Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mar 19, 2022 7:00 pm

Dove sta il nazismo e chi è il nazista nella questione Ucraina Russia?
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Dove sta il nazismo e chi è il nazista nella questione Ucraina Russia?
Non è difficile e non ci vuole molto per capirlo.
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts ... 1493516620



Dove sta il nazismo e chi è il nazista nella questione Ucraina Russia?
Non è difficile e non ci vuole molto per capirlo.
La Grande Russia imperiale di Putin, come prima quelle degli Zar e dell'URSS è un pericolo per tutta l'Europa, per Israele, per gli USA e l'Occidente e per la stabilità del Mondo intero, per il futuro dell'umanità.
Lo è per la nostra civiltà libera e democratica, lo è per il nostro benessere materiale e spirituale, lo è per l'uomo di buona volontà universale.
Essa è alleata e sostenitrice dei totalitarismi comunista e nazimaomettano, un pericolo mortale, portatrice perenne di conflitto, di miseria, di inciviltà e di disumanità.
Essa è la negazione del cristianismo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mar 19, 2022 7:01 pm

Indice:

Premessa

1)
Ecco chi è Putin!

2)
Ecco cos'è e chi è la Russia di Putin!

3)
Ecco chi sono i nazifascisto comunisti d'Italia e d'Europa ed altri che sostengono Putin e la sua Russia!

4)
Le false accuse di nazismo all'Ucraina

5)
La falsa propaganda Russa sul Donbass e sul presunto genocidio dei fiorussi da parte dei presunti nazisti ucraini, smentito dalla Corte Internazionale dell'ONU all'Aia e la condanna della Russia di Putin per crimini di guerra e contro l'umanità.

6)
America USA, UE, NATO e la nostra civiltà bianca e occidentale, un bene per l'umanità intera.
Cose buone e giuste, utili e necessarie, contro il male nazi fascista, comunista e maomettista di ieri e di oggi, pur con tutti i loro limiti, i loro errori e le loro imperfezioni sempre correggibili e migliorabili

7)
Gli unici nazi fascisti in questa storia sono i suprematisti russi del criminale Putin (compresi i filo russi del Donbass che hanno innescato la guerra civile) e i dementi europei, italiani e veneti che lo supportano, questi sono i veri nazi fascisti altro che gli ucraini e Zelensky. E buona parte di questi sono falsi cristiani e anche schifosi antisemiti e antisraeliani, odio antisemita che traspare nelle demenziali accuse all'ucraino ebreo Zelensky. Io rinnego la mia appartenza a questo mondo venetista demenziale e considero tutti questi venetisti nemici dell'umanità e miei nemici personali.

8)
Le provano tutte per demonizzare l'Ucraina, gli ucraini, il loro esercito e il loro presidente, per negare i loro diritte e i loro doveri.
La prima violenza è quella della menzogna, della calunia che serve a giustificare la violenza fisica, i bombardamenti, gli assinni, le stragi, gli stermini.

9)
L'Ucraina ha dimostrato al Mondo intero di essere una nazione, un popolo e uno stato degno di rispetto e meritevole di essere aiutato per continuare ad esistere,
se lo è guadagnato sul campo della via e della storia con onore, con la partecipazione di tutta la sua gente, di tutti i suoi cittadini, che si sono esposti a sua difesa il suo sangue, come hanno fatto e ancora fanno gli ebrei di Israele e come a suo tempo non ha fatto la Serenissima che vigliaccamente e ignominiosamente si consegnò a Napoleone eche per questo perse per sempre la sua dignità, la sua libertà e la sua sovranità.

10)
Questa è l'America che mi piace, quasto è il Trump che mi piace con il senso della giustizia, dell'onore e del bene.

11)
L'antisemitismo nel mondo slavo, in Ucraina e nella Russia incominciando dalla Russia che è il più persistente e pericoloso per gli ebrei e per Israele che oggi non hanno nulla da temere dall'Ucraina che ha un Presidente ucraino di origine ebrea il buon ed esemplare Zelensky che i nazifascisti russi e i loro sodali europei cercano di demonizzare in ogni modo.

12)
Mi dispiace per Eric Zemmour ma un vero patriota difende la sua nazione ma non offende le nazioni altrui.
Il nazionalismo imperialista e suprematista come quello di Putin non è sano e giusto patriottismo ma criminalità o delinquenza politica al pari ma più grave e pericolosa della prepotenza mafiosa.
Putin non è un patriota, Putin è un demenziale e criminale nazi fascista russo che persegue con ogni mezzo la politica suprematista e imperialista della Grande Russia degli Zar e dell'URSS.

13)
Stato di Guerra.
Legge marziale in Ucraina e legittima sospensione dei partiti filo russi per tutta la durata del periodo in cui resta in vigore la legge marziale.

14)
La guerra di resistenza ucraina, la sua controffensiva, un popolo eroico contro il criminale invasore russo.
Mi rende felice che l'esercito dei criminali invasori venga distrutto e mi renderebbe ancor più felice se il suo demenziale capo Putin fosse giustiziato.

15)
Tutto il male della Terra sta con Putin:
tutti i paesi canaglia e le dittature comuniste e maomettiste di ogni continente stanno con Putin.

16)
Le sanzioni economico finanziarie alla Russia funzionano, come funzionano gli aiuti militari all'Ucraina, come funziona la minaccia di ritorsione nucleare che incombe sulla Russia, come pesa il rischio di un intervento diretto della NATO se Putin dovesse compiere qualche errore contro un paese NATO e nel malaugurato caso che usasse armi chimiche e batteriologiche contro l'Ucraina.

17)
Trattative di "pace" tra l' aggredita Ucraina e l'aggressore Russia.

18)
Verifica della propaganda russa e filorussa contro l'Ucraina.

19)
Il nazismo ariano/hitleriano presente nella Russia di Putin e quello presente in Europa che vede in Putin un nuovo Duce e che è alimentato e addestrato dalla Russia di Putin.
Il nazismo moamettano presente nella Russia di Putin e usato da Putin.
Il nazionalismo suprematista russo intriso da nazionalismo imperialista proprio della Russia di Putin, della Grande Russia imperiale degli zar e dell'URSS a egemonia russa. L'imperialismo è per sua natura sempre prepotenza e violenza criminale e tra la violenza criminale politica e la violenza criminale comune non vi è alcuna differenza.
Il vittimismo paranoide di Putin e della sua Grande Russia imperiale è proprio e tipico del vittimismo paranoico del criminale, del delinquente, del prepotente, dell'assassino che si sente sempre sul chi va là, perennemente braccato, accerchiato, scoperto e vulnerabile, sentimento dovuto alla consapevolezza di essere lui la fonte del male e che genera naturalmente il senso di colpa e il timore di essere scoperto, arrestato, imprigionato, condannato o ucciso.

20)
Le false, calunniose, assurde, inesistenti colpe e responsabilità dell'Ucraina, dell'Occidente USA e UE e della NATO propagandate, ipotizzate, assunte, ... come causa, provocazione, induzione, giustificazione per l'aggressione della Russia di Putin all'Ucraina.

21)
I demonizzatori/calunniatori dell'Ucraina e degli ucraini e del loro Presidente ucraino di origine ebraica Zelensky, che stanno tutti dalla parte della Russia di Putin e della sua criminale aggressione all'Ucraina e dello sterminio degli ucraini, sono generalmente anche antisemiti/antisraeliani e filo nazi maomettani detti palestinesi.
Accusano gli ucraini di nazismo per mascherare (nascondere giustificare) il loro nazifascismo all'ennesima potenza.

22)
Svolta storica per la difesa dell'Ucraina, gli USA e la NATO forniranno carri armati all'Ucraina, finalmente, grazie USA e grazie NATO!

23)
La minaccia nucleare della Russia sovietica e della Russia di Putin e la necessità di detenere armi nucleari di difesa in Europa ed anche in Italia.
Si spera di non doverle mai usare ma è importante che ci siano e per esserci debbono stare da qualche parte.
Avere le armi nucleari è una necessità, se l'Ucraina le avesse avute la Russia demenziale, imperiale e criminale di Putin non l'avrebbe di certo aggredita.

24)
I crimini degli invasori russi in Ucraina, crimini umani e di guerra da perseguire militarmente che con il Tribunale Internazionale.

25)
Crisi economica a seguito della guerra in Ucraina, delle sanzioni alla Russia, delle rappresaglie di questa e di una scriteriata politica di dipendenza energetica dalla Russia e di dipendenza produttiva dalla Cina.

26)
Il buon Meotti che sta con l'Ucraina e contro Putin ma che aggiunge sempre, però anche l'Ucraina e l'Occidente hanno le loro responsabilità e le loro magagne ... per cui la Russia di Putin non è poi così in torto, malvagia, colpevole?

27)
Il campione difensore del male.
Il demenziale comunista Capuozzo che sta dalla parte dei criminali carnefici russi cercando di farli passare
per povere e innocenti vittime dei malvagi nazisti ucraini che giustamente la Grande e Santa Russia di Putin avrebbe aggredito a casa loro in Ucraina.
Non vi è mostruosità umana peggiore di costui.

28)
I russi dissidenti contro il criminale dittatore Putin.

29)
L'andamento della ciminale guerra di aggressione russa all'Ucraina
Russia il penultimo impero poi resta quello cinese.
La possibile fine della malvagia Russia imperiale di Putin e delle sue menzogne sostenute dai peggiori umani della terra nazi fascisti (nostalgici di Hitler), comunisti (nostalgici di Stalin e dell'URSS) e maomettisti.

30)
Post di Alberto Pento e di Franco Campoli.

31)
I demonizzatori/calunniatori dell'Ucraina e degli ucraini e del loro Presidente ucraino di origine ebraica Zelensky, che stanno tutti dalla parte della Russia di Putin e della sua criminale aggressione all'Ucraina e dello sterminio degli ucraini, sono generalmente anche antisemiti/antisraeliani e filo nazi maomettani detti palestinesi.
Accusano gli ucraini di nazismo per mascherare (nascondere giustificare) il loro nazifascismo all'ennesima potenza.




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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mar 19, 2022 7:01 pm

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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mar 19, 2022 7:02 pm

Premessa

Innanzi tutto basta osservare da che parte stanno tutti i nazi fascisti e gli internazi comunisti d'Europa, i vari nostalgici di Mussolini, Hitler e Stalin, che sono anche antiamericani e antisemiti/antisraeliani, essi stanno tutti ma proprio tutti schierati con Putin, la sua dittatura violenta e con l'imperialismo suprematista della sua Grande Russia e contro il buon ucraino ebreo Zelesky e la sua buona e democratica Ucraina demonizzata e calunniata con la falsa accusa di nazismo.
Tutti questi nazi-fascisto-comunisti d'Italia e d'Europa per non farsi riconoscere e ingannare la brava e buona gente specialmente i semplici, gli sprovveduti, gli ingenui e la massa in buona fede, si sono prontamente mascherati di antifascismo contro un presunto e inesistente nazismo dell'Ucraina con i pretesti del patriota Bandera che ha combattuto per l'indipendneza dell'ucraina dall'URSS, del reggimento Azov e le false accuse di genocidio dei russofili nel Donbass oggi smentite anche dalla Corte Internazionale dell'ONU all'Aia che ha condannato l'aggressione criminale di Putin all'Ucraina intimandoli di smetterla.

Poi si guardi ben bene chi è questo Putin, la sua storia personale, da dove viene, cosa ha fatto, cosa fa, come è organizzata la sua Russia, qual è la sua geo politica e i suoi alleati.

Infine si osservi chi usa la violenza, chè è l'aggressore e chi l'aggredito, chi ha invaso il paese altrui con le armi sparando, bombardando, distruggendo e uccidendo e chi sta subendo tutto ciò e chi minaccia il mondo con le armi nucleari.

A questo punto tutti abbiamo capito, appreso e riconosciuto dove sta il male nazi fascista e chi lo incarna.


I comportamenti di tutti costoro, del suprematismo nazifascismo universale (anche comunista, maomettista e politicamente corretto dei neri e del mondo LGBT) sono essenzialmente caratterizzati da dogmi, menzogne, minacce e violenza.




UCRAINI NAZISTI?
Roberto Pesolillo
26 marzo 2022
https://www.facebook.com/tassilo.franco ... 8905788607

Conosco bene i ragazzi ucraini di oggi, anche militari,e nessuno di loro ha simpatie naziste. L’Ucraina di oggi non è quella del 1942. I ragazzi ucraini di oggi guardano all’occidente e vogliono liberarsi del passato antisemita e filosovietico che ha provocato milioni di morti. Sono esattamente come i giovani tedeschi che non vogliono essere più considerati come nazisti o comunisti. La generalizzazione e il pregiudizio razziale contro gli ucraini è orripilante, non possiamo essere sullo stesso piano dei nazisti.


LA STORIA SIAMO NOI

Umberto Mosso
22 marzo 2022

https://www.facebook.com/luciano.donder ... 3614026039

Quelli che da noi, pur dichiarandosi contrari alla guerra, mostrano comprensione per i motivi dell’aggressore, riconoscendoli come risposta alle provocazioni dell’occidente con esecutore Zelensky, non hanno dubbi. Il popolo ucraino sarebbe vittima di un massacro voluto dal suo governo illegittimo, corrotto e infine sanguinario. Se l’Ucraina si arrendesse all’invasore russo cesserebbero le violenze e tornerebbe la pace.
Viceversa la resistenza non farebbe che prolungare una agonia, il cui esito è segnato dalla sproporzione delle forze in campo e soprattutto dal realismo della geopolitica, che mette a rischio anche la nostra pace e il nostro benessere economico. Non ci portate la guerra in casa per le vostre beghe, dicono i più moderati.
Quello che colpisce in questa analisi non sono tanto i suoi presupposti, sbagliati fino dalla riscrittura menzognera della storia più recente, ma il fatto che in essa sparisce del tutto quello che per un democratico è il protagonista della storia: il volere del popolo ucraino.
Un popolo che chiede libertà, indipendenza e autodeterminazione e che l’aggressione russa ha unificato senza più distinzioni tra ceppi linguistici diversi, confessioni religiose, convincimenti politici anche opposti.
Questa unità è la ragione dell’accanita resistenza all’invasione straniera, l’arma più forte e inaspettata da Putin.
Unità che, come in tutte le guerre d’aggressione, trasforma la guerra da conflitto tra Stati, in eccidio di uno Stato straniero contro un popolo intero. Eccidio che ha da essere il più brutale possibile, per piegarne la volontà col terrore e la morte più diffusi.
Per questo le comprensioni filorusse, che rivelano la vera essenza di un’insostenibile equidistanza, non fanno che confermare la convinzione dei nazionalisti russi riguardo ad un occidente popolato da individui degenerati e corrotti, un ventre molle nel quale penetrare con facilità, bisognoso di essere rieducato ai valori della tradizione.
La democrazia come virus da sconfiggere come missione salvifica della Santa Madre Russia.
Questo è il vero obbiettivo, dichiarato a chiare lettere da Putin fin dal 2007 e perseguito con violenza nel mondo. La colpa dell’occidente non è quella di non essere stato sufficientemente deterrente per scoraggiare questo disegno, ma di non esserlo stato per sottovalutazione delle mire espansionistiche, pure dichiarate, tanto apparivano incredibili e bizzarre.
Ora i “vecchi democratici” comprensivi di casa nostra, superando il pessimo giudizio morale di Putin, con le loro analisi riduzioniste e giustificazioniste mostrano un cinismo insospettato. Soprattutto quando chiedono lo stop al massacro del popolo usando gli stessi argomenti dei massacratori.
Non hanno capito nulla di quel popolo. Immaginano, come immaginava Putin, che sia ostaggio della cricca di Zelensky.
Non hanno capito che la guerra di aggressione russa ha suscitato una resistenza capillare che è diventata ormai una guerra di popolo. Che non deporrà le armi neanche se glielo chiedesse il mondo intero. Perché quel popolo è unito e combatte per un bene al quale non rinuncerà mai, la propria libertà.
Se volete capire quale sia lo spirito che lo anima guardate il documentario “Winter on fire” su Netflix. Anche se pensate che sia un prodotto della propaganda Usa, una ricostruzione falsificata della realtà.
Io credo che sia cinema – verità e che spieghi bene come tutto sia cominciato e perché con la rivoluzione popolare di piazza Maidan nel 2013/2014. Quello che i “comprensivi” chiamano colpo di stato, oltraggiando la volontà popolare, in seguito ripetutamente confermata.
La resistenza ucraina è il più gigantesco referendum popolare, volontario e di massa, sul consenso all’attale governo Zelensky. Che non vuol dire negazione delle differenze politiche interne, come ce n’erano anche nella nostra Resistenza, ma ora l’obbiettivo chiaro agli ucraini è liberarsi dall’invasore straniero.
Per questo credo che non si piegheranno mai. E penso pure, con paura e vergogna, che noi non saremmo più capaci di tanto, nonostante l’insegnamento dei nostri padri.
Non crediamo più che la storia siamo noi.



DALLA RUS' DI KIEV ALLA RUSSIA DI PUTIN: PERCHÈ GLI UCRAINI TENGONO ALL'INDIPENDENZA
di Antonio Polito, Il Corriere della Sera
28 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La Rus’ è nata a Kiev, tra il IX e il X secolo dopo Cristo; fu la più antica forma di stato degli slavi orientali. Il suo sovrano Vladimir è passato alla storia per essersi convertito nel 988 al Cristianesimo insieme al suo popolo. Per questo è venerato come santo. Quindi Putin porta oggi il nome di un principe di Kiev, come del resto il suo avversario Zelensky.
Mosca nacque solo molto dopo - è citata per la prima volta alla data del 1147 - come avamposto militare di uno dei principati in cui si era divisa la Rus’. Ma dopo la lunga dominazione mongola - il “giogo tartaro” - emerse come il centro del principato della Moscovia, e con la caduta di Costantinopoli (1453) cominciò a fregiarsi del titolo di «Terza Roma», erede cioè sia dell’impero romano di Occidente e di Oriente.
Kiev passò sotto il controllo di Mosca soltanto nel 1667, e non con una conquista ma con la diplomazia e l’inganno. I cosacchi ortodossi, ribellatisi ai polacchi per difendere la loro indipendenza, chiesero aiuto alla ortodossa Moscovia. Aleksej, il primo principe russo a lasciare il paese per combattere all’estero, sconfisse i polacchi e nel trattato di pace ottenne per due anni il controllo di Kiev. Non lo lasciò mai più. Toccò poi un secolo dopo a Caterina II la Grande il compito di completare l’opera, smembrando la Polonia e annettendosi l’Ucraina meridionale, la Crimea e la Polonia orientale. La zarina affidò a un suo favorito la fondazione del porto di Odessa sul Mar Nero, una sorta di contraltare della magnifica San Pietroburgo che lo zar Pietro il Grande aveva fatto costruire sul Mar Baltico. L’accesso ai «mari caldi», navigabili cioè anche d’inverno, è stato infatti il primo obiettivo strategico degli zar, e ancora oggi si combatte sulle sponde del Mar d’Azov, dove Pietro il Grande schierò la prima flotta della storia russa.
L’anelito all’indipendenza degli ucraini fu duramente represso nell’Ottocento, con il divieto delle pubblicazioni nella lingua nazionale. La regione andò poi persa con la disfatta del regime zarista nella Grande Guerra. Quando i bolscevichi presero il potere con la Rivoluzione di Ottobre nel 1917, decisero di mettere fine al conflitto con gli Imperi centrali. Così, nella pace di Brest-Litvosk nel 1918, rinunciarono a tutti i territori occidentali, tra cui l‘Ucraina, che fu occupata dai tedeschi e tornò nelle mani dei nazionalisti. Solo dopo la fine della guerra civile Kiev entrò a far parte nel 1922 dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
Ma è proprio durante l’epoca sovietica che gli ucraini hanno conosciuto quella che forse è la loro peggiore tragedia nazionale. La grande carestia, passata alla storia come Holodomor, fu provocata da Stalin per imporre la sua politica di «collettivizzazione» delle terre e liberarsi della classe dei «kulaki», i contadini indipendenti. L’Ucraina oppose una strenua resistenza, e nel 1932-1933 le autorità di Mosca deliberatamente l’affamarono, esportando o nascondendo il cibo ai contadini. Si registrarono anche casi di cannibalismo. Le vittime complessive della carestia superarono i 4 milioni.
Anche per questo, quando le armate hitleriane invasero l’Ucraina marciando contro l’Urss, furono spesso accolte come liberatori dagli ucraini: in realtà portarono solo altra morte e devastazione.
Dopo il collasso dell’Urss, nel 1991, e di nuovo a Brest (dove anche in questa guerra si sono svolti colloqui di pace) l’Ucraina dichiarò la sua indipendenza, insieme con la Federazione russa e la Bielorussia, confermata da un referendum popolare che vinse anche nell’est del paese. Con gli accordi del 1994 accettarono di consegnare alla Russia le testate nucleari presenti sul loro territorio in cambio della garanzia di integrità territoriale.
Il paese è rimasto a lungo diviso tra la parte occidentale, che voleva una maggiore integrazione con l’Europa, e la parte orientale più legata alla Russia. Nel 2008 la Nato accettò la richiesta di adesione di Kiev ma non vi ha mai dato seguito proprio per evitare la reazione di Mosca, che invece c’è stata comunque. Prima nel 2004 con la «rivoluzione arancione» e poi nel 2013 con il movimento chiamato Euromajdan , le forze pro-Europa hanno avuto il sopravvento, nonostante il tentativo di repressione del governo filo-russo nel 2013. Putin reagì a quello che definì un «colpo di Stato» con l’occupazione militare della Crimea e la sua annessione, e con il sostegno alle milizie dell’area orientale del Donbass, il bacino minerario, che dichiararono la nascita di due repubbliche separatiste.
Il resto è storia dei nostri giorni.



"Non esiste una generazione di ucraini che non sia stata sfregiata dalla politica coloniale russa e dalle sue scelte rovinose, a partire dal Settecento". Splendido pezzo di Yaryna oggi su Repubblica. L'inquadramento della guerra dal punto di vista culturale e storico.
L’Ucraina non sarà una colonia russa

di Yaryna Grusha Possamai*
17 marzo 2022

https://www.facebook.com/groups/salviam ... 7461906163

La mattina del 24.02.2022 le sirene nella capitale Kiev e nelle città di Kharkiv, Kherson, Chernihiv, Sumy hanno anticipato i bombardamenti aerei. Paura, panico, fuga degli ucraini. Cinque minuti prima dell’attacco su larga scala del mio paese il presidente russo, con un discorso che proponeva gli stessi argomenti contenuti in un articolo pubblicato nel luglio del 2021 pieno di falsità sulla storica fratellanza tra i popoli russo e ucraino, annunciava quello che è il cuore della sua politica coloniale.
Oggi le analisi sulla guerra della Russia all’Ucraina ruotano intorno a politica, economia, geopolitica e interessi finanziari senza però tenere in considerazione l’aspetto storico-culturale che invece è quello al quale dobbiamo guardare perché è lì che il presidente russo ha pescato le giustificazioni per l’aggressione di un Paese che, al contrario del suo, ha intrapreso una strada democratica. La manipolazione dell’opinione pubblica in Russia è avvenuta attraverso la strumentalizzazione della storia. Quella fredda mattina di febbraio gli ucraini hanno capito che la storia si stava ripetendo. Non esiste una generazione di ucraini che non sia stata sfregiata dalla politica coloniale russa e dalle sue scelte rovinose, a partire dal Settecento con la distruzione dell’Hetmanato (1649-1764), primo nucleo statale gestito dai cosacchi nei territori dell’odierna Ucraina, fino alla circolare di Valuev (1863) e al decreto di Ems (1876) che proibivano qualsiasi opera letteraria in ucraino, compresa la traduzione dal russo. I territori ucraini appartenenti all’impero russo sono stati chiamati Piccola Russia, per sottolineare il rapporto di forza tra il centro colonizzatore e la periferia colonizzata.
La politica coloniale con il proprio centro a Mosca è proseguita con la sottomissione di Kiev anche durante l’Unione Sovietica: purghe staliniste con centinaia di intellettuali ucraini arrestati e fucilati a Solovki e Sandarmokh all’inizio degli anni Trenta, lo sterminio per fame — noto come Holodomor tra il 1932 e il 1933 — dei contadini ucraini, l’occupazione di Leopoli nel 1939, la deportazioni dei tartari di Crimea nel 1944, la repressione tra gli anni ’60 e ’70. Nel 1985 nella colonia sovietica di Ku?ino, odierna regione di Perm’ in Russia, muore in seguito a uno sciopero della fame il poeta e traduttore ucraino Vasyl’Stus. Nel 1986 esplode la centrale nucleare di Chornobyl’ incidente causato da una cattiva gestione e le cui conseguenze hanno prodotto migliaia di profughi rimasti a lungo senza una casa e un posto di lavoro.
Io sono un’ucraina con un bisnonno fucilato dal NKVD (Commissariato del popolo per gli affari interni, ndr ), mentre l’altro bisnonno è stato mandato al fronte senza un fucile, in prima linea con l’Armata Rossa ed è tornato senza un braccio.
Mia nonna è cresciuta con il marchio di “figlia del nemico del popolo” la quale cosa ha significato niente studi e niente lavoro. I miei genitori — insegnanti di lettere che non potevano nominare durante le lezioni i nomi di scrittori e poeti ucraini sterminati dal regime sovietico — sono scappati da Chernobyl’ solo due settimane dopo l’incidente (avvenuto il 6 aprile 1986, ndr ), perché il potere centrale teneva tutti all’oscuro, e sono rientrati a casa nell’agosto successivo perché la loro zona, qualificata come Zona 3, non è stata considerata da evacuare. Oggi quei territori — con scuole e case bombardate e centinaia di civili morti — sono afflitti dalla guerra.
La vera storia dell’Ucraina il cui cuore pulsante è Kiev è stata cancellata per creare un mito, un mito intorno al quale la Russia ha inventato una versione della storia a proprio uso e consumo.
Tra la fine del 2013 e il 2014 la “periferia” ucraina ha cercato nuovamente di sottrarsi all’influenza del “popolo fraterno” proclamando — attraverso la Rivoluzione della dignità (nota in Italia come Euromaidan) — di aver scelto una strada europea.
La risposta del “centro” è arrivata con l’utilizzo dei soliti vecchi mezzi del terrore: l’espropriazione della penisola della Crimea, l’invasione e i bombardamenti del Donbass. Ma l’ideologo della Russia ha ottenuto l’effetto contrario: l’Ucraina non si è sottomessa ed è cresciuto il divario, incolmabile per le nuove generazioni, tra il popolo ucraino e il popolo russo.
La guerra del 2022 con i suoi bombardamenti colpisce al cuore con ferocia la storia e la cultura ucraine: le scuole, i centri come Budynok Slovo, casa-museo degli scrittori ucraini attivi a Kharkiv negli anni Venti del Novecento, gli edifici storici del centro di Kharkiv e Chernihiv, il luogo del massacro degli ebrei a Kiev nel 1941, Babyn Yar.
La resistenza dimostrata dagli ucraini in questa guerra è quindi la ribellione di un popolo traumatizzato che da secoli subisce la politica coloniale di chi lo ha aggredito. E in questa lotta ci sono gli ucraini ucrainofoni e russofoni, ci sono città con storie diverse come Kiev, Kharkiv, Mariupol’e Odessa. La risposta degli ucraini è la lotta decoloniale per l’indipendenza e per l’esistenza stessa, è la resistenza per preservare la propria incolumità e identità e per evitare che le nuove generazioni debbano subire ancora.
* L’autrice è traduttrice e organizzatrice culturale. Nata in Ucraina nel 1986, vive a Milano. È titolare del corso di Lingua e Letteratura Ucraina all’Università Statale di Milano



La distruzione della lingua ucraina insieme al popolo ucraino fu per diversi secoli lo scopo dei moscoviti.
Victoria Voytsitska
29 marzo 2022

https://www.facebook.com/groups/salviam ... 6305158945

Difendere l'Ucraina è proteggere la propria lingua!
Parlare, scrivere, a sbagliare - come faccio io negli ultimi 24 anni, perché prima non conoscevo la lingua - a Kyiv quasi tutte le scuole erano russofone, libri, televisione, tutto lo spazio informativo era russofone. Ai tempi dell'occupazione sovietica, c'era un postulato appositamente forzato sul fatto che "ucraino comunica solo "sely киki"....
Ma nel mio 24esimo ho preso una decisione per me stesso - sono ucraino e comunicherò, anche con errori, in ucraino.
Già più tardi ho saputo di come il "grande fratello" ha distrutto l'Ucraina, il popolo ucraino, la cultura e la nostra lingua madre:
1720 - il decreto di Pietro I sul divieto di stampare in lingua ucraina e sull'occupazione dei libri della chiesa ucraina.
1729 - Pietro II ordina di riscrivere in russo tutti i regolamenti e gli ordini del governo, scritti in ucraino.
1763 - Caterina II vieta l'insegnamento della lingua ucraina presso l'Accademia di Kiev-Mohilâns ʹkíj.
1764 - Caterina II ordina la russificazione dell'Ucraina.
1769 - la RPC ha deciso per la confisca delle lettere ucraine e dei libri della chiesa.
1775 - Distruzione di Zaporozhye Sichi e chiusura delle scuole ucraine sotto gli uffici del reggimento cosacchi.
1804 - con un decreto reale speciale nell'Impero russo, tutte le scuole di lingua ucraina furono bandite, che portò al completo degrado della popolazione ucraina!
1832 - La riorganizzazione dell'istruzione in Ucraina ha trasformato tutto l'insegnamento in lingua russa
1847. - Migliorare la persecuzione della lingua e della cultura ucraine, proibendo tra gli altri le migliori opere di Taras Shevchenko, Panteleimon Kulish, Nikolai Kostomarova.
1862 - Chiusura delle scuole domenicali ucraine per adulti nella parte russa dell'Ucraina.
1863 - Circolare Valuevskij - decreto segreto che vietava la censura per consentire la pubblicazione della letteratura educativa spirituale e popolare ucraina. L'ucraino è definito "una lingua poco russa separata [che] non è mai esistita, non esiste e non dovrebbe esistere, e la loro lingua [piccola-russa] della gente comune non è altro che russa, corrotta dall'influenza della Polonia".
1864 - Accettazione della Carta in cui l'istruzione primaria dovrebbe essere condotta solo in lingua russa.
1870 - Il ministro dell'Istruzione russo afferma che "l'obiettivo finale dell'istruzione per tutti gli irodcív (Ner russi, letteralmente "persone di un'altra origine"), è indiscussa la loro russificazione
1876 - il decreto di Alessandro II sul divieto di stampare e importare dall'estero qualsiasi letteratura ucraina, nonché il divieto delle esibizioni della scena ucraina e dei testi ucraini in note musicali e
1881 - Divieto di insegnare nelle scuole pubbliche e di condurre sermoni religiosi in ucraino.
1884 - il divieto di Alessandro III del teatro ucraino in tutti i governatorati della "Malorussia".
1888 - Il decreto di Alessandro II vieta l'uso della lingua ucraina nelle istituzioni ufficiali e nei nomi ucraini.
1892 - Divieto di tradurre libri dalla lingua russa ucraina.
1895 - il divieto della principale gestione della stampa di rilasciare libri per bambini in lingua ucraina.
1914, 1916 - Campagna Rusifíkacíjna nell'Ucraina occidentale, divieto di parola ucraina, istruzione, chiese.
Sotto il governo di Stalin, milioni di ucraini sono morti di fame durante il genocidio.
La Russia distrugge la lingua e la cultura ucraine da oltre 350 anni.



Questo scritto russo, della Russia di Putin è peggio del Mein Kampf di Hitler

"Cosa la Russia deve fare con l'Ucraina?"
[Un assurdo progetto, che non è tanto assurdo perché già si sta realizzando in Bielorussia, dove viene rapidamente cancellato tutto lo sfondo etnico-storico-nazionale].
RIA Novosti, 04/03/2022, Timofey Sergeytsev filosofo, metodologo, membro del Club Zinoviev MIA Russia Today
"Abbiamo scritto dell'inevitabilità della denazificazione dell'Ucraina ad aprile dello scorso anno. Non abbiamo bisogno dell'Ucraina nazista, di Bandera, del nemico della Russia e lo strumento dell'Occidente per la distruzione della #Russia. Oggi la questione della denazificazione si è spostata su un piano pratico.
La denazificazione è necessaria quando una parte significativa del popolo - molto probabilmente la maggioranza - è stata dominata e tirata dal regime nazista nella sua politica. Cioè, quando l'ipotesi "le persone sono buone - il governo è cattivo" non funziona più.
Il riconoscimento di questo fatto è alla base della politica di denazificazione, di tutte le sue misure, e il fatto stesso ne è l'oggetto.
L'Ucraina è proprio in una situazione del genere. Il fatto che l'elettore ucraino abbia votato per la "pace di Poroshenko" e la "pace di #Zelensky" non deve indurre in errore: gli ucraini erano abbastanza soddisfatti della via più breve verso la pace attraverso la guerra lampo, a cui gli ultimi 2 presidenti ucraini hanno chiaramente accennato quando sono stati eletti. Proprio questo metodo di "pacificazione" degli antifascisti interni - attraverso il terrore totale - è stato usato a Odessa, Kharkiv, Dnipro, Mariupol e in altre città russe (!). E questo si adattava perfettamente all'uomo ucraino comune.
La denazificazione è un insieme di misure mirate alla massa nazificata della popolazione, ma che tecnicamente non può essere soggetta alle punizioni dirette come i criminali di guerra.
I nazisti che usano le armi devono essere distrutti sul campo di battaglia al massimo possibile. Senza la distinzione significativa fra le Forze Armate e i cosiddetti battaglioni nazionali, o la difesa territoriale che si è unita a questi due tipi di formazioni militari. Tutti loro sono ugualmente coinvolti nell'estrema crudeltà contro la popolazione civile, sono ugualmente colpevoli del genocidio del popolo russo, non rispettano le leggi e gli usi della guerra. I criminali di guerra ei nazisti attivi devono essere puniti in modo esemplare ed esplicativo. Ci deve essere una lustrazione totale. Tutte le organizzazioni che si sono associate alla pratica del nazismo devono essere liquidate e bandite.
Tuttavia, oltre ai vertici, è colpevole anche il popolo, nella sua parte significativa che rappresenta i nazisti passivi, complici del nazismo. Hanno sostenuto e assecondato il potere nazista. La giusta punizione di questa parte della popolazione è possibile solo sopportando le inevitabili fatiche di una giusta guerra contro il sistema nazista, svolto con la massima cura e discrezione nei confronti dei civili. Un'ulteriore denazificazione di questa massa di popolazione consiste nella rieducazione, che si realizza attraverso la repressione ideologica (soppressione) degli atteggiamenti nazisti e una severa censura: non solo nell'ambito politico, ma anche necessariamente nell'ambito della cultura e dell'istruzione. Proprio attraverso la cultura e l'educazione che è stata preparata e realizzata una profonda nazificazione della popolazione, assicurata dalla promessa dei dividendi della vittoria del regime nazista sulla Russia, attraverso la propaganda nazista, la violenza interna e terrore, oltre alla guerra contro il popolo del #Donbas ribellatosi al nazismo ucraino, che dura da 8 anni.
La denazificazione può essere effettuata solo dal vincitore, il che implica (1) - il suo controllo assoluto sul processo di denazificazione e (2) - il potere per garantire tale controllo. In questo senso, un paese denazificato non può essere sovrano.
Lo stato denazizzante - la Russia - non può procedere alla denazificazione con un approccio liberale. L'ideologia del denazificatore non può essere contestata dal colpevole sottoposto a denazificazione. Il riconoscimento da parte della Russia della necessità di denazificare l'Ucraina, significa il riconoscimento dell'impossibilità dello scenario di #Crimea per l'#Ucraina. Tuttavia, quello scenario era impossibile nel 2014 e nel ribelle Donbas. Solo 8 anni di resistenza alla violenza e al terrore nazista hanno portato alla coesione interna e a un consapevole e inequivocabile rifiuto di massa di mantenere qualsiasi unità e collegamento con l'Ucraina nazista.
La durata della denazificazione non può essere inferiore a una generazione, che deve nascere, crescere e raggiungere la maturità nelle condizioni della denazificazione. La nazificazione dell'Ucraina è continuata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989, quando il nazionalismo ucraino ha ricevuto le forme legali e legittime di espressione politica e ha guidato il movimento per "l'indipendenza" verso il nazismo.
La particolarità della moderna Ucraina nazificata sta nell'amorfità e nell'ambivalenza, che permettono al nazismo di essere mascherato da desiderio di "indipendenza" e da un percorso "europeo" (occidentale, filoamericano) di "sviluppo" (in realtà - al degrado), di affermare che in Ucraina "non c'è il nazismo, solo gli eccessi del privato". Dopotutto, non esiste un principale partito nazista, nessun Fuhrer, nessuna legge razziale a tutti gli effetti (solo la loro versione troncata sotto una forma di repressione contro la lingua russa). Di conseguenza, non c'è l'opposizione e la resistenza al regime.
Tuttavia, tutto quanto sopra non rende il nazismo ucraino una "versione leggera" del nazismo tedesco della prima metà del XX secolo. Al contrario, poiché il nazismo ucraino è libero da tali strutture e restrizioni di "genere" (a causa di tecnologia politica), si dispiega liberamente come la base fondamentale di qualsiasi nazismo - come il razzismo europeo e, nella sua forma più sviluppata, americano. Pertanto, la denazificazione non può essere compiuta in un compromesso, sulla base di una formula di "NATO- no, UE - sì". Lo stesso Occidente collettivo è l'ideatore, la fonte e lo sponsor del nazismo ucraino, mentre i quadri di Bandera occidentale e la loro "memoria storica" sono solo uno degli strumenti per la nazificazione dell'Ucraina. L'ucra-nazismo comporta una minaccia non minore, ma maggiore per il mondo e la Russia.
Probabilmente il nome "Ucraina" non può essere mantenuto come nome di qualsiasi entità statale completamente denazificata in un territorio liberato dal regime nazista. Le repubbliche popolari create nello spazio libero dal nazismo dovranno crescere nell'ambiente dell'autogoverno economico e della sicurezza sociale, del ripristino e dell'ammodernamento dei sistemi di supporto vitale della popolazione.
In effetti, le loro aspirazioni politiche non possono essere neutrali: il l'espiazione della colpa davanti alla Russia per averla trattata come un nemico può essere realizzata solo facendo affidamento sulla Russia nei processi di restaurazione, rinascita e sviluppo. Nessun "Piano Marshall" deve essere consentito per questi territori.
Non ci può essere la "neutralità" in senso ideologico e pratico, compatibile con la denazificazione. Il personale e le organizzazioni che sono lo strumento di denazificazione nelle repubbliche appena denazificate non potranno che fare l'affidamento sul supporto militare e organizzativo diretto della Russia.
La denazificazione sarà inevitabilmente anche la deucrainizzazione - cioè un rifiuto di un gonfiamento artificiale della componente etnica dell'autoidentificazione nazionale dei territori storici della Malorossiya e della Novorossiya, iniziato dalle autorità sovietiche. Essendo uno strumento della superpotenza comunista, dopo la sua caduta, l'etnocentrismo artificiale non è rimasto in un dimenticatoio. In questa veste di servizio, è passato sotto l'autorità di un'altra superpotenza (il potere che sovrasta gli stati): la superpotenza dell'Occidente. Deve essere restituito ai suoi confini naturali e privato della funzionalità politica.
A differenza, diciamo, della Georgia e dei paesi baltici, l'Ucraina, come è stato dimostrato storicamente, non può esistere come lo stato nazionale e i tentativi di "costruirne uno" portano naturalmente al nazismo. L'ucrainismo è una costruzione artificiale antirussa che non ha un proprio contenuto di civiltà, è un elemento subordinato di una civiltà estranea e aliena. La debanderizzazione di per sé non basterà come la denazificazione: l'elemento Bandera è solo un interprete e uno schermo, un travestimento per il progetto europeo dell'Ucraina nazista, quindi la denazificazione dell'Ucraina è anche la sua inevitabile de-europeizzazione.
L'élite Bandera deve essere liquidata, la sua rieducazione è impossibile. La "palude" sociale, che l'ha sostenuta attivamente e passivamente con l'azione e l'inazione, deve passare le difficoltà della guerra e assimilare questa esperienza come una lezione storica di espiazione della propria colpa. Chi non ha sostenuto il regime nazista, chi ne ha sofferto e la guerra da lui scatenata nel Donbass, deve essere consolidato e organizzato, deve diventare il pilastro del nuovo governo, verticale e orizzontale. L'esperienza storica mostra che le tragedie ei drammi del tempo di guerra avvantaggiano i popoli che sono stati tentati e trascinati dal ruolo di nemico della Russia.
La denazificazione come obiettivo di un'operazione militare speciale nell'ambito di questa stessa operazione è intesa come una vittoria militare sul regime di Kyiv, la liberazione dei territori dai sostenitori armati dei nazisti, l'eliminazione degli implacabili nazisti, la cattura di criminali di guerra, e la creazione delle condizioni sistemiche per la successiva denazificazione in tempo di pace.
Quell''ultima, a sua volta, deve iniziarsi con l'organizzazione degli organi locali di autogoverno, polizia e difesa, ripuliti dagli elementi nazisti, avviando sulle loro basi i processi per fondare una nuova statualità repubblicana, integrando questa statualità in una stretta collaborazione con il dipartimento della Federazione Russa per la denazificazione dell'Ucraina (creato o convertito, diciamo, da Rossotrudnichestvo), con l'adozione sotto il controllo russo del quadro normativo repubblicano sulla denazificazione, la definizione dei confini e del quadro per l'applicazione diretta delle leggi russe e della giurisdizione russa nel campo della denazificazione sul territorio liberato, la creazione di un tribunale per i crimini contro l'umanità nell'ex Ucraina. In questo senso la Russia dovrà fungere da custode del processo di Norimberga.
Tutto ciò significa che per raggiungere gli obiettivi della denazificazione è necessario il sostegno della popolazione, il suo passaggio dalla parte della Russia dopo la sua liberazione dal terrore, dalla violenza e dalla pressione ideologica del regime di Kyiv, dopo il suo ritiro dall'isolamento informativo.
Naturalmente, ci vorrà del tempo prima che le persone si riprendano dallo shock delle ostilità, per convincersi delle intenzioni a lungo termine della Russia - e che "non saranno abbandonate". È impossibile prevedere in anticipo esattamente in quali territori una parte di popolazione costituirà una maggioranza criticamente necessaria. È improbabile che la "provincia cattolica" (l'Ucraina occidentale come parte di cinque regioni) diventi parte dei territori filo-russi. La linea di alienazione, tuttavia, sarà trovata empiricamente. Dietro rimarrà il territorrio ostile alla Russia, ma sarà l'Ucraina forzatamente neutrale e smilitarizzata con il nazismo formalmente bandito. Gli odiatori della Russia andranno lì. La garanzia della conservazione di stato neutrale di questa Ucraina residua dovrà essere la minaccia di un'immediata continuazione dell'operazione militare, in caso di mancato rispetto dei requisiti elencati. Forse ciò richiederà una presenza militare russa permanente sul suo territorio.
Dalla linea di esclusione fino al confine russo ci sarà un territorio di potenziale integrazione nella civiltà russa, che è di carattere naturale antifascista.
L'operazione della denazificazione dell'Ucraina, iniziata con una fase militare, al tempo di pace seguirà la stessa logica delle tappe militare. Ciascuna di esse dovrà ottenere i cambiamenti irreversibili, che diventeranno i risultati della fase corrispondente. In questo caso, le fasi iniziali necessarie della denazificazione possono essere così definite:
— liquidazione delle formazioni armate naziste (il che significa qualsiasi formazione armata dell'Ucraina, comprese le forze armate ucraine), nonché dell'infrastruttura militare, informativa ed educativa che ne garantisce l'attività;
— formazione degli organi di autogoverno pubblico e delle milizie (difesa e forze dell'ordine) sui territori liberati, per proteggere la popolazione dal terrore dei gruppi nazisti clandestini;
— introduzione dello spazio informativo russo;
— ritiro dei materiali didattici e il divieto dei programmi educativi di tutti i livelli, contenenti linee guida ideologiche naziste;
— azioni investigative di massa per stabilire la responsabilità personale per i crimini di guerra, crimini contro l'umanità, per la diffusione dell'ideologia nazista e il sostegno al regime nazista;
— lustrazione, pubblicazione dei nomi dei complici del regime nazista, coinvolgendoli nei lavori forzati per il ripristino delle infrastrutture distrutte in misura della punizione per le attività naziste (per coloro che non saranno soggetti alla pena di morte o alla reclusione);
— adozione a livello locale, sotto la supervisione della Russia, degli atti normativi primari di denazificazione "dal basso", il divieto di ogni tipo e forma di rinascita dell'ideologia nazista;
— istituzione di memoriali, segni commemorativi, monumenti alle vittime del nazismo ucraino, perpetuando la memoria degli eroi della lotta contro di esso;
— inserimento di un complesso delle norme antifasciste e della denazificazione nelle costituzioni delle nuove repubbliche popolari;
— creazione degli organi permanenti della denazificazione per un periodo di 25 anni.
La Russia non avrà alleati nella denazificazione dell'Ucraina. Dal momento che questo è un affare puramente russo. Anche perché non solo la versione Bandera dell'Ucraina nazista sarà sradicata, ma anche, e soprattutto, il totalitarismo occidentale, i programmi imposti di degrado e disintegrazione della civiltà, i meccanismi di soggezione alla superpotenza dell'Occidente e degli Stati Uniti .
Per mettere in pratica il piano di denazificazione dell'Ucraina, la stessa Russia dovrà finalmente separarsi dalle illusioni filo-europee e filo-occidentali, realizzarsi come l'ultima istanza per proteggere e preservare quei valori dell'Europa storica (del Vecchio Mondo) che se lo meritano e che l'Occidente alla fine ha abbandonato, perdendo la battaglia per se stesso. Questa lotta è durata per tutto il XX secolo e si è espressa nella guerra mondiale e nella rivoluzione russa, indissolubilmente legate tra loro.
La Russia ha fatto tutto il possibile per salvare l'Occidente nel XX secolo. Ha implementato il principale progetto occidentale, un'alternativa al capitalismo, che ha vinto contro gli stati-nazione: contro un progetto socialista, rosso. Ha schiacciato il nazismo tedesco, un mostruoso prodotto della crisi della civiltà occidentale. L'ultimo atto di altruismo russo è stata la mano tesa dell'amicizia dalla Russia, per la quale la Russia ha ricevuto un colpo mostruoso negli anni '90.
Tutto ciò che la Russia ha fatto per l'Occidente, l'ha fatto a proprie spese, facendo i più grandi sacrifici. L'Occidente alla fine ha rifiutato tutti questi sacrifici, ha svalutato il contributo della Russia alla risoluzione della crisi occidentale e ha deciso di vendicarsi della Russia per l'aiuto che gli aveva fornito disinteressatamente. Inoltre, la Russia andrà per la sua strada, senza preoccuparsi del destino dell'Occidente, facendo affidamento su un'altra parte della sua eredità: la leadership nel processo globale di decolonizzazione.
Nell'ambito di questo processo, la Russia ha un alto potenziale di partnership e relazioni alleate con dei paesi che l'Occidente ha oppresso per secoli e che non metteranno più sul suo giogo. Senza il sacrificio russo e la lotta, questi paesi non sarebbero stati liberati. La denazificazione dell'Ucraina è allo stesso tempo la sua decolonizzazione, che la popolazione ucraina dovrà comprendere mentre comincia a liberarsi dall'ebbrezza, dalla tentazione e dalla dipendenza della cosiddetta scelta europea."
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mar 19, 2022 7:03 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mar 19, 2022 7:03 pm

1)
Ecco chi è Putin!



Il demenziale bullo nazifascista del Cremlino.

Il macellaio del Cremlino è un criminale assassino,
un brigante, un grassatore, un mafioso, un oligarca ladro e farabutto,
un suprematista e imperialista russo come gli Zar e Stalin.

Il bullo del Cremlino è un demenziale fallito,
fallito come uomo, come cristiano, come statista.

Questo bullo criminale con il suo Impero del male minaccia il Mondo di sterminio nucleare.

Il macellaio del Cremlino come ha detto Trump è un genio ma del male
e per questo verrà ricordato come un criminale assassino,
uno stupratore di popoli e di cristiani,
come Moametto, Hitler e Stalin,
come i peggiori dittatori e assassini della storia,
una vergogna dei cristiani e dell'umanità.

E come per lui vi sarà grande vergogna anche per tutti coloro che demenzialmente lo hanno eletto a eroe, a santo, a paladino, a messia, a redentore dei cristiani e dell'umanità.

Costui dovrà essere bannato dall'ONU (già bandito dal Consiglio per i Diritti Umani) e da tutti i paesi del Mondo Libero e condannato dalla Corte Internazionale dell'Aia per gravi crimini contro l'umanità (sono già iniziate le pratiche sia all'ONU che all'Aia), dovrà essere braccato e arrestato da tutte le polizie dei paesi civili, sulla sua testa si dovrà mettere una taglia adeguata vivo o morto e i paesi che gli daranno rifugio dovranno essere boicottati in tutto come si fece con l'Afganistan che diede rifugio al criminale Osama Bin Laden.




Dove sta il nazifascismo e dove stanno i nazi fascisti neri e rossi?
Beh certamente non in Ucraina che è una democrazia vera che non ha aggredito nessuno e dove negli ultimi 20 anni sono cambiati vari presidenti e tutti eletti, alcuni antiucraini e filorussi costretti a dimettersi dal popolo dei liberi cittadini giustamente infuriati;
sicuramente in Russia che è un regime nazional imperialista dittatoriale mascherato da democrazia dove da 20 anni domina l'autocrate oligarca assassino Putin che ha agagredito e imprigionato gli avversari politici che ha aggredito vari paesi resisi indipendenti dall'URSS, e che a capo di un regime dittatoriale violento che continua quelli Zarista e sovietico dell'URSS.

Oltre la propaganda di facciata e di parte,
per capire dove stà il male nazi fascista, (ma anche comunista e maomettista) nei vari paesi del mondo,
basta verificare se i loro sistemi politici o i loro regimi sono aperti, liberali e democratici o totalitari e dispotici,
se vi è libertà civile e politica,
se vi è libertà di pensiero e di parola, di satira e critica politica,
se vi è libertà economica e di mercato o monopoli ed oligopoli, se i cittadini del paese sono liberi di muoversi all'interno e all'esterno,
come sono trattate i dissidenti e le minoranze non terroristiche e criminali,
se vi è libertà religiosa e di critica alle religioni,
se vi è sviluppo economico, se le sacche disagiate della popolazione non criminale e non parassitaria è aiutata,
se vi è corruzione e mafia politico economica,
se vi è violenza domestica e civile,
se il paese è attrattivo per gli stranieri di tutti i ceti sociali,
se vi è consistente emigrazione di popolazione dovuta a miseria, sottosviluppo, insoddisfazione civile e politica,
quali sono gli stati con cui il paese è normalmente alleato, se democratici o dispotici,
se è antisemita e antisraeliano e con chi si schiera generalmente all'ONU con Israele o con i palestinesi nazi maomettani che lo vogliono distruggere,
se minaccia con le armi nucleari.




Putin non è un folle, la sua visione è coerente con l'imperialismo sia russo che sovietico
Atlantico Quotidiano
Michele Marsonet
21 marzo 2022

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... sovietico/

Diversi analisti occidentali sono convinti che Vladimir Putin non sia più in possesso delle sue piene facoltà mentali. Sarebbe insomma affetto da vere e proprie turbe psichiche che hanno sconvolto la sua mente, e una delle motivazioni offerte è che sia stato colpito dal Covid senza riprendersi pienamente.

È ovvio che si tratta di mere ipotesi, poiché le prove non ci sono. Urge dunque porsi un quesito di fondo. Lo zar moscovita è davvero un folle, per di più pericolosissimo disponendo di un arsenale atomico paragonabile a quello americano? Se così fosse, la situazione sarebbe ancora più drammatica di quanto si ritiene, dal momento che il comportamento di un pazzo è del tutto imprevedibile.

Per fermarlo occorrerebbe un golpe interno, progettato e realizzato nella stessa Russia, ad opera di militari e oligarchi da lui umiliati anche in pubblico. Non vi sono, per ora, segni di una simile possibilità. Lo stesso ministro degli esteri Sergej Lavrov, in precedenza considerato persona moderata e ragionevole, in ultima istanza non gli ha fatto mancare l’appoggio in occasione dell’avventura ucraina.

Credo quindi sia opportuno percorrere un’altra strada, che collega in modo diretto le azioni dell’ex agente del KGB alla storia russa, passata e presente. E in questo caso le pezze d’appoggio esistono, e sono pure abbondanti. Di recente Putin ha paragonato se stesso a Pietro il Grande, primo imperatore di Russia, fondatore di San Pietroburgo e iniziatore delle grandi conquiste territoriali che avrebbero condotto il Paese ad espandersi in Asia sino a raggiungere il Pacifico.

Può darsi che tale identificazione sia un sintomo di follia, ma a me pare piuttosto il riemergere di un nazionalismo russo a tutto tondo, da sempre presente nella storia e basato sulla convinzione che ai russi spetti svolgere una missione salvifica inglobando, volenti o nolenti, gli altri popoli (non solo slavi) che con la Russia confinano.

Il nazionalismo panrusso non è tuttavia l’unico fattore di cui tener conto. Putin ha più volte affermato di considerare la caduta dell’Unione Sovietica come la più grande tragedia del secolo scorso, e ha sempre avuto parole di disprezzo per Gorbaciov reo, a suo avviso, di non averlo impedito. Nella sua visione l’URSS era semplicemente l’erede dell’impero zarista, e la sua scomparsa ha causato un declino al quale lo stesso Putin vuole porre rimedio.

Di qui la percezione che egli intenda ripartire da Russia, Bielorussia e Ucraina per ricomporre la vecchia Unione. Quest’ultima era però basata (anche) su un collante ideologico – il marxismo-leninismo – diffuso in tutto il mondo e che ora non esiste più. È evidente che Putin non s’attendeva una simile resistenza da parte degli ucraini, che lui assimila senza esitare ai russi. Prigioniero di schemi ormai vecchi, ha ordinato un’invasione che ha messo a nudo i limiti dell’esercito russo. Non si dimentichi che sono morti – per ora – ben 4 generali. Quando gli ufficiali superiori devono andare in prima linea significa che le truppe sono in preda al caos, e anche questa dev’essere stata una sorpresa per l’uomo del Cremlino.

Una cosa è certa: il presidente russo non cederà, a meno che militari e oligarchi trovino il modo di eliminarlo. Vorrei comunque rimarcare un fatto molto importante, che spesso dimentichiamo perché siamo impressionati dalle enormi sofferenze inflitte al popolo ucraino. Sarà la Cina a trarre i maggiori vantaggi in termini di potere globale. Si noti, per esempio, che Joe Biden, pur impegnandosi a difendere Taiwan, ha detto a Xi Jinping di considerare “accettabile” la situazione attuale, con l’isola che è indipendente solo formalmente perché protetta dallo scudo americano. Ha dunque di nuovo riconosciuto il principio che esiste “una sola Cina”, e si tratta di un’ammissione di impotenza.

Circa il destino di Putin è arduo fare previsioni in questo momento. Si sta candidando da solo a una sorta di processo di Norimberga, ma pagherà per i suoi crimini soltanto se verrà rovesciato. In ogni caso dovrà rassegnarsi a un ruolo di secondo piano, a rimorchio di Pechino. Difficile dire se per l’Occidente sia un vantaggio, visto che la Repubblica Popolare è molto più forte della Federazione Russa. Avremo con ogni probabilità un duopolio Cina-Stati Uniti, con Pechino destinata ad assumere un ruolo sempre più importante (anche in Europa). Smettiamola, però, di dire che Putin è solo un folle.



Putin, no grazie! La Russia di Putin con il male della terra, come la Russia dell'URSS

Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!
viewtopic.php?f=144&t=2998




CARI GIORNALONI E CARA SINISTRA ITALIANA: NON CAMBIAMO LE CARTE IN TAVOLA, IL COMPAGNO PUTIN E IL SUO REGIME APPARTENGONO ALLA STORIA COMUNISTA
Lo Straniero
Antonio Socci
Da “Libero”, 20 marzo 2022

https://www.antoniosocci.com/cari-giorn ... comunista/

Certi “compagni” italiani sono stupefacenti. Crolla il comunismo sovietico e il Pci, dopo aver sventolato per 70 anni la bandiera rossa con falce e martello dell’Urss (il Pci nacque dallo slogan “facciamo come in Russia”), fischiettando cambia casacca e di colpo si dice liberale. Oplà.

Nel ‘98 in Italia il primo (post)comunista, Massimo D’Alema, diventa premier e il suo governo passa alla storia per aver partecipato, come fidato membro della Nato, al bombardamento della Serbia (contro il compagno Milosevic).

Nel 2006 è eletto presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che era già dirigente del Pci al tempo di Togliatti (e Stalin) ed è rimasto comunista fino al crollo del Muro di Berlino. A Washington la sua presidenza è stimata. Nel corso del suo mandato l’Italia partecipa alla guerra alla Libia.

Ora, con l’invasione russa dell’Ucraina, certe personalità che arrivano dal mondo comunista si mostrano come zelanti sostenitori delle posizioni atlantiste più bellicose, contro il nuovo Impero del Male impersonato da Vladimir Putin.

Infine – e a questo punto il rovesciamento delle parti è completo – si arriva ad affibbiare Putin al centrodestra italiano, il quale è così confuso e afono di questi tempi da non saper reagire.

Il premio per la disinvoltura spetta a Michele Serra, che è stato una firma simbolo dell’Unità, il quale su “Repubblica” di giovedì scorso scrive trionfale che, con la guerra Russia/Ucraina “la destra” è investita “in pieno, direttamente” da “una tempesta ideologica devastante”.

“Repubblica” ripete, in questi giorni, lo stesso concetto di Serra il quale chiama tutti a “difendere la democrazia da un tiranno reazionario”, Putin, che colloca, appunto, nel pantheon della “destra”. Ma è davvero questa l’identità politica di Putin?

Dopo aver sentito per settimane una così disinvolta narrazione, vorremmo sommessamente far presente che la Russia attuale ci pare tuttora governata dalla vecchia Nomenklatura del Partito Comunista e del Kgb da cui proviene lo stesso Putin.

Si tratta di ex o post comunisti, proprio come quelli di casa nostra. Lo stesso ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, che vediamo spesso in questi giorni, è un uomo che proviene direttamente dall’apparato del regime sovietico.

Per dirla tutta, Michele Serra, che s’iscrisse al Pci nel 1974 e cominciò a lavorare all’Unità nel 1975, ha certamente una storia politica assai più vicina a Putin, che s’iscrisse al Pcus negli anni dell’Università, di quella dei politici o dei giornalisti di centrodestra.

La Russia, dopo il 1989, dopo Gorbacev che era capo del Pcus, è stata guidata da Eltsin, per anni dirigente del partito comunista e ministro del governo sovietico. E poi da Putin, anch’egli membro del Pcus e poi del Kgb.

Oggi a Putin viene imputata questa affermazione: “La dissoluzione dell’Unione Sovietica è stata la più grande catastrofe geopolitica del ventesimo secolo”.

Ma è un’affermazione “di destra” o “di sinistra”? Sarebbe interessante conoscere la risposta di Serra perché se la qualificasse “di destra” ne deriverebbe che sono stati di destra milioni di comunisti italiani che hanno creduto nell’Urss con tutta la dirigenza storica del Pci.

Del resto Nicola Zingaretti, diventando segretario del Pd nel 2019, pubblicò un libro, “Piazza grande”, dove si legge: “Fino al 1989 la presenza di grandi potenze, internamente fradice e dittatoriali, ma alternative al capitalismo, aveva costituito un oggettivo deterrente a costruire un mondo unidimensionale e senza difese rispetto alle forme più estreme di sfruttamento. Spero che ora nessuno mi attribuisca in malafede nostalgie filosovietiche se rilevo che probabilmente nel dopoguerra, non ci fosse stata l’Unione Sovietica, ciò che è avvenuto in Grecia con la strage di tutti i comunisti sarebbe avvenuto in tutta Europa. Non sarebbero state possibili le lotte dei partiti di sinistra e democratici né il compromesso sociale che oggi in Europa è un esempio per tutto il mondo civilizzato”.

Poi Zingaretti rilevava che le “forze progressiste” con il crollo dell’Urss erano diventate “subalterne” all’“egemonia culturale e pratica del campo avversario”, quello liberista e capitalista, “fino a mutuare luoghi comuni, tabù, atteggiamenti e linguaggi che ci hanno allontanato dalla sensibilità popolare”.

Lo stesso Massimo D’Alema, il leader più rappresentativo della sinistra post-Pci, nel 2020, nel libro “Grande è la confusione sotto il cielo”, notava che “la Russia ha vissuto, in seguito al crollo dell’Impero sovietico, un drammatico disagio sociale, l’aumento delle insicurezze e della violenza, ma anche umiliazione ed emarginazione sulla scena internazionale. Non è un caso” proseguiva “che da questa crisi emerga la personalità di Vladimir Putin, un uomo che rappresenta innanzitutto la riscossa nazionalistica della Russia, che proviene dagli apparati militari e di sicurezza sovietici, ricostruendo così anche il senso di una continuità storica che l’89 sembrava avere spezzato”.

D’Alema ricorda una frase di Putin: “Chi volesse restaurare l’Urss e il comunismo sarebbe un uomo senza cervello. Ma chi non ne ha rimpianto e nostalgia è un uomo senza cuore”.

E commenta: “Vladimir Putin rappresenta esattamente questo approccio realistico, talora spietato, alla logica della competizione nel capitalismo globale; ma anche la nostalgia verso il ruolo dell’Urss come grande potenza mondiale. Per questa ragione la nuova leadership nazionalista russa si è sforzata di recuperare il senso della continuità e l’orgoglio anche dei passaggi fondamentali della storia sovietica. Innanzitutto della grande guerra patriottica, rivalutando persino il ruolo di Stalin, non certo in quanto dittatore, ma come capo dell’Armata Rossa. Per questo credo che la parola nostalgia sia molto importante per interpretare lo spirito russo. Putin” prosegue D’Alema “garantisce il ritorno all’ordine, un maggiore dinamismo economico, ma anche la ripresa di una politica di potenza. Nello stesso tempo è forte l’impegno per ricostruire dalle radici l’identità russa”.

Ed ecco la proposta di D’Alema: “Sarebbe realistico riconoscere che ormai la Russia è un interlocutore essenziale se si vogliono avviare finalmente a soluzione i conflitti ancora aperti… e si vuole ricostituire un quadro di coesistenza e di stabilità… Ritengo che servirebbe un cambio di strategia anche da parte dell’Europa, il che non significa, ad esempio, accettare l’aggressività russa in Ucraina o giustificare le responsabilitàdel governo di Mosca nell’annessione della Crimea. Bisogna tuttavia rendersi conto che la politica di allargamento della Nato fino ai confini russi ha alimentato la percezione di uno stato d’assedio che il Cremlino non può ragionevolmente accettare. Sarebbe stato più saggio collocare anche queste scelte nel quadro di una rinnovata architettura di coesistenza e sicurezza in Europa che avrebbe dovuto essere negoziata dopo la fine della guerra fredda”.

In conclusione D’Alema prospetta “una nuova strategia verso la Russia che si proponga di ricondurre la potenza russa nel quadro di equilibri accettabili e di norme di comportamento condivise, ma dubito che lo si otterrà attraverso le sanzioni e l’escalation del conflitto: ritengo necessario procedere con un nuovo negoziato che sia inclusivo e non venga percepito come umiliante per una grande potenza come la Russia di Putin”.

Considerazioni simili ha fatto nei giorni scorsi Pierluigi Bersani – un altro ex segretario del Pd – ponendosi agli antipodi del Pd lettiano: “non mi piace la Ue con l’elmetto”, “dopo il 1991 dovevamo coinvolgere la Russia nel nuovo equilibrio continentale”.

Lo fece Berlusconi, nel 2002, portando Putin e Bush al trattato di Pratica di Mare: la sinistra dovrebbe riconoscergli questo merito (essa non ne fu capace). Purtroppo poi gli Usa hanno invertito la rotta tornando alla guerra fredda. E il Pd lettiano segue a ruota la Casa Bianca. Ma, con buona pace di Serra, Putin appartiene alla storia comunista. È una delle sue evoluzioni (e oggi involuzioni).

Alberto Pento
Finora la Russia si è dimostrata Potenza del Male e nulla più, questo è il ruolo di potenza che gli si deve riconoscere.
Caso mai sta alla Russia e ai suoi dirigenti dimostrare il contrario, noi possiamo solo riconoscere la realtà dei fatti compiuti e in atto e in essi la sua potenza maligna e contrastarla con ogne mezzo.



Il gemello eterozigote di Putin


La tv di stato di Pyongyang ha diffuso i filmati del lancio, montati come se si trattasse di un film, in cui si vedono Kim e i funzionari militari del Paese che fanno il conto alla rovescia e poi premono il pulsante di lancio prima di esultare per la riuscita del test
25 marzo 2022
https://www.facebook.com/watch?v=4330895220346361




La Grande Russia di Putin
(Antonio Carioti e Sergio Romano)
èStoria 2017
https://www.youtube.com/watch?v=UjXutbQp-rg



MACELLAIO
Niram Ferretti
28 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Definire Putin un "macellaio", non fa bon ton. Macron si è adontato. In Francia si usano altre espressioni per chi provoca la morte indiscriminata di civili tra cui oltre cento bambini. Anche perchè, chiamare Putin "macellaio", come ha fatto Biden, contribuisce all'escalation. Putin, infatti, è ora tentato di usare il nucleare tattico dopo che Biden lo ha così aprostrofato.
Come si fa, infatti, ad andare così oltre il lecito? Definire il legittimo governo ucraino una congrega di drogati e di nazisti va benissimo, così come, va altrettanto bene, riferirisi all'aggressione dell'Ucraina come un'operazione di denazificazione.
Ma, "macellaio"...insomma. Non bisogna esagerare.


Roberto Marengo
Esattamente come quando Biden dice che Putin non potrà più essere a capo di uno stato ci si adombra,ma quando putin invitava i militari ucraini a togliere si mezzo loro presidente per poi trattare con lui passava sotto traccia.



Macron prende le distanze da Biden: “Putin macellaio? Non lo chiamerei così”. E sul presidente Usa bufera pure per la frase sul cambio di regime
27 marzo 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... e/6538917/

Prima ha definito Vladimir Putin un “macellaio“. Poi ha detto che il presidente della Russia “non può restare al potere“. È bufera su Joe Biden, ampiamente criticato pure negli Stati Uniti per le parole pronunciate a Varsavia, in Polonia, proprio di fronte all’Ucraina. Molte delle critiche sul presidente americano sono legate a quel “Putin non può restare al potere” che già ieri avevano sollecitato una precisazione della Casa Bianca e oggi raccolgono giudizi negativi anche in America. Aver chiamato “macellaio” l’uomo del Cremlino, invece, ha provocato reazioni nel cuore dell’Europa. Emmanuel Macron, uno dei pochi leader occidentali che continua a tenere aperti i canali di comunicazione con Putin, ha detto che “non utilizzerebbe” la definizione di “macellaio” nei confronti dell’uomo di Mosca. Il presidente della Francia ha aggiunto che non bisogna alimentare “una escalation né di parole né di azioni” sulla guerra in Ucraina. Una vera e propria presa di distanza da parte dell’inquilino dell’Eliseo dalle posizioni di Biden. Macron, infatti, ha pure aggiunto che “domani o dopodomani” parlerà al telefono con Putin per organizzare un’operazione di evacuazione di civili dalla città di Mariupol. Dichiarazioni critiche nei confronti di Biden arrivano anche dal portavoce presidenziale della Turchia, Ibrahim Kalin, che – secondo il Guardian – al forum internazione di Doha, ha detto: “Se tutti bruciano i ponti con la Russia, chi parlerà con loro alla fine della giornata? Gli ucraini vanno sostenuti con ogni mezzo possibile in modo che possano difendersi” dall’invasione russa e al contempo “le ragioni russe vanno ascoltate, in un modo o nell’altro”.

“Non abbiamo piani per cambi di regime” – Pure negli Stati Uniti il discorso di Biden ha provocato reazioni molto aspre. Soprattutto in relazione a quella frase su Putin che “non può restare al potere”. Era stata immediata la replica del Cremlino: “Non è qualcosa che decide Biden. È solo una scelta dei cittadini della Federazione Russa”. Poi era arrivata la precisazione della Casa Bianca: “Biden – ha detto un funzionario del suo staff – non stava parlando di un cambio di regime in Russia. Il punto del presidente era che a Putin non può essere concesso di esercitare potere sui vicini e sulla regione. Non stava parlando di Putin al potere in Russia, o di un cambio di regime”. Insomma: da Washington si sono affrettati ad aggiustare il tiro dei pesantissimi attacchi lanciati dal presidente. Una dichiarazione, quella dell’inquilino della Casa Bianca, che ha costretto il suo segretario di Stato a intervenire. “Come sapete, e come ci avete sentito dire più volte, non abbiamo una strategia per un cambio di regime in Russia, o in qualunque altro posto”, ha detto Antony Blinken da Gerusalemme. “Credo che il presidente e la Casa Bianca ieri sera abbiano affermato che, molto semplicemente, il presidente Putin non può essere autorizzato a scatenare una guerra o ad aggredire l’Ucraina o chiunque altro”. Stesso concetto ripetuto dall’ambasciatrice americana alla Nato, Julianne Smith: “Gli Stati Uniti non hanno una politica di cambio di regime in Russia. Non perseguiamo una politica di cambio di regime in Russia”.

“Da Biden una improvvisata” – Una fetta dell’opinione pubblica americana ha attaccato il presidente per le sue parole. Secondo il Washington Post quella di Biden sarebbe stata “improvvisata“: sembrerebbero dunque parole “fuori copione”, pronunciate dal presidente americano alla fine di un discorso durato circa 30 minuti. Il WP cita fonti informate sui fatti e scrive che Biden potrebbe esser stato “preso dalla forza della sua retorica” e aver “cavalcato l’onda della sua orazione con una dichiarazione di nove parole che i suoi collaboratori non avrebbero voluto pronunciasse”, cogliendoli di sorpresa. Ecco perché la Casa Bianca ha subito rilasciato una precisazione che suonava come una marcia indietro rispetto alle parole del presidente. Oggi ad attaccare Biden per quelle dichiarazioni è Jim Risch, capogruppo dei repubblicani alla commissione Esteri del Senato: “C’è stata un’orrenda gaffe alla fine del discorso, avrei voluto che avesse seguito il testo. Chiunque abbia scritto il discorso aveva fatto un buon lavoro, ma Dio mio dovevano fargli seguire il testo. Credo che molte persone che non si occupano di politica estera non capiscono come queste nove parole che ha pronunciato possano provocare l’esplosione che hanno provocato – ha aggiunto il repubblicano intervistato dalla Cnn – ma ogni volta che si dice, o solo si suggerisce, che c’è una politica di cambio di regime, questo provoca un enorme problema. Per favore, signor presidente segua il copione”. Critiche arrivano anche da Richard N. Haass, un veterano della diplomazia americana: attualmente è presidente del Council on Foreign Relations, ed è stato responsabile per la pianificazione della politica del Dipartimento di Stato e coordinatore per l’Afghanistan. Citato dalla Bbc e dal The Guardian, Hass dice che “non sarà semplice rimediare al danno provocato, ma suggerisco ai collaboratori del presidente di mettersi in contatto con le controparti e chiarire che gli Usa sono pronti a relazionarsi con il governo russo in carica”. Secondo il diplomatico Biden comunque “ha reso una situazione difficile più difficile e una situazione pericolosa più pericolosa”.

“Ha reso una situazione difficile più difficile” – Già ieri in un tweet Haass scriveva: “Il presidente Biden ha appena ampliato gli obiettivi di guerra degli Stati Uniti, chiedendo un cambio di regime. Per quanto desiderabile [questo cambio] possa essere, non è in nostro potere realizzarlo, e inoltre corriamo il rischio di aumentare l’inclinazione di Putin a vedere questo come una lotta fino al traguardo, aumentando le probabilità che rifiuti un compromesso, l’escalation o entrambi”. Non è la prima volta che il diplomatico prende le distanze dalla strategia politica del presidente statunitense: sul suo account Twitter si leggono affermazioni quali “il Presidente degli Stati Uniti deve essersi espresso male” – “poiché l’uso di sostanze chimiche russe non dovrebbe innescare una risposta in natura da parte di USA/NATO, ma una risposta militare diretta contro le risorse militari russe in Ucraina”.

Biden in calo nei sondaggi – Il danno, però, è ormai stato fatto. E potrebbe aggravare non solo la crisi ucraina ma anche la posizione di Biden a livello interno. Già prima di questa uscita, secondo le rilevazioni di Nbc, il gradimento del presidente è calato al 40%, con il 55% degli americani che non lo approva. Il gennaio il presidente era al 43%, con il 53% degli interpellati che lo bocciavano. Il sondaggio è stato condotto dal 18 al 22 marzo e ha rivelato come sette americani su dieci hanno scarsa fiducia sulle capacità di Biden di gestire il conflitto in Ucraina. Otto americani su 10 ritengono che l’invasione della Russia si tradurrà in prezzi della benzina più alti e potrebbe portare a una guerra nucleare.

La reazione rabbiosa di Mosca – Ovviamente le reazioni peggiori arrivano da Mosca. Dopo che il Cremlino ieri aveva fatto sapere che non era nei poteri di Biden decidere chi governa in Russia, oggi il senatore Konstantin Kosachev, presidente della Commissione Esteri della Camera Alta, ha detto che il presidente Usa rilascia dichiarazioni con “paurosa regolarità” e che le sue parole sono criminali. “C’è stato un tempo – ha detto Kosachev – in cui le parole di un presidente Usa avevano un peso, ma ormai non è più cosi”. Un altro parlamentare russo di rilievo, Vyacheslav Volodin, presidente della Duma, ha accusato Biden di fare “dichiarazioni non diplomatiche” e di “isterismo”. Il presidente Usa, ha detto Volodin in un post su Telegram, “è debole, malato e infelice. I cittadini Usa dovrebbero vergognarsi del loro presidente. Forse è malato. Biden farebbe bene a sottoporsi a un check-up medico”.
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Dov'è il nazismo e chi è il nazista in Ucraina e in Russia?

Messaggioda Berto » sab mar 19, 2022 7:04 pm

IL CULTO DELLA FORZA E LA FORZA DI CONTRASTO
Niram Ferretti
5 aprile 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Putin conosce solo una cosa e solo una cosa rispetta, la forza. Così dichiara Mikhail Khodorkovsky, l'ex uomo più ricco della Russia che ebbe l'ardire di sfidare politicamente Putin e come conseguenza finì dieci anni in Siberia accusato di frode fiscale. La sua compagnia petrolifera, la Yukos, la più grande del paese, venne fatta a pezzi.
Non era necessario Khodorkovsky per capire chi è il leader del Cremlino, ma ci permette di sapere che non ci sarà nessuno che potrà obbligarlo a venire a miti consigli, se non chi gli contrapporrà la forza, ovvero una reazione contraria alla sua in grado di metterlo in difficoltà.
E' esattamente quello che sta facendo la resistenza ucraina da 41 giorni. Senza questa forza in grado di contrastare efficacemente la brutalità russa, Putin avrebbe già preso Kiev, eliminato Zelensky e insediato un fantoccio alle dipendenze del Cremlino.
Khodorkovsky ha ricordato come Putin abbia sempre fatto parte, fin dall'inizio, di un sistema gangsteristico, per il quale, di nuovo, la forza, insieme a una totale mancanza di scrupoli, sono gli elementi fondamentali per farsi avanti nella vita.
I negoziati, gli accordi, il diritto internazionale, sono, per un gangster solo impacci, orpelli fastidiosi.
L'Ucraina sta dando a Putin una lezione memorabile attraverso la forza che sa dispiegare, quella che gli "amanti della pace" vorrebbero cessasse di usare in modo che Putin possa esercitare incontrastato il dominio della propria.



La frase spesso citata, al limite dell’usura, di Ugo La Malfa, “La libertà dell’Occidente si difende sotto le mura di Gerusalemme”, formulata in relazione alla necessità di riconoscere in Israele il baluardo in Medio Oriente al tracimare dell’estremismo islamico, si può traslare oggi con riferimento all’Ucraina e alla guerra di aggressione scatenata dalla Russia.
Niram Ferretti
9 Aprile 2022

http://www.linformale.eu/ucraina-e-isra ... -in-gioco/

Non vi è alcun dubbio sul fatto che al di là dei pretesti addotti e variabili, dell’invasione voluta da Putin (espansione della NATO, minaccia alla sicurezza russa, “denazificazione” del paese), ciò che muove ideologicamente questa guerra è ben radicato nella volontà russa di ridisegnare l’ordine geopolitico emerso con la fine della Seconda guerra mondiale e successivamente quello scaturito dal crollo dell’Unione Sovietica, per formarne uno alternativo, in cui, all’interno di una costellazione euroasiatica, la Russia sia potenza di prima grandezza appoggiata dalla Cina. Il collante dell’alleanza è l’avversione esplicita per l’architettura liberale, di cui gli Stati Uniti hanno tutelato e governato negli ultimi 76 anni, come potenza egemone del globo, l’esistenza.

Se, al di là della prosa turgida, dell’enfasi messianica, si traduce in sintesi ciò che dichiara Alexander Dugin, si troverà una notevole consonanza con le affermazioni meno esagitate di Sergey Karaganov, ex Consigliere di Putin, e a capo oggi del Centre for Foreign and Defense Policy di Mosca, il quale non si fa alcuno scrupolo nel dichiarare, come ha fatto in due recenti interviste apparse questo mese, la prima su The Newstatesman e la seconda su Il Corriere della Sera, che la guerra contro l’Ucraina è in realtà un tassello di una guerra più ampia contro l’Occidente.

Quando Karaganov afferma, “Ci sentiamo tutti parte di un grande evento nella storia, e non si tratta solo della guerra in Ucraina; si tratta del crollo finale del sistema internazionale che si è creato dopo la Seconda guerra mondiale e poi, in modo diverso, è stato ricostruito dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Quindi, stiamo assistendo al crollo di un sistema economico – del sistema economico mondiale – la globalizzazione in questa forma è finita” come si fa a non sentire, in forma diversa, l’eco delle stesse parole di Dugin, “L’operazione speciale in Ucraina è diretta soprattutto contro il liberalismo e il globalismo”?

L’unico paese in Medioriente che ha fatto della difesa del liberalismo e della democrazia la propria ragione d’essere è, ovviamente, Israele. Non a caso, lo stesso Dugin, qualche anno fa attaccò Israele per questa sua specificità, affermando, “Lo stato di Israele è stato sin dall’inizio una base strategica per l’Atlantismo militante (prima l’Inghilterra, ora gli Stati Uniti) nel Medio Oriente. Questo stato è sia ideologicamente che politicamente orientato al capitalismo ed occidentalizzato per quanto riguarda il sistema di valori. Questi valori sono in completa contraddizione con la visione nazionale russa del mondo, così come l’intera idea di Geopolitica Eurasiatica”. http://www.linformale.eu/aleksander-dug ... necessita/

La “visione nazionale russa del mondo” non prevede infatti una Ucraina libera, autonoma, in grado di potere determinare il proprio futuro spostandosi maggiormente verso Occidente per sottrarsi all’influenza russa. E questo perché all’Ucraina non è riconosciuta una sua specificità nazionale, come ha scritto Putin stesso nel saggio, Sull’unità storica di russi e ucraini pubblicato il 12 luglio del 2021. Ma non è forse la stessa specificità ed esistenza autonoma di Israele negata fin dal principio dal mondo islamico che con tre guerre ha cercato di distruggerla, per poi passare con la Seconda intifada al terrorismo su larga scala? E non è forse l’Iran che da anni si riferisce ad Israele come un “cancro”, una anomalia patologica da estirpare dal corpo islamico del Medio Oriente?

Come non vedere nell’aggressione a freddo dell’Ucraina da parte della Russia, aggressione che è sfida aperta all’Occidente, la medesima volontà di chi, sul fronte islamico, condivide lo stesso odio per la democrazia e l’assetto liberale che essa garantisce e di cui, in Medio Oriente, Israele è simbolo?

Il nazionalismo esasperato che motiva, da parte russa, la guerra in corso, portatore di una volontà imperialista che si declina nel modo più brutale, è esattamente speculare al suprematismo musulmano per il quale Israele sarebbe un corpo estraneo collocato su un territorio che viene ritenuto interamente waqf islamico.

Le differenze sono, inevitabilmente, di natura culturale, ma la sostanza soggiacente è la stessa, così come vi sono strette analogie con la propaganda messa in campo atta alla demonizzazione dell’avversario. Nei confronti dell’Ucraina, la Russia ha utilizzato un rodato strumento del proprio armamentario, non a caso fornito proprio dal’Unione Sovietica agli arabi a partire dagli anni ’60 per demonizzare Israele, quello della nazificazione.

Nel suo discorso del 24 febbraio, Putin ha esplicitamente utilizzato l’espressione “denazificare”, riferita alla decisione di invadere l’Ucraina, come una delle ragioni dell’invasione, in linea di continuità con la rappresentazione propagandistica degli ucraini come nazisti utilizzata in rapporto al conflitto nel Donbass.

La nazificazione degli israeliani da parte della propaganda araba e islamica in generale, è in corso almeno da trent’anni, c’è solo l’imbarazzo della scelta nella florida pubblicistica antisionista che originata dal Cremlino, ha progressivamente innondato il mondo musulmano trovando numerose adesioni anche in Occidente. E se Israele non ha l’equivalente del Battaglione Azov, la milizia nazionalista, perfetta per la reductio ad hitlerum dell’intera Ucraina, ciò non ha impedito e non impedisce la raffigurazione di primi ministri israeliani e semplici soldati con la svastica sul braccio o in uniforme delle SS.

L’Ucraina si trova oggi, sotto assedio russo, nella posizione in cui Israele si trova dal 1948. Entrambi i paesi, in aree geografiche assai distanti, sono luoghi in cui la rappresentazione politica e culturale dell’Occidente, non solo è a rischio di essere travolta da regimi che le sono ontologicamente avversi, come è il caso di Israele, ma, nel caso dell’Ucraina, è aggressivamente ed esplicitamente messa in mora.

Non è dunque possibile per chi ha cuore l’ordine democratico occidentale e l’insieme di valori che esso custodisce e mette in circolazione, soprattutto per chi è da sempre dalla parte di Israele e delle sue ragioni, non trovarsi naturalitater dalla parte dell’Ucraina, ovvero dalla parte occidentale, lasciando a chi le è avverso, e spera nella sua disarticolazione, di sposare le ragioni di Putin e il suo regime.
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Messaggioda Berto » sab mar 19, 2022 7:05 pm

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Messaggioda Berto » sab mar 19, 2022 7:06 pm

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Messaggioda Berto » sab mar 19, 2022 7:06 pm

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