria, e la Polonia. Il secondo fu nel 2004; esso incluse Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. Mosca reclamò amaramente fin dall’inizio. Per esempio durante il bombardamento NATO dei serbo-bosniaci nel 1995, il Presidente russo Boris Yeltsin disse: “Questo è il primo segno di cosa potrebbe accadere quando la NATO arriverà fino ai confini della Federazione Russa… La fiamma della guerra potrebbe spargersi per l’intera Europa.” Ma i russi erano troppo deboli al tempo per far sviare i movimenti verso est della NATO- che, in ogni caso, non sembravano così minacciosi, finché nessuno dei nuovi membri avesse non avesse condiviso il confine con la Russia, eccetto per le piccole repubbliche baltiche. A quel punto la NATO cominciò a guardare ancora più a est. Nel suo summit dell’aprile 2008 a Bucarest, l’Alleanza considerò di ammettere la Georgia e l’Ucraina. L’amministrazione G. W. Bush supportò questa idea, ma Francia e Germania si opposero per paura che questo potesse ingiustificatamente rendere ostile la Russia. Alla fine, i membri NATO raggiunsero un compromesso: l’Alleanza non iniziò il processo formale che avrebbe portato all’adesione, ma emanò un comunicato avallando le aspirazioni di Georgia e Ucraina e dichiarando audacemente: “Questi Paesi diverranno membri NATO.”

Mosca, d’altronde, non vide questa esternazione come un compromesso. Alexander Grushko, allora Ministro degli esteri russo disse: “L’adesione di Georgia e Ucraina all’Alleanza è un enorme errore strategico che avrebbe conseguenze molto serie per la sicurezza pan-europea.” Putin sostenne che ammettere queste due nazioni nella NATO avrebbe rappresentato “una minaccia diretta” alla Russia. Un giornale russo riportò che Putin, mentre stava parlando con Bush, “accennò molto chiaramente al fatto che se l’Ucraina fosse stata accettata nella NATO, avrebbe cessato di esistere.” L’invasione russa della Georgia nel 2008 avrebbe dovuto eliminare ogni dubbio circa la determinazione di Putin di prevenire la partecipazione di Georgia e Ucraina alla NATO. Il Presidente georgiano Mikheil Saakashvili, che era profondamente impegnato nel portare il suo Paese nella NATO, aveva deciso nel 2008 di reincorporare due regioni separatiste, Abkhazia e Ossezia del sud. Ma Putin cercò di tenere la Georgia debole e divisa – fuori dalla NATO. Dopo lo scoppio dei combattimenti tra il governo georgiano e i separatisti dell’Ossezia del sud, le forze russe presero il controllo dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud. Mosca aveva segnato il suo punto. Eppure nonostante questo chiaro avvertimento, la NATO non abbandonò mai pubblicamente il suo obiettivo di portare la Georgia e l’Ucraina nell’Alleanza. L’espansione della NATO proseguì nella sua marcia con l’Albania e la Croazia, divenuti membri nel 2009.

Anche l’Unione Europea iniziò la sua espansione verso est. Nel maggio 2008, svelò la sua iniziativa di Eastern Partnership, un programma volto a promuovere la prosperità in alcuni Paesi come l’Ucraina per integrarli nell’economia comunitaria. Non sorprendentemente, i leader russi hanno inteso questo piano come ostile agli interessi della loro nazione. Questo febbraio, prima che Yanukovich fosse estromesso dal suo incarico, il Ministro degli esteri russo Sergey Lavrov accusò l’Unione Europea di star tentando di creare “una sfera di influenza” nell’Europa orientale. Agli occhi dei leader russi, l’espansione dell’EU è un sotterfugio per l’espansione della NATO. Lo strumento finale dell’Occidente per staccare Kiev da Mosca è stato il suo sforzo di diffondere i valori occidentali e promuovere la democrazia in Ucraina e in altri stati post-sovietici, un piano che spesso implica il finanziamento di personaggi ed organizzazioni pro-Occidente. Victoria Nuland, Vice-segretario di Stato per gli affari Europei ed Eurasiatici, stimò che gli Stati Uniti avevano investito più di 5 miliardi dal ’91 per aiutare l’Ucraina a raggiungere “il futuro che si merita.” Come parte di questo sforzo, il governo USA ha foraggiato il National Endowment for Democracy. La fondazione nonprofit ha creato più di 60 progetti volti a promuovere la società civile in Ucraina, ed il suo Presidente, Carl Gershman, ha chiamato quel Paese come “il prezzo più grande.” Dopo che Yanukovich vinse le elezioni presidenziali nel febbraio 2010, la NED decise che lui stava danneggiando i suoi obiettivi, e così aumentò i suoi sforzi per supportare l’opposizione e rinforzare le istituzioni democratiche del Paese. Quando i leader russi osservarono l’ingegneria sociale occidentale in Ucraina, temettero che la loro nazione potesse essere la prossima. E queste paure raramente sono infondate. Nel settembre 2013, Gershman scrisse nel Washington Post, “la scelta dell’Ucraina di unirsi all’Europa accelererà la dismissione dell’ideologia imperialista russa che Putin rappresenta.” Aggiunse: “Anche i russi si trovano di fronte a una scelta, e Putin potrebbe ritrovarsi dalla parte del perdente non solo intorno a sé, ma nella stessa Russia.”

Creare una crisi

Immagina l’indignazione americana se la Cina avesse costruito un’impressionante alleanza militare, e cercasse di includervi Canada e Messico. La tripla iniziativa politica dell’Occidente – allargamento della NATO, espansione dell’UE e promozione della democrazia – hanno aggiunto benzina su un fuoco che aspettava di accendersi. La scintilla arrivò nel novembre 2013, quando Yanukovich rifiutò un’importante operazione commerciale che lui aveva negoziato con l’Unione Europea e decise di accettare invece una controfferta di 15 miliardi dalla Russia. Quella decisione diede avvio a manifestazioni antigovernative che si inasprirono i seguenti tre mesi e che da metà febbraio portarono alla morte di un centinaio di dimostranti. Emissari occidentali si affrettarono a confluire a Kiev per risolvere la crisi. Il 21 febbraio, il governo e l’opposizione raggiunsero un accordo che permetteva a Yanukovich di rimanere al potere finché non fossero state indette nuove elezioni. Ma questo accordo cadde subito e Yanukovich fuggì in Russia il giorno dopo. Il nuovo governo di Kiev era occidentalista e profondamente anti-russo, e conteneva quattro esponenti di rilievo che si potevano legittimamente definire neofascisti. Sebbene la vera estensione del coinvolgimento degli USA non è ancora venuta alla luce, è chiaro che Washington sostenne il golpe. Nuland e il senatore repubblicano John McCain hanno partecipato alle manifestazioni antigovernative, e Geoffrey Pyatt, ambasciatore USA in Ucraina, proclamò dopo la caduta di Yanukovich che quello era: “un giorno per i libri di storia.” Come rivelò la registrazione di una telefonata, Nuland aveva sostenuto un cambiamento di regime e volle il politico ucraino Arseniy Yatsenyuk come Primo Ministro nel nuovo governo, cosa che fece. Nessuna meraviglia se i russi di tutte le convinzioni pensano che l’Occidente abbia giocato un ruolo nella caduta di Yanukovich. Per Putin, il tempo di agire contro l’Ucraina e l’Occidente era arrivato. Poco dopo il 22 febbraio, ordinò alle sue forze armate di prendere la Crimea, e poco dopo l’annetté alla Russia. Il lavoro fu relativamente facile, grazie alle centinaia di soldati russi già stanziati alla base navale nel porto di Sebastopoli. La Crimea costituiva un facile obiettivo anche perché gli appartenenti all’etnia russa compongono grosso modo il 60% della sua popolazione. La maggior parte dei quali voleva lasciare l’Ucraina. Successivamente, Putin mise grande pressione al nuovo governo di Kiev per scoraggiarlo a parteggiare per l’Occidente contro Mosca, chiarendo che avrebbe distrutto l’Ucraina come Stato funzionante prima di permetterle di diventare la roccaforte dell’Occidente alle porte della Russia. A questo fine, ha fornito consulenti, armi e supporto diplomatico ai separatisti russi nell’est Ucraina, che stanno spingendo la nazione verso la guerra civile. Egli ha disposto un grande esercito sui confini ucraini, minacciando di invadere se il governo avesse messo alle strette i ribelli. Ha inoltre innalzato improvvisamente il prezzo del gas naturale che la Russia vende all’Ucraina e ha richiesto il pagamento delle passate esportazioni. Putin sta facendo il gioco duro.

La diagnosi

Le azioni di Putin sarebbero facili da comprendere. Un’immensa distesa pianeggiante che la Francia napoleonica e la Germania nazista hanno attraversato per colpire la stessa Russia, l’Ucraina serve come stato cuscinetto di enorme importanza strategica per la Russia. Nessun leader russo tollererebbe che un’alleanza militare, che era la nemica mortale di Mosca fino a poco tempo fa, possa penetrare in Ucraina. Né nessun leader russo avrebbe temporeggiato mentre l’Occidente aiutava l’instaurazione di un governo lì, che fosse determinato a integrare l’Ucraina con l’Occidente. A Washington potrebbe non piacere la posizione di Mosca, ma dovrebbe capirne la logica che la sottende. Questa è geopolitica: le grandi potenze sono sempre sensibili alla minaccia potenziale nei territori prossimi al loro Paese. Dopotutto, gli Stati Uniti non tollerano grandi potenze distaccate impiegando la sua forza militare ovunque nell’emisfero occidentale, ancor meno sui suoi confini. Immagina l’indignazione americana se la Cina avesse costruito un’impressionante alleanza militare, e cercasse di includervi Canada e Messico. Logica a parte, i leader russi hanno spiegato alle loro controparti occidentali in diverse occasioni che loro considerano l’espansione della NATO in Georgia e Ucraina inaccettabile, insieme con i molti sforzi fatti per portare queste due nazioni contro la Russia – un messaggio che la guerra russo-georgiana del 2008 ha reso cristallino.

Funzionari dagli Stati Uniti e i loro alleati europei asseriscono di aver provato in tutti i modi a placare le paure russe e che Mosca dovrebbe capire che la NATO non ha disegni sulla Russia. In aggiunta al continuo diniego che la sua espansione era finalizzata al contenimento della Russia, l’Alleanza non ha mai operato un dispiegamento permanente di forze militari nei suoi nuovi Stati membri. Nel 2002, ha altresì creato un’organizzazione chiamata il Consiglio NATO – Russia nell’intento di promuovere la cooperazione. Per rabbonire ulteriormente la Russia, gli Stati Uniti annunciarono nel 2009, che avrebbero dislocato il loro nuovo sistema di difesa missilistico su navi da guerra in acque europee, almeno inizialmente, piuttosto che in Repubblica Ceca o in Polonia. Ma nessuna di queste misure funzionò; i russi rimasero saldamente opposti all’espansione della NATO, specialmente in Georgia e in Ucraina. Sono i russi, non l’Occidente, che in definitiva decidono cosa debba essere considerato come una minaccia per loro.

Per capire perché l’Occidente, particolarmente gli USA, non riesca a comprendere che la sua politica in Ucraina stava mettendo a nudo il progetto di fondo di un maggiore scontro con la Russia, bisogna tornare indietro a metà degli anni ’90, quando l’amministrazione Clinton cominciò a sostenere l’espansione della NATO. Gli esperti avanzarono una varietà di argomenti pro o contro l’allargamento, ma non c’era consenso sul da farsi. Molti degli europei orientali emigrati negli States e le loro famiglie, per esempio, supportarono fortemente l’espansione, perché volevano che la NATO proteggesse alcuni Paesi come la Polonia e l’Ungheria. Anche alcuni realisti favorirono questa politica perché pensavano che la Russia avesse ancora bisogno di essere contenuta.

Ma la maggior parte dei realisti si oppose all’espansione, credendo che una grande potenza declinante con una popolazione che sta invecchiando e con un’economia monodimensionale non aveva bisogno di essere contenuta. Avevano, inoltre, paura che l’allargamento avrebbe solamente dato a Mosca un incentivo per causare problemi nell’est Europa. Il diplomatico USA George Kennan articolò questa prospettiva in un’intervista nel 1998, poco dopo che il Senato aveva approvato il primo round dell’espansione della NATO: “Penso che i russi reagiranno gradualmente piuttosto sfavorevolmente e questo influenzerà le loro politiche” ha detto “Penso sia un tragico errore. Non c’era alcuna ragione per questo. Nessuno stava minacciando nessun’altro.” Gli Stati Uniti e i suoi alleati dovrebbero abbandonare il loro piano di occidentalizzare l’Ucraina e puntare a farne un Stato cuscinetto neautrale.

Molti liberali, d’altra parte, favorirono l’allargamento, inclusi molti membri chiave dell’amministrazione Clinton. Credevano che la fine della Guerra Fredda avesse trasformato nelle sue fondamenta le politiche internazionali e che un nuovo ordine postnazionale avesse rimpiazzato la logica realista che governava l’Europa. Gli Stati Uniti non erano solo la “nazione indispensabile”, come affermava il Segratario di Stato Madeleine Albright; erano anche l’egemonia benigna e perciò improbabile da essere percepita come minaccia da Mosca. Lo scopo, in sostanza, era di fare si che l’intero continente somigliasse all’Europa occidentale. E così gli USA e i suoi alleati cercarono di promuovere la democrazia nei Paesi dell’Europa orientale, di accrescere la loro reciproca interdipendenza economica, e di integrarli nelle istituzioni internazionali. Avendo vinto il dibattito negli States, i liberali ebbero poco difficoltà nel convincere i loro alleati europei a supportare l’allargamento della NATO. Dopotutto, dati i passati successi dell’UE, gli europei erano, ancor più degli USA, affezionati all’idea che la geopolitica non avrebbe più significato molto e che un ordine liberale pan inclusivo potesse mantenere la pace in Europa.

I liberali hanno così profondamente dominato il discorso sulla sicurezza europea durante la prima decade di questo secolo che anche l’Alleanza ha adottato una politica di crescita, l’espansione NATO ha incontrato una piccola opposizione realista. La visione del mondo liberale è ora un dogma accettato tra i funzionari USA. In marzo, per esempio il Presidente Barack Obama inviò un discorso sull’Ucraina in cui parlava ripetutamente circa “gli ideali” che muovono la politica occidentale e come questi ideali “sono stati spesso minacciati da una vecchia e più tradizionale visione del potere.” La risposta del Segretario di Stato John Kerry alla crisi in Crimea riflette la stessa prospettiva: “Tu semplicemente non puoi comportarti nel ventunesimo secolo alla maniera del diciannovesimo, invadendo un’altra nazione con un pretesto completamente inventato.” In buona sostanza, le due parti in causa hanno operato con schemi diversi: Putin e i suoi compatrioti hanno pensato e hanno agito in accordo con i dettami realisti, mentre le loro controparti occidentali hanno aderito alle idee liberali sulle politiche internazionali. Il risultato è che gli USA e i suoi alleati hanno inconsapevolmente provocato una grave crisi in Ucraina.

Scaricabarile

Nella stessa intervista del 1998, Kennan predisse che l’espansione NATO avrebbe provocato una crisi, dopo la quale i proponenti dell’espansione avrebbero sostenuto “che vi abbiamo sempre detto come sono fatti i russi.” Come se imbeccati, la maggior parte dei funzionari occidentali hanno dipinto Putin come il vero colpevole della difficile situazione in Ucraina. In marzo, secondo il New York Times, il Cancelliere tedesco Angela Merkel fece intendere che Putin era irrazionale, dicendo a Obama che lui era “in un altro mondo.” Nonostante abbia senza dubbio tendenze autocratiche, nessuna evidenza sostiene l’accusa che sia mentalmente squilibrato. Al contrario: è uno stratega di prima categoria che dovrebbe essere temuto e rispettato da chiunque lo sfidi sul piano della politica estera. Altri analisti asseriscono, più plausibilmente, che a Putin dispiaccia la scomparsa dell’Unione Sovietica ed è determinato ribaltarla espandendo i confini della Russia. Secondo questa interpretazione, avendo Putin preso la Crimea, sta ora tastando il polso per vedere se è arrivato il momento giusto per conquistare l’Ucraina, o almeno la sua parte orientale, e avrà infine un atteggiamento aggressivo rispetto ad altri Paesi nelle vicinanze della Russia. Per alcuni in questo campo, Putin rappresenta un moderno Adolf Hitler, e cercare una qualunque forma di dialogo con lui sarebbe ripetere l’errore di Monaco. Quindi la NATO deve ammettere la Georgia e l’Ucraina per contenere la Russia prima che questa domini i suoi vicini e minacci l’Europa occidentale.

Questo argomento cade davanti a una verifica accurata. Se Putin era impegnato a creare una grande Russia, segnali delle sue intenzioni sarebbero certamente venuti fuori prima del 22 febbraio. Ma non c’è virtualmente nessuna prova che lui fosse propenso a prendere la Crimea, e ancor meno altri territori in Ucraina, prima di quella data. Persino i leader occidentali che hanno sostenuto l’espansione della NATO non lo stavano facendo per la paura che la Russia stesse per usare la forza militare. Le azioni di Putin in Crimea li hanno presi completamente alla sprovvista e sembrano essere una reazione spontanea alla cacciata di Yanukovich. Subito dopo, lo stesso Putin disse che si era opposto a una secessione della Crimea, prima di cambiare rapidamente parere. Inoltre, anche se avesse voluto, alla Russia manca la capacità di conquistare e annettere facilmente l’est Ucraina, ancor meno l’intero Paese. Grosso modo 15 milioni di persone – un terzo della popolazione Ucraina – vive tra il fiume Dnepr, che taglia in due il Paese, e il confine russo. Una schiacciante maggioranza di queste persone vuole rimanere parte in Ucraina e resisterebbe sicuramente a un’occupazione russa. Ancora oltre, il mediocre esercito russo, che mostra pochi segnali di trasformazione in una Wehrmacht, avrebbe poche chance di pacificare tutta l’Ucraina. Mosca è anche in una posizione economica troppo critica per pagare un’occupazione dispendiosa; la sua debole economia soffrirebbe ancor di più davanti alle conseguenti sanzioni. Ma anche se la Russia vantasse un potente apparato militare e una notevole economia, sarebbe probabilmente ancora incapace di occupare con successo l’Ucraina. Basti considerare esperienze statunitensi e sovietiche in Afghanistan, le esperienze statunitensi in Vietnam e Iraq, l’esperienza russa in Cecenia per ricordare che le occupazioni militari solitamente finiscono male. Putin capisce sicuramente che provare a sopraffare l’Ucraina equivarrebbe a ingoiare un porcospino. La sua reazione agli eventi è stata difensiva, non offensiva.

Una via di fuga

Dato per assunto che molti dei leader occidentali continuano a negare che il comportamento di Putin possa essere motivato da legittime questioni di sicurezza, non sorprendentemente hanno tentato di cambiarlo, raddoppiando sulle loro politiche esistenti e hanno punito la Russia per impedire ulteriori aggressioni. Nonostante Kerry ha affermato che “tutte le alternative sono sul tavolo” nemmeno gli USA o i suoi alleati NATO sono preparati a usare la forza per difendere l’Ucraina. L’Occidente sta contando sulle sanzioni per costringere la Russia a cessare il suo supporto per l’insurrezione nell’Ucraina orientale. In luglio gli USA e l’UE hanno dato luogo al terzo giro di sanzioni limitate, mettendo nel mirino principalmente personaggi di alto profilo strettamente legati al governo russo insieme con alcune banche, compagnie energetiche, e aziende della difesa di alto livello. Hanno anche minacciato di scatenare un altro, duro giro di sanzioni, finalizzato a tutti i settori dell’economia russa.

Queste misure avranno poco effetto. Sanzioni rigide sono comunque fuori dal tavolo; i Paesi dell’Europa occidentale, specialmente la Germania, hanno resistito alla loro imposizione per paura che la Russia possa replicare con la stessa moneta e causare seri danni economici dentro l’UE. Ma, anche se gli USA potessero convincere i loro alleati a mettere in pratica misure drastiche, Putin probabilmente non altererebbe la sua condotta. La storia dimostra come i Paesi assorbiranno enormi quantità di punizioni allo scopo di proteggere i loro interessi vitali. Non c’è ragione alcuna di credere che la Russia possa rappresentare un’eccezione a questa regola. I leader occidentali rimasti attaccati alle politiche aggressive che hanno precipitato la crisi in un primo tempo. In aprile, il Vice-presidente americano Joseph Biden si incontrò con i legislatori ucraini e disse loro: “Questa è una seconda opportunità per andare avanti sulle originali promesse fatte dalla Rivoluzione Arancione.” John Brennan, il direttore della CIA, non aiutò le cose quando, lo stesso mese, visitò Kiev in un viaggio di cui la Casa Bianca disse essere finalizzato a incrementare la cooperazione sulla sicurezza con il governo ucraino.

Intanto l’Unione Europea, ha continuato a spingere la sua Eastern Partnership. In marzo, José Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea, sintetizzò il pensiero comunitario sull’Ucraina asserendo: “Abbiamo un debito, un dovere di solidarietà con quella nazione, e lavoreremo per averli il più vicino possibile a noi.” E, come volevasi dimostrare, il 27 giugno, l’UE e l’Ucraina firmarono l’accordo economico che Yanukovich aveva fatalmente rifiutato sette mesi prima. Sempre in giugno, al meeting dei ministri degli esteri dei Paesi NATO, era accordato che l’Alleanza sarebbe rimasta aperta a nuovi membri, nonostante i ministri degli esteri si astenessero dal menzionare per nome l’Ucraina. “Nessun Paese terzo ha un potere di veto sull’allargamento della NATO”, ha annunciato Anders Fogh Rasmussen, Segretario generale della NATO. I ministri degli esteri si sono trovati d’accordo nel sostenere diverse misure per incrementare le capacità militari dell’Ucraina in alcune aree come il comando e il controllo, logistica e cyberdifesa. I leader russi hanno naturalmente sobbalzato davanti a queste azioni; la risposta dell’Occidente alla crisi renderà soltanto peggiore una brutta situazione.

C’è comunque una soluzione alla crisi – nonostante richiederebbe all’Occidente di pensare al Paese in un modo fondamentalmente diverso. Gli Stati Uniti e i suoi alleati dovrebbero abbandonare i loro piani di occidentalizzare l’Ucraina, e invece puntare a renderla un cuscinetto neutrale tra la NATO e la Russia, simile alla posizione dell’Austria durante la Guerra Fredda. I leader occidentali dovrebbero riconoscere che l’Ucraina importa così tanto a Putin che loro non possono sostenere un regime anti-russi lì. Questo non vuol dire che un futuro governo ucraino dovrebbe essere pro-russo o anti-NATO. Al contrario, l’obiettivo dovrebbe essere un’Ucraina sovrana che non cada né nel campo russo, né in quello occidentale. Per raggiungere questo fine, gli USA e i suoi alleati dovrebbero pubblicamente escludere l’espansione della NATO in Georgia e in Ucraina. L’Occidente dovrebbe anche aiutare la formazione di un piano di recupero economico per l’Ucraina finanziato insieme con UE, Fondo Monetario Internazionale, Russia e Stati Uniti – una proposta che la Russia accoglierebbe, dati i suoi interessi nell’avere un’Ucraina stabile e prospera sul suo lato occidentale. L’Occidente dovrebbe considerevolmente limitare i suoi sforzi di ingegneria sociale dentro l’Ucraina. E’ ora di porre fine al supporto occidentale per una nuova Rivoluzione Arancione. Ciononostante, gli USA e i leader europei dovrebbero incoraggiare l’Ucraina a rispettare i diritti delle minoranze, specialmente i diritti linguistici dei russofoni.

Alcuni potrebbero argomentare che cambiando politica sull’Ucraina a questo punto potrebbe seriamente danneggiare la credibilità americana nel mondo. Ci sarebbero indubbiamente costi inevitabili, ma i costi di continuare una strategia sbagliata potrebbero essere ancora maggiori. Anzi, gli altri Paesi sono più propensi a rispettare uno Stato che impara dai propri errori e in sostanza lascia in legato una politica che funzioni effettivamente con il problema in questione. Questa opzione è chiaramente aperta agli Stati Uniti. Si sente anche la rivendicazione che l’Ucraina ha il diritto di determinare con chi essa voglia essere alleata e i russi non hanno il diritto di prevenire la partecipazione di Kiev all’Occidente. Questa è una via pericolosa per l’Ucraina di pensare le scelte di politica estera. La triste verità è che potrebbe spesso aggiustare le cose quando le grandi potenze sono in gioco. Diritti astratti come quello all’autodeterminazione sono largamente privi di senso quando Stati potenti entrano in contesa con Stati più deboli. Aveva Cuba il diritto a formare un’alleanza militare con l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda? Gli States certamente non la pensavano così e i russi pensano allo stesso modo circa la partecipazione dell’Ucraina all’Occidente. E’ nell’interesse ucraino capire questi fatti e procedere con cautela quando dialoga con il suo vicino più potente.

Anche se uno rigetta questa analisi, comunque, e crede che l’Ucraina ha il diritto di petizione per richiedere l’adesione all’UE o alla NATO, rimane il fatto che gli USA e i suoi alleati europei hanno il diritto di rigettare queste richieste. Non c’è ragione per l’Occidente di accogliere l’Ucraina se è propensa nel perseguire una politica estera sbagliata, soprattutto se la sua difesa non è un interesse vitale. Dare soddisfazione ai sogni di alcuni ucraini non merita l’animosità e il conflitto che causerebbe, soprattutto per il popolo ucraino. Certamente, alcuni analisti potrebbero ammettere che la NATO ha gestito le relazioni con l’Ucraina malamente e inoltre affermare che la Russia costituisce un nemico che potrà soltanto crescere in maniera formidabile nel tempo – e che l’Occidente di conseguenza non ha scelta se non continuare la sua attuale politica. Ma questo punto di vista è gravemente sbagliato. La Russia è una potenza declinante, e non potrà che indebolirsi col tempo. Anche se la Russia fosse una potenza emergente, a maggior ragione, non avrebbe senso incorporare l’Ucraina nella NATO. La ragione è semplice: gli Stati Uniti e i suoi alleati europei non considerano l’Ucraina di interesse strategicamente vitale, come la loro contrarietà a usare la forza militare per venire in suo aiuto ha dimostrato. Sarebbe perciò sommamente folle creare un nuovo membro della NATO che gli altri membri non hanno intenzione di difendere. La NATO si è espansa in passato perché i liberali davano per scontato che l’Alleanza non avrebbe mai dovuto onorare le sue nuove garanzie in tema di sicurezza, ma il recente gioco di potere della Russia dimostra che garantire la membership NATO all’Ucraina potrebbe spingere la Russia e l’Occidente in rotta di collisione.

Rimanere attaccati alla politica corrente complicherebbe altresì le relazioni occidentali con Mosca su altre questioni. Gli USA hanno bisogno dell’assistenza della Russia per ritirare gli equipaggiamenti dall’Afghanistan attraverso il territorio russo, raggiungere un accordo sul nucleare con l’Iran, e stabilizzare la situazione in Siria. In effetti, Mosca ha aiutato Washington in tutte e tre le questioni in passato; nell’estate del 2013, fu Putin a togliere le castagne di Obama dal fuoco incoraggiando il dialogo col quale la Siria acconsentiva a cedere le sue armi chimiche, evitando così l’attacco militare USA che Obama aveva minacciato. Gli Stati Uniti avranno anche bisogno, prima o poi, dell’aiuto della Russia per contenere la crescita della Cina. La corrente politica americana, sta comunque portando Mosca e Pechino sempre più vicine. Gli Stati Uniti e i suoi alleati europei sono davanti a una scelta per quanto riguarda l’Ucraina. Possono continuare la loro attuale politica, che esacerberà le ostilità con la Russia e devasterà l’Ucraina – uno scenario in cui tutti ne uscirebbero sconfitti. O possono cambiare marcia e lavorare per creare un’Ucraina prospera ma neutrale, che non minacci la Russia e conceda all’Occidente di ripristinare le sue relazioni con Mosca. Con questo approccio, tutte le parti in causa vincerebbero.



Ucraina, il prof. Orsini: "Dobbiamo sentirci in colpa per aver indotto gli ucraini a credere che li avremmo difesi"
10/03/2022
https://www.la7.it/piazzapulita/video/u ... 022-428138
Ucraina, il confronto tra il prof. Orsini e Paolo Mieli: "Noi italiani non dobbiamo sentirci in colpa se non diamo le armi agli ucraini, ma per averli indotti a credere che li avremmo difesi in caso di attacco della Russia"


Alessandro Orsini a La7 fa di nuovo imbestialire la Luiss: che cosa ha detto
Che cosa ha detto Alessandro Orsini, professore della Luiss, a La7: le analisi del docente creano nuove discussioni.
Alessio Coppola
13 Marzo 2022

https://www.true-news.it/facts/alessand ... a-ha-detto

Alessandro Orsini fa di nuovo imbestialire la Luiss su La7: che cosa ha detto? Negli scorsi giorni il noto professore di sociologia ha criticato l’operato della Nato e dell’UE a Piazzapulita. Per le sue dichiarazioni Orsini ha rischiato di essere censurato dalla sua università: come mai?
Le dichiarazioni di Alessandro Orsini a La7 e la rabbia della Luiss: cosa è successo

Alessandro Orsini, professore associato di Sociologia nonché direttore e fondatore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale della Luiss, è stato al centro di una bufera negli scorsi giorni.

Il 3 marzo è stato ospite al talk show politico di La7 Piazzapulita, e ha rilasciato alcune controverse dichiarazioni circa il conflitto tra Russia e Ucraina. Secondo il professore, la Nato e l’Unione Europea hanno più responsabilità politiche nel conflitto di quanto si pensi. “Il blocco occidentale ha terrorizzato Putin.” -ha dichiarato- “La responsabilità militare di questa tragedia è tutta di Putin e io condanno con tutte le mie forze questa invasione e sono totalmente schierato dalla parte del blocco occidentale e dalla parte degli ucraini, ma la responsabilità politica di questa tragedia è principalmente dell’Unione europea.

Era la guerra più prevedibile del mondo”.

Le affermazioni del professore hanno creato molto scalpore e la rabbia della sua università, la Luiss Guido Carli, che è arrivata a un passo dal censurarlo. In risposta ai provvedimenti della Luiss, una petizione firmata da molti colleghi del docente ha fatto il giro del web: “Le analisi di Alessandro Orsini non hanno alcunché di censurabile. Si fondano su studi scientifici rigorosi e sulle più accreditate teorie delle relazioni internazionali.

Esprimiamo la nostra solidarietà e denunciamo il clima di oscurantismo che si sta diffondendo in Italia. Un clima che rischia di colpire un numero sempre maggiore di colleghi, proprio nel momento in cui è vitale la presenza di studiosi dal pensiero libero e coraggioso”.
Di nuovo a PiazzaPulita: “Tre enormi esercitazioni Nato nel 2021, dov’era Von der Leyen?”

Il 10 marzo Alessandro Orsini è tornato a Piazzapulita, per continuare a parlare del conflitto tra Russia e Ucraina.

Su input del conduttore Corrado Formigli, Orsini ha condiviso la sua analisi della guerra: “Intanto, devo fare delle premesse: che parlo a titolo personale, non rappresento nessuno, che condanno l’invasione della Russia e che sono schierato dalla parte dell’Ucraina. Quando un professore universitario, prima di parlare deve fare tutte queste premesse, non penso sia un bel clima”.

“La Nato ha fatto un’altra gigantesca esercitazione militare nel luglio del 2021.” -ha proseguito il professore- “Si chiama ‘Tre spade’.

Poi ha fatto un’altra gigantesca esercitazione militare nel settembre del 2021, si chiama ‘Tridente rapido’. Quando hanno fatto l’esercitazione nel settembre 2021, Putin stava sparando su delle navi della Nato. In quell’occasione ha detto: “Fermatevi perché state portando questa situazione a un punto di collasso”. Io mi domando, la von der Leyen dov’era quando succedeva questo?“.


Alberto Pento
Che demenzialità che dice questo Orsini!




ORSINI E GLI INVOLUCRI DI CARNE E SANGUE A PROTEZIONE ALTERNA
Niram Ferretti
18 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

È un momento in cui ci si deve stringere al Prof. Alessandro Orsini, per il quale Putin è come Bush Jr, e se Putin è uno "schifoso" lo è anche Bush e dobbiamo partire da questo postulato.
Il Prof. Orsini ha lasciato il quotidiano romano "Il Messaggero" ove scriveva e lo ha annunciato con un comunicato Facebook in cui si è scusato con i lettori del quotidiano che avevano sottoscritto un abbonamento "soltanto" per leggere i suoi articoli, neanche fosse Montanelli.
Ora lo ha accolto a braccia aperte un altro foglio di grande lustro, "Il Fatto Quotidiano" di Travaglio-Padellaro. Ci saranno sicuramente molti nuovi abbonamenti. La gente sgomita per leggere Orsini.
Il Prof. Orsini è tra coloro che considerano la resistenza ucraina controproducente, e però nel 2021, sempre su Facebook scriveva con tono declamatorio:
"Nei momenti in cui la vita di una comunità è in pericolo, lo Stato commette sempre molte forzature e ingiustizie. Se una comunità rischia di essere invasa da un esercito straniero, lo Stato obbliga tutti gli uomini ad arruolarsi nell'esecito contro la volontà degli individui. E' giusto?, E' sbagliato? E' utile, perchè la vita, cioè la protezione di quell'involucro di carne e sangue che è il nostro corpo, è più importante della giustizia".
Non si capisce perchè, nel caso degli ucraini la protezione "dell'involucro di carne e sangue" (licenza aulica) dei loro corpi debba fare eccezione nel corso di una invasione da parte di un esercito straniero.
Forse, abbonandosi a Il Fatto Quotidiano per poterlo leggere lo scopriremo.



LA LOGICA DI ORSINI
Niram Ferretti
24 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Dobbiamo essere grati alla sorte, al Destino, o alla Provvidenza, se il Prof. Alessandro Orsini, il docente più umano degli umani, con il pianto sempre trattenuto nella voce e gli occhi lucidi, non era ancora nato quando Hitler invadeva l'Europa.
Pensiamo un attimo a un Hitler dotato di arsenale nucleare. Orsini, subito, avrebbe dichiarato la necessità di arrendersi al Terzo Reich, per evitare che il Führer le usasse. Il suo slogan avrebbe potuto essere, "Meglio schiavi che morti".
Oggi Orsini ci dice che, avendole Putin, bisognerà agire di conseguenza. Putin dovrà vincere, bisogna lasciarlo vincere, perchè se non vincerà potrebbe arrivare a un escalation e provocare milioni di morti. Dunque, l'Ucraina dovrà essere sacrificata per il bene dell'umanità. D'accordo. E se poi Putin dovesse invadere gli Stati baltici?. Idem. E se dovesse invadere la Polonia? Idem. E se dovesse...
Idem. Idem. Ma Orsini, che oltre a essere il grande esperto che è, è anche nella mente di Putin, sa che non lo farà. Una volta che Zelensky si arrenderà e l'Ucraina sarà nelle sue mani, Putin si fermerà. Garantisce lui.


Emilia Buffi
Non sopporto Orsini ma depreco la censura che gli è stata fatta

Niram Ferretti
Emilia Buffi guardi, non siamo ridicoli, Orsini non lo ha censurato nessuno, la Luiss ha semplicemente fatto un comunicato molto sobrio in cui è scritto “Nel tragico contesto di una guerra, l’attività di analisi e ricerca di ogni centro, scuola, o dipartimento Luiss diventa ancor più rilevante, richiedendo solida capacità di interpretazione e racconto del contesto geopolitico, equilibrio e capacità di dialogo con l’opinione pubblica”. La Luiss, a questo proposito “reputa dunque fondamentale che, soprattutto chi ha responsabilità di centri di eccellenza come l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, debba attenersi scrupolosamente al rigore scientifico dei fatti e dell’evidenza storica, senza lasciar spazio a pareri di carattere personale che possano inficiare valore, patrimonio di conoscenza e reputazione dell’intero Ateneo”. Lasci perdere la censura. Orsini è riuscito a farsi passare per vittima e così ottenere quella visibilità che non aveva mai avuto prima. Siamo seri.

Alberto Federico Olivieri
Emilia Buffi quale censura, che viene pagato 2000 euro a puntata per presenziare? Quale censura che ha semplicemente cambiato giornale per cui scrive? Quale censura che la LUISS, nonostante il curriculum accademico decisamente smilzo, 400 citazioni e un h index di 12 in 15-20 anni di carriera, lo ha ancora tra i suoi dipendenti?

Alberto Federico Olivieri
Emilia Buffi inoltre se un docente in televisione, in veste di membro di un'università, abbandonasse il rigore scientifico, l'evidenza storica e si rifugiasse in pareri personali, in generale facendo fare una figuraccia all'università in questione, direi che questa avrebbe tutto il diritto di terminare la collaborazione. Non è un bavaglio, non gli si impedisce di scrivere, partecipare a dibattiti o insegnare da altre parti.

Lorenzo Rossi
Niram Ferretti tradotto, non si può fornire una versione divergente della realtà. Il resto è mancia.

Crescenzo Persico
ma se sta sempre in televisione a propagandare le tesi di putin

Niram Ferretti
Lorenzo Rossi fornire "una versione divergente della realtà". Perifrasi interessante. Sì, Mosca in questo è maestra. Sono arrivati ad asserire per bocca di Lavrov che loro l'Ucraina non l'avevano invasa. Hanno superato Philip K. Dick, ma senza lasciare la mancia.

Lorenzo Rossi
Niram Ferretti non abbiamo nulla da insegnare a Mosca. Il contratto Rai con Orsini è stato bloccato. Contento? Ora rivolga i suoi strali, con la protervia che la caratterizza, al prossimo che oserà discostarsi dal pensiero e dalle versioni ufficiali. E non mi risponda, non che desideri una sua risposta sia chiaro, parlandomi di Orsini. È a lei che ho dedicato questo mio modesto pensiero. Buon viaggio.

Niram Ferretti
Lorenzo Rossi non si agiti. Lei evidentemente difetta di comprensione poichè il mio post verte sulla struttura del ragionamento, la sottostante logica. La logica di Orsini implica ciò che ho esposto, ma forse lei ha da ofrirmi una analisi logica difforme. Ha ragione, qui in Italia è come essere in Russia. Uguale. Buon viaggio a lei, magari da quelle parti.

Isabella Toccaceli
Abbiamo tutti paura ma è proprio ciò che vuole Putin. Orsini e amici sono sospetti perché si sono arresi subito. Temo che avranno bisogno di una forma di corridoi umanitari per uscirne indenni

Bernardo Kelz
....un professorino dialetticamente scorretto che è diventato un tromboncino putiniano riscuotendo un insperato consenso dai cervelli neorossobruni che spaziano in Italia!

Cristina Lettig
Bernardo Kelz e anche estremamente aggressivo e maleducato durante i dibattiti

Barbara Valentina Massari
E se dovesse … intanto vediamo oggi come verrà raccontata dai media la proposta avanzata ieri da Russia e Cina al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di un cessate il fuoco per ragioni umanitarie …
Proposta rifiutata .

Niram Ferretti
Barbara Valentina Massari ma per favore...sì la Russia e la Cina sono paesi noti per le loro preoccupazioni umanitarie. Ovviamente è stata rifiutata. Il cessate il fuoco deve venire da parte dell'aggressore non dell'aggredito. Sa, nel mondo in cui la destra non si chiama sinistra e il bianco non è nero, ovvero dove vige il principio di non contraddizione, funziona così.


Jan Sawicki
Il signore rifiuta sdegnosamente l'appellativo di putiniano o putinista. Ieri sera un rabbioso Gomez, su Lineanotte (Rai3) sfidava chiunque a definire il signore un putinista. Ma lui - Orsini - ha detto in una puntata (la penultima mi pare, si vada a controllare: ci sono le registrazioni): "Noi dobbiamo TORNARE ad essere amici di Putin". AMICI. ORA. Uno così come si può definire?
(a parte le sanzioni un tot a bambino ammazzato).

Niram Ferretti
Jan Sawicki Gomez...Rendiamoci conto.

Jan Sawicki
Niram Ferretti mi è dispiaciuto che tutti i suoi interlocutori, ed erano tre mi pare, pur non condividendo le posizioni di Orsini traballavano e non sono stati capaci in sostanza di rispondergli. Gli ucraini si difendono molto meglio.

Ono Haposai
A mio avviso Orsini è un bambino, ragiona come un bambino. Le esercitazioni NATO? Ci sono sempre state! Sono grandi? La NATO non è mica Malta.....la Cina fa esercitazioni immense! Perche è immensa....che ragionamenti sono? La Russia fa grandi esercitazioni militari al confine con la NATO? E perché dove dovrebbe farle...su Marte? Ma ci è o ci fa? Ragiona come un bambino....

Gino Quarelo
Ono Haposai Come un bambino ma diversamente abile e ritardato.

Angelo Di Consiglio
A parte il fatto che il nucleare, come arma, dovrebbe essere un deterrente, affinchè il pazzoide di turno non faccia, appunto, il pazzo come gli piace...ma questo qua, Orsini, si è preso più dei quindici minuti di notorietá che, secondo Warhol, gli spettavano: potrebbe e dovrebbe, a questo punto, silenziosamente...ibernarsi, cosi ci e si risparmia noiose nenie!

Luca De Angelis
Angelo Di Consiglio, già la vergogna dei parlamentari (un centinaio mi par di aver letto, ma spero di sbagliarmi) che non hanno assistito all'accorato discorso di Zelensky (è accaduto anche in altri paesi della comunità europea?), e poi tutta questa sovraesposizione a questo imbecille filo-putiniano, che predica la sottomissione per gli altri, ma non per la sua cattedra, mi fa disperare ulteriormente per l'Italia.

Angelo Di Consiglio
Luca De Angelis un utile idiota al servizio di idioti funzionali, niente di più è questo coso!

Bruno Fiorelli
Il problema è che spara pure cazzate assurde e inappropriate come luoghi comuni " Crisi dei missili di Cuba " per cui è stato redarguito e bastonato dalla sua direzione --- (CIT) “La Luiss reputa dunque fondamentale che, soprattutto chi ha responsabilità di centri di eccellenza come l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, debba ATTENERSI scrupolosamente al RIGORE scientifico dei fatti e dell’EVIDENZA storica, senza lasciar spazio a pareri di carattere PERSONALE che possano inficiare valore, patrimonio di conoscenza e reputazione dell’intero Ateneo”

Niram Ferretti
Bruno Fiorelli adesso è in auge. Fino a pochi mesi fa della sua esistenza erano edotti in pochi. Ora, insieme a Capuozzo è considerato il massimo esperto della questione. Dopo Burioni, Galli e Crisanti, adesso è il loro turno. The show must go on.

Ada Pambianco
Ha armi così sofisticate di tutti i tipi che ancora non ha espresso e se non fermiamo il conflitto trattando e costruiamo la Pace e subito
Non avremo tempo per le conversazioni faziose
Tacciare di essere puntiniano Orsini per sminuire chi dotato di analisi vuole dare un contributo alla lettura dei fatti
Non c è altra via all eccidio inutile che il trattare per la Pace
Poi uccidete anche me con le parole ...se volete
Ma la via è una sola smettere il conflitto

Fabrizio Bolzoni
Ada Pambianco ma sofisticate de che ? che tutta la sua tecnologia è ferma agli anni 90 !! i carri sono ancora i T-90 del 93 progettato negli anni 80 perchè i nuovi t-14 armata che dovevano essere un vanto, si sono rivelati fallimentari, e anche i famosi sukhoi su 34 sono stati sviluppati negli anni 90, cara grazia se si accendono ancora i razzi che portano le testate !! è un bluffatore putin e lo sa

Ada Pambianco
Fabrizio Bolzoni ...userà il nucleare tattico
O altro ...il fatto che non le usi ancora è perché vuole trattare..


Fabrizio Bolzoni
Ada Pambianco ma la finisca, siete tutti così spaventati dalle armi nucleari che non vi accorgete nemmeno che oggi basta far saltare in aria una centrale nucleare per rendere inabitabile l'europa per 10 mila anni, ma voi vi spaventate per un arma atomica, se non le ha usate è solo perchè sa che al 90 % abbiamo la teconologia per intercettarle e rispondere con una potenza che di mosca non rimaerrebbe nemmeno un granello, e lo sa, che crede che non legga i rapporti delle spie russe? che non conosca i sistemi di difesa della NATO ? lei sicuramente no, ma lui si !! sa quante ne abbiamo di queste ? non passerebbe nemmeno uno spillo, tra satelliti, navi, batterie, l'ucraina può forse colpirila, l'europa NO https://it.wikipedia.org/.../NATO_Aegis ... _Missile...

Giorgio Li Shih
Boh per me avete ampiamente frainteso il prof. Orsini.
Provo non tanto a farvi cambiare idea. Ma a modificare almeno in parte l’interpretazione che date. Alla fine vince sempre la ritenzione selettiva delle informazioni quindi probabilmente falliró.
Rifletto su alcune cose. L’atomica è una arma in teoria difensiva. Nel senso che chi la usa si garantisce anche la propria distruzione, in un contesto di atomiche da entrambe le parti. Di conseguenza non la si usa se non come deterrente.
Seconda riflessione una guerra russia nato vedrebbe la Nato stravincente sul piano convenzionale. 10 a 1. Salvo le ovvie problematiche dell’estensione territoriale.
Da qui Orsini giustamente dice “la russia, perdendo una guerra con la NATO (non con l’ucraina) potrebbe utilizzare le atomiche.”
Il che non significa che si debba far vincere Putin.
Significa che bisogna lavorare per la pace, il cessate il fuoco, la normalizzazione.
Oggi vedo solo politici che lavorano per la sconfitta di Putin. Militare politica ed economica.
Non è la stessa cosa.
La pace non richiede la sconfitta dell’avversario, quella è la vittoria.
Orsini dice, giustamente, che per avere la pace l’accordo deve contenere elementi che Putin possa “vendersi” come un successo in patria. Elementi magari “vuoti”, che nulla cambiano nella realtà, ad esempio l’adesione ad accordi di minsk, e magari un accordo che l’ucraina non entri nella nato, pur iniziando un percorso di ingresso in UE. Questo che voi interpretate come far vincere Putin si chiama diplomazia. L’alternativa che voi chiamate pace è sconfiggere Putin.
Questa seconda strada credo personalmente non possa arrivare se non a seguito di un enorme escalation, estensione del conflitto all’europa/nato e milioni di morti da entrambe le parti. Con possibile uso di atomiche. In sintesi quello su cui avverte Orsini.
Ora di fronte a Hitler, che aveva due obbiettivi, uno la conquista del mondo, l’altro lo sterminio del popolo ebraico, si era di fronte ad una realtà profondamente diversa. Sulla differenza ideologica, pur profonda, non provo a convincervi perchè liberi tutti di valutare Putin come volete. La vera differenza è che Hitler era convinto di poter vincere una guerra contro gli alleati tutti insieme, la guerra era solo convenzionale, la germania aveva una grande superiorità militare nel 39, ed in assenza delle atomiche non esistenza il rischio di distruzione globale assoluta. La russia per contro, sa con certezza che perderebbe. Chi ci da questa certezza? Orsini? No, ce la da lo stesso Putin che da 15 anni non fa che ripetere che la russia perderebbe una guerra con la Nato e sarebbe costretta all’uso delle atomiche.
Ce la da anche il dato che dal 2007 ad oggi la spesa militare nato è stata 15.000miliardi di euro in più di quella russa… La differenza peró sta nel fatto che la pace si puó raggiungere senza un escalation cosa che con Hitler non era possibile.
Il motivo? La russia è certa che perderebbe una guerra con la Nato. Tutto li. La garanzia che non ci sia un incipit di guerra che parta dalla russia verso la NATO sta proprio nell’enorme vantaggio militare nato. Di fatti oggi il rischio escalation lo porta sul piatto Zelensky chiedendo l’ingresso Nato.
Di fatto questa azione militare russa verso l’ucraina avviene ora finche l’ucraina è fuori dalla NATO.
Poi Se volete fare paragoni tra Hitler che ha fatto campi di sterminio e deportato ancora prima di fare guerra e Putin liberi di farlo. Ricordo 30.000 deportati in una notte nel 1938. (Notte dei cristalli)
Ma quello che vi domando è quale obbiettivo avete?
La pace o la disfatta di Putin?
Le due cose non si equivalgono per forza. E la pace anche senza cedere nulla che non avesse in mano di fatto al 23 febbraio prima di fare questa azione è molto più realistica della disfatta di Putin.
In fine qual’è il vostro orizzonte temporale? Riuscite a pensare a 5-10-30 anni?
Una pace raggiunta oggi diplomaticamente con Putin che può uscirne, permette anche una graduale normalizzazione dei rapporti con la russia. Anche per Putin prima o poi avrà un successore. Accanirsi oggi a volere la scomparsa immediata di Putin è poco realistico e porta solo all’allungamento del conflitto.
In cui ricordo i primi a perdere sono gli ucraini che muoiono e si trovano un paese distrutto. Quindi magari un po meno discorsi di morale e un po più di sostanza per arrivare al risultato che tutti vogliamo. Pace in ucraina.

Niram Ferretti
Giorgio Li Shih Orsini non fa che ripetere il mantra che Putin, avendo militarmente una forza soverchiante rispetto a quella ucraina è destinato a vincere, e dunque sarebbe meglio rendersi conto di questa amara realtà e trarne le inevitabili conseguenze. I fatti sul terreno però lo stanno smentendo clamorosamente, perchè è evidente a tutti l'estrema difficoltà in cui si trova l'esercito russo a quasi un mese dall'aggressione, senza avere conquistato, fino ad ora, un solo obbiettivo rilevante e a fronte di una resistenza estremamente efficace. Sì, nel lungo periodo è probabile che la Russia abbia la meglio, ma appunto la questione è esattamente questa. Come vincerà, quale sarà cioè l'entità della sua vittoria. Perché è chiaro che il conseguimento di un risultato a seguito di un Blitzkrieg e quello di un risultato ottenuto a seguito di una lunga guerra di logoramento, è di natura diversa. Più la resistenza ucraina riesce a tenere testa al nemico, logorandolo, più avrà modo, una volta in cui si arriverà a un tavolo negoziale, di potere contrattare non da totale soccombente. Putin sperava in un successo rapido da potere mostrare con fierezza al mondo e soprattutto a Xi Jiniping. Non è andata secondo i suoi piani. Dovrà inevitabilmente accontentarsi di portare a casa un risultato meno eclatante, e, di nuovo, più dura la resistenza, più questo risultato sarà diminuito in entità. Orsini e quelli come lui sono tra gli arrendisti, gli stessi che durante la Seconda guerra mondiale volevano convincere Churchill che l'Europa ormai era persa e che con Hitler bisognava negoziare. Non è cambiato niente. Cambiano gli scenari, come i fondali di un teatro, ma sul palcoscenico, le parti che si recitano sono sempre le medesime.

Gino Quarelo
Non può esistere pace senza giustizia.
Putin dovrebbe solo ritirarsi, lasciare l'Ucraina, la Crimea e il Donbass, risarcire i danni fatti e scusarsi con gli ucraini e il mondo intero, consegnandosi alla Corte Internazionale di Giustizia per il processo e la sua giusta condanna per poi scontare interamente la pena.




Patrizia Wadi Ram
Presuntuoso si ma dice cose sensate e ha diritto a parlare


Gino Quarelo
Patrizia Wadi Ram Orsini è tutto fuorché sensato. Lo sarebbe se andasse da Putin a dirgli di ritirarsi, di lasciare l'Ucraina, la Crimea e il Donbass, di risarcire i danni fatti e di scusarsi consegnandosi alla Corte Internazionale di Giustizia, magari mettendosi davanti alla bocca di qualche cannone di carro armato russo posizionato a Mariupol.




Tiziana Benedetto
Intanto la Nato ha praticamente rifiutato la proposta del " cessate il fuoco"_ e questo spiega quanto delle vere vittime non interessi niente a nessuno i miei complimenti davvero. Ed un applauso all'ottimismo di chi paragona Putin a Hitler ed è convinto che il finale della guerra possa essere il medesimo nonostante siano passati più di 70 anni e siano " leggermente " cambiati i presupposti per questo epilogo

Gino Quarelo
Barbara Valentina Massari
E se dovesse … intanto vediamo oggi come verrà raccontata dai media la proposta avanzata ieri da Russia e Cina al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di un cessate il fuoco per ragioni umanitarie …
Proposta rifiutata .

Niram Ferretti
Barbara Valentina Massari ma per favore...sì la Russia e la Cina sono paesi noti per le loro preoccupazioni umanitarie. Ovviamente è stata rifiutata. Il cessate il fuoco deve venire da parte dell'aggressore non dell'aggredito. Sa, nel mondo in cui la destra non si chiama sinistra e il bianco non è nero, ovvero dove vige il principio di non contraddizione, funziona così.

Infatti Putin dovrebbe ritirare l'esercito dall'Ucraina, dlla Crimea e dal Donbass, scusarsi, risarcire i danni e consegnarsi di persona alla Corte Internazionale di Giustizia per il processo e la condanna che poi dovrà scontare per intero a Kiev sino alla sua morte.
Non può esservi pace senza giustizia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2022 8:36 am

LA LOGICA DI ORSINI (parte seconda)
Niram Ferretti
25 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Il martiriologio laico, un must della nostra epoca, aggiunge alla sua sfilata la figura di Alessandro Orsini, il docente della Luiss, di formazione francescana, il quale, dopo avere salutato i lettori de' "Il Messaggero" scusandosi con quelli che avevano espressamente sottoscritto l'abbonamento al quotidiano romano per poterlo leggere (Sic), ci ha spiegato di essere inviso a potenti consorterie che si sono coalizzate contro di lui per impedirgli di parlare.
Censura fallimentare, perché ormai è ospite fisso di Corrado Formigli, il suo promoter televisivo, a Piazza Pulita, dove il docente continua a ribadire che Putin ha fatto scacco matto.
E perché ha fatto scacco matto? Primo perchè, comunque è riuscito a invadere l'Ucraina (e quale Fante, Regina, Alfiere o Re, potevano impedirglielo?), secondo perché se non vincerà convenzionalmente userà l'atomica. Basta, fine del discorso.
Quindi, discendendo per li rami, perché l'Ucraina si difende? Appunto.
È una linea di ragionamento inesorabile e che, concede inevitabilmente, al bullo della situazione dotato di armi contundenti assai potenti di avere sempre la vittoria dalla propria parte, anche senza invadere. Basterebbe infatti alla Russia dichiarare nei confronti di qualsiasi Stato dell'Europa dell'Est che volesse invadere, "O vi arrendete senza combattere ai nostri soldati o vi nuclearizziamo". Oggi, la Russia, domani la Cina, e forse, se mai l'avrà, l'Iran. Il nucleare mette fine a qualsiasi possibilità di difesa.
Il problema di questo semplicismo è, come tutti i semplicismi, di non tenere conto della complessità del reale e delle sue variabili.
Il primo fattore è, che sul terreno, in Ucraina, la Russia sta avendo enormi difficoltà a raggiungere i suoi obbiettivi (al momento, dopo un intero mese di guerra non ne ha ancora ottenuto uno, e questo grazie alla resistenza), il secondo è che se Putin usasse il nucleare tattico (ordigni nucleari a intensità ridotta), romperebbe un tabù che dura da ottanta anni, e, così facendo, aprirebbe uno scenario le cui conseguenze non solo non può prevedere, ma che sicuramente non gli consentiranno alcuna vittoria stabile. Sarebbe la sua fine, non solo politica, ma potrebbe anche comportare a livello interno russo il collasso del sistema che lo sostiene, perché non è assolutamente pacifico che l'intera Russia si lasci trascinare dal suo presidente fino all'immolazione.
Ma per il semplicione Orsini, quello che conta è solo l'assioma posto. Lui ha la bomba, arrendetevi tutti.
Le dominazioni e i troni italiani (forse con qualche zampino straniero), non vogliono che questo verbo dirompente venga diffuso troppo, per questo Orsini viene boicottato dai poteri forti, godendo in quanto "vittima, di una pubblicità che non avrebbe mai potuto avere.


Pierfrancesco Bottero
Orsini si lamenta invece del nostro "semplicismo" e vanta la "complessità" del suo pensiero. Oltre l'Ucraina Putin non attaccherà nessuno, dice con certezza ( la certezza è degli scoocchi) perché il suo impero ha solo uno dei tre fondamentali: potenza militare, potenza ecomica in crescita, demografia in crescita. Ammettiamolo...
Lui è una star del video e della carta stampata, saccente, supponente, insultante verso i contraddittori, che nella migliore delle ipotesi tratta come scolaretti. In pochi giorni ho avuto il modo di vederlo, sentirlo, leggerlo svariate volte, più dei virologi di grido sulla pandemia prima della guerra. La prima volta continuava a ripetere: "io sono pagato per pensare". Per me è libero di dire quello che vuole ma con i miei soldi gli pagherei solo un corso di "saper vivere", di "umiltà" e ....
Le sue tesi, da materialismo positivistico d'altri tempi, ignorano i fattori ideologico-culturali nei processi decisionali delle autocrazie e non prendono sul serio fattori essenziali nel processo di decisione politica nella specifica storia russa degli ultimi secoli, ove mai le ambizioni messe in campo dagli attori politici, avevano le basi materiali da Orsini supposte come essenziali. Persino Lenin guidò una rivoluzione comunista "contro il capitale di Marx"(Gramsci) in un paese arretrato, senza le basi materiali per attuare il processo. È l'azzardo tipico del "volontarismo" e della "dialettica" della Russia. Zinoviev e Kamenev (stretti collaboratori di Lenin) non avrebbero fatto l'Ottobre rosso... ragionavano come Orsini, come soggetti in fondo troppo occidentali e cosmopoliti (ed ebrei) e troppo poco russi.

Niram Ferretti
Pierfrancesco Bottero questo Orsini, francamente io lo trovo ridicolo. Nessuna competenza filosofica, scommetto che non ha idea di chi siano Lev Gumilev e Ivan Illyn. Come tutti i positivisti di riporto non prende appunto in considerazione il fattore ideologico, ideale, reputandolo probabilmente sovrastruttura e quindi un epifenomeno della struttura. Eppure durante l'intervista che gli ha fatto Formigli, ha citato Luciano Pellicani, che ben conosceva il ruolo delle idee nel muovere i processi storici e le azioni militari.

Pierfrancesco Bottero
Niram Ferretti infatti! Ed è autocontraddittorio: se nell'epoca atomica il disporre di una forza nucleare come quella russa deve indurre il mondo intero alla soggezione, per evitare la catastrofe umanitaria, il fattore della struttura economica e quello della potenza demografica, che lui cita come fondamentali, divengono comunque secondari, anche per il controllo dei paesi assoggettati. Deve bastare la minaccia dell'uso della "bomba atomica" a indurre noi tutti inclusi i popoli direttamente assoggettati all"impero, ad alzare le mani in segno di resa.
Del resto, non mi pare proprio che l'impero sovietico (interno e esterno) e quello zarista contassero su particolare forza economica...e anche la demografia aveva qualche problema, fra pogrom, guerre, guerre civili, terrore rosso, carestie, collettivizzazioni forzate, migrazioni di massa, fin quando possibili...
Forse oltre che in preparazione filosofica difetta pure in conoscenza storica dei paesi sui quali pontifica. Conosce solo i peccati, cattiverie, mostruosità dell'occidente... declinate secondo le scritture canoniche del regressismo della "sinistra" reazionaria contemporanea, che davvero ci fa rimpiangere il marxismo classico e persino il leninismo delle origini.

Antonello Morganti
Putin sa benissimo che La nato e L America non sono L oratorio.può minacciare e terrorizare (con me ci riesce benissimo) ma NON PUÒ pensare di passarla liscia in caso conflitto totale.inoltre se il suo arsenale nucleare tanto temuto e come La sua armata brancaleone e lui che in realtà si deve cagare sotto.ora il mondo intero ha visto che l’esercito russo convenzionale vale poco.chissà quanto valgono i suoi missili del cazzo,chissà che non sia destinato a infilarseli su per il culo

Armando Garofano
Penso sia idiota 1) ha dichiarato di non essere mai stato né in Russia né in Ucraina 2) ha affermato che “dobbiamo dare Donbass e Crimea alla Russia” senza tenere minimamente conto della volontà d popolo ucraino: pareva giocasse a Risiko.


Lorenza Largaiolli
Ah se lo garantisce lui allora sono serena

Emilia Buffi
Non sopporto Orsini ma depreco la censura che gli è stata fatta

Niram Ferretti
Emilia Buffi guardi, non siamo ridicoli, Orsini non lo ha censurato nessuno, la Luiss ha semplicemente fatto un comunicato molto sobrio in cui è scritto “Nel tragico contesto di una guerra, l’attività di analisi e ricerca di ogni centro, scuola, o dipartimento Luiss diventa ancor più rilevante, richiedendo solida capacità di interpretazione e racconto del contesto geopolitico, equilibrio e capacità di dialogo con l’opinione pubblica”. La Luiss, a questo proposito “reputa dunque fondamentale che, soprattutto chi ha responsabilità di centri di eccellenza come l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, debba attenersi scrupolosamente al rigore scientifico dei fatti e dell’evidenza storica, senza lasciar spazio a pareri di carattere personale che possano inficiare valore, patrimonio di conoscenza e reputazione dell’intero Ateneo”. Lasci perdere la censura. Orsini è riuscito a farsi passare per vittima e così ottenere quella visibilità che non aveva mai avuto prima. Siamo seri.

Alberto Federico Olivieri
Emilia Buffi quale censura, che viene pagato 2000 euro a puntata per presenziare? Quale censura che ha semplicemente cambiato giornale per cui scrive? Quale censura che la LUISS, nonostante il curriculum accademico decisamente smilzo, 400 citazioni e un h index di 12 in 15-20 anni di carriera, lo ha ancora tra i suoi dipendenti?

Duccio Monzini
Alberto Federico Olivieri se ne intende di vaccini ( uno in particolare ) però.

Emilia Buffi
Alberto Federico Olivieri avevo inteso di no , ma onestamente non avevo approfondito.

Alberto Federico Olivieri
Emilia Buffi sul sito della LUISS è ancora docente e direttore. La censura di cui lamentava credo fosse la lettera aperta citata da Niram Ferretti

Alberto Federico Olivieri
Emilia Buffi inoltre se un docente in televisione, in veste di membro di un'università, abbandonasse il rigore scientifico, l'evidenza storica e si rifugiasse in pareri personali, in generale facendo fare una figuraccia all'università in questione, direi che questa avrebbe tutto il diritto di terminare la collaborazione. Non è un bavaglio, non gli si impedisce di scrivere, partecipare a dibattiti o insegnare da altre parti.

Lorenzo Rossi
Niram Ferretti tradotto, non si può fornire una versione divergente della realtà. Il resto è mancia.

Crescenzo Persico
ma se sta sempre in televisione a propagandare le tesi di putin

Niram Ferretti
Lorenzo Rossi fornire "una versione divergente della realtà". Perifrasi interessante. Sì, Mosca in questo è maestra. Sono arrivati ad asserire per bocca di Lavrov che loro l'Ucraina non l'avevano invasa. Hanno superato Philip K. Dick, ma senza lasciare la mancia.

Lorenzo Rossi
Niram Ferretti non abbiamo nulla da insegnare a Mosca. Il contratto Rai con Orsini è stato bloccato. Contento? Ora rivolga i suoi strali, con la protervia che la caratterizza, al prossimo che oserà discostarsi dal pensiero e dalle versioni ufficiali. E non mi risponda, non che desideri una sua risposta sia chiaro, parlandomi di Orsini. È a lei che ho dedicato questo mio modesto pensiero. Buon viaggio.

Niram Ferretti
Lorenzo Rossi non si agiti. Lei evidentemente difetta di comprensione poichè il mio post verte sulla struttura del ragionamento, la sottostante logica. La logica di Orsini implica ciò che ho esposto, ma forse lei ha da ofrirmi una analisi logica difforme. Ha ragione, qui in Italia è come essere in Russia. Uguale. Buon viaggio a lei, magari da quelle parti.

Lorenzo Rossi
Niram Ferretti non sono affatto agitato. E non campo di pubbliche lapidazioni.

Niram Ferretti
Lorenzo Rossi bravo le fa onore. Tra poco partiranno gli applausi. Contento?

Lorenzo Rossi
Niram Ferretti il suo pubblico è con lei, stia tranquillo. I pochi che non lo sono vengono trattati a male parole, per lo più, e sono manifestamente poco graditi. Certe azioni richiedono la compiacenza degli spettatori.

Renzo Cozzani
Niram Ferretti in queste sue repliche ha dimenticato "specchio riflesso" e "chi lo dice lo è cento volte più di me"...

Gino Quarelo
Ci vuole proprio una fede demenziale e idolatra, piena di odio e di pegiudizio ideologico, condita con una ignoranza senza limiti dei fatti e una defecienza naturale al sano criterio di valutazione del bene e del male per porsi e proporsi al servizio del male e di Putin suo massimo alfiere, scambiandolo per il bene.

Tiziana Alvari
Lorenzo Rossi Orsini.la fornisce praticamente tutte le sere.

Tiziana Alvari
Lorenzo Rossi a casa sua ognuno è padrone.

Niram Ferretti
Lorenzo Rossi io non l'ho trattata assolutamente a male parole e non ho un pubblico. Qui intervengono persone disparate. Non cerco allineati, ma rispondo come ritengo idoneo a chi fa commenti con cui non sono d'accordo. Dipende dai commenti, dal loro livello, dal tono usato.


Isabella Toccaceli
Abbiamo tutti paura ma è proprio ciò che vuole Putin. Orsini e amici sono sospetti perché si sono arresi subito. Temo che avranno bisogno di una forma di corridoi umanitari per uscirne indenni

Nicola Francione
Ma INFATTI ci garantisce lui ... Dalle mie parti si dice che il fr .. con il cu.. degli altri

Bernardo Kelz
....un professorino dialetticamente scorretto che è diventato un tromboncino putiniano riscuotendo un insperato consenso dai cervelli neorossobruni che spaziano in Italia!

Cristina Lettig
Bernardo Kelz e anche estremamente aggressivo e maleducato durante i dibattiti


Barbara Valentina Massari
E se dovesse … intanto vediamo oggi come verrà raccontata dai media la proposta avanzata ieri da Russia e Cina al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di un cessate il fuoco per ragioni umanitarie …
Proposta rifiutata .

Niram Ferretti
Barbara Valentina Massari ma per favore...sì la Russia e la Cina sono paesi noti per le loro preoccupazioni umanitarie. Ovviamente è stata rifiutata. Il cessate il fuoco deve venire da parte dell'aggressore non dell'aggredito. Sa, nel mondo in cui la destra non si chiama sinistra e il bianco non è nero, ovvero dove vige il principio di non contraddizione, funziona così.

Niram Ferretti
Barbara Valentina Massari qui senza bisogno del "racconto" dei media, può leggere il senso della proposta e le ragioni del suo rifiuto. https://www.un.org/press/en/2022/sc14838.doc.htm

Barbara Valentina Massari
Niram Ferretti grazie

Niram Ferretti
Barbara Valentina Massari prego.

Daniela Rella
Niram ho letto ora che la proposta russo-cinese ha avuto l’appoggio della Bielorussia, Corea del Nord e Siria. Si deve aggiungere altro?

Daniele Biondini
Niram Ferretti in questo florilegio di opinioni da nord a sud da est ad ovest dal nadir allo zenit personalmente osservo leggo cercando di mantenermi obiettivo. Evidentemente ci sono limiti, nn essendone studioso, storici geopolitici di dati macroeconomici ed anche filosofici sebbene abbia chiaro che esistono spinte esoteriche (il link su Dugin rappresentava il MIO limite). Sono pervenuto a lei tramite un post di un altro che la citava. Cerco argomentazioni strutturate dei fatti, come nel suo caso, senza mettermi tout court in verba magistri. Pongo domande, giro opinioni per ricavarne altre. Detto ciò, mi piacerebbe girare alcune sue considerazioni, appunto perchè strutturate, che ritengo utili per centrare meglio alcune querelle. Se mi da il permesso (copyright) vorrei iniziare, citandola sempre, da questa su Orsini. Saluti

Niram Ferretti
Daniele Biondini può, essendo mio amico di bacheca, condividere ciò che ritiene più opportuno. Saluti lei.

Renzo Cozzani
Quindi si manda la NATO? ..
perché se no tutta la baldanza di questo post non si capisce proprio

Niram Ferretti
Renzo Cozzani "baldanza"? Da quando la logica è baldanzosa? No, non si manda la NATO, questo si chiama non sequitur, si mandano le armi.

Renzo Cozzani
Niram Ferretti e mandando le armi Putin non vince?

Renzo Cozzani
Marilena Lanzilotta con tutto il rispetto, ma lei chi è? chi la conosce?...esattamente cosa fa oltre che sbirciare gli altrui profili?...si faccia una vita, signora

Niram Ferretti
Renzo Cozzani sembra che sia in forte difficoltà Cozzani, pensi...

Renzo Cozzani
Marilena Lanzilotta per carità, anzi ormai lo sport preferito qui su FB non è confrontarsi sulle opinioni ma denigrare personalmente l'interlocutore (cosa poi ci sia da denigrare se uno ama la musica ed il calcio lo sa solo lei...)... in ogni caso, visto che a questo punto sulla sua bacheca sono andato pure io, visto che sta con Israele (e io pure) non pensa ci sarebbe da imparare qualcosa dalla loro conduzione di questa crisi?

Renzo Cozzani
Niram Ferretti mi delude sinceramente, continua a replicare (non solo a me) in modo sostanzialmente infantile, e comunque inadeguato al tema di cui si parla

Renzo Cozzani
Marilena Lanzilotta io intendevo la scelta di sostenere giustamente l'Ucraina ma con aiuti umanitari e non militari, mantenendo così un profilo più adeguato ad una possibile, per quanto difficilissima, azione diplomatica...quello che a mio giudizio avr… Altro...

Fabio Dellamotta
Renzo Cozzani scusa, quindi dovremmo aiutare l'Ucraina mandando cerotti e biscotti, mentre a loro servirebbe armi per difendersi contro i russi che bombardano? Ma allora non faremmo prima as essere meno ipocriti e a dir loro di arrendersi subito e bona?

Gino Quarelo
L'umanità disumana, vile e meschina, pronta al tradimento sempre a favore dell'aggressore e del più prepotente, infetta e affetta dalla sindrome di Stoccolma si manifesta immancabilmente contro le vittime e a favore dei carnefici.
Che schifo e che orrore questa umanità ignobile senza dignità e scriteriata!


Jan Sawicki
Il signore rifiuta sdegnosamente l'appellativo di putiniano o putinista. Ieri sera un rabbioso Gomez, su Lineanotte (Rai3) sfidava chiunque a definire il signore un putinista. Ma lui - Orsini - ha detto in una puntata (la penultima mi pare, si vada a controllare: ci sono le registrazioni): "Noi dobbiamo TORNARE ad essere amici di Putin". AMICI. ORA. Uno così come si può definire?
(a parte le sanzioni un tot a bambino ammazzato).

Niram Ferretti
Jan Sawicki Gomez...Rendiamoci conto.

Jan Sawicki
Niram Ferretti mi è dispiaciuto che tutti i suoi interlocutori, ed erano tre mi pare, pur non condividendo le posizioni di Orsini traballavano e non sono stati capaci in sostanza di rispondergli. Gli ucraini si difendono molto meglio.

Eliahu Gal-Or
Jan Sawicki va bene putiniere?

Ono Haposai
A mio avviso Orsini è un bambino, ragiona come un bambino. Le esercitazioni NATO? Ci sono sempre state! Sono grandi? La NATO non è mica Malta.....la Cina fa esercitazioni immense! Perche è immensa....che ragionamenti sono? La Russia fa grandi esercitazioni militari al confine con la NATO? E perché dove dovrebbe farle...su Marte? Ma ci è o ci fa? Ragiona come un bambino....

Gino Quarelo
Ono Haposai Come un bambino ma diversamente abile e ritardato.


Angelo Di Consiglio
A parte il fatto che il nucleare, come arma, dovrebbe essere un deterrente, affinchè il pazzoide di turno non faccia, appunto, il pazzo come gli piace...ma questo qua, Orsini, si è preso più dei quindici minuti di notorietá che, secondo Warhol, gli spettavano: potrebbe e dovrebbe, a questo punto, silenziosamente...ibernarsi, cosi ci e si risparmia noiose nenie!

Luca De Angelis
Angelo Di Consiglio, già la vergogna dei parlamentari (un centinaio mi par di aver letto, ma spero di sbagliarmi) che non hanno assistito all'accorato discorso di Zelensky (è accaduto anche in altri paesi della comunità europea?), e poi tutta questa sovraesposizione a questo imbecille filo-putiniano, che predica la sottomissione per gli altri, ma non per la sua cattedra, mi fa disperare ulteriormente per l'Italia.

Angelo Di Consiglio
Luca De Angelis un utile idiota al servizio di idioti funzionali, niente di più è questo coso!

Marisa Padovani
Luca De Angelis Imbecille è chi ( vittima di ideologie ) nn comprende che non si è filoputiniani se si è contro le armi agli ucraini, ma seguendo una logica di buonsenso , si vorrebbe aver evitato , oltre che evitare la carneficina che sta attualmente verificandosi in quel paese ormai quasi distrutto.. Nn si sarebbe trattato di resa, ma , nell’immediato , prima ancora di tutta questa distruzione,con la mediazione di altre potenze arrivare ad un accordo accettabile x entrambi, fine guerra!! Tutto ciò non è essere dalla parte di Putin.. tutt’altro, solo di quello di migliaia di vite perdute, e nel caso egli continuasse nel suo intento guerrafondaio, solo allora ricorrere a metodi più aggressivi, anche se purtroppo sarebbero fatali x il mondo!!Di Zelensky nessuna fiducia, ne’ x intenti, ne’x capacità strategiche… personaggio ambiguo, a volte viscido, che ha contribuito notevolmente, cn una assurda resistenza, alla distruzione del suo paese!!

Luca De Angelis
Marisa Padovani, ha insultato Zelensky ma nessuna parola contro Putin, contro le sue azioni criminali, che hanno mietuto morti, che non avevano nessuna colpa. Io starò sempre dalla parte delle vittime e il male lo combatterò sempre. A chi mi chiede aiuto io lo aiuto. Chi vuole essere libero lo aiuto a essere libero da un assassino. Al male non darò mai il benvenuto dicendogli: prego si accomodi e faccia quello che vuole. Senza resistenza. C'è molto egoismo in chi, come i lacchè di Putin, vorrebbe che gli ucraini si arrendano rinunciando alla libertà. Questo è quello che mi dice la mia coscienza. Ma è la mia coscienza. Non voglio convincere nessuno.

Marisa Padovani
Luca De Angelis Credo che se leggesse con attenzione coglierebbe il mio dissenso x Putin! A me fa paura , xche’ è un dittatore di ferro , che disprezza la vita, anche la sua se nn raggiunge i suoi obiettivi , ed è davvero in grado di farci molto male!! A quel punto, a dei morti , ucraini x primi , la libertà non servirà a nulla!!

Angelo Di Consiglio
Marisa Padovani non tutti possono essere intelligenti e acuti come lei, non tutti possono capire e quindi dire "ma si diamo l'Ucraina a un uomo di pace e filantropo come Putin", non tutti possono essere "alla sua altezza (e di quelli come lei)" che anche ad Hitler, seguendo il suo (s)ragionamento, avrebbe ben volentieri, ceduto subito i Sudeti (e chissá cos'altro?) cosi il baffetto malefico "se ne stava buono a cuccia", giusto?
Fortunatamente io non la penso come lei (e come me, milioni e milioni di persone)!
Lei di politica e sopratutto di geopolitica, ne mastica come Wanna Marchi di Meccanica Quantistica!
Si dia alla cucina, oppure alla maglia...cosi eviterà di dire idiozie senza senso!

Marisa Padovani
Angelo Di Consiglio Seguirò i suoi consigli, anche se lei semplifica il mio pensiero: perfettamente conscia che di geopolitica poco ne so, al contrario suo sembra , so x certo che molti hanno il mio stesso pensiero: non si regala niente, semplicemente ( si fa x dire) alla presenza di validi intermediari, anziché mandare armi , ci si spende fino all’inverosimile x che’ qsto orribile braccio di ferro.. abbia fine! E soprattutto si evitino conflitti di proporzioni ed effetti inimagginabili!! La mia è un’idea senza presunzione di essere nel giusto , è il dubbio infatti il mio costante compagno di vita!! Ora vado a cucinare , almeno lì son bravina!!

Angelo Di Consiglio
Marisa Padovani ho risposto a lei, ma il mio invito è a tutti coloro che la pensano come lei, sulla questione Russia-Ucraina: eppure è cosi semplice capire che è la Russia l'aggressore ed è l'Ucraina l'aggredita, non il contrario!
Quali sono le "motivazioni" dello zaretto psicopatico...quelle che l'Ucraina gli appartiene di diritto?
Guardi che semmai è il contrario: è la Russia che nasce dal grembo ucraino, nel IX secolo d.c, e non viceversa!
Le auguro un buon esito in cucina

Marisa Padovani
Angelo Di Consiglio Lasciamo perdere Hitler x carità, anche se la psicologia di questo russo, somiglia molto a quella del folle austriaco! ! Proprio x questo, ne ho una paura enorme, con gente così, disposta a morire anziché cedere, non c’è molto da star sereni ! Io non voglio morire, con buona pace degli Ucraini, lei invece??

Marisa Padovani
Angelo Di Consiglio Mai messo in dubbio chi sia l’aggressore , ne’ io , ne’ presumo i pacifisti come me! Sarebbe un’idiozia! È il modo migliore x neutralizzarlo o sconfiggerlo, con il minor numero di vittime su cui non siamo d’accordo ! Purtroppo la conferma di quale sia questo modo non so se riusciremo mai ad averla!!

Luca De Angelis
Angelo Di Consiglio, siamo arrivati al paradosso che vengono colpevolizzate le vittime perché hanno il coraggio di difendersi e lottare per non essere schiacciati da un maledetto dittatore criminale

Marisa Padovani
Luca De Angelis Conclusione sbagliata, nessuna colpevolizzazione… solo desiderio di vivere o , se preferisce: paura di morire!!

Luca De Angelis
Marisa Padovani, per vivere moralmente ci vuole coraggio non paura...

Marisa Padovani
Luca De Angelis Io ho il coraggio della mia paura,

Angelo Di Consiglio
Marisa Padovani lei è abbastanza confusa, prima dice di "capire le ragioni" di Putin, adesso afferma che lo stesso Putin non è raccomandabile: glielo dico io... Putin è un avido megalomane e narcisista psicopatico, che crede(va) che il mondo si sarebbe piegato ai suoi deliranti capricci...e invece stà solo fornendo il suo vero volto, che è, appunto, quello di un assassino senza scrupoli!
E la sua pericolosità, a maggior ragione, deriva dal fatto che, a differenza del malefico baffetto, lui Putin, ha le bombe nucleari...che, pur sapendo che anche lui schiatterebbe, non si fà minimamente alcuna remora a dire sempre che "le userebbe".
Quindi 1 chi è il pazzoide tra Putin e Zelensky? 2 perchè l'Ucraina dovrebbe diventare schiava della Russia? 3 perché il mondo occidentale non dovrebbe aiutare l'Ucraina?
C'è un aggressore e c'è un aggredito, e leí, come tanti altri, stà dalla parte dell'aggressore?!?
Per ignoranza storica o cosa?

Marisa Padovani
Angelo Di Consiglio Troppo lungo questo confronto, quando parlo di capire le motivazioni Putiniane, non è perché le condivido, ma perche cerco di entrare nella sua testa per capire quali siano i suoi sbagliatissimi pensieri, le sue paure di essere fagocitato o attaccato nel tempo dai suoi storici nemici!! Ora vado, meglio lei trovi un interlocutore più esperto di me! So solo che vorrei finisse anche oggi!!


Angelo Di Consiglio
Luca De Angelis un paradosso che giá con i sopravvissuti alla Shoah, è successo...e succede!
Einstein diceva che "la mente umana si raffredda più velocemente dell'Universo".
Si condanna il perseguitato, per compiacere il persecutore, come, per esempio, quando una donna viene violentata e stuprata, la si colpevolizza perché "portava una minigonna" ecc ecc.
Siamo arrivati al limite massimo, di meritare l'estinzione totale!

Luca De Angelis
Marisa Padovani, no quello è un falso coraggio, se è condizionato dalla paura... Il coraggio vero è quello che ti fa agire comunque moralmente a dispetto della paura... È quello dei cittadini ucraini che resistono a dispetto della paura perché è morale resistere al male...

Luca De Angelis
Angelo Di Consiglio, di stupri ce ne sono stati e ce ne saranno ancora, ma per questa gente arrendista, le donne dovrebbero concedersi senza resistenze ed essere compiacenti...

Angelo Di Consiglio
Marisa Padovani c'è una cosa semplicissima da capire: Putin, non ha nessun motivo valido per aver scatenato una guerra dagli esiti incerti, sicuramente nefasti, e in cui si è impantanato di brutto, sia a livello politico che militare!
Non ha [Putin] nemmeno lo 0.01% di ragione, su niente!
Stia bene.
(P.S. ho trovato interlocutori che la pensavano come lei: la maggior parte...sono scappati!)

Marisa Padovani
Ho un Ucraina in casa, coi parenti la’, lo chieda a loro se non vorrebbero che tutto tornasse come prima! E onn solo , la popolazione non é tutta per Zelensky, è distrutta, sfiancata non ce la fa più! Non giudichi il loro coraggio dai 4 gatti che sono negli studi tv, al caldo, la maggior parte, madri, mogli, ragazzi, uomini anche, vuole la fine, la pace!!

Angelo Di Consiglio
Marisa Padovani se i vari Perlasca, Schindler, Sandler, Bartali ecc ecc, avessero ragionato come lei, sulla paura, non avrebbero agito come hanno fatto: quindi, la sua paura, altro non è che opportunismo personale, leí pensa solo ed esclusivamente alla sua di vita, di quella degli altri, degli ucraini nello specifico, ma anche dei russi...non gliene frega niente!
Leí vorrebbe "la fine della guerra", per la sua "paura di moriré": ma si rilegge?

Marisa Padovani
Angelo Di Consiglio ok!! Io vorrei la fine e come me la vorrebbero in molti, soprattutto perché mi terrorizza un guerra nucleare, : con tutta la comprensione per la Ucraina, mi sembrerebbe troppo!!! Non faccia paragoni fuori luogo , se Hitler , Puitin e in generale tutti i dittatori si somigliano, quelli erano tempi completamente diversi!! Qui è in ballo la fine del mondo e io ho paura… sono , egoista , vile e quant’altro le può piacere!! Le va bene??? Stop però!

Angelo Di Consiglio
Marisa Padovani lei e tutti gli altri che ragionano cosi... siete "H-umani"

Bruno Fiorelli
Il problema è che spara pure cazzate assurde e inappropriate come luoghi comuni " Crisi dei missili di Cuba " per cui è stato redarguito e bastonato dalla sua direzione --- (CIT) “La Luiss reputa dunque fondamentale che, soprattutto chi ha responsabilità di centri di eccellenza come l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, debba ATTENERSI scrupolosamente al RIGORE scientifico dei fatti e dell’EVIDENZA storica, senza lasciar spazio a pareri di carattere PERSONALE che possano inficiare valore, patrimonio di conoscenza e reputazione dell’intero Ateneo”

Niram Ferretti
Bruno Fiorelli adesso è in auge. Fino a pochi mesi fa della sua esistenza erano edotti in pochi. Ora, insieme a Capuozzo è considerato il massimo esperto della questione. Dopo Burioni, Galli e Crisanti, adesso è il loro turno. The show must go on.


Fabrizio Bolzoni
ma non è l'unico, adesso sulla pagina di FB di Alessandro Barbero è partita una campagna proputin dove oltre ad Orsini, hanno tirato fuori la Anne Morelli ! roba da pazzi ! fatti due risate Niram https://www.facebook.com/groups/2630211 ... 366975445/

Ada Pambianco
Ha armi così sofisticate di tutti i tipi che ancora non ha espresso e se non fermiamo il conflitto trattando e costruiamo la Pace e subito
Non avremo tempo per le conversazioni faziose
Tacciare di essere puntiniano Orsini per sminuire chi dotato di analisi vuole dare un contributo alla lettura dei fatti
Non c è altra via all eccidio inutile che il trattare per la Pace
Poi uccidete anche me con le parole ...se volete
Ma la via è una sola smettere il conflitto

Fabrizio Bolzoni
Ada Pambianco ma sofisticate de che ? che tutta la sua tecnologia è ferma agli anni 90 !! i carri sono ancora i T-90 del 93 progettato negli anni 80 perchè i nuovi t-14 armata che dovevano essere un vanto, si sono rivelati fallimentari, e anche i famosi sukhoi su 34 sono stati sviluppati negli anni 90, cara grazia se si accendono ancora i razzi che portano le testate !! è un bluffatore putin e lo sa

Ada Pambianco
Fabrizio Bolzoni ...userà il nucleare tattico
O altro ...il fatto che non le usi ancora è perché vuole trattare..


Fabrizio Bolzoni
Ada Pambianco ma la finisca, siete tutti così spaventati dalle armi nucleari che non vi accorgete nemmeno che oggi basta far saltare in aria una centrale nucleare per rendere inabitabile l'europa per 10 mila anni, ma voi vi spaventate per un arma atomica, se non le ha usate è solo perchè sa che al 90 % abbiamo la teconologia per intercettarle e rispondere con una potenza che di mosca non rimaerrebbe nemmeno un granello, e lo sa, che crede che non legga i rapporti delle spie russe? che non conosca i sistemi di difesa della NATO ? lei sicuramente no, ma lui si !! sa quante ne abbiamo di queste ? non passerebbe nemmeno uno spillo, tra satelliti, navi, batterie, l'ucraina può forse colpirila, l'europa NO https://it.wikipedia.org/.../NATO_Aegis ... _Missile...

Luca De Angelis
Ada Pambianco, se voleva trattare avrebbe sospeso i bombardamenti e di uccidere...

Ada Pambianco
Fabrizio Bolzoni ... perfetto mi ha convinto.

Ada Pambianco
... comunque sono per interrompere il conflitto e dare fine a questo bagno di sangue
Bisogna Trattare e costruire la Pace prima che sia troppo tardi

Fabrizio Bolzoni
Ada Pambianco bisogna essere in due per farlo, e quellaltro pare non sentire

Ada Pambianco
Fabrizio Bolzoni ...forse bisogna essere un po' di più


Tiziana Benedetto
Intanto la Nato ha praticamente rifiutato la proposta del " cessate il fuoco"_ e questo spiega quanto delle vere vittime non interessi niente a nessuno i miei complimenti davvero. Ed un applauso all'ottimismo di chi paragona Putin a Hitler ed è convinto che il finale della guerra possa essere il medesimo nonostante siano passati più di 70 anni e siano " leggermente " cambiati i presupposti per questo epilogo

Gino Quarelo
Tiziana Benedetto
Barbara Valentina Massari
E se dovesse … intanto vediamo oggi come verrà raccontata dai media la proposta avanzata ieri da Russia e Cina al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di un cessate il fuoco per ragioni umanitarie …
Proposta rifiutata .
Niram Ferretti
Barbara Valentina Massari ma per favore...sì la Russia e la Cina sono paesi noti per le loro preoccupazioni umanitarie. Ovviamente è stata rifiutata. Il cessate il fuoco deve venire da parte dell'aggressore non dell'aggredito. Sa, nel mondo in cui la destra non si chiama sinistra e il bianco non è nero, ovvero dove vige il principio di non contraddizione, funziona così.

Gino Quarelo
Infatti Putin dovrebbe ritirare l'esercito dall'Ucraina, dalla Crimea e dal Donbass, scusarsi, risarcire i danni e consegnarsi di persona alla Corte Internazionale di Giustizia per il processo e la condanna che poi dovrà scontare per intero a Kiev sino alla sua morte.
Non può esservi pace senza giustizia.


Shoshanna Sibony
Uno scampato ad Auschwitz mi dissi: mejo vive un giorno in piedi che tutta la vita in ginocchio. Non possiamo cedere si ricatti di Putin. La bomba atomica , generalmente, serve o da deterrente o quando si sta perdendo la guerra, quindi visto che l'esercito russo non sta perdendo e non è a rischio la Russia, non vedo perché debba usare le armi nucleari. Tra l'altro non si può cedere ad ogni capriccio del dittatore di turno... altrimenti


Giorgio Li Shih
Boh per me avete ampiamente frainteso il prof. Orsini.
Provo non tanto a farvi cambiare idea. Ma a modificare almeno in parte l’interpretazione che date. Alla fine vince sempre la ritenzione selettiva delle informazioni quindi probabilmente fallirò.
Rifletto su alcune cose. L’atomica è una arma in teoria difensiva. Nel senso che chi la usa si garantisce anche la propria distruzione, in un contesto di atomiche da entrambe le parti. Di conseguenza non la si usa se non come deterrente.
Seconda riflessione una guerra russia nato vedrebbe la Nato stravincente sul piano convenzionale. 10 a 1. Salvo le ovvie problematiche dell’estensione territoriale.
Da qui Orsini giustamente dice “la Russia, perdendo una guerra con la NATO (non con l’ucraina) potrebbe utilizzare le atomiche.”
Il che non significa che si debba far vincere Putin.
Significa che bisogna lavorare per la pace, il cessate il fuoco, la normalizzazione.
Oggi vedo solo politici che lavorano per la sconfitta di Putin. Militare politica ed economica.
Non è la stessa cosa.
La pace non richiede la sconfitta dell’avversario, quella è la vittoria.
Orsini dice, giustamente, che per avere la pace l’accordo deve contenere elementi che Putin possa “vendersi” come un successo in patria. Elementi magari “vuoti”, che nulla cambiano nella realtà, ad esempio l’adesione ad accordi di Minsk, e magari un accordo che l’Ucraina non entri nella nato, pur iniziando un percorso di ingresso in UE. Questo che voi interpretate come far vincere Putin si chiama diplomazia. L’alternativa che voi chiamate pace è sconfiggere Putin.
Questa seconda strada credo personalmente non possa arrivare se non a seguito di un enorme escalation, estensione del conflitto all’Europa/NATO e milioni di morti da entrambe le parti. Con possibile uso di atomiche. In sintesi quello su cui avverte Orsini.
Ora di fronte a Hitler, che aveva due obbiettivi, uno la conquista del mondo, l’altro lo sterminio del popolo ebraico, si era di fronte ad una realtà profondamente diversa. Sulla differenza ideologica, pur profonda, non provo a convincervi perchè liberi tutti di valutare Putin come volete. La vera differenza è che Hitler era convinto di poter vincere una guerra contro gli alleati tutti insieme, la guerra era solo convenzionale, la Germania aveva una grande superiorità militare nel 39, ed in assenza delle atomiche non esistenza il rischio di distruzione globale assoluta. La russia per contro, sa con certezza che perderebbe. Chi ci da questa certezza? Orsini? No, ce la da lo stesso Putin che da 15 anni non fa che ripetere che la Russia perderebbe una guerra con la NATO e sarebbe costretta all’uso delle atomiche.
Ce la dà anche il dato che dal 2007 ad oggi la spesa militare nato è stata 15.000miliardi di euro in più di quella russa… La differenza peró sta nel fatto che la pace si puó raggiungere senza un escalation cosa che con Hitler non era possibile.
Il motivo? La Russia è certa che perderebbe una guerra con la Nato. Tutto li. La garanzia che non ci sia un incipit di guerra che parta dalla russia verso la NATO sta proprio nell’enorme vantaggio militare NATO. Di fatti oggi il rischio escalation lo porta sul piatto Zelensky chiedendo l’ingresso Nato.
Di fatto questa azione militare russa verso l’Ucraina avviene ora finche l’Ucraina è fuori dalla NATO.
Poi Se volete fare paragoni tra Hitler che ha fatto campi di sterminio e deportato ancora prima di fare guerra e Putin liberi di farlo. Ricordo 30.000 deportati in una notte nel 1938. (Notte dei cristalli)
Ma quello che vi domando è quale obbiettivo avete?
La pace o la disfatta di Putin?
Le due cose non si equivalgono per forza. E la pace anche senza cedere nulla che non avesse in mano di fatto al 23 febbraio prima di fare questa azione è molto più realistica della disfatta di Putin.
In fine qual’è il vostro orizzonte temporale? Riuscite a pensare a 5-10-30 anni?
Una pace raggiunta oggi diplomaticamente con Putin che può uscirne, permette anche una graduale normalizzazione dei rapporti con la Russia. Anche per Putin prima o poi avrà un successore. Accanirsi oggi a volere la scomparsa immediata di Putin è poco realistico e porta solo all’allungamento del conflitto.
In cui ricordo i primi a perdere sono gli ucraini che muoiono e si trovano un paese distrutto. Quindi magari un po meno discorsi di morale e un po più di sostanza per arrivare al risultato che tutti vogliamo. Pace in ucraina.


Niram Ferretti
Giorgio Li Shih Orsini non fa che ripetere il mantra che Putin, avendo militarmente una forza soverchiante rispetto a quella Ucraina è destinato a vincere, e dunque sarebbe meglio rendersi conto di questa amara realtà e trarne le inevitabili conseguenze. I fatti sul terreno però lo stanno smentendo clamorosamente, perchè è evidente a tutti l'estrema difficoltà in cui si trova l'esercito russo a quasi un mese dall'aggressione, senza avere conquistato, fino ad ora, un solo obbiettivo rilevante e a fronte di una resistenza estremamente efficace. Sì, nel lungo periodo è probabile che la Russia abbia la meglio, ma appunto la questione è esattamente questa. Come vincerà, quale sarà cioè l'entità della sua vittoria. Perchè è chiaro che il conseguimento di un risultato a seguito di un Blitzkrieg e quello di un risultato ottenuto a seguito di una lunga guerra di logoramento, è di natura diversa. Più la resistenza ucraina riesce a tenere testa al nemico, logorandolo, più avrà modo, una volta in cui si arriverà a un tavolo negoziale, di potere contrattare non da totale soccombente. Putin sperava in un successo rapido da potere mostrare con fierezza al mondo e soprattutto a Xi Jiniping. Non è andata secondo i suoi piani. Dovrà inevitabilmente accontentarsi di portare a casa un risultato meno eclatante, e, di nuovo, più dura la resistenza, più questo risultato sarà diminuito in entità. Orsini e quelli come lui sono tra gli arrendisti, gli stessi che durante la Seconda guerra mondiale volevano convincere Churchill che l'Europa ormai era persa e che con Hitler bisognava negoziare. Non è cambiato niente. Cambiano gli scenari, come i fondali di un teatro, ma sul palcoscenico, le parti che si recitano sono sempre le medesime.

Gino Quarelo
Non può esistere pace senza giustizia.
Putin dovrebbe solo ritirarsi, lasciare l'Ucraina, la Crimea e il Donbass, risarcire i danni fatti e scusarsi con gli ucraini e il mondo intero, consegnandosi alla Corte Internazionale di Giustizia per il processo e la sua giusta condanna per poi scontare interamente la pena.

Daniele Biondini
Giorgio Li Shih La NATO non è un paese che ha una sua storia più o meno (auto)celebrativa, una sua religione, una sua cultura, un paesaggio, una bilancia dei pagamenti e quant'altro possa connaturare (di magnificenza) un paese. Nessuno dei paesi che la compongono vuole o ha aderito per fare guerre. Nessuno. Tutti i paesi che la compongono hanno rapporti commerciali con la Russia. Quando lei ipotizza una guerra Russia Nato credo che inciampi subito. Altri sono gli interventi della NATO. Detti interventi hanno natura diversa e mi sembra semplicistico convogliarli tutti in un disegno egemone conquistatore USA. Una guerra Russia NATO presuppone cosa? Che se vincesse la NATO i paesi si spartirebbero la Russia? La NATO governerà la Russia? Perché la NATO dovrebbe fare guerra o anche intervenire contro la Russia?

Giorgio Li Shih
Niram Ferretti Per ordine, Più che arrendista Orsini vorrebbe saltare avanti per la teoria dei giochi di Nash (vedi a beautiful mind). Nel senso che indipendentemente dalla durata del conflitto il risultato sarà un accordo alla fine molto molto simile in tutti i casi. Orsini vorrebbe passare all’accordo saltando i morti. Ripeto non è la stessa situazione del 39.
In ogni caso, Sono d’accordo sulle valutazioni del fallimento della guerra lampo e dei costi per la Russia. Il che potrebbe avere un impatto in termini di contenuto dell’accordo ma alla fine sposta poco. (Su alcune cose la Russia piuttosto si dissangua ma va avanti)
Sono un pochino meno d’accordo circa il perché del mancato raggiungimento degli obbiettivi. È assolutamente chiaro che hanno sottovalutato la resistenza Ucraina. Addirittura ipotizzo si aspettassero un golpe parziale o totale a supporto dell’azione che poi chiaramente non c’è staTo. Ma altrettanto chiaro,che i russi si stanno molto trattenendo, almeno fino a qualche giorno fa. (anche se qui non vogliamo questa lettura)
So che mi direte il contrario ma 1000 morti civili in un paese di 40milioni di persone dove sono stati armati non meno di 80/100.000 civili, sono pochi. NB sono un enormità sul piano umano, pochi in riferimento al potenziale. Questo è indicativo del fatto che i russi si trattengono. Tra l’altro il grosso sono causati da irregolari ceceni che guerrigliano con gli irregolari ucraini es.battaglione d’Azov, aggiungo che la situazione di Mariupol è particolarmente grave proprio per la presenza di questo battaglione irregolare che si difende dagli edifici civili.
Ora questo “trattenersi” potrebbe cambiare proprio alla luce delle difficoltà e della montante protesta interna alla russia che attenzione, va nella direzione di un uso di maggior bombardamento etc., e molto meno verso un “ritiriamoci”. Chiedono Un po il concetto della guerra in stile occidentale del bombardare da lontano prima e chiedere info dopo. (questo commento nn piacerà ma è stato cosi sia a belgrado che in Iraq).
Qui torniamo a quel che dice Orsini, ossia che più andrà in difficoltà Putin, più aumenta il rischio di avere meno cura verso i civili. Quindi piu morti e distruzione per poi arrivare alla inevitabile capitolazione.
Ora qualcuno pensa che Putin possa esser messo da parte da qualche golpe. Lo escludo, perchè comunque complice la retorica ed il controllo dei media la gente comune li è con lui.
In assenza di questo irrealistico golpe russo, è solo una questione di quanto tempo e quanti morti per arrivare ad un accordo condiviso che avrà dentro alcuni elementi chiave. Con un fatto, che più dura e più muoiono, più la russia di fatto occuperà posizioni chiave in ucraina piu chiederà.
Per chi dice non hanno preso KiEV, più che alla valorosa resistenza lo attribuisco al fatto che nella visione der “ruskiy mir” Putin vorrebbe evitare di distruggere Kiev. Chiaro che se il pantano continua a un certo punto succederà anche quello.

Giorgio Li Shih
Daniele Biondini scusa ma non hai proprio capito il senso.
1) la NATO e i paesi che la compongono hanno fatto almeno 2 guerre di recente. (Serbia e Iraq) senza ok dell’ONU.
2) una guerra russia NATO non la vince nessuno. La perde la russia e poi la perdiamo noi perchè verremo bombardati da atomiche.
3) il fatto che sono d’accordo con te concettualmente sul fatto che la NATO non avrebbe mai attaccato la Russia, non significa che non esista la possibilità ed è su questo che si muove la logica o se vuoi la illogica di Putin. (Anche a causa delle precedenti azioni in Serbia e Iraq).
4)il rischio concreto di escalation Russia NATO, deriva da a) possibili incidenti imprevisti coinvolgenti soldati NATO che portano cose agli ucraini b) possibili “linee rosse” ad esempio su uso armi chiniche che però possono essere usate come false flags. Nel senso che potrebbe un gruppo terzo che sia ucraino o altro fare passare per un attacco chimico russo qualcosa al fine di tirar dentro la NATO. (Ricordo che in Iraq non furono mai trovate le famose armi di massa).
5) chiarisco. È moralmente giusto stare dalla parte di chi si difende? Si certo. Ha qualche utilità per il cittadino ucraino comune? No. Piu dura sta cosa peggio sarà indipendentemente da come finisce. In fine al mondo conviene un escalation Nato? Beh a noi europei sicuramente no. Facile che nel giro di un mese dall’eventuale escalation non ci saremo più. (Non perchè vince la russia ma perchè perdendo la russia userebbe atomiche)
Quindi in sostanza da cittadino italiano ed europeo le mie richieste sono nell’ordine:
In nessun caso coinvolgere la nato
Non fornire armi
Lavorare verso l’accordo di cessate il fuoco come primo essenziale step verso qualunque accordo arriverà dopo.

Niram Ferretti
Giorgio Li Shih ci sono tutte una serie di postulati ipotetici nella sua risposta e di affermazioni apodittiche, del tipo che il grosso della popolazione sostiene Putin. Lei può benissimo pensare che sia così, ma è appunto un suo presupposto che l'evidenza non sostiene. Il fatto che ogni giorno le piazze russe non si riempiano di dissenzienti, non significa che vi sia approvazione per Putin, visto che chi dissente viene arrestato e accusato di tradimento. Ma io non sono tra quelli che credono che Putin verrà rimosso da un golpe. Non cedo al wishfull thinking, ma non ho come lei la certezza assoluta che mi porta a escluderlo, perché, come lei, non ho alcun elemento per poterlo fare. I russi si stanno trattenendo? Se trattenersi significa non uccidere diecimila civili al giorno, si stanno trattenendo, ma è come dire che siccome una città non è stata rasa completamente al suolo ma sono stati colpiti il 15% degli edifici, significa che chi li ha distrutti ha in realtà una particolare attenzione a non provocare danni ingenti. La realtà è che i russi hanno problemi sia con gli obbiettivi da colpire, i missili russi di precisione sbagliano bersaglio fino al 60% delle volte, e i russi non hanno il controllo dello spazio aereo. Il piano A di Putin è fallito catastroficamente, ora si è passati al piano B, devastare il paese bombardando i centri urbani allo scopo di provocare il più grande esodo in Europa di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale. Ne consegue che Putin pensa che più ci saranno rifugiati più questo esodo potrà convincere l'Occidente a fare pressioni su Zelensky. Vedremo se funzionerà. "Orsini vorrebbe passare all'accordo saltando i morti", sì, però l'Ucraina vorrebbe un accordo non da soccombente totale, e a meno che Putin non usi una bomba nucleare tattica, se va avanti così, il negoziato che si potrà portare a casa, per la Russia non sarà trionfalistico. Nel caso in cui però Putin usasse il nuclare a bassa intensità, avrebbe più svantaggi che vantaggi. La Cina ha già chiaramente preso le distanze anche se ufficialmente no, ma è chiara la delusione di Pechino. Putin aveva promesso a Xi Jinping un ingresso trionfale e si trova impantanato. Chi potrebbe sostenerlo se rompesse un tabù che dura da 80 anni? È già diventato un paria adesso, lo sarebbe ancora di più, senza calcolare le inevitabili reazioni occidentali, perché se usasse il nucleare tattico gli USA non starebbero a guardare, per non parlare poi, dell'eventualità interna di un golpe, che lei esclude, ma in uno scenario eventuale del genere, io meno. Ma non credo che lo farà, non stiamo parlando di Hitler alla fine delle guerra, chiuso nel bunker di Berlino mentre tutt'intorno a lui la Germania era in fiamme. Putin non è un uomo disperato che ha trascinato il suo paese alla rovina, è un leader che ha fatto il passo più lungo della gamba (dal mio punto di vista questa impresa segna l'inizio della sua fine) e cercherà di uscirne nel modo meno disonorevole possibile.

Giorgio Li Shih
Ok Si sono d’accordo sulla valutazione finale. Sarà l’ultimo atto da cui poi uscirà vendendo la cosa in patria come un successo. Ma proprio per questo bisogna puntare al negoziato. Anche con una resa immediata il risultato sarebbe stato lo stesso. Alla fine si avrà un riconoscimento delle zone indipendenti, magari con un processo di nuovo referendum monitorato ma sarà cosi. Piu aspettano piu rischiano di perdere una striscia a sud collegante Crimea e Donbass. Una resa e trattativa avrebbero avuto lo stesso risultato senza la distruzione perché sono le sanzioni a pesare molto più delle perdite sul campo. Le prime non le possono camuffare le perdite si. Se anche ci fosse stata un resa il 26-2 le sanzioni sarebbero andate in crescendo fino alla soluzione. Alla fine non cambierà niente se non distruzione e morti in più. Si arriverà agli accordi di minsk p in oco più.
Sugli elementi per dire che i russi sostengono Putin, le dico che ho parecchi amici sia in Ucraina che in Russia. Ho avuto clienti in entrambi paesi. La russia è un po il paradigma di Trump. Nelle città più internazionali, più a sud e meno a Mosca, Putin ha un’opposizione importante pur avendo la maggioranza o quasi, ma nel grosso del paese fuori da San Pietroburgo gode di altissimo supporto.
Infine dire che si stanno trattenendo è palese ed è legato alla volontà di poter ricucire un domani. Inoltre una % enorme dei russi ha parenti in Ucraina. Soldati russi compresi. Quindi si trattengono anche per quello. Non sono d'accordo su una valutazione che attribuisce la difficoltà solo ad errori. Sicuramente ci sono elementi di errore. Certamente le difficoltà sul campo molte. Spero che non vengano usate armi tabu. Ma innegabile che la Russia potrebbe essere più distruttiva. Ritengo anche parte della responsabilità dei danni ai civili va anche a chi li ha armati. Capisco che si stanno difendendo, e una certa ammirazione per il coraggio ci vuole. Ma se spari da un palazzo ai carri armati dopo questi ti bombardano il palazzo. Quanti video ha visto di aerei e elicotteri USA sparare su edifici civili? Anche su civili. Io più di quanti avrei voluto. La torre di al Jazeera a Gaza era militare o era un edificio civile? Piu di 130 vittime civili. Era maggio 2021 non il 1021. Belgrado? Hanno mandato i seals a prendere solo Milosevic? No hanno, abbiamo bombardato ospedali aereoporti etc. Fotocopia di quel che accade oggi in Ucraina. Nb che dal punto di vista dei russi (e una parte pur minoritaria in % da capire, degli ucraini Yanukovic fu deposto con golpe). La storia insegna che se gli edifici civili vengono usati militarmente divengono obbiettivi. Poi se tutti i “collateral damages” fatti da noi vanno bene e gli altri no allora alzo le mani.
Sottolineo che mi fa schifo la guerra. Sia questa che quella. Tutte. Non difendo questa guerra. Non tifo per un lato. Sostengo che il cessate il fuoco e la pace siano la priorità e non si raggiunge con l’unico obbiettivo in mente di cancellare la russia dalla scena politica internazionale. Trovo ingiustificate le guerre del golfo, il bombardamento di belgrado, le rivoluzioni pilotate nord africane etc etc. Dove abbiamo messo mano abbiamo fatto danni.


Ada Pambianco
Giorgio Li Shih ... tanto non la seguono..

Daniele Biondini
Giorgio Li Shih La NATO e nOn i paesi che la compongono. Le "guerre" in Serbia e Iraq hanno un fondamento? È lo stesso di quello che invoca Putin? Erano verso i serbi o gli iracheni o verso chi comandava? Questi popoli hanno contestato la rimozione dei governanti o li hanno processati? Sono state ammesse, come territori, alle Nato? Se Putin muovesse da una illogica fantasia di essere attaccato perchè sostanziarla? Forse se tutti questi paesi hanno aderito alla NATO era proprio per un attacco o magari per una severa influenza russa su questi territori. Ho letto alcune note di matrice finlandese e polacca che questo lo hanno chiaramente esplicitato. La storia ha visto l'URSS invadere paesi mettendo governanti fantocci. Se lei invoca l'inutilità del perpetrarsi della guerra per il popolo ucraino come mai migliaia stanno tornando e si stanno arruolando? Due cose, mi scusi; affermare "si fa come dico io se no uso l'atomica" nn mi sembra un ragionamento politico o argomenti politici meritevoli 2) potrei risponderle come ha fatto lei ma nn è il caso. Discutiamo senza offendere. Il mio posto era più sottile. Credo che i paesi componenti la NATO siano contrari a guerre di invasione o similari. Di pazzi dittatori ce ne sono e qualcuno deve prevenire proprio perché la diplomazia è stata rimandata al mittente.

Maurizio Mazzoccanti
Gino Quarelo giustissimo...ma in fantapolitica


Patrizia Wadi Ram
Presuntuoso si ma dice cose sensate e ha diritto a parlare

Gino Quarelo
Patrizia Wadi Ram Orsini è tutto fuorché sensato. Lo sarebbe se andasse da Putin a dirgli di ritirarsi, di lasciare l'Ucraina, la Crimea e il Donbass, di risarcire i danni fatti e di scusarsi consegnandosi alla Corte Internazionale di Giustizia, magari mettendosi davanti alla bocca di qualche cannone di carro armato russo posizionato a Mariupol.


Patrizia Wadi Ram
Gino Quarelo come ne usciamo?

Gino Quarelo
Intanto aiutando il più possibile l'Ucraina a resistere e a difendersi, boicottando la Russia e sanzionandola in tutti i modi possibili, riducendo la dipendenza dal gas russo che ci condiziona.
Fornendo tutte le armi disponibili alla NATO e necessarie alla difesa dell'Ucraina compreso il personale adatto all'istruzione, all'uso e alla manutenzione delle armi, sostenendo la sua popolazione e ospitando i rifugianti.
Schierando attorno all'Ucraina tutte le armate possibili pronte a darle man forte se necessario via terra, via mare e via aria, qualora le cose si mettessero male per l'Ucraina e se la Russia usasse armi batteriologiche, chimiche e nucleari o compisse gravi crimini di guerra e umanitari.
Agendo diplomaticamente attraverso tutte le relazioni internazionali; sostenendo la dissidenza interna alla Russia.
Tentando di neutralizzare Putin in persona.

Patrizia Wadi Ram
Marilena Lanzilotta non ho detto questo assolutamente. Ma come si esce. Facciamo un nuovo vietnam?

Patrizia Wadi Ram
E professore universitario ed è stato consulente governo per il terrorismo. Ho guardato il suo cv è sembra competente apecialmente per alcune pubblicazioni. Vorrei sapere di più della sua proposta. Nessuni me in prumis giustifica putin. Ma bisogna perseguire anche le vie diplomatiche.

Patrizia Wadi Ram
Marilena Lanzilotta considero orsini un collega stimabile. Sono stata in russia ed ho avuto borsisti russi sia quelli che avevano studiato sotto urss che più giovani formatisi con gorbaciov eltsin o putin. Grande preparazione e grande cultura. Sono convinta che la via diplomatica resti unica

Patrizia Wadi Ram
Marilena Lanzilotta che sicurezza invidiabile

Giorgio Li Shih
Marilena Lanzilotta, fa molta specie quanto lei dia degli indottrinati agli altri, poi posti sciallatamente commenti per cui 5600 morti civili palestinesi in 12 anni sono tutto sommato pochi. Certo par chiaro che per lei le vite non hanno ugual valore. Forse forse prima di fare la morale a Putin un esamino di coscienza andrebbe fatto.
Sono quasi certo che il 99% di chi oggi condanna Putin con cosi tanta veemenza, approverebbe in un batter d’occhio un attacco preventivo sull’ Iran, se ci fosse anche la minima possibilità che a giorni arrivi all’atomica, con o senza risoluzione dell’onu, “bombing them back to the dark ages”. La guerra o fa sempre schifo, o se a volte ci par giusta pecchiamo di molta ipocrisia.

Giorgio Li Shih
Gino quarelo, finalmente capisco perchè usino l’espressione “essere gino….”

Gino Quarelo
Giorgio Li Shih
Paragonare la Russia di Putin che nessuno ha minacciato a Israele minacciata e attaccata da anni dall'Iran la qualifica per quello che è: una bruttissima variazione di Orsini.


Remi Fani
Non ho mai ascoltato un uomo di tale becera arroganza come Orsini. Ad una ricercatrice che contestava le sue conclusioni, ha detto che era evidente che lei non provenisse (come lui) da ambienti prestigiosi!
Ma chi CAZZO crede di essere? Tra l'altro le sue deduzioni non sono affatto logiche e rigorose!

Niram Ferretti
Remi Fani, Osini è davvero penoso. i ragionamenti che fa sono di una tale fragilità concettuale da essere imbarazzanti. E qui si tratta di ragionamenti, che si basano, come tutti i ragionamenti, su premesse, implicazioni e conclusioni. Quando uno arriva a proporre questo falso sillogismo, "Siccome Putin è più forte e vincerà, Zelensky deve arrendersi in modo da minimizzare i morti", si può solo restare interdetti, perchè, la premessa in forma apodittica non lo è affatto, ma anche se lo fosse, bisogna poi soffermarsi sul concetto di vittoria, perchè ci sono vittorie e vittorie, non tutte hanno lo stesso peso e dunque le stesse conseguenze.

Giorgio Li Shih
Si sarà una vittoria di Pirro. Per entrambi. O meglio una non vittoria. Però sinceramente pensate che se zelensky avesse scelto la strada non violenta di opposizione politica e non Militare sarebbe cambiato qualcosa nel outcome finale? Pensate che la comunità internazionale avrebbe accettato un occupazione dell’Ucriana? Non pensate che le sanzione sarebbero andate esattamente come ora per proseguire ad oltranza fino alla restituzione del paese (donbass crimea escluse)? Io sono molto convinto che sarebbe stato esattamente uguale. Unica differenza, che magari Putin andrà in pensione uno o due anni prima, per un po sarà ricordato come trionfatore in patria e boia fuori, poi a distanza di anni magari con un futuro governo più aperto ci sarà un revisionismo. Ma probabilmente molto avanti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2022 8:36 am

LA LOGICA DI ORSINI APPLICATA A ISRAELE
Niram Ferretti
27 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Alessandro Orsini, diventato ormai una star e un martire della "censura" si è reso noto ai più per averci spiegato che l'Ucraina deve arrendersi alla Russia perchè se no poi Putin si arrabbia e usa il nucleare.
In un suo risibile libro sull'ISIS, spiega che il motivo per il quale l'Iran finanzia Hezbollah e Hamas non è perchè ha come obbiettivo finale la distruzione di Israele, no, ma perchè ha paura di Israele.
Non ci aveva mai pensato nessuno. O meglio, qualcuno forse ci aveva pensato, ma si è censurato, invece Orsini ha dovuto scriverlo.
È la differenza tra chi non è in grado di condurre il suo pensiero fino in fondo e chi lo fa, costi quel che costi.
Orsini, come abbiamo già potuto appurare a proposito dell'Ucraina è un pensatore dotato di una logica inesorabile. Logica che applica anche in questo caso.
Il problema dell'Iran, per il nostro, è la "dottrina Begin", la famigeratà dottrina Begin. Di cosa si tratta? Presto detto. Nel 1981, a Osirik, in Iraq l'allora Primo Ministro israeliano, Menachem Begin fece distruggere un reattore nucleare che Israele riteneva avrebbe potuto essere pericoloso per la propria sicurezza. Reattore che era già stato preso di mira dall'Iran (non va dimenticato che l'Iran e l'Iraq entrarono in conflitto nel 1980 e la guerra durò fino al 1988).
Nel 2007, Ehud Olmert fu tentato di agire allo stesso modo contro un reattore nucleare in Siria, ma siccome non era Begin, che se ne fregò della contrarietà americana all'attacco, tornò sui suoi passi.
Ecco ora sapete perché l'Iran arma Hezbollah e Hamas, non perché ha in odio Israele, al punto da volerne la distruzione, ma perchè ha paura che sia Israele ad attaccarlo.
Uno così non solo insegna all'università, ma in questi giorni viene invitato costantemente in televisione per offrire le sue opinioni sulla crisi russo-ucraina.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2022 8:37 am

Il falso storico delle promesse Nato alla Russia. Putin, invece, ha violato trattati
Atlantico Quotidiano
Stefano Magni
22 marzo 2022

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... -trattati/

Mentre si rispolverano presunti impegni verbali con l’Urss, che non esiste più dal 1991, si dimenticano i trattati veri e propri firmati dalla Russia e violati oggi da Putin

E ci risiamo, un’altra volta. Dopo lo “scoop” di Italia Oggi (che cita Der Spiegel) e l’intervista a Giulio Sapelli a Formiche.net, anche Panorama, con un servizio a firma di Elisabetta Burba, corredato di documenti originali e di un’intervista all’ambasciatore Umberto Vattani, ci spiega che siamo stati noi a tradire la Russia e a provocarne la reazione dura. Come? Violando gli ormai celeberrimi e stra-citati patti del 1990 con cui avevamo promesso di non allargare a Est la Nato. Invece la Nato si è espansa fino ai confini della Russia e allora si può capire perché a Mosca ci odino.

Peccato che: è tutto falso. O meglio: talmente fuori contesto, da risultare falso. I documenti sono autentici, sono lì da vedere. I documenti declassificati riportano gli impegni verbali fra i leader dei due blocchi che discutevano sulla riunificazione della Germania: Urss, Germania Ovest, Francia, Regno Unito e Usa. “Non intendiamo far avanzare l’Alleanza Atlantica oltre l’Oder. E pertanto non possiamo concedere alla Polonia o ad altre nazioni dell’Europa centrale e orientale la possibilità di aderirvi”, si trova scritto nel verbale. James Baker auspicava anche future “garanzie di ferro che la giurisdizione o le forze della Nato non si spostino verso Est”. Helmut Kohl, futuro cancelliere della Germania riunificata diceva a Michail Gorbachev: “Crediamo che la Nato non debba espandere il suo raggio d’azione”. Allora, la Nato ha mentito? Non ha rispettato i patti? La Russia ha ragione ad odiarci?

Neanche per idea: guardate la data. Queste conversazioni sono avvenute fra il 12 settembre del 1990, alla vigilia della riunificazione tedesca, e il 6 marzo 1991, all’indomani della stessa. Prendiamo l’ultima data: 6 marzo 1991. C’era il Patto di Varsavia, c’era l’Urss, le tre repubbliche baltiche erano ancora parte integrante del territorio sovietico, c’erano ancora le basi dell’armata rossa nei Paesi dell’Europa centrale e orientale di cui si parlava. Un ritiro era appena iniziato, ma non erano neppure nella mente di Dio gli eventi che si sarebbero susseguiti di lì alla fine dell’anno. Successe, poi, che il Patto di Varsavia, già in disarmo, si sciolse il 1° luglio 1991. In Unione Sovietica, militari e servizi segreti provarono a prendere il potere, con un colpo di Stato, un mese dopo. Non riuscendovi, accelerarono il processo di decadenza e dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il 25 dicembre 1991 veniva ammainata la bandiera rossa, per l’ultima volta, dal pennone più alto del Cremlino. Da quel giorno nascevano altre repubbliche indipendenti e sovrane, fra cui la Russia, guidata da Boris Eltsin, avversario politico di Gorbachev e della sua linea tardo-sovietica.

La Russia non è l’Unione Sovietica. Ha ereditato il suo seggio all’Onu e, dal 1994, ha mantenuto il monopolio sull’arsenale nucleare dell’ex impero rosso. Ma non ha ereditato né i debiti con l’estero, né gli accordi con altre potenze. Con la Nato, la Russia ha firmato gli accordi della Partnership for Peace nel 1994, ma soprattutto il Nato-Russia Founding Act del 27 maggio 1997. Quest’ultimo fissava i criteri dei rapporti di partnership fra l’Alleanza Atlantica e la nuova Federazione Russa.

Non è l’Urss neppure la Comunità degli Stati Indipendenti (Csi), nata dall’accordo di Minsk del 1991, per creare un’area di libero scambio e cooperazione militare fra repubbliche ex sovietiche. Contrariamente all’Urss non è una federazione, né una confederazione ed è su base volontaria. Estonia, Lettonia e Lituania, pur essendo repubbliche ex sovietiche, non ne hanno mai fatto parte. La Georgia si è ritirata dalla Csi nel 2009, dopo essere stata aggredita dalla Russia.

L’Ucraina si è ritirata nel 2018, dopo che la Russia le aveva occupato e annesso la Crimea. Originariamente, nella Csi c’erano quattro arsenali nucleari: in Russia, Bielorussia, Kazakistan e Ucraina. L’Ucraina, al momento della sua indipendenza, era la terza potenza atomica del mondo, subito dietro a Usa e Russia. La sua eredità del vasto arsenale sovietico causò due crisi molto serie, una nel maggio 1992, quando gli ufficiali al comando della forza strategica aerea e missilistica si divisero, fra chi rimase fedele a Mosca e chi giurò lealtà a Kiev. E poi nel settembre-ottobre 1993 quando, a causa del fallito golpe nazional-comunista contro Eltsin, le forze strategiche russe furono poste in stato di allerta e gli ucraini temevano di subire un attacco preventivo. Alla fine la tensione scemò solo grazie alla mediazione degli Usa che convinsero l’Ucraina a cedere tutto il suo arsenale alla Russia, come Bielorussia e Kazakistan avevano già accettato di fare.

In cambio di questa cessione, che ridiede alla Russia lo status di superpotenza nucleare, l’Ucraina chiese garanzie per la sua indipendenza. Vennero stabilite a Budapest, con un memorandum sottoscritto il 5 dicembre 1994 da Russia, Ucraina, Usa e Regno Unito: la Russia, in cambio del disarmo nucleare di Kiev, si impegnava a non invadere l’Ucraina e a rispettarne i confini (per i distratti: Crimea inclusa) e l’integrità territoriale. Fu così risolta, allora, la “crisi dei missili ucraini”, immagine retorica che la Russia sta usando in questi mesi, tracciando il parallelo con la crisi dei missili di Cuba, fuori tempo massimo e ormai senza motivo, per giustificare la sua invasione dell’Ucraina. Gli accordi vennero violati una prima volta nel 2014, con l’annessione russa della Crimea. E sono stati violati definitivamente il 24 febbraio scorso, con l’invasione dell’Ucraina. Una violazione palese, di cui si parla incredibilmente poco.

Putin, nelle sue richieste ultimative a Bruxelles e Washington (17 dicembre 2021) chiede comunque di rivedere il Nato-Russia Founding Act. Val la pena dunque di rileggere più in dettaglio cosa prevedeva quell’accordo.

“Coerentemente con i lavori dell’Osce su un modello di sicurezza comune e globale per l’Europa per il Ventunesimo secolo, e tenendo conto delle decisioni del Vertice di Lisbona in merito a una Carta sulla sicurezza europea, la Nato e la Russia cercheranno la più ampia cooperazione possibile tra gli Stati partecipanti dell’Osce con l’obiettivo di creare in Europa uno spazio comune di sicurezza e stabilità, senza linee divisorie o sfere di influenza che limitino la sovranità di alcuno Stato”.

Se lo ricordino quelli che, oggi, parlano e straparlano di “rispettare la sfera di influenza russa”. Perché la Russia stessa ha sottoscritto un impegno a non crearne di nuove in Europa.

Ricordiamoci cosa era l’Europa del 1997: la Guerra Fredda finita da meno di un decennio, le democrazie dell’Europa centrale desiderose di liberarsi del passato comunista e di entrare in un futuro liberale, accedendo all’Ue e alla Nato, una Russia perennemente in bilico fra occidentalisti che guardavano all’Europa e orientalisti nostalgici dell’Urss (o dell’impero), i primi dominanti al Cremlino, i secondi nella Duma. I Paesi dell’ex Patto di Varsavia osservavano con timore la crescita delle tendenze revansciste della politica russa, nei partiti nazionalisti (Zhirinovskij), comunisti (Zjuganov), in un governo guidato da un ex agente del Kgb (Primakov) e nell’esercito, che non era mai cambiato dalla fine dell’Urss e si esercitava ancora per combattere contro la Nato in Europa. Guardavano con apprensione alle guerre nella ex Jugoslavia, temendo che qualcuno, in Russia, potesse fare come Milosevic: riprendersi pezzi di Serbia, dopo la fine della federazione jugoslava, anche ricorrendo alla pulizia etnica. I russi erano intervenuti a gamba tesa in Moldavia e in Georgia, fra il 1992 e il 1994, in modo non troppo dissimile. E mantenevano un’exclave-fortezza a Kaliningrad, incombente su Polonia e Lituania.

Lo scopo della Nato, e dell’amministrazione Clinton, era duplice: proteggere i Paesi ex comunisti dall’eventuale ritorno di fiamma di Mosca, da un possibile scenario “jugoslavo nucleare”. E al tempo stesso creare un rapporto di partnership con la Russia, che pur non volendo entrare nella Nato (per l’opposizione della Duma, del governo e dell’esercito), poteva almeno cooperare, su un piano di parità, per la stabilità in Europa.

Le due parti si impegnavano a cooperare, “astenendosi dalla minaccia o dall’uso della forza l’uno contro l’altro e contro qualsiasi altro Stato, la sua sovranità, integrità territoriale o indipendenza politica in qualsiasi modo in contrasto con la Carta delle Nazioni Unite e con la Dichiarazione di principi che guidano le relazioni tra gli Stati partecipanti contenuta nell’Atto finale di Helsinki” e al “rispetto della sovranità, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale di tutti gli Stati e del loro diritto intrinseco di scegliere i mezzi per garantire la propria sicurezza, l’inviolabilità dei confini e il diritto all’autodeterminazione dei popoli sancito dall’Atto finale di Helsinki e da altri documenti dell’Osce” (corsivo nostro, ndr).

Infine, va ricordato anche: “Le disposizioni di questo atto non conferiscono alla Nato o alla Russia, in alcun modo, un diritto di veto sulle azioni dell’altra né violano o limitano i diritti della Nato o della Russia a un processo decisionale e di azione indipendente. Non possono essere usati come mezzo per svantaggiare gli interessi di altri Stati”.

Putin vuole riscrivere questi patti, sottoscritti dal suo Paese nel 1997, quando era Eltsin il presidente della Russia. Vuole ritornare a creare la sua sfera di influenza, vuole tornare ad avere potere di veto sulle scelte di altri Stati. Permettergli di riscrivere le regole è una scelta politica, francamente autolesionista da un punto di vista occidentale. Ma, in Italia, non possiamo sempre rispolverare presunti impegni verbali con l’Urss, che non esiste più, e dimenticare trattati veri e propri firmati dalla Russia e violati oggi da Putin. A chi giova?

Fra l’altro gli eventi di questi giorni in Ucraina, ma anche quelli del 2014 (annessione russa della Crimea) e quelli del 2008 (invasione russa della Georgia), dimostrano proprio che i timori dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia per un revanscismo imperiale post-sovietico fossero più che fondati. Gli unici Paesi dell’Europa orientale che non sono ancora stati destabilizzati dalla Russia sono, guarda caso, proprio quelli entrati nella Nato.


Una lezione dall'invasione russa dell'Ucraina: l'insufficienza dell'ombrello nucleare Nato
Atlantico Quotidiano
Franco Carinci
28 marzo 2022

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... eare-nato/

Sorprende che a tutt’oggi non si sia dato rilievo ad un precedente accostabile all’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, cioè la guerra tra Finlandia e Unione sovietica, combattuta nel breve arco di tre mesi, dal 30 novembre 1939 al 12 marzo 1940, fra l’altro con un potenziale accostamento dei due dittatori insediati a Mosca, oggi Putin, ieri Stalin. A colpire è anzitutto la sproporzione delle forze in campo, essendo l’Ucraina, come la Finlandia, molto meno forte della potenza confinante, che, come ora, allora peccò di una grave sottovalutazione della resistenza che le poteva essere opposta. A quanto scrive Kruscev nelle sue memorie, “tutto ciò che avevamo da fare era alzare appena la nostra voce e i finlandesi avrebbero ubbidito. Se ciò non avesse funzionato, ci sarebbe bastato sparare un colpo e i finlandesi avrebbero alzato le mani e si sarebbero arresi. O almeno così noi credevamo… Nessuno di noi pensava che ci sarebbe stata la guerra. Eravamo sicuri che i finlandesi avrebbero accettato le nostre richieste senza costringerci alla guerra”.

Una resistenza eroica, che però alla fine fu piegata, costringendo la Finlandia, con la pace di Mosca, a cedere una fetta di territorio notevolmente più ampia di quella pretesa dall’Unione Sovietica prima dell’invasione, cosa questa che sembrerebbe confortare chi vorrebbe la fine della politica di sostegno praticata dall’Occidente nei confronti dell’Ucraina con l’invio di armi difensive e/o con il varo delle sanzioni. Va detto che neppure allora mancò quel sostegno internazionale su cui la Finlandia aveva fatto affidamento: armi arrivarono dalla Francia e dal Regno Unito, comprese quelle offensive, circa 300 aeroplani e 500 pezzi di artiglieria, nonché volontari, principalmente ma non solo dalla Norvegia e dalla Svezia, in un numero superiore ai 20 mila; mentre l’intervento diretto di circa 60 mila uomini, francesi, britannici e polacchi, attraverso uno sbarco in Norvegia, avvenne quando già i tedeschi avevano dato inizio all’occupazione del Paese scandinavo.

Al tempo dell’invasione della Finlandia era già in corso la guerra mondiale. In base al patto Molotov-Ribbentrop, i tedeschi il primo settembre 1939 attaccarono la Polonia, con l’immediata reazione di Francia e Regno Unito, che dichiararono guerra alla Germania il 3 settembre. Quindi la guerra russo-finlandese si svolse quando Francia e Germania si guardavano in armi dalle rispettive linee fortificate, la Maginot e la Sigfrido; mentre l’Unione Sovietica, apparentemente sicura dopo aver attaccato a sua volta la Polonia il 17 settembre, restava inquieta, tanto da volersi guardare le spalle, spostando in avanti la linea di confine con la Finlandia, che si trovava a ridosso di Leningrado, a meno di una quarantina di chilometri. Nel prosieguo di quel passo appena citato, Krusciov aggiunge: “Ci si può chiedere se avevamo qualche diritto legale o morale per le nostre azioni contro la Finlandia. Di certo non avevamo alcun diritto legale. Per quanto riguarda la moralità, il nostro desiderio di proteggere noi stessi era una sufficiente giustificazione ai nostri occhi”.

Un riconoscimento a posteriori, da pensionato ormai ben lontano dal potere assoluto goduto a suo tempo; ma lo stesso cinismo, liberato da tutto l’attuale ciarpame propagandistico ad uso interno, cercando di vendere l’”operazione speciale” come una riedizione della guerra patriottica contro una risorgente minaccia nazista, appare condiviso dallo stesso Putin. Certo, ben consapevole di violare il diritto internazionale, ma convinto di dover contenere un possibile allargamento territoriale della Nato a ridosso dei suoi confini, ecco realizzare un intervento preventivo finalizzato alla creazione di due stati cuscinetto, Bielorussia e Ucraina, uno fantoccio, l’altro ridimensionato territorialmente e indebolito militarmente, per poi essere neutralizzato.

Il classico confronto fra diritto internazionale e ragion di stato: quello che il primo esclude, la seconda permette, l’invasione di un Paese riconosciuto universalmente come sovrano. A ben guardare, se a preoccupare Putin è proprio l’espansionismo Nato, che ha seguito passo a passo il collasso del blocco sovietico dopo il crollo del Muro di Berlino nel 1989, questo è percepito sotto un duplice profilo, che combina aspettative diverse, ma concorrenti: difensive, quali date da una minore esposizione ad una eventuale minaccia occidentale; offensive, quali costituite da una visione imperiale, coltivata, senza soluzione di continuità, dalla Russia zarista e dalla Russia comunista. Ma non manca allo stesso Putin una giustificazione non strategica, ma etnica, anche se assunta generalmente a giustificazione di guerre di conquista con la scusa di voler annettere enclave esposte ad una pesante discriminazione: se n’è servito Hitler per l’annessione dei Sudeti, se ne serve ora l’abitante del Cremlino, per far riconoscere le neo-proclamate repubbliche del Donbass.

Si può dire che nel corso della guerra l’enfasi si è trasferita dalla giustificazione strategica a quella etnica, certo in ragione di una resistenza non prevista, tale da rendere estremamente problematica la meta finale della “operazione speciale”, cioè la presa di Kiev, la defenestrazione di Zelens’kyi, l’imposizione di un governo fantoccio. Ora Putin parla solo di liberare il Donbass, declassando a mero diversivo tattico l’attacco a Kiev, solo per tenere occupate al nord parte consistente delle forze ucraine; ma non lascia capire che cosa intenda realmente fare, dato che si è fatto carico di costituire una continuità territoriale fra Donbass e Crimea, con esclusione dell’Ucraina dal Mar d’Azov, non senza far sospettare l’esistenza di una riserva mentale circa la presa d’Odessa, estendendo l’esclusione anche dal Mar Nero.

Ritornando al confronto col precedente della guerra russo-finlandese, rileva l’estrema diversità del territorio coinvolto, qui costituito da città grandi, medie, piccole, un tessuto urbano assai fitto, con una forte ricaduta sulla popolazione ucraina in termini di distruzioni e perdite civili, accompagnate da una massiccia emigrazione di massa; ma anche con una grande difficoltà per la forza militare russa a condurre una battaglia strada per strada, casa per casa. Ma a pesare è soprattutto la mutata scena internazionale, con un’Europa non al centro di ben due guerre mondiali nell’arco di un ventennio, ma riunita in gran parte nella Ue, che conta 27 Paesi, non che alleata con gli Usa nella Nato. Sì che l’impatto della mossa di Putin, per non essere riuscito a mettere tutti di fronte al fatto compiuto con una guerra lampo, è stato controproducente: ha ricompattato l’Ue, con la messa in atto di pesanti sanzioni; ha rivitalizzato la Nato, con la convinta se pur tardiva condivisione da parte di Paesi membri della clausola implicante la destinazione del 2 per cento del Pil annuale alle spese militari.

Allora la Finlandia appariva una vicenda secondaria, confinata nell’estremo nord, in un auto-isolamento che avrebbe dovuto tenerla indenne dal ciclone che aveva già investito il cuore dell’Europa, mentre era in atto una tragica riedizione della sfida bellica tra Francia e Germania; ora l’Ucraina risulta una vicenda centrale, che evoca una debolezza strutturale della Ue, la mancanza di una forza militare unitaria spendibile sulla scena internazionale, come dimostra tutta la sua irrilevanza nelle partite che sono state giocate da parte della Russia in Cecenia, Georgia, Ucraina, ieri con la Crimea, oggi con il Donbass, non che da parte della stessa Russia e della Turchia in Libia. Questa è stata l’amara verità con cui alla fine ha dovuto fare i conti, che l’ombrello nucleare della Nato, cioè principalmente degli Usa, non è affatto un deterrente sufficiente, perché non utilizzabile senza per questo solo scatenare una terza guerra mondiale del tutto suicida. Se la Russia attaccasse la parte più debole dell’alleanza, le repubbliche baltiche, l’unica scelta praticabile sarebbe contrastarla sul terreno, con una risposta immediata che naturalmente richiederebbe la presenza effettiva di forze armate terrestri, aeree, navali subito disponibili.

Questa è la lezione che si può trarre dall’invasione dell’Ucraina, come d’altronde testimonia una prima concentrazione di forze alleate ai confini con la Russia, ma qual è la prospettiva dell’Ucraina stessa? A stare a quanto di recente ha sostenuto Putin sembrerebbe risolversi tutto nel riconoscimento della annessione della Crimea e delle due repubbliche del Donbass, ma certo non deve essere escluso l’obiettivo principale dell’invasione, la neutralizzazione dell’Ucraina, parola declinabile in più di una variabile, dal no alla Nato ad un disarmo totale o parziale. Neppure è credibile che l’esercito russo si ritiri docilmente dai territori conquistati a prezzo di pesanti perdite in termini di uomini e di mezzi, ne andrebbe del consenso interno, gonfiato oltremodo con il rappresentargli ossessivamente un nemico deciso a cancellare la Russia dalla carta geografica, l’Ucraina come mera pista di lancio di una offensiva finale. Potrebbe aversi una cessazione del fuoco, con una interminabile negoziazione, tale da giustificare la permanenza dell’esercito russo nelle aree occupate specie al sud.

Non è possibile dire quando l’Ucraina potrà cominciare a ricostruire le sue città, a rimarginare le sue ferite in termini di perdite umane, a far ritornare i suoi cittadini, è certo che sarà una ulteriore scommessa di solidarietà per l’Europa, cui essa ha mostrato di voler appartenere, non solo per geografia, ma per identità di tradizione, cultura, idealità.




Pur con tutti gli errori e debolezze, non c'è alternativa all'atlantismo e alla leadership Usa

Atlantico Quotidiano
Michele Marsonet
29 marzo 2022

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... rship-usa/

Joe Biden sta dimostrando, ogni giorno di più, di essere un pessimo presidente. L’entusiasmo con cui lo schieramento progressista aveva accolto la sua elezione, e l’uscita di scena di Donald Trump, è finito da un pezzo, anche se la sinistra si attarda ancora a celebrare il cambio della guardia alla Casa Bianca.

Si sapeva già che l’attuale presidente è un gaffeur seriale, come testimonia senza ombra di dubbio la sua lunga carriera politica. Eppure molti si ostinavano a sperare che la grande esperienza accumulata, soprattutto nel campo della politica estera, gli avrebbe consentito di gestire con equilibrio la politica internazionale degli Stati Uniti.

I pessimisti, invece, avevano ragioni da vendere. Non si era mai visto un presidente Usa smentito e “corretto” da membri del suo staff, e in primis dal segretario di Stato Antony Blinken. Finora i disaccordi – che esistono da sempre – venivano trattati sul piano interno, con l’ovvio intento di non offrire all’opinione pubblica un’immagine debole dell’America. Immagine debole che la potenza leader dell’Occidente non può permettersi di fronte ai tanti nemici della “società aperta”.

Non è bastato il disastroso e affrettato ritiro dall’Afghanistan. Ora l’invasione russa dell’Ucraina, e l’ondivaga reazione americana, ha consentito alle autocrazie di rimarcare la debolezza occidentale e la necessità di giungere a un nuovo ordine mondiale non più basato sull’egemonia Usa.

E il discorso non vale soltanto per le autocrazie tradizionali come Russia e Cina. Si estende infatti anche a un Paese chiave come l’India, che si autodefinisce “la più grande democrazia del mondo”. New Delhi, già vicina ai russi (in funzione anticinese) non ha condannato la “operazione speciale” di Putin, ritrovandosi così vicina ai tradizionali nemici cinesi.

Per non parlare dei tanti Stati africani, asiatici e dell’America Latina che sulla vicenda ucraina hanno assunto posizioni sostanzialmente filorusse. Il motivo è evidente, e va ricercato nell’odio per la democrazia liberale e nella ricerca di una vendetta postuma contro il vecchio colonialismo.

La situazione per l’Occidente, dunque, si fa drammatica. Gli Stati Uniti non hanno soltanto uno dei presidenti più deboli della storia americana, ma sono pure colpiti da una grave crisi interna con i due maggiori partiti in difficoltà. L’Unione europea, dal canto suo, nonostante gli entusiasmi per una sua (presunta) rinnovata unità, si trova ancora una volta in una posizione di grande debolezza, con i vari attori nazionali che cercano, ognuno, di giocare un ruolo primario nella crisi attuale.

Ciò che occorre chiedersi con forza è se, per l’Occidente, esistano alternative plausibili all’atlantismo. Ebbene, nonostante Biden, la risposta è un netto “no”. Nessuna nazione europea possiede la potenza economica, militare e diplomatica degli Stati Uniti. Anche se hanno attualmente un presidente incerto e ondivago, nessuno si può sostituire ad essi in una posizione di leadership. Neppure Emmanuel Macron e Boris Johnson, con tutto il loro attivismo.

Il centro resta sempre a Washington, e dovrebbe essere evidente per tutti che un’Alleanza Atlantica senza la guida americana è destinata all’impotenza. Certo, vengono i brividi pensando che l’eventuale sostituto di Biden sarebbe Kamala Harris. Lei pure salutata con grandi squilli di tromba dallo schieramento progressista, e protagonista di clamorose figuracce ogni volta che Biden l’ha spedita in giro per il mondo.

Eppure, nonostante tutto, l’unico orizzonte possibile per gli occidentali è proprio quello atlantico, sperando che possa recuperare in tempi brevi l’antica assertività e capacità di deterrenza, soprattutto militare. Anche se la situazione attuale spinge al pessimismo, non deve mancare la volontà di recuperare la forza parzialmente perduta.

Magari sfruttando le debolezze degli avversari. Per esempio, le inattese carenze militari della Federazione Russa, che stanno mandando all’aria i frettolosi piani di conquista di Vladimir Putin. Oppure il timore cinese di non riuscire più a mantenere i precedenti livelli di crescita, a causa delle tensioni che danneggiano i rapporti della Repubblica Popolare con gli indispensabili mercati occidentali.

È ovvio, tuttavia, che a questo fine non giovano gli eventi puramente mediatici, come il fallito “Forum sulla democrazia” organizzato da Biden. Serve piuttosto un ripensamento globale del ruolo della Nato e una condivisione delle responsabilità da parte degli europei. Senza però mettere in dubbio la leadership americana, giacché questo altro non farebbe che rafforzare le ambizioni di dominio delle autocrazie.


Le tre illusioni e mezze verità che spiegano gli errori di calcolo del Cremlino in Ucraina
Atlantico Quotidiano
Alfonso Piscitelli
31 marzo 2022

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... n-ucraina/

Ora che russi segnano il passo in Ucraina scavando trincee e disseminando il territorio conquistato di mine è possibile, con più calma, riflettere sui meccanismi mentali che, plausibilmente, hanno spinto Putin e la classe dirigente che lo circonda a lanciarsi in questa avventura bellica.

Se la “guerra lampo” immaginata al Cremlino non è riuscita, è lecito supporre che i vertici russi abbiano coltivato delle illusioni. Come è noto gli errori più dannosi per chi li concepisce sono quelli che contengono un fondo di verità.

La prima illusione coltivata da Mosca riguarda “l’espansione della Nato ad est”: è vero che dopo la Guerra Fredda, la Nato e l’Unione europea si sono estese fino ad inglobare la fascia esterna dell’ex impero sovietico e i Paesi baltici. Il punto però è che si parla – anche in Occidente – di “espansione” come se si fosse trattato delle occupazioni militari tedesche del 1940-41. In realtà, dopo 40 anni di dominazione russo-comunista i popoli dell’est hanno liberamente e fortemente voluto il loro ingresso nell’area economica e di difesa occidentale. Scelte che si sono rivelate felici: in questi anni i Paesi dell’Europa orientale hanno attraversato una fase di sviluppo che, in tono minore, ricorda la rinascita dell’Europa occidentale negli anni ’50.

Per fare un esempio concreto, l’Estonia oggi si sente “occupata dalla Nato”, o non è piuttosto lieta di non condividere la sorte della Bielorussia? In linea generale l’Europa dell’est non rimpiange affatto né il comunismo sovietico né il dominio russo: su questo dato “strutturale” – per ripetere un termine del linguaggio marxista – l’Occidente a guida americana ha vinto il dopo-Guerra Fredda tanto quanto si è impantanato nelle sabbie dell’Iraq e sugli altopiani afghani.

Al dominio russo-sovietico ungheresi, cechi, polacchi, tedeschi dell’est periodicamente si ribellarono; una volta che i carri armati russi hanno abbandonato le loro postazioni la vita civile dei Paesi dell’Est è rifiorita nella doppia cornice europea ed atlantica. Questa fioritura esercita una forza di attrazione sugli ucraini, della quale i russi non si capacitano.

Peraltro i flussi di uomini hanno rinsaldato i legami tra popoli europei: polacchi e rumeni si sono trasferiti a occidente in cerca di lavoro; gli ucraini, oltre ad emigrare dalle nostre parti, hanno riempito gli spazi lasciati vuoti in una Polonia che a sua volta è divenuta meta di immigrazione dall’ex Unione Sovietica.

Per recuperare la presa sull’Ucraina Mosca avrebbe potuto concepire una sorta di piano Marshall utilizzando una parte di quel flusso enorme di denaro che ogni giorno viene dai Paesi occidentali a cui fornisce energia, invece ha scelto di utilizzare ancora una volta il linguaggio della forza. Dopo un mese di guerra si può ragionevolmente constatare che questa dose di forza militare si è rivelata insufficiente: i patrioti ucraini (quelli che Putin e Dugin chiamano “nazisti” con un autentico abuso ideologico) hanno reagito abbastanza efficacemente. E tale reazione Mosca non aveva previsto. Perché?

Probabilmente perché i politici e i militari russi hanno coltivato la seconda illusione, quella relativa al “colpo di Stato in Ucraina”. Anche in questo caso l’illusione si alimenta di una mezza verità: americani e anche tedeschi hanno fortemente sollecitato il cambio di regime del 2014. E tuttavia i russi non ammettono che se Euromaidan nel 2014 è riuscito è perché la maggioranza della popolazione, per le ragioni economiche dette prima (ma anche per il ricordo delle profonde ferite del Novecento sovietico), ormai guardava all’Occidente euro-americano.

Ma è sull’orientamento di fondo della società ucraina che forse Putin si è fatto le illusioni maggiori. Ha probabilmente pensato che gli sarebbe bastato dare una spallata militare al sistema politico del fragile vicino, e Zelensky sarebbe fuggito, il governo filo-occidentale sarebbe stato rovesciato e i russi sarebbero entrati a Kiev imponendo un governo tollerato, se non proprio amato dalla popolazione. Che ciò non si sia verificato è stato palese poche ore dopo l’inizio dell’invasione, quando l’appello di Putin a rovesciare Zelensky è caduto nel vuoto.

Particolarmente amaro risulta per Putin il confronto tra il comportamento dell’ultimo leader filo-russo dell’Ucraina Yanukovych e Zelensky. Mentre il burocrate post-sovietico scappò con rapidità di fronte alla rivolta, quello che viene sprezzantemente definito come “il comico” dopo quattro settimane di assedio da parte di uno degli eserciti più temibili del mondo è ancora al suo posto e resiste.

La cosa sorprendente è che Mosca non abbia avuto il polso della situazione a Kiev. Gli ucraini erano divisi in schieramenti incompatibili tra loro e bellicosi: l’immaturità politica si confondeva con una consolidata pratica di corruzione. E tuttavia nessun settore della società civile ucraina era disposto a tornare sotto protettorato russo… Putin è riuscito con la guerra del 2014 a ricompattare, contro di sé, i frammenti scomposti dell’Ucraina. Non era facile.

Ma intanto nell’est russofono dell’Ucraina? La propaganda russa insiste – e anche qui vi è un fondo di verità che non può essere negato – sugli atti di violenza, intimidazione, repressione culturale che il governo di Kiev ha inferto alle regioni orientali, più simili alla Russia (l'autore si è dimenticato di specificare che ciò è avvenuto per reazione prima all'occupazione della Crimea e poi alle violenze dei sepratisti filorussi in Donbass). E tuttavia adesso per effetto della “operazione speciale” sono proprio le città abitate a maggioranza da russofoni quelle più martirizzate: Kharkiv, Mariupol, Dnipro.

Nei giorni scorsi Odessa si è fatta fortezza contro i russi: la stessa Odessa dove avvenne il massacro di 40 persone in un incendio divampato nella casa dei sindacati dopo gli scontri tra nazionalisti ucraini e filo-russi. Un evento luttuoso, tragico, ma dopo il quale sono trascorsi otto anni nei quali ad Odessa si è convissuto tranquillamente fino a quando Putin non ha iniziato ad invadere l’Ucraina.

Riguardo al Donbass, per equanimità, è giusto ricordare le angherie dei nazionalisti ucraini, ma anche il fatto che in seguito alla proclamazione delle due repubbliche appoggiate da Mosca vi è stato un esodo di circa 500.000 persone che sfuggivano alle milizie locali, ma anche ai mercenari che Mosca ha fatto affluire. I morti nel Donbass sono stati il frutto degli scontri tra milizie ucraine, anche famigerate, e forze militari russe non propriamente cavalleresche (l'autore si dimentica di specificare che la repressione ucraina segue le violenze dei separatisti fomentati, istigati, finanziati e riforniti d'armi da Putin).

Dunque, mescolando propaganda e auto-illusione i russi non hanno capito che:
1) L’Europa dell’est ha scelto liberamente l’Occidente;
2) La società ucraina non era disponibile a far compagnia ai bielorussi nella area “post-sovietica” sotto protettorato di Mosca;
3) Molti russofoni (proprio in città simbolo come Odessa) preferirebbero vivere in una Ucraina, pur difettosa di democrazia, che tornare alla “Santa Madre Russia” (l'autore si è dimenticato di aggiungere che la Russia non ha nulla di democratico perché è una dittatura violenta).
E senza sforzarsi troppo di capire come è cambiato il mondo, Putin e i suoi sono tornati a mostrare il volto feroce di Budapest 1956, Berlino 1961, Praga 1968.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2022 8:01 pm

PUTIN IL BUGIARDO.
Umberto Mosso
7 aprile 2022

https://www.facebook.com/umberto.mosso. ... 0968990951

L’ingresso dei paesi dell’ex Patto di Varsavia nella Nato, iniziato con Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca nel 1999, fu preceduto dalla firma del Nato-Russia Founding Act il 27 maggio 1997 a Parigi.
Con quell’atto la Russia prendeva atto dell’ingresso dei nuovi membri Nato e l’Alleanza Atlantica escludeva lo schieramento permanente di forze armate Nato e l’installazione di armamenti offensivi, come missili con testate nucleari, nei nuovi territori.
Esclusione che è ancora oggi rispettata dall’occidente, che ha installato solo missili intercettori, dunque difensivi a corto raggio, sui quali non è tecnicamente possibile istallare testate nucleari.
Infatti nel 2002, a Pratica di Mare, la Russia entra a far parte del G20, il gruppo mondiale “di testa”, dove avrebbe potuto confrontarsi da pari a pari con le altre potenze mondiali e definire un nuovo modello multipolare che tutti dicevano di voler realizzare.
Nel 1989 le truppe Nato in Europa erano circa 315.000. Dopo la dissoluzione dell’Urss ci fu una drastica riduzione fino ad arrivare, nel 2014 con l’annessione russa della Crimea, a circa 100.000 soldati dei quali 64.000 americani.
Nel 2021, mentre Putin incolpava la Nato di espandersi a Est, i soldati Nato erano oltre quattro volte meno rispetto al picco nella guerra fredda (430.643 nel 1957), smentendo di fatto le accuse russe e cinesi.
Dopo che Putin, con la guerra della Russia all’Ucraina, ha stracciato gli accordi del ‘97, la Nato ha schierato ulteriori quattro, così detti, gruppi tattici multinazionali, cioè quattro battaglioni con 1000 soldati ognuno nei tre paesi Baltici e in Polonia, arrivando al totale attuale di 101.000 soldati sotto il comando Nato.
Non esistono missili con testate nucleari o convenzionali istallati, su basi fisse o mobili, nei paesi dell’ex blocco sovietico ammessi nella Nato. Quindi il timore russo di vedere schierati in prossimità dei propri confini sistemi che costituissero una minaccia diretta al proprio territorio e alle proprie città, non si è mai materializzato, né allora, né oggi.
La natura difensiva della Nato in Europa è testimoniata dalla qualità e quantità del suo dispositivo militare, ben noto all’intelligence Russa, e confermato dall’estrema prudenza che sta praticando oggi, per non entrare a diretto contatto con la Russia.
Al contrario, dal 2013 la Russia ha schierato, da Kaliningrad e lungo tutti i confini dell’UE, missili con portata minima di 500 km, con testate sia convenzionali che nucleari. Missili termobarici a velocità ipersonica, finiti di istallare nel 2018, che possono raggiungere qualunque città dell’UE in pochi minuti.
Putin, il bugiardo, mentre firmava gli accordi del 2002 a Pratica di Mare, aveva in progetto un’altra strategia. Che annuncia a Monaco il 10 febbraio del 2007, sulla base delle idee revanchiste e nazionaliste di Alexandr Dugin, come ho documentato più volte su questo profilo nelle ultime quattro settimane.
La sollecitazione di Zelensky, eletto nel 2019, di entrare nella Nato sulla base di una domanda avanzata dal governo e dal Parlamento ucraino nel 2008, è assai comprensibile viste le minacce di Putin dal 2007 al 2011. Concretizzate nel 2014 con l’annessione della Crimea e l’intervento di contractors russi nel Donbass.
Ma la richiesta non poteva essere accolta perché il regolamento Nato vieta l’adesione da parte di paesi belligeranti. Per non “ereditare” conflitti in atto. La risposta della Nato fu laconica, diplomatica e temporeggiatrice. Un atteggiamento noto sia all’Ucraina che a Putin.
Cadono con questo sia il pretesto di Putin di rispondere ad una provocazione Nato, sia la fake news filorussa secondo la quale gli Usa avrebbero spinto Zelensky a provocare la Russia assicurandogli l’ingresso nella Nato per poi lasciarlo scoperto. Sono note le dichiarazioni ufficiali del Dipartimento di Stato Usa, ripetute negli anni e fino a pochi giorni prima dell’aggressione, che anche se si fosse trovato il modo di aggirare il regolamento Nato, l’ingresso dell’Ucraina si sarebbe concretizzato non prima di venti anni.
Non si può imputare a Zelensky la responsabilità della guerra per le continue e pressanti richieste di aiuto militare all’occidente. Chiunque fosse sotto l’attacco ingiustificato, massiccio e brutale cui è sottoposta l’Ucraina, farebbe altrettanto. È ripugnante descrivere Zelensky come il massacratore del suo popolo per rendere un servizio agli Usa.
Impressiona, viceversa, il cinismo di chi, nascondendosi dietro la parola Pace, giustifica la guerra di Putin fornendo ogni giorno interpretazioni politiche e narrazioni storiche che furono usate per “comprendere” le ragioni dell’attacco di Hitler alla Polonia e l’inizio della seconda guerra mondiale. La frustrazione della Germania nazista come quella della Russia di Putin vessata dall’occidente. I conti tornano?
Il pensiero di una resa dell’Ucraina alla prepotenza russa può fare comodo, temporaneamente, a noi spaventati, ma una pacificazione violenta, senza giustizia, non sarebbe mai accettata non dal governo, ma dal popolo ucraino che resiste agli aggressori russi. Pace in cambio di libertà?
Si se si pensa che l’occidente sia schiavitù e Putin sia liberazione, che l’Ucraina sia nazista e Putin l’erede del comunismo patriottico certo che sì. Ma ditelo chiaramente, senza sporcare la parola Pace.
(Fonti: siti ufficiali UE e Nato, Agenzia di Stato Russa RIA Novosty e Governo Federazione Russa, siti e riferimenti di Limes, il Mulino, Left, Corsera, la Stampa, la Repubblica, l’Avvenire, il Riformista, il Manifesto, il FQ, il Foglio, il Sole24Ore, Radioleopolda, Radio Radicale, Radio 24, Rai, la 7, Ansa, ADN Kronos, Wikipedia).
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2022 8:02 pm

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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » mar mar 22, 2022 9:50 pm

7)
Gli unici nazi fascisti in questa storia sono i suprematisti russi del criminale Putin (compresi i filo russi del Donbass che hanno innescato la guerra civile) e i dementi europei, italiani e veneti che lo supportano, questi sono i veri nazi fascisti altro che gli ucraini e Zelensky. E buona parte di questi sono falsi cristiani e anche schifosi antisemiti e antisraeliani, odio antisemita che traspare nelle demenziali accuse all'ucraino ebreo Zelensky. Io rinnego la mia appartenza a questo mondo venetista demenziale e considero tutti questi venetisti nemici dell'umanità e miei nemici personali.



La vergogna dei veneti e dei leghisti che stanno con la Russia di Putin e contro l'Ucraina
viewtopic.php?f=143&t=3001
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9003863100


5)
La falsa propaganda Russa sul Donbass e sul presunto genocidio dei fiorussi da parte dei presunti nazisti ucraini, smentito dalla Corte Internazionale dell'ONU all'Aia e la condanna della Russia di Putin per crimini di guerra e contro l'umanità.




Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non dei russi e della Russia
https://www.facebook.com/profile.php?id=100078666805876
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 143&t=3000


Violazione dei diritti umani, civili e politici del popolo ucraino dell'Ucraina e degli ucraini in Crimea e nel Donbass che sono territori dell'Ucraina;
mediante demonizzazione calunniosa e interpretazioni menzognere della storia,
terrorismo e violenza politoca della minoranza russofila in Ucraina, in Crimea e nel Donbass
e successiva criminale aggressione con invasione e occupazione militare che ha causato e che sta causando distruzione e stragi.



Per chi sventola la bandiera rossa nella terra contesa del Donbass
il manifesto
Andrea Sceresini
Crisi ucraina. Da Donetsk a Torez, dove antifascismo è imperialismo sovietico. E la falce e martello non è tanto in antitesi con i ritratti di Nicola II e le tesi dei suprematisti
16.3.2022, 23:59

https://ilmanifesto.it/per-chi-sventola ... l-donbass/

Nel centro di Donetsk, su un piedistallo di marmo, sorge una grande statua di Lenin. Ci sono anche tante bandiere rosse, a Donetsk, come quelle che si sono viste sventolare negli scorsi giorni sui carrarmati in corsa verso ovest. Quando sono andato per la prima volta in Donbass, nel 2014, speravo di poter raccontare una nuova guerra di Spagna. Mi ero lasciato illudere da tutte quelle bandiere (anche se veder sventolare una bandiera rossa su un tank invasore un po’ dovrebbe far riflettere), dagli slogan antifascisti e dal “No pasaran!” scritto a caratteri cubitali sulla “Doma administratsiya” di Donetsk. Ma poi avevo visto anche altre cose. C’erano le bandiere zariste, quelle putiniane, e c’erano le centinaia di volontari di estrema destra che erano venuti a combattere sotto quelle insegne. Ho poi capito che l’antifascismo, a Donetsk, è ben diverso dal nostro. L’antifascismo, per i russi, è l’Armata patriottica di Stalin che respinge l’invasore tedesco (deriva da qui il concetto di “denazificazione” utilizzato da Putin, che non significa la sconfitta del nazismo come ideologia reazionaria, ma più genericamente la sconfitta dei nemici della Russia).

LA BANDIERA ROSSA simboleggia il potere imperiale sovietico, che aveva barattato l’uguaglianza col sogno di dominare il mondo. Perciò la falce e martello, a Donetsk, non era poi così in antitesi con i ritratti di Nicola II e le tesi dei suprematisti russi – e accorgersene, stando lì, non era per nulla difficile. Un giorno, dovendo trascorrere una mezza mattinata con un leader locale del Partito comunista del Donbass – e parlando io poche parole di russo e lui nessuna d’inglese – volli provare a fare un gioco. Gli elencai alcuni personaggi storici, chiedendogli di farmi capire chi gli piacesse e chi no. I nomi di Stalin e dell’ultimo zar furono accolti con un sonoro «karasciò». Più moderato fu l’entusiasmo per Mussolini – che in fondo li aveva invasi ma era pur sempre un nazionalista – mentre Lenin fu salutato con una mezza storta di naso. I più strapazzati furono Marx ed Engels, che il mio interlocutore bollò con un lapidario aggettivo – «Pederàst, finocchi». Ma in fondo è l’ironia delle parole, che una volta svuotate del concetto possono voler dire qualunque cosa. Così le insegne bolsceviche – che nel 1917 simboleggiavano l’unione della classe operaia mondiale contro la guerra – oggi vengono fatte sventolare da giovani coscritti che ammazzano altri giovani coscritti in nome della patria e dei sacri confini. Nel 1956, quando i carri russi entrarono a Budapest, Ignazio Silone si indignò contro chi parlava dell’intervento delle «truppe sovietiche contro gli insorti ungheresi»: «Il rispetto della verità – scrisse – esigerebbe che si dicesse “le truppe imperialiste russe contro i soviet dell’Ungheria”». Ora è più o meno la stessa cosa, con l’unica differenza che non ci sono soviet né da una parte né dall’altra.

Cosa nascondessero quelle belle bandiere rosse l’ho poi scoperto viaggiando nel Donbass. Nella cittadina di Torez – così battezzata in onore di Maurice Thorez, già leader del Partito comunista francese – migliaia di minatori sono rimasti disoccupati in seguito alla guerra. Oggi molti di loro lavorano nelle Kopankas, vere e proprie miniere clandestine scavate a costo zero e nelle quali si è costretti a strisciare pancia a terra, mentre il martello pneumatico satura l’aria di polvere nera. Nel 2015 il salario era di settecento grivne a settimana, pari a poco più di trenta euro. Si lavorava sei giorni su sette, in condizioni di sfruttamento assoluto, e spesso si era pagati direttamente in sacchi di carbone. Il materiale così faticosamente estratto veniva poi venduto ai “nemici” di Kiev, e chi controllava il traffico – e ci guadagnava – erano il più delle volte gli stessi leader separatisti. È grazie a business come questi che si è formata la nuova borghesia locale, la quale sfrutta e si ingrassa esattamente come quella filo-ucraina che l’ha preceduta – ma semplicemente lo fa sventolando un’altra bandiera.

QUANTO AI NEONAZISTI veri – quelli che si definiscono tali – ne ho conosciuti su entrambi i lati della barricata, e ricordo l’imbarazzo di due gruppuscoli di ultra-droitier francesi che un giorno avevano scoperto di combattere gli uni contro gli altri e si erano telefonati per cercare di capire il perché. Che c’azzecca l’antifascismo in tutto questo? Nulla, evidentemente. È soltanto una parola, così come la statua di Lenin è soltanto una statua – che se potesse riprendere vita si vergognerebbe di stare dove sta.



Fine della menzogna nazifascista russa sul genocidio dei russi nel Donbass
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9003863100

Nessun genocidio di russofoni russofili nel Donbass ucraino ad opera degli ucraini, la Corte Internazionale condanna la Russia di Putin e il nazifascista Putin per crimini contro l'umanità


Guerra Ucraina, in arrivo decisione Corte giustizia su ricorso contro Russia
La decisione mercoledì
14 marzo 2022
https://www.adnkronos.com/guerra-ucrain ... OXRp223HKR
Guerra Ucraina-Russia, la Corte di Giustizia internazionale (massimo organismo giuridico dell'Onu per le dispute tra Stati) annuncerà la sua decisione sul ricorso presentato da Kiev per imporre misure contro Mosca che accusa falsamente l'Ucraina di genocidio per giustificare la sua invasione. "Mercoledì 16 marzo la Corte emetterà un ordine sulla richiesta dell'Ucraina" si legge in un comunicato della Corte che ha sede all'Aja alla quale Kie ha chiesto "una decisione urgente che ordini alla Russia di mettere fine alle attività militari" negando nel modo più assoluto le accuse di genocidio. "La Russia non ha nessuna base legale per prendere misure contro l'Ucraina con il proposito di evitare nessun presunto genocidio" in Donbass, recita il ricorso del governo ucraino.


Onu, la CIG ordina alla Russia di “sospendere immediatamente” la guerra

La Voce di New York
16 marzo 2022

https://www.lavocedinewyork.com/onu/202 ... la-guerra/

Con 13 voti a favore e 2 contrari – quelli del vicepresidente russo Kirill Gevorgian e del cinese Xue Hanqin – la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha stabilito che la Russia “deve sospendere immediatamente le operazioni militari che ha iniziato il 24 febbraio” in Ucraina.

La sentenza – primo verdetto del genere emesso dalla “corte ONU” dall’inizio dell’invasione russa – è in risposta a una causa presentata dall’Ucraina alla fine dello scorso mese, che incolpa la Russia di manipolare il concetto di genocidio per giustificare la sua aggressione militare.

La tempistica non è casuale: giovedì, infatti, il Governo di Mosca presenterà una risoluzione umanitaria al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, giustificando il suo intervento militare in Ucraina proprio sulla base del presunto genocidio ucraino contro le popolazioni russofone del Donbass. La mossa della CIG va quindi letta anche come una maniera di ‘mettere le mani avanti’ rispetto all’interpretazione del diritto internazionale fornita da Mosca.

Ciò premesso, malgrado i verdetti della Corte internazionale di giustizia siano pienamente vincolanti, c’è più di qualche dubbio che Mosca rispetterà la sentenza, dal momento che il tribunale dell’Aja non ha mezzi diretti per farli rispettare.

Il caso

La Corte ha esordito ricordando che il 26 febbraio l’Ucraina ha presentato un ricorso contro la Russia per “una controversia” sull’interpretazione, applicazione e adempimento della Convenzione sul genocidio del 1948.

L’Ucraina sostiene che la Russia, avendo falsamente evidenziato atti di genocidio contro la popolazione delle regioni di Luhans’k e Doneck, avesse dichiarato e attuato una “operazione militare speciale” per prevenire e punire i presunti atti.

La CIG ha chiesto a Mosca di sospendere immediatamente i suoi attacchi e cessare tutte le operazioni militari in quanto basate sullo scopo dichiarato dal Cremlino di prevenire o punire Kyiv per aver commesso un genocidio.

La Corte ha anche sottolineato come la Russia avesse deciso di non partecipare al procedimento orale e, successivamente, avesse presentato un documento con la propria posizione, secondo cui la Corte non avrebbe giurisdizione, e chiedendole di “astenersi dall’indicare misure provvisorie e di rimuovere il caso dalla sua agenda”.


Le condizioni

Nel pronunciare il verdetto, il presidente – lo statunitense Joan E. Donoghue – ha sottolineato che sono state soddisfatte le condizioni necessarie per dare alla CIG l’autorità di indicare misure provvisorie, vale a dire che i diritti rivendicati dall’Ucraina sono plausibili; il genocidio non è stato commesso; e la condizione di urgenza è stata soddisfatta in quanto danni irreparabili possono “verificarsi in qualsiasi momento”.

“In effetti, qualsiasi operazione militare, in particolare una della scala realizzata dalla Federazione Russa sul territorio dell’Ucraina, provoca inevitabilmente la perdita di vite umane, danni mentali e fisici, e danni alla proprietà e all’ambiente”, ha riferito il presidente della CIG.

Per conto della Corte ONU, ha continuato, “la popolazione civile colpita dall’attuale conflitto è estremamente vulnerabile”, aggiungendo che l’aggressione della Russia ha provocato “numerosi morti e feriti civili (…), danni materiali significativi, compresa la distruzione di edifici e infrastrutture”.

“Gli attacchi sono in corso e stanno creando condizioni di vita sempre più difficili per la popolazione civile. Molte persone non hanno accesso agli alimenti più elementari, all’acqua potabile, all’elettricità, alle medicine essenziali o al riscaldamento. Un numero molto elevato di persone tenta di fuggire dalle città più colpite in condizioni di estrema insicurezza”, ha spiegato.

I giudici sono stati peraltro unanimi nell’ordinare che entrambe le parti si astengano da qualsiasi azione che possa “aggravare o estendere la controversia (…) o renderla più difficile da risolvere”.



La Corte Internazionale di Giustizia dell'Onu ordina alla Russia di fermare la guerra
Paolo Busco e Filippo Fontanelli
17 marzo 2022

https://www.corriere.it/esteri/22_marzo ... f215.shtml

La decisione del tribunale delle Nazioni Unite è una vittoria per il governo di Kiev. Rigettate le accuse di Mosca sul genocidio della popolazione del Donbass

La Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite ha ordinato ieri alla Russia di sospendere immediatamente le «operazioni militari» iniziate in Ucraina, con 13 voti favorevoli e 2 contrari (da parte dei giudici russo e cinese). L’ordine è stato adottato in via urgente, nell’attesa di una decisione definitiva nel merito del giudizio che l’Ucraina ha introdotto contro la Russia all’Aja lo scorso 26 febbraio. Qual è la portata della decisione odierna, e in cosa consiste di preciso il caso instaurato dall’Ucraina davanti alla Corte?

Disputa fra Stati

Il ricorso dell’Ucraina contro la Russia verte sulla interpretazione e applicazione della Convenzione sulla prevenzione e repressione del crimine di genocidio del 1948. Non è la prima volta che la Convenzione è oggetto di una disputa fra Stati davanti alla Corte: per esempio, la Convenzione è stata invocata dalla Bosnia contro la Serbia e il Montenegro negli anni ’90, nel contesto della guerra di Balcani; più di recente, dal Gambia contro Myanmar rispetto alla situazione della minoranza Rohingya. Se confrontato con questi casi, e con le ordinarie dinamiche fra Stato attore e Stato convenuto in una disputa internazionale, il caso introdotto dall’Ucraina è inusuale.

La questione del Donbass

L’Ucraina non accusa la Russia di aver compiuto atti di genocidio nei confronti della popolazione ucraina durante la guerra in corso. Al contrario, chiede alla Corte di confermare che la stessa Ucraina non ha commesso atti di genocidio contro la popolazione russofona del Donbass; inoltre, e in ogni caso, che la risposta armata russa sarebbe comunque illegittima, poiché la repressione di un eventuale genocidio potrebbe avvenire solo con i mezzi previsti dalla Convenzione, che non contempla l’uso unilaterale della forza. Come noto, invece, il Cremlino giustifica l’invasione proprio sulla base della necessità di fermare un asserito genocidio perpetrato dall’Ucraina nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. L’idea di fondo della richiesta dell’Ucraina è in sostanza la seguente: la Russia ha usato la Convenzione sul genocidio per fini impropri e in mala fede; l’uso unilaterale della forza sarebbe vietato anche laddove si stesse davvero consumando un genocidio e dunque è tanto più vietato quando l’accusa di genocidio è pretestuosa. Si tratta di un caso non «lineare», viste le circostanze. Perché l’Ucraina non ha più semplicemente chiesto di accertare direttamente l’illiceità dell’aggressione armata russa, invocando il diritto internazionale e la Carta ONU, oppure di dichiarare che la Russia sta commettendo un genocidio ai danni della popolazione ucraina nel contesto delle ostilità?

La Convenzione sul genocidio

Sul primo punto, la spiegazione è che la competenza della Corte si basa sul consenso delle parti. Perciò, uno Stato può convenirne un altro in giudizio per accertare la commissione di un illecito internazionale solo se quest’ultimo accetta la giurisdizione della Corte sulla materia della controversia. La Russia non si è assoggettata alla giurisdizione della Corte su qualsiasi questione, ma lo ha fatto sulle questioni trattate dalla Convenzione sul genocidio, quando ha deciso di diventarne parte nel 1954. Per questo motivo, per adire la Corte, l’Ucraina ha dovuto formulare un ricorso inusuale, costretto dall’aggancio indispensabile all’argomento del genocidio. Sul secondo punto, la risposta è che, almeno per il momento, un’accusa diretta di genocidio alla Russia avrebbe avuto poche chances di successo davanti alla Corte.

Crimini di guerra e crimini contro l’umanità

Il crimine di genocidio ha difatti una definizione tecnica, il cui elemento centrale è la volontà soggettiva di annientare un gruppo (etnico, religioso, ma anche nazionale) in quanto tale, per le sue specifiche caratteristiche. I crimini di guerra e i crimini contro l’umanità non costituiscono genocidio, se non è data prova di questo specifico intento. La difesa dell’Ucraina può aver ritenuto strategicamente più opportuno, almeno per il momento, concentrare gli sforzi su obiettivi più limitati, ma più realistici da ottenere. Passando ora alla decisione di ieri, è evidente che la strategia dell’Ucraina, pur con le limitazioni di cui si è detto, mirava ad alcuni obiettivi concreti, tutti centrati.

Gli obiettivi

Primo, l’introduzione del giudizio ha permesso all’Ucraina di chiedere e ottenere un ordine diretto di cessazione delle ostilità da parte della massima istanza giudiziaria internazionale, in meno di tre settimane dall’attacco russo. Secondo, la Corte ha indicato che le tesi dell’Ucraina sono quanto meno plausibili (fermi restando gli approfondimenti che la Corte dovrà fare in seguito) tanto rispetto al fatto che nel Dombass non sia in atto un genocidio della popolazione russofona; quanto rispetto al fatto che l’uso della forza unilaterale sia in ogni caso vietato. Questi passaggi fondamentali smascherano la povertà delle dichiarazioni russe sulla necessità e legalità dell’intervento armato. Da ultimo, non si può escludere che ora che il caso è incardinato, l’Ucraina valuti di ampliare l’oggetto della domanda, e introdurre accuse ulteriori di violazione diretta da parte della Russia delle disposizioni centrali della Convenzione contro il genocidio, ove emergano elementi in tal senso. È difficile immaginare che le misure ordinate ieri saranno rispettate; ma la decisione è importante soprattutto per un aspetto: perché non è assunta da un organo le cui decisioni sono sorrette da valutazioni politiche, ma da una corte, per sua natura terza ed imparziale. Nella propaganda che inevitabilmente accompagna ogni guerra, una parola obiettiva come quella pronunciata ieri è quanto mai importante.
(Paolo Busco è avvocato internazionalista presso lo studio Twenty Essex di Londra; Filippo Fontanelli è docente di diritto internazionale alle Università di Edimburgo e LUISS di Roma).



La verità è proprio il contrario,
con la guerra civile in Donbass istigata, fomentata e finanziata dal suprematismo imperialista russo del nazifascista e falso cristiano Putin, teso a ricostruire la Grande Russia zarista e sovietica è iniziata la pulizia etnica e il genocidio degli ucraini non filorussi.


Non trovate strano ma molto strano che tutti ma proprio tutti i nazi fascisti e gli internazi comunisti d'Europa, nostalgici di Mussolini, Hitler e Stalin, siano tutti ma proprio tutti a sostegno del presunto "denazificatore" Putin e contro il presunto "nazismo ucraino" guidato dall'ebreo Zelensky?
Non trovate che vi sia qualcosa che non quadra?
Non vi viene alcun sospetto?
Non vi viene automatica la risposta?



Ultimamente l'internet è pieno di propaganda russa, compreso le bugie sulla guerra di otto anni nel Donbas e 14.000 vittime civili.
Dalla bacheca di Tiziana Alvari

20 marzo 2022

https://www.facebook.com/luciano.donder ... 8951419483

Vorrei chiarire le informazioni su questo conflitto e riferire il numero reale di vittime da entrambe le parti basati sui dati ONU:
La Federazione Russa, guidata da Putin, si è posta l'obiettivo di riportare i paesi indipendenti nello stato dell'ex Unione Sovietica. Il primo colpo è arrivato in Ucraina!
Preistoria.
Nel dicembre 2005 è stata fondata l'organizzazione regionale di Donetsk "Repubblica di Donetsk", che ha condotto una campagna per la dichiarazione di indipendenza del Donbass dall'Ucraina, come la Transnistria. Le prime foto con l'attuale bandiera DNR sono state scattate in Russia al Forum Seliger nel 2013.
Fatti:
1. La guerra nel Donbass è stata iniziata dalle truppe russe che hanno invaso il territorio del Donbass ucraino nell'aprile 2014 (dopo che la Federazione Russa si è impadronita della Crimea).
Per creare un'immagine della "guerra civile", la Russia ha organizzato una "rivolta popolare" nel Donbass, che, come si è scoperto, si stava preparando da diversi anni.
Sono iniziate le manifestazioni per la separazione del Donbass. Funzionari russi e media hanno definito il nuovo governo ucraino una "giunta" e hanno definito il cambio di governo un "colpo di stato". Secondo le statistiche, il sostegno ai separatisti era solo del 30%, ma la Russia ha fornito loro leader e armi.
(Nota: la Russia non ha riconosciuto il suo coinvolgimento nella guerra in quel momento. Ma ci sono ampie prove della presenza di soldati russi senza identificazione e equipaggiamento militare russo. Tutte le prove sono state raccolte e saranno trasmesse all'Aia)
2. Le forze filoucraine si sono riunite a Donetsk per una grande marcia pacifica di molte migliaia di partecipanti.La marcia è stata brutalmente attaccata da gruppi di "manifestanti" filorussi e militanti che sono stati portati in autobus dalla Russia (Rostov). Un giovane attivista è stato ucciso e molti partecipanti sono rimasti gravemente feriti.
Altri due attivisti delle forze patriottiche ucraine, Volodymyr Rybak e Yuriy Popravka, sono stati brutalmente uccisi a Horlivka. Successivamente, sono continuate le brutali uccisioni e torture di patrioti nelle camere di tortura allestite nelle stazioni di polizia e nei locali delle scuole.
3. In maggio si è tenuto un "referendum" espresso sotto le armi della "milizia" su moduli ordinari stampati su una stampante, i cui risultati sono stati annunciati quasi immediatamente. Fu proclamata la Repubblica popolare di Donetsk e immediatamente fece appello a Putin per inviare le sue truppe.
(Nota: la Repubblica popolare di Luhansk è stata organizzata in parallelo secondo lo stesso schema.)
4. Sono iniziati gli scontri di combattimento tra i distaccamenti DNR-LNR e la Guardia nazionale ucraina, che hanno cessato molto rapidamente di essere una normale operazione antiterrorismo. Dopotutto, dalla parte delle autoproclamate "repubbliche" c'erano "volontari" russi, armati con equipaggiamento e armi dell'esercito regolare russo. Le forze armate ucraine non hanno potuto entrare in vigore perché non c'era un'invasione russa formale.
(Nota: "volontari" anonimi in uniforme senza insegne hanno sparato mortai e lanciagranate contro quartieri residenziali e ospedali, cercando di incolpare le truppe ucraine.)
- Il 24 maggio, il DNR ha avanzato rivendicazioni territoriali all'Ucraina in altre regioni meridionali e orientali: Odessa, Mykolaiv, Kherson, Zaporizhia, Dnipropetrovsk e Kharkiv.L'obiettivo era ovvio: impadronirsi di parte dell'Ucraina per unire la Crimea alla Russia.
- Nel frattempo, il presidente Poroshenko si è impegnato urgentemente nel ripristino della capacità di combattimento delle forze armate. Il processo è stato lungo e complicato, la maggior parte delle armi e dell'equipaggiamento militare era in cattivo stato, è stato necessario organizzare riparazioni, attrezzature, ripristinare scorte di munizioni, carburante, pezzi di ricambio, servizi medici e ingegneristici.
- I "militanti" della Federazione Russa hanno effettuato molte provocazioni, sparando contro i civili dalle postazioni ucraine nella speranza che la popolazione locale li sostenesse.
- Ci sono stati bombardamenti di massa di posizioni ucraine dal territorio della Russia. Quando le truppe ucraine occuparono la città di Ilovaisk, un gran numero di truppe russe entrò nelle loro retrovie e le circondò. Putin ha promesso alle truppe ucraine un'uscita libera dall'accerchiamento senza armi. Nel processo di partenza, quasi disarmati, sono stati brutalmente fucilati.
- Le pesanti perdite hanno costretto l'Ucraina ad andare ai difficili accordi conclusi a Minsk, che hanno permesso di congelare virtualmente il conflitto. I combattimenti non si sono fermati, ma il numero delle vittime è diminuito in modo significativo.
STATISTICHE
(dati ONU dal 14 aprile 2014 al 31 gennaio 2021)
Secondo le stime dell'UNHCR, il numero totale di vittime legate al conflitto in Ucraina (dal 14 aprile 2014 al 31 gennaio 2021) è 13100-13300.
Di loro:
- 3375 civili
- 4150 militari ucraini
- 5.700 membri di gruppi armati
24 febbraio 2022, guidata dal dittatore VVPutin ha lanciato una guerra su vasta scala con l'Ucraina.

Destabilizzazione dell'Ucraina, del Donbass e della Crimea ad opera della Russia nazi fascista e imperialista di Putin e dei terroristi nazifascisti ucraini russofili


La destabilizzazione dell'Ucraina libera e il sorgere del separatismo russofono e russofilo nelle aree della Crimea e del Donbass, inizia qualche anno dopo il referendo per l'indipendenza dell'Ucraina del 1991 e coincide con l'insediamento e i consolidamneto di Putin alla guida della Russia post URSS nei primi anni del 2000.
Il programma e il compito di Putin è stato ed quello di ripristinare la Grande Russia sconfitta con il crollo dell'URSS, con ogni mezzo lecito e illecito, dalla propaganda menzognera, alla promozione, all'organizzazione e al finanziamento dei movimenti separatisti, a quello dei partiti russofili da insediare al governo dell'Ucraina, come ha sempre fatto la Russia ai tempi dell'URSS.

L'aggressione del regime di Putin all'Ucraina ha tolto il velo anche sull'ipocrisia regnata nel Donbass dal 2014 ad oggi. Quello che, secondo le autorità di Mosca, sarebbe il teatro di un genocidio condotto ai danni della popolazione russofona, altro non è che un buco nero mafioso
Matteo Zola
25/02/2022
(Pubblicato in collaborazione con East Journal )

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucr ... sia-216155

Lo scorso 21 febbraio la Russia ha riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Il giorno seguente l’esercito russo entrava nelle due repubbliche per una missione di peacekeeping che, da un lato, affermava la sovranità russa sui due territori e, dall’altro, preparava l’invasione del resto dell’Ucraina.

Dopo anni di ipocrisie e falsità, è finalmente caduto il velo dal Donbass. Ripercorrere la storia recente di questa regione significa addentrarsi nei meandri di un conflitto definito “a bassa intensità” ma che, dal 2014, non ha smesso di seminare morte associando alla destabilizzazione politica e al controllo militare, pratiche criminali comuni, traffici, regolamenti di conti e violenza. Quello che, secondo le autorità di Mosca, sarebbe il teatro di un genocidio condotto ai danni della popolazione russofona, altro non è che un buco nero mafioso.

Il furto dello stato
Dossier

Vai a tutti i nostri approfondimenti sull'aggressione del regime di Putin all'Ucraina nel dossier "Ucraina: la guerra in Europa"

All’indomani della dissoluzione sovietica molti vecchi esponenti della nomenklatura hanno saputo riciclarsi e trasformarsi in magnati e imprenditori grazie alla spoliazione dei beni pubblici in un processo di privatizzazione selvaggia che il politologo Steven L. Solnick ha chiamato "il furto dello stato". Un fenomeno che ha avuto luogo in molte regioni dell’ex Urss ma che in Donbass ha visto l’emergere di clan oligarchici capaci di prendere il controllo politico e sociale della regione, limitando gravemente la formazione di una società civile. Una regione industriale così ricca di risorse si è rivelata comprensibilmente attraente per le nuove generazioni di dirigenti mafiosi che cercavano di consolidare le proprie posizioni sociali ed economiche assumendo un controllo formale sul mondo della politica e del diritto.

Anni prima che Viktor Yanukovich diventasse presidente dell'Ucraina, lui e la sua famiglia stavano già esercitando il controllo sulla regione di Donetsk. Molti degli attori politici ed economici più influenti dell’Ucraina indipendente provengono da questa regione: gli ex presidenti Kuchma e Yanukovich ma anche Rinat Akhmetov, Oleksandr Yefremov, Borys Kolesnikov, nomi più o meno noti che hanno segnato le sorti della regione e del paese. Grazie a loro il Donbass è divenuto il tempio della corruzione, un luogo in cui soprusi e vessazioni erano il pane quotidiano, e la lotta tra gruppi armati al soldo di opposti magnati insanguinava le strade. La speranza di vita era, poco prima della guerra, due anni inferiore al resto del paese mentre la regione registrava i più alti tassi europei nel consumo di oppiacei e nella diffusione dell’HIV . E tutto questo malgrado la regione valesse un quarto di tutto l’export ucraino. Una ricchezza che però non andava nelle tasche della popolazione.

Regioni filorusse?

È in questo contesto che si svilupparono gli eventi che hanno portato alla nascita delle repubbliche separatiste. Nel momento in cui il presidente Yanukovich fuggì dal paese, cominciarono ad emergere conflitti all’interno del mondo oligarchico che lo sosteneva. Tra la popolazione si diffusero sentimenti contrastanti tra coloro che lo ritenevano un traditore e quelli che sentivano invece di aver perso un punto di riferimento a Kiev . Lo possiamo capire da un sondaggio dell’IRI condotto proprio in quei mesi che testimonia il malessere dei residenti negli oblast di Donetsk e Lugansk: in quelle regioni solo il 40% degli intervistati riteneva l’occupazione della Crimea “una minaccia per la sicurezza nazionale” contro al 90% dei residenti nelle regioni centro-occidentali.

Allo stesso modo, ben il 30% esprimeva la necessità di una “protezione per i cittadini russofoni”. Tuttavia il favore verso l’integrazione con la Russia non era elevato: 33% a Donetsk, 24% a Lugansk e Odessa, 15% a Kharkiv, mostrando come anche nelle regioni orientali del paese sussistessero grandi differenze e non fosse affatto vero, come si è poi affermato e si continua a ripetere da più parti, che nell’est dell’Ucraina la popolazione fosse largamente favorevole all’integrazione con la Russia. Anzi, uno studio del 2018 ha rilevato come la guerra non abbia modificato nella popolazione del Donbass la propria identità ucraina che, quindi, è qualcosa di più di una semplice appartenenza linguistica.

Una guerra civile?

Mentre a Kiev si andava consolidando il fronte rivoluzionario, nell’est del paese cominciarono i disordini. A marzo 2014 si registrarono scontri a Kharkov, Donetsk e Lugansk, con l’occupazione dei municipi e delle istituzioni locali. Secondo gli osservatori OSCE le forze di polizia non intervennero o si mostrarono solidali con i manifestanti filorussi. In aprile vennero occupate le amministrazioni di Kramatorsk, Sloviansk e Mariupol, questa volta con il supporto di uomini armati. Si trattava perlopiù di paramilitari che arrivavano dalla Russia . La provenienza russa dei miliziani e di larga parte dei dimostranti che occuparono le varie municipalità è la prova che non si è mai trattato, fin dall’inizio, di una guerra civile ma di uno “scenario crimeano” fatto di agitatori e truppe irregolari inviate da Mosca per destabilizzare e infine occupare le regioni orientali dell’Ucraina.

Si arrivò così alla proclamazione di indipendenza delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, rispettivamente il 7 e il 27 aprile 2014. Nel mese di maggio un referendum confermativo venne tenuto nelle due repubbliche registrando il 90% dei consensi. Un dato che contrasta fortemente con quello raccolto appena un mese prima dal sondaggio dell’IRI e che appare del tutto inverosimile. Intanto i combattimenti si intensificarono con l’arrivo di mezzi blindati, artiglieria pesante, lanciarazzi e sistemi antimissile di provenienza russa. Nel mese di luglio il volo MH17 della Malaysian Airlines venne abbattuto uccidendo 298 persone. Un’indagine internazionale concluse che l’aereo era stato colpito da un missile terra-aria partito dalla base della 53esima brigata antiaerea di Kursk, in Russia. A quel punto il velo sulla crisi ucraina era già stato squarciato, ma per molto tempo non si è voluto vedere in faccia il responsabile.

Fine prima parte

Seconda parte

Gli sforzi della diplomazia condussero, in settembre, al Protocollo di Minsk, conosciuto come “Minsk I”: venne stabilita la linea di contatto tra l’Ucraina e le due repubbliche separatiste; si stabilì l’immunità per “tutti i partecipanti agli eventi nelle regioni di Donetsk e Lugansk” senza distinzione tra crimini comuni e crimini di guerra; vennero stabilite elezioni locali in presenza di osservatori OSCE (che si tennero infine il 2 novembre senza rispettare nessuna delle condizioni di t
rasparenza previste). Iniziava così una nuova fase di negoziati che, nel febbraio 2015, approdò agli Accordi di Minsk (noti come “Minsk II”).

L’economia dei separatisti

Dopo la stipula degli accordi di Minsk (febbraio 2015) si è avviata una fase di relativa stabilità anche se tra il 2017 e il 2020 si sono registrate più di 900 vittime civili. La situazione economica nelle due repubbliche separatiste era tuttavia resa difficile proprio dagli Accordi di Minsk che impedivano relazioni economiche con Mosca. L’assenza di collegamenti bancari con la Russia impediva alle fabbriche e alle aziende delle “repubbliche popolari” di avere la liquidità necessaria per mantenere la produzione. In questa situazione, l’Ossezia del Sud è diventata l'estrema risorsa: dopo aver stabilito rapporti ufficiali con Mosca, Donetsk e Lugansk, la piccola repubblica separatista georgiana è diventata l’intermediario attraverso cui la Russia versava fondi e pagamenti al Donbass. Tra il 2014 e il 2018, gli investimenti diretti esteri sono stati inferiori all'uno per cento del PIL del Donbass. Le aziende esitano a investire risorse in un'area in cui si verificano quotidianamente scambi di artiglieria. Per questo motivo, l'economia fatica a svilupparsi ed è stata particolarmente colpita dalla pandemia di Covid-19 diffondendo ulteriore malcontento tra la popolazione.

L'economia è stata monopolizzata da imprese di proprietà dei separatisti. I leader locali che si sono succeduti nel tempo hanno avviato una vera e propria economia di rapina, nazionalizzando e controllando le industrie locali. Gli stipendi sono crollati ai minimi storici. Chi ha potuto lasciare le due regioni, l’ha già fatto. Sono quasi due milioni coloro che sono emigrati nel territorio sotto controllo ucraino. Di fronte al crollo dell’economia locale, alla distruzione delle infrastrutture civili e industriali, i leader separatisti hanno agito come veri e propri boss mafiosi , imponendo la propria legge con la violenza. Tra i più noti vale la pena citare Aleksandr Borodai, primo capo della repubblica di Donetsk, che oggi siede alla Duma russa, e Aleksandr Zacharčenko, capace di costruirsi un piccolo impero estorcendo denaro a ristoranti e supermarket, prima di essere ucciso nel 2018 da un’autobomba piazzata da qualche rivale interno.

Le due repubbliche separatiste sono arrivate a costare miliardi di dollari alla Russia, costretta a versare soldi nelle casse dei separatisti, i quali non hanno esitato a farne un uso personale. Il regime semi-coloniale russo nel Donbass sarebbe stato insostenibile sul lungo periodo. Forse anche per questo Mosca ha deciso per il riconoscimento delle due repubbliche, uscendo dagli accordi di Minsk e prendendo il controllo diretto della regione. Ai piccoli boss locali si sostituisce così l’unico vero signore della guerra, Vladimir Putin.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » mar mar 22, 2022 9:50 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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