Nazisti in Ucraina: separare i fatti dai miti. 1. Nazionalismo ucraino e antisemitismo
Un’accusa comune contro gli ucraini è quella di onorare i loro primi leader nazionalisti che erano antisemiti, come Symon Petliura.di Massimo Introvigne
04/06/2022
https://bitterwinter.org/nazisme-en-ukr ... semitisme/Un argomento centrale della propaganda russa nell’attuale guerra ucraina è che l’Ucraina è sotto l’influenza decisiva dei “nazisti” e deve essere “denazificata”. Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyy, è ebreo, il che rende paradossale qualsiasi affermazione che egli sia a capo di un “governo nazista”. Tuttavia, i russi insistono sul fatto che i nazisti sono una parte significativa di coloro che combattono contro i separatisti filorussi nel Donbass, e che l’Ucraina continua a onorare figure che hanno collaborato con i nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Gli ucraini replicano che ci sono altrettanti nazisti, o forse di più, che combattono “per” i separatisti filorussi del Donbass e non contro di loro.
La storia è complicata, e raramente raccontata con tutti i dettagli necessari. Ho iniziato a interessarmi al rapporto tra ucraini anticomunisti e nazismo negli anni 1970, quando da studente universitario mi fu presentato il cardinale ucraino Josyf Slipyj (1892-1984), che viveva in esilio a Roma.
Tutti coloro che hanno conosciuto Slipyj non lo dimenticheranno mai. Aveva trascorso diciotto anni nei Gulag sovietici, e non a caso aveva opinioni molto forti sulla storia dell’Ucraina e dell’Unione Sovietica, alcune delle quali forse impediranno la sua canonizzazione da parte della Chiesa Cattolica, anche se il processo è stato avviato. Per i sovietici e diversi storici russi, Slipyj è stato solo un “collaborazionista nazista”.
Ho imparato da Slipyj come la maggior parte degli ucraini cattolici percepisce la propria storia. Successivamente, ho incontrato punti di vista diversi leggendo libri, visitando ripetutamente l’Ucraina, prima in epoca sovietica e poi post-sovietica, esplorando i musei storici, e facendomi degli amici lì, e infine vivendo per alcuni anni in Lituania, un paese la cui esperienza durante la Seconda guerra mondiale e in epoca sovietica non è stata identica all’Ucraina, ma ha alcune caratteristiche simili.
Come vedremo, i nazisti attivi in Ucraina nel 2022 non sono ucraini che hanno collaborato con il nazismo tedesco durante la Seconda guerra mondiale. Con rare eccezioni, questi ultimi sono tutti morti. Il neonazismo moderno ha radici diverse. Tuttavia, per valutare le affermazioni russe sul “nazismo in Ucraina” dobbiamo partire dall’inizio, cioè dal nazionalismo ucraino e dalla Seconda guerra mondiale, che in realtà ci porta a esaminare anche la Prima guerra mondiale.
Non ho intenzione di discutere qui se l’Ucraina appartiene storicamente alla Russia, o forse, sulla base di precedenti più antichi, è la Russia che appartiene all’Ucraina. Per lo scopo di questa serie, è sufficiente notare che la causa di un’Ucraina indipendente divenne popolare tra intellettuali, scrittori e artisti nel XIX secolo, e fu abbracciata da una parte considerevole della popolazione ucraina.
La Prima guerra mondiale e la caduta dell’impero zarista sembrarono aprire una finestra di opportunità per questo progetto. Nel novembre 1917, un Parlamento si riunì a Kiev e proclamò l’indipendenza della Repubblica Popolare Ucraina. Una figura di spicco dell’Ucraina indipendente fu un ex seminarista ortodosso chiamato Symon Petliura (1879-1926).
È con Petliura che inizia il problema di separare i fatti dalla propaganda. Non c’è dubbio che durante il periodo tra il 1917 e il 1920, quando gli ucraini combattevano i bolscevichi per difendere la loro indipendenza, un numero orribile di pogrom fu perpetrato in Ucraina contro gli ebrei. Circa 40.000 ebrei furono uccisi.
L’antisemitismo era presente tra le truppe polacche, che partecipavano alla guerra in Ucraina, e anche tra i bolscevichi. Gli studiosi moderni hanno ricostruito diversi incidenti in cui gli ebrei furono uccisi da soldati polacchi e bolscevichi. Tuttavia, concordano sul fatto che per la maggior parte i pogrom furono eseguiti da truppe ucraine.
Più controverso è il ruolo di Petliura. Si possono trovare sue dichiarazioni antisemite, che erano purtroppo comuni negli ambienti ortodossi e cattolici del suo tempo. D’altra parte, egli firmò diversi proclami ordinando che i pogrom fossero fermati, e fece persino giustiziare alcuni che avevano ucciso degli ebrei. Sulla responsabilità personale di Petliura per i pogrom, rispettati storici accademici mantengono ancora oggi opinioni diverse.
Nel 1926, quando viveva in esilio a Parigi, Petliura fu assassinato dal poeta ebreo Sholem Schwarzbard (1886-1938). Nel 1927, dopo un processo che ottenne enorme attenzione, una giuria francese assolse Schwarzbard, credendo che avesse legittimamente vendicato i massacri di migliaia di ebrei.
Molti libri di testo ucraini oggi sostengono che Schwarzbard era un agente sovietico, che assassinò Petliura seguendo gli ordini di Mosca, anche se non offrono prove definitive. Quando la notizia dell’assassinio di Petliura raggiunse l’Ucraina, scoppiarono rivolte in tutte le principali città, che furono brutalmente represse dai sovietici, i quali, secondo la maggior parte degli ucraini, avevano organizzato l’omicidio.
Chiamare Petliura un nazista è certamente anacronistico, ma anche lui è diventato parte della controversia sulla storia. In Russia, Petliura è normalmente considerato un criminale di guerra. Anche se meno onorato di altri leader nazionalisti, Petliura ha strade intitolate a lui e monumenti in Ucraina, il che è citato dai russi come una delle prove che gli ucraini di oggi non sono pronti a ripudiare il loro passato antisemita.
D’altra parte, gli studiosi ucraini sia in Ucraina sia nella diaspora riconoscono i crimini perpetrati contro gli ebrei nel 1917-1920, e le vittime sono a loro volta onorate da monumenti e musei. È sulla responsabilità di Petliura che le controversie continuano. Mentre la filosofa tedesco-americana Hannah Arendt (1906-1975) ha paragonato Petliura ai nazisti, lo storico della Rutgers University Taras Hunczak, in un lavoro che non ha mancato di suscitare controversie ma è basato su documenti d’archivio inediti, ha concluso nel 2008 che “condannare Petliura per la tragedia che ha colpito l’ebraismo ucraino è condannare un innocente”.
Le conclusioni degli studiosi non sono ancora definitive, ma il fatto che gli ucraini moderni (a volte) onorano Petliura non è una prova che celebrino l’antisemitismo o il “nazismo”. Il leader nazionalista Stepan Bandera appartiene alla generazione successiva ed è un caso diverso, che esaminerò nel prossimo articolo di questa serie.
Bandera era un “nazista”? Un “collaborazionista”? O un temporaneo “alleato dei nazisti”? La risposta è importante.
Nazisti in Ucraina: separare i fatti dai miti. 2. Stepan Bandera e la Germania nazistaMassimo Introvigne
3/22/2022
https://bitterwinter.org/nazisti-in-ucr ... a-nazista/Il principale argomento usato dai russi per dimostrare che gli ucraini attuali hanno simpatie naziste sono gli onori ufficialmente tributati al leader nazionalista Stepan Bandera (1909-1959). La Russia di Putin ha ereditato dai sovietici l’uso di “banderista” come sinonimo di “nazista ucraino”. La storia, tuttavia, è un po’ più complicata.
In primo luogo, non c’è dubbio che Bandera è celebrato come un eroe nazionale in Ucraina. Ci sono letteralmente centinaia di monumenti, memoriali, musei e strade intitolate a lui. Solo il presidente filorusso Viktor Yanukovych ha cercato di invertire questa tendenza, e negare a Bandera alcuni degli onori che aveva ricevuto. Tuttavia, sarebbe falso affermare che Bandera non è un personaggio controverso nell’attuale Ucraina. Dopo che gli onori che l’Ucraina gli tributa sono stati criticati da organizzazioni ebraiche internazionali e dal Parlamento europeo, sondaggi hanno mostrato che nel 2021 solo un terzo degli ucraini aveva una visione totalmente positiva di Bandera.
Come spesso accade, la storia può essere raccontata da diverse angolazioni. Come abbiamo visto nel primo articolo di questa serie, gli ucraini approfittarono della caduta dell’impero zarista per proclamare la loro indipendenza, ma furono sconfitti dai bolscevichi che incorporarono l’Ucraina nell’Unione Sovietica. Ma i sovietici non avevano dimenticato con quanta tenacia gli ucraini avevano combattuto per la loro indipendenza. Anche gli ucraini non lo dimenticavano, e periodicamente scoppiavano delle rivolte.
Questo portò Stalin (1878-1953) a concepire ed eseguire uno dei suoi crimini più efferati. Nel 1932-33, organizzò una carestia artificiale in una vasta area dell’Ucraina, con le truppe sovietiche che impedivano agli ucraini di spostarsi altrove. Nella mente di Stalin, la carestia doveva sterminare i piccoli proprietari terrieri ucraini, la spina dorsale dell’opposizione antisovietica. L’Holodomor, l’olocausto ucraino per fame, uccise almeno tre milioni e mezzo di ucraini, ed è ora ampiamente, anche se non unanimemente, riconosciuto come un genocidio.
Chi vuole capire la storia dell’Ucraina dovrebbe sempre considerare gli orrori dell’Holodomor. Spero che un giorno sia di nuovo possibile per gli stranieri visitare il Museo Nazionale dell’Holodomor-Genocidio a Kiev. I filmati e le immagini di alcuni tra i milioni di bambini, donne e uomini che morirono di fame sono un’esperienza terribile e indimenticabile. Non si può nemmeno immaginare quanto debba essere stata devastante l’esperienza di coloro che sono sopravvissuti a malapena e hanno visto morire i loro cari.
Questo immenso crimine e tragedia spiega il profondo odio per i sovietici e Stalin che prevalse tra molti ucraini dopo il 1933, e le cui conseguenze si avvertono ancora oggi. Coloro che avevano assistito agli orrori dell’Holodomor erano pronti a collaborare con chiunque avesse promesso loro la liberazione dall’Unione Sovietica.
Gli esuli ucraini avevano fondato nel 1929 a Vienna l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN). Liti interne l’avevano divisa in due fazioni, guidate rispettivamente da Andriy Melnyk (1890-1964) e Stepan Bandera (1909-1959). Anche se Melnyk, un fervente cattolico, era un po’ più moderato, entrambi erano d’accordo che nella guerra mondiale che vedevano arrivare si sarebbero schierati con chiunque avesse combattuto Stalin.
Quando iniziò la Seconda guerra mondiale, sia Melnyk sia Bandera, che pure erano in competizione tra loro, incontrarono l’ammiraglio Wilhelm Canaris (1887-1945), allora capo dell’intelligence militare tedesca (Abwehr). Si accordarono per reclutare ucraini della diaspora per unità che avrebbero partecipato all’Operazione Barbarossa, l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica del 1941. La presenza di soldati ucraini e il sostegno dei più noti leader nella diaspora del nazionalismo ucraino persuase molti ucraini che l’Operazione Barbarossa avrebbe ripristinato la loro indipendenza.
Sulla scia dell’invasione tedesca, sia Bandera sia Melnyk proclamarono governi ucraini indipendenti concorrenti, con Bandera che celebrava più enfaticamente il nazismo e prometteva alleanza alla Germania nazista e al suo nuovo ordine europeo. Tuttavia, i nazionalisti ucraini furono rapidamente disillusi. I leader nazisti consideravano gli ucraini come parte di una razza inferiore e non avevano alcuna intenzione di concedere l’indipendenza all’Ucraina.
Alla fine, Bandera e Melnyk, che insistevano sull’indipendenza, furono entrambi arrestati e nel gennaio 1942 Bandera fu portato nel campo di concentramento di Sachsenhausen. I suoi due fratelli furono deportati ad Auschwitz, dove morirono nel 1942. Solo nel settembre 1944, quando una sconfitta tedesca sembrava probabile, Bandera fu liberato e gli fu permesso di tornare in Ucraina, nella speranza che i suoi partigiani potessero ritardare l’avanzata delle truppe sovietiche. In realtà, Bandera ricominciò a coltivare il suo sogno di indipendenza, e la sua guerriglia prese di mira sia i sovietici sia i tedeschi.
Dopo la guerra, Bandera fuggì in Occidente e visse in Germania, da dove ispirò ma non controllò una guerriglia “banderista”, che nelle foreste dell’Ucraina continuò a combattere i sovietici fino agli anni 1950. Fu assassinato a Monaco di Baviera nel 1959 dal KGB, che, come dimostrarono più tardi documenti e testimonianze, aveva ricevuto l’ordine di eliminare Bandera direttamente dal leader sovietico Nikita Khrushchev (1894-1971), il quale sperava di porre fine alla resistenza ucraina una volta per tutte.
Quando combattevano i partigiani nel 1950, i sovietici usavano “banderisti” e “collaborazionisti nazisti” come sinonimi. Come menzionato nell’articolo precedente, anche il cardinale Slipyj fu condannato come “collaborazionista nazista”, così come altri vescovi e preti cattolici. Pur preferendo la fazione di Melnyk, che rimase comunque una minoranza tra gli ucraini antisovietici, Slipyj e la Chiesa Cattolica alla fine appoggiarono Bandera.
Bandera era più un “alleato dei nazisti” che un “collaborazionista” nel senso più usuale del termine. Credeva, erroneamente, che i nazisti lo avrebbero aiutato a restaurare l’indipendenza dell’Ucraina. Certamente i nazisti non lo consideravano un nazista. Dopo aver usato Bandera per i loro scopi, lo deportarono in un campo di concentramento, come fecero con i suoi fratelli, che vi morirono.
Mentre Bandera era detenuto in Germania, migliaia di “banderisti” combatterono con la Wehrmacht fino alla fine, anche se altri andarono nei boschi a lottare sia contro i tedeschi sia contro i sovietici. Ci furono collaborazionisti ucraini che si arruolarono nelle SS e divennero anche guardie nei campi di concentramento, ma non facevano parte del movimento di Bandera, e anzi Bandera li sconfessò.
Pur non essendo ideologicamente un nazista, Bandera era antisemita, anche se – come parte delle inestricabili contraddizioni di quei tempi – alcuni membri di spicco del suo partito erano di origine ebraica o avevano sposato donne ebree, e in una fase fu accusato dai nazisti di aver salvato alcuni ebrei consegnando loro passaporti falsi.
Tuttavia, Bandera credeva che una componente ebraica fosse prominente nel comunismo russo e ucraino, e la sua incendiaria retorica antiebraica ebbe un ruolo nei pogrom che seguirono l’invasione tedesca del 1941 e nella partecipazione di ucraini, alcuni dei quali membri del suo partito, a gravissime atrocità naziste contro gli ebrei.
Come ho riferito nell’articolo precedente, ho incontrato più di una volta il cardinale Slipyj alla fine degli anni 1970 a Roma. Non aveva alcuna simpatia per il nazismo, ma non condivideva l’opinione prevalente in Occidente che il regime sovietico fosse in qualche modo meno criminale di quello nazista, né era disposto a condannare quegli ucraini che si erano schierati con la Germania nazista nella Seconda guerra mondiale considerandola come il minore di due mali. Slipyj è una figura complessa, ma la mia impressione è che gli mancassero gli strumenti culturali per percepire pienamente la dimensione intrinsecamente perversa del nazismo, e fosse anche amareggiato perché l’Occidente gli sembrava impreparato o non disposto a riconoscere l’enormità dell’Holodomor.
Per quanto riguarda gli ucraini di oggi, i sondaggi che mostrano diverse opinioni su Bandera confermano che la maggior parte di loro è disposta ad affrontare il proprio passato e ad ammettere la natura perversa della collaborazione con il nazismo, così come denuncia la natura perversa della collaborazione con il comunismo sovietico.
Tuttavia, proprio come accade in Lituania, dove alcuni di coloro che sono onorati come combattenti per la libertà contro i sovietici hanno anche un imbarazzante passato antisemita o filonazista, questa purificazione della memoria storica è qualcosa cui gli ucraini non possono che arrivare da soli. Le pressioni e le manipolazioni da parte dei russi, che ripetono i vecchi slogan propagandistici secondo cui tutti coloro che erano contro i sovietici erano “banderisti”, e tutti i “banderisti” erano “nazisti”, non fanno che perpetuare negli ucraini un atteggiamento difensivo rispetto al loro passato.
Come in altri paesi, il neonazismo esisteva, ma era un fenomeno minore prima del 2014, sebbene fosse responsabile di alcuni gravi crimini.
Nazisti in Ucraina: separare i fatti dai miti. 3. Neonazisti nell’Ucraina indipendenteMassimo Introvigne
3/23/2022
https://bitterwinter.org/nazisti-in-ucr ... n-ucraina/L’Ucraina è diventata indipendente nel 1991. A quel punto, pochi di coloro che erano stati coinvolti in modo significativo nell’occupazione tedesca nazista dell’Ucraina erano ancora vivi. Molti erano stati giustiziati in epoca sovietica; altri erano fuggiti all’estero o erano morti di vecchiaia. Tuttavia, piccoli gruppi neonazisti emersero, come nella maggior parte dei Paesi europei, tra giovani che non avevano conosciuto di persona il nazismo tedesco.
Nel 2011 sono stato il Rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta contro il razzismo, la xenofobia, e l’intolleranza e discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni. Una delle attività dell’OSCE sono le “visite ai Paesi”, cioè le ispezioni agli Stati partecipanti per valutare la situazione dei diritti umani. Ho collaborato con i Rappresentanti dell’OSCE per la lotta all’antisemitismo e per la lotta all’islamofobia in una di queste visite, in Ucraina.
Uno dei principali problemi che abbiamo discusso è stata la presenza di attivisti neonazisti. Ho partecipato a riunioni con ONG che rappresentano le vittime dei nazisti, avvocati, agenti di polizia, politici e giudici. È emerso che i nazisti erano effettivamente attivi in Ucraina, come in altri Paesi. Anche se valutati solo in alcune migliaia, avevano commesso gravi crimini, compresi alcuni omicidi. I loro bersagli erano soprattutto la minoranza rom, alcuni membri della quale erano stati uccisi, immigrati e studenti stranieri africani, nonché ebrei e musulmani.
In queste riunioni fu espressa preoccupazione per possibili violenze naziste legate a Euro 2012, il campionato europeo di calcio che sarebbe stato presto co-organizzato da Polonia e Ucraina. In effetti, come abbiamo accertato durante la nostra visita del 2011 e una celebre inchiesta giornalistica ha poi confermato nel 2012, diversi nazisti sono reclutati tra le frange violente dei tifosi di uno specifico club di calcio, lo Shakhtar Donetsk.
Lo Shakhtar è uno dei due club di calcio ucraini che possono essere considerati potenze europee. I suoi tifosi violenti si sono scontrati spesso con i sostenitori dell’altro club di calcio di livello europeo in Ucraina, la Dinamo Kiev, che da un lato sono considerati più di sinistra e inclini a celebrare il passato sovietico (il periodo in cui la Dinamo ha ottenuto i suoi successi più memorabili), e dall’altro hanno una frangia di destra rivale che utilizza simboli del Ku Klux Klan e dei Confederati nella guerra civile americana. Come italiano questa situazione non mi ha stupito, visto che anche nel nostro Paese ci sono connessioni tra il neonazismo e le frange più estreme del tifo calcistico.
Lo Shakhtar Donetsk era, come indica il suo nome, un club della città di Donetsk, nella regione del Donbass, anche se dopo la guerra del 2014 ha dovuto trasferirsi a Lviv. Il 75% degli abitanti di Donetsk parla russo. Quando ho discusso il problema del neonazismo nel 2011, gli ucraini di lingua russa non sono stati menzionati tra le sue vittime. In realtà, molti neonazisti erano essi stessi russofoni.
Come in altri paesi, in Ucraina c’erano partiti di estrema destra, che a volte cercavano di arruolare i tifosi di calcio nazisti, ma a giudicare dalle loro performance elettorali non erano molto significativi. Nelle elezioni presidenziali del 2010 il candidato di estrema destra, Oleh Tiahnybok, aveva raccolto solo l’1,43% dei voti.
Il più antico partito di destra fu formato subito dopo l’indipendenza ucraina con il pretenzioso nome di Assemblea Nazionale Ucraina (UNA). Rimase un’organizzazione relativamente piccola, con lo 0,51% dei voti nelle elezioni parlamentari del 1994 (e un seggio, più due ottenuti da membri che correvano come candidati indipendenti), ma riuscì a creare un’ala paramilitare chiamata UNSO (Autodifesa Nazionale Ucraina).
Mentre la UNSO diventava famosa in Ucraina per le violenze contro gli oppositori politici, inviava anche volontari all’estero. Nel conflitto in Transnistria, la UNSO si schierò con i separatisti filorussi contro l’esercito moldavo. Tuttavia, nel successivo conflitto in Abkhazia i combattenti dell’UNSO si sono schierati con l’esercito georgiano contro i separatisti filorussi e nel 2013-14 hanno sostenuto l’Euromaidan. UNA e UNSO hanno proclamato la loro fede nell’autodeterminazione dei popoli, ma l’hanno interpretata come hanno ritenuto opportuno.
Un movimento di destra più ampio fu fondato nel 1991 come Partito Social-Nazionale dell’Ucraina (SNPU), e riorganizzato nel 2004 come Svoboda (Libertà), con Tiahnybok come leader. Ha avuto un exploit elettorale nel 2012, con più del 10% dei voti, ma da allora ha perso suffragi. Nei suoi anni come SNPU, il partito aveva adottato simboli nazisti, ed era stato spesso denunciato come razzista e antisemita.
Nel 2004 Tiahnybok aveva promesso di liberarsi dei neonazisti, ma non aveva convinto tutti di averlo fatto davvero. Svoboda ha partecipato alle proteste di Euromaidan del 2013-14 che hanno portato alla cacciata del presidente filorusso Viktor Yanukovych e al successivo governo post-rivoluzionario. Tuttavia, dalle elezioni del settembre 2014 non è più riuscito a ottenere seggi nel Parlamento nazionale.
Altri piccoli gruppi di destra hanno anche loro partecipato all’Euromaidan, dove tuttavia né loro né Svoboda rappresentavano la maggioranza dei manifestanti. Questi piccoli gruppi hanno formato un’organizzazione ombrello chiamata Pravyi Sektor (Settore Destro), il cui leader Dmytro Yarosh ha acquisito una certa fama durante l’Euromaidan.
Il Settore Destro comprendeva diverse organizzazioni, alcune delle quali naziste e antisemite, e alcune connesse con il crimine organizzato. Prendendo le distanze da questi gruppi, Yarosh ha lasciato il Settore Destro nel 2015, e successivamente è stato eletto al Parlamento come candidato indipendente. Il Settore Destro ha sperimentato un notevole declino dopo il 2015, anche se il suo nome è spesso usato dai media russi per sostenere che i “nazisti” hanno una presenza prominente nella politica ucraina.
Quando nel 2004 Tiahnybok ha cercato di convertire l’SNPU in un partito di destra “rispettabile”, Svoboda, ha sciolto il suo ramo paramilitare, chiamato Patrioti dell’Ucraina. Il loro leader, un giovane nato nel 1979 chiamato Andriy Bilets’kyy, non ha accettato la decisione e ha continuato un’attività paramilitare indipendente da Svoboda. I suoi seguaci sono stati accusati di diverse attività criminali, anche se non è mai stato del tutto chiaro se le accuse fossero vere o create ad arte per reprimere un movimento ostile al governo. Bilets’kyy è all’origine del Battaglione Azov, che esploreremo in un successivo articolo.
Nel 2004 è emerso un nuovo gruppo nazista. È stato prontamente denunciato dalla Russia. Ma era stato creato da agenti del Cremlino.
Nazisti in Ucraina: separare i fatti dai miti. 4. Il caso Kovalenko: uno pseudo-nazismo creato dai russiMassimo Introvigne
3/24/2022
https://bitterwinter.org/nazisti-in-ucr ... dai-russi/C’è una guerra di propaganda intorno al neonazismo in Ucraina, ed è una guerra in cui i servizi segreti svolgono i loro soliti ruoli. Non molti fuori dell’Ucraina conoscono la storia di Eduard Kovalenko, ma è una perfetta illustrazione di come la disinformazione russa lavora su questo tema.
Eduard Vladimirovich Kovalenko è nato nel 1965 a Henichesk, una città portuale nell’Oblast di Kherson, nell’Ucraina meridionale. Si presenta come “imprenditore” e presidente del partito politico Assemblea Social-Patriottica degli Slavi (SPAS), che esiste soprattutto online (e ha ancora un sito web: in russo).
Nel secondo turno delle elezioni presidenziali ucraine del 2004, il candidato filorusso Viktor Yanukovych, che allora era il primo ministro del Paese, è stato dichiarato vincitore. I risultati elettorali sono stati respinti da diversi governi stranieri e organizzazioni internazionali, che li hanno considerati inattendibili e il risultato di brogli. Molti ucraini sono scesi in piazza in quella che è stata chiamata la Rivoluzione arancione. Alla fine, la Corte Suprema ha annullato le elezioni e, quando sono state ripetute, Yanukovych le ha perse contro il candidato dell’opposizione Viktor Yushchenko e ha dovuto dimettersi anche da primo ministro.
La Rivoluzione arancione del 2004 non deve essere confusa con le proteste di Euromaidan del 2014, che hanno portato alla rimozione di Yanukovych dalla presidenza che aveva ottenuto nel 2010, anche se gli eventi del 2004 e del 2014 sono stati entrambi ispirati da sentimenti pro-europei e dalla diffidenza verso la Russia.
Come di consueto, la Russia ha presentato questa diffidenza come un segno di “nazismo”. L’idea che il “nazismo” fosse una forza preponderante nella politica ucraina diventerà un tema chiave della propaganda a sostegno delle invasioni russe del 2014 e del 2022, ma aveva già un ruolo nella critica della Rivoluzione arancione del 2004, come evidenziato dal caso Kovalenko.
Al contrario dello pseudo-partito di Kovalenko, come menzionato nel nostro precedente articolo, l’Assemblea Nazionale Ucraina (UNA) era una vera organizzazione di destra, anche se non ha mai raggiunto grandi dimensioni. Durante i giorni di tensione del confronto del 2004 tra Yanukovych e Yushchenko, i media ucraini e internazionali hanno iniziato a ricevere comunicati stampa pro-Yushchenko firmati da Kovalenko come “presidente dell’Assemblea Nazionale Ucraina (UNA)”.
Che cosa fosse questa organizzazione non era immediatamente chiaro. Andriy Shkil, allora leader della “vera” UNA, si affrettò a dichiarare di non aver mai sentito nominare Kovalenko. Secondo Anton Shekhovtsov, un importante studioso dei movimenti di estrema destra in Ucraina e Russia, Kovalenko “dichiarò che lui e il suo partito avrebbero tenuto una marcia a sostegno di Yushchenko come candidato presidenziale.
L’ufficio di Yushchenko rispose immediatamente che non aveva bisogno di quel sostegno, e fece del suo meglio per prendere le distanze dalla sordida iniziativa di Kovalenko. Eppure, l’ufficio di Yushchenko non poteva ostacolare quella marcia e, il 26 giugno 2004, Kovalenko marciò”. “Alla riunione che si tenne dopo la marcia, Kovalenko dichiarò: ‘Noi, come partito nazionalista di destra, sosteniamo l’unico candidato delle forze di destra: Viktor Yushchenko. Una sola Ucraina, una sola nazione, un solo popolo, un solo Presidente!’ E si esibì in un saluto a Hitler”.
Shekhovtsov ha concluso che “il compito di Kovalenko era semplice: dando sostegno a Yushchenko sotto le bandiere naziste, ci si aspettava che screditasse il candidato democratico agli occhi degli osservatori occidentali. Fortunatamente per Yushchenko, tuttavia, i media occidentali in gran parte non hanno creduto a questa montatura e l’hanno ignorata. Ma alcune organizzazioni occidentali ci sono cascate”. Infatti, alcuni gruppi occidentali “antifascisti” hanno preso per buona la propaganda russa, e per anni l’hanno usata come prova che la Rivoluzione arancione era stata sostenuta, se non organizzata, dai “nazisti”.
Secondo Shekhovtsov, Kovalenko aveva agito su istruzioni di Viktor Medvedchuk, all’epoca capo dell’amministrazione presidenziale del presidente ucraino Leonid Kučma. Medvedchuk è un amico così stretto di Putin che il presidente russo è il padrino di sua figlia. Altre fonti sostengono che Kovalenko riceveva le sue istruzioni direttamente dai servizi segreti russi.
Che Kovalenko fosse un agente russo è stato confermato dalla Russia nel dicembre 2019 quando, dopo un incontro tra Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, è stato organizzato uno scambio di prigionieri tra l’Ucraina e le pseudo-repubbliche di Donetsk e Lugansk, che di fatto agivano come mandatarie della Russia. Nella lista dei prigionieri che volevano liberare, i russi hanno incluso Kovalenko, che era stato condannato nel 2017 a una pena di cinque anni di carcere.
Come spiegato dal popolare giornalista ucraino Denis Kazanskyi, la Russia ha così rivendicato la sua “brillante” mossa di intelligence. “I russi assumono un tizio in Ucraina per marciare sotto striscioni delle SS, fare saluti ‘Sieg Heil’ e fomentare l’odio interetnico, e poi lo denunciano e gridano ‘Guardate, il nazismo ucraino!’ E ora dicono: ‘Bene, OK, è andata così, questo era un nostro uomo e ce lo riprendiamo’”.
Ma perché Kovalenko era in prigione? Dopo essersi presentato come nazista ucraino nel 2004, quando è scoppiata la guerra nel Donbass nel 2014, è riemerso come “pacifista” incitando gli ucraini a rifiutare di essere arruolati nell’esercito e a combattere contro i separatisti filorussi. Aveva anche cercato, ovviamente seguendo le istruzioni dei suoi padroni russi, di eccitare sentimenti separatisti tra la minoranza di lingua bulgara in Ucraina.
A proposito, Kovalenko non è rimasto tranquillo dopo che è stato liberato nell’ambito dell’accordo di scambio tra prigionieri del 2019. Nel 2021, è stato catturato a Kherson da agenti dell’intelligence ucraina che lo hanno arrestato di nuovo come agente russo.
Il caso Kovalenko può apparire come un incidente minore. Ma è importante mostrare che a volte (non sempre, certo) i “nazisti” ucraini sono in realtà agenti provocatori russi, che fingono di sostenere la causa ucraina solo per essere ripresi con i loro simboli nazisti dai media russi e usati come “prova” che coloro che si oppongono alla Russia in Ucraina sono nazisti. Un aspetto che è bene tenere a mente nella guerra attuale.
Secondo il suo più importante studioso accademico occidentale, il battaglione “non è nazista” ma include alcuni nazisti tra i suoi fondatori e combattenti.
Nazisti in Ucraina: separare i fatti dai miti. 5. Arriva il Battaglione AzovMassimo Introvigne
3/25/2022
https://bitterwinter.org/nazisti-in-ucr ... ione-azov/Chi ha sentito parlare di nazisti in Ucraina conosce certamente il nome del Battaglione Azov, che è presentato spesso dalla propaganda russa e filorussa come la dimostrazione decisiva che il governo ucraino promuove il nazismo.
Il Battaglione Azov esiste davvero, e ha una storia interessante. Nei nostri articoli precedenti, abbiamo incontrato un’organizzazione chiamata SNPU, il Partito Social-Nazionale dell’Ucraina, che ha usato alcuni simboli nazisti, ed è stato riorganizzato nel 2004 come un “rispettabile” partito di destra, Svoboda, che ha promesso di eliminare i collegamenti nazisti. Come parte di questa “pulizia”, Svoboda ha sciolto i Patrioti dell’Ucraina, l’ala paramilitare del SNPU.
Abbiamo anche incontrato Andriy Bilets’kyy, un giovane leader dei Patrioti dell’Ucraina che non apprezzava le riforme del 2004 e ha continuato i Patrioti come organizzazione indipendente da Svoboda. Nel 2008, con altri piccoli gruppi, i Patrioti hanno organizzato un gruppo ombrello chiamato Assemblea Nazionale Sociale (SNA).
Come ha notato il principale studioso accademico del Battaglione Azov, Andreas Umland, le attività di Bilets’kyy e dei Patrioti prima del 2014 sono poco studiate e controverse. Vyacheslav Likhachev, un noto investigatore dell’antisemitismo post-sovietico, nel 2014 ha messo insieme dichiarazioni di Bilets’kyy che risalgono a questi anni ed esprimono una posizione razzista che invita ad azioni violente contro gli immigrati e altri “nemici della razza bianca”. Bilets’kyy nel 2015 ha sostenuto che le dichiarazioni sono false e sono state fabbricate dalla propaganda russa. Umland tende a credere che la maggior parte delle dichiarazioni siano vere, e che nel 2015 Bilets’kyy stesse cercando di “nascondere la sua biografia politica pre-Euromaidan”.
Anche nel decennio che ha portato all’Euromaidan, Bilets’kyy è stato coinvolto in azioni violente contro oppositori e immigrati, nelle quali ha collaborato con Bratsvo (Fratellanza), un gruppo di estrema destra cristiana che nel 2004 non aveva sostenuto la Rivoluzione arancione e aveva pubblicamente espresso la sua simpatia per Putin.
Il fondatore di Bratsvo, Dmytro Korshyns’kyy, oltre ad essere stato (prima del 2014) un frequente partecipante ai raduni eurasiatisti di Aleksandr Dugin in Russia, proveniva dall’Assemblea Nazionale Ucraina (UNA), un gruppo di cui abbiamo parlato nei nostri precedenti articoli, così come Ihor Mosiychuk, un altro amico di Bilets’kyy. Mosiychuk aveva la sua piccola fazione di destra, ed era stato arrestato come parte dei cosiddetti “terroristi di Vasylkiv”, un gruppo che aveva cospirato per far saltare in aria una statua di Lenin nella città ucraina di Boryspil.
Per accuse probabilmente in parte reali e in parte inventate, Bilets’kyy era finito anche lui in prigione, ma era stato rilasciato insieme ad altri “prigionieri politici”, tra cui Mosiychuk, durante l’Euromaidan, sulla base di una legge introdotta dal politico populista Oleh Liashko, un ex giornalista il cui Partito Radicale è nazionalista ma non particolarmente di destra, anzi sostiene posizioni economiche normalmente considerate di sinistra. Nella primavera del 2014, Bilets’kyy e una trentina di altri prigionieri di estrema destra liberati hanno iniziato a riunirsi nell’edificio del vecchio hotel Kozats’kiy a Kiev, e hanno anche aperto una “filiale” a Kharkiv.
A marzo, la filiale è stata assalita dai separatisti, e il 14 marzo gli uomini di Bilets’kyy hanno ucciso due separatisti a Kharkiv. Sono state le prime vittime filorusse dei nazionalisti di destra, e come scrive Likhachev, sono state usate dalla propaganda russa come “l’unica base vagamente reale per creare l’immagine di una minaccia da parte dei nuovi ‘sicari di Bandera’”.
La polizia di Kharkiv, d’altra parte, non aveva una visione negativa del gruppo di Bilets’kyy. Nell’aprile 2014, lo ringraziava per la sua assistenza nel pattugliamento della città e nella repressione delle attività filorusse e separatiste. Poiché la Russia aveva infiltrato nel territorio ucraino soldati mascherati in uniformi verdi senza contrassegni che erano chiamati “piccoli uomini verdi”, i Patrioti di Bilets’kyy si facevano chiamare “piccoli uomini neri”. Usavano anche il nome di “Settore Destro dell’Est”.
Nel maggio 2014, circa ottanta attivisti del gruppo collegato a Bilets’kyy che si riuniva presso l’Hotel Kozats’kiy di Kiev sono andati a Berdiansk, una città portuale sul Mar d’Azov, per allenarsi in un poligono di tiro locale. Questo episodio è legato alla data ufficiale di fondazione del Battaglione Azov, il 5 maggio 2014, anche se in realtà potrebbe essere stato fondato qualche settimana prima. La spina dorsale del Battaglione era costituita dai Patrioti di Bilets’kyy, ma c’erano anche membri di Bratsvo e del gruppo di Mosiychuk, e Azov aveva la benedizione e il sostegno economico di Liashko, il quale credeva che essere collegato a volontari antirussi avrebbe pagato un dividendo elettorale.
Anche prima della data di fondazione ufficiale del 5 maggio, il Battaglione Azov aveva cominciato a marciare verso la città di Mariupol, dove i separatisti filorussi avevano preso diversi edifici governativi. Li espulse dopo una sanguinosa battaglia, che rese “Battaglione Azov” un nome familiare in Ucraina.
La maggior parte degli ucraini erano grati al Battaglione per le sue gesta a Mariupol, e sorvolavano sulle origini di estrema destra dei fondatori. Queste origini hanno peraltro lasciato una traccia visiva, poiché il Battaglione Azov ha adottato come simbolo il logo del vecchio partito SNPU, che era stato usato anche dai Patrioti dell’Ucraina e dallo SNA. Esso presenta una lettera I parzialmente coperta da una lettera N, il cui significato dichiarato è “Idea di una nazione”. Il logo non è identico, ma è una sorta di immagine speculare, del Wolfsangel (uncino del lupo), un vecchio simbolo tedesco che esisteva prima del nazismo, ma è stato adottato sia da alcune divisioni delle SS sia da successivi movimenti neonazisti in tutta Europa.
Il simbolo evidenziava anche una differenza significativa tra il Battaglione Azov, o una parte dei suoi primi membri, e il vecchio nazionalismo ucraino associato al nome di Bandera. Mentre Bandera e i suoi seguaci, molti dei quali cattolici dell’Ucraina occidentale, si presentavano come difensori del cristianesimo, alcuni dei primi membri di Azov erano neopagani e sognavano di ripristinare una religione ucraina precristiana, in parallelo con idee diffuse tra estremisti di destra in altri paesi.
I numeri originali del Battaglione Azov non devono essere esagerati. Nell’estate del 2014, aveva tra i 400 e i 450 membri. È stato per il suo coraggio a Mariupol che è stato incorporato dal governo nella Guardia Nazionale e i suoi membri sono cresciuti a 800, e più tardi forse a 2.500. I suoi leader hanno cercato di capitalizzare la fama acquisita in battaglia, e nel 2014 sia Bilets’kyy, come candidato indipendente, sia Mosiychuk, nella lista del Partito Radicale di Liashko, sono stati eletti in Parlamento.
C’è stato anche un tentativo di convertire il popolare nome del Battaglione Azov in un marchio politico creando il partito Corpo Nazionale, che ha raccolto circa 20.000 membri e simpatizzanti in tutta l’Ucraina e ha creato o sponsorizzato vari gruppi di difesa civile, tra cui uno chiamato Centuria, che attacca politici e organizzazioni filorusse. Il successo è stato, tuttavia, limitato. Nelle elezioni del 2019, i partiti ucraini di destra, tra cui il Corpo Nazionale e Svoboda, hanno formato una lista unificata nella speranza di superare la barriera del 5% per entrare in Parlamento, ma hanno raccolto solo il 2,15% dei voti.
Il Battaglione Azov oggi fa parte dell’esercito ucraino come reggimento. Questo fatto è usato dalla propaganda russa per sostenere che dei “nazisti” combattono per l’Ucraina, un’affermazione acriticamente accettata da molti media occidentali. Sia prima sia dopo l’inizio della guerra del 2022 Umland, che è il più importante studioso che ha studiato il Battaglione Azov, è stato intervistato da diversi media. Insiste che il Battaglione Azov (ora Reggimento Azov) “non è nazista”, mentre “alcuni dei suoi fondatori e membri lo sono”.
Umland ha spiegato più volte che, da un lato, Bilets’kyy e altri il cui ruolo è stato cruciale nella fondazione del Battaglione Azov hanno avuto una “preistoria” in ambienti razzisti e neonazisti. Tuttavia, non rivendicano questa eredità ma cercano di nasconderla. Umland ha scritto che Bilets’kyy e altri “sono emersi come politici nazionali nonostante piuttosto che a causa delle loro vecchie opinioni e azioni ultranazionaliste”. Certamente, il logo del Battaglione Azov, ancora usato nel Reggimento Azov, è una reminiscenza del loro passato estremista, ma non è percepito come tale dalla maggior parte degli ucraini.
Le stesse considerazioni, sostengono Umland e altri studiosi, valgono per coloro che si sono arruolati nel Battaglione Azov dopo gli eventi originari del 2014. Nella maggior parte, nei termini di Umland, sono “patrioti militanti” piuttosto che “estremisti di destra”. Molti ucraini oggi percepiscono l’Azov solo come un reggimento d’élite, e non conoscerebbero neppure le sue origini se non fosse per la propaganda russa. È vero, ci sono nazisti all’interno del Battaglione (oggi Regimento) Azov, anche tra i combattenti stranieri che sono venuti ad arruolarsi dall’estero. Sono una minoranza ma, come ha dichiarato Umland, sono gli unici a essere intervistati da certi corrispondenti stranieri, che li presentano erroneamente come “tipici” soldati del reggimento.
Ogni analisi del neonazismo in Ucraina dovrebbe considerare che ci sono nazisti che combattono nel campo filorusso, e sono forse di più che dall’altra parte.
Nazisti in Ucraina: separare i fatti dai miti. 6. Combattenti nazisti filorussi nella guerra ucraina
Massimo Introvigne
3/28/2022
https://bitterwinter.org/nazisti-in-ucr ... filorussi/Putin ha ripetutamente indicato che la “denazificazione” dell’Ucraina è uno degli obiettivi della sua guerra. Ci si può chiedere tuttavia se, prima di denazificare altri Paesi, Putin non dovrebbe mettere ordine in casa propria. Il neonazismo non è un fenomeno peculiare dell’Ucraina. Esiste in tutti i Paesi europei, e la Russia non fa eccezione.
Nel 2015, un rapporto del Center for Ethnicity and Racism Studies (CERS) dell’Università di Leeds ha dipinto un quadro piuttosto fosco del neonazismo in Russia. “Svastiche e slogan ‘La Russia ai russi’, ‘Gloria a Hitler’ e ‘SS’” sono stati dipinti su strutture ebraiche. “Più di 800 siti web estremisti danno spazio a leader di organizzazioni neonaziste e di estrema destra”. Persino un “concorso Miss Hitler si svolge tra donne naziste russe e ucraine per determinare chi è la più bella donna antisemita”.
Anche se i suoi leader lo hanno negato, le tendenze naziste erano evidenti all’interno del partito politico Unità Nazionale Russa (RNU), che è stato bandito a Mosca nel 1999, ma ha continuato come Partito Nazional-Socialista Russo e anche con il vecchio nome RNU fuori da Mosca.
Come abbiamo notato per l’Ucraina, anche in Russia i neonazisti reclutano tra i tifosi di calcio. Il CERS ha riferito che “la minaccia dei neonazisti non è svanita dalla Russia ed è evidente che molti fanno parte di gruppi di tifosi di calcio violenti”. Il rapporto ha segnalato in particolare i sostenitori dello Spartak Mosca, i cui tifosi violenti “si uniscono ai neonazisti in manifestazioni di violenza razzista e attacchi agli oppositori ideologici”. “È evidente, ha concluso il rapporto, che la Russia ha un grave problema di neonazismo”.
Sarebbe falso affermare che le autorità russe non hanno agito contro i neonazisti. Coloro che hanno commesso crimini, compresi gli omicidi di cittadini e immigrati non bianchi o non slavi, sono stati arrestati e perseguiti. Per esempio, nel 2011, cinque membri di un gruppo particolarmente feroce, la Società Nazionalsocialista del Nord, sono stati condannati all’ergastolo per diversi omicidi.
Allo stesso tempo, studiosi rispettabili considerano credibile che l’FSB, la principale agenzia di intelligence russa e l’erede del KGB sovietico, abbia infiltrato e usi i neonazisti per i propri scopi. Ho citato nel precedente articolo di questa serie gli studi di Vyacheslav Likhachev. Nel 2016, ha pubblicato uno studio sulle attività di estrema destra e neonaziste in Ucraina. Ha concluso che nel 2014 nel Donbass i gruppi neonazisti probabilmente “cooperavano strettamente con i servizi segreti russi e sono stati usati fin dall’inizio per innescare il conflitto”. Il fondatore e leader del partito RNU Alexander Barkashov ha visitato il Donbass nel febbraio-marzo 2014 e vi ha creato una filiale dell’RNU.
Il primo “Governatore del popolo” della pseudo “Repubblica Popolare di Donetsk”, Pabel Gubarev, era tra i membri dell’RNU a Donetsk. Quando fotografie di Gubarev con l’emblema della RNU con la svastica sono state pubblicate da dissidenti russi, il “Governatore del popolo” è stato prima difeso dalla Russia, ma poi messo in disparte.
Likhachev nota anche il ruolo dell’RNU nell’orchestrare il “referendum” sull’“indipendenza” della “Repubblica Popolare di Donetsk” nel 2014. “Nel maggio 2014, scrive, A. Barkashov ha anche istruito gli attivisti locali … su come e quando avrebbero dovuto svolgere un ‘referendum sull’indipendenza’ (le istruzioni del leader dell’RNU sono state seguite alla lettera)”.
Mentre, dopo i problemi con Gubarev, tra le milizie collegate all’RNU nel Donbass, che includono sia cittadini ucraini sia volontari russi, il simbolo con la svastica è stato sostituito da uno senza svastica, altri emblemi con riferimenti sospetti sono rimasti. Likhachev scrive che “la svastica rotonda a otto punte – ‘kolovrat’ (una svastica neopagana) è apparsa sui distintivi delle unità di sabotaggio-ricognizione neonaziste ‘Rusich’ e ‘Ratibor’ all’interno del gruppo di risposta rapida ‘Batman’, e del battaglione ‘Svarozhichi’ all’interno della brigata ‘Oplot’”.
Nell’altro pseudo-stato filorusso del Donbass, la Repubblica Popolare di Lugansk, sono stati consegnati ai volontari certificati con il numero-slogan 1488. Come spiega Likhachev, “1488” è usato dai neonazisti a livello internazionale. “‘14’ sta per ‘14 parole’, uno slogan suprematista bianco inventato dal [neonazista americano] David Lane [1938-2007] e ‘88’ sta per ‘Heil Hitler’ perché la ‘h’ è l’ottava lettera dell’alfabeto latino”.
Come menzionato in un precedente articolo, Likhachev ha avuto un ruolo chiave nel portare alla luce il passato neonazista dei fondatori del Battaglione Azov, che combatte contro i russi, ed è stato coinvolto in una controversia con il suo principale leader Andriy Bilets’kyy, che ha persino accusato lo studioso di basarsi su documenti falsi. Tuttavia, studiando la presenza di neonazisti sia nel campo antirusso sia in quello filorusso in Ucraina, Likhachev ha concluso che “nel complesso, i membri dei gruppi di estrema destra hanno giocato un ruolo molto più importante dal lato russo del conflitto che da quello ucraino”.
Likhachev ha pubblicato il suo studio nel 2016, e ha fatto riferimento alla guerra iniziata nel 2014, ma la maggior parte dei gruppi neonazisti che combattono per i russi che ha citato sono ancora attivi nel 2022. Lo studioso ha anche scoperto che le attività neonaziste filorusse “sul territorio ucraino sono coordinate con i servizi segreti russi”.
La propaganda russa a volte sottolinea il fatto che noti neonazisti russi si sono trasferiti in Ucraina e vi si sono stabiliti. Questo non è falso, e in effetti alcuni neonazisti russi che erano diventati cittadini ucraini hanno combattuto con il Battaglione Azov fin dai suoi primi giorni.
D’altra parte, sia Likhachev sia Taras Tarasiuk e Andreas Umland (uno studioso che ho già citato in un precedente articolo) riferiscono che alcuni neonazisti russi che si erano trasferiti in Ucraina, in particolare quelli legati al partito RNU, alla fine hanno combattuto nel Donbass con i separatisti filorussi. Uno di loro, Anton Raevsky, ha cercato di organizzare un’insurrezione filorussa a Odessa. Ci si può chiedere se fossero “fuggiti” in Ucraina o non fossero piuttosto stati infiltrati nel Paese dall’intelligence russa.
Alcuni casi rimangono difficili da valutare, tra cui quello di Sergey Arkadyevich Korotkykh, che è nato a Togliatti, in Russia (una città che conserva ancora oggi il nome del leader comunista italiano Palmiro Togliatti, 1893-1964) nel 1974, ma dopo la caduta dell’Unione Sovietica è diventato cittadino della Bielorussia. Si è segnalato come uno dei principali neonazisti bielorussi, ha partecipato a diverse attività naziste in Russia, e nella primavera del 2014 si è trasferito in Ucraina, giusto in tempo per arruolarsi nell’allora appena formato battaglione antirusso Azov, dove alla fine è diventato un comandante; gli è pure stata concessa la cittadinanza ucraina.
Nel 2020, la ONG ucraina Istituto di Politica Nazionale ha pubblicato un rapporto molto dettagliato, basato, secondo Tarasiuk e Umland, su “ricerche notevoli”, la cui conclusione è che Korotkykh ha sempre lavorato per i servizi segreti russi e bielorussi. Tuttavia, nessuna azione è stata intrapresa in Ucraina contro Korotkykh. Il 4 marzo 2022, Korotkykh ha rilasciato un’intervista a un giornalista italiano in un hotel di Kiev, sventolando una bandiera del Battaglione Azov circondato da volontari russi, bielorussi e ucraini, che sosteneva stessero aspettando i russi per combatterli.
È anche vero che neonazisti occidentali e altri volontari di estrema destra hanno combattuto nella prima guerra del Donbass e stanno combattendo nella guerra del 2022: ma su entrambi i lati della barricata. Gli italiani sono un caso emblematico. Come riportato dal “Corriere della Sera”, i servizi di sicurezza italiani sono a conoscenza del fatto che una sessantina di volontari, la maggior parte dei quali estremisti di destra (anche se alcuni provengono dall’estrema sinistra), stanno combattendo nell’attuale guerra ucraina. Da entrambe le parti: anche se la presenza più antica e organizzata di estremisti italiani di destra e neonazisti è nel campo dei separatisti filorussi.
Ho un ricordo personale di questa curiosa subcultura. Quando nel 2017 ho criticato la Russia per la “liquidazione” dei Testimoni di Geova, sono stato violentemente attaccato sui social media da Andrea Palmeri, un latitante italiano che stava (e sembra stia attualmente) combattendo con i russi a Lugansk. Palmeri è un esempio da manuale di capo-tifoso di calcio (della Lucchese, squadra toscana di Serie C) accusato di violenza e da alcuni di essere un neonazista, che esalta Putin, diffonde la sua propaganda (il 24 febbraio 2022 ha riferito che l’esercito ucraino si stava “arrendendo senza combattere” e che la Russia avrebbe potuto vincere la guerra in ventiquattr’ore) e combatte con e per i russi.
Ci sono neonazisti nella guerra ucraina? Sì: da entrambe le parti, forse con una presenza maggiore dalla parte dei russi. Per quanto riguarda la “denazificazione” di Putin, un importante studioso del neonazismo europeo che ho già citato in questa serie, Anton Shekhovtsov, ha spiegato nel 2017 che cosa significa esattamente: “In una retorica russa che risale all’Unione Sovietica, ‘fascista’ significa semplicemente ‘nemico della Russia’. Se un fascista diventa amico della Russia, allora per definizione non è più fascista”.