PremessaInnanzi tutto basta osservare da che parte stanno tutti i nazi fascisti e gli internazi comunisti d'Europa, i vari nostalgici di Mussolini, Hitler e Stalin, che sono anche antiamericani e antisemiti/antisraeliani, essi stanno tutti ma proprio tutti schierati con Putin, la sua dittatura violenta e con l'imperialismo suprematista della sua Grande Russia e contro il buon ucraino ebreo Zelesky e la sua buona e democratica Ucraina demonizzata e calunniata con la falsa accusa di nazismo.
Tutti questi nazi-fascisto-comunisti d'Italia e d'Europa per non farsi riconoscere e ingannare la brava e buona gente specialmente i semplici, gli sprovveduti, gli ingenui e la massa in buona fede, si sono prontamente mascherati di antifascismo contro un presunto e inesistente nazismo dell'Ucraina con i pretesti del patriota Bandera che ha combattuto per l'indipendneza dell'ucraina dall'URSS, del reggimento Azov e le false accuse di genocidio dei russofili nel Donbass oggi smentite anche dalla Corte Internazionale dell'ONU all'Aia che ha condannato l'aggressione criminale di Putin all'Ucraina intimandoli di smetterla.
Poi si guardi ben bene chi è questo Putin, la sua storia personale, da dove viene, cosa ha fatto, cosa fa, come è organizzata la sua Russia, qual è la sua geo politica e i suoi alleati.
Infine si osservi chi usa la violenza, chè è l'aggressore e chi l'aggredito, chi ha invaso il paese altrui con le armi sparando, bombardando, distruggendo e uccidendo e chi sta subendo tutto ciò e chi minaccia il mondo con le armi nucleari.
A questo punto tutti abbiamo capito, appreso e riconosciuto dove sta il male nazi fascista e chi lo incarna.
I comportamenti di tutti costoro, del suprematismo nazifascismo universale (anche comunista, maomettista e politicamente corretto dei neri e del mondo LGBT) sono essenzialmente caratterizzati da dogmi, menzogne, minacce e violenza.
UCRAINI NAZISTI?Roberto Pesolillo
26 marzo 2022
https://www.facebook.com/tassilo.franco ... 8905788607Conosco bene i ragazzi ucraini di oggi, anche militari,e nessuno di loro ha simpatie naziste. L’Ucraina di oggi non è quella del 1942. I ragazzi ucraini di oggi guardano all’occidente e vogliono liberarsi del passato antisemita e filosovietico che ha provocato milioni di morti. Sono esattamente come i giovani tedeschi che non vogliono essere più considerati come nazisti o comunisti. La generalizzazione e il pregiudizio razziale contro gli ucraini è orripilante, non possiamo essere sullo stesso piano dei nazisti.
LA STORIA SIAMO NOIUmberto Mosso
22 marzo 2022
https://www.facebook.com/luciano.donder ... 3614026039Quelli che da noi, pur dichiarandosi contrari alla guerra, mostrano comprensione per i motivi dell’aggressore, riconoscendoli come risposta alle provocazioni dell’occidente con esecutore Zelensky, non hanno dubbi. Il popolo ucraino sarebbe vittima di un massacro voluto dal suo governo illegittimo, corrotto e infine sanguinario. Se l’Ucraina si arrendesse all’invasore russo cesserebbero le violenze e tornerebbe la pace.
Viceversa la resistenza non farebbe che prolungare una agonia, il cui esito è segnato dalla sproporzione delle forze in campo e soprattutto dal realismo della geopolitica, che mette a rischio anche la nostra pace e il nostro benessere economico. Non ci portate la guerra in casa per le vostre beghe, dicono i più moderati.
Quello che colpisce in questa analisi non sono tanto i suoi presupposti, sbagliati fino dalla riscrittura menzognera della storia più recente, ma il fatto che in essa sparisce del tutto quello che per un democratico è il protagonista della storia: il volere del popolo ucraino.
Un popolo che chiede libertà, indipendenza e autodeterminazione e che l’aggressione russa ha unificato senza più distinzioni tra ceppi linguistici diversi, confessioni religiose, convincimenti politici anche opposti.
Questa unità è la ragione dell’accanita resistenza all’invasione straniera, l’arma più forte e inaspettata da Putin.
Unità che, come in tutte le guerre d’aggressione, trasforma la guerra da conflitto tra Stati, in eccidio di uno Stato straniero contro un popolo intero. Eccidio che ha da essere il più brutale possibile, per piegarne la volontà col terrore e la morte più diffusi.
Per questo le comprensioni filorusse, che rivelano la vera essenza di un’insostenibile equidistanza, non fanno che confermare la convinzione dei nazionalisti russi riguardo ad un occidente popolato da individui degenerati e corrotti, un ventre molle nel quale penetrare con facilità, bisognoso di essere rieducato ai valori della tradizione.
La democrazia come virus da sconfiggere come missione salvifica della Santa Madre Russia.
Questo è il vero obbiettivo, dichiarato a chiare lettere da Putin fin dal 2007 e perseguito con violenza nel mondo. La colpa dell’occidente non è quella di non essere stato sufficientemente deterrente per scoraggiare questo disegno, ma di non esserlo stato per sottovalutazione delle mire espansionistiche, pure dichiarate, tanto apparivano incredibili e bizzarre.
Ora i “vecchi democratici” comprensivi di casa nostra, superando il pessimo giudizio morale di Putin, con le loro analisi riduzioniste e giustificazioniste mostrano un cinismo insospettato. Soprattutto quando chiedono lo stop al massacro del popolo usando gli stessi argomenti dei massacratori.
Non hanno capito nulla di quel popolo. Immaginano, come immaginava Putin, che sia ostaggio della cricca di Zelensky.
Non hanno capito che la guerra di aggressione russa ha suscitato una resistenza capillare che è diventata ormai una guerra di popolo. Che non deporrà le armi neanche se glielo chiedesse il mondo intero. Perché quel popolo è unito e combatte per un bene al quale non rinuncerà mai, la propria libertà.
Se volete capire quale sia lo spirito che lo anima guardate il documentario “Winter on fire” su Netflix. Anche se pensate che sia un prodotto della propaganda Usa, una ricostruzione falsificata della realtà.
Io credo che sia cinema – verità e che spieghi bene come tutto sia cominciato e perché con la rivoluzione popolare di piazza Maidan nel 2013/2014. Quello che i “comprensivi” chiamano colpo di stato, oltraggiando la volontà popolare, in seguito ripetutamente confermata.
La resistenza ucraina è il più gigantesco referendum popolare, volontario e di massa, sul consenso all’attale governo Zelensky. Che non vuol dire negazione delle differenze politiche interne, come ce n’erano anche nella nostra Resistenza, ma ora l’obbiettivo chiaro agli ucraini è liberarsi dall’invasore straniero.
Per questo credo che non si piegheranno mai. E penso pure, con paura e vergogna, che noi non saremmo più capaci di tanto, nonostante l’insegnamento dei nostri padri.
Non crediamo più che la storia siamo noi.
DALLA RUS' DI KIEV ALLA RUSSIA DI PUTIN: PERCHÈ GLI UCRAINI TENGONO ALL'INDIPENDENZAdi Antonio Polito, Il Corriere della Sera
28 marzo 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 La Rus’ è nata a Kiev, tra il IX e il X secolo dopo Cristo; fu la più antica forma di stato degli slavi orientali. Il suo sovrano Vladimir è passato alla storia per essersi convertito nel 988 al Cristianesimo insieme al suo popolo. Per questo è venerato come santo. Quindi Putin porta oggi il nome di un principe di Kiev, come del resto il suo avversario Zelensky.
Mosca nacque solo molto dopo - è citata per la prima volta alla data del 1147 - come avamposto militare di uno dei principati in cui si era divisa la Rus’. Ma dopo la lunga dominazione mongola - il “giogo tartaro” - emerse come il centro del principato della Moscovia, e con la caduta di Costantinopoli (1453) cominciò a fregiarsi del titolo di «Terza Roma», erede cioè sia dell’impero romano di Occidente e di Oriente.
Kiev passò sotto il controllo di Mosca soltanto nel 1667, e non con una conquista ma con la diplomazia e l’inganno. I cosacchi ortodossi, ribellatisi ai polacchi per difendere la loro indipendenza, chiesero aiuto alla ortodossa Moscovia. Aleksej, il primo principe russo a lasciare il paese per combattere all’estero, sconfisse i polacchi e nel trattato di pace ottenne per due anni il controllo di Kiev. Non lo lasciò mai più. Toccò poi un secolo dopo a Caterina II la Grande il compito di completare l’opera, smembrando la Polonia e annettendosi l’Ucraina meridionale, la Crimea e la Polonia orientale. La zarina affidò a un suo favorito la fondazione del porto di Odessa sul Mar Nero, una sorta di contraltare della magnifica San Pietroburgo che lo zar Pietro il Grande aveva fatto costruire sul Mar Baltico. L’accesso ai «mari caldi», navigabili cioè anche d’inverno, è stato infatti il primo obiettivo strategico degli zar, e ancora oggi si combatte sulle sponde del Mar d’Azov, dove Pietro il Grande schierò la prima flotta della storia russa.
L’anelito all’indipendenza degli ucraini fu duramente represso nell’Ottocento, con il divieto delle pubblicazioni nella lingua nazionale. La regione andò poi persa con la disfatta del regime zarista nella Grande Guerra. Quando i bolscevichi presero il potere con la Rivoluzione di Ottobre nel 1917, decisero di mettere fine al conflitto con gli Imperi centrali. Così, nella pace di Brest-Litvosk nel 1918, rinunciarono a tutti i territori occidentali, tra cui l‘Ucraina, che fu occupata dai tedeschi e tornò nelle mani dei nazionalisti. Solo dopo la fine della guerra civile Kiev entrò a far parte nel 1922 dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Ma è proprio durante l’epoca sovietica che gli ucraini hanno conosciuto quella che forse è la loro peggiore tragedia nazionale. La grande carestia, passata alla storia come Holodomor, fu provocata da Stalin per imporre la sua politica di «collettivizzazione» delle terre e liberarsi della classe dei «kulaki», i contadini indipendenti. L’Ucraina oppose una strenua resistenza, e nel 1932-1933 le autorità di Mosca deliberatamente l’affamarono, esportando o nascondendo il cibo ai contadini. Si registrarono anche casi di cannibalismo. Le vittime complessive della carestia superarono i 4 milioni.
Anche per questo, quando le armate hitleriane invasero l’Ucraina marciando contro l’Urss, furono spesso accolte come liberatori dagli ucraini: in realtà portarono solo altra morte e devastazione.
Dopo il collasso dell’Urss, nel 1991, e di nuovo a Brest (dove anche in questa guerra si sono svolti colloqui di pace) l’Ucraina dichiarò la sua indipendenza, insieme con la Federazione russa e la Bielorussia, confermata da un referendum popolare che vinse anche nell’est del paese. Con gli accordi del 1994 accettarono di consegnare alla Russia le testate nucleari presenti sul loro territorio in cambio della garanzia di integrità territoriale.
Il paese è rimasto a lungo diviso tra la parte occidentale, che voleva una maggiore integrazione con l’Europa, e la parte orientale più legata alla Russia. Nel 2008 la Nato accettò la richiesta di adesione di Kiev ma non vi ha mai dato seguito proprio per evitare la reazione di Mosca, che invece c’è stata comunque. Prima nel 2004 con la «rivoluzione arancione» e poi nel 2013 con il movimento chiamato Euromajdan , le forze pro-Europa hanno avuto il sopravvento, nonostante il tentativo di repressione del governo filo-russo nel 2013. Putin reagì a quello che definì un «colpo di Stato» con l’occupazione militare della Crimea e la sua annessione, e con il sostegno alle milizie dell’area orientale del Donbass, il bacino minerario, che dichiararono la nascita di due repubbliche separatiste.
Il resto è storia dei nostri giorni.
"Non esiste una generazione di ucraini che non sia stata sfregiata dalla politica coloniale russa e dalle sue scelte rovinose, a partire dal Settecento". Splendido pezzo di Yaryna oggi su Repubblica. L'inquadramento della guerra dal punto di vista culturale e storico.
L’Ucraina non sarà una colonia russadi Yaryna Grusha Possamai*
17 marzo 2022
https://www.facebook.com/groups/salviam ... 7461906163La mattina del 24.02.2022 le sirene nella capitale Kiev e nelle città di Kharkiv, Kherson, Chernihiv, Sumy hanno anticipato i bombardamenti aerei. Paura, panico, fuga degli ucraini. Cinque minuti prima dell’attacco su larga scala del mio paese il presidente russo, con un discorso che proponeva gli stessi argomenti contenuti in un articolo pubblicato nel luglio del 2021 pieno di falsità sulla storica fratellanza tra i popoli russo e ucraino, annunciava quello che è il cuore della sua politica coloniale.
Oggi le analisi sulla guerra della Russia all’Ucraina ruotano intorno a politica, economia, geopolitica e interessi finanziari senza però tenere in considerazione l’aspetto storico-culturale che invece è quello al quale dobbiamo guardare perché è lì che il presidente russo ha pescato le giustificazioni per l’aggressione di un Paese che, al contrario del suo, ha intrapreso una strada democratica. La manipolazione dell’opinione pubblica in Russia è avvenuta attraverso la strumentalizzazione della storia. Quella fredda mattina di febbraio gli ucraini hanno capito che la storia si stava ripetendo. Non esiste una generazione di ucraini che non sia stata sfregiata dalla politica coloniale russa e dalle sue scelte rovinose, a partire dal Settecento con la distruzione dell’Hetmanato (1649-1764), primo nucleo statale gestito dai cosacchi nei territori dell’odierna Ucraina, fino alla circolare di Valuev (1863) e al decreto di Ems (1876) che proibivano qualsiasi opera letteraria in ucraino, compresa la traduzione dal russo. I territori ucraini appartenenti all’impero russo sono stati chiamati Piccola Russia, per sottolineare il rapporto di forza tra il centro colonizzatore e la periferia colonizzata.
La politica coloniale con il proprio centro a Mosca è proseguita con la sottomissione di Kiev anche durante l’Unione Sovietica: purghe staliniste con centinaia di intellettuali ucraini arrestati e fucilati a Solovki e Sandarmokh all’inizio degli anni Trenta, lo sterminio per fame — noto come Holodomor tra il 1932 e il 1933 — dei contadini ucraini, l’occupazione di Leopoli nel 1939, la deportazioni dei tartari di Crimea nel 1944, la repressione tra gli anni ’60 e ’70. Nel 1985 nella colonia sovietica di Ku?ino, odierna regione di Perm’ in Russia, muore in seguito a uno sciopero della fame il poeta e traduttore ucraino Vasyl’Stus. Nel 1986 esplode la centrale nucleare di Chornobyl’ incidente causato da una cattiva gestione e le cui conseguenze hanno prodotto migliaia di profughi rimasti a lungo senza una casa e un posto di lavoro.
Io sono un’ucraina con un bisnonno fucilato dal NKVD (Commissariato del popolo per gli affari interni, ndr ), mentre l’altro bisnonno è stato mandato al fronte senza un fucile, in prima linea con l’Armata Rossa ed è tornato senza un braccio.
Mia nonna è cresciuta con il marchio di “figlia del nemico del popolo” la quale cosa ha significato niente studi e niente lavoro. I miei genitori — insegnanti di lettere che non potevano nominare durante le lezioni i nomi di scrittori e poeti ucraini sterminati dal regime sovietico — sono scappati da Chernobyl’ solo due settimane dopo l’incidente (avvenuto il 6 aprile 1986, ndr ), perché il potere centrale teneva tutti all’oscuro, e sono rientrati a casa nell’agosto successivo perché la loro zona, qualificata come Zona 3, non è stata considerata da evacuare. Oggi quei territori — con scuole e case bombardate e centinaia di civili morti — sono afflitti dalla guerra.
La vera storia dell’Ucraina il cui cuore pulsante è Kiev è stata cancellata per creare un mito, un mito intorno al quale la Russia ha inventato una versione della storia a proprio uso e consumo.
Tra la fine del 2013 e il 2014 la “periferia” ucraina ha cercato nuovamente di sottrarsi all’influenza del “popolo fraterno” proclamando — attraverso la Rivoluzione della dignità (nota in Italia come Euromaidan) — di aver scelto una strada europea.
La risposta del “centro” è arrivata con l’utilizzo dei soliti vecchi mezzi del terrore: l’espropriazione della penisola della Crimea, l’invasione e i bombardamenti del Donbass. Ma l’ideologo della Russia ha ottenuto l’effetto contrario: l’Ucraina non si è sottomessa ed è cresciuto il divario, incolmabile per le nuove generazioni, tra il popolo ucraino e il popolo russo.
La guerra del 2022 con i suoi bombardamenti colpisce al cuore con ferocia la storia e la cultura ucraine: le scuole, i centri come Budynok Slovo, casa-museo degli scrittori ucraini attivi a Kharkiv negli anni Venti del Novecento, gli edifici storici del centro di Kharkiv e Chernihiv, il luogo del massacro degli ebrei a Kiev nel 1941, Babyn Yar.
La resistenza dimostrata dagli ucraini in questa guerra è quindi la ribellione di un popolo traumatizzato che da secoli subisce la politica coloniale di chi lo ha aggredito. E in questa lotta ci sono gli ucraini ucrainofoni e russofoni, ci sono città con storie diverse come Kiev, Kharkiv, Mariupol’e Odessa. La risposta degli ucraini è la lotta decoloniale per l’indipendenza e per l’esistenza stessa, è la resistenza per preservare la propria incolumità e identità e per evitare che le nuove generazioni debbano subire ancora.
* L’autrice è traduttrice e organizzatrice culturale. Nata in Ucraina nel 1986, vive a Milano. È titolare del corso di Lingua e Letteratura Ucraina all’Università Statale di Milano
La distruzione della lingua ucraina insieme al popolo ucraino fu per diversi secoli lo scopo dei moscoviti.Victoria Voytsitska
29 marzo 2022
https://www.facebook.com/groups/salviam ... 6305158945Difendere l'Ucraina è proteggere la propria lingua!
Parlare, scrivere, a sbagliare - come faccio io negli ultimi 24 anni, perché prima non conoscevo la lingua - a Kyiv quasi tutte le scuole erano russofone, libri, televisione, tutto lo spazio informativo era russofone. Ai tempi dell'occupazione sovietica, c'era un postulato appositamente forzato sul fatto che "ucraino comunica solo "sely киki"....
Ma nel mio 24esimo ho preso una decisione per me stesso - sono ucraino e comunicherò, anche con errori, in ucraino.
Già più tardi ho saputo di come il "grande fratello" ha distrutto l'Ucraina, il popolo ucraino, la cultura e la nostra lingua madre:
1720 - il decreto di Pietro I sul divieto di stampare in lingua ucraina e sull'occupazione dei libri della chiesa ucraina.
1729 - Pietro II ordina di riscrivere in russo tutti i regolamenti e gli ordini del governo, scritti in ucraino.
1763 - Caterina II vieta l'insegnamento della lingua ucraina presso l'Accademia di Kiev-Mohilâns ʹkíj.
1764 - Caterina II ordina la russificazione dell'Ucraina.
1769 - la RPC ha deciso per la confisca delle lettere ucraine e dei libri della chiesa.
1775 - Distruzione di Zaporozhye Sichi e chiusura delle scuole ucraine sotto gli uffici del reggimento cosacchi.
1804 - con un decreto reale speciale nell'Impero russo, tutte le scuole di lingua ucraina furono bandite, che portò al completo degrado della popolazione ucraina!
1832 - La riorganizzazione dell'istruzione in Ucraina ha trasformato tutto l'insegnamento in lingua russa
1847. - Migliorare la persecuzione della lingua e della cultura ucraine, proibendo tra gli altri le migliori opere di Taras Shevchenko, Panteleimon Kulish, Nikolai Kostomarova.
1862 - Chiusura delle scuole domenicali ucraine per adulti nella parte russa dell'Ucraina.
1863 - Circolare Valuevskij - decreto segreto che vietava la censura per consentire la pubblicazione della letteratura educativa spirituale e popolare ucraina. L'ucraino è definito "una lingua poco russa separata [che] non è mai esistita, non esiste e non dovrebbe esistere, e la loro lingua [piccola-russa] della gente comune non è altro che russa, corrotta dall'influenza della Polonia".
1864 - Accettazione della Carta in cui l'istruzione primaria dovrebbe essere condotta solo in lingua russa.
1870 - Il ministro dell'Istruzione russo afferma che "l'obiettivo finale dell'istruzione per tutti gli irodcív (Ner russi, letteralmente "persone di un'altra origine"), è indiscussa la loro russificazione
1876 - il decreto di Alessandro II sul divieto di stampare e importare dall'estero qualsiasi letteratura ucraina, nonché il divieto delle esibizioni della scena ucraina e dei testi ucraini in note musicali e
1881 - Divieto di insegnare nelle scuole pubbliche e di condurre sermoni religiosi in ucraino.
1884 - il divieto di Alessandro III del teatro ucraino in tutti i governatorati della "Malorussia".
1888 - Il decreto di Alessandro II vieta l'uso della lingua ucraina nelle istituzioni ufficiali e nei nomi ucraini.
1892 - Divieto di tradurre libri dalla lingua russa ucraina.
1895 - il divieto della principale gestione della stampa di rilasciare libri per bambini in lingua ucraina.
1914, 1916 - Campagna Rusifíkacíjna nell'Ucraina occidentale, divieto di parola ucraina, istruzione, chiese.
Sotto il governo di Stalin, milioni di ucraini sono morti di fame durante il genocidio.
La Russia distrugge la lingua e la cultura ucraine da oltre 350 anni.
Questo scritto russo, della Russia di Putin è peggio del Mein Kampf di Hitler"Cosa la Russia deve fare con l'Ucraina?"[Un assurdo progetto, che non è tanto assurdo perché già si sta realizzando in Bielorussia, dove viene rapidamente cancellato tutto lo sfondo etnico-storico-nazionale].
RIA Novosti, 04/03/2022, Timofey Sergeytsev filosofo, metodologo, membro del Club Zinoviev MIA Russia Today
"Abbiamo scritto dell'inevitabilità della denazificazione dell'Ucraina ad aprile dello scorso anno. Non abbiamo bisogno dell'Ucraina nazista, di Bandera, del nemico della Russia e lo strumento dell'Occidente per la distruzione della #Russia. Oggi la questione della denazificazione si è spostata su un piano pratico.
La denazificazione è necessaria quando una parte significativa del popolo - molto probabilmente la maggioranza - è stata dominata e tirata dal regime nazista nella sua politica. Cioè, quando l'ipotesi "le persone sono buone - il governo è cattivo" non funziona più.
Il riconoscimento di questo fatto è alla base della politica di denazificazione, di tutte le sue misure, e il fatto stesso ne è l'oggetto.
L'Ucraina è proprio in una situazione del genere. Il fatto che l'elettore ucraino abbia votato per la "pace di Poroshenko" e la "pace di #Zelensky" non deve indurre in errore: gli ucraini erano abbastanza soddisfatti della via più breve verso la pace attraverso la guerra lampo, a cui gli ultimi 2 presidenti ucraini hanno chiaramente accennato quando sono stati eletti. Proprio questo metodo di "pacificazione" degli antifascisti interni - attraverso il terrore totale - è stato usato a Odessa, Kharkiv, Dnipro, Mariupol e in altre città russe (!). E questo si adattava perfettamente all'uomo ucraino comune.
La denazificazione è un insieme di misure mirate alla massa nazificata della popolazione, ma che tecnicamente non può essere soggetta alle punizioni dirette come i criminali di guerra.
I nazisti che usano le armi devono essere distrutti sul campo di battaglia al massimo possibile. Senza la distinzione significativa fra le Forze Armate e i cosiddetti battaglioni nazionali, o la difesa territoriale che si è unita a questi due tipi di formazioni militari. Tutti loro sono ugualmente coinvolti nell'estrema crudeltà contro la popolazione civile, sono ugualmente colpevoli del genocidio del popolo russo, non rispettano le leggi e gli usi della guerra. I criminali di guerra ei nazisti attivi devono essere puniti in modo esemplare ed esplicativo. Ci deve essere una lustrazione totale. Tutte le organizzazioni che si sono associate alla pratica del nazismo devono essere liquidate e bandite.
Tuttavia, oltre ai vertici, è colpevole anche il popolo, nella sua parte significativa che rappresenta i nazisti passivi, complici del nazismo. Hanno sostenuto e assecondato il potere nazista. La giusta punizione di questa parte della popolazione è possibile solo sopportando le inevitabili fatiche di una giusta guerra contro il sistema nazista, svolto con la massima cura e discrezione nei confronti dei civili. Un'ulteriore denazificazione di questa massa di popolazione consiste nella rieducazione, che si realizza attraverso la repressione ideologica (soppressione) degli atteggiamenti nazisti e una severa censura: non solo nell'ambito politico, ma anche necessariamente nell'ambito della cultura e dell'istruzione. Proprio attraverso la cultura e l'educazione che è stata preparata e realizzata una profonda nazificazione della popolazione, assicurata dalla promessa dei dividendi della vittoria del regime nazista sulla Russia, attraverso la propaganda nazista, la violenza interna e terrore, oltre alla guerra contro il popolo del #Donbas ribellatosi al nazismo ucraino, che dura da 8 anni.
La denazificazione può essere effettuata solo dal vincitore, il che implica (1) - il suo controllo assoluto sul processo di denazificazione e (2) - il potere per garantire tale controllo. In questo senso, un paese denazificato non può essere sovrano.
Lo stato denazizzante - la Russia - non può procedere alla denazificazione con un approccio liberale. L'ideologia del denazificatore non può essere contestata dal colpevole sottoposto a denazificazione. Il riconoscimento da parte della Russia della necessità di denazificare l'Ucraina, significa il riconoscimento dell'impossibilità dello scenario di #Crimea per l'#Ucraina. Tuttavia, quello scenario era impossibile nel 2014 e nel ribelle Donbas. Solo 8 anni di resistenza alla violenza e al terrore nazista hanno portato alla coesione interna e a un consapevole e inequivocabile rifiuto di massa di mantenere qualsiasi unità e collegamento con l'Ucraina nazista.
La durata della denazificazione non può essere inferiore a una generazione, che deve nascere, crescere e raggiungere la maturità nelle condizioni della denazificazione. La nazificazione dell'Ucraina è continuata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989, quando il nazionalismo ucraino ha ricevuto le forme legali e legittime di espressione politica e ha guidato il movimento per "l'indipendenza" verso il nazismo.
La particolarità della moderna Ucraina nazificata sta nell'amorfità e nell'ambivalenza, che permettono al nazismo di essere mascherato da desiderio di "indipendenza" e da un percorso "europeo" (occidentale, filoamericano) di "sviluppo" (in realtà - al degrado), di affermare che in Ucraina "non c'è il nazismo, solo gli eccessi del privato". Dopotutto, non esiste un principale partito nazista, nessun Fuhrer, nessuna legge razziale a tutti gli effetti (solo la loro versione troncata sotto una forma di repressione contro la lingua russa). Di conseguenza, non c'è l'opposizione e la resistenza al regime.
Tuttavia, tutto quanto sopra non rende il nazismo ucraino una "versione leggera" del nazismo tedesco della prima metà del XX secolo. Al contrario, poiché il nazismo ucraino è libero da tali strutture e restrizioni di "genere" (a causa di tecnologia politica), si dispiega liberamente come la base fondamentale di qualsiasi nazismo - come il razzismo europeo e, nella sua forma più sviluppata, americano. Pertanto, la denazificazione non può essere compiuta in un compromesso, sulla base di una formula di "NATO- no, UE - sì". Lo stesso Occidente collettivo è l'ideatore, la fonte e lo sponsor del nazismo ucraino, mentre i quadri di Bandera occidentale e la loro "memoria storica" sono solo uno degli strumenti per la nazificazione dell'Ucraina. L'ucra-nazismo comporta una minaccia non minore, ma maggiore per il mondo e la Russia.
Probabilmente il nome "Ucraina" non può essere mantenuto come nome di qualsiasi entità statale completamente denazificata in un territorio liberato dal regime nazista. Le repubbliche popolari create nello spazio libero dal nazismo dovranno crescere nell'ambiente dell'autogoverno economico e della sicurezza sociale, del ripristino e dell'ammodernamento dei sistemi di supporto vitale della popolazione.
In effetti, le loro aspirazioni politiche non possono essere neutrali: il l'espiazione della colpa davanti alla Russia per averla trattata come un nemico può essere realizzata solo facendo affidamento sulla Russia nei processi di restaurazione, rinascita e sviluppo. Nessun "Piano Marshall" deve essere consentito per questi territori.
Non ci può essere la "neutralità" in senso ideologico e pratico, compatibile con la denazificazione. Il personale e le organizzazioni che sono lo strumento di denazificazione nelle repubbliche appena denazificate non potranno che fare l'affidamento sul supporto militare e organizzativo diretto della Russia.
La denazificazione sarà inevitabilmente anche la deucrainizzazione - cioè un rifiuto di un gonfiamento artificiale della componente etnica dell'autoidentificazione nazionale dei territori storici della Malorossiya e della Novorossiya, iniziato dalle autorità sovietiche. Essendo uno strumento della superpotenza comunista, dopo la sua caduta, l'etnocentrismo artificiale non è rimasto in un dimenticatoio. In questa veste di servizio, è passato sotto l'autorità di un'altra superpotenza (il potere che sovrasta gli stati): la superpotenza dell'Occidente. Deve essere restituito ai suoi confini naturali e privato della funzionalità politica.
A differenza, diciamo, della Georgia e dei paesi baltici, l'Ucraina, come è stato dimostrato storicamente, non può esistere come lo stato nazionale e i tentativi di "costruirne uno" portano naturalmente al nazismo. L'ucrainismo è una costruzione artificiale antirussa che non ha un proprio contenuto di civiltà, è un elemento subordinato di una civiltà estranea e aliena. La debanderizzazione di per sé non basterà come la denazificazione: l'elemento Bandera è solo un interprete e uno schermo, un travestimento per il progetto europeo dell'Ucraina nazista, quindi la denazificazione dell'Ucraina è anche la sua inevitabile de-europeizzazione.
L'élite Bandera deve essere liquidata, la sua rieducazione è impossibile. La "palude" sociale, che l'ha sostenuta attivamente e passivamente con l'azione e l'inazione, deve passare le difficoltà della guerra e assimilare questa esperienza come una lezione storica di espiazione della propria colpa. Chi non ha sostenuto il regime nazista, chi ne ha sofferto e la guerra da lui scatenata nel Donbass, deve essere consolidato e organizzato, deve diventare il pilastro del nuovo governo, verticale e orizzontale. L'esperienza storica mostra che le tragedie ei drammi del tempo di guerra avvantaggiano i popoli che sono stati tentati e trascinati dal ruolo di nemico della Russia.
La denazificazione come obiettivo di un'operazione militare speciale nell'ambito di questa stessa operazione è intesa come una vittoria militare sul regime di Kyiv, la liberazione dei territori dai sostenitori armati dei nazisti, l'eliminazione degli implacabili nazisti, la cattura di criminali di guerra, e la creazione delle condizioni sistemiche per la successiva denazificazione in tempo di pace.
Quell''ultima, a sua volta, deve iniziarsi con l'organizzazione degli organi locali di autogoverno, polizia e difesa, ripuliti dagli elementi nazisti, avviando sulle loro basi i processi per fondare una nuova statualità repubblicana, integrando questa statualità in una stretta collaborazione con il dipartimento della Federazione Russa per la denazificazione dell'Ucraina (creato o convertito, diciamo, da Rossotrudnichestvo), con l'adozione sotto il controllo russo del quadro normativo repubblicano sulla denazificazione, la definizione dei confini e del quadro per l'applicazione diretta delle leggi russe e della giurisdizione russa nel campo della denazificazione sul territorio liberato, la creazione di un tribunale per i crimini contro l'umanità nell'ex Ucraina. In questo senso la Russia dovrà fungere da custode del processo di Norimberga.
Tutto ciò significa che per raggiungere gli obiettivi della denazificazione è necessario il sostegno della popolazione, il suo passaggio dalla parte della Russia dopo la sua liberazione dal terrore, dalla violenza e dalla pressione ideologica del regime di Kyiv, dopo il suo ritiro dall'isolamento informativo.
Naturalmente, ci vorrà del tempo prima che le persone si riprendano dallo shock delle ostilità, per convincersi delle intenzioni a lungo termine della Russia - e che "non saranno abbandonate". È impossibile prevedere in anticipo esattamente in quali territori una parte di popolazione costituirà una maggioranza criticamente necessaria. È improbabile che la "provincia cattolica" (l'Ucraina occidentale come parte di cinque regioni) diventi parte dei territori filo-russi. La linea di alienazione, tuttavia, sarà trovata empiricamente. Dietro rimarrà il territorrio ostile alla Russia, ma sarà l'Ucraina forzatamente neutrale e smilitarizzata con il nazismo formalmente bandito. Gli odiatori della Russia andranno lì. La garanzia della conservazione di stato neutrale di questa Ucraina residua dovrà essere la minaccia di un'immediata continuazione dell'operazione militare, in caso di mancato rispetto dei requisiti elencati. Forse ciò richiederà una presenza militare russa permanente sul suo territorio.
Dalla linea di esclusione fino al confine russo ci sarà un territorio di potenziale integrazione nella civiltà russa, che è di carattere naturale antifascista.
L'operazione della denazificazione dell'Ucraina, iniziata con una fase militare, al tempo di pace seguirà la stessa logica delle tappe militare. Ciascuna di esse dovrà ottenere i cambiamenti irreversibili, che diventeranno i risultati della fase corrispondente. In questo caso, le fasi iniziali necessarie della denazificazione possono essere così definite:
— liquidazione delle formazioni armate naziste (il che significa qualsiasi formazione armata dell'Ucraina, comprese le forze armate ucraine), nonché dell'infrastruttura militare, informativa ed educativa che ne garantisce l'attività;
— formazione degli organi di autogoverno pubblico e delle milizie (difesa e forze dell'ordine) sui territori liberati, per proteggere la popolazione dal terrore dei gruppi nazisti clandestini;
— introduzione dello spazio informativo russo;
— ritiro dei materiali didattici e il divieto dei programmi educativi di tutti i livelli, contenenti linee guida ideologiche naziste;
— azioni investigative di massa per stabilire la responsabilità personale per i crimini di guerra, crimini contro l'umanità, per la diffusione dell'ideologia nazista e il sostegno al regime nazista;
— lustrazione, pubblicazione dei nomi dei complici del regime nazista, coinvolgendoli nei lavori forzati per il ripristino delle infrastrutture distrutte in misura della punizione per le attività naziste (per coloro che non saranno soggetti alla pena di morte o alla reclusione);
— adozione a livello locale, sotto la supervisione della Russia, degli atti normativi primari di denazificazione "dal basso", il divieto di ogni tipo e forma di rinascita dell'ideologia nazista;
— istituzione di memoriali, segni commemorativi, monumenti alle vittime del nazismo ucraino, perpetuando la memoria degli eroi della lotta contro di esso;
— inserimento di un complesso delle norme antifasciste e della denazificazione nelle costituzioni delle nuove repubbliche popolari;
— creazione degli organi permanenti della denazificazione per un periodo di 25 anni.
La Russia non avrà alleati nella denazificazione dell'Ucraina. Dal momento che questo è un affare puramente russo. Anche perché non solo la versione Bandera dell'Ucraina nazista sarà sradicata, ma anche, e soprattutto, il totalitarismo occidentale, i programmi imposti di degrado e disintegrazione della civiltà, i meccanismi di soggezione alla superpotenza dell'Occidente e degli Stati Uniti .
Per mettere in pratica il piano di denazificazione dell'Ucraina, la stessa Russia dovrà finalmente separarsi dalle illusioni filo-europee e filo-occidentali, realizzarsi come l'ultima istanza per proteggere e preservare quei valori dell'Europa storica (del Vecchio Mondo) che se lo meritano e che l'Occidente alla fine ha abbandonato, perdendo la battaglia per se stesso. Questa lotta è durata per tutto il XX secolo e si è espressa nella guerra mondiale e nella rivoluzione russa, indissolubilmente legate tra loro.
La Russia ha fatto tutto il possibile per salvare l'Occidente nel XX secolo. Ha implementato il principale progetto occidentale, un'alternativa al capitalismo, che ha vinto contro gli stati-nazione: contro un progetto socialista, rosso. Ha schiacciato il nazismo tedesco, un mostruoso prodotto della crisi della civiltà occidentale. L'ultimo atto di altruismo russo è stata la mano tesa dell'amicizia dalla Russia, per la quale la Russia ha ricevuto un colpo mostruoso negli anni '90.
Tutto ciò che la Russia ha fatto per l'Occidente, l'ha fatto a proprie spese, facendo i più grandi sacrifici. L'Occidente alla fine ha rifiutato tutti questi sacrifici, ha svalutato il contributo della Russia alla risoluzione della crisi occidentale e ha deciso di vendicarsi della Russia per l'aiuto che gli aveva fornito disinteressatamente. Inoltre, la Russia andrà per la sua strada, senza preoccuparsi del destino dell'Occidente, facendo affidamento su un'altra parte della sua eredità: la leadership nel processo globale di decolonizzazione.
Nell'ambito di questo processo, la Russia ha un alto potenziale di partnership e relazioni alleate con dei paesi che l'Occidente ha oppresso per secoli e che non metteranno più sul suo giogo. Senza il sacrificio russo e la lotta, questi paesi non sarebbero stati liberati. La denazificazione dell'Ucraina è allo stesso tempo la sua decolonizzazione, che la popolazione ucraina dovrà comprendere mentre comincia a liberarsi dall'ebbrezza, dalla tentazione e dalla dipendenza della cosiddetta scelta europea."